
Sta iniziando la fine della Ue?
Nella settimana scorsa ci sono state quattro notizie che hanno rivelato quanto sia profonda la crisi della Ue:
-la dichiarazione di Draghi: “l’Euro non è più scontato”
-la vittoria di Podemos in Spagna
-la vittoria dei nazionalisti in Polonia
-l’altalena del default greco.
Iniziamo dalla prima: Draghi dice che se la tendenza a divaricare dei paesi dell’Eurozona dovesse proseguire, l’Euro non sarebbe più sostenibile, non solo economicamente, ma anche politicamente e socialmente. Ma no!? Ma non mi dire! Chi lo avrebbe mai detto?!
Insomma, l’Euro è una architettura che non può resistere ancora a lungo alle tendenze divaricanti dell’Europa, e si approssima il momento dei conti. Ovviamente la ricetta di Draghi è la più scontata: armonizzare con le riforme la struttura sociale dei paesi dell’Unione, dove per riforme si intende essenzialmente il taglio delle pensioni, il peggioramento delle prestazioni sociali (sanità, istruzione ecc) e la fine tendenziale della loro gratuità o del loro prezzo politico. Però… mai che si parli di armonizzare le norme fiscali …chissà perché?!
Ovviamente la notizia non è quel che dice Draghi, che, a questo punto, è una banalità, ma che a dirlo sia lui, il gran sacerdote dell’euro. Significa che anche ai piani alti del Palazzo si iniziano a sentire gli scricchiolii della costruzione e si inizia ad ammettere che tutto possa crollare.
In effetti le due notizie di Spagna e Polonia dicono proprio questo: che, se il fine dell’Euro era la convergenza delle economie europee, l’operazione è fallita ed iniziano ad esserci i contraccolpi politici.
Si badi che i due risultati contemporanei di Madrid e di Varsavia non delineano affatto una tendenza omogenea: esse hanno in comune il malessere nei confronti di questa costruzione tecnocratica ed antipopolare che è la Ue, ma poi prendono strade a loro volta divaricanti, in base alla diversa posizione economico finanziaria del paese.
L’ordine neoliberista, di cui la velleitaria costruzione europea è espressione nel nostro continente, si è imposto come unico assetto legittimo dei poteri, si è espresso nella dittatura del pensiero unico, ma questo ha finito per precludere la strada ad ogni ricambio interno: è la dittatura dell’esistente, che non immagina altro ordine possibile diverso da sé. Ma questo provoca a sua volta una regressione del pensiero politico che impedisce ogni ricambio di èlite. Resta la protesta, ma questo non vuol dire che sia pronta una ipotesi di ricambio.
Vedremo se Podemos saprà esprimere una progettualità più matura e capace di porsi come alternativa di sistema (ce lo auguriamo, ma abbiamo diversi dubbi). Sin qui M5s, e movimenti similari minori non sono andati molto al di là della protesta e non hanno fatto molti passi avanti sul piano del progetto. Anche Syriza, alla prova del governo, non sta fornendo una prestazione smagliante e sta, man mano, mostrando tutti i limiti della sua impostazione moderata.
Questo ci porta al nodo del debito greco. Dopo molti giorni di annuncio della impossibilità di pagare la rata del debito con il Fmi, che avevano iniziato a far ballare le borse europee, di colpo sembra che, anche questa volta, Atene abbia trovato i soldi per magia e pagherà. Il che, di nuovo, fa sorgere molti dubbi sull’origine di questo denaro: hanno rotto un nuovo salvadanaio? O c’è la mano discreta di qualcuno che opera con criteri politici ed è in attesa di qualcosa? (mi piacerebbe sapere che ne pensa Lamberto Aliberti…). Quello che è difficile da credere è che ce la possano fare tassando i prelievi bancomat, a meno di non trattenere percentuali altissime di essi: se fosse stato così semplice, perché mai non farlo subito?
Ma, lasciando da parte l’origine di questi capitali freschi, notiamo che questo è il modo scientifico di diventare “a Dio spiacenti ed ai nemici sui”. La finanza internazionale avrebbe ragione di non prendere più sul serio i “penultimatum” ateniesi che dicono sempre che è l’ultima volta che si paga e poi pagano regolarmente. Però facendo ogni volta una manfrina che manda in tensione le borse. Insomma: “se i soldi per pagare lo hai, paga e non fare storie”. Dal loro punto di vista, i signori della finanza non hanno tutti i torti. E, quindi, la prossima volta nessuno prenderà sul serio l’annuncio di mancato pagamento.
