Turchia e Medioriente: che domande dobbiamo porci?
Siamo oltre il mese dallo “strano” (chiamiamolo così) golpe del 13 luglio e i fatti sono in pieno svolgimento: Erdogan, che sta attuando il vero colpo di stato, ha arrestato migliaia e migliaia di persone, fra cui gran parte della magistratura e molti poliziotti, sta procedendo a marce forzate alla completa islamizzazione del paese, è in procinto di ripristinare la pena di morte ecc.
Gode di un consenso di massa reso evidente dalla manifestazione oceanica del 7 agosto. Il che, però, non vuol dire che l’opposizione (o le opposizioni) non esistano o che abbiano un consenso meno forte: quella del 7 agosto era una manifestazione del regime con tutti gli appoggi che questo comporta, mentre a manifestare contro si rischia e molto, per cui non siamo in grado di misurare cosa ci sia sotto la cenere.
Dal punto di vista internazionale, il riavvicinamento della Turchia alla Russia è una realtà in pieno corso. Restano ancora punti di inciampo notevoli come la Siria, o i giochi ambigui di Erdogan con il Califfato, ma la Russia ha bisogno nella Turchia per concentrarsi sulla questione ucraina ed ha non pochi argomenti seduttivi verso la Turchia: il nuovo South Stream, la via della seta, le importazioni di frutta e verdura, l’interscambio turistico. Ed ovviamente, la principale attrazione è la protezione che sgancerebbe la Turchia dagli Usa e dalla Nato.
Difficilmente Erdogan può spingersi troppo su questa strada se non si copre le spalle. Forse ha un senso che la maggior parte dei soldati compromessi nel golpe del 13 luglio erano fucilieri della più importante base Nato della Turchia. Gli americani davvero non ne sapevano nulla? O sono caduti nella provocazione di qualche amico di Erdogan che prometteva un appoggio poi mancato? O forse di un terzo, forse più amico di Putin che di Erdogan? Ci mancano troppe informazioni per essere sicuri, ma la cosa decisamente non sembra come ce l’hanno raccontata.
Di sicuro c’è che la piega che stanno prendendo i rapporti fra Turchia e Usa non potrebbe essere peggiore: Ankara ha tutte le intenzioni di fare del caso Gulen il casus belli con gli americani che, dal canto loro, non possono consegnare Gulen a nessun costo, pena perderci la faccia con l’intero Mondo.
Ancora più paralizzati appaiono gli europei che si limitano a dire che se torna la pena di morte, la Turchia non entra più nella Ue e non capiscono che, ormai, alla Turchia non interessa nemmeno un po’ entrare nella Ue.
Semplicemente, l’Occidente non riesce a dare una risposta credibile perché non sa da dove cominciare. Vengono al pettine i nodi di decenni di una politica fintamente realistica, in realtà miopemente opportunistica. Per più di mezzo secolo, la politica dell’Occidente (Usa in testa) è stata riassunta nella nota frase del Presidente “Se deve essere un figlio di puttana, tanto vale che sia il nostro figlio di puttana”. Ma il guaio, per restare nella delicata metafora, è che i “figli di puttana” non sono mai di nessuno ed alla prima occasione, guarda un po’, danno i “figli di puttana” anche con i loro protettori.
L’Occidente non sta capendo letteralmente niente su quello che accade in Medio Oriente e lo dimostra il caso turco: l’avvenimento del fallito golpe non è stato assolutamente messo in conto. Ed aver chiuso gli occhi di fronte al massacro dei curdi, non aver appoggiato il movimento di piazza Taksim, aver fatto finta di non vedere l’appoggio all’Isis eccetera, non è servito a niente. Erdogan morde la mano che lo aveva nutrito.
Tutto questo riflette l’inadeguatezza dei gruppi dirigenti occidentali di fronte ai processi della globalizzazione che avevano immaginato come una marcia trionfale e che si sta rivelando una discesa a rotta di collo.
D’altra partre, come si fa a parlare di esportazione della democrazia ed insieme coccolarsi figuri spregevoli come Erdogan o il re dell’Arabia Saudita?
