La sentenza della Corte Costituzionale sul Porcellum: crolla tutto

Avrei voluto scrivere un pezzo conclusivo della discussione sul Pd, ma il sopraggiungere della sentenza della Corte Costituzionale sulla legge elettorale mi impone di rinviare alla prossima occasione ed occuparmi ora di questa faccenda le cui implicazioni sono, forse, molto sottovalutate.  Al di là della soddisfazione per l’esito della vicenda che, finalmente, chiarisce come da venti anni la legge elettorale sia in contrasto con la Costituzione (ho sempre detto che il referendum Segni-Occhetto del 1993 fu un colpo di Stato mascherato), c’è il problema di chiarire la serie di problemi costituzionali che ne derivano.

Va detto che la discussione avviene in condizioni di conoscenza assai precaria dei sistemi elettorali, anche da parte di politici e giornalisti, che dicono castronerie incredibili: a proposito, chi dice che il Porcellum è un sistema proporzionale “con correzione maggioritaria”, è un somaro patentato, che non sa che questo è un sistema maggioritario “con correzione proporzionale”, il che è molto l’opposto.

Partiamo da quello che ho appena detto sull’incostituzionalità delle leggi elettorali sin dal Mattarellum. La pronuncia della Corte Costituzionale, infatti, è originata da un ricorso contro la legge elettorale attuale, ma stabilisce dei principi generali che, ovviamente, valgono anche per altre leggi che abbiano i medesimi caratteri. Leggeremo meglio le motivazioni della sentenza, ma già da adesso giuristi come Gianluigi Pellegrino ritengono chiaramente desumibili i principi di riferimento: il rifiuto di un premio di maggioranza di entità tale da stravolgere il principio di rappresentanza e l’impossibilità per l’elettore di scegliere gli eletti.

Rilievi che possono benissimo essere fatti alla precedente legge elettorale che, anzi era anche peggiore. Il sistema uninominale maggioritario stabilisce che un partito vince il seggio in palio anche avendo un solo voto in più di ciascun altro e, pertanto, se questo dovesse accadere in tutti i collegi, un solo partito potrebbe aggiudicarsi la totalità dei seggi, anche con una quota fortemente minoritaria di voti elettorali. Oppure, può determinarsi una situazione per cui il partito con il minor numero di voti popolari ottenga la maggioranza dei seggi (come è effettivamente accaduto in alcune occasioni in Usa ed Uk).

Ovviamente, si tratta di ipotesi del tutto teoriche o con scarsissime probabilità di verificarsi, ma non impossibili; ma se si afferma un principio, occorre anche tener presenti i casi limite che possano determinarsi. Certo, il Mattarellum attenuava fortemente questo rischio, con una quota del 25% dei seggi distribuita proporzionalmente con il meccanismo dello “scorporo” dei voti già impiegati per conquistare i singoli collegi, ma resta l’ipotesi che, in caso di frammentazione dell’offerta politica, un partito possa ottenere  una forte quota di seggi con una percentuale troppo modesta di voti popolari (poniamo il 54% dei seggi con il 29% dei voti popolari, che è proprio quello che è successo a febbraio, dando il via a tutto quel che ne è seguito in termini giuridico-costituzionali).

Infatti, così come l’attuale sistema maggioritario non ha impedito una conformazione dell’offerta elettorale in tre poli e mezzo (per usare la formula di Laakso e Taagepera: Centro sinistra, Centro destra, M5s ed il “mezzo” polo del centro montiano), allo stesso modo anche qualsiasi altro sistema maggioritario non potrebbe garantire che si formi quel sistema bipartitico che è il presupposto del buon funzionamento di un sistema di tipo maggioritario. Come diceva Sartori: una legge maggioritaria può contribuire in modo determinante a mantenere in vita un sistema politico bipartitico una volta che si sia formato, ma non ha la forza, da sola, di determinarlo. La conformazione del sistema politico, infatti, è solo in parte determinata dalla legge elettorale, ma è il prodotto anche di una altra serie di fattori ambientali come:

-la tradizione storica,

-la distribuzione territoriale del voto,

-la conseguente presenza più o meno accentuata di partiti locali o fortemente polarizzati con un nucleo apprezzabile di “elettorato irriducibile”,

-la presenza di linee di frattura multiple e non perfettamente sovrapponibili (ad esempio quella sinistra-destra e quella di tipo confessionale) eccetera

L’Italia è esattamente uno dei casi in cui si manifestano tanto linee di frattura multiple e non sovrapponibili, quanto la presenza di aree elettorali irriducibili che, in parte, sono confluite nella protesta del M5s. E, infatti, in nessuna elezione dal 1994 in poi si è registrata una competizione bipartitica, sia perché si è ricorsi al sistema delle coalizioni (per cui si parla di “bipolarismo” e non di “bipartitismo”), sia perché le coalizioni non sono mai state solo due e nessun contendente ha mai ottenuto il 50% dei voti popolari.

Dunque, qualsiasi sistema maggioritario, in un caso come quello italiano è condannato a scontare tassi piuttosto elevati di disrappresentatività. Pertanto anche il Mattarellum (di cui alcuni avrebbero voluto una infausta reviviscenza) presenta le criticità di un sistema maggioritario in un ambiente elettorale di formato multipolare.

Ugualmente, il Mattarellum non prevede il voto di preferenza: nella quota uninominale per definizione (essendo, appunto, un collegio in cui ciascun partito presenta un solo candidato), nella quota maggioritaria perché si trattava di liste bloccate come nel Porcellum. E, dunque, chi pensa di uscirne con la riedizione di un Mattarellum più o meno rivisitato, non capisce che sta solo mettendo le premesse per un nuovo ricorso alla Corte e per una nuova e più grave fase di delegittimazione del Parlamento.

