Sinistra e globalizzazione?

Il mutamento prodotto dalla globalizzazione è riconosciuto formalmente ma, in effetti, non compreso. Questo riguarda in particolare la sinistra che, agli inizi degli anni novanta, si è divisa fra l’ala che ha accettato l’egemonia culturale neo liberista, rinunciando ad ogni alterità politica rispetto alla destra, ed anche al più blando riformismo, e quella identitaria che ha mantenuto la sua opposizione al sistema capitalistico, ma senza alcun tentativo di capire le novità dell’ipercapitalismo finanziario.

Nella maggior parte dei casi, le formazioni della sinistra cosiddetta radicale (Linke, Front de Gauche, Rifondazione Comunista, Izquierda Unida ecc.) si sono limitate  a ripetere stancamente gli slogan di sempre (dalla riduzione dell’orario di lavoro alla richiesta di una maggiore giustizia fiscale, alla difesa degli istituti del welfare, un internazionalismo privo di spessore analitico, il rifiuto della guerra ecc.) ma senza mai articolare il discorso nel quadro delle condizioni presenti.

La conferma è venuta dall’assenza di una linea credibile di fronte alla crisi, rispetto alla quale si sono proposte analisi fuori del tempo come quella da sovra produzione, ignorando del tutto la radice iperfinanziaria del processo in atto.

Ed infatti, la crisi ha gonfiato le vele delle nuove formazioni populiste, non quelle della sinistra che non ha avuto alcuna proposta da fare e, nell’unica occasione in cui ha beneficiato del crollo della sinistra tradizionale, in Grecia, Siriza si è esibita in una penosa resa ai diktat della tecnocrazia europea.

In verità neppure i populisti hanno alcuna credibile proposta per uscire dalla crisi o una qualsiasi analisi del nuovo potere finanziario, ma, per spingerle, almeno per ora, basta cavalcare la reazione livida verso la globalizzazione ed in particolare contro l’immigrazione accompagnate da qualche generica critica verso i poteri finanziari.

La sinistra è oggi marginale perché non è più capace di egemonia culturale e non è capace di egemonia perché da troppo tempo non produce cultura politica ed esprime attraverso un ceto politico meno che mediocre.

Da quanto tempo la cosiddetta “sinistra radicale” non produce una rivista teorica degna di essere presa in considerazione? Salvo il Manifesto che ancora produce pagine di qualche valore teorico e di inchiesta, da quanto tempo la cd “sinistra radicale” non produce nemmeno una qualche pubblicazione con articoli di qualche valore anche solo informativo? Da quanto tempo non assistiamo ad un qualche dibattito strategico di ampio respiro come quelli che la sinistra seppe fare fra gli anni cinquanta ed i settanta? Alzi la mano chi si ricordi di un convegno minimamente decente dagli anni ottanta ad oggi. Ed anche sul web i siti della sinistra radicale non superano il livello di un bollettino parrocchiale.

Mi si dirà che riviste teoriche, convegno e dibattiti non se ne vedono neppure a destra o fra i 5 stelle. Verissimo, ma si tratta di due cose molto diverse fra loro e molto diverse dalla sinistra.

La destra non ha bisogno di riviste e convegni di partito perché ha altri canali per definire i suoi orizzonti strategici come l’Aspen, la Trilateral, il Bilderberg, la Heritage Foundation o alcune istituzioni universitarie americane (e, peraltro, anche queste culture politiche hanno il fiato grosso davanti alla crisi apertasi nel 2008). Quanto ai 5 stelle, per ora c’è solo il contributo personale di Gianroberto Casaleggio che si sostanzia in una riflessione non priva di interesse sul nesso democrazia diretta-rete web, con incursioni nel campo della futurologia, ma si tratta di una riflessione sfortunatamente interrotta dalla morte prematura del suo autore che presenta aspetti disorganici ed insieme carattere unidimensionale, per quel che riguarda il fenomeno della rete.

Certamente resta comunque un pensiero meritevole di attenzione, ma in un deserto di discussione teorica che, anzi, è vista con diffidenza se non ostilità perché genericamente etichettata come “ideologia”. Per ora i 5 stelle si giovano della crisi e degli errori delle classi dominanti (oltre che delle intuizioni di Casaleggio sul valore comunicativo della rete) e mietono successi elettorali senza precedenti, ma ben presto scopriranno che senza quelle discussioni “ideologiche” che definiscano una identità politica complessiva una classe dirigente nuova non nasce. Brutto affare per chi si candidi alla guida di un paese come l’Italia.

Dunque, la ripresa di un livello approfondito di elaborazione politica al livello dei tempi, che non ignori il potenziale della rete, ma non per questo smetta strumenti più tradizionali come le riviste, i libri, i convegni di studio ecc, senza dei quali quella elaborazione non si fa.

Quanto ai contenuti, sarebbe ora che la sinistra andasse oltre gli slogan e cercasse realmente di capire il mondo della globalizzazione che richiede, in primo luogo, un approccio al pensiero della complessità che non è una invenzione del neo liberismo ma un approccio metodologico ormai necessario.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (56)

  • Definire delle strategie di branding delle “intuizioni” di pensiero e poi lamentarsi del livello di discussione lo trovo paradossale. Mi piacerebbe definire quello che fa il M5S con la sua piattaforma “Crowdwashing” in quanto analogo al Greenwashing o al Pinkwashing fatti da certe compagnie.