Ed allora facciamoci queste domande per capire dove stiamo andando a sbattere:
1. Come abbiamo fatto a perderci per strada l’unico paese laico del mondo islamico? Ormai della rivoluzione kemalista resta poco o nulla e l’esercito è tutt’altra cosa di quello che era ancora negli anni novanta.
2. Quale è la probabilità di una guerra civile? Noi non sappiamo quali siano le dimensioni dell’opposizione ad Erdogan che vanno dall’Islam moderato ai laici, dai comunisti alle minoranze nazionali minori. Non sappiamo neppure se nell’esercito si annidino settori ostili al regime e non penso tanto a residui kemalisti e gulenisti che, a questo punto, saranno solo piccoli gruppi, quanto a settori militari particolarmente legati alla Nato ed ostili alla svolta filorussa che, alla prima occasione, potrebbero avventarsi alla giugulare di Erdogan. Ed una repressione così irragionevolmente estesa serve solo a creare altri oppositori, anche se, momentaneamente , intimidisce tutti. Non dico che tutto questo accadrà nel giro di qualche mese, forse potrebbero volerci anni, ma è così irrealistico pensare ad una cruentissima guerra civile o, forse, ad un meno cruento colpo di stato, questa volta riuscito?
3. E i curdi che faranno? I curdi ovviamente continueranno e forse non sarebbe poi così sbagliato armarli adeguatamente e sostenerli con ogni mezzo, dato che, allo stato, sono l’unico avversario serio che Erdogan trovi sulla sua strada. Appoggiarli è l’unica reazione seria che l’Occidente possa avere, almeno per ora (consiglio a tutti di seguire gli articoli ed i tweet di Luigi D’Alife sul tema)
4. La Turchia resterà nella Nato? Non è detto che la Turchia uscirà dalla Nato (anche perché una parte dell’esercito potrebbe non gradire), ma è decisamente probabile che sia la Nato a trovare conveniente un allontanamento della Turchia che, in queste condizioni, più che un alleato è una spina nel fianco.
5. Se questo accadesse, che effetti geopolitici avrebbe tutto questo? La Turchia è un paese di quasi 80 milioni di abitanti, gode di un particolare peso nel mondo islamico, ha un esercito fra i più agguerriti dell’area, è uno dei paesi emergenti di seconda schiera, si trova in un posto maledettamente strategico, a cavallo fra Ucraina e Medio Oriente e controlla il principale flusso di migranti e rifugiati.
Se un paese del genere si sposta da una area di influenza all’altra, tutto questo non può non avere conseguenze geopolitiche di primissimo piano. Anzi siamo più precisi: questo è il maggiore terremoto geopolitico dalla caduta del muro di Berlino e promette di diventare un punto di svolta di importanza poco inferiore a quello. In primo luogo si profila la possibilità di un grande blocco asiatico Cino-russo turco riunito intorno alla nuova via della seta e come sviluppo ancora più saldo della comunità di Shanghai. Un grande blocco dell’Asia del Nord e del centro che rappresenterebbe un avversario militare in grado di tenere testa agli Usa, per la prima volta dopo la fine del Bipolarismo.
In secondo luogo, questo assegna una importanza straordinaria alla Grecia che diventa uno dei principali antemurali del blocco avversario e potrebbe essere molto conveniente “bruciare” il suo debito e sostenere il paese. E questo lo può capire anche uno come Tsipras che non è esattamente un genio.
Poi c’è da chiedersi che effetto avrà tutto questo sull’Egitto. Erdogan è legato ai Fratelli Musulmani, resterà con le mani in mano di fronte alla persecuzione dei suoi amici di fratellanza? Sul punto torneremo, per ora segnaliamo il problema.
Infine: l’Isis sta avviandosi alla distruzione del suo Califfato, troverà conveniente allearsi ad Erdogan. La cosa non è semplicissima a anche perché gli uni sono hanbaliti ed gli altri hanafiti, ma, sin qui, Abu Bakr ha dimostrato di avere notevole spregiudicatezza e può essere utile nella guerra con i curdi.
