Tomaso Staiti di Cuddia.

Era una domenica mattina di fine inverno del 2009 e, come ogni seconda domenica del mese, ero a Piazza Diaz per il mercatino del libro, quella volta in compagnia del mio amico Raffaele che mi presentò Tomaso Staiti (già deputato del Msi) suo conoscente, che passava occasionalmente da quelle parti.

L’uomo fu gentilissimo e, siccome stavo raccogliendo materiale e testimonianze in vista del mio libro sul Noto Servizio (uscì nel 2011 per la Tropea), ne approfittai per chiedergli una intervista che mi concesse senza farsi pregare, nonostante sapesse che fossi iscritto a Rifondazione Comunista.

E non solo non mi lesinò notizie e ricordi, ma mi mise a disposizione libri, opuscoli, riviste della sua biblioteca e molti erano pezzi assolutamente rari. Parlava del suo passato, devo riconoscerlo, con laicità e grande onestà intellettuale.

Personaggio molto particolare Staiti: fazioso (come egli stesso si definì sin dal titolo di un libro di memorie) ma capace di autocritiche tanto personali quanto della propria corrente e del proprio partito. Non amava affatto Almirante, ma mi aiutò a capirlo. Soprattutto mi fece capire il ruolo della corrente romualdiana cui era appartenuto, una corrente molto particolare, quella di maggiore spessore culturale del Msi, come attestano le sue pubblicazioni.

I romualdiani non erano propriamente dei nostalgici , perché avevano una visione realistica degli errori del ventennio e, meno che mai, erano nostalgici di Salò (dove pure Romualdi era stato nelle massime gerarchie-vice segretario del Pfr) o dei suoi 18 punti di Verona, dei quali parlavano con molta irriverenza (“per la maggioranza degli italiani i 18 punti di Verona sono i punti che aveva il Verona l’anno scorso prima di andare in serie B” disse uno di loro in un congresso, suscitando le reazioni che è facile immaginare).

E Staiti rimproverava ancora ad Almirante quell’immobilismo culturale che, ancorando l’identità del Msi alla nostalgia, aveva impedito che potesse avere un vero ruolo politico: una nicchia residuale con scarse possibilità di inserirsi nella dialettica politica.

Di Romualdi, Staiti fu allievo e direi figlio spirituale ed a lui fu sempre molto legato, ma, pur se con sofferenza, una volta riconobbe “Romualdi cercò di dare dignità ad una politica che non poteva averne”. Alludeva alla ricerca di un inserimento nelle dinamiche politiche del tempo senza smarrire l’identità di destra radicale.

E forse il punto debole di quella corrente politica -e dello stesso Staiti- fu proprio questo tentativo di conciliare il realismo politico con la persistente vocazione antisistema. Quando il Msi divenne Alleanza Nazionale e venne costituita la Fondazione Giorgio Almirante, diversi missini dissero: “Finalmente Almirante ha una fondazione… e Romualdi un partito”. C’era del vero, ma An non ebbe mai una vocazione antisistema ed, anzi, vi si omologò ben presto e, per questo, Staiti non vi aderì, preferendo peregrinare fra le diverse organizzazioni dell’arcipelago nero (Fn, Mis eccetera) che puntualmente lo deludevano e dalle quali usciva dopo poco.

Una volta mi confessò di aver votato una paio di volte per Rifondazione, identificandola come unico partito antisistema rimasto e, con la stessa motivazione, attualmente votava per il M5s. Lui non era un dannunziano ma c’era molto D’Annunzio nel suo fascismo, quantomeno dal punto di vista estetico.
Ci siamo frequentati per quasi un decennio: gli ho sempre portato copia dei miei libri di cui mi faceva puntuale critica, lui venne regolarmente a vedere le mie serate alla Fondazione Corriere.

La frequentazione con Staiti mi ha permesso di “vedere dal di dentro” il mondo del Msi, ma anche quello di una certa mondanità in cui si aggiravano Gianni Agnelli, Beppe Piroddi, Odile Rodin ed altri personaggi simili.

Da storico (e da storico della contemporaneità che ha molti protagonisti ancora in vita) mi sono sempre fatto un obbligo di non parlare solo con i testimoni della mia parte ma anche con tutti gli altri, compresi quelli del polo opposto e di non avere pregiudizi e fare sempre credito di buona fede al mio interlocutore del momento, salvo, ovviamente, valutare alla fine la testimonianza ricevuta. E questo ho cercato di insegnare anche ai miei allievi, uno dei quali pubblicò una interessante intervista proprio a Staiti su “Historia Magistra“, la rivista di Angelo D’Orsi.