Tsipras somiglia molto a Renzi: soffre di annuncite. Però, il governo di Syriza, diventa spiacente anche al suo popolo, perché, a parole promette di metter fine all’austerità, poi fa un po’ di storie, ma alla fine paga, varando nuove misure di auterity. Cosa è il prelievo sui bancomat se non una nuova tassa indiretta? Magari non basterà neppure a pagare la rata in scadenza e dietro c’è altro, ma i cittadini percepiscono un nuovo taglio del loro reddito, per cui iniziano a pensare che, un po’ alla volta, Tsipras farà come chi lo ha proceduto ed accentuerà la linea dei “sacrifici”.
Ma soprattutto: per quanto si può andare avanti con questi espedienti? Di rate in scadenza, pesanti quanto o più di questa, ce ne sono ancora e non poche. E la soluzione non può che essere o accettare in toto la linea di Berlino o dichiarare default una volta per tutte, apprestandosi ad uscire dall’Euro. E la linea berlinese non prevede alcuna “happy end”: spremerà la Grecia sino all’ultima goccia di sangue, comprerà a prezzi di svendita ogni asset pubblico e poi butterà via la Grecia come un limone spremuto. Notiamo che della timida apertura tedesca di pagare, pur se sotto altro nome, i danni di guerra, già non si parla più.
Per cui, rimandare il momento finale produce solo una emorragia di ricchezze della Grecia per poi ritrovarsi in condizioni ancora peggiori alla fine del gioco.
L’altra strada è quella di dichiarare default (certamente non una misura indolore, ma meno dolorosa dell’altra e con qualche prospettiva di ripresa) e porre il problema di una uscita concordata dall’Euro. E su questa strada arriveranno anche altri.
La Ue e l’Euro non hanno un futuro. Forse lo ha Berlino (e non è neppure sicuro che riesca) ma da sola o con pochi e scelti amici.
Aldo Giannuli
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Stefano
Lo si era capito che andava a finire così; bastava ripassare un po di Storia sulla politica economica post riunificazione tedesca. La mentalità è sempre quella.
SIMONE
OK, spero che la Grecia opti per una rapida uscita dall’Euro, in modo da non svendere proprio tutto il paese (personalmente sceglierei questa direzione) ma… dato che i trattati europei non prevedono l’abbandono della moneta unica da parte di qualsivoglia Paese e visto che l’Euro é una moneta politica che basa la sua esistenza su di una serie di regole inflessibili, non si potrebbe verificare un tracollo immediato dell’Eurozona nel caso in cui Atene “tornasse alla Dracma”?
Voglio dire: se la Grecia puó uscire dall’Euro (e lo fa) allora tutti possono farlo; e se tutti possono farlo, la stabilitá (fittizia) dell’Euro si palesa il castello di carte crolla!
Vaneggio????
Ricky Raider
Non è esatto, con tutto il rispetto… il trattato di Lisbona prevede anche che un paese possa uscire dalla UE di propria volontà tout court… è questo che rende perplessi sulla titubanza della Grecia… in fin dei conti, è pur sempre uno stato sovrano e nulla può esserle imposto, se non con la forza delle armi! L’euro è di per sè una pura convenzione, basterebbe dirgli di no e si rivelerebbe per quello che è: carta straccia!
mirko g. s.
Professore secondo lei quanto ancora l italia può durare nello euro? Cioe a partire da quando inizierà il rischio di default? Grazie.
Vincenzo Cucinotta
D’accordo sulla prima parte, ma non sulla seconda, quella che riguarda la Grecia.
Non è il primo articolo che leggo che spinga Tsipras verso la fuoriuscita dall’euro.
Scusate l’espresisone volgare, ma mi pare il ragionamento di chi “fa il frocio col culo degli altri”.
In altre parole, qui in Italia non siamo in grado di fare alcunchè, ci teniamo quel reazionario di Renzi che fa perfino impallidire quel pregiudicato di berlusconi, e siamo impazienti di vedere un paese che esce dall’euro, e perchè poi così impazienti, perchè ci annoia la manfrina tra Grecia e UE?