    Tornando più in tema: delocalizzazione, finanza, automazione. Mi pare sia proprio lei a indicarli in un suo libro come i 3 grandi protagonisti di questi ultimi decenni. Come comportarsi rispetto a queste 3 tematiche? Come si intrecciano? Gli algoritmi per il mercato finanziario pare essere ad un ottimo livello, ad esempio. Tra quanto converrà che nel settore operino solo questi algoritmi? Che effetti ci saranno?
    E ancora, automazione e proprietà dei mezzi di produzione è una tematica accattivante, insieme a quella della “sharing” economy. Se poi ci inseriamo il reddito di cittadinanza è una combinazione esplosiva.
    I modelli di gestione andrebbero rivisti: pubblico, privato, selezione del personale, modalità di controllo. Non è un discorso “politico”, è un discorso di messa a punto di un sistema, ricominciarsi a chiedere il perché delle cose: la politica viene dopo.
    Abbiamo gli strumenti per condividere le conoscenze ma non la capacità di farlo e, anzi, invece di arrendersi all’evidenza ci trinceriamo dietro alle scuse, al tifo, al particolare.

  • Concordo su tutto tranne un dettaglio.
    “In verità neppure i populisti hanno alcuna credibile proposta per uscire dalla crisi o una qualsiasi analisi del nuovo potere finanziario, ma, per spingerle, almeno per ora, basta cavalcare la reazione livida verso la globalizzazione ed in particolare contro l’immigrazione accompagnate da qualche generica critica verso i poteri finanziari.”

    Non so altrove, ma FN in Francia e Lega in Italia (due soggetti che immagino tu includi tra i populisti) hanno proposte precise e dettagliate su come uscire da questa palude. Proposte condivise anche da una parte del M5s, pur non essendo la posizione del movimento in quanto tale.
    Se si vuole ricostruire la sinistra (cosa che io auspico da tempo), negare che sull’altro fronte ci siano anche proposte valide non è un buon modo per iniziare.

    • Le proposte di FN e Lega sono precise e dettagliate per portare a più disuguaglianza sociale e più nazionalismo, in definitiva portano alla rovina. L’unico obiettivo di quelle formazioni è sostituirsi alle elites dominanti attuali, non certo a migliorare le condizioni delle classi sfruttate.

      • Appunto. Che differenza c’è tra gli ultimi 40 anni e il periodo che va dal penultimo decennio del XIX secolo alla Grande Depressione?
        Liberalizzazione dei movimenti di merci e capitali? Celo!
        Instabilità finanziaria (Mississippi cracking)? Celo!
        Sconfitta dei movimenti di lavoratori? Celo!
        Aumento delle diseguaglianze a causa di aumento di produttività e mancata compensazione delle retribuzioni (Furore)? Celo!
        Migrazioni di massa da paesi poveri a paesi ricchi (mamma mia dammi cento lire)? Celo!
        Accordi globali di fissazione del tasso di cambio (Gold Standard)? Celo!
        Tensioni sociali che sfociano in tensioni internazionali? Celo!
        Dumping tedesco (Schuko)? Celo!
        Politici di sinistra asserviti alle logiche del grande capitale (Leon Blum)? Celo!
        Manca solo la guerra mondiale, che Hillary ci avrebbe servito immediatamente, senza neanche l’aperitivo. Chissà Trump cosa farà, in quel senso.
        Una domanda che oggettivamente richiedeva una risposta meno sufficiente: evidentemente la dobbiamo arruolare tra i partigiani del “questa volta è diverso!”. Ma, se così fosse, a che servirebbe la storia?

        • con i suoi criteri la storia della guerra dei trenta anni è la stessa cosa della II guerra mondiale perchè in tutti due i casi si usano le armi, c’è chi vince e chi perde, ci sono i morti…. Troppa ideologia

          • No. Ma le due guerre sono “simili”, in quanto aventi gli stessi obiettivi: da parte della “Germania” la “volontà di potenza”, di imporsi come egemone in Europa, da parte dei vicini il tentativo di contenerla. Quindi, facendo 2+2, ci sarebbe da preoccuparsi.
            Ma sicuramente sono troppo ideologizzato: questa volta è diverso, e non succederà nulla!

          • ma perchè mi attribuisci cose che non penso? Non ho detto che “non succederà nulla” ma che siamo di fronte a fenomeni diversi dal passato Insomma sia la biga che l’auto servono a muoversi, ma sei in gradoo di apprezzarne le differenze?

