La strage di Dacca: allarme rosso!
Solo due giorni prima della strage di Dacca, c’era stato un analogo avvenimento ad Istambul al quale i mass media avevano prestato una moderata attenzione. Oggi i giornali dedicano intere paginate alla strage di Dacca, nonostante la coincidenza con l’eliminazione dell’Italia dagli europei. La diversità dell’atteggiamento non è dovuta ad una più attenta analisi del fatto che segnala un avvenimento più grave, ma semplicemente al fatto che buona parte delle vittime era di nazionalità italiana.
Naturalmente, trattandosi di connazionali la cosa desta più sensazione e, forse, addolora più della morte del doppio delle persone, ma di nazionalità turca o, comunque, di una pese di “selvaggi”, come non si scrive per decenza, ma si pensa in molte teste di redazione. Ma su un piano politico la notizia è molto più grave dell’eccidio di una ventina di persone che ovviamente ci ferisce e ci indigna.
Qui la notizia è che sta prendendo fuoco il sub continente indiano e la cosa è molto pericolosa. Il ministro dell’interno bengalese ha detto che il commando non è dell’Isis, ma è fonte interessata, perché il governo ha sempre smentito che ci fossero colonne jihadiste nel paese. L’isis, per la verità in modo un po’ più credibile, ha sostenuto che invece era una propria cellula. Ma anche loro sono una fonte interessata perché devono attribuirsi tutto quello che si muove sia per esercitare egemonia su tutta l’area jihadista, sia per dare una risposta all’offensiva che gli sta mettendo l’asta alla gola. Per cui prendiamo con le pinze anche questa dichiarazione.
Ci sarà tempo per capire di che si tratta, ma, in fondo è solo relativamente importante, perché il fatto grave è che la guerriglia islamista si sta estendendo a macchia d’olio. All’inizio si era trattato solo dei paesi arabi con l’appendice afghana ed il supporto pakistano, poi, man mano, sono entrati nella spirale Libia, Turchia, Mali, Somalia, Cecenia, Nigeria, ed ora stanno sbarcando in Bagladesh mentre nuvoloni assai neri si addensano sull’Indonesia. La cosa non è preoccupante ma estremamente preoccupante: si dà in caso che Pakistan, Bagladesh sono i paesi islamici più popolosi, contando complessivamente 600 milioni di persone, vale a dire quasi il quadrupolo degli arabi che, sin qui, hanno rappresentato il focolaio della guerriglia.
Anche in termini geografici la cosa è molto grave perché delinea un arco di crisi che, ormai, coinvolge tutta la “fascia dell’Islam” dall’Atlantico all’oceano Indiano con l’aggravante del terrorismo in Europa.
Ma la cosa più grave ancora è un’altra: questa esplosione rischia di riaccendere lo scontro religioso fra islamici ed hindù e, se le cose dovessero andare csì, questo minaccerebbe l’esplosione del confine più caldo del mondo: quello indo-pakistano. E ricordo a tutti che sia India che Pakistan sono potenze nucleari.
Il punto è che Raqqua può anche cadere ed il Califfato essere demolito, questo non significa che la guerra all’Isis sia stata vinta. L’Isis tornerebbe alla guerriglia in Iraq-Siria, ma quel che è peggio, con un ascendente accresciuto dal “martirio”. Già oggi l’Isis è una formazione terroristica incomparabilmente più pericolosa di quel che fu Al Quaeda nel suo momento migliore. Bel risultato di 15 anni di guerre!
Veniamo a quel che ci riguarda più da vicino: l’attentato era diretto intenzionalmente contro gli italiani? E dunque è il segnale di un attentato in arrivo? Personalmente credo che il fatto che l’attentato sia stato consumato in un ristorante abitualmente frequentato da italiani può benissimo essere una coincidenza, ma il segnale non va ignorato del tutto.
Poco dopo la strage di Bruxelles l’Europol ed altri organismi di polizia lanciarono l’allarme su una ondata di prossimi attentati dell’ Isis in Europa. Come dire che l’acqua bollente brucia e che al polo Nord fa freddo. Un’ovvietà che copre l’inefficienza della nostra intelligence nel contrasto al terrorismo islamico: da dicembre c’è una ondata di attentati di quella marca nei più diversi paesi del mondo, dalla Turchia all’Indonesia, dal Burkina Faso all’Iraq, e alla Libia, che in un certo periodo ha avuto una cadenza quasi settimanale. Per quale motivo non dovrebbe succedere, in breve, in Europa, dato che non è cambiato nulla dall’attentato di Bruxelles?
