Spigolature d’estate 4:

Spigolature d’estate 4


1- Come previsto la “guerra civile del gossip” infuria. Il conto da pagare sarà salatissimo, ma per il paese, prima ancora che per i contendenti. Forse è arrivato il momento di rifletterci un po’ su e di trovare nuove regole di convivenza.  In primo luogo ci sembra il caso di rifìdefinire le norme sulla privacy stabilendo un po’ più chiaramente cosa possa essere pubblicato e cosa no, anche in relazione al diverso profilo istituzionale dei soggetti: un privato cittadino non è il Presidente della Repubblica o il Ministro degli Esteri ed ha più diritto ad essere tutelato.
Quel che, però, non vuol dire che sul Presidente della Repubblica o sul Ministro degli Esteri possiamo dire qualsiasi cosa: ad esempio, se la madre di uno dei due era una sposa poco fedele, questo non ha rilievo politico e, dome tale, non può essere pubblicato. Dunque, ristabiliamo un po’ di certezza del diritto su questo terreno.
In secondo luogo: che un politico, soprattutto il Capo del Governo, quereli un giornale è sempre un atto politicamente sbagliato e –diciamolo- anche un po’ odioso. Però è giusto che chi sia investito di responsabilità istituzionali abbia una sede in cui far valere le proprie ragioni. Una soluzione ragionevole potrebbe essere quella di istituire stabilmente un giurì d’onore, composto da parlamentari (ad es. i senatori a vita ed i decani delle due Camere), magistrati di Cassazione, rappresentanti dell’ordine dei giornalisti e personalità della cultura nominati dai Presidenti delle due camere, cui gli interessati possano rivolgersi per ottenere un confronto con chi li accusa e stabilire la fondatezza delle loro affermazioni. Il verdetto del giurì sarebbe pubblicato per intero on line e per estratto su tutta la stampa nazionale. La sanzione per la parte soccombente sarebbe proprio l’effetto di immagine di tale verdetto.  Oltretutto questo eviterebbe le lungaggini processuali, dando rapida soddisfazione al bisogno di stabilire la verità.

2- A seguito della serie di aggressioni ad omosessuali, Miriam Mafai propone una legge penale contro l’omofobia. Qualcuno ha osservato che sarebbe un errore, perchè darebbe la sensazione di una discriminazione al contrario, mentre lo Stato deve difendere tutti i cittadini.
A noi sembra che le cose possano essere impostate diversamente: siamo in presenza di una serie di comportamenti aggressivi nei confronti non solo degli omosessuali, ma anche di immigrati, rom, minori e soggetti deboli in generale. Questo è frutto di una serie di cause da studiare; noi ne indichiamo qualcuna possibile: la crisi che accentua gli stati di insicurezza e che, come in occasioni analoghe, scatena violenza verso i soggetti deboli e diversi; le vittorie elettorali delle destre che stimolano l’aggressività degli squadristi neo fascisti; la sindrome imitativa scatenata proprio dall’eco mediatica ecc… Comunque, se è giusto dire che lo Stato deve difendere tutti i cittadini, è anche vero che una situazione del genere esige una tutela penale rinforzata ed una soluzione equilibrata potrebbe essere quella di stabilire una aggravante specifica a cinque anni di reclusione per tutti i reati contro persone per ragioni di discriminazione razziale, etnica, sessuale, religiosa o sociale.
Ma occorre anche che poi le leggi siano effettivamente applicate e non sabotate dall’abituale sbracataggine dei magistrati. Insomma: come giustificare i magistrati romani che non hanno emesso subito il mandato di cattura per “Svastichella”, ma lo hanno emesso dopo le proteste di Alemanno? Se la procedura o la valutazione del caso non lo esigeva, hanno fatto ora un abuso, se invece era possibile ed opportuno farlo, hanno sbagliato prima. Se il Csm fosse una cosa seria saprebbe cosa fare…
Ma noi sappiamo che la “stella polare” della maggior parte dei magistrati è la soluzione che costa minor lavoro: emettere un mandato di cattura significa poi affrontare la richiesta di liberazione provvisoria, poi il tribunale del riesame ecc. Molto meglio lasciare un criminale in giro, anche se ha precedenti e ci sono fondati motivi per sospettare che ripeterà il reato.
Il meglio poi viene con riti abbreviati e patteggiamenti generosamente concessi per cui, pur di sbrigarsi e togliere di mezzo una causa con poco sforzo, si danno pene irrisorie per comportamenti socialmente molto pericolosi. Oppure, l’alternativa, è un processo interminabile che fa scattare la prescrizione.
Ma, almeno in un caso come quello di Roma, possiamo procedere per direttissima e senza sconti?

Aldo Giannuli, 4 settembre ’09

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Aldo Giannuli

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Comments (3)

  • Secondo me è assurdo che la politica si riduca a tutto questo.
    Quando l’altenranza non è più sicura di funzionare i suoi profeti ricorrono con tutti i mezzi leciti e talvolta squallidi, pur di far fuori l’avversario e rimettere un po’ d’ordine morale nel paese.
    Tutto normale?
    Mi sorge un dubbio: forse solo a codesta gente serve un giornalismo simile, perchè alla stragande maggioranza degli italiani importa davvero poco di sapere come passano le giornate tizio caio e sempronio quando non lavorano.
    Ad ogni modo difendo il diritto di pubblicazione e la libertà di stampa anche quando questo va contro i nostri personali codici morali.
    Se il costume italiano è questo, questa realtà per me non esiste.

  • Secondo me, in questa guerra dell’informazione non c’è un vero avversario da affondare sia esso omosessuale o no, penso ci sia qualcos’altro di molto più tosto che non si vuole far sapere. La stampa ha il dovere di informare l’elettore di qualsiasi orientamento di pensiero sul comportamento dei politici a cui a dato in mano le sorti della Nazione. Non essendoci più le sezioni di partito che servivano da controllo del potere, ora è rimasta solo la stampa e si vorrebbe farla diventare a senso unico. L’articolo 21 della Costituzione è ancora valido o no?

  • Sì, forse da parte di qualche potere in modo dissimulato e implicito per scoraggiare qualcosa di molto più ambizioso.
    Avvolte gli strumenti della “democrazia” operano in modo misterioso…
    Sono d’accordissimo che la stampa abbia il dovere d’informare. Berlusconi secondo me ha sbagliato e sbaglia a comportarsi come un castigatore.E’ già successo altre volte.E’ pericoloso.
    Il pluralismo è la libertà di stampa non sono negoziabili o barattabili con nessun tipo di potere. Preferirei avere altri 10,100,100 canali tv e quotidiani indipendenti e liberi di informare e provocare in tutti i modi il potere senza alcuna pietà.Chi lo vuole davvero, a chi farebbe comodo veramente?
    UTOPIA (non prima dell’anno 2500)
    Però ho il dubbio, ancora una volta, che qualcuno abbia davvero sbagliato il bersaglio colpendo Berlusconi, poi in questo modo così squallido e da provincialotti della politca e anche del giornalismo secondo me.
    Roba da paesanotti, da sagre di paese per dicerie d’oratorio.In tutti i sensi e le direzioni.
    Non voglio essere frainteso, sto solo cercando di dire che è pure un patacca chi calvalca gli “scadali” sessuali di un uomo per fini politici e/o elettorali.
    Dietro ci vedo una profonda crisi non tanto di una sola parte politica, ma della politca in generale.

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