  • Professor Giannuli, alla buon’ora un articolo che riflettesse sulla crisi della sinistra, non solo politica ma anche culturale! Mi permetta solo di integrare la sua riflessione con una chiosa. La sinistra, dal 9 novembre 1989 ad oggi, si è sempre focalizzata sugli aspetti esteriori delle varie crisi sociali e politiche che si sono presentate nel mondo, senza mai prestare attenzione alle cause più profonde, il che è come cercare di intervenire sulla febbre anzichè sui germi e i fattori scatenanti. Prendiamo il fenomeno delle migrazioni di massa: tutti gli uomini e le donne di sinistra, salvo rare eccezioni, fanno a gara a chi si prodiga di più in discorsi vetero umanitaristi sui doveri di accoglienza, o peggio ancora su quanto sia bello essere culturalmente contaminati in una società mutietnica, ma nessuno spende due parole sul fatto che le due principali cause degli esodi in Europa, ovvero la fame e la guerra, siano prodotti dalle manovre dei signori dell’alta finanza internazionalista, allo scopo, tra i tanti, di avere un esercito industriale di riserva (ah, se gli uomini e le donne di sinistra avessero letto il Capitale di Marx!) disposto a farsi schiavizzare e a far abbassare i salari del proletariato. Mi spiego ancora meglio: le crisi alimentari che periodicamente si verficano in Africa sono causate soprattutto dalle speculazioni che nelle varie borse mondiali vengono fatte sul prezzo del grano (se non sbaglio, Lei, Professore, ha scritto un articolo anche su questo tema), mentre la guerra che ad oggi ha prodotto il maggior afflusso di profughi, ovvero quella in Siria, è stata voluta dalla famiglia plutocratica dei Rothschild, in quanto il legittimo governo di Bashar Al Assad è uno dei pochi al mondo ad aver difeso la sovranità monetaria del proprio paese, costituendo un ostacolo al dilagare dell’usurocrazia apolide da rimuovere con ogni mezzo. Io mi aspetterei da un uomo e da una donna di sinistra una critica nei confronti di questi giochi sporchi del capitalismo finanziario, e una comprensione di come siano tali giochi a far affluire in Europa masse di nuovi schiavi da usare come cavalli di troia per la disarticolazione del tessuto sociale europeo e per far divampare una nuova guerra tra poveri, così come i faraoni dell’Antico Egitto seminavano zizzania tra gli schiavi per assicurarsi la stabilità della propria tirannide. Invece, guardi un po’ la nemesi della storia, gli uomini e le donne di sinistra, non solo hanno abdicato alla loro secolare lotta contro il potere del grande capitale, ma addirittura ne sono diventati il megafono, venendone addirittura stipendiati, come nel caso dello storico organo della gauche francese Liberation, che è diventato di propietà dei già citati Rothschild. Insomma, Professor Giannuli, non si potrebbe che concludere cantando quella divertente, ma rivelatrice canzone del mai troppo rimpianto Giorgio Gaber…….

    • Tenerone Dolcissimo

      uomini e le donne di sinistra, non solo hanno abdicato alla loro secolare lotta contro il potere del grande capitale, ma addirittura ne sono diventati il megafono,
      —-
      Sei proprio sicuro che questa lotta sia esistita veramente per TUTTA la sinistra?

    • Resto stranito nel vedere che i migranti africani sono anglofoni o francofoni.
      Allora non dovrebbero andare in Francia o Inghilterra?
      Perchè vengono invece in Italia?
      Vuoi vedere che angli e franchi hanno aperto succursali delle loro migliori scuole in Africa per i locali e in Italia non ne sappiamo nulla?
      Così come per quello spot strappalacrime, dove il bambino è francofono. Si rendano conto in Francia dei danni del loro colonialismo. Lo trasmettano in Francia e non Italia.
      Certo che metto la mano in tasca per il diritto alla vita di quei sfortunati, ma politicamente come italiano non mi sento responsabile.

  • Professore, buongiorno.

    Aggiungo solo una nota, circa la capacità di elaborazione teorica che va sempre più riducendosi: nel lontano 2003 si tenne a Napoli un convegno, “I problemi della transizione al socialismo in URSS”, di portata nazionale e di cui poi l’anno dopo furono pubblicati gli atti, dalla casa editrice La Città del Sole. Il Centro studi sulla transizione al socialismo, con cui collaborai, fece in tempo a produrre, quattro anni più tardi, un convegno a Milano, anch’esso riuscitissimo, sia pur con minore partecipazione. Da allora, poco o niente fino a oggi. Nel dicembre dell’anno scorso si è svolto un incontro in preparazione a un convegno da farsi quest’anno, l’anno del Centenario, e le forze in campo – come prevedibile del resto – sono ulteriormente scese. Questo, a conferma della tua analisi: il potenziale c’è, ed è anche notevole, ma è ostacolato da autoreferenzialità, personalismi, vecchi rancori, incapacità di essere intellettuali “organici alla classe”, direbbe Gramsci.

    Mancano inoltre punti di riferimento: torno di nuovo alla Repubblica Popolare di Cina. Dire che oggi in quel Paese vige un capitalismo monopolistico di Stato non è offenderli: loro ormai parlano, con un eufemismo, di “economia mista” (ho tradotto proprio l’anno scorso un saggio che si esprimeva in questi termini); non da ultimo, l’intervento di ieri di Xi a Davos, è stato abbastanza illuminante in questo senso. Eppure, ancora oggi, c’è chi vuole nascondere la testa sotto terra aggrappandosi a testi ufficiali cinesi che parlano di marxismo e di socialismo del xxi secolo. Fosse anche: ognuno è libero di aderire anche fideisticamente a un movimento, ma questo gli impedisce, obbiettivamente, di analizzare anche quel poco che filtra da Pechino, da un lato, e le interazioni fra Pechino e resto del mondo, dall’altra. Analizzarlo da un punto di vista di classe, ovviamente, di modo da inquadrare il risultato di tale analisi all’interno di un quadro complessivo che sia insieme interpretativo e progettuale, ovvero di cambiamento “dello stato di cose esistente”. Il problema è che, a differenza del Comintern degli anni Venti, all’operaio tedesco dovrebbe interessare molto di più la condizione dell’operaio cinese. L’internazionalizzazione e interrelazione sempre maggiori dei processi socio-economici glielo impongono. Un altro problema, sempre a differenza del Comintern degli anni Venti, è che non esiste un Comintern, che all’operaio cinese (meglio, al capitalista cinese che prende il lavoro esternalizzato) non interessa se un operaio italiano sta a casa, e viceversa. Il capitalismo è scoordinato, produttore di guerre e conflitti interimperialistici quanto vogliamo, ma noi lo siamo ancora di più, anzi, diciamolo proprio, facciamo pietà. E, per un marxista almeno, è impossibile parlare di teoria senza unirla alla prassi. Solo confrontandoci fra di noi, a livello mondiale, francamente e senza peli sulla lingua, saremo in grado di produrre teorie migliori e prassi migliori delle attuali.

