Servizi, squadristi e X Mas: la strategia della provocazione
Roma 9 novembre 1963, il corteo sindacale è arrivato a Piazza Santi Apostoli ed, ormai, la manifestazione inizia a sciogliersi, i militanti arrotolano bandiere e striscioni mentre il palco viene smontato: all’improvviso, incomprensibilmente, inizia un parapiglia. Sembra una rissa fra pochi manifestanti, poi man mano giungono altri, e, dopo poco, gli scontri dilagano. Polizia e carabinieri intervengono con brutalità e la manifestazione finisce fra le manganellate ed il fumo acre dei lacrimogeni.
I dirigenti della Cgil non capiscono come sia potuto succedere, sono disorientati come anche i dirigenti di Pci e Psi. Maggior fiuto mostra Ferruccio Parri -futuro presidente della sinistra indipendente- che sente odore di provocazione. I fatti gli daranno presto ragione: durante l’inchiesta sul Sifar, si scoprirà che gli incidenti erano stati provocati ad arte dalle “squadrette” reclutate dal colonnello Renzo Rocca, del Sifar, fra giovani fascisti e veterani della X Mas. La polizia, ovviamente, aspettava il pretesto per intervenire. Stava per formarsi il primo governo di centro sinistra e questo suscitava aspettative pericolose fra lavoratori che, dopo anni di stretta salariale, pensavano fosse giunto il momento di una spallata rivendicativa. Meglio stroncare le cose sul nascere: quegli incidenti erano giunti opportuni. Non fu l’unico episodio periodo: era giunto a Roma il presidente congolese Ciombè -su cui gravava la responsabilità morale dell’assassinio del leader progressista Patrice Lumumba- e la Fgci aveva organizzato una manifestazione di protesta, che i teppisti di Avanguardia Nazionale avevano attaccato a freddo. Quando i giovani comunisti, riavutisi dalla sorpresa, avevano iniziato a reagire, i cordoni della polizia si erano aperti per far passare i fascisti e poi richiusi per caricare i manifestanti.
Scene che si vedranno a Valle Giulia, il 1° marzo 1968, dopo che la spedizione squadristica guidata da Giorgio Almirante e Giulio Caradonna era stata respinta dagli studenti. Poi a Bologna il 18 giugno 1969. Dopo ancora a Milano, durante i funerali dell’agente Antonio Annarumma, il 21 novembre 1969, quando Capanna corse il rischio d’esser linciato e poi cento altre volte ancora, per tutti gli anni settanta. Magari con qualche variante, come il 12 maggio 1977, quando in uno scontro a fuoco fra manifestanti e polizia, resterà uccisa Giorgiana Masi e feriti sei manifestanti. Questa volta i fascisti non c’entrano, ma fra gli “autonomi” che sparano verrà fotografato uno che proprio “autonomo” non era, ma un agente di polizia.
Ma quello fu un momento eccezionale, durate il quale le forze dell’ “ordine” cercarono di rifarsi una verginità antifascista, magari ammazzando anche dei missini, tanto per par condicio. Come ad Acca Larentia.
Nè si tratta di cose remote nel tempo. Ancora negli anni ottanta e novanta, in modo assai più sporadico, anche a causa della ben inferiore conflittualità sociale, episodi di questo tipo non sono mancati. L’intesa fra estrema destra ed ampi settori di polizia è un tema ricorrente, che trova le sue radici nella comune lotta contro i comunisti e le sinistre.
Certo da una ventina d’anni la polizia è cambiata per il livello culturale la composizione sociale ed anche per le simpatie politiche dei suoi componenti, oggi ben più distribuite fra i diversi partiti. Sarebbe sbagliato non capirlo e attaccare indiscriminatamente tutta la polizia. Ma si capisce anche come certi ordini, o più semplicemente, certi segnali del potere politico trovino terreno accogliente e possano andare a risvegliare antichi umori che, anche se assopiti, non sono del tutto scomparsi. A volte basta una intervista, una dichiarazione appena accennata…
aldo giannuli, cgil, provocatori negli anni sessanta, servizi, X mas