Ma forse, non trattandosi di attentato in paesi extraeuropei, l’Europol li considera una cosa normale e non si prende neppure cura di registrarli. In realtà il pericolo esiste ed è molto concreto: ci sono reti collegate all’Isis in tutta Europa pronte ad agire e, per di più, la nostra intelligence, sin qui, si è dimostrata in grado di prevenire attentati solo in una quantità di casi molto limitata, mentre abbiamo a che fare con un avversario diverso dal passato. Dove Al Qaeda privilegiava obiettivi grandi, ma con attentati rari e spettacolari, l’Isis punta sulla ripetizione intensiva di essi, anche se non particolarmente eclatanti. Il nuovo soggetto terrorista mira a fiaccare la resistenza psicologica dell’avversario attraverso quello che possiamo definire “un ordinario, quotidiano stato di terrore”. Dunque, è nell’ordine naturale delle cose (se non per ragioni oggi sconosciute) che in un futuro assai prossimo ci siano attentati anche nel nostro continente. Anche perché l’intelligence occidentale ha sbagliato totalmente l’impostazione di lotta e sta facendo esattamente il contrario di quel che andrebbe fatto: chiude i siti fondamentalisti anziché osservarli e studiarli, chiude le moschee “radicali” al posto di sorvegliarle per identificarne i frequentatori, si precipita ad arrestare la piccola cellula occasionalmente identificata invece di usarla per risalire a tutta la rete ecc.
Ed in Italia? Ci sarebbero ottime ragioni, per i fondamentalisti, per un attentato nel nostro paese (la presenza del vertice della chiesa cattolica, l’anno giubilare, il riolo in Libia ecc.) però ci sono anche non poche ragioni ostative. In primo luogo, la presenza del Vaticano che è un obiettivo goloso, ma proprio per questo, tende a proteggersi utilizzando la sua sofisticatissima e capillare rete informativa.
In secondo luogo, l’Italia –soprattutto grazie all’Eni- ha una fitta rete di rapporti in medioriente ed affari e compromessi un po’ con tutti i paesi dell’area, si è costruita una sorta di ombrello di protezione targato Eni (anche se alcuno paesi come Arabia Saudita e Quatar non ci sono affatto amici).
In terzo luogo il “terreno” italiano è per costituzione sfavorevole al terrorismo per la presenza di una forte e ramificata malavita organizzata che, ovviamente, sarebbe disturbata, nei suoi traffici da misure straordinarie antiterrorismo come quelle che seguirebbero ad un grave attentato. C’è un precedente interessante, in questo senso: il terrorismo nostrano, fra i settanta e gli ottanta, fu sempre poco presente in Sicilia e Calabria, non a caso. Oggi il controllo territoriale della malavita, purtroppo, si è esteso ben oltre quelle due regioni.
E la grande malavita, peraltro ha un altro modo per ottenere che i terroristi passino per l’Italia, ma senza far danni: certamente non è estranea ai traffici di profughi, armi, foreign fighters, reperti archeologici e droga , dunque ha i rapporti di forza giusti per imporre condizioni.
Quindi, sinchè questa copertura “extra istituzionale” regge, i rischi sono ridotti. Ma questo non significa che questa rete di protezione a tre (Vaticano, Eni e malavita) debba reggere in eterno, per cui conviene mettere nel conto che la probabilità di un grave attentato esiste anche per noi, anche se è minore che altrove.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, isis, strage di dacca, terrorismo islamico
Paolo Selmi
Buongiorno Martino,
Non so, c’è qualcosa, molto, che non mi convince. Sono anni che missionari e cooperanti muoiono nel paese più povero al mondo, basta cercare missionario muore Bangladesh su google. Oggi ce ne accorgiamo. Obbiettivi semplici da colpire, visto che fino ad allora i veri obbiettivi restavano al sicuro nei loro quartieri superprotetti: i mezzani, gli agenti, i padroni che gestiscono il traffico dell’abbigliamento, migliaia di navi portacontainer che partono da Dacca piene di milioni di capi con già l’etichetta in dollari, sterline ed euro, grondanti del sangue di bambini, donne e uomini che lavorano in condizioni disumane per rispettare tempi di consegna assurdi. E non mi faccia andare oltre visto che sono dieci anni che vedo questo schifo passarmi sotto gli occhi. Anche da parte di chi oggi è venuto a mancare. Basta guardare report.