    Queste, in estrema e brutale sintesi, le problematiche maggiori all’interno del movimento operaio oggi. Ma spero, anche qui, di sbagliarmi.

    Un caro saluto.

    Paolo

    • @ Paolo.
      Ciao Paolo,
      tra le parti che ci riguardano più da vicino della globalizzazione c’è la chiusura delle nostre piccole imprese che subiscono la concorrenza orientale e la mancanza di innovazione; collegato a tanto c’è il disavanzo tedesco nei confronti della Cina. Berlino non ha nessun interesse verso le nostre produzioni spiazzate, ma ad importare prodotti al prezzo più basso possibile, esattamente come gli altri nordici.

      • Ciao Gaz,
        hai pienamente ragione. Il problema è che a fregarci i posti di lavoro non sono stati (direttamente) i cinesi, ma padroni e padroncini che, nella prima fase, quella detta delle “vacche grasse” (pre-crisi 2008), hanno chiuso tutto per esternalizzare la produzione. Non gli andava più bene un semplice ricarico del 20%, o 50%, noooo. Fai come tizio che ricarica del 500%, fai come caio che ci marcia del 1000%, e così via. E Ciampi parlava di “fare sistema”. E io, che con la tenaglia spaccavo i sigilli dei 40 HQ pieni di queste schifezze stipate all’inverosimile, con già la targhetta in euro sopra, mi mangiavo il fegato e mi mettevo (metaforicamente) le mani nei capelli, pensando che nella mia zona erano tutte tessiture, confezioni, stirerie, ecc. Poi è arrivata la crisi. E con la crisi, la polarizzazione delle contraddizioni, la crisi dei crediti, la chiusura di padroncini troppo esposti che non riuscivano più neppure a pagare a 180 gg. E la vittoria delle catene di grande distribuzione. Basta andare in un centro commerciale o in un centro storico, per capire di chi sto parlando: gente che gioca con centinaia di migliaia di capi, non con migliaia di capi, gente che tira il collo al padrone cinese il quale tira il collo ai suoi operai, né più né meno di quello che fanno i padroni nostrani con le cosiddette “cooperative” di manovalanza che, a loro volta, tirano il collo ai loro “soci”. E questi personaggi hanno monopolizzato il mercato. Ora, parlano di enormi possibilità di mercato in Cina. Certo… se mettessimo anche noi un bel dazio al 45%, avremmo ritorsioni, ma in ultima analisi chi ci rimetterebbe di più? Dove pende la bilancia commerciale? Cosa abbiamo da perdere? Teniamo presente che una maglietta, con sopra già l’etichetta di eur 9.90, non costa qui quella cifra neanche se la produci in piena regola. Il tuo margine ce l’hai lo stesso. Ma nessuno, dei padroni, a un certo punto “ci è stato più dentro”… e, com’è come non è, le confezioni son diventati dei grandi magazzini con un mulettista e un contabile.
        Ora, tutto questo per dire che i cinesi hanno colpa, ma nessuno – in quella fase – ha obbligato i nostri beneamati cavalieri del lavoro a chiudere qui per riaprire di là. Aggiungo, tutti parlano di libero scambio ma non sanno neppure cosa significhi esportare qualcosa in quel paese corrotto fino al midollo, dove il diritto è scambiato col favore di turno al doganiere altrimenti ti bloccano la merce all’infinito, e importare qualcosa qui, chiunque, anche il primo pirla che passa per strada ma con quattro soldi in tasca, senza licenze, con controlli a campione e irrisori, con sanzioni amministrative altrettanto ridicole, con addirittura, fino a dieci anni fa, la riduzione daziaria (o l’esenzione totale!) per certe voci doganali con il certificato di origine form-a che veniva usato per i paesi in via di sviluppo (sic!).
        Ora, che sono pieni di dollari da far schifo e non sanno più cosa comprare (l’ultima, è stata la mia amata svedese, la Hasselblad, https://techcrunch.com/2017/01/05/dji-acquires-hasselblad-the-iconic-swedish-camera-company/ un mito che non mi sono mai potuto permettere… comprata da una ditta che fa elicotterini con una telecamera sotto!), esportano capitale, come da manuale cencelli del perfetto capitalista, e vengono a farci pure la morale a Davos…
        Gaz, lo sai, amo la Cina, il Giappone e tutto l’Estremo Oriente. Invidio alla morte Fosco Maraini, Giuseppe Tucci e tutti quelli che, sulle loro orme – pochi ma ci sono – dedicano parte della loro vita allo studio sul campo di questi meravigliosi Paesi. Tuttavia, ho visto e continuo a vedere troppe, ma troppe schifezze passarmi sotto gli occhi per farmi incantare dal primo Xi di turno che viene a parlarmi di “prosperità comune”. Mah, meglio berci sopra…

        Ciao!
        Paolo

        PS Allora ditelo, non ho avuto più spazio per risponderti. Scusa ancora per i toni, non ho mai avuto né peppini né editori né quant’altro. Altrimenti non sarei dove sono. Se vuoi scrivermi l’indirizzo email lo trovi nella pagina di academia, non lo scrivo perché mi hanno insegnato che poi mi arrivano gli spam… ciao!

