Sindacati: una modesta proposta
Alzi la mano chi sa chi sono Bernadette Segol e Fernandez Toxo.
Non lo sapete? Sono, rispettivamente, la segretaria ed il Presidente della Confederazione Europea dei sindacati (Ces), insomma i capi del movimento dei lavoratori a livello europeo.
Chi ne ha mai sentito parlare?
Nata nel 1973 per assicurare la rappresentanza dei lavoratori nei confronti della Ue, conta una ottantina di organizzazioni affiliate, per un totale di 60 milioni di iscritti. Potenzialmente, una forza immensa con un grande potere contrattuale. Ma la montagna, sinora ha partorito qualche raro e macilento topolino del tipo le direttive sul congedo parentale (1996 – rinnovato nel 2008), sul lavoro a tempo parziale (1997) e sul contratto a tempo determinato (1999) o gli accordi “autonomi” sul telelavoro (2002), lo stress legato al lavoro (2004), le molestie e violenze sul posto di lavoro (2007) o il mercato del lavoro inclusivo (2010).
Considerato quello che costa il mantenimento di questo apparato (svariati milioni di euro) non è un bilancio entusiasmante.
Soprattutto, il risultato è tragicamente negativo a partire dal 2008 in poi: i sindacati europei non hanno fatto neppure una discussione collettiva alla ricerca di una piattaforma comune, per fronteggiare la crisi. La delega alle controparti è stata totale: in questa crisi hanno parlato tutti meno che i sindacati, se non per sporadiche (e neppure unitarie) iniziative nazionali. Ma nel mondo della globalizzazione tutto deve essere globale, anche i sindacati. Quale è la posizione della Ces sul rifinanziamento delle banche? Esiste qualche documento della Confererazione sul “fondo salvastati”? Sulla patrimoniale e la fiscalità quali sono le proposte sindacali a livello europeo?
Per quanto possa sembrare incredibile, non c’è stata neppure una riunione, un convegno, un seminatio, quello che vi pare, per cercare (non dico trovare, ma almeno cercare) una linea comune o, anche solo, una giornata di lotta europea. Non si è tentata neppure una intesa fra i sindacati di Italia, Grecia, Spagna, Portogallo che erano i paesi nell’occhio del ciclone.
Basterebbe anche solo indire una sorta di stati generali dei sindacati d’Europa con chi ci sta, per vedere se è possibile un minimo di piattaforma comune e, magari, una giornata di sciopero a livello europeo. Anche nel caso di adesioni a macchia di leopardo. diseguali da paese a paese, questo avrebbe un effetto mediatico vistosissimo e sposterebbe di qualcosa i rapporti di forza. Ma non se ne parla nemmeno.
Gli apparati sindacali coltivano i rispettivi orticelli nazionali, compiaciuti della loro superflua sopravvivenza e la Ces è solo il cimitero degli elefanti per alti burocrati sindacali cui dare una pensione d’oro.
Ed allora facciamo una modesta proposta: visto che siamo in tempo di tagli in generale e di tagli ai costi della politica, perchè non sciogliamo la Ces come ente inutile?
Aldo Giannuli
bernadette segol, ces, cgil, cisl, crisi europa, fernandez toxo, lotte sindacali, rischio default, sciopero, sindacati, sindacato europeo, uil
giandavide
aldo, condivisibilissimo, ma se i vecchi tromboni alla bonanni e i loro ridicoli sindacati risultano essere inamovibili su scala nazionale, figurati quanto bostik sarà distribuito sulle sedie di questi vecchi cornamusi europei. mi sa che ci vuole molto solvente…
d’altra parte il problema dei trombati della politica è grosso e colpisce qualsiasi tipo di associazionismo. basta prendere l’arci come esempio, che spesso diventa un crogiuolo di ex-qualcosa che di fatto non sanno nemmeno a cosa serve l’arci e la usano come il tinello della loro cucina. e il fatto che il ces sia ancora meno conosciuto dell’arci, probabilemnte farà si che questa vita sottomarina dei dirigenti continui tranquilla. perchè il problema è sempre lo stesso: i posti collaterali che la politica è in grado di garantire dovrebbero essere eliminati tutti, dato che ci hanno fornito di una serie di baronetti di sinistra i cui figli fanno corsi di slang giovanile, associazioni che vincono bandi pubblici e roba del genere
aldogiannuli
convintisimo che tu abbia ragoione, ma iniziare a parlarne secondo me non è male
ugoagnoletto
che significato ha oggi il sindacato? la sua importanza è calata di molto.