Riccardo M
Il terrorismo e la guerriglia islamista esistono da molti anni nel sub continente indiano. L’autore sembra si scordi gli estremisti dello Sri Lanka (guerra civile durata 30 anni), dell’Indonesia e delle Filippine (Timor, Aceh..), dello stesso Bangladesh, fino alla strage di Mumbai. L’ultima strage di Dacca mi sembra abbia queste radici, un gruppo di fanatici a cui l’ISIS tenta di mettere il suo cappello.
Aldo S. Giannuli
non scordo niente, proprio per questo siamo di fronte ad una sigaretta accesa davanti ad una pompa di benzina
leopoldo
il fatto più allarmante del evento sono i componenti, tutte famiglie agiate del paese. Quindi siamo di fronte a una possibile classe dirigente disposta al martirio nel prossimo futuro, ben lontani dai nostri Salvini, Renzi, Di Maio. Quali saranno i termini di mediazione?-.
T.S.
Nel caso bangladese io esplorerei anche le dinamiche di capitale. Non penso sia considerabile peregrina l’ipotesi che il fondamentalismo di Dacca trovi appigli ideologici più nella dinamica “borghese” che “religiosa”, della serie i nostri schiavi ce li vogliamo sfruttare solo noi.
Tutto sommato, nei confronti dell’Occidente, anche la al-Qaeda di Bin Laden si radicalizzò in termini simili (gli americani smisero di essere “amici” quando piantarono gli scarponi fissamente sul sacro suolo arabo) e a quei tempi non si era ancora manifestata in tutta la propria platealità la crisi di valorizzazione dei capitali da cui oggi non si vede uscita.
Aldo S. Giannuli
sono abbastanza d’accordo
leopoldo
qui è diverso, per bin-laden si è trattato di uno sceicco e il suo gruppo che organizzava truppe che combattevano o facevano attentati per salvare la sunna e gli interessi degli oligarchi arabi ad essa legati. Bin-Laden era pronto a morire in battaglia, non a mettersi una cintura e farsi saltare in aria o entrare in una chiesa e ammazzare i cristiani uno a uno, per questo inviava qualcuno. Adesso si tratta che elementi delle future classi dirigenti sono pronte esse stesse ‘al martirio’, perciò quando si inseriranno nel prossimo futuro non mi stupirei di posizioni alquanto incomprensibili per noi occidentali. Queste persone si inseriranno nel econimia e nell’amminitrazione pubblica.
Poi concordo con “i nostri schiavi ce li vogliamo sfruttare solo noi” ma penso sia riduttivo mentre la radice locale del economia borghese rivendica a una identità musulmana per la quale la fonte del diritto è il corano e non la costituzione di stampo occidentale. Pensare che il fenomeno sia solo economico è non capire le società musulmane islamiche e quello che sta fermentando grazie al mix di disoccupazione e internet per i disagiati poveri. Per quelli ricchi elevano il pericolo a situazioni difficili da calcolare nel tempo.
andrea z.
Il 30 Maggio scorso il ministro della Difesa cinese e il presidente del Bangladesh si sono incontrati a Dhakka e hanno firmato un accordo di cooperazione militare.
In quella occasione il ministro cinese ha dichiarato che le aziende del suo Paese avrebbero ampliato il porto di Chittagong, il più importante dell’area con Mumbai e Colombo, e lo avrebbero reso utilizzabile per le megapetroliere che trasporteranno il greggio da inviare verso le aree industriali cinesi.
Non bisogna dimenticare che nel Gennaio del 2015 il premier filocinese dello Sri Lanka, Mahinda Rajapakse era stato sostituito da un presidente filoamericano, che aveva subito annullato i vantaggi cinesi relativi al porto di Colombo.
Gli accordi del 30 Maggio erano stati seguiti con irritazione dall’amministrazione USA e di fronte a questo aperto attacco agli interessi americani l’IS non ha perso tempo a colpire, stranamente, proprio gli avversari dei suoi nemici dichiarati.
Non è possibile che le organizzazioni terroristiche vengano utilizzate cinicamente dai servizi dei vari Paesi in uno scontro geopolitico che ha come obiettivo il controllo dei porti dell’area cino-indiana?
