Scuse a Selvatici…ma Augias non era una spia…
Devo delle scuse ad Antonio Selvatici, anche se resto dell’idea che Augias non fosse una spia di Praga…
L’11 dicembre ho pubblicato un “cappuccino” dedicato alle rivelazioni del “Giornale” secondo le quali Corrado Augias sarebbe stato un agente cecoslovacco sin dai primi anni sessanta. Nel commento liquidavo la cosa come la “soffiata” interessata di qualche ex agente dell’est restato disoccupato ed in cerca di visibilità e compensi. L’autore dell’articolo –Antonio Selvatici- mi ha indirizzato una mail risentita nella quale negava di aver mai avuto “soffiate” del genere e rivendicava il suo lavoro presso gli archivi dell’est.
Almeno per una parte devo delle scuse a Selvatici per il tono involontariamente liquidatorio del mio pezzo.
Da un lato la fretta, dall’altro la suggestione del ricordo di un episodio simile accaduto quando ero consulente parlamentare (e la cosa si sgonfiò miseramente) mi hanno giocato un brutto tiro: non sono abituato a non rispettare il lavoro altrui e non mi va di assumere atteggiamenti professorali che cerco di evitare anche all’università. Per cui dò volentieri atto a Selvatici di aver svolto un approfondito lavoro d’archivio, anche se –e questo ha contribuito a trarmi in inganno- il pezzo era molto sommario nell’indicare la provenienza dei documenti. Comunque, mi scuso.
Detto questo, resto della stessa idea nel merito della vicenda: i documenti non dimostrano affatto che Augias fosse un agente di Praga, anzi, rileggendo i virgolettati del pezzo trovo che essi inducano a pensare il contrario. Infatti, quando Augias si trasferisce negli Usa, l’agente a Roma propone di utilizzarlo anche in quella sede, ma la cosa trova assai diffidenti i suoi superiori che temono che si tratti, in realtà, di un agente dei servizi italiani che stia cercando di infiltrarsi nella loro rete con intenti disinformativi, se ne parla in termini contraddittori (le due frasi sembrano smentirsi a vicenda) e comunque si conclude che occorre riconsiderare la questione con l’agente a Roma. Dopo di che non se ne sarebbe fatto nulla ed il contatto sarebbe andato perso.
Ma, se Augias fosse già stato un confidente dei cechi, gli accertamenti sul suo conto –per appurare che non si trattava di un controinfiltrato- sarebbero già stati fatti. Inoltre, pur se contraddicendosi immediatamente, il testo parla di un rapporto “senza ambizione” che “viene fatto passare per contatto confidenziale”. Dunque, i dirigenti del servizio non sembrano considerare tale Augias e decidono di riconsiderare la cosa con il loro uomo a Roma. Se Augias fosse già stato organicamente un confidente, il passaggio dalla stazione romana a quella newyorkese sarebbe stato poco più che una pratica d’ufficio, senza tutte queste difficoltà. D’altra parte, la cosa non andrà a buon fine (dal punto di vista di chi ne proponeva il reclutamento).
A pensarci bene, una spiegazione alternativa potrebbe esserci. Spesso gli agenti manipolatori dei servizi hanno problemi con le istanze superiori e tendono a “gonfiare” il proprio lavoro, magari per mantenere la sede in cui sono stati destinati. E sin qui, siamo alla spiegazione che ha dato Augias: quei colloqui –che l’interessato non smentisce affatto, salvo affermare di aver ignorato che il suo interlocutore fosse una spia- potrebbero essere stati fatti passare per altro anche a questo scopo. Ma c’è un ulteriore possibilità. Accade talvolta che gli agenti manipolatori in rapporti non idilliaci con i loro superiori (ed il carteggio in questione proprio questo fa pensare) nascondano l’identità dei loro confidenti, magari mascherandoli dietro altre persone, in modo da potersi rendere insostituibili o comunque mantenere per sè la rete dei contatti. In effetti Augias potrebbe essere stato l’inconsapevole paraveto di una fonte, un personaggio di ben altra importanza.
Aldo Giannuli, 7 gennaio ’10
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cristiano lovatelli ravarino
anni fa intervistai Augias…nel nastro si sentono ancora le sue urla con cui mi cacciò dallo studio produzione di Telefono Giallo