Per noi, che abbiamo vissuto il 68, il sindacato era un mito. Uno ci entrava per passione e non passava neppure per la mente che si potesse criticare. Ma poi sono successe diverse cose importanti:
1) gli iscritti ad alcuni sindacati erano privilegiati (enel, ferrovie, banchieri, ecc.) e sono nati i cobas
2) è cambiata la base degli iscritti. Gli iscritti alla Cisl ora sono in maggioranza pensionati e del sud e votano Berlusconi
3) i sindacati hanno cominciato a svolgere per lo più il ruolo di patronati perché remunerativo (anche se ottimo per gli utenti)
4) si entra nel sindacato per trovare un lavoro, non perché ci si crede.
5) i vertici del sindacato sono staccati non solo dalla gente, ma anche dalla base del sindacato (alcuni difendono ancora la legge Biagi)
6) infine ci siamo illusi che i sindacati sostituissero la politica
Nicola Mosti
Lo so che è OT, ma non ce la faccio a tenerla: Elsa Fornero che si commuove all’annuncio della riforma delle pensioni e dei relativi “equi” sacrifici.
Questo passaggio mi ricorda un politico del passato di cui Indro Montanelli soleva dire “chiagne e fotte…”.
Robert
una politica sindacale a livello europeo avrebbe dovuto avere come premessa una enorme consapevolezza da parte dei lavoratori di cosa sia veramente l’eurozona. Nell’eurozona fondamentalmente hanno iniziato una gara una competizione , a parita’ di costo del denaro
le piattaforme produttive si sarebbe confronatate sul *mercato* (sia interno all’eurozona sia su quello esterno) i piu’ bravi e i piu’ virtuosi quelli con la competitivita’ migliore il costo del lavoro piu’ equilibrato (Ecc ..ecc..)ovvero i tedeschi ne sarebbero usciti vincitori gli altri meno competitivi -prima o poi-avrebbero
pagato .L’eurozona è stata disegnato per incentivare la competizione economica(fra le aziende e fra gli stati) e favorire il credito (e la crescita)delle banche private .L’aspetto cooperativo e solidaristico è scorso o nullo sia per i cittadini che per gli stati.Certo se uno perde lavoro o non riesce piu’ a vivere in italia puo’ sempre emigrare e cercare lavoro in germania! Grande progresso concorderete , praticamente un ritorno al dopoguerra.
Robert
in sostanza l’euro e l’eurozona non è altro che il neoliberismo di scuola neoclassica
che si è fatto carne e sangue…
moriremo per euro, o euro o morte , facciamo i sacrifici per salvare l’euro i mercarti ce lo chiedono ,i mercati premiano la manovra monti …. ricordatevelo quando andate a dormire
(detto con la voce suadente di letta il giovane o di rutelli…)
Robert
@nicola mosti
“chiagne e fotte…” e aggiornando il detto: quanto piu’ chiagne tanto piu’ fotte …
Nicola Mosti
Per Robert:
in effetti, questo ricalcherebbe alla perfezione il modello americano.
D’altronde, negli U.S.A. cambiare Stato per motivi di lavoro è considerata una cosa del tutto normale.
Certo che ci aspetta un bel futuro…
Goffredo
Ciao Aldo,
la risposta al tuo post è negli interventi del blog. Nessuno si rende conto che le decisioni sono prese a livello europeo. I più illuminati possono pensare che là fuori ci siano solo bankstar e altre teorie della cospirazione, ma di sicuro la “formattazione” mentale delle persone non riesce troppo a ragionare in termini di spazio europeo
E invece hai proprio ragione, occorre promuovere una opinione pubblica europea, che non si limiti a ragionare per stati ma per aree geografiche.