Un quadro complesso di cui non è facile prevedere i processi interdipendenti, ma iniziamo a pensarci, anche perché la Turchia ha ottime probabilità di diventare la nuova Sarajevo e mi riferisco alla Sarajevo del 1914.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, attacco della turchia ai curdi, crisi del medio oriente, erdogan, guerra all’issi, isis, kurdistan, medio oriente, scenario in turchia, turchia, turchia entra in siria
Massimo Soricetti
Un bell’articolo, complimenti 🙂
I curdi con l’YPG femminile sono al momento il popolo più “moderno” dell’area, e potrebbero avere un ascendente molto al di là della loro lotta di liberazione, visto che il femminismo continua a fare passi avanti in tutto l’Islam. Potrebbero essere una scommessa vincente, dopotutto.
Russia e Turchia sono (e sono sempre state) in competizione nel Caucaso e in asia centrale. Non la premessa migliore per un’alleanza solida e duratura. Vedremo…
M
Intervengo con poche parole per confutare alcune affrettate analisi, che non aiutano gli italiani a evitare di impelagarsi.
Professore, come si fa a dire che i curdi vanno armati adeguatamente da noi. E se qualcuno armasse gli altoatesini (ammesso che essi lo vogliano)?
Il suo “freelance” preferito, Luigi D’Alife, fa una cronaca dettagliata, ma ogni tanto gli scappa di dire che il valore del PKK sta nell’attaccare a sorpresa le stazioni di polizia turche.
Ratschkowski scrive che impedire la congiunzione del corridoio del Rojava non è l’obbiettivo primario di Erdogan.
Ai tempi di Davutoglu, la Turchia stava sommessa al gioco degli americani, deciso segretamente fin dal 2003 con lo sbarco di un loro contingente nella provincia di Hatay senza alcuna autorizzazione turca. Faceva parte del gioco la distruzione di Aleppo come prima tappa per la pulizia etnica degli arabi lungo il corridoio programmato per la creazione di un stato curdo con sbocco al mare proprio nella provincia di Hatay. La maggioranza alawita di Iskenderun avrebbe dovuto lasciare il posto alla minoranza curda. Però, da quando Davutoglu si è dimesso, le cose sono cambiate.
Lo stato curdo purtroppo non è uscito dalla fine dell’Impero Ottomano, perché l’Occidente allora non lo permise. Ora invece lo vuole perché gli permetterebbe di avere facile accesso in Azerbaijan e quindi nel Caspio, oggi dominato ancora dai Russi. L’obbiettivo americano è quello di impedire la costruzione di una rete logistica commerciale eurasiatica, che farebbe naufragare il privilegio valutario del dollaro basato sui commerci via mare.
Gli italiani devono essere informati di questo, perché anziché parteggiare per gli stessi usurpatori della loro libertà, impelagandosi come ha fatto la Pinotti nel rifornire armi ai curdi, dovrebbero capire che dalla fine del privilegio valutario americano discendono solo miglioramenti per la loro vita economica, politica, sociale e culturale. E il professore lo sa.
Ratschkowski
Buongiorno
“la piega che stanno prendendo i rapporti fra Turchia e Usa non potrebbe essere peggiore”
In realtà sembrerebbe il contrario
Un articolo del quotidiano Kommersant, chiaramente basato su briefing ufficiali, accusa la Turchia di “andare oltre quanto promesso in Siria”. L’articolo chiarisce che la Turchia non coordina le operazioni di Jarablus con Mosca o Damasco, e che la suddetta operazione turca risulti molto più grande di quanto Mosca si aspettava.