Ci sono poi una serie di conseguenze “a ricaduta” di non trascurabile peso. In primo luogo, se è vero che è “incostituzionale la legge ma, per definizione, non lo è il Parlamento eletto con essa”, questo non vuol dire che questa sentenza non abbia un devastante impatto delegittimante sul Parlamento in carica. Come si può pensare che un Parlamento frutto di una legge dichiarata incostituzionale possa mettere mano alla riforma della Costituzione? Dunque, prima conseguenza, sciogliamo questa pagliacciata di comitato dei saggi che non ha più ragion d’essere, e fermiamo questo processo di revisione costituzionale per più versi fuori dalle norme. Ma, di questo dovrebbe prendere atto anche il Presidente della Repubblica che ha fortemente voluto l’uno e l’altro facendone lo scopo qualificante del suo mandato. Lasciamo perdere  se sia possibile costituzionalmente che un Presidente si muova in questo modo, come se fosse il capo di una maggioranza parlamentare, ricordiamoci solo del fatto che più di una volta il Presidente ha dichiarato che avrebbe terminato il suo mandato nel momento in cui si fosse reso chiaro che quel processo di riforme fosse risultato impossibile. Bene: quel momento è arrivato e Napolitano ne tragga le conseguenze.

Nel frattempo, tuttavia, occorre procedere anche a nuove elezioni perché è evidente che un Parlamento delegittimato non può restare in carica più del tempo necessario ad avere una legge elettorale funzionante. Il che significa che per ora occorre solo un intervento minimo per rispettare le indicazioni della Corte: lasciare la legge Calderoli come è salvo il premio di maggioranza e introdurre un brevissimo articolo che preveda il voto di preferenza. Punto e basta. Si voti in primavera e il prossimo Parlamento provvederà ad una riforma organica.

C’è poi un’altra conseguenza che potrebbe determinarsi in base all’interpretazione degli effetti della sentenza: quando la Corte dichiara incostituzionale una norma, essa cessa di avere qualsiasi effetto, tam quam non esset. Dunque, questo Parlamento è stato formato attribuendo un premio di circa 200 seggi (alla Camera) alla coalizione vincente. Premio ora dichiarato incostituzionale. Abbiamo detto che il Parlamento, anche se frutto di una legge incostituzionale, non per questo è incostituzionale esso stesso. Però c’è un problema da risolvere: il Parlamento è “perfetto” quando l’elezione di ciascuno dei suoi membri sia stata convalidata dalla giunta per le elezioni, cosa che normalmente avviene in circa un anno, dopo che la giunta esamini caso per caso. Di solito è un atto piuttosto formale, ma… c’è un ma: nel caso Berlusconi, per poter votare sulla decadenza del Cavaliere a scrutinio palese, si è detto che non si stava votando sulla sua decadenza, ma sulla sua eleggibilità. Insomma, la giunta ha ritenuto (e l’aula ha approvato) che il principio generale, per cui è ineleggibile chi abbia avuto una condanna penale superiore a due anni, fosse operante già al momento delle elezioni. Ora, come farà la giunta per le elezioni a convalidare la regolarità dell’elezione di quei parlamentari “scattati” grazie ad un premio di maggioranza che non c’è più? Si pone il problema del se non sia necessario ricalcolare la divisione dei seggi redistribuendo i 200 seggi attribuiti con premio di maggioranza. E in questo caso, il governo Letta non avrebbe più alcuna maggioranza, neppure alla Camera. E questo ribadisce l’inopportunità (se non l’impossibilità) che questo Parlamento duri più di tanto.
Come si vede, l’esplosione di un ordigno nucleare avrebbe fatto meno danni. Ma non è colpa della Corte che non ha fatto altro che mettere a nudo il castello di illegittimità costituzionali costruito dal 1993 ad opera dei golpisti Segni, Pannella ed Occhetto.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (32)

  • “Rilievi che possono benissimo essere fatti alla precedente legge elettorale che, anzi era anche peggiore”.
    Il mattarellum o il sistema elettorale GB sono perfettamente legittimi. Dietro questo esiste l’idea che le leggi elettorali sono formule per tradurre voti in seggi. Per risolvere il problema (se tale lo si definisce da un punto di vista procedurale, ed è molto dubbio..) di un solo uomo nell’uninominale basterebbe approvare le primarie per legge Va anche aggiunto che in occidente vanno a votare il 50-60% degli elettori, dunque se il discrimine fosse la “veridicità” del voto rispetto al maggior numero di istanze elettorali sarebbero illegittime tutte le democrazie tranne quelle nelle quali votano tutti gli aventi diritto ed esistono leggi perfettamente proporzionali.. Ergo: la massima rappresentatività in Italia è possibile con 60mln di partiti, 60 mln di collegi e 60 mln di seggi. Procediamo pure, salvo la governabilità, ma la vedo dura poi con i costi della politica. Però massima rappresentatività, ognuno vale 1.

    “una legge maggioritaria può contribuire in modo determinante a mantenere in vita un sistema politico bipartitico una volta che si sia formato, ma non ha la forza, da sola, di determinarlo”
    Non da sola, ma contribuisce, perché stabilisce uno sbarramento ex legem o ex facto più o meno alto, permettendo peraltro a forze “rilevanti” territorialmente o come voto di opinione una rappresentanza, che chiaramente dipende dalla loro forza elettorale, dalla scelta dei collegi.