Da militante politico ho sempre ritenuto doveroso rendere l’onore delle armi all’avversario leale.

Pur nella distanza delle posizioni politiche (lui è sempre restato fascista, come mi confermò a gennaio scorso, quando lo vidi per l’ultima volta ed io sono sempre comunista) scattò prima il rispetto reciproco, poi la simpatia, infine direi l’amicizia. Ed amici lo siamo stati non perché sinistra e destra non esistono più e sono valori superati, ma proprio perché lui restava uomo di destra ed io di sinistra, rifiutando entrambi la brodaglia “post ideologica” del “né di destra né di sinistra”. E laicamente riconosco il valore intellettuale e l’onestà di un uomo non comune.

Spero che i lettori capiranno questo insolito necrologio.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (16)

  • Theresa May gioca alle tre carte. Dalla Camera dei Lords ha fatto uscire un report in base al quale l’Inghilterra potrebbe uscire dall’UE senza pagare neppure un penny, a fronte degli impegni assunti, che per -sarebbero ritenuti non vincolanti e non esecutivi-.
    Bruxelles ritiene che la cifra che londa dovrebbe versare varia tra i 20 e i 70 milirdi di euro.
    Il gioco a prendere in giro è chiaro. Ancor prima che venga adito l’art. 50 una fonte non governativa lancia la pietra nello stagno e prova e vedere le reazioni con una proposto irrituale e non impegnativa, insomma una presa in giro. Fonti interne al governo della MAy quantificano in 60 miliardi la cifra esattamente dovuta ALL’UE.
    IO gioco è chiaro.

  • Occorre senz’altro ricordare anche la brillante verve che gli fu propria, con battute sfolgoranti che sono rimaste nella memoria di chi le ha sapute apprezzare.
    Una su tutte.
    Quando Berlusconi formò il suo primo governo, così commentò: “non avrei mai creduto che Carlo Dapporto potesse diventare Primo Ministro”

  • O.T.
    La diplomazia inglese ha fatto una scoperta epocale: nel diritto comunitario non esiste l’ufficiale giudiziario, per cui gli avvocati (storia già sentita in altre epoche) di Doping Street hanno detto che non c’è nessun problema se non si paga quando sottoscritto con l’UE.
    ‘on. Gianni Pittella, capogruppo socialista al Parlamento Europeo si è incazzato e ha detto a Madame May che è incompetente, fa la gradassa e che i suoi piani si scontreranno contro la realtà. E ha aggiunto che la May si muove come un elefante in una cristalleria.
    §§§§§§
    Pittella chiaramente non ha mai letto questo blog. Non leggerlo non fa bene. E’ provato 🙂
    P.s. La dichiarazione più disarmante viene da fonte tedesca: se entri in un pub e ordini una birra, la devi pagare anche se non la bevi.
    Possibile che non esista un cinico in circolazione che ringrazi il Cielo di aver dato una maramalda come Madame?
    Intanto in Irlanda del NOrd, dove quelli al di là del canale San Giorgio li conoscono benissimo, le elezioni anticipate hanno visto il rafforzamento dei cattolici del Sinn Fein.

      • Da segnalare che Johnson, ministro degli esteri britannico, è stato spedito a Mosca .. e va a discutere, tra le altre cose, di hakeraggio nelle prossime elezioni francesi e tedesche, ovvero di cose non sue. Piace poco.

        • Fonti vicine al noto consulente sportivo Dott. Boris ‘Calimero’ Johnson puntano all’ingaggio della leggendaria netstar Edward Snowden, il cui contratto scade il 7 agosto. Snowden, a sua volta, ha chiarito le difficoltà insormontabili ad accettare tale offerta: “non posso, mia mamma non mi lascia”.

        • Philip Hammond, Cancelliere dello Scacchiere (più o meno il nostro ministro dell’economia) e politico di un certo spessore, ha detto la sua sul negoziato con UE: ottenere un buon accordo commerciale (e doganale) per noi, ovvero avere le chiavi della cittadella europea per farvi entrare le merci e i servizi dal Commonwealth e non solo.
          Innegabilmente il Cancelliere dello scacchiere ha le idee chiare sull’Inghilterra come potenza coloniale e come hub.

          • Sulla Brexit ci mancava la ciliegina.
            Bruce Arnold inglese del Trinity College di Dublino, presentato dalla stampa inglese con un eminente letterato, ma la cui biografia svela il suo reale profilo, ha d’un colpo risolto un pezzo dei problemi della Brexit: la Irexit !
            Questa si chiama disinformatia?

