Scontro Renzi-Davigo: uno sguardo più ampio

Una settimana fa, il neo presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Piercamillo Davigo non si era ancora seduto sulla sua nuova sedia, che già dava fuoco alle polveri attaccando frontalmente la classe politica per il diffuso malcostume e, come era prevedibili, Renzi, che, chissà perché, si è sentito chiamare in causa, ha subito risposto per le rime (solito “spirito buzzurro” fiorentino). Siamo ad un nuovo tempo dell’ormai eterna saga “Politica contro Magistrati”? Ragioniamoci su.

Davigo, lo si sa, fu nel pool di Mani Pulite e, per giunta, ne fu la vera mente fine, anche più del mondano Borrelli. Il fatto stesso che sia stato eletto presidente dell’Anm, e con larghissima confluenza, dice quale sia lo stato d’animo della magistratura nei confronti della politica in generale e del Pd in particolare. Quello fra Magistratura da un lato e Pci-Pds-Ds-Pd dall’altro non è mai stato vero amore ma strumentalizzazione reciproca, prima contro Craxi e dopo contro Berlusconi. Il cavaliere, che in queste cose è sempre stato un po’ grossier, mise le cose in termini di “toghe rosse”, favoleggiando di una Magistratura Democratica, padrona assoluta dell’ordine giudiziario ed esecutrice fedelissima degli ordini delle Botteghe Oscure (poi Palazzo del Nazareno, dove lui andrà a concludere il ben noto patto).

Ma in realtà le cose sono molto diverse e complesse ed hanno a che fare con le dinamiche della globalizzazione. Nel mondo pre-globalizzazione, quando ancora vigeva un pur senescente ordine westfalico, la magistratura aveva  il compito di tutelare l’ordine di classe interno, ma con il declino di quell’ordine internazionale cui corrisponde l’affermarsi di una nuova lex mercatoria (ne abbiamo già detto tempo fa) la magistratura è assorbita in un diverso circuito di potere che la chiama a difendere l’ordine di classe mondiale sancito dal neo liberismo.

In questo quadro, i rapporti fra potere esecutivo e potere giudiziario, che erano in “rotta di collusione” nell’ordine precedente, ora entrano in “rotta di collisione”. E, infatti, non è solo in Italia che, da un quarto di secolo in qua, si registra una ondata di scandali politico-giudiziari senza precedenti e basti accennare a casi come quelli di Fujimori in Perù, Collor De Mello e Kirchner in Argentina, Petrobras-Roussef in Brasile, Spitzer negli Usa, Olmert in Israele, Recruit ed Abe in Giappone, Rubiandini in Indonesia, Rajoy e Cristina Infanta in Spagna, Cahuzak, Sarkozy, Villepin in Francia, Guttenberg e Wulff in Germania, Cameron in Inghilterra tanto per citare i primi che mi vengono in mente senza dover fare alcuna ricerca).

In genere si tratta di casi di corruzione, ma anche si evasione fiscale e, in qualche caso, di illeciti legati al sesso.  Sono due concezioni diverse del potere, quella di chi fa la legge e quella di chi l’applica, che divergono nel momento in cui i primi continuano ad avere come propria base di potere il contesto nazionale ed i secondi il contesto internazionale. Mani pulite non fu un fenomeno solo italiano, in Francia, Spagna, Inghilterra, Germania, soprattutto Belgio piovvero i procedimenti contro le rispettive classi politiche, anche se solo in Italia questo portò al crollo del sistema politico. A cavallo fra gli ottanta ed i novanta si svolsero diversi convegni di magistrati  europei sul tema della corruzione e di uno in particolare uscitogli gli atti in francese “La justice ou le chaos” che è tutt’ora una lettura molto istruttiva per comprendere la formazione di questa magistratura “globalista” non coincidente con alcuna particolare corrente organizzata, ma presente in modo trasversale in tutte.

In Italia la spinta proveniente dal nuovo assetto internazionale si sommò alla presenza di una anomalita tutta italiana, una corrente di magistrati particolarmente legata ad un partito politico, il Pci. Ma, attenzione, non è di tutta Magistratura Democratica che si parla, ma di una corrente interna ad essa, quella particolarmente forte nei distretti giudiziari di Milano, Torino e Napoli e che si collocava alla destra di Md, mentre c’era una sinistra (Roma, Bari, Padova) più legata –ma in modo molto fluido- all’estrema sinistra degli anni settanta ed ottanta ed un centro che ruotava intorno a Marco Ramat, originariamente alleato alla sinistra e che passò all’alleanza con la destra filo Pci con il congresso di Giovinazzo, nel 1979. Via via, Md ha subito molte trasformazioni e, dopo la scandalo P2, che portò al crollo di Magistratura indipendente, ha stabilmente fatto parte della maggioranza nell’Anm, in coalizione con Unità per la Costituzione.