    “E, infatti, in nessuna elezione dal 1994 in poi si è registrata una competizione bipartitica, sia perché si è ricorsi al sistema delle coalizioni (per cui si parla di “bipolarismo” e non di “bipartitismo”), sia perché le coalizioni non sono mai state solo due e nessun contendente ha mai ottenuto il 50% dei voti popolari”.
    Nel 2008 il PDL (37%) e il PD (33%) hanno preso grossomodo gli stessi voti che labour, tories, SPD, CDU, PPE, PSE prendono altrove: solamente che il sistema di soglie del Porcellum da ai piccoli potere di ricatto enorme e garantisce loro notevole deterrenza sui premi regionali. In un doppio turno alla francese sarebbero finiti. Oggi le cifre non ci sono, allo stato, ma nel 2008 abbiamo assistito all’elezione (potenzialmente) più bipartitica della storia italiana dopo il 1976.

  • potrebbe essere che il parlamento attraverso la dilazione del tempo mantega lo status raggiunto:
    – napolitano non ha intenzione né autorità per far approvare una legge elettorale, l’unico interesse e rispettare i trattati europei e relativa destruturazione dello Stato.
    – parlamentari e governo possono fare melina (imu, saggi, …) tanto il loro status non cambia.

    forse lunedì civati,cuperlo,renzi se hanno hanno uno scatto di autorità forze si smuove qualcosa, ma non mi faccio illusioni su elezioni prossime future dove la sinistra e il PD perderà.

  • Pienamente d’accordo su tutto il ragionamento ed in particolar modo sul referendum truffa Segni-Occhetto. La Corte costituzionale però fornisce, io credo, una via di uscita chiara e più che mai netta.
    Sono incostituzioali il premio di maggioranza e l’assenza delle preferenze.
    Benissimo allora aboliamo il premio di maggioranza e reintroduciamo le preferenze. A quel punto avremo finalmente un sistema proporzionale, ancora difettoso, almeno per il sottoscritto, che non ama le soglie di sbarramento che invece continuano a resistere. In sostanza si dà ragione, senza averne seguito il percorso alla richiesta referendaria di qualche tempo fa del Professor Passigli, se non erro. Si smantella del Porcellum quello che lo rende maggioritario salvando l’impianto elettorale più democratico che il nostro paese abbia mai avuto e cioè il sistema elettorale proporzionale. Mi si dirà che non è garantita la governabilità, ma vedo che anche le maggioranze bulgare di questi anni non l’hanno mai garantita. Inoltre sarò pedante e noioso, ma la governabilità non è in sè un valore, mentre la rappresentanza e la pariteticità del voto di tutti gli italiani lo sono eccome. D’altro canto il problema, oltre ai politici, sono spesso gli italiani ! Spiace doverlo ammettere, ma una discreta parte dei nostri concittadini vive in politica situazioni di infatuazione e di irrazionale rincorsa a mode importate dall’esterno. Il maggioitario non ha avuto i natali in Italia e lo importammo quando la Comunità Europea chiedeva i paesi che la componevano di dotarsi di sistemi elettorali proporzionali per essere più “affini” al sistema elettorale con cui viene eletto il Parlamento Europeo. Ci innamoriamo, pardon si innamorano, del leader di turno che appare al solito come il “salvatore della patria”. Non saremo mai un paese normale e maturo fino a che non smetteremo di pensare alla politica come all’emanazione di qualche “uomo della Provvidenza” che sistema tutto. Fu tragicamente così con Mussolini. E’ stato tragicamente così con Berlusconi, con tanta connivenza da pare di chi doveva opporvicisi. Mi perdonino quelli che ritengono il PD ancora un partito di sinistra o pseudo tale, ma io temo sia così anche per l’innamoramento che gli italiani stanno vivendo oggi con Renzi. Una frase semplice potrebbe descrivere tutto. Renzi qualche settimana fa disse: “Faremo passare la voglia di proporzionale che aleggia nel PD”. Scusate l’ardire ma la parafrasi di questa frase suona a me come un: “Faremo passare la voglia di democrazia…”

  • E’ un momento delicatissimo: ormai la Corte Costituzionale rimane l’unico estremo baluardo alla difesa della libertà e del benessere democratico come conosciuto dal dopoguerra ad oggi.

    Non è un caso che i primi avvertimenti “mafiosi” (come evidenziato “inconsapevolmente” da qualche Pubblicano in questa sede) siano arrivati mezzo stampa alla Consulta, paventando un presunto dossieraggio relativo a delle “spese pazze”.

    $accomanni e tutta la truppa di collaborazionisti e golpisti al potere in Italia (e in €uropa) sono pronti a portare a termine le brame di anni di lavoro eversivo e delinquenziale con l’assalto a Fort Knox: vogliono l’ORO DI BANCA D’ITALIA.

    Oro che non è solo patrimanializzazione del pubblico demanio (terza quantità al mondo) ma è soprattutto strumento fondamentale per le politiche valutarie in regime di cambi variabili.

    PRIMA CHE L’ITALIA venga completamente DERUBATA tramite la privatizzazione del SISTEMA PUBBLICO DEL WELFARE, del SISTEMA BANCARIO, dei GIOIELLI DI STATO e ora DELLA BANCA CENTRALE, tutti i cittadini italiani dovrebbero scendere in piazza e occupare l’ultimo strumento di indipendenza rimasto prima della nostra definitiva colonizzazione, asservimento e impoverimento medioevale.

    I cittadini devono ora chiedere d’imperio, come atto di legittima SOVRANITA’, come atto di primigenio diritto, la propria AUTODETERMINAZIONE denunciando:

    1 – la VIOLAZIIONE delle NORME FONDAMENATALI COSTITUZIONALI che sta dietro il tentativo di rendere la BdI una “public company”

    2 – la VIOLAZIONE delle NORME FONDAMENATALI COSTITUZIONALI che sta dietro a TUTTA la sovrastruttura di norme €uropee imposta dai TRATTATI EUROPEI di cui il POPOLO ITALIANO SOVRANO ha DIRITTO e DOVERE (DOVERE!!!) di ritenere NULLE perchè NON sovraordinabili alle norme PRIMIGENIE della Carta costituzionale, antifascista, keynesiana, pluriclasse e DEMOCRATICA.

