Siria, quali scenari dopo gli ultimi giorni?
Il raid compiuto da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti in risposta al presunto e finora non dimostrato attacco chimico delle forze del legittimo governo siriano a Douma si è risolto più in uno spettacolo a uso e consumo mediatico che in un evento di reale portata strategica (stante anche la limitatezza conclamata dell’azione), ma permette di comprendere alcune linee di tendenza del conflitto che sta dilaniando il Paese mediorientale.
In primo luogo, come scrivevamo, oramai è tempo di faccia a faccia tra le nazioni coinvolte nel teatro siriano: la linea dialogante interna all’amministrazione Trump ha prevalso sulle scelte degli interventisti duri e puri Pompeo e Bolton nel definire un’azione limitata tale da non infastidire le forze russe schierate in Siria e non rischiare un contatto diretto che avrebbe causato un’escalation devastante. Nonostante tutto, non vi è dubbio che, come ha scritto Fulvio Scaglione, l’attacco ad Assad avesse come obiettivo finale Vladimir Putin. Attorno alla Russia, scrive Scaglione “si tratta di creare […] un cordone sanitario di sanzioni, penalità e ostilità che in ogni modo le leghi le mani. Esigenza tanto più urgente in Siria, dove l’intervento russo del 2015 ha segnato, soprattutto per gli Usa e per i loro alleati del Golfo Persico, una sconfitta cocente. Per la prima volta, infatti, un piano di cambiamento di regime sponsorizzato dagli Usa è stato mandato a monte”.
Dato che la Russia e i suoi alleati stanno uscendo vincitori dalla contesa siriana, come del resto riconosciuto dal Generale statunitense Joseph Votel, l’obiettivo diventa impantanare nel groviglio mediorientale Mosca per impedirle di capitalizzare appieno i dividendi del suo successo strategico, a costo di alzare sino al livello di guardia la tensione.
Inoltre, ad aggiungere incertezza al contesto siriano c’è la recrudescenza dello scontro diretto tra Israele e Iran. Tel Aviv e Teheran si sono a lungo guardate in cagnesco: la prima è intervenuta in Siria esclusivamente per limitare le avanzate delle milizie sciite fedeli ad Assad, dei pasdaran iraniani e degli Hezbollah libanesi sostenendo, come riporta Piccolenote, “sette organizzazioni ribelli sunnite nel Golan siriano che stanno ricevendo armi e munizioni” per creare un cuscinetto di confine; l’Iran, dal canto suo, è stretto tra la volontà di consolidare la “mezzaluna sciita” creatasi dai suoi confini alla Siria e la necessità del governo di spingere il più possibile sulla politica estera per alleviare il calo di consensi notevole sul fronte interno, legato principalmente alle turbolenze economiche e monetarie. Gli elementi per combinare una reazione potenzialmente incendiaria sono abbondantemente disponibili, e a causare ulteriore scompiglio sarebbe un eventuale decisione di Trump di non certificare l’accordo sul nucleare siglato da Obama nel 2015 e rinnovare le sanzioni, fatto che galvanizzerebbe i falchi del Likud nel governo Netanyahu.
Altro attore da non sottovalutare è la Turchia: Erdogan sta portando avanti un pericoloso gioco delle tre carte, basato sull’attacco diretto ai curdi del Rojava e sulla combinazione tra una condanna del regime di Assad e un continuo contatto diplomatico coi suoi diretti protettori, che sono disposti a concedere al “Reis” una exit solution onorevole da una guerra in larga parte alimentata dai disegni neo-ottomani di Ankara in cambio di un indebolimento della NATO in Medio Oriente. La Turchia è, in ogni caso, il più imprevedibile degli Stati: Erdogan subordina ogni mossa al consenso interno nei suoi confronti, e la volontà di portare a casa un nuovo successo militare dopo la conquista di Afrin potrebbe causare danni irreparabili.