“Per Mosca, l’operazione di Ankara è stata una sorpresa spiacevole, dimostrando che le aspettative per una convergenza di posizioni dei Paesi sulla Siria, emerse dopo l’incontro tra Putin e Erdogan, erano premature. Decidendo l’operazione di Jarabulus, il capo turco ha indicato che le relazioni con gli Stati Uniti sono una priorità e che preferisce agire nel quadro della coalizione antiterrorismo non guidata da Mosca, ma da Washington“. L’occupazione turca di Jarablus, prima che potesse essere catturata dalle YPG, non è volta ad impedire di collegare due aree in Siria controllate dai curdi, anche se potrebbe essere stato un fattore secondario, ma è principalmente destinata a garantire la principale via di rifornimento (o “ratline”) che la Turchia utilizza per rifornire i terroristi che attaccano Aleppo.
Cordialità
Aldo S. Giannuli
la Siria resta il punto di divergenza fra Turchia e Russia e già lo dico nell’articolo, ma questo non significa che i rapporti fra Ankara e Washington non siano pessimi
Ratschkowski
Al netto delle dichiarazioni delle rispettive diplomazie, è evidente che i rapporti tra Ankara e Washington si stiano deteriorando (il che nell’ottica delle diplomazie, id est il Grande Gioco 2.0, può voler dire tutto e niente). Quello che rimane pare esser un incredibile puzzle politico, e una somma confusione: gli Stati Uniti hanno incoraggiato attivamente le YPG a catturare Manbij, che si trova ad ovest dell’Eufrate, fornendole un pesante supporto aereo per l’operazione su Manbij. E ora chiedono alle YPG di abbandonare Manbij e tutte le zone ad ovest dell’Eufrate, e fornisce supporto aereo a un’operazione militare turca che almeno in parte prende di mira le YPG. E’ impossibile vedervi qualche logica!! Indipendentemente da ciò, a parer mio la mossa turca in Siria dovrebbe seppellire una volta per tutte la minima idea che la Turchia sia in procinto a un riallineamento geopolitico allontanandosi dall’occidente verso le potenze eurasiatiche. Non solo la Turchia è ancora alleata di Stati Uniti e NATO, ma ormai esegue un’operazione militare illegale in Siria con l’opposizione russa e il sostegno militare degli Stati Uniti!! Non sembrerebbe esser l’azione di un Paese che si riallinea e si prepara a cambiare alleanze passando dall’occidente a Pechino e Mosca.
ps.A mio parere, il Paese che corre di gran lunga il maggior rischio di impantanarsi in Siria non è la Russia, ma la Turchia, che ha già a che fare con una campagna terroristica islamista, una rivolta curda sul proprio territorio, gravi conseguenze della guerra in Siria, e che non può permettersi un’altra guerra tra l’esercito turco e le YPG che potrebbero peraltro essere appoggiate dai russi in Siria, aumentandone notevolmente (impossibile accorciare le linee) i problemi.
Cordialmente
Ratschkowski
Dimenticavo: per chi volesse vedere la disposizione dell’offensiva turca in Siria.
http://www.globalresearch.ca/wp-content/uploads/2016/08/Turkish_Offensive_in_Northern_Syria.png
benito
finalmente un’analisi sul problema piu’ grave dei nostri giorni. I mass media non danno la percezione di quanto sia grave l’attuale situazione geopolitica, ma i piu’ avveduti capiscono che la III guerra mondiale non e’ un ipotesi cosi astrusa (il riferimento di Giannuli alla Sarajevo del 1914 e’ chiaro).
Anche il fatto che in Germania si vorrebbe reintrodurre la leva obbligatoria e la popolazione e’ stata invitata a fare scorta di acqua e cibo dovrebbe far capire che non viviamo piu’ tempi tanto tranquilli.
Alessandro Icardi
Buongiorno Professore,
mi permetto alcune osservazioni:
-il sostegno popolare ad erdogan e alle sue politiche è molto strano.
-il successo di putin in patria e all’estero è strano.
-il sostegno alla politica wahabita è strano.
Ma a pensarci bene perché è strano?