A mio parere invece, che il governo Tsipras sta gestendo al meglio questa fase falsamente compromissoria, basterebbe considerare ad esempio la reazione scomposta dei membri dell’eurogruppo, a partire da quel tartufo di Padoan un mesetto fa a margine di una riunione. Detto in termini brutali Varoufakis li sta letteralmente prendendo per il culo, nè si potrebbe fare altrimenti perchè si sta giocando una complicatissima partita di poker, in cui il bluff è diventata la regola.
Perchè quindi lamentarsi dei bluffs del govrno Tsipras, sapendo che tutto l’establishment mondiale globalista e neoliberista gioca da anni un bluff gigantesco nei confronti dei popoli?
Finiamola una buona volta di considerare costoro, questi omuncoli che siedono in poltrone molto più grandi di loro portatori di chissà quali straordinari poteri, la verità è che fanno l’unica cosa che oggi possono fare, continuare la strada intrapresa anche è ormai evidente che porterà al disastro. PIù hanno capito che vanno verso il disastro, più sono impegnati a fare la faccia truce e determinata per rimanere minimamente credibili, e tutto ciò perchè non hanno un copione di ricambio. A questo punto, vogliono rimanere a galla il più a lungo possibile e poi si vedrà.
Di fronte a tali buffoni, la condotta della Grecia è del tutto adeguata. Gli stessi risultati elettorali in Polonia ed in Spagna dimostra come l’articolo del resto ammette, che questo gruppo di potere vede mancare la terra sotto i suoi piedi. Perchè mai allora Tsipras dovrbebe dargli anche mezza possibilità di assumersi per intero le loro responsabilità? Ricrodo che l’ultima rata restituita al FMI è stata racimolata utilizzando un altro fondo FMI, cioè suìiamo appunto lla plateale presa per il culo, la Grecia si fa dare soldi dagli stessi soggetti a cui li deve restituire, e non fa benissimo?
Il ragionamento dell Grecia mi pare lineare. Essi dicono che non hanno i soldi per pagare, e quindi o la UE gli da respiro, oppure non paga, tutto qui.
La UE dice che da i soldi solo in presenza di un programma di riforme che vuole dettare alla Grecia annullandone la sovranità, e quindi la situazione che si determinerà sarà che la Grecia fallirà e non avrà altra starda che tornare ad una moneta nazionale che stamperà restituendo alla su banca centrale la facoltà di farlo. Nessuno potrà dire che la Grecia ha scelto di uscire dall’euro, perchè vi è spinta fuori dalla UE che non gli concede il denaro necessario per evitare il default.
In generale, il tempo lavora per la Grecia e contro la UE, perchè mai la Grecia dovrebeb smetetrla con questa manfrina, se tirasse fino a novembre e le elezionim legislative spagnole dessero un risultato clamoroso, chi se la prend ein quel posto non sarebbe credo la Grecia.
Queste impazienze prive di una motivazione e che addebitano il costo sempre a terzi le trovo davvero insopportabili. Essi stanno lottando, vediamo se qui riusciamo a dare un contributo invece di stare a fare sempre le mosche cocchiere.
Ricky Raider
Vincenzo Cucinotta, quello che dici, malgrado le mie perplessità, è anche la mia sensazione, sia pure ottimistica… Tsipras e Varoufakis sono tuttaltro che stupidi, il loro tira tira ha senz’altro un doppio scopo, probabilmente stanno prendendo tempo per organizzarsi al meglio… non credo che tornare alla dracma sia una tragedia, anzi, non esiste solo il mercato occidentale e la Grecia può benissimo proporsi a quello russo e soprattutto cinese, ma per farlo, deve organizzarsi bene e poi… tanti saluti a questo schifo di Europa
Tenerone Dolcissimo
Qualcuno è in grado di spiegarmi la ragione per cui il default della Grecia imporrebbe all’Ellade di uscire dall’Euro? Esiste una disposizione all’interno della legislazione UE che lo impone? Grazie e saluti
Cinico Senese
C’è una semplice verità che si sta diffondendo. Da quando c’è l’euro, ci stiamo impoverendo, la Germania si sta arricchendo, le elezioni sono diventate inutili perchè i partiti che mandiamo al governo non hanno scelta: devono eseguire gli ordini dell’Europa: austerità! ridurre gli stipendi, aumentare le tasse, eliminare lo stato sociale, meno stato meno regole più anarchia più multinazionali. Questo è il nuovo fascismo. Ci dicono che fare da Bruxelles e Francoforte, come ai tempi degli Imperi: tu popolo e Stato non conti nulla, comandiamo noi banche e Germania. Zitto e buono, se non ti metto alla fame. L’euro l’han fatto apposta per questo.