Aldo S. Giannuli
possibilissimo, ma abbiamo troppo pochi elementi per affermarlo
M
Professore, santa pace, di elementi ne abbiamo eccome!
Il Governo bengalese è dall’Aprile 2012 sollecitato dagli americani per ottenere presso il porto di Chittangong i diritti di attracco alla Squadra Navale dell’Indiano (oggi ancora acquartierata nella lontanissima isola di Diego Garcia), ma finora, sotto pressione indiana, oltre che cinese, ha rifiutato.
L’obbiettivo militare ultimo è l’innesco di una guerra di tipo balcanico-siriaco nel vicino Stato Federale del Rakhine (Myanmar), cosa non facile da gestire da Diego Garcia. La filiale rohingya di Al-Qaeda (o Daesh, o Al-Nusra, o come preferisce) è comunque già stata aperta nel Giugno 2012.
L’obbiettivo è impedire infrastrutture terrestri fra Cina e India, ma bisogna che ISIS, e poi NATO all’inseguimento di ISIS, mettano piede sulla costa occidentale della Birmania in modo massiccio.
Il messaggio in codice dell’attentato di Dakkha è rivolto non solo al governo bengalese, ma anche alla pari a quello italiano e giapponese: “Sbrigatevi ad approvare la Stepchild Adoption (ndr: siete rimasti gli ultimi a non averlo ancora fatto) perché ci servono al più presto soldatesse occidentali, libere da vincoli familiari e da bimbi da accudire, da impiegare su questo difficile teatro dietro lauto compenso (ndr: i maschi non ci basteranno)”.
Messaggio rituale triplice, dunque, per chi capisce il linguaggio dei massoni satanisti.
E non c’è bisogno di leggere Blondet o Grimaldi per capirlo, basta studiare un po’ di geografia e di scienza valutaria.
benito
” … l’intelligence occidentale ha sbagliato totalmente l’impostazione di lotta e sta facendo esattamente il contrario di quel che andrebbe fatto: chiude i siti fondamentalisti anziché osservarli e studiarli, chiude le moschee “radicali” al posto di sorvegliarle per identificarne i frequentatori, si precipita ad arrestare la piccola cellula occasionalmente identificata invece di usarla per risalire a tutta la rete ecc. …”
Aggiungiamo anche il fatto che la Turchia, paese che ha sostenuto l’ISIS e’ in trattativa per entrare nell’ UE. Evidentemente il problema non e’ solo di intelligence, ma anche di strategia politica. Detto questo io mi chiedo e vi chiedo: che cosa hanno in mente i nostri governanti europei ? O meglio che cosa hanno in mente le oligarchie che comandano i governanti europei, visto che tali governanti sono solo dei quaquaraqua’ ?
Aldo S. Giannuli
Ma i governanti europei hanno in testa qualcosa che suoeri una prospettiva a tre settimane?
adamenzo
ormai si tratta di un “format” ripetuto a tutte le latitudini. un gruppo di “terroristi” fa strage per essere poi liquidato del tutto o quasi (dacca e bruxelles). le informazioni che circolano su tutti i media del mondo sono esclusivamente quelle dichiarate dai servizi, organi di sicurezza e inquirenti dei paesi attaccati. dopo di che cala un fragorosissimo silenzio sull’operazione. infatti, che ne sappiamo di charlie hebdo, se non che il governo ha chiuso le indagini in ottemperanza al “segeto militare e di stato”? e che ne è stata della “mente dell’isis in europa” ovvero di quel ragazzotto, un po’ frikkettone secondo i suoi vicini di casa, che è sopravvissuto alla eliminazione dei suoi compagni? (avrebbe buttato la cintura esplosiva nel cassonetto rsu – aveva mangiato la foglia? nel senso che l’esplosione era attivata da remoto?).
adesso, giovani istruiti e di buona famiglia bengalese (quindi dei “borghesi”) fanno un attacco suicida?!!!!!! mi si consenta di non crederci, oppure non conosco la borghesia bengalese…..
e poi i tempi: in turchia dopo le scuse di erdogan alla russia; contro italiani dopo gli elogi (interessati, beninteso), di putin al nostro balilla.
e il tutto ben veicolato e diffuso benoini benino da SITE, ovvero l’agenzia di rita katz israeliana, che, finora, ha l’esckusiva di tutto cuiò che si riferisce al daesh, e da cui attinge l’universo mediatico.
mi fermo qui.
potrei continuare, ma credo si aver espresso con chiarezza le mie perplessità.