        • @Paolo Selmi.
          Ciao Paolo, con Accademia ho più volte imbastito un corpo a corpo …
          Xi è un paraculo, senza tanti giri di parole, che da comunista, pro domo sua, difende le istituzioni del liberismo più sfrenato.
          Ogni mattina deve ringraziare Mr. Bushione se è nel WTO: potere della civanza, ovvero pappa tu che pappo io.
          Quando ero piccino mi hanno insegnato che i cinesi, al pari di alcuni vicini, dei trattati internazionali dopo un po’ di tempo se ne impipano, cioè finchè gli fa comodo. E in Africa cosa stanno combinando? Si sono aggiunti e/o hanno sostituito i vecchi colonialisti?
          Alla lunga il problema non sarà l’accerchiamento geografico/politico della Cina, quanto la politica mercantile espansionistica basata sul dumping sociale.
          Il problema c’è. Per alcuni è vantaggioso lasciare le cose come stanno, per altri significa una lenta agonia.
          P.s. Il leader cinese significativamente mi sembra non aver incontrato nessun altro leader dei paesi confinanti, ovvero se ne impipa, non li considera, vede solo mercati in cui esportare.
          Ti aggiungo che sono uno di quei snob che quando compra un capo di abbigliamento guarda come prima cosa l’etichetta. Preferisco gli abiti vintage di ottima fattura o sartoriali a quelli made in altrove.
          Recentemente ho fatto un acquisto incauto. Ho scoperto di aver acquistato scarpe da passeggio made in China. Si sono scollate dopo averle calzate tre volte, ma a parte questo mi ha sorpreso il fatto che fossero comode. I cinesi hanno la pianta del piede più stretta di quella degli occidentali, per non parlare degli africani. Qualcuno gli sta svelando tutti i segreti.
          Vedremo con Trump, oppure gli daranno un po’ di appalti per chiudergli la bocca?

  • Buonasera Prof.,Lei scrive dei bei pezzi ,sia quello sulla grammatica della complessità sia il presente sulla crisi di una comunicazione di approfondimento culturale e non solo di informazione veloce come avviene quotidianamente sulla rete. Mi piace lo sforzo di chiarezza che si impone con severità e che vuole sia anche compreso e capito da altri perché senza la profondità della analisi o del confronto dialogico anche le belle idee restano mute e a lungo termine non sono generalizzabili nè proficue.Però io ritengo che oggi ci sia della confusione in giro:primo non so se siamo subordinati alla cultura e alla prassi del neoliberismo e non so se ci siano validi impulsi al comunismo dei fattori produttivi perchè il mondo è preda di concetti come competitività ed espansione,ecc. .Lei mi dirà che essi sono l’emblema del capitalismo neo liberista ,ma secondo me no.Sono solo il manifesto di una confusione generale che ha ridotto l’uomo come una merce qualsiasi.Xi-Jinpin leader comunista a Davos ha elogiato il neoliberismo e la globalizzazione ,ritemgo solo per vendere i suoi prodotti a prezzo competitivo considerato che là gli operai sono trattati male e senza diritti.Quello che avviene nel mondo,per me,dal neocolonialismo surrettizio seguente la mondialixzzazione dei commerci, alla omogeneizzazione dei desideri e dei consumi nonchè degli stili di vita, fino alle violente migrazioni per fame o per guerra dipende solo genericamente dagli indirizzi culturali del liberismo o del comunismo.Piuttosto dal fenomeno della predazione e dalla mancanza di un movimento mondiale per l’estensione dei diritti essenziali degli individui e di ciascun popolo.Se quei diritti fossero rispettati ovunque in maniera razionale un individuo non si sposterebbe tanto facilmente dall’Africa subsahariana per venire a raccoglier pomodori da noi o l’uva in Francia.Nemmeno ci sarebbe un concorrenza sfrenata nei prezzi dei manufatti. Ci vuole una rivoluzione dei diritti ed una Autorità terza che li faccia rispettare .Non Vi pare?…

  • La sinistra è tutt’altro che incapace di egemonia. Essa *è* egemone nel ruolo che si è scelta di strumento dei poteri forti e veicolo della globalizzazione predatoria. Per questo stesso motivo (e *non* a causa di deficit culturali) essa non può egemonizzare il popolo lavoratore che dalla globalizzazione viene depredato, e di cui è diventata la più implacabile avversaria.

    Il deficit culturale, constatabile sotto ogni versante politico, è funzione della decadenza, ma nel caso della sinistra deriva anche dal fatto che chi vive nella menzogna ha timore della riflessione e dello spirito critico (che è causa principale dello smantellamento ormai quasi ultimato della scuola pubblica).

    Per quanto riguarda i rimedi alla situazione presente, per il poco che sia possibile rimediarla, ce n’è solo uno ed è quello che hanno in mente (sia pure in maniera non sempre chiara e lineare) i Trump e Le Pen: invertire lo sfacelo rilocalizzando le manifatture, epurando le orde migratorie e istituendo un cordone sanitario fra il primo e il terzo mondo. Se si rifiuta questo approccio non c’è alcuna soluzione e questo è un motivo di più per fare meno cultura possibile in argomento.

    • Il problema è che i “rimedi” di Trump e Le Pen portano dritti alla guerra (quella vera oltre che quella commerciale) ed alla rovina delle classi lavoratrici, che mettono le une contro le altre attraverso il nazionalismo ed agitando lo spettro dell’immigrazione, a tutto favore loro, cioè delle classi dominanti delle quali Trump e Le Pen fanno parte.