Sicchè, l’euro è irriformabile. O ci stai dentro e accetti di fare il vassallo impoverito, o esci.
Possiamo essere padroni a casa nostra solo senza euro.
Fin quando il popolo non arriva a questa consapevolezza, sarà ingannato. Come i greci: vogliono restare in euro senza pagare dazio: i debiti si pagano, nessun pasto è gratis. Schizofrenia totale di un popolo spacciato che chiede prestiti per ripagare prestiti. Anche se la Germania accetta di rifinanziare, la Grecia acquista tempo: il capolinea è la bancarotta.
Per evitare disastri, serve una uscita concordata.
Podemos Syriza M5* etc… se non arrivano a questa consapevolezza avranno vittorie di Pirro. La vittoria di Duda in Polonia evidenzia che l’euro ha perso il fascino seduttivo di prima. Siamo già ad una fase avanzata della sua dissoluzione.
Per capire dove stiamo andando in Grecia un didattico articolo del prof, Sapir, che ci azzecca parecchio.
http://vocidallestero.it/2015/05/28/sapir-la-meccanica-del-default-e-delluscita-dalleuro/
Roberto B.
Questa storia dell’uscita dall’euro del singolo Paese è una chimera.
Chiunque abbia studiato come realmente potrebbe accadere, come molto umilmente ho cercato di fare io, intendo dire l’iter tecnico-teorico da seguire, si è reso conto di come sia una chiacchiera da bar dello sport.
Non c’è alcuna vera possibilità che il singolo Paese possa abbandonare l’area euro, chiunque esso sia, ivi inclusa la Germania. E questo non a causa di precise regole scolpite nella Carta dell’Europa, perchè le regole si possono cambiare, in primo luogo, ma sopratutto perchè nessuna regola può reggere in una situazione di emergenza.
Ci sarebbero moltissime considerazioni da fare sull’argomento, ma mi limito a ricordare a me stesso ed a chi mi legge solo un fatto, decisivo a mio avviso ma stranamente completamente ignorato.
Dovremmo ricordarci tutti come abbiamo adottato la moneta unica; è stato un processo lungo, portato avanti a fronte unito da tutti i Paesi coinvolti, gestito da pochi addetti ai lavori nella completa ignoranza dei popoli e, aggiungerei, dei tanti economisti che ora si schierano pro o contro l’euro. Tutti i Paesi hanno abbandonato la moneta nazionale nello stesso momento, l’operazione è stata condotta in porto senza che vi fosse la minima possibilità da parte degli sciacalli (leggi finanzieri), di porre in essere alcuna speculazione. Non v’è stata alcuna opposizione, interna o esterna, se si esclude qualche timido tentativo da parte degli americani, preoccupati di veder nascere un soggetto capace di scalzare il dollaro dalla sua posizione privilegiata di moneta di riferimento: cosa peraltro almeno in parte avvenuta, stante il fatto che oggi l’euro rappresenta il 22% delle riserve valutarie mondiali.
Quindi, tutti insieme appassionatamente, in Italia persino una tassa una tantum ad hoc, subita con un po’ di mugugno, ma niente di che.
E’ perfettamente inutile ora che mi dilunghi a spiegare quanto sarebbe diversa la situazione oggi, per un singolo Paese che tentasse, forzando la mano per di più, di abbandonare l’euro: ai formidabili oppositori esterni, si aggiungerebbero quelli interni, forse ancor più formidabili.
L’entrata nell’euro è stato un cambiamento epocale ed è stata possibile solo grazie alla completa assenza di opposizioni e contestazioni, salvo la vocina di qualche economista particolmente ispirato, gente che oggi Renzi definirebbe “gufi”.
La soluzione? Ne vedo solo una: il processo inverso a quello dell’entrata. Cioè l’abbandono totale e contemporaneo dell’euro, concordato e regolato da precisi trattati tra gli Stati Membri, accordi che andrebbero tuttavia presi anche, e forse sopratutto, di concerto con i Paesi che hanno i maggiori interessi economici in Europa, in prima linea USA e Cina.