    3 – Tutte le forze parlamentari devono richiedere l’impeachment del Presisente della Repubblica per ALTO TRADIMENTO e ATTENTATO ALLA COSTITUZIONE

    Tutte le forze civili e le forze armate hanno il DOVERE di fare quadrato intorno alla Costituzione e alla Corte Costituzionale.

  • Gentile professore, non sono un giurista ma non mi sembra possibile che la sentenza possa avere un qualsiasi effetto retroattivo. Se così fosse, non perderebbero legittimità soltanto i 200 parlamentari eletti col premio di maggioranza, ma anche tutte le leggi approvate dal parlamento negli ultimi otto anni. Credo che si dovrebbe cogliere la palla al balzo per approntare una legge elettorale proporzionale, l’unica capace di garantire la rappresentatività e, in fondo, anche la governabilità, stante la pessima prova data dagli esecutivi negli ultimi venti anni. Purtroppo l’opportunismo di questo o di quello rischia di far perdere anche questa occasione.

    • la non retroattività è un concetto chje appartiene al dirtitto penale, qui stiamo parlansdo di diritto costituzionale e le decisioni della Corte determinanto l’inesistenza della norma dal momento in cui è stata pubblicata. Tuttavia per gli effetti prodotti dalla norma nel periodo di vigenza si decide in modo differenziato. Il Parlamento resta legittimo costiotuzionalmente per il principio di conservazione delle istituzioni, ma non è detto che la sua composizione resti invariata.

  • @SantiNUmi
    Dici che:
    “la Corte Costituzionale rimane l’unico estremo baluardo alla difesa della libertà e del benessere democratico”

    Temo allora che vi sfuggano alcune cose.
    La corte costituzionale è in questa fase assolutamente in sintonia col capo dello stato, che poi sarebbe anche, guarda che combinazione, il vero capo della maggioranza che governa, anche se Letta svolge bene il suo ruolo di pupazzo.
    Questa sintonia si deduce da più elementi.
    L’uno è che la corte ha pienamente dato ragione a Napolitano sulla questione della registrazione della sua telefonata che era stata acquisita agli atti della procura di Palermo.
    L’altro è che da allora abbiamo avuto la novità dell’ingresso di Giuliano Amato come membro della corte: capirai, che oppositore del capo dello stato!

    La cosa più importante rimane comunque stabilire chi si avvantaggia di questa condizione di obiettiva confusione e vuoto di potere.
    Mi pare più che evidente che il potere monocratico di Napolitano, il suo ruolo così unico che la costituzione gli assegna, gli da’ un potere effettivo ben maggiore di quello formale.
    Tornando al caro vecchio Schmitt, il potere vero è quello che si manifesta nelle emergenze, quali quella attuale dovuta a questo ingorgo istituzionale.
    Vedrete come Napolitano saprà trarre pieno vantaggio da questa sentenza. Rischia qualcosa certamente, ma ha indebolito la propria figura sapendo che le altre ne escono ancora più indebolite e così in termini relativi, egli è oggi ancora più forte.