A che serve uno sciopero qui a Lisbona o in Italia se poi chi decide sta a Bruxelles? Occorrerebbe si una piattaforma minima comune intorno a cui i sindacati si devono confrontare.
Poi non parliamo di un atteggiamento nicilisticamente anti-istituzionale, usando un concetto abbastanza allargato di istituzione includendovi partiti e sindacati.
Si dice i sindacati non hanno impedito, se non favorito, questo processo di erosione dei diritti quindi sono da evitare. Lo stesso per i partiti.
Il tutto è poi sostituito da un localismo esasperato che ricorda molto da vicini il luddismo. Quel che viene da fuori è sbagliato e quindi io mi chiudo nella mia piccola porzione di terra.
E invece no, perché se non ci sono organizzazioni forti, strutturate e ampie possiamo pure scordarci di potere difendere alcunché.
Gli indignati e il loro presunto antiautoritarismo, le loro idee ridicole se non dannose, i movimenti, le autoorganizzazioni, lo spontaneismo ma dove ci hanno portato? Quanta ingenuità…
Qui bisogna costruire una nuova egemonia culturale credibile e una altrettanto nuova e credibile classe dirigente e con sfiducia, antipolitica o qualunquismo… beh non si va tanto avanti…
Francesco Acanfora
Grande post, Nicola Mosti, qui non c’e’ “mi piace”, ma ce lo metto io! Una sola osservazione, la compassione manifestata dalla ministressa non e’ secondo me cosi’ cinica come i tuoi lettori la recepiscono, ma risponde alla traduzione della “pietas” effettuata dal Concilio di Trento, come resa in atto sulla Terra della giustizia attraverso la fede (l’abbraccio della fede, ovvero l’abbandono fiduciale in Cristo.. la sequenza degli atti che portano un adulto alla giustificazione: dal volgere l’attenzione alle verità di fede, a dare loro un assenso interiore, riconoscere di conseguenza il proprio peccato e detestarlo, amare Dio con tutto il cuore… tutti atti compiuti per volontà umana, che si differenziano dall’esercizio delle virtù teologali (fede, speranza, carità), ecco la sostanza spirituale dell’equita’). Dovremmo abituarci a cogliere le modalita’ lacrimali, il corso della secrezione linfatica fra le rughe e la sua apparente densita’, e la loro connessione con la salda dottrina cattolica, decisamente con meno spocchia e superficialita’. Le occasioni per l’esercizio certamente non mancheranno nei prossimi mesi. Ne avremo di equita’!!!
Non posso che invitare Algido a intervenire con frammenti di esperenziale saggezza su questi temi che potrebbero sembrare astratti nella mia trattazione influenzata da distratte letture empiriste e newtoniane.
Paola Pioldi
Ciao,
d’accordo sui sindacati (aprirei però anche una parentesi sul “protezionismo” esasperato che ha caratterizzato il ns Paese). Aspetto con ansia un articolo sulla finanziaria.
Per quanto riguarda la piagnona: sarò crudele, ma … secondo me può chiagne fin che vuole, ma fotte solo con il self-help!
P.
Robert
chi decide sta a Bruxelles
^ e no a Bruxelles non si decide un bel nulla
al massimo la misura della banane…chi dedice sta’ nell’ordine a Berlino , Francoforte , Parigi….
e chi decide gli spread dove sta’?