Non sarebbe uno scossone da poco per l’economia globale, ma nulla al confronto di quello che potrebbe accadere se uscisse anche un solo Paese, anche nel caso di una uscita concordata e gestita al meglio. Potrebbe persino scatenare davvero la tanto temuta III guerra mondiale.
giandavide
il punto è sempre quello: c’è chi pensa che l’ue possa andare avanti benissimo senza la grecia, e chi pensa che dopo il default della grecia l’euro non avrebbe vita lunga. se si ritiene che l’uscita greca sia irrilevante, allora la strategia politica di tsipras è perdente, dato che farebbe leva su una cosa a cui non gliene frega niente a nesuno.
se invece l’uscita greca e fine dell’euro si rivelassero collegati, la strategia greca non è così stupida, la forma di ricatto un qualche contrappeso ce l’avrebbe.
ad esempio i 40 miliardi che la grecia non pagherebbe all’italia verrebbero conteggiati nel fiscal compact, e, dato che sono da soli il 2% del pil, ne conseguirebbe che all’italia non darebbero più finanziamenti per un periodo indefinito. quindi non mi sorprende il fatto che alla fine i soldi li trovino sempre, dato che il crollo di una regione geografica piuttosto grande come l’europa non si decide con il pallottoliere come vorrebbero gli aliberti, ma è una ben precisa decisione politica. la notizia più importante è senz’altro la prima, quella di draghi, e, se si vuole prenderlo sul serio, non bisogna sottovalutare il contributo di tsipras: se fosse stato eletto samarras draghi non avrebbe mai pronunciato frasi del genere.
si sapeva benissimo che la strada è in salita, che shauble può insultare varufakis perchè la germania è forte ma non viceversa, che il governo amico di renzi si sarebbe limitato a qualche affermazione di circostanza e che sarebbe nei fatti stato dietro ai tedeschi, che i margini economici per la crescita non ci sono nelle manovre di austerità. si sapeva insomma che tsipras avrebbe dovuto superare ostacoli quasi insuperabili sottoponendosi al logorio del potere, ma anche a quello dell’impotenza. ma la direzione in cui si è mosso ha procurato quel sale agli ingranaggi che sta facendo vacillare draghi, la bce e chissà cos’altro.
considerando tutto questo, dire che tsipras è uguale a renzi è una cosa semplicemente cretina e indegna della preparazione del professor giannuli.
marcot
Buongiorno Prof. Giannuli,
mia nonna mi diceva che l’erba cattiva è l’ultima a morire: credo che l’euro non morirà così facilmente come può sembrare oggi.
E, qualora si verificasse invece la sua previsione, ossia se la Germania rimanesse sola con “pochi e scelti amici”, rischieremmo di essere fra quelli: ogni re ha bisogno del suo giullare.
Saluti,
Marco
Paolo Federico
Ma in questa Europa possibile che decida solo la Germania? Ho il sospetto che anche ad altri vada bene così. E se va bene così evidentemente è perché c’è un osso con ancora molta polpa intorno da spolpare e non può essere di certo la Grecia.
Se questa mia maliziosità ha del vero, mi spiegate che cosa ci importa di quello che può accadere se usciamo dall’euro? Ma crepi Sansone con tutti i filistei!
Valmor
Caro roberto B. le spiacerebbe condividere le sue fonti e i materiali che ha avuto occasione di studiare? 9 persone su 10 parlano di euro senza sapere di cosa si tratta, letteralmente, quindi io – che non mi considero un esperto in materia – vorrei capire se una argomentazione come la sua, su cui non mi trovo molto daccordo possiede salde fondamenta. Non mi fido più degli esperti che fanno calare dall’alto il sapere, ricerco una ben democratica condivisione della conoscenza, per questo la prego di condividere… grazie
Roberto B.
Anzitutto, ringrazio per la sollecitazione, perchè mi dà modo di chiarire qualcosa che non ho detto, perchè mi sembrava quasi ovvia, ma forse ovvia non è: io NON SOSTENGO in nessun modo l’uscita dall’Unione Europea e, se fosse possibile, sono assolutamente FAVOREVOLE una moneta nazionale, anche se anche questa opzione non è certo priva di controindicazioni.