  • LA SENTENZA DELLA CONSULTA DELEGITTIMA L’INTERO SISTEMA POLITICO: AL VOTO SUBITO CON LA PROPORZIONALE con un articolo del Dicembre 2005
    La sentenza della corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la legge elettorale n.270/2005 contiene in sé, oltre alle valutazioni di carattere specificatamente riferite alla materia, anche un severo giudizio politico di vera e propria delegittimazione per l’intero sistema politico italiano.
    Inoltre, come è già stato fatto osservare da autorevoli analisti nell’immediato post-sentenza, sono stati fissati alcuni “paletti” molto precisi rispetto alla possibilità che questo Parlamento provveda ad una modifica della legge stessa (che pure è già pronta, una volta corretti i punti indicati dalla Corte, per essere utilizzata).
    Questi “paletti” portano ad una riflessione complessiva che può essere così riassunta: è necessario che una legge elettorale non sia varata semplicemente per interessi contingenti e di parte ma deve possedere un indirizzo di tipo ”sistemico”; inoltre non è legittimo tener conto soltanto dell’interesse alla governabilità ma si deve tener conto anche delle esigenze di rappresentatività politica e della funzione delle istituzioni, rispettando – nel nostro caso- quella centralità del Parlamento che corrisponde esattamente alla visione del ruolo delle istituzioni contenuta nell’articolato della Costituzione Repubblicana.
    Un guizzo di onestà intellettuale, merce poco disponibile di questi tempi, imporrebbe lo scioglimento delle Camere e l’immediato ricorso alle urne utilizzando il sistema proporzionale con preferenza, al fine di recuperare un minimo di legittimità e credibilità politica all’intero sistema.
    Non sarà così, anche perché si sentono già incredibili dichiarazioni da parte dei protagonisti più diversi. Sarà quindi necessario vigilare con grande attenzione e soprattutto sviluppare iniziativa politica, riprendendo in mano e ponendo sotto gli occhi di tutti l’enorme mistificazione che, nel corso di questi anni, è stata portata avanti nell’idea della semplificazione e della governabilità intesa come fine ultimo della politica. Tutto è cominciato con la modifica del sistema elettorale avvenuta a colpi di referendum all’inizio degli anni’90: è necessario reimpostare sotto quest’aspetto l’agenda politica tenendo conto degli esiti disastrosi di questo processo.
    Di seguito, a buona testimonianza, un intervento del Dicembre 2005, a commento dell’appena varata legge elettorale.
    PARTITI E SISTEMA ELETTORALE
    Nelle settimane appena trascorse, sono state elaborate molte analisi sul nuovo sistema elettorale, esaminato da diversi punti di vista.
    L’affermazione più importante che è stata svolta e che sento di ribadire è stata quella concernente il fatto che questo nuovo sistema si può definire in molti modi, tranne che come “ritorno al proporzionale”.
    Dal punto di vita tecnico non ci troviamo di fronte neanche a un misto tra maggioritario e proporzionale e neppure, sottilizzando ma nemmeno troppo, a un proporzionale con premio di maggioranza: si tratta, invece, di un premio di “minoranza”, non essendo stata prevista per la patto o il partito vincente il raggiungimento di alcuna soglia.
    Inoltre la differenziazione nei diversi livelli di sbarramento per il raggiungimento del diritto alla divisione dei seggi, allontana ancora di più l’idea che questo tipo di sistema elettorale sia stato pensato in funzione di un recupero di rappresentatività.
    Fin qui, comunque, tutte affermazioni già svolte che, in ogni caso, vale la pena di ripetere, se non altro a futura memoria.
    L’argomento dell’impatto che questo sistema avrà sulla struttura e l’identità dei partiti politici in Italia, invece, è stato fin qui dibattuto in una misura molto minore.
    Provo, allora, a cimentarmi sull’argomento in maniera molto sintetica.
    Partiamo, così, da alcune considerazioni più volte ripetute negli ultimi i tempi: i partiti, dopo aver dominato la scena del sistema politico italiano, sono entrati in crisi da almeno un quindicennio per varie ragioni (mutamento dello scenario internazionale, cessione di sovranità da parte dello stato nazionale, crisi economica e morale interna, ecc), dismettendo quella funzione di “integrazione di massa” che, pur tra contraddizioni evidenti, avevano svolto almeno dalla fase di redazione della Carta Costituzionale.
    I partiti hanno ceduto il passo alla società civile (emblematico, sotto quest’aspetto, il mutamento di relazione con il mondo dell’economia, così efficacemente rappresentato proprio dagli avvenimenti di questi ultimi giorni), trasformandosi in “partiti azienda” e/o in “comitati elettorali”.
    Il mutamento del sistema di voto, avvenuto nel 1993, aveva corrisposto in una qualche misura a questo processo di trasformazione e, anzi, gli elettori avevano dimostrato di essersi abituati alla concezione maggioritaria – bipolare, permettendo al sistema di funzionare (“non troppo”, “per caso”, “finalmente”, tanto per citare i titoli dei fondamentali testi di analisi elettorale, curati nel 1994, 1996, 2001 da Bartolini e D’Alimonte in occasione degli esiti delle elezioni politiche).
    All’inizio dell’autunno, invece, la decisione del centrodestra al potere di mutare la legge elettorale e di varare l’indigesto impasto con il quale si andrà, presumibilmente (la legge votata dal Parlamento non è ancora stata ancora pubblicata, stranamente, in “Gazzetta”) a votare il prossimo 9 aprile 2006.
    Critici molto feroci attribuirono al Governo l’idea di cambiare la legge elettorale soltanto allo scopo di limitare, sul piano dei numeri parlamentari, una sconfitta che appariva certa (mal che vada, qualcuno ha pensato, alla Camera finisce 340 – 290): oggi la situazione appare leggermente cambiata, ma non pare proprio questa la sostanza del discorso.
    Al dunque, se c’è chi ha pensato a questa trasformazione della legge elettorale come a uno strumento che, in una qualche misura, potrebbe consentire ai partiti di uscire dalla crisi cui ho appena accettato, tentando di recuperare un minimo di rappresentatività sociale, dovrà ricredersi.
    L’assenza del meccanismo delle preferenze per l’assegnazione dei seggi alla Camera (è stato adottato, infatti, il sistema della “lista bloccata”) e, il già citato, “premio di minoranza” (in luogo di un corretto premio di maggioranza, che dovrebbe scattare, qualora si decida di adottarlo, nel momento in cui la coalizione vincente, al primo o al secondo turno, superi il 50% più uno dei voti validamente espressi) faranno sì che gli effetti di questo presunto sistema proporzionale sul sistema dei partiti, sarà esattamente contrario a quello di una crescita del loro ruolo rispetto alla società.
    Anzi: ci troveremo in una situazione di ulteriore distacco, perché al minimo di efficienza sociale che i partiti stanno dimostrando, corrisponderà il massimo del potere di nomina.
    Tutto ciò sta a significare che difficilmente ci sarà un movimento dei cittadini verso i partiti al fine di risolvere problemi concreti (ormai funzionano meglio le“lobbies”, comitati di protesta, associazioni di scopo che interloquiscono direttamente con le istituzioni): ai partiti finiranno con il rivolgersi soltanto coloro che intendono fare della presenza istituzionale (in varie forme) la loro attività professionale.
    Non per caso sale il numero di chi cumula cariche (consigliere o assessore in Enti Diversi: ad esempio Provincia e Regione; oppure consigliere comunale e parlamentare, ecc) o di chi a tempo pieno si occupa di consulenza istituzionale, attraverso il rigonfiamento delle strutture di staff o di segreteria.
    Insomma: ai partiti servono consulenti non certo militanti, tanto più se militanti fastidiosi capaci di discutere della linea politica e delle scelte amministrative.
    La scelta delle liste bloccate per le elezioni legislative indica, inoltre, che neppure l’occasione della campagna elettorale sarà sfruttata per ristabilire un minimo di circuito di relazione con la società civile, l’elettorato, il quadro dei simpatizzanti (insomma i tre cerchi concentrici di Duverger, si ormai ridotti ad un solo cerchio quello degli eletti).
    Non ci sarà campagna elettorale al di fuori di quella che i leader condurranno dallo schermo televisivo: chi avrà interesse, infatti, a chiudersi alla sera in una sala per ascoltare un candidato di seconda schiera, già sicuro di essere eletto se incluso nella lista in una posizione idonea, oppure già sicuro di essere escluso, perché la segreteria del suo partito lo ha collocato “fra gli ultimi della lista”?
    Un sistema, per concludere, che mortifica ancora di più, se mai ce ne fosse stato bisogno, la partecipazione politica, esalta il ruolo di attivisti senza arte né parte che si collocano nelle istituzioni considerandole la succursale del vecchio ufficio di collocamento, porrà ancora di più i partiti in una dimensione da “fortino assediato”.
    Intendiamoci bene: tutto questo è un male, un grave malanno, per salute della nostra democrazia.
    Infine una battuta, dedicata a quei candidati che saranno collocati d’ufficio in una posizione di graduatoria che impedirà loro di poter aspirare ad un seggio: Forza Italia e DS, concordi, hanno ritenuto giusto che i candidati contribuiscano alle spese della legge elettorale (quanto? 20.000 – 30.000 euro a testa?).
    Questo può andar bene, però, per quei candidati collocati in pole – position: ma quelli in decima fila (tra la Minardi e la Sauber) , per la stessa motivazione, dovrebbero essere pagati, perché in pratica, mettendoci nome faccia, non svolgono altro che la funzione di “testimonial” della lista.
    Ed un “testimonial”, secondo le sagge leggi del marketing pubblicitario che ormai presiedono all’attività politica, debbono essere (profumatamente, aggiungiamo) pagati
    Allora: le elezioni. Competition is competition or business is business ?
    Savona, li 31 Dicembre 2005