Grande è la confusione sotto il cielo siriano, ma la situazione è lungi dall’essere eccellente. La sconfitta dell’Isis ha finito per rappresentare l’inizio, e non la fine, del più acuto momento di crisi per il Paese mediorientale, lesionato da molteplici linee di faglia geopolitiche che si ampliano giorno dopo giorno e riemergono pericolosamente allo scoperto. Mentre appare sempre più chiaro che solo una mediazione politica articolata e credibile potrà garantire un futuro al Paese, e che le vittorie delle forze di Damasco sui jihadisti non sono sufficienti a consolidare l’unita della Siria, tale mediazione appare sempre più lontana e difficile, vista la contrapposizione frontale tra i principali Stati che possono giocare un ruolo nel fermare una mattanza entrata nel suo ottavo anno.
Andrea Muratore
aldo giannuli, amdrea muratore, conflitto medio oriente, iran, siria
Mirko Ferrante
Egregio Dott. Giannuli, quando uscirà il suo nuovo libro sulla strategia della tensione?
Aldo S. Giannuli
spero per fine maggio
Luca Iozzino
Interessante analisi, secondo me manca pero di analizzare gli aspetti positivi per la Russia e i suoi alleati. Pur nella durezza dello SCO trova con un a potenza molto più grande ( gli USA ) ad oggi i Russi hanno colto vari successi ( compreso lo stesso attacco che ha visto circa il 70% dei missili cruise abbattuti da antiaeree siriane datate ma recente mente aggiornate dai tecnici di Mosca, figuriamoci se fossero intervenute le armi nuove schierate ma non utilizzate: gli stessi aerei francesi e inglesi sarebbero certamente stati abbattuti ). Anche l’ Iran ha ottenuto grandi successi, praticamente controlla l’ Iraq , prima sua spina nel fianco, è presente in Siria con basi e truppe ed ha raggiunto il ” contatto ” con Israele annullandone i vantaggi di raggio di azione dell’ aviazione . la stessa Hezbollah Libanese, uscita vincitrice ” ai punti ” nella recente guerra con Israele si è ulteriormente rafforzata nel conflitto Siriano. Inoltre anche se più tenuemente la stessa Cina ha esercitato un ruolo nella crisi Siriana Inviando le sue moderne navi per la prima volta nel mediterraneo. Inoltre l’ Egitto sunnita si è mantenuto Neutrale mentre l’ Arabia Saudita ha subito importanti Rovesci in Yemen, dove nonostante forze nettamente preponderanti non è riuscita ad avere ragione di ribelli houti sostenuti dagli Iraniani, subendo anche diversi bombardamenti arrivati a Riad e intercettati solo parzialmente dall’ immenso schieramento di missili Patriot.
Andrea Muratore
La ringrazio per l’apprezzamento! I suoi sono tutti rilievi importantissimi e corretti e, anzi, lei anticipa un’analisi complementare a quella che ha appena letto e che in sede di questo articolo non è stato possibile portare avanti, avendo deciso di dare priorità al quadro strategico generale. Il tema centrale è sempre capire a che prezzo la Russia e gli alleati potranno incassare i dividendi della pace: su questa questione si gioca il futuro geopolitico della Siria e il suo stesso destino futuro.
Saluti e buona serata!
napalm51
il giorno che saranno utilizzate armi di ultima generazione dagli ‘infedeli del occidente’ sarà un ulteriore passo per una guerra globale.
Per quanto riguarda la Syria, da quello che stiamo leggendo, non vedo possibilità di mediazione tra le parti. Stanno andando verso l’anientamento del avversario. Un po’ perché USA,Arabia Saudita, Israele sono lontani dal teatro di guerra un po’ perché alimentare un teatro di guerra esterno per adesso evita loro di divetare il teatro di guerra.
songanddanceman
Premetto che ,
siccome ho una “intelligenza media ” ( leggi : perspicacia media ) , che non mi permette di capire bene il Post molto articolato del dott. A.Muratore .
Cerco di spiegare quello che ho dedotto secondo le mie (poche) informazioni stando in Italia ( … e dietro ad una tastiera ) , indipendentemente a quello che ha detto ( o ha cercato di far capire ) il n/s. Andrea Muratore .