ahhh saperlo forse ezio mauro lo sa (lo sa lo sa fidatevi…)
Filippo
La scelta dei leaders sindacali non avvenne mai per criteri di competenza industriale, ma di competenza meramente giuridica, burocratica o demagogica. E quanto più le organizzazioni andarono ingrandendosi, quanto più frequente fu il loro intervento nella lotta di classe, quanto più diffusa e profonda la loro azione, e tanto più divenne necessario ridurre l’ufficio dirigente a ufficio puramente amministrativo e contabile, tanto più la capacità tecnica industriale divenne un non valore ed ebbe il sopravvento la capacità burocratica e commerciale. Si venne così costituendo una vera e propria casta di funzionari e giornalisti sindacali, con una psicologia di corpo assolutamente in contrasto con la psicologia degli operai, la quale ha finito con l’assumere in confronto alla massa operaia la stessa posizione della burocrazia governativa in confronto dello Stato parlamentare: è la burocrazia che regna e governa. La dittatura proletaria vuole sopprimere l’ordine della produzione capitalistica, vuole sopprimere la proprietà privata, perché solo così può essere soppresso lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. A. Gramsci, I SINDACATI E LA DITTATURA Pubblicato per la prima volta ne “L’Ordine Nuovo”, 25 ottobre 1919;
Robert
@Nicola Mosti. Corretto : la differenza è che
l’economia usa è per ovvi motivi piu’ propensa alla crescita (aumento popolazione ,mentalita’ consumista al massimo grado , risorse naturali
ecc ecc) di quella europea che è un economia che non potra’ crescere (popolazione stabile ,stato sociale non orientato alla profitto,popolazione anziana ecc.ecc..)
Quindi non si capisce come gli stati dell’eurozona possano affidare il proprio debito sovrano ai ‘mercarti’ quando la prima crisi economica puo’ fare alzare i tassi al punto da rendere insostebili i debiti sovrani stessi. Diversaemnte gli stati uniti possono rifinanziare a piacere il propio debito stampando dollari attraverso la loro banca centrale.La natura di questa eurozana per se instabile e fragile .
Sembra difficile che chi i tedeschi e francesi possano gradire quest’architettura ancora per molto.
Robert
Vi faccio notare come sia curioso che i maggiori estimatori e sostenitori di quest’europa neoliberista dove prevale l’intresse della competizione econoomica dove è in vigore una curiosa gestione speculativa della moneta (l’euro) e del relativo debito sovrano
degli stati dell’eurozona siano (stati) proprio gli esponenti del ex P.olisportiva C.anottieri I.taliana
giandavide
goffredo, parlare dell’inadeguatezza di questa classe dirigente o della costruzione di una nouva classe dirigente come fai tu rappresentano due faccie della stessa medaglia. il punto è quanto si possa credere che queste due classi possano convivere in una cogestione che poi culmini con un effettivo avvicendamento. io a dire il vero non ci credo molto. riguardo al cambiamento generazionale ho poca fiducia, in quanto ciò che si sceglie nelle nuove generazioni è la continuità con le vecchie, quando non intervengono fattori nepotistici. d’altra parte, ricordando “il caso ferrero”, l’incompetenza e il basso profilo culturale di questa dirigenza sono un fenomeno che si manifesta parallelamente alle tendenze carrieriste e alle mire di rendite di posizione, ed entrambe sono degli imponenti ostacoli epistemologici perchè questa classe dirigente riesca ad indirizzarsi verso un cambio di registro: anche se volesse cambiare qualcosa ed accettare il fatto che non si può fare i politici a vita dividendo e rinuendo sacche elettorali – che diventano sempre più piccole e demotivate dalla noia di questi movimenti di poltrone più che di idee – non saprebbero nemmeno da parte iniziare perchè sono ignoranti in modo relativamente caprino.
e non capisco come in tutto ciò si possa parlare all’opinone pubblica europea rappresentati da questi ruminanti e gettati in un contesto in cui i mezzi di comunicazione sono messi così male. in fondo se berlusconi avesse governato di meno e ferrero di più, forse a quest’ora il cambio ci sarebbe stato dato che il dirigente scarso una volta provato si può buttar via, ma in questa situazione penso proprio che tutta sta dirigenza-zavorra ce la terremo. e credo che pensare a una pars construens che parta da bonanni e dalla camusso può stare bene in un film di ezio greggio, ma applicarla alla realtà è poco credibile. sono convinto anch’io che i movimenti e lo spontaneismo non portano da nessuna parte senza una sponda istituzionale. ma per mediare con questa sponda servono numeri grandi, serve avere dei rapporti di forza tali da influenzare i partiti di sinistra, e anche delle peculiarità a livello rappresentativo da imporre ai partiti tradizionali. certo, la “mano che vibra” non è il massimo, ma si può fare di meglio. e ricordo una cosa: nello status del piratenparty non ci sono veti per quanto riguarda altre appartenenze politiche: è stato un movimento-partito aperto all’esterno e la cosa gli è stata utile, mentre in italia la prerogativa dei partiti di sinistra, oltre alla partenogenesi, sembra che sia proprio lo squallido reticolo di veti e di diktat dirigenziali per cui i militanti debbono stare divisi in decine di partitini con 3-4 elettori a testa che si odiano tra loro.