Peraltro, sono anche convinto che l’uscita di un singolo Paese, sempre che fosse davvero possibile in modo pacifico, molto probabilmente comporterebbe anche il contemporaneo abbandono dell’Europa Unità, almeno per un certo periodo di tempo.
Sono anche convinto, e l’ho scritto in un altro intervento, che il referendum inglese sia solo un espediente dei soliti inglesi individualisti e profittatori di ogni occasione per ottenere qualche altro vantaggio, debito o indebito non ha importanza; non credo che si siano mai davvero sentiti Europei, ma allo stesso tempo credo che non abbandoneranno mai l’UE, non per questioni ideali ma per puro calcolo ed interesse.
Ciò detto, quello che ho esposto è uno degli argomenti a sostegno di quanto sostengo, l’ho messo in evidenza perchè è, come ho già detto, completamente ignorato dai più.
Basterebbe considerare l’enormità degli interessi in gioco, che coinvolgono tutte le Nazioni, non solo quelle Europee, per capire che non è neppure lontanamente ipotizzabile che il singolo Paese possa mettere a rischio quegli interessi senza colpo ferire. In più, pensare di uscire in una situazione di grande crisi come l’attuale, senza il completo sostegno e l’appiggio di tutte le parti sociali coinvolte, come è stato al momento dell’entrata, mi pare davvero un azzardo.
A costo di sembrare presuntuoso, cosa peraltro che so di non essere, questa è la mia opinione, nè più nè meno, e tale rimarrebbe anche senza il sostegno di grandi esperti, anche se so che molti di costoro la pensano allo stesso modo, magari senza dirlo esplicitamente per paura di compromettersi.
Tuttavia, per rispondere alla richiesta, cito alcune delle fonti a cui ho attinto per chiarirmi le idee sull’argomento “uscita dall’euro”: si noterà che gli studi presentati per il Wolfson Economics Prize 2012 la fanno da padrone, sopratutto perchè non sono di parte e affrontano il problema cercando di fornire una possibile road map per l’effettiva uscita.
Variant Perception – A Primer on the Euro Breakup: Depart, Default, and Devalue as the Optimal Solution Studio presentato al Wolfson Economics Prize 2012 http://www.variantperception.com/wolfson-prize
Roger Bootle – Leaving the euro: A practical guide Studio vincitore del Wolfson Economics Prize 2012
http://www.policyexchange.org.uk/images/WolfsonPrize/wep shortlist essay – roger bootle.pdf
Lettera ad un Amico Immaginario: l’uscita dall’Euro e’ questione essenziale
http://scenarieconomici.it/articolo-fondamentale-lettera-ad-un-amico-immaginario-luscita-dalleuro-e-questione-essenziale-a-breve-sara-questione-di-mera-sopravvivenza/
Antonio Maria Rinaldi – IL FALLIMENTO DELL’EURO? http://www.unich.it/docenti/bagnai/blog/EURO_bozza_formattato.pdf
Alberto Bagnai – Il tramonto dell’euro http://epubook.net/alberto-bagnai-tramonto-delleuro/
Kawalec & Pytlarczyk: Controlled dismantlement of the Eurozone
http://www.nbp.pl/publikacje/materialy_i_studia/155_en.pdf
Nordvig & Firoozye – Rethinking european monetary union Studio presentato al Wolfson Economics Prize 2012
http://www.policyexchange.org.uk/images/WolfsonPrize/nordvig – rethinking european monetary union.pdf
Real-World Economics Review Blog https://rwer.wordpress.com/
Paolo Federico
A Roberto B.
A tener troppo china la testa, si arriva ad un punto che non si avrà più la forza di rialzarla!
E’ chiaro che qualsiasi decisione non potrà essere indolore, che sarà necessario, una volta tanto, assumerci la responsabilità come popolo di difendere la nazione.
Un uomo messo con le spalle al muro ha il diritto di reagire come può.
Giovanni C.
La UE è totalmente assoggettata agli USA(multinazionali). Gli USA stanno facendo da tempo una guerra occulta, mascherata per il controllo egemonico del pianeta. La Grecia è strategicamente, geopoliticamente importantissima (Tsipras lo sa). Gli USA non la libereranno mai dal laccio al collo (euro), con il rischio che approdi su lidi Russi. Pertanto gli USA, come hanno sempre fatto (sanzioni alla Russia), obbligheranno l’UE(quindi noi cittadini) a pagare il conto