Strano per noi…….per noi che da decenni, ma in particolare negli ultimi 20-25 anni siamo bombardati da informazioni, alcuni direbbero propaganda, volta a cambiare il punto di vista delle persone in senso astratto. Noi stiamo perdendo il senso del concreto, a iniziare dalla durezza della vita, passando per il valore della vita umana fino ad arrivare all’entita statale. Siamo bombardati da notizie sul gattino, sul cagnolino, sul delfino, sui bamby sul fatto che non bisogna mangiare carne, sulla tecnologia che è in grado di risolvere tutti i nostri problemi sui preti pedofili. Praticamente tutto quello che ha sostenuto la parte del mondo che a noi interessa (europa america nord sud) è e sta venendo stravolto. PERCHE?’ dobbiamo abituarci a prendere ordini dai consigli di amministrazione? Quello che noi non riusciamo a comprendere del resto del mondo è che la democrazia, i diritti degli omosessuali, l’ambientalismo sono concetti a cui circa 5-6 miliardi di persone conoscono e di cui non gliene frega nulla. Cerco di spiegarmi. Noi tutti ci ricordiamo del satanico, mefistelico, demoniaco ahmadinejad, certo messo al suo posto da kameney e soci, ma con un appoggio popolare intorno al 75%? un pazzo che voleva l’atomica che voleva distruggere Israele e gli usa ma che ha portato l’iran attraverso sanzioni durissime a vincere la guerra in afganistan contro bush e ha conquistato Bagdad( attraverso gli sciiti iraqeni), ha destabilizzato lo Yemen, in Bahrein non ha vinto solo perché avranno sterminato metà dei rivoltosi (dei quali non sappiamo nulla casualmente) e ha aumentato il pil e il reddito procapite del suo popolo. I valori fondanti delle sue politiche, sostenute dagli ayatolla, non erano precisamente i nostri, eppure ha fatto tutto questo. Putin ed Erdogan sono più o meno come lui. Si oppongono al modo in cui noi guardiamo le cose e hanno il sostegno della base. In russia non ci sono leggi che puniscono l’omosessualità o gli omosessuali. In pratica sono al punto in cui lo eravamo noi italiani 2 anni orsono. Noi italiani perché in USA in alcuni stati fino a 10 anni orsono era previsto il carcere per gli omosessuali…. Erdogan si spinge verso un islam conservatore perché alla sua gente va bene così, certo addolcisce una pillola con una crescita pari al 10% annuo che a noi sembra tanto irreale come dire che addolcisce la pillola con gli asini che volano. Putin ha ristrutturato la russia. Ha creato quasi dal nulla una grande potenza non solo militare ma anche politica economica e diplomatica che vuole di nuovo guidare una parte del mondo. Ai russi piace. Tutti reprimono nel sangue e con la polizia le manifestazioni degli oppositori diciamo…..Le chiedo aiuto professore perché io sono nato nel 1982…… quando lei aveva 20-25 anni come si faceva in italia??????????? Non nell’albania comunista o nel Nicaragua di somoza. A bologna o a milano o a roma??? O magari a genova nel 2001 (così non scomodiamo il secolo scorso)……
Questi sono dittatori e criminali perché non si piegano a noi. Erdogan è contro la nato si urla……. Se essere contro la nato vuol dire che non sin sente subordinato ma socio di essa che male ci può essere? aaaaaaaah male per noi…. Più o meno sta facendo quello che noi abbiamo fatto a Sigonella e si sta coprendo le spalle per passare la pensione sul mar di marmara e non in tunisia.
Tutti cercano una sponda nel clero sia che siano pope ortodossi o mulla’ o ulema…. e allora? anche in occidente i preti e i pastori protestanti hanno sempre avuto un certo peso…. poi abbiamo scoperto che il vestito nero, o il collarino bianco, agiscono sul comportamento sessuale facendoli diventare pedofili ladri e intrallazzatori assetati di potere. Certo le scuole islamiche o rabbiniche o statali sono immuni. Abbiamo deciso che bisogna tutelare gli animali con leggi dure che vengono fatte rispettare, ma per tutelare gli esseri umani? Li’ le facciamo rispettare un po’ meno. Basta la sacrosanta esecrazione dell’avvenimento sentito in tv e le coscienze sono a posto.