L’unica cosa che ho capito bene del post di Andrea M. è questa :
– – …. Mentre appare sempre più chiaro che SOLO una mediazione politica articolata e credibile potrà garantire un futuro al Paese, e che
le vittorie delle forze di Damasco sui jihadisti NON sono sufficienti a consolidare l’unita della Siria,
tale mediazione appare sempre più lontana e difficile,
vista la contrapposizione frontale tra i principali Stati che possono giocare un ruolo nel fermare una mattanza entrata nel suo ottavo anno.- – ( e fin quì , ovviamente , ci siamo tutti )
A parte che : la “mediazione politica ” già c’è ( incontro di Astana tra Russia , Iran & Turkia ) ma non si sa cosa hanno stabilito .
Tradotto per “le casalinghe di Voghera ” di cui faccio parte … : non si sa ancora nulla di concreto … ma tantè ….
Secondo me (…. per far capire alla casalinga di Voghera ) :::
Ci sarà una BALCANIZZAZIONE della Siria ( questo è poco ma sicuro )
A Nord c’è il problema Erdogan & La Rojava-Curdo- Siriana – Usaisraelesaudita a Nord ,
Ad Est …. nella zona di Deir El-Zor , dove ci sono dei pozzi petroliferi, si continua a combattere ( Jihadisti “moderati ” finanziati dai paesi del Golfo & USA contro le truppe governative aiutate dagli Iraniani ) , non so come andrà a finire ( io , intanto , faccio il tifo per il popolo Siriano che ha già espresso il suo voto in tempi non sospetti )
A Sud : pare che l’esercito governativo di Bashar Al-Assad ( reo di non voler essere colonia degli USA ) sta cacciando i ” Lanzichenecchi ” finanziati ed organizzati dagli Usaisraelitisauditi .
Per quanto riguarda la Russia :
Non ci vuole un esperto militarpolitico per capirLo : E’ un bluff per i Siriani .punto .
Alla Russia ( leggi : Putin ) interessa SOLO la regione dove sono situate le Sue basi/porti militari ( tipo : Tartus , ecc. ) & l’incolumità del Governo di Bashar al-Assad perchè affidabile .
La Russia non ha alcuna intenzione di difendere la “pipeline -gas “( Golfo Persico-Iran – Iraq -Siria – Europa ) . lo capisce anche un bambino .
Le altre considerazioni le lascio al n/s. Andrea Muratore che è più bravo di me a scrivere in politichese .
Andrea Muratore
Buona fortuna nel suo tentativo di mediazione per la pace in Siria, vista la sua esperienza immagino lei sia l’inviato speciale ONU
songanddanceman
Sono onorato per la Sua risposta & la ringrazio in anticipo.
A parte che gli USA sono il “padre-padrone ” dell’ONU ( e della NATO) , non ci vuole un esperto per capirlo ( non incaricherebbero mai uno che la pensa come il sottoscritto ) .
Ho scritto chiaramente che sono di parte ( faccio il tifo per il popolo Siriano ed indirettamente per il suo governo legittimo ) , se dipendesse da me : Caccerei tutti i tagliagole , i finanziatori della CIA-USAisraeliana , gli “uccidentali” che nessuno a chiamato ufficialmente , ed ovviamente tutti i gruppi mercenari di “ribelli democratici” supportati dai principi del Golfo .
Però sono anche realista ( o forse pragmatico ) .
Io non ho detto di essere un esperto della Guerra in Siria , anzi ho detto che ,stando in Italia e da dietro una tastiera so quello che può sapere “l’italiano medio con una inteliggenza/perspicacia media ” ( forse mi sono spiegato male , non essendo molto pratico/abile nella lingua italiana : scrivo come parlo )
Ripeto , dalle informazioni che un “italiano medio” riceve dalla Guerra in Siria si evince che :
Ci sarà una “Balcanizzazione della Siria ” ( di preciso in che modo non lo posso sapere ma lo posso solo immaginare ) .
Prima , però , dovranno risolvere il “problema Erdogan ” ,
poi quello dei Curdi-Siriani a Nord ( Rojava regione autonoma ?? ) .