      • Le classi dominanti, oggi, sembrano ben favorite dal “cosmopolitismo”, per un semplice motivo: i diritti sono garantiti da una comunità politica e una comunità politica mondiale non esiste. Pertanto il sorvolare le frontiere da parte del presunto “libero mercato planetario” non ha senz’altro effetti egualitari: ad esempio, la possibilità di spostare posti di lavoro o introiti fiscali da un Paese all’altro significa che chi gestisce capitali può porre le sue condizioni ai governi e ai lavoratori.
        E’ per questo che la destra nazionalista ottiene consensi: dà l’impressione di poter reagire a un cosmopolitismo malefico. Non intendo dire che concepire il proprio “interesse nazionale” come indifferente alla sorte degli altri popoli sia una soluzione. Ma anche un economista di sinistra come Rodrik sostiene che gli Stati nazionali dovrebbero recuperare un maggior potere e a volte esser protezionisti – stipulando al tempo stesso accordi internazionali diversi da quelli attuali.

        • Lei parla di logiche comunque interne alle classi dominanti: dato che la globalizzazione “cosmopolitista” sembra non funzionare torniamo al protezionismo ed alla “sovranità” (termine molto di moda). Ma in realtà il vero problema non è: come riuscire ad innescare un nuovo ciclo di accumulazione come quello del dopoguerra per (dare l’illusione di) creare ricchezza per tutti. Il vero problema è che oggi di ricchezza ce n’è anche troppa, ma è tutta concentrata in pochissime mani. L’ambiente non può sopportare la creazione di più ricchezza, perchè significa in soldoni avere più domanda di energia che ad oggi il pianeta non riesce a sostenere.
          Della questione energetica e del consumo nessuno parla, men che meno la sinistra radicale ancora infognata in una concezione sviluppista del mondo, ma è centrale nella società.

          • Io solitamente non condivido quello che dice Riccardo M (ho altre visuali ) …eppure..qui c’è qualcosina di vero in alcune cose che dice.

          • Ma in realtà il vero problema non è: come riuscire ad innescare un nuovo ciclo di accumulazione come quello del dopoguerra per (dare l’illusione di) creare ricchezza per tutti. (Riccardo M )
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            Verissimo…di ricchezza anzi di spreco ce ne tantissima…– basti pensare che ogni paese industrializzato europeo e non…più o meno butta via il 40 % (non consumato per eccesso di consumismo…ma letteralmente buttato via ). Cioè equivale a dire che ogni Paese industrializzato potrebbe con il superfluo prodotto mantenere gratuitamente un paese povero . Una cosa assurda. Senza considerare l’esageratamente superfluo consumato .
            Quindi non è un problema di ricchezza o di accumulo di nuova ricchezza…e un problema di distribuzione della ricchezza , ovviamente con un altro sistema non quello consumistico /ipercapitalista …che porta a queste dinamiche . Idem per il lavoro , oggi con le conoscenze che abbiamo…”potenzialmente” il lavoro c’è per tutti …(e che la disoccupazione è un arma necessaria ai sistemi capitalisti / neoliberisti….se non c’è la creano ..e la giustificano anche dal punto di vista teorico economico—>> un sistema economico neoliberista e ipercapitalista con molta disoccupazione paradossalmente a una ristretta cerchia di pochi (èlite, renties etc etc ) fa aumentare enormemente i profitti. Ovviamente , inutile dire, che la soluzione non è quella già sperimentata dal comunismo : fallita totalmente …impresentabile e improponibile per una seconda volta..è un capitolo definitivamente chiuso .

            Ma soluzioni di altro tipo che coniughino sano sviluppo economico, giustizia sociale , equa distribuzione delle risorse senza mortificare la libera iniziativa e senza per altri versi creare sacche di povertà/disoccupazione…potenzialmente ci sarebbero (oggi ne abbiamo tutti gli strumenti ) ..ma…però….il mondo va come va…

      • Le classi lavoratrici europee sono state rovinate dall’integrazione coi loro omologhi del terzo mondo, non dall’ostilità. Le guerre poi offrono le migliori opportunità per distruggere l’ordine esistente, cosa di cui la sinistra è sempre stata consapevole (lotta di classe e guerra antiimperialista significano guerra civile e interstatale). Non sarà un caso che le due grandi rivoluzioni antiliberali, quella sovietica e quella nazionalsocialista, siano nate dalla guerra mondiale.

        • “Le classi lavoratrici europee sono state rovinate dall’integrazione coi loro omologhi del terzo mondo”
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          Hey Lorenzo! Bravissima recitazione, ma non dimentica qualcosa? Al fine di garantire una corretta comprensione del precedente commento musicale, ecco l’intero recitativo con accompagnamento…

          https://www.youtube.com/watch?v=SHqMrKw9bpg

      • Il problema è che i “rimedi” di Trump e Le Pen portano dritti alla guerra (Riccardo M )
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        Potrebbe anche essere che si arriverà alla guerra perché la situazione mondiale è compromessa …e Trump non riuscirà ad aggiustare nulla. Ma nella contingenza attuale chi ci portava dritti dritti all’ecatombe era Clinton /Obama…+ l’UE in sintonia con loro…e non guerre sparse (quelle menzionate da Bergoglio qualche tempo fa quando non ha torto diceva che la terza guerra mondiale è già iniziata a sprazzi ) …no no…proprio una guerra mondiale totale. La contrapposizione sino al punto di non ritorno con la Russia la stavano pompando Obama /Clinton con i servili e ubbidiente vassalli dell’UE. L’altro teatro di guerra suscettibile di scontro con la Russia ..idem ..lo hanno provocato e foraggiato Obama /Clinton….idem per tutte le guerre e rivoluzioni primaverili e non in nord Africa e in medio oriente in generale. Mi risulta che Trump (al netto che piaccia o meno ) voglia stemperare ..sia in medio oriente ma in particolare con la Russia. Ora la tensione è calata di molto …(da notare che il progressista (???!!! ) premio nobel per la pace ( ????!!!! ) dopo perse le elezioni e sino a ieri ha continuato a far ammassare truppe e armamenti nel confine addiacente alla Russia (mai successa una cosa del genere nella storia degli Stati Uniti che un presidente uscente faccia azioni del genere ) …..