Tenerone Dolcissimo
NOn sono solamente tue
Zerco
perplessità chiarissime
ma qui si va nella suggestione collettiva, e il ragionamento o l’attenzione va a carte 48.
Mi sto “dilettando” in questi giorni a chiedere ai miei amici e conoscenti se hanno notato quel marchio del SITE che compare in tutte le foto dei jihadisti isis che passano sui media.
Nessuno lo ha mai osservato, eppure è bello grosso, tutti i tipi di persone dall’ignorante al dotto.
Nessuno ha poi fatto caso che nei lanci di agenzia o negli articoli di giornale la rivendicazione o la minaccia dell’Isis sia sempre riportata da Rita Katz. Ma se è vero che gli articoli o i testi non li legge quasi nessuno, o un annuncio radioTV scivola come l’acqua sul vetro, è altrettanto vero che le immagini sono sotto gli occhi di tutti.
Eppure nessuno si chiede «ma cos’è quel marchio lì?».
E quando lo fai notare e racconti la storia del Site, dopo un moto di candida sorpresa c’è subito l’accusa di “complottismo”.
Non c’è niente da fare
Riccardo M
Questo è complottismo da quattro soldi, al livello di “se la m..da puzza, è un complotto giudeomassonico”
Zerco
eccolo qui il maitre-à-penser
complimenti per l’autorevolezza!
Edoardo
Grazie Professore,
soprattutto per aver corroborato un pensiero che mi porto dietro da tempo, ossia che l’Italia sarebbe quasi se non del tutto immune agli attentati islamist “grazie” alla malavita, in primis (e Vaticano, ed Eni, come giustamente ricorda).
Se come scrivono diversi esperti, la ‘ndrangheta e’ l’organizzazione criminale piu’ potente e temuta del mondo, (persino dai narcos messicani, a quanto pare…e quindi dai vari jihadisti, che hanno nel poroso territorio italiano terreno facile di transito) e quindi indirettamente protegge il ‘suo’ territorio, mi sembrerebbe strano non immaginare una sorta di accordo …e quindi quanto poco fa lo Stato contro la malavita organizzata (al di la’ degli arresti eccellenti, che quando vengono beccati e’ perche’ ormai contano poco..)
Sarebbe molto interessante un approfondimento in merito, anche indicando materiali.
Non sto ‘complottando’, professore, sto cercando di ragionare.
Si torna sempre al “Io so, ma non ho le prove…”
La ringrazio, cari saluti
Edoardo
foriato
“L’idea di conquista è inerente all’anima dell’islam, e si potrebbe interpretare, con la stessa idea di conquista, la fine del Vangelo di Matteo, dove Gesù invia i suoi discepoli in tutte le nazioni.”
Jorge Mario Bergoglio
“Non si può negoziare con l’islam, per due motivi. Fin dal XV secolo, l’islam rifiutò la scienza. La verità scientifica non è importante per loro. Secondo problema: la considerazione della donna.”
George Steiner
Ugo Agnoletto
non credo che il fattore religioso sia il fattore scatenante, certamente è un fattore moltiplicatore. Mi piacerebbe sentire cosa dice il prof. Giannuli su questo argomento
foriato
Neanch’io, però è certamente diventato fattore decisivo (“L’Isis va distrutto, non si negozia con il male”, Barack Obama). Anche a me piacerebbe sentire altre opinioni a riguardo.
Ercole
La strage di italiani a Dacca è una ritorsione islamica per l’intervento italiano in Libia
Trotsko
Interessante… la Mafia opera in sintonia con lo Stato.
Cosa indubbiamente vera, non a caso da Portella della Ginestra alla strategia della tensione… passando per le trame golpiste, la malavita svolse un ruolo chiave nella “difesa dell’ordine stabilito”.
Forse più che dell’Isis è meglio preoccuparci della Mafia. O no?
Aldo S. Giannuli
be non è che le cose siano necessariamente così separate
Zerco
«L’isis, per la verità in modo un po’ più credibile, ha sostenuto che invece era una propria cellula»
per la verità l’ha detto il SITE, non l’Isis!
Da dove deriva questa “maggiore credibilità” di una misteriosa impresa privata rispetto a un governo?
