
Storiografia per anniversari e futilità.
Poche cose hanno fatto danni come la cattiva digestione della scuola degli Annales in Italia: la ricerca di nuove fonti per una storia della civiltà materiale è presto degenerata in un culto della minutaglia ultralocalistica di nessuna utilità sul piano della comprensione storica.
Il guaio peggiore lo hanno combinato i contemporaneisti con la loro abituale mancanza di rigore metodologico, che spinge ad affastellare studi al di fuori di qualsiasi progetto di largo respiro: storia del liceo classico di Molfetta, i mugnai brianzoli ed il primo movimento cattolico, il cineforum nel Guf di Ancona dal 36 al 38, i giornali scolastici piacentini prima del sessantotto, femminismo e gastronomia eccetera. Secondo voi, cosa può venire fuori da questo minestrone?
E, infatti, da ormai un buon trentennio non esistono più scuole d’ indirizzo storiografico, salvo che non si intenda per esse alcune cordate concorsuali. L’unico pallido riflesso di quelle che furono le scuole di indirizzo marxista, cattolico o liberale (per la verità, già abbastanza deboli e troppo legate ai partiti di riferimento) sono alcuni saggi destinati a risolvere quesiti del tipi: “Craxi fu un ladro o uno statista?” “Sino a che punto il Pci dipendeva da Mosca?”, “la Dc era più o meno corretta dei socialisti?” “Aveva ragione Craxi o Berlinguer?” e via di questo passo, sempre, alla ricerca della riabilitazione di questo o quel protagonista della Prima Repubblica e proprio nume tutelare, senza nessun respiro internazionale.
Ad esempio non c’è l’ombra di un dibattito sull’impatto della globalizzazione e sul tipo di storia che essa richiede.
A questo desolante panorama, poi si aggiungono giornalisti, librettisti ed operatori vari dell’industria culturale alla ricerca del folklore. Pensate al centenario dell’entrata dell’Italia nella I guerra mondiale: canzoni, piatti tipici, raccolte di medaglie e diplomi, lettere alla moglie, profilassi igienica, gergo militare e così via. Intendiamoci: sono sempre stato un fautore di una storiografia non esclusivamente politica e mi va benissimo anche l’uso di fonti cosiddette “minori” o “eterodosse”. Se devi fare uno studio sul morale delle truppe al fronte, le lettere alla moglie, censura permettendo, possono essere una spia importante, a condizione di averne una raccolta adeguata, così come i canti di caserma possono dire molto in una ricerca sulla formazione dell’immaginario fascista, ed anche l’esame del rancio può dire delle condizioni fisiche delle truppe, ed anche la storia del costume ha la sua importanza.
Però, questo presuppone, prima di tutto la formazione di un piano di ricerca di ampio respiro, poi una ricerca di fonti differenziate, la raccolta di una base documentaria adeguata ed una impostazione metodologica rigorosa per il trattamento. Una raccolta a casaccio di lettere alla famiglia provenienti per il 70% dallo stesso reggimento e poi un po’ di testi sparsi qua e là serve a poco o niente. Così come l’analisi del fascismo a Monterotondo, in sé non ci dice nulla che ci illumini sul fascismo. “Ma il Guf di Ancora era eterodosso rispetto alle indicazioni del partito) Va bene: e chi se ne frega! Dopo che ne abbiamo ricostruito la programmazione cinematografica, cosa ci cambia?
C’è un fraintendimento colossale della lezione degli Annales che invita allo studio delle microstorie ed all’uso di fonti frammentarie: intuizione geniale per un medievista che deve misurarsi con una grande penuria di fonti scritte e, talvolta, anche di epigrafie. Ma l’epoca presente, normalmente, presenta una sovrabbondanza delle fonti (salvo quelle segretate), per cui, in linea di massima, il problema è quello di selezionarle, organizzarle e procedere per carotaggi ponderati. Dopo di che, può benissimo esserci la necessità di integrare le fonti disponibili con altre di natura più insolita ed in qualche modo “minore”, nulla di male in ciò, ma la storia non può essere ridotta alla bottega di un rigattiere.
Il fatto è che per anni la storiografia (e non parlo solo dell’Italia) è andata avanti senza nessun grande progetto, ma solo con l’ordinaria routine concorsuale. Un esercizio di avvilente servilismo.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, anniversari, globalizzazione, italia contemporanea, storia contemporanea, storiografia

Herr Lampe
Diedi due esami di storia medievale che mi divertirono molto e che ringrazio di aver fatto. Ma rimasi colpito da un elemento: una prudenza che mi pareva esagerata, quasi ossessiva, nel trarre conclusioni generali su tendenze di medio-lungo periodo. E certo, a Carmagnola il podestà non aveva le stesse mansioni di quello di Cantagallina; la curtis della frazione di Avignone non aveva nulla a che spartire con quella a due km di distanza, etc.
Per cui mi pare, ma posso sbagliarmi, che certa tendenza che lei osserva derivi proprio dalla medievistica, come del resto accenna lei stesso.
MT69
Interessante teoria, sarebbe il caso però di dare l’esempio più che di recapitare pagelle ai colleghi storici.
Non è infatti il caso di dare troppe lezioni, perchè, anche solo badandosi sulle informazioni contenute nel tuo sito, risulta che l’ultimo libro di storia da te scritto è del 2009… gli anni passano. Troppo facile lamentarsi e basta.
Diceva Esopo in una favoletta:
“Due buoi tiravano il carro. E siccome l’asse del carro cigolava, voltandosi con la testa, così gli dissero: «Asse, e che? noi portiamo tutto il peso, e tu ti lamenti?».