        • Aggiungo: il tentativo di de-globalizzazione del Trump e di certe destre europee , cioè voler portare i Paesi al loro alveo naturale originario e destrutturare le macro aree artificiali …invece a mio parere è ottimo …la Globalizzazione o meglio “questa ” globalizzazione è perfettamente funzionale al capitalismo selvaggio e iperfinanziario …fa fare profitti immensi e produce una povertà immensa …e paradossalmente questa globalizzazione è spinta , difesa, dalle sinistre mondiali. Si dirà ma non son autentiche sinistre: vero…ma dove stanno le vere sinistre ??? boh…non ci stanno..la sinistra mondiale attuale esiste perché attraverso le elezioni il “popolo di sinistra” le vota. Perché in italia il pd è forte , oggi un po meno? chi è che lo vota? quella sinistra che ieri era vera sinistra. Quindi la metamorfosi c’è stata al vertice e alla base..i piddini attuali sono quelli del PCI poi DS di ieri. E’ il popolo di sinistra che tiene in vita la sinistra attuale mica ali babà. E la “vera” sinistra con i valori autentici “di sinistra ” –condivisibili o meno —che non risorge…praticamente NON ESISTE PIU ‘.

        • L’intenzione di Trump è quella di spartirsi il mondo con Putin, se questo le sembra che possa portare a un cambiamento della mia e sua qualità di vita è un ingenuo a dir poco.

  • Durante il ventennio della globalizzazione e del neoliberismo abbiamo assistito alla metamorfosi delle sinistre europee, che hanno abbandonato il loro elettorato tradizionale e si sono messe al servizio, ben retribuito, dell’elite finanziaria.
    Mentre stiamo discutendo sulle cause e conseguenze di questa mutazione, rischiamo di ritrovarci, con l’avvento di Trump, in una situazione politica e economica completamente diversa: ritorno agli Stati nazionali, dazi doganali elevati, rientro dall’estero dei capitali e delle aziende delocalizzate, fine dei movimenti migratori, ritorno all’economia reale e fine del dominio della finanza e così via.
    Non sappiamo ancora se Trump e lo spezzone della classe dirigente americana che lo sostiene terranno fede a questo progetto e se gli Stati europei lo seguiranno.
    Se ciò avvenisse, sarà curioso vedere quali saranno i comportamenti della sinistra: ritornerà alle origini o continuerà a difendere il progetto della globalizzazione?

  • O. T.
    PCP, ovvero Pier Carlo Padoan, al secolo fra’ Incasso, in un afflato più enfatico che mistico, nella fredda Davos ha dichiarato in mondovisione: “Il problema dell’Europa è l’Europa. I nostri problemi nascono a Bruxelles e talvolta a Francoforte”.
    E allora!?
    Quando si passa alla pratica??
    Ministro, se conosce il problema e non tenta neppure di affrontarlo, lasciando marcire il sistema produttivo, vada a casa.

    • Caro GAZ,
      Questi tuoi appelli (non è il primo questo che ho letto, e non credo sarà l’ultimo), a personaggi come Padoan che rimproveri bonariamente e inviti a farsi da parte, in nome di una incapacità vera o supposta a svolgere il loro ruolo, fanno tanta tenerezza.
      Ma io sono un anziano avviato verso una vecchiaia sempre più imminente, e so molto bene come ragiona e cosa sente la gente ad una certa età.
      Facci caso, sono quasi tutti molto anziani o vecchi; non desiderano più il potere, che vedono spesso come una seccatura, e nemmeno il denaro, di cui sono quasi sempre ben provvisti.
      E’ altro a cui pensano; sono spaventati a morte dalla morte (perdona il calambour) , dall’idea stessa della morte, che inizia naturalmente con quella civile ed è seguita (a tempo debito) da quella fisica.
      E’ ben per questo sono così attaccati alle poltrone. Non sono cattivi e neppure necessariamente disonesti, anzi, sono solo uomini (in questo le donne ancora fanno eccezione, perchè hanno i figli a cui pensare), uomini come te e me, piccoli uomini terrorizzati dall’idea di ritrovarsi ai giardinetti a pensare ai propri malanni.
      Ed è per questo che è così giusta la regola del M5S: due mandati, poi a casa, ad occuparsi dei fatti propri. E penso che questa regola dovrebbe valere per tutte le posizioni, pubbliche o private, in cui si debbono prendere grandi responsabilità che impattano fortemente nella vita di una comunità.
      Per non ritrovarsi come adesso in una società governata da vecchi che non lavorano per il futuro, perchè il loro futuro è ormai limitato.
      Ciao