Goffredo
Forse bisogna ragionare in un modo opposto. In modo diciamo così Darwiniano. Il potere si conquista non si chiede e se oggi non c’è nessuno che può concorrere alla leadership dei partiti è probabilmente perché nessuno è, mi costa dirlo, migliore di loro.
Per questo parlo dei due momenti: quello dell’egemonia e quello del potere, che devono essere associati, altrimenti senza una nuova egemonia non c’è un nuovo potere.
I movimenti forse i partiti se li devono dimenticare. Per loro natura sono antipartitici e difficilmente un partito può trarne beneficio. Sarò antico ma credo che la rappresentanza si basi su luoghi di incontro e di decisione, regole con cui queste decisioni vengono prese e regole con cui si seleziona la classe dirigente. Da questo punto di vista i movimenti peccano tutti di democraticità, perché non si capisce bene che decide, e di rappresentatività, visto che, anche se tanti, rappresentano solo se stessi.
I partiti anche loro abbandonando il modello classico per assumere forme di organizzazione più cool hanno smesso di essere partiti per diventare formazioni al servizio del capo, e infatti molti di loro hanno il nome del capo vergato sul simbolo. Lì dentro mi sa che la lotta per il potere è persa in partenza visto che se i congressi sono farlocchi nei partiti normali figuriamoci negli altri.
Quanto ai processi di decision making in Europa. Ahimé a Bruxelles, al parlamento e nella commissione, non si decidono solo le dimensioni della banane. Lì sono prese le decisioni formali, che poi si tratti di ratificare decisioni prese altrove questo e tutto altro discorso e rimanda al primo punto del mio post: il potere si conquista e non vale la pena interrogarsi su quanto siano cattivi quegli altri. Ma in ogni caso il parlamento dovrebbe essere tenuto sotto controllo come e anche di più del parlamento nazionale, perché con la riforma di Lisbona è una istituzione che conta molto di più.
Sono d’accordo con chi dice che i media fanno schifo, cioè in realtà sono ottimi rispetto allo scopo che si prefiggono: fare confusione. Non parlano dell’Europa perché altrimenti dovrebbero dire troppo, parlano e ci riempiono la testa di stupidaggini del tipo: Monti va o non va da Vespa oppure se è meglio un governatore della Banca d’Italia del nord o del sud. Ma anche su questo torno al primo punto: non possiamo pretendere che “il sistema” non abbia altro obiettivo se non quello di riprodurre se stesso, a chi non piace il compito di distruggerlo, modificarlo, ristrutturarlo, ma sapendo nella casamatta ci sono persone agguerrite che lo difenderanno.
Sindacati: una modesta proposta – Cadoinpiedi | nuova resistenza
[…] AldoGiannuli.it […]
Francesco Acanfora (Ospizi Riuniti di Mendicita')
Questi poveracci di sindacalisti si trascinano sotto i ponti, molti hanno difficolta’ respiratorie e probabilmente problemi dermatici dovuti all’igiene approssimativa. I bambini si spaventano. Possibile che l’UE non abbia previsto sussidi, ospizi, centri di meditazione e motivazione personale? Dovremmo tutti riconoscere il loro importante ruolo nei decenni passati, e non essere cosi’ ingrati verso chi ci ha portato alle conquiste gloriose del welfare, vanto dell’Europa continentale?
giandavide
sono per molti punti d’accordo anch se misembra difficile pensare che non ci sia niente di meglio di ferrero in italia. per il resto, non mi sembra che il piratenparty (sempre per fare un buon esempio) sia caratterizzato da leader carismatici. e non credo quindi che l’altrnativa sia lasciare decidere tutto a una dirigenza fallimentare e non eletta democraticamente (le tessere a pachetti non funzionano) o cadere nel personalismo.