  • @Vincenzo Cucinotta

    Prendo assolutamente per buona la tua analisi.

    Io (penso che con “voi” intendessi gli attivisti vicino ad Economia 5 Stella) sono particolarmente sensibilizzato sul tema – fondamentale e praticamente ignorato – dell’impatto dell’Economia politica sulla “sostanziale effettività” del dettato costituzionale e cerco di integrare le analisi che ci offre il Professore con questo taglio.

    La mia voleva quindi essere solo una “pseudo invettiva” volta al risveglio della coscienza istituzionale e democratica cercando nella Costituzione (e la Corte ovviamente come ISTITUZIONE) quei Valori UNIVERSALI che predispongano ad una Resistenza “trasversale” (avulsa da contrapposizione ideologica) e solidaristica nell’eterogeneità sociale e culturale di chi comunque ama il proprio Paese e la propria cultura (i “collaborazionisti” hanno fatto finta di cambiare colore ma c’erano allora come ci sono oggi).

    Valori che sono anche di politica economica dopo decenni di propaganda devastante e stupefacente; in questa marasma non c’è, però, da inventarsi niente: è necessario solamente comprendere la Carta lasciata dai Padri costituenti.

    Siamo tutti calmi e serenenamente narcotizzati di fronte allo stupro del nostro presente, futuro e… passato. Perché l’annientamento della cultura è la necrosi delle proprie radici e della propria storia.

    Ritengo che le Costituzioni antifasciste rimangano la Stella polare per queste navi ormai naunfragate nel Mediterraneo.

  • da non pubblicare segnalo un errore di battitura

    ‘nella quota maggioritaria perché si trattava di liste bloccate come nel Porcellum’

    va inteso come nella quota ‘proporzionale’
    (al posto di maggioratario)

  • Articolo di grande importanza politica da diffondere per aumentarne l’incisivita’

    dobbiamo arrivarci quanto prima ad elezioni con il proporzionale (senza sbarramenti!) personalmente proporrei una legge proporzionale ‘ponte’ che permetta ai detentori del potere politico di non sentirsi completamente delegittimanti : quindi di mantenere un 50%(anche piu’ basso chiaramenete) di eletti con liste bloccate.
    Sembra un compromesso squallido , ma nel contesto storico drammatico attuale potrebbe avere un senso (Anche solo per accelerare il percorso per arrivare a nuove elezioni)
    quanto alle operazioni di privatizzazione(??saccheggio?) di saccomanni e letta , bisognera’ pensare a un reato di alto
    tradimento economico (retroattivo….)

  • Caro Giannuli, Sono completamente d’accordo. Ritengo il proporzionale il sistema più rappresentativo, senza sbarramento, e chi non va a votare ha sempre torto. Se poi i partiti fanno pateracchi post elettorali, dovrebbero essere gli elettori a trarne le conseguenze (dovrebbero…..). Per quanto riguarda i 200 parlamentari assegnati con il premio di maggioranza, si potrebbe dichiararli non eletti (o non eleggibili?) e lasciarne solo 430 (ė possibile?). Ma adesso il Parlamento dovrà fare una nuova legge elettorale (e quando si metteranno d’accordo?). La leggo sempre con interesse e piacere.

  • chiaramente la mia proposta non deve essere equivocata la legge elettorale per rispondere ai requisiti di costituzionalita’ deve essere proporzionale e permettere di esprimere la preferenza
    c’è da dubitare pero’ che l’attuale classe politica possa permettere una una legge simile..
    tenteranno un mattarellum riveduto e corretto
    o cose simili…una legge proporzionale con una norma transitoria che permetta una percentuale di eletti dagli apparati dei parititi potrebbe essere una soluzione per evitare resistenze troppo dure

  • Professore, la pronuncia d’incostituzionalità ha effetto per il caso in cui è stata elevata la questione d’incostituzionalità ed i casi successivi a questo: non travolge tutti i casi precedenti. Il principio d’irretroattività della legge penale riguarda un diverso meccanismo ed una diversa ratio.