Nella fase iniziale di Mani Pulite e, successivamente in quella dello scontro con Berlusconi, le due aree, quella globalista e quella filo Pci-Pds-Ds-Pd, non si distinguevano granché l’una dall’altra ed entrambe sostenevano la necessità di applicare con rigore le leggi anche agli uomini di governo. Le cose cambiano ora che al governo ci sono gli amici del Pd (e basti vedere quanto magistrati, in questo anni, sono stati parlamentari del Pds-Ds-Pd). Adesso l’uscita di Davigo ha portato allo scoperto  le differenze fra “globalisti” e uomini legati al Pd che si sono precipitati a difendere l’autonomia della classe politica, la necessità di evitare toni demagogici e populisti, di distinguere fra politici e politici, Bruti (quello che rinfacciò al suo vice, che attaccava Md di non ricordarsi di averne avuto i voti determinanti per avere il posto che occupava) si è persino lasciato andare a dire che “i magistrati non danno i voti ai governi”. Ve la immaginate una frase del genere ai tempi di Berlusconi premier. Forse Davigo, con la sua intervista al Corriere, ha voluto lanciare un ballon d’essai per saggiare quanti sono pronti alla crociata contro Renzi che, dal suo canto, dice che “I giudici devono parlare attraverso le sentenze “ e, per il resto, tenere il becco chiuso (questo però lo ha sottinteso. Ed allora, Borrelli che di fronte al governo incitava al “Resistere, Resistere, Resistere”? Certo: i magistrati dovrebbero osservare un maggiore riserbo soprattutto in tema politico. Ma questo in condizioni normali, ma vi sembra che un paese con una classe politica così indecente sia in condizioni normali?

Tutto lascia intendere che sia per riaprirsi  la guerra fra potere politico e potere giudiziario, ma questa volta con una spaccatura anche fra magistrati. Renzi dice “Dai magistrati mi aspetto sentenze”. Io quella frase, al suo posto non la direi: rischia d’essere preso troppo sul serio ed… accontentato. E poi, chissà i brividi per la schiena di papà Boschi!

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (19)

  • L’indagine Mani Pulite, avvenuta in concomitanza con il famoso incontro sul Britannia e l’attacco alla lira da parte di Soros, rappresenta l’attacco più deciso portato dalle elites globaliste allo Stato-nazione italiano.
    L’ obiettivo, perfettamente raggiunto, era quello di eliminare quella parte della classe politica più favorevole alla difesa dell’apparato industriale pubblico nazionale.
    Vista col senno di poi stupisce la grandiosità del piano concepito dalle elites finanziarie globali; piano di cui noi eravamo solo una piccola parte.
    Questo ristretto gruppo di miliardari, coadiuvati da un manipolo di aiutanti selezionati tra i manager, i professori e i giornalisti ha letteralmente cambiato la fisionomia del mondo: questi uomini hanno travolto governi utilizzando i giudici, creato strutture sovranazionali al loro servizio, manipolato l’opinione dei popoli manovrando i media a loro piacimento, sconvolto intere aree del pianeta con guerre e rivoluzioni per gestire risorse strategiche; hanno pianificato ogni cosa osservando il nostro pianeta come fosse una pallina da golf.
    Hanno vinto su tutti i fronti: politico, economico, sociale.
    Il guaio è che il loro progetto di società, che qualcuno ha definito neofeudale, favorisce una minoranza, cristallizzando le gerarchie interne e internazionali con lo strumento del debito pubblico impossibile da pagare e della forza militare.
    Non è un gran mondo quello che ci stanno preparando questi signori.
    Comunque, gran bell’articolo.

    • Ha carte e dossier segreti Sig.Andrea Z.? L’indagine è partita da lontano, da prima che cadesse il muro. Cominciò con delle tangenti per un’impresa di pulizie che pagavano qua e là tutte le segreterie locali. Ce li vedo proprio quelli dell’alta finanza mondiale a destabilizzare il Paese partendo da una ditta di aspirapolveri. Penso più che il “occasio feci furem” sia divenuto un motto per fare più soldi insieme.
      Cordialità

      • Come fa notare il prof. Giannuli nel suo articolo, è la chirurgica precisione con cui certi partiti politici sono stati colpiti e altri risparmiati che fa pensare ad un intervento esterno.
        Perchè il PDS è stato risparmiato? Semplicemente perchè dopo la caduta del Muro era ricattabile, perchè era alla ricerca di una legittimazione da parte dei poteri angloamericani per poter sopravvivere alla fine del comunismo.