Putin ed Erdogan si mettono d’accordo? Krusciov e tito si mettono d’accordo? cina e Vietnam si mettono d’accordo? colpi di stato in medio oriente? e in sudamerica cosa è successo per 50 anni? e non è mai scoppiata nessuna guerra. Adesso sono piu’ vicini a noi ma non cambia nulla. Solo una battuta di arresto per l’esportazione della democrazia, cioe’ dell’AMERICAN WAY OF LIFE. Quello è il problema. E che la boldrini non puo’ mettere la foto fu facebook con la didascalia TRIONFA LA LIBERTA’ IN TURCHIA VIVA LE DONNE E VIVA MANDELA. (con tutto il rispetto per le donne, anche per la moglie di marcel samora).
Paolo Selmi
‘Suriye’nin toprak bütünlüğünü savunan Rusya, İran ve Suriye’nin oluşturduğu bir blokta yer alıyoruz’. (Abdulkadir Selvi, “Cerablus operasyonunun kodları”, Hürriyet, 23/08/16, http://sosyal.hurriyet.com.tr/yazar/abdulkadir-selvi_615/cerablus-operasyonunun-kodlari_40205468)
‘(La Turchia) è entrata nel blocco che lega Russia, Iran e Siria in difesa dell’integrità territoriale della Siria.’ (Abdulkadir Selvi, I codici dell’operazione Cerablus, Hürriyet, 23/08/16)
Professore buongiorno!
Grazie per l’analisi puntuale e rigorosa che davvero aiuta a fare il punto su questo groviglio; concordo su quasi tutto, eccetto che per la valutazione positiva dell’YPG. Senza demonizzare nessuno, a parte Daesh, o ISIS che dir si voglia, tuttavia non può passare inosservato che:
1. la creazione di una macroregione curda (Stato, per loro che hanno già dichiarato indipendenza dalla Siria) sta andando ben oltre i confini dei territori tradizionalmente occupati dai curdi, tendendo a creare una cintura che circondi la Turchia e arrivi fino al mediterraneo unendosi con i territori a ovest di Cerablus.
2. Gli USA hanno finanziato e finanziano l’espansione dell’YPG indipendente in chiave antisiriana (e antiturca, giocando sporco con il loro principale alleato nell’area). Con scarsi risultati, dal punto di vista militare, visto che è da gennaio che danno Raqqa per conquistata e, tutt’ora, e nelle mani del disfacendo ISIS, ma centrando completamente l’obbiettivo
– di aumentare la destabilizzazione della regione (del tutto in linea con la loro concezione di “creative chaos”)
– di trovare un referente più presentabile (“politicamente corretto” o, come enfatizzava il manifesto di qualche giorno fa, “democratico, federalista, socialista e femminista”) al posto di Al Nusra, completamente bruciato.
– di assicurarsi le basi aeree e gli avamposti strategici gentilmente “liberati” e messi a disposizione dall’YPG.
Mantengo quindi qualche perplessità su questo soggetto, sulle sue mire espansive a scapito dei territori abitati dagli arabi, sulle sue alleanze geopolitiche, e sugli effetti destabilizzanti che sta già creando nella regione- deliberatamente e su imboccata del suo fratello maggiore.
Intuendo sia il cambio di fronte dell’alleato, sia il pericolo dell’eterno nemico curdo, la Turchia è entrata a gamba tesa. Proteste formali siriana e russa, pronta rassicurazione turca (di cui la frase di quell’editoriale su Hürriyet citato a inizio commento ne rappresenta un po’ l’essenza). Di fatto, solo qualche mese fa, una mossa del genere turca avrebbe portato i carri armati russi ad Ankara, e non penso ci sarebbe voluto molto. Oggi, invece, così non è stato. Secondo questo saggio in due puntate – riassumo – Putin, di fronte al massiccio rafforzamento dell’alleanza russo-iraniana, ha aperto la porta a Erdogan, che evidentemente non aspettava altro. Da non sottovalutare, inoltre, è il nuovo corridoio per il passaggio del greggio denominato TAP, in cui, ahimé, ci siam di mezzo anche noi. (Petr Iskenderov, “Il taglio siriano delle relazioni russo-turche”, Сирийский срез российско-турецких отношений, http://www.fondsk.ru/pview/2016/08/28/sirijskij-srez-rossijsko-tureckih-otnoshenij-ii-42290.html et http://www.fondsk.ru/pview/2016/08/27/sirijskiy-srez-rossijsko-tureckih-otnosheniy-i-42270.html, da cui – del tutto immeritatamente – ho tratto la citazione iniziale date le mie scarsissime conoscenze di turco!)