ma forse è che non credo nella figura shmidttinana del politico che decide. è una cosa che non mi interessa, non dobbiamo andare in guerra. e credo quindi che sia più utile trovare una base programmatica di sinistra, composta da pochi punti, e portata avanti da un partito che si prefigga di mediare politicamente con le forze politiche avverse per strappare qualcosa di sinistra. e la dirigenza diventerebbe un elemento secondario, che si dovrebbe attenere a un mandato e che potrebbe essere anche mandata a casa nel caso di comprovata scarsezza. anche se questi sono ragionamenti da sistema proporzionale, e il proporzionale (al momento) non c’è. con il maggioritario la situazione è peggio, dato che o stai dentro o stai fuori. e in questo contesto preferirei vendola per l’unico motivo che si propone di stare dentro la maggioranza e di fatto usare i suoi voti per spingerla a sinistra, e mi sembra alquanto inutile votare un grillo o un ferrero che non vogliono governare, dato che sarebbe come astenersi.
senza perdermi in questi maledetti sisemi elettorali, mi preme dire un’utima cosa: sempre per il solito motivo, per cui credo di più nel mandato che nella delega in bianco, trovo più utile che un partito provi a fare votare a più persone possibile dei punti programmatici piuttosto che dei delegati, e trovo inutili anche una serie di cose tipo le discussioni e le assemblee interne, dato che anche in quel caso chi c’è vota, e gli altri si attaccano. la cosa poteva andare bene prima di internet 2.0, quando la gente stava più spesso in piazza. ma ora che le piazze sono dedicate ai vigili urbani, mentre le sedi sono sempre più piccole, io trovo che internet sia più adatta a certe discussioni. e non perchè mi sento cool e 2.0 ma perchè è evidente che non si può fare finta di stare nel 1950 e che le relative modalità politiche funzionino ancora. d’altra parte a furia di stare fuori dal governo, i risultati sono stati finora stangate improbabili, leggi elettorali assurde. e non vorrei che questo disfattismo ci portasse in un futuro non troppo lontano ad altre conquiste sociali come le elezioni svolte con l’alzata di mano o l’utilizzo di pietre e bastoni come utensili.
Giovanni Talpone
Lavoro in una ex multinazionale (ora si dice azienda globale), sono iscritto alla FIOM-CGIL, sono delegato sindacale e ho anche fatto parte del Comitato Aziendale Europeo della mia azienda. La situazione non è così rosea come la descrive Aldo, è peggiore. Il problema del sindacato europeo che diventa un cimitero degli elefanti è il risultato di almeno quattro o cinque diversi fenomeni, tutti negativi per i lavoratori. Il primo, che è quello essenziale, è che non c’è più una spinta di combattività da parte dei lavoratori stessi paragonabile a quella degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, in nessun Paese europeo. Non è questa la sede per chiedersi perchè, limitiamoci al dato empirico. Il secondo, è che non c’è un diritto del lavoro a livello europeo (tipo lo Statuto dei Lavoratori, per intenderci), per il banale motivo che la Comunità Europea non è una federazione sovrana e non promulga leggi erga omnes, ma solo direttive dal contorto recepimento nazionale. Il terzo, è che la controparte datoriale (i padroni europei, insomma), non hanno un organo associativo analogo a Confindustria disponibile a intraprendere trattative a livello europeo e a sottoscrivere contratti collettivi, né belli né brutti. Il quarto, è che non esistono tracce neppure subatomiche di una sinistra che abbia una politica diretta a costruire un’Europa federale e in essa un potere dei lavoratori e dei cittadini progressisti; anzi, in tutti i Paesi europei la sinistra, quanto più è radicale e ambientalista tanto più è antieuropeista.
Nel mio piccolo, ho dedicato buona parte del mio impegno politico di militante di base a contribuire a costruire una sinistra europea vera, cioè federalista, e mi considero completamente sconfitto: l’unica Europa realmente esistente è quella dei banchieri. Forse un’altra generazione ce la farà.