      • Per certa cronaca inizia il tutto da un ragazzo che fotocopia le carte del padre, ma già il passaggio successivo e’ difficile a spiegarsi.

  • Piccola nota a piè pagina: Bruti assunse a un certo punto la responsabilità di seguire le indagini su Expo, da cui stava emergendo il classico verminaio, spedendo poi Robledo a farsi un giro alla Mole.

    Bene, grazie a Bruti e alla sua “sensibilità istituzionale” (cit MR), durante tutti i sei mesi dell’esposizione non è stato compiuto un solo atto di indagine.
    Ora il Csm ha stabilito che la revoca dell’incarico a Robledo non fu motivata.

    Peccato che Bruti sia ormai in pensione e Expo ormai terminata. Quando si dicono i casi della vita.

    • Tendenzialmente le indagini iniziano DOPO la commissione di un resto è durano per più tempo di un expo qualsiasi. Non è un caso se oggi procedi nei confronti di fatti di 2-3 anni fa. Che poi più sono complessi e con numerosi individui a compierli, più è difficile e dispendioso colpire i briganti. Basta aprire un codice penale e di procedura penale. Non serve essere PM o Gip

      • Grazie per le precisazioni, ma mi sono limitato a segnalare un fatto che lo stesso BL si sentì in dovere di smentire (può controllare).
        Peccato che della gragnuola di arresti e indagini avvenuti prima dell’inaugurazione (non si fidi di me, controlli lei stesso, non serve nemmeno essere un giornalista) e, soprattutto, prima dell’intervento di BL, dopo non sia rimasta traccia.
        Porca miseria, vuoi vedere quindi che dopo tutti hanno seguito la legge?

        (mi perdonerà se non ho scritto “prima” e “dopo” in maiuscolo, ma equivarrebbe a urlare, almeno secondo la bistrattatissima netiquitte)

  • Caro Prof., attendevo un suo post sulla polemica a distanza. Il neo presidente dell’ANM è stato addirittura molto blando. A rileggere un qualsiasi intervento degli inestimabili giudici fatti oggetto di mattanza, la legge è scritta proprio così dal legislatore. Già erano critici nei confronti del nuovo codice di procedura penale (entrato in vigore nel 1989) che – di fatto, stravolgendo il sistema inquisitorio/accusatorio – avrebbe premiato il crimine e chi lo avrebbe commesso a dispetto della tutela della collettività. Lo scrivevano giudici in trincea, certo. Ma l’ha ribadito anche il dr. Gratteri. I cavilli, le notifiche, la burocrazia titanica gravano sulle indagini preliminari, sui processi, sui gradi di giudizio e – di riflesso – sulle condanne.
    Siamo ad un’epoca Don Rodrigo/Azzeccagarbugli2.0, per citare i già citati “Promessi sposi” (uscita infelice del premier su Davigo-Carneade).
    Cordialmente

    • Il passaggio dal sistema inquisitorio a quello accusatorio non giustifica il prolungamento elefantiaco dei processi che si estinguono per prescrizione in più del 50% dei casi non perchè i termini prescrizionali siano troppo corti. L’introduzione dei riti alternativi per creare un argine alla durata dei processi garantisce sì a personaggi come la Franzoni di uscire dal carcere dopo qualche anno malgrado aver maciullato le cervella del figlio di 3 anni. Negli altri Stati in cui vige il sistema accusatorio non si assiste alla paralisi della macchina giudiziaria, perchè?

      • Perché c’è una minore burocrazia e i gradi di giudizio calano. Non esiste la cassazione che fino al 1991, negava addirittura l’esistenza della mafia nelle sentenze. Senza entrare troppo nel dettaglio, dato che la prova si forma nel dibattimento, sono sufficienti mancate testimonianze o notifiche x ritardare di mesi un processo. I media parlano tropo del delitto eclatante e molto meno dei migliaia di processi abbandonati al loro destino per tortuosi cavilli messi li appositamente dal legislatore. OgnI cinque anni c’è un indulto o uno svuota carceri, aumentano le prescrizioni e le misure cautelari sono sempre più difficili da irrogare. Tutto per un volere preciso del legislatore. Ne beneficia si il politico di turno, ma anche le mille Franzoni.
        Cordialmente

  • In terrmini teorici la questione è abbastanza semplice.
    Chi passa alla storia sono i politici o i magistrati?
    La realtà italiana non è così netta. Purtroppo.

  • Manos Limpias: finto sindacato di funzionari senza rappresentazione istituzionale condotto da solito caporione di estrema destra, ora incriminato per delitti contro il patrimonio e riciclaggio di denaro.
    A volte, solo a volte, l’italiano è falso amico dello spagnolo, e viceversa.

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