  • mah non so se giuridicamente ha senso, ma in effetti è difficile dire che i risultati delle elezioni sarebbero stati questi se la legge elettorale fosse stata diversa, dato che i partiti non si sarebbero potuti nascondere dietro il premio di maggioranza che garantisce governabilità e avrebbero dovuto essere più chiari nel proporre prospettive di governo. e ovviamente non mi sto riferendo solo al pd (che con un proporzionale non ha senso che esista) ma anche ai pentastellati, la cui comunicazione politica è quantomeno inadatta alla politica dei sistemi proporzionali.
    per il resto, nonostante la mia scarsa simpatia per questo governo, trovo che la politica italiana sia disorganizzata in caso di cambio legge elettorale, e in effetti sono scarsamente convinto di avere un’offerta decente in caso di elezioni ad aprile. sarò un cliente esigente, ma se si vota ad aprile chi cazzo dovrei votare? sarei enormemente infastidito dal vedere il solito carrozzone raffazzonato messo sù in due giorni per intercettare il voto di chi non vuole votare a sinistra del pd, ed è meglio non parlare dei politici esistenti che sono o improbabili o completamente bolliti. insomma, anche con un proporzionale, quelle del 2014 sarebbero elezioni, o sarebbero un ridicolo ricatto per procedere come adesso e magari cambiare la costituzione (cosa che questo governo non farà data la sua debolezza)? io preferisco aspettare fino al 2015, dato che la democrazia vuole anche dei tempi per essere allestita. d’altro canto non è che c’è letta perchè ce lo ha portato babbo natale: c’è letta perchè pd e m5s hanno pisciato abbondantemente fuori dal rinale, e non mi sembra che la mira delle illuminate dirigenze sia migliorata molto dai tempi delle elezioni.

  • dovrebbero decadere,non solo i parlamentari,e letta,ma anche napolitano,perche eletto da questi.e cmq il vero problema è la rappresentanza politica di tutti i cittadini,e i vari sistemi elettorali,e le elezioni sono da abolire completamente,e passare alla rappresentanza designata e proporzionale delle varie categorie di cui è composta la nazione.

  • Insomma, vent’anni di assenza di rappresentatività sostanziale e dovremmo stupirci perché questa classe dirigente vile e stracciona (quando non corrotta) si è svenduta l’Italia?

    Vent’anni di golpe a base di bipolarismo ipermediatizzato (ovvero propagandistico e curvaiolo), disinformazione di massa funzionale al gioco delle parti, hanno finito per sfibrare il sistema immunitario del paese; e dovremmo stupirci se l’avvento del proconsole Monti è stato accolto dalla “sinistra” italiana come la liberazione dal nazifascismo (salvo allargare intese per ben due volte con il Male Assoluto)? Considerato che le lavatrici di cervelli hanno funzionato a pieno regime, e in modo ampiamente bipartisan, perché mai la classe dirigente del PD avrebbe da temere qualcosa dai suoi elettori? La legge elettorale che dovesse farli vincere sarebbe quella giusta e chiusa lì.

    Però, se il golpe era vigente anche sotto il Mattarellum (e lo era), chiedo umilmente come sia possibile non ci siano stati ricorsi (accolti?) anteriori a quello del settantanovenne avvocato Aldo Bozzi. Misteri della repubblica…

  • Perché Napolitano traesse “le dovute conseguenze” bisognerebbe presupporre da parte sua il rispetto dei principi costituzionali che secondo la Carta stessa dovrebbe garantire, o quantomeno una sua coerenza tra parole e azioni.

    Si è mai visto nulla di tutto questo? Io non l’ho visto [*]. Nessuna novità, è vero, tuttavia non mi pare superfluo ricordarlo. Anche in considerazione del fatto che circa un anno fa il senatore a vita Monti si dimetteva da premier per candidarsi alle ultime politiche, che da lì a poco Napolitano avrebbe sciolto le camere senza che il governo golpista da lui incaricato fosse stato formalmente sfiduciato (roba mai vista), e che a Monti appartengono sia il Programma Nazionale delle Riforme che il Programma di Stabilità e Convergenza – ordinaria amministrazione o “pilota automatico”? – presentati a Bruxelles dall’attuale governo nella scorsa primavera (SCP sulla base del quale il compagno Olli ci sta perculando poiché l’obiettivo di pareggiare il bilancio, come pure Fiscal compact e art.81 Costituzione riformata comandano, non è la priorità della già miserabile legge di stabilità).

    Comunque, posto che finora esiste solo un comunicato stampa della Consulta, ieri sentivo un espertone da bar tv sottolineare come non sia stato bocciato il premio di maggioranza in quanto tale (non aderenza al principio di rappresentatività), bensì quello previsto dal Porcellum (privo di una soglia minima a cui il primo partito o coalizione viene sottoposto per accedervi). L’obiezione ha una sua ratio oppure no?

    Ho sentito non poche considerazioni secondo cui anche questa volta la sentenza della Consulta rafforzerebbe Napolitano (e quindi la nuova maggioranza), non direttamente la sua figura di Quisling “illuminato” e Santo Patrono degli utili idioti di Francoforte, si intende, quanto indebolendo le ambizioni dei comitati elettorali di Casaleggio, Renzi e Berlusconi, che con un sistema non più maggioritario (esclusa quindi la riesumazione del Mattarellum, secondo le giuste considerazioni di Giannuli) si ritroverebbero troppo diluiti in un nuovo parlamento. Non essendo Renzi/Berlusconi autosufficienti nei numeri per formare un governo, nemmeno con gli alleati d’area, e stante la sicura indisponibilità del M5S a qualsiasi alleanza di governo, sarebbero costretti a riproporre le larghe intese odierne. Secondo questo ragionamento tanto varrebbe per il M5S continuare a fare opposizione alle riformestrutturali, e per Renzi/Berlusconi non logorare il governo Letta per andare a nuove elezioni quanto piuttosto sostenere le modifiche costituzionali in senso presidenziale (quelle che “ci chiede l’Europa” e che i saggi di Napolitano sono stati incaricati di scrivere), per poi cucinare insieme a chi è stato al gioco “costituente” una nuova legge elettorale conseguente (rigorosamente fuori dalle aule, aggiungerei io…). Il governo Napolitano durerebbe fino al 2015 come da copione, con viva soddisfazione di Draghi e con buona pace della plebe. Sarebbe plausibile uno scenario del genere? Anche con il banana ineleggibile e costretto a trasmettere videomessaggi piantonato dai carabinieri?