Sarebbe il caso di “aprire una finestra” sulla signora Rita Katz e sul suo SITE, unica fonte delle rivendicazioni jihadiste in rete in tutto il mondo da 15 anni e che ora, con l’ISIS è arrivata addirittura a marchiare le immagini e le rivendicazioni con il suo logo, come se l’Isis fosse un suo copyright!
Mi lascia veramente esterrefatto che persone così preparate come Giannuli e come (credo, mi fido di Giannuli) Iniziato si accodino ai media presstitutes accreditando questa signora e la sua “impresa di intelligence” come fonte credibile e non si accorgano di quel logo stampato su fotografie, video, tweet e profili internet di dubbia provenienza.
Aldo S. Giannuli
be l’Isis non ha smentito e, peraltro,una rivendicazione è nel suo interesse. Cosa sappiamo del “site” e di Rita Katz?
Riccardo M
Quella di Rita Katz è una scoperta dell’ultima ora di personaggi fuori dalla realtà (e di testa) come Grimaldi o Blondet. Siamo a livello del complottismo che punta il dito contro gli Illuminati, il Bilderberg o i Rettiliani. Non vale nemmeno la pena di starne a parlare.
Aldo S. Giannuli
ok
Zerco
Riccardo M? M sta per moralista: i moralisti sono i più strenui nemici dei complottisti tra i quali, nei vostri circoli di benpensanti, sappia che rientra pienamente anche Giannuli (forse lui non lo sa di essere un complottista, ma è così) al quale lei fa il lecchino.
Grimaldi e Blondet dice? Io per lavoro leggo le agenzie: Associated Press, Reuters, France Presse e Ansa. Occasionalmente leggo New York Times e Guardian. Sono 15 anni (15!, da quando esiste la “guerra al terrore”, che non è una cosa da complottisti, ma una deliberazione di un governo) che il Site rientra stabilmente nelle fonti di questi media; sono 5 anni (da quando esiste l’Isis, creato da Hillary Clinton – l’ha detto lei stessa, non un complottista – con David Petraeus e Bandar Bin Sultan) che la Signora Rita Katz, titolare del Site si espone personalmente a riferire (e solo lei!) le rivendicazioni e le minacce dell’Isis, riportate da quei media.
È da quando esiste l’Isis che il Site provvede ad apporre il suo marchio sulle immagini dei jihadisti Isis scovate in rete.
Il Site è una società che “collabora con imprese e governi per trovare le minacce terroristiche internazionali”, è uno delle centinaia “contractor” del governo USA, nel settore dell’intelligence, ha una sua ragione sociale, un suo budget, e un suo sito internet: http://www.siteintelgroup.com/
Scoperta dell’ultima ora? È lei un intellettuale moralista dell’ultima ora: il Site è una società che lavora da quindici anni su queste cose e il cui marchio è grosso come una casa.
È complottismo chiedersi il ruolo di questa agenzia e di questa signora quando c’è una “guerra al terrore” in corso? Non vale la pena di stare a parlarne quando ci sono governi che si basano sul lavoro del Site per giustificare iniziative politiche o addirittura azioni militari?
È complottismo chiedersi come mai il Site e la Katz sono diventati “esclusivisti” di certe notizie?
Fuori dalla realtà è lei, non ha mai notato e non si è mai chiesto nulla sul Site perché i suoi giornali (Visto e Chi) non sono raggiunti dalla Associated Press.
Aldo S. Giannuli
no io non so di essere un comolottista, grazie per avermi informato!!!!
foriato
@Zerco
Ma esiste ancora il giornalismo di guerra?
foriato
@Zerco
Ma dai, pensa davvero che quello che fa Associated Press possa chiamarsi tale (giornalismo di guerra)?
Zerco
già, cosa sappiamo del Site di Rita Katz?
Bisognerebbe chiederlo all’Ansa, per cui è l’unica fonte sull’Isis, quasi il portavoce:
ANSA) – ROMA, 6 LUG – Un nuovo video diffuso dell’Isis su Internet minaccia altri attacchi in Bangladesh. Il filmato mostra tre giovani che parlano bengalese e elogiano il commando responsabile dell’attacco al caffè a Dacca.
Il video è stato diffuso dal Site, il sito di monitoraggio delle attività jihadiste sul web e sarebbe stato girato a Raqqa, la roccaforte dei jihadisti in Siria. “E’ stato un assaggio…si ripeterà”, dicono i tre nel video, riferisce la direttrice del Site, Rita Katz.