Così anche alcuni uomini, mentre altri faticano, loro fanno finta di essere sfiniti.”
Aldo Giannuli
caro collega: veramente ho pubblicato 1 altro libro nel 2010, un altro nel 2011, un altro nel 2012 ed un altro nel 2013… di solito la critica che mi fanno è di scrivere troppo. Leggi meglio quel che c’è scritto.
E’ anche per quelli come te che la storiografia italiana è ridotta così
andrea z.
La grande lezione della scuola degli Annales è stata quella di non fermarsi alla storia politica, ma di esaminare tutti gli aspetti di un determinato periodo.
Bloch e Braudel hanno cercato di rivalutare lo studio della storia da misero racconto di avvenimenti a disciplina scientifica degna di stare alla pari di altre discipline.
L’idea era quella studiare i dettagli, ma poi di operare sulla massa di dati un lavoro di comparazione e di sintesi.
Ricordo che, negli anni ’90, nel Dipartimento di Storia Moderna di Bologna si studiavano i rapporti tra comunità locali e potere centrale negli Stati italiani preunitari; i vari ricercatori si erano distribuiti sul territorio e avevano esaminato gli archivi delle varie comunità, ma poi i dati sono stati riuniti e valutati nel loro complesso per arrivare a conclusioni generali.
Come dice lei, non hanno senso gli studi isolati al di fuori di un piano complessivo e soprattutto senza un legame col presente.
Giovanni Talpone
Non sono uno storico, sono solo un lettore. A mio parere, la colpa è anche degli “utenti” degli studi storici. Due esempi veloci: il PCI credeva di avere una visione del mondo ampia, complessa, a volte profetica. E’ finita nel grottesco pianto di Occhetto alla Bolognina. Discussione seria? Non mi risulta che sia stata molto diffusa. La Nuova Sinistra degli anni Sessanta e Settanta aveva “dimostrato” che il capitalismo impediva lo sviluppo dei Paesi del Terzo Mondo. Nei decenni successivi una decina sono partiti come razzi. Qualcuno si è chiesto cosa non andasse nell’analisi 1.0? Se sì, la cosa non è circolata molto. Anche l’oracolo di Delfi avrebbe cambiato mestiere, se gli avessero chiesto solo delle indiscrezioni sulla vita privata di Pericle.
MT69
Sono stato molto preciso nel dire “libro di storia”, non tutti libri sono di storia (come sai) ed i lavori da te citati (come sai), pregevolissimi intendiamoci e anche molto apprezzati a livello mass-mediatico, sono giornalistici o di analisi socio-economica.
come sai meglio di altri, la storia si fa su fonti (archivi, carte…) e saggistica storiografica, non mi risulta che articoli di quotidiani economici (anche se autorevoli) siano né l’una né l’altra…
Credi davvero che questa pagelle stimolino la ricerca?
Non è forse meglio proporre fatti e non lamentale?
Aldo Giannuli
Lo vedi che sei un asino? Il libro sul Noto servizio è fondato (2011 e 2012 seconda edizione) è fondato su una ricwrca d’archivio e conta oltre 400 documenti. Quello su Papa Francesco (un titolo, ti dò atto, fuorviante è una analisi dei problemi della Chiesta come entità geopolitica e contiene una riflessione su iun secolo di modernismo: non ha ricerca d’archivio ed è fondato su fonti bibliografiche ma ti faccio notare che anche testi fondamentali come “L’idea di Nazione” di Chabod lo è. Da ultimo il rifugio deìle mezze calzette accademiche lo specialismo, per cui se scrivi di economia sei un economista e non uno storico-. Mai sentito parlare di “storia del presente”? Mai sentito dire che occorre avviare una riflessione storiografica sullaglobalizzazione? Hai idea di cosa stia dicendo? Come vedi mi sforzi di dare qualche esempio, ma a lavar la testa all’asino (come te)….
Ripeto: è per la presenza di “somari da concorso” come te che la storiografia italiana è così decaduta.
Herr Lampe
Sento odore di flame accademico…
Gaz
@ 69 emme ti
Quale lettore di questo blog so che il Professor Giannuli sta per dare alle stampe un nuovo libro su un argomento sul quale dare nuovi contributi non è facile.
So che ci riuscirà, perchè ha il suo “segreto”.
Le auguro buona lettura: le assicuro che egli conosce e rispetta l’analisi del periodo.
P.s. Più strumenti si ha a disposizione per “penetrare” una disciplina, meglio è.
Pensi che nel diritto, in genere, si fa uso dell’economia politica, della logica matematica, della comparazione, della teoria dei giochi, oltre che della storia, della statistica … per non parlare della ricchezza dello strumentario del diritto penale.
Renato Calapso
Moltissimi GUF erano eterodossi, anche perché parlare di ortodossia è molto difficile, tenendo conto dell’estrema frammentazione ideologica del fascismo. Febvre e Bloch, giustissimo ribadirlo, fondarono le “Annales”, non certo per inseguire quisquilie, ma per legare la storiografia politica con altro, in polemica con la storiografia “meramente politica”. La scelta di argomenti come quelli indicati da lei, secondo me vengono da una cattiva interpretazione della storiografia alla Le Ladurie: il clima, Montaillou, Romans ecc
Simone
“La storia non esiste, esiste la storiografia” dice mio papà, insegnante di lettere in pensione.
Prof. Giannuli il suo splendido sito costituisce un valido punto di partenza per riflessioni sulla storia contemporanea, una preziosa collezione di articoli per lettori non accademici come me.
Gaz
Viva la Storia e abbasso le storielle ! Non fate storie !!