Quindi, PER PURA CONVENIENZA:
1. i turchi hanno bloccato i curdi in difesa dell’ “integrità territoriale siriana” (addirittura apparentandosi a siriani, iraniani e russi)
2. gli USA han capito l’antifona e hanno subito fatto marcia indietro, sull’YPG, assicurando russi e turchi che loro lo appoggiano, MA A EST dell’Eufrate. A ovest smettono di appoggiarlo (da stesso articolo di Iskenderov).
3. i siriani han protestato ma neanche più di tanto, secondo la logica dei “nemici dei miei nemici”
4. i russi apprezzano questa nuova veste di “battitore libero nel campo atlantico” di Erdogan, conquistano un potente alleato nella stabilizzazione siriana, rompono l’isolamento a sud, il tutto continuando a “giocare di sponda”.
E noi “Vecchia Europa”? Forse, e lo dico molto cinicamente, perché io dalla NATO uscirei per ben altri motivi, l’unica lezione che dovremmo trarre da quel “figlio di buona donna” di Tayip, è quella di cominciare a renderci conto che siamo in un mondo MULTIpolare, e che il “grande fratello maggiore” rema CONTRO i nostri interessi fondamentali. da tempo. Del resto, Andreotti e Craxi già lo avevano capito, senza per questo rinunciare – come Erdogan – alla fedeltà atlantica.
Un caro saluto e grazie ancora.
Paolo
Gaz
Siam messi male. Per essere presidente degli Estados Unidos è sufficiente essere in grado di aprire un boccaccetto.Il Mediterraneo della Merkel non va oltre Capri. La presidenza francese è stata data in appalto all’ispettore Closeaux, il quale per acchiappare le mosche sbombarda dove può, per non parlare dell’Italia, dove il politico di vertice è uno sfasciacoarrozze. Chiaro che a questa gente sfugge il mondo fuori casa, al punto tale che adottano una politica bizantina verso la Turchia,- tanto per far cose turche-, perchè non imparano neppure dagli erorri: non li si sveglia neppure quando vengono presi a sberle.
Caveat agli adusi a dar fuoco alle polveri per cinismo …
Quanto resterà ancora sulla scena Erdog?
§§§§
P.s. Domanda per Renzi-Gentiloni. Quali sono gli interessi dell’Italia in questa vicenda domani e dopodomani? Cosa e come fare, con/senza chi?
Ercole
Ottimo articolo! Grazie anche per il riferimento all’intervento su dinamopress.it
Gli USA hanno preso atto del riavvicinamento della Turchia alla Russia, e hanno scelto di tenersi come alleati (molto problematici) i turchi piuttosto che continuare sostenere i curdi.
Un altro errore clamoroso, questa volta anche con voltafaccia infame che premia un golpista califfoide, da parte di Obama in politica estera. Infatti i curdi sono, insieme agli israeliani, gli unici due popoli nei quali l’Occidente può nutrire una qualche fiducia in quell’area. Ora i curdi cercano appoggio in Iran offrendogli corridoio e basi militari sul Curdistan iracheno.
I politicanti d’Occidente sono purtroppo troppo impegnati a finanziare l’accoglienza di invasori, figuriamoci se aiutano i curdi.
Herr Lampe
Nuova tappa del nuovo gioco: “liberi tutti”.
Tranne i curdi, mi pare ovvio…
Aldo S. Giannuli
ma tanto i poveri curdi ci sono abituati….