    [*] “Napolitano: dopo voto governo politico, indicherò io premier” (http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE8BG02O20121217?sp=true)

    PS_Da profano in materia di sistemi elettorali si intende (devo sempre trovare il tempo di leggermi il manualetto “Legge elettorale: non farti fregare” di Giannuli, ora mi sa che è la volta buona).

  • Mi pare che solo una parte degli interventori abbia notato come il tema della “legge elettorale” in sé sia irrilevante.

    Dopo 20’anni di fascismo, il primo false flag ci spinge a vedere lo spiraglio di una Democrazia che non può ri-essere attivata fin tanto che si ignora qual è lo strumento da gu€rra che ci sta radendo al suolo.

    Fin tanto che l’attenzione non si fissa sull’eversione generalizzata che investe tutto l’impianto costituzionale e su qual è l’ideologia di fondo, fascista ma paludata dal progressismo, con cui “inconsapevolmente” i cittadini stanno sacrificando le generazioni attuali e future al Principe di questo mondo.

    Sarò diretto: tutto ciò che non riguarda la presa di coscienza rispetto alla genesi dell’ UE e dell’€uro e il loro impatto sulla Democrazia e sulle politiche sociali è fuorviante e fa il gioco degli oppressori.

  • Caro Professore, dice bene sul maggioritario di Segni, Occhetto, Pannella. Scostando la cortina eufemistica, non mutamento della costituzione materiale, ma colpo di stato…

  • Pierluigi Tarantini

    Caro Aldo,
    pensavo che alcuni dei commentatori del blog fossero semplicemente OT.
    A ben pensarci, invece, potrebbe trattarsi di ossessione monomaniacale.
    Comunque, siccome uno di loro commenta il post affermando che tutto ciò che non riguarda la genesi dell’UE e dell’€uro è fuorviante e fa il gioco degli oppressori, ti dò il benvenuto nel club degli €nazisti.

  • mah è evidente che ci sia una fastidioso squattaggio da parte di certa propaganda della “destra non conforme”. noi siamo di sinistra e gli squatter ci stanno simpatici, ma è un dato di fatto che il livello della discussione sia destinato ad abbassarsi se dopo paginate di commenti arriva il primo minus habens che passa e si lamenta che ancora troppa gente non considera inutili le discussioni sulle leggi elettorali. riportando la solita fuffa mainstream (tra porro, paragone e del debbio le stronzate no euro sono finite in prima serata al posto di vespa, ma per certi idioti sono sempre “tabù”). posso capire che i fascisti guardino con sospetto a qualsiasi legge elettorale diversa dall’alzata di mano collettiva (meglio se la mano destra, ovviamente) ma in tal caso non si capisce perchè questa compulsione a commentare su ciò che si considera irrilevante: le spiegazioni sono ovviamente due: o quella patologica, oppure quella trollopropagandistica. comunque quasi quasi ci faccio un pensiero domani. le primarie sono un’ulteriore elemento maggioritario inserito nell’impianto già di per se stesso maggioritario del nostro sistema elettorale, e quindi sono una distorsione della rappresentanza che aggrava ancora di più le distorsioni del porcellum. e quindi mi darebbe fastidio che il mio voto a civati diventi una convalida della vittoria di uno degli altri due, come se io alle politiche potrei votare renzi o cuperlo. ma forse il mio voto vale di più se lo dò a civati piuttosto che se mi astengo, cosa che invece potrei fare probabilmente se ad aprile mi dovessi trovare a scegliere tra progetti faffazonati o improbabili reazionari.

  • Dici:”lasciare la legge Calderoli come è salvo il premio di maggioranza e introdurre un brevissimo articolo che preveda il voto di preferenza”. Troppo semplice e veloce. Sicchè non lo faranno.
    La casta per salvarsi il culo continuerà a tirare a campare sperando che la buriana passi, fino a fine legislatura? boh…mi aspetto di tutto, oramai….ma ora il porcellum non esiste più. Questa è una certezza. E alle prossime elezioni sarà tutta un’altra geografia politica con la legge elettorale extraporcellum.
    A meno che ci impediscano di andare ad elezioni….

    Ancora una volta sono gli organi di garanzia a fare i cambiamenti: Berluska è stato messo fuori gioco da una sentenza di condanna della magistratura, non dall’opposizione; il porcellum è stato cancellato dalla Corte Costituzionale,non dal Parlamento.
    La politica economica è dettata dalla EU, non dal governo.
    Di fatto il potere legislativo è quasi inutile.

  • Pierluigi Tarantini

    @ cinico senese
    … il potere legislativo è quasi inutile…
    Più che inutile mi sembra assente.
    Ma è proprio questa assenza, quasi assoluta da almeno un decennio, a rendere impossibile quello straccio di politica economica, estera o sociale di cui v’è disperato bisogno.
    A meno che non si goda a crogiolarsi nella disperazione ubriacandosi di populismo.

  • non è male come soluzione, inserire le preferenze nella legge attuale. Io sarei, in caso di prolungata indecisione, su una legge di tornate alla prattica di chiudere i parlamentari nella camera e nel senato e levare i coppi dal tetto, anche per evitare tentazioni a m5s. è una pratica in linea con la tradizione italica 😛

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