Poi , ad Est nella regione di Deir el-Zor ( dove ci sono dei pozzi petroliferi e/o di gas )
Infine , per sapere ” di che morte dovranno morire “(cit.) i Siriani , bisognerebbe sapere le vere intenzioni del Ministero della Difesa Russo ( leggi : Putin ) da cui dipende il loro destino geo-politico ; secondo me : La Russia ( Putin) sta bleffando ( a causa della pipeline-gas verso l’Europa ) .
Ovviamente , spero di sbagliarmi a favore dell’eroico popolo siriano ( di quello che ne è rimasto ) , ma guardando la situazione attuale la deduzione che viene fuori è più o meno questa suddetta .
Con osservanza : saluto .
Horace
La guerra di Siria è una guerra di lunga durata e vincono gli attori che giocano sul lungo periodo. Questi attori sono Russia ed Iran. Pensare che Putin non pensi altro che ad uscire dai “pantani siriani” è ingenuo e significa far pensare Putin alla maniera occidentale, che vive sul corto e cortissimo periodo. L’Iran è ancora meglio. Abituato ad essere considerato il paria delle nazioni nel breve volgere storico di 50 anni è passato da paese sull’orlo della debacle a paese decisivo per la pace in Siria. Cioè da una debacle possibile con l’Iraq negli anni ’80 a odierna minaccia per Israele. La dirigenza odierna israeliana dovrebbe però apprendere da uno storico militar israeliano Martin Van Creveld che ritiene non pericoloso l’Iran per Israele. ma questo è ragionamento troppo lungo e complesso per lo spazio qui concesso.
Per una plastica comprensione riporterò due link . Uno di una cartina dell’agosto 2015, un mese prima dell’intervento russo e una odierna. Basta guardarle per capire la serenità che alberga nei cuori di Putin, Assad e gli Ayatollah di Teheran. Loro sanno che in Siria il tempo è stato e sarà galantuomo. Noi occidentali che viviamo sulla compulsione del breve momento no.
http://www.mediafire.com/convkey/8dcf/207qo85dx07ysmczg.jpg
https://syria.liveuamap.com
Lorenzo
L’unica “mediazione” che debba essere realizzata dalla politica è la selezione del nemico: nemico nel senso dell’inglese ‘foe’, l’avversario esistenziale il cui Dasein (esserci-al-mondo) ipso facto opprime l’esserci proprio. E di questa forma di mediazione il panorama siriano non difetta, anche se sono possibili ulteriori miglioramenti.
Io non so come possiate figurarvi una crisi dissolutiva dell’impero statunitense fuori da una radicalizzazione della situazione militare come quella in corso d’opera. Siccome non voglio dilungarmi faccio il copia-incolla di un commento che ho pubblicato sul blog di Marcello Foa:
*** La guerra è il motore del mondo. Tre guerre mondiali (due calde e una fredda) conclusesi in modo sciagurato ci hanno regalato l’impero del capitalismo d’assalto e della political correctness, e non sarà colla pace universale che ce ne libereremo.
Sono le guerre di aggressione petroenergetiche e servoisraelitiche combattute in Medio Oriente nell’arco degli ultimi 30 anni ad aver minato l’egemonia statunitense e ad aver consentito la riformulazione degli equilibri mondiali in chiave policentrica. Un nuovo ciclo di guerre finite male potrebbe segnare la crisi definitiva del conquistatore anglosassone e del modello di (in)civiltà che ci ha imposto per 70 anni.
Ogni pacifismo – come dovrebbe risultare ecidente a lettori di Marx – è un servigio reso allo status quo. Va benissimo denunziare le perfidie mediatiche di Albione e delle sue filiazioni transatlantiche ma allo scopo di indebolirne lo sforzo bellico, non di salvaguardarle dal medesimo. ***
Gaz
@Lorenzo
C’È chi incassa proventi e dividendi e chi incassa solo i colpi.
Mi ricordo di un tipo che dichiarò guerra a mezzo mondo, ma non sapeva neppure dove fare il biglietto per arrivarci. Però sapeva come trasferirvi i capitali dello stato per farli propri.