Sciogliere una sola Camera?

Nei giorni scorsi ci sono stati alcuni problemi tecnici che non hanno permesso l’accesso al mio sito. Mi scuso con tutti i lettori e spero tornerete a trovarmi presto numerosi. A.G.

Come si sa, Berlusconi –preceduto da Larussa-  ha ipotizzato lo scioglimento della sola Camera dei Deputati nel caso fosse sfiduciato in quella sede ma conservasse la maggioranza al Senato. E’ possibile farlo?
Da un punto di vista di interpretazione letterale della Costituzione si tratta di una ipotesi possibile: “Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse.” (art. 88), ma ad un esame più attento non sfuggono i motivi che vanno in senso contrario. Va detto in primo luogo che questa particolare disposizione costituzionale era combinata con la diversa durata delle due Camere (sei anni il Senato e cinque la Camera). Durata che venne poi parificata nel 1963 proprio per ottenere una pronuncia omogenea del corpo elettorale. Peraltro, sino al 1993, il sistema elettorale era proporzionale, per cui non si poneva il problema di eventuali maggioranze differenziate fra le due Camere, perchè la coalizione di governo di formava solo dopo le elezioni (anche se, chiaramente, ciascun partito si presentava annunciando la propria formula di governo). Pertanto, se un determinato schieramento non avesse ottenuto la maggioranza in uno dei due rami del Parlamento, bastava allargare la coalizione ad un altro partito per ottenere i voti necessari. Il problema ha iniziato a profilarsi con l’adozione del sistema maggioritario che introduce un elemento di rigidità nelle coalizioni. Quel che dimostra –una volta di più- come tutta l’architettura  costituzionale era pensata in funzione del sistema proporzionale e come il passaggio al maggioritario abbia aperto il processo di decostituzionalizzazione sostanziale del nostro ordinamento.
Peraltro, l’eventualità di maggioranze differenziate fra i due rami del Parlamento è determinata in particolare dalla diversità del corpo elettorale (21 anni, poi scesi a 18, per gli elettori della Camera e 25 per il Senato), dalla differenza del sistema elettorale (su base nazionale per la Camera, regionale per il Senato) e per la presenza di membri non elettivi nel Senato. Dunque, questo è un problema che è rimasto sinora “silente” ma che esiste a seguito del passaggio al sistema maggioritario.
Nel caso concreto: il governo ottiene la fiducia al Senato ma cade alla Camera. Questo non implica necessariamente l’ipotesi dello scioglimento e per di più di una sola Camera: il Capo dello Stato potrebbe decidere di incaricare un nuovo Presidente del Consiglio per valutare se non possa comporsi una nuova maggioranza. Immaginiamo che il nuovo governo ottenga la fiducia alla Camera ma non al Senato. In questo caso, lo scioglimento di una sola Camera sarebbe una scorrettezza sostanziale, perchè implicherebbe una sorta di indicazione di voto all’elettorato, incoraggiandolo a votare in modo omogeneo alla maggioranza esistente nella Camera non sciolta. Se il Presidente sciogliesse la sola Camera darebbe un vantaggio alla vecchia maggioranza, se sciogliesse il Senato sarebbe un vantaggio a quella nuova. In ogni caso farebbe una scelta di parte.
Peraltro si andrebbe incontro ad una situazione ricca di incognite.
Infatti, cosa accadrebbe se le elezioni producessero due maggioranze diverse? E questa eventualità sarebbe resa ulteriormente possibile proprio per l’elezione in tempi diversi, dunque con un elettorato che può aver mutato i suoi orientamenti. In questo caso si potrebbe:
a- andare ad un governo di Unità nazionale, ma questo è in contrasto con lo spirito della competizione bipolare, inoltre è immaginabile che chi avesse vinto nella Camera appena sciolta, non si adatterebbe facilmente a questa soluzione e reclamerebbe lo scioglimento dell’altra camera nella speranza di ripetere il successo
b- sciogliere l’altra camera, duplicando il momento elettorale con effetti non desiderabili sulla partecipazione dei cittadini alla consultazione e creando una situazione di campagna elettorale permanente che paralizzerebbe l’azione di governo per molti mesi. Inoltre si porrebbe un problema: con quale governo andare all’ulteriore tornata elettorale, quello precedente, quello espresso dalla nuova maggioranza emersa o un governo “tecnico” del Presidente”? E’ facile capire che questo drammatizzerebbe ulteriormente lo scontro. Infine, esisterebbe il rischio del persistere di maggioranze differenziate a cui seguirebbe una pericolosa paralisi istituzionale.
c- Sciogliere entrambe le Camere (anche quella appena votata) proprio per ridurre i rischi di maggioranze differenziate. Quel che però propone tutti gli altri problemi appena accettati.
Ancora: se si sciogliesse oggi la Camera, questo significa che nel 2013 dovremmo fare le elezioni per il solo Senato e nel 2015 per la sola Camera, introducendo questa continua alternanza che creerebbe solo instabilità. Certo, sarebbe possibile, nel 2013 votare per entrambi i rami del parlamento con lo scioglimento anticipato della Camera. Ma, a questo punto, perchè non fare oggi la stessa cosa andando alle elezioni per entrambe le camere?
In realtà il problema è molto più semplice e non richiede sofisticati ragionamenti costituzionali: Berlusconi sa che in caso di elezioni ha la speranza di beccar la maggioranza alla Camera dove la scissione dei finiani gliela ha tolta, mentre sa che al 90% delle probabilità non la avrebbe al Senato, proprio per il diverso sistema elettorale. Per cui, cerca di tenersi la maggioranza che ha al Senato (e che non riavrebbe in caso di elezioni) e cerca, nello stesso tempo, di riottenerla alla Camera dove oggi non ce l’ha, anche per mettere il cappello sulla sedia del Quirinale per il 2013.
A proposito, un inciso: se sciogliessimo oggi la Camera, nel 2013 il Parlamento non potrebbe eleggere il Presidente perchè uno dei due rami (il Senato) sarebbe nel suo “semestre bianco” in cui non può esercitare questa funzione. Ma anche Napolitano non potrebbe sciogliere anticipatamente la Camera perchè sarebbe nel suo semestre bianco in cui non può esercitare questo potere. Dunque, il Presidente sarebbe prorogato sino alla rielezione del solo Senato, che magari avrebbe una maggioranza diversa da quella della Camera eletta tre anni prima: bel casino eh!?
Tuttavia, lo stesso Berlusconi sa che molto difficilmente Napolitano accetterebbe di sciogliere la sola Camera. La cosa è comunque utile: in primo luogo per rigirare a suo favore l’argomento dei senatori che temono di non essere rieletti e potrebbero votare un governo tecnico. In questo modo, è lui a presentarsi come il garante della loro permanenza a Palazzo Madama e, quindi, a frenarne l’eventuale passaggio a Fli. In secondo luogo è possibile che pensi anche ad un conflitto fra poteri, davanti alla Corte Costituzionale, contro lo scioglimento del Senato (ovvio il parare negativo di Schifani) sostenendo che non sussistono i motivi per lo scioglimento, in quanto al Senato esiste una maggioranza . La Corte rigetterebbe con 99 probabilità su 100 il ricorso di Schifani sostenendo che la decisione rientra nella potestà insindacabile del Capo dello Stato, ma la cosa servirebbe egregiamente al Cavaliere per aprire una campagna elettorale alla grande contro il complotto fra Sinistra-Fini-Napolitano e Corte Costituzionale e cercare di rovesciare il tavolo che inclina verso la sua sconfitta.
Insomma: il Cavaliere ha già iniziato la campagna elettorale.