      • Caro Roberto,
        ho avuto la sorte di passare le mie estati fanciullesche nel circolo dei combattenti e reduci, dove qualcosa ho pur sentito e appreso.
        So di non avere di un carattere facile.
        Ho momentaneamente smesso di scrivere su questo blog a giugno, quando non ne ho avuto la forza fisica. A dicembre ho avuto altri problemi, ma non ho voluto rinunciare a dare il mio piccolo contributo a questo blog, dove mi pare di non avere tanti peli sulla lingua e non le mando certo a dire.
        PCP ha sollevato un problema politico, un po’ come il medico che f una diagnosi. Se il malato non viene curato o non viene curato adeguatamente, è segnato.
        Se l’Itali non imbrocca le politiche conseguenziali alle parole di PCP, la responsabilità politica è sua. Qualcuno, oltre che me, se n e ricorderà.
        Si può dire che se un ministro dice una cosa e ne fa una contraria o non conseguenziale è incoerente?
        Non è certo il medico a ordinare ai ministri di assumere la carica, tanto meno a non dimettersi quando sono in disaccordo con se stessi. Io sarò pur tenero, ma lor signori sono incapaci e incoerenti: quando non si condivide una scelta politica, come ultima ratio non restano che le dimissioni, ma figuriamoci se quelli si sognano di sbattere la porta per interessi che non siano loro.
        Certo, dici bene quando affermi che lor signori sono attaccati ai privilegi di casta ad ogni costo.
        Poi alla fin del fiera c’è da interrogarsi anche su un corpo elettorale che da valanghe di voti a Berlusconi e a Renzi.
        P.s. Come direbbe il prof. Giannuli, qui si copia.
        Mi sembra che quanto venga scritto qui sia letto fuori, ma non citato

        • Caro GAZ, non volevo certo criticarti.
          Il fatto è che questi sono attaccati ad ogni costo solo alla VITA, non gliene frega nulla del potere, dei soldi, tantomeno della cosiddetta casta.
          E stare in palcoscenico, sotto i riflettori, è il modo che hanno scelto. Oggi troppi vecchi lavorano e, come non bastasse, in Italia, patria elettiva dei cretini, invece di diminuire l’età pensionabile, vogliono far lavorare la gente il più a lungo possibile. Fottendo così come meglio non si potrebbe i giovani e l’economia nazionale.
          Ciao

          • Non so se il vero potere sia invisibile, o se i politici di vertice abbiano fatto overdose di narcisismo/esibizionismo o al contrario di understatement, ma la logica e la coerenza sono tali sotto ogni latitudine.
            Se dico che Europa è degna nipote di Pasife e poi la frequento e la rifrequento ho predicato bene e razzolato male.

      • @Roberto B.
        Giusto per la memoriA storica, ho più volte invitato Renzie alle dimissioni: non mi pare che non sia stato poi accontentato. Forse tanto tenero non sono. Poi non so se ci vedo lontano …

  • ACME NEWS
    Spettabili spettatori, in questi ultimi giorni, come avete visto, Bill Coyote non ha scritto.
    Meditabondo cammina su e giù sulla road, mentre Beep beep gli sfreccia vicino sverniciandogli lu pilu. Nell’andirivieni Bill si accompagna ad una sigaretta. La notizia, celata fino ad un certo, è giunta, grazie al due Occhineri, al Governo, il quale ha avuto una idea geniale: aumentare le accise sulle sigarette.
    Gentilone, perchè non te ne potevi stare di più in ospedale?

  • Of topic (ma non tanto …)

    E’ INIZIATO IL CONTO ALLA ROVESCIA PER L’EURO ??? (credo di si…)
    in un altra pagina del forum …proprio con me ..si parlava dell’incostituzionalità dell’impianto UE /euro…e alcuni interlocutori ..affermavano l’irreversibilità dell’Euro…io avevo risposto che di irreversibile c’era solo la morte.

    esattamente in questa “memorabile” pagina del forum
    http://aldogiannuli.it/m5s-parlamento-europeo-ukip-alde/

    avevo anche aggiunto che non solo l’Euro era REVERSIBILISSIMO (al netto di cio che dice la UE ) ma entro max tre anni forse non solo non ci sarà l’euro ma neanche la UE (o non sarà come è oggi…)

    Ecco la sorprendente dichiarazione di Mario Draghi …(sta preparando il terrono alla disintegrazione della moneta unica). Effetto Trump ???

  • Negli ultimi vent’anni, molte persone sono state indotte a credere che qualsiasi cambiamento di oggi sia il risultato di un gigantesco progresso tecnologico, al quale è anacronistico opporsi. Sulla base di tali convinzioni, molti Stati hanno eliminato alcune regole fondamentali volte a limitare i flussi internazionali di capitale lavoro e merci – con pessimi risultati. […] Tuttavia, come ho spiegato, i recenti cambiamenti nelle telecomunicazioni non sono rivoluzionari quanto le corrispondenti innovazioni di un secolo fa. E il mondo, benché le tecnologie di comunicazione e trasporto fossero molto meno sviluppate, era più globalizzato un secolo fa di quanto lo fosse tra gli anni 60 e 80, periodo in cui i governi, specie nei paesi più potenti, hanno creduto nella rigida regolamentazione dei flussi internazionali. Il grado di globalizzazione (in altre parole, l’apertura delle nazioni) è stato determinato dalla politica piuttosto che dalla tecnologia. Ma lasciando che la nostra prospettiva venga distorta dalla fascinazione tecnologica non siamo in grado di comprenderlo e finiamo per mettere in pratica politiche sbagliate.
    Ha-Joon Chang “23 cose che non ti hanno mai detto sul capitalismo”

  • Buonasera, prof., ho letto con molto interesse l’articolo, propostomi da un amico. Condivido l’analisi dell’abbandono dell’ “egemonia culturale” della sinistra… Un po’ meno, invece, il richiamo al M5S all’attenzione al rischio (…almeno così l’ho letto !!…) di non poter tracciare una sorta di “terza” (… e unica ) via tra “destra e sinistra”…
    Sicuramente lei sarà a conoscenza del recente meeting organizzato da M5S “Lavoro 2025”.
    Ebbene, non pensa che le prospettive nel Meeting delineate possano utilmente guidare il M5S nella “Terza via” anche assumendo un ruolo di governo ??
    Grazie dell’attenzione e del riscontro che vorrà darmi.

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