  • Professor Giannuli, sento il dovere di ringraziarla per questa sua testimonianza, che non mi vergogno di dire che mi ha emozionato. Io mi sono imbattuto nella figura di Staiti proprio nel 2006, quando aveva pubblicato la sua autobiografia. Senza farla troppo lunga, dalla lettura del libro è iniziato un percorso durato più di dieci anni, e forse non ancora concluso, che mi ha portato a scoprire quelle idee e quei valori che la mia faziosità ideologica di militante di sinistra e le mia presunzione giovanile mi avevano fatto stupidamente trascurare e disprezzare, a cominciare dal dovere, di un uomo degno di questo nome, di attenersi sempre e comunque ai principi dell’onestà e della coerenza, della dignità e della lealtà. Per dirla con Evola, il dovere di rimanere uomini tra le rovine. Per questo, nel ringraziare Lei, Professor Giannuli, per il suo bel riconoscimento verso un avversario ideologico (esempio raro in questa Italia malata di settarismo e faziosità), approfitto del suo sito per ringraziare pubblicamente Staiti per avermi insegnato, con il suo esempio, a riconoscere il valore umano e la comunanza di princìpi etici anche in chi è dall’altra parte della barricata.

  • Mi permetta, Professor Giannuli, di fare copia e incolla di quanto scritto dal Barone Staiti in una lettera inviata, nel 2010, al Secolo d’Italia:
    “Vorrei un’Italia. Qualsiasi ma tutta intera.
    Vorrei dignità per me e per la collettività.
    Vorrei un ruolo per l’Italia, legato alla sua storia, alla sua cultura, alla sua tradizione e non alle arlecchinate dei suoi governanti.
    Vorrei un Primo Ministro che dicesse agli italiani: “Siamo in grave difficoltà”, dobbiamo fare sacrifici; cominciamo dai ricchi, dagli affaristi e dagli speculatori, poi tutti gli altri.
    Vorrei vedere degli operai nel Consiglio d’amministrazione della Fiat.
    Vorrei che corrotti, corruttori, evasori fiscali, collusi con le mafie fossero costretti ad andare in giro con grandi orecchie d’asino di carta; come si faceva una volta a scuola.
    Non vorrei uno Stato etico, ma uno Stato colmo di etica. Vorrei uno Stato.
    Vorrei una sessualità vissuta come libertà e non esibita come moda.
    Vorrei che agli spettatori del Grande Fratello fosse imposta la lettura della Divina Commedia, o, almeno di Pinocchio.
    Vorrei non una memoria condivisa, ma tante memorie comprese.
    Vorrei che, dopo, nessuno venisse più a spiegarci che gli imprenditori sono bravi in politica.
    Vorrei la verità, anche se scomoda, sulla strategia della tensione.
    Vorrei essere anche fiero di una chiesa che non esibisse lussuose pomposità.
    Vorrei una scuola pubblica.
    Vorrei che si producesse per consumare e non viceversa.
    Vorrei un’Italia austera e consapevole, non fintamente ricca, becera e infelice come questa.
    Vorrei dei politici ignoranti ma rispettosi del buongusto e della cultura.
    Vorrei che invece di destra e sinistra, qualcuno provasse a dire “sinestra”.
    Vorrei mille Rosy Bindi in politica e nessuna “vajassa”.
    Vorrei non sentire la parola gossip.
    Vorrei partiti senza finanziamento pubblico, senza leader carismatici, colonnelli, sergenti o caporali.
    Vorrei sentirmi italiano.”

  • Staiti di Cuddia, e’ colui che schiaffeggio’ il premier Goria, e un’ altra volta ando’ con il martello per sfregiare un monumento dedicato a Pertini. Ma a parte queste amenita’, nessuno e’ obbligato a relazionarsi solo con chi la pensa come lui. Trovo Il fatto totalmente irrilevante.
    Personalmente sarei piu’ contento invece, se il prof Giannuli affrontasse problemi tutt altro che irrilevanti come il progetto di legge Gambaro che vuole mettere il bavaglio alla controinformazione. E si badi bene che il problema e’ europeo, non riguarda solo l’Italia.

  • alberto valentini

    Curioso post.
    Non molto tempo fa è morto Giovanni Pappagallo, militante comunista, che hai conosciuto.
    Suo padre Vito, assessore all’annona nella giunta Papalia e confinato politico, gli impedì l’accesso ad una assunzione pubblica perché nessuno potesse pensar male di lui o del partito.
    Giovanni Pappagallo fece il fruttivendolo per tutta la vita ma, per come lo conoscevo, con un deputato missino dal nome, per giunta, così ridicolo, lui, che pure quanto a questo non scherzava, non avrebbe preso neppure un caffè.

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