Aldo Giannuli, 15 novembre ’10

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Aldo Giannuli

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Comments (5)

  • Se mi consenti, su tutte queste considerazioni aleggia uno spettro (per B.), ovvero il fattore tempo, elemento legato – manco a dirlo – alla questione della pronuncia della Consulta sul c.d. Legittimo impedimento.
    Detto in soldoni, a Mr. B. interessa -com’è ovvio- solo avere il risultato del 15 dicembre (se non erro); un pronunciamento negativo nei suoi confronti farebbe immediatamente ripartire il processo Mills dove in 3 gradi di giudizio l’avvocato inglese è stato ritenuto colpevole di essere stato corrotto da Berlusconi. Stai a vedere che i giudici potrebbero giungere a ritenere Berlusconi colpevole di aver corrotto un testimone?
    A parte le battute, la pena, come da più parti sottolineato, potrebbe non limitarsi a qualche anno di prigione (che mai sconterebbe), ma comprendere l’interdizione dai pubblici uffici… A mio sommessoavviso il vulus di tutta l’inestricabile matassa è qui e solo qui.
    E’ per questa ragione che ho il fondato timore che qualche persona dall’inteligenza sopraffina (e dai baffetti da sparviero) riesca a tirare l’ennesima scialuppa di salvataggio all’annegando Berlusconi.

  • Dimentichi che se Berlusconi perdesse la Presidenza del Consiglio, decadrebbe il legittimo impedimento per il processo Mills.
    Credo che per lui sia fondamentale. Difenderà la poltrona con le unghie. Ad ogni costo.
    Si apre una stagione pericolosa…

  • stagione pericolosa in che senso?Non credo che il paese sia in pericolo di classici golpes che molti a sinistra tirano fuori in ogni occasione-anche i soldati in strada dovevano essere la prova della militarizzazione del paese,ma son pensieri tipici degli estremisti spontaneisti degli anni 70-stagione di grande mediocrità politica e svendita totale del paese al collaborazionismo sionista e all’america.
    In questo reputo ben più pericoloso fini,come progetto politico,che il nano di arcore.Sicuramente non ha dalla sua i servizi segreti,altrimenti come spiegare tutte queste notiziuole su ragazzine e affini,non ha potere militare e insomma:ci sarà tanto avanspettacolo.
    La democrazia farlocca italica è resistente,il gattopardismo nostrano,l’immobilismo tattico e altro impediscono grosse tragedie-tragedie,rimaniamo nel campo della tragicommedia

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