Davide
L’unico punto chiaro e’ che gli USA vogliono il Medio Oriente perche’ li’ c’e’ il 70% del petrolio mondiale. Inoltre riuscirebbero a mettere altre basi NATO, cioe’ USA a ridosso della Russia. Io spero che crollino prima perche’ gli USA sono piu’ nazisti di Hitler e sono totalmente pericolosi per tutti. Infatti hanno solo schiavi o nemici ma amici no.
Roberto B.
Resta solo da capire chi prenderebbe il loro posto, con quali idee e per fare che.
Alleati ne hanno eccome, alcuni di ferro, come gli inglesi; magari qualcuno obtorto collo e qualcuno più succube di altri, ma insomma, non si può avere tutto. I nemici dichiarati sono pochi, pochissimi e vanno calando di anno in anno (pensare solo a Cuba). Direi piuttosto competitors in affari; che però al dunque quando c’è da spolpare si mettono facilmente d’accordo (e per fortuna, direi!). Quanto poi ai veri amici, se nella vita reale sono davvero pochi, in politica e nei rapporti tra Stati sono una contraddizione in termini.
C’è poi sempre una strana antinomia: gli USA sono antipatici e odiati da molti, ma non è vero lo stesso per il popolo americano, che invece riscuote spesso simpatie anche da chi odia la loro nazione.
ANDREA
Nell’ultima settimana i canali nazionali della TV tedesca hanno passato ed infittito i seguenti messaggi:
1) Dichiarazione Merkel che fa un mezzo passo indietro sulla precedente dichiarazione di condanna sulla strage turca degli armeni
2) Ritratti di Gülen tipo “non è uno stinco di santo”
3) Vari servizi positivi sullo sviluppo turco, cioè sulla politica di Erdogan.
Insomma sul piano mediatico si vede una svolta politica, abbastanza tipica della Merkel (forse l’ultima vera democristiana europea).
Molti turchi immigrati in Germania sono a dir poco spaventati e preoccupati: si sentono controllati e temono di esprimere le proprie opinioni in pubblico (tra amici al bar, mica nei comizi …) perché c’è un controllo asfissiante (spie o solo delatori) e molti hanno parenti in patria o per esempio posizioni previdenziali pregresse che potrebbero essere cancellate. Per esempio questi imam pagati dallo Stato turco che ruotano ogni sei mesi vengono ad impartire lezioni senza sapere nulla di come sono cambiati i loro concittadini in buona parte ormai socializzati tedeschi. Ed il fastidio è molto.
L’Occidente debole non sa più che pesci prendere: deve aggrapparsi o non attaccare macellai (premier Egitto) e doppiogiochisti (Erdogan) per arginare gli utili idioti dell’ISIS e dintorni. La NATO è a pezzi e l’Europa è sempre più vaso di coccio che fa gola. La lista sulle scorte di emergenza diffusa dal Ministero dell’Interno tedesco due settimane fa può far sorridere (la solita paranoia organizzativa tedesca), ma la paura di una guerra (tradizionale o non) è ormai a livelli elevati. Gli acquisti di oro e pietre preziose è salito (cioè beni che, a differenza di titoli e immobili) ti porti via rapidamente se devi scappare. Insomma: ci si prepara a diventare profughi in una amara legge del contrappasso. Intanto in molti Land la destra xenofoba avanza, come per altro in Francia e in Italia. Margini per disegni alternativi quasi zero, probabilità di errore nella applicazione di pratiche di cruda realpolitik elevate, distruzione dei valori su cui le società democratiche si sono sviluppate quasi irreversibile. Poi c’è la NATO dove il primo esercito (USA) è in preda al round elettorale dove la linea di disimpegno di Trump è cosa con cui comunque la Clinton deve fare i conti, il secondo esercito (GB) subirà le conseguenze della Brexit (che è comunque un effetto che scopre gli altri europei) e il terzo esercito (Turco) bè non si sa più dove sta. Gli altri eserciti europei messi insieme (francese, italiano ecc.) coprono a malapena la capacità inglese. E la Russia intanto è in sempre più forte riarmo e, come si è visto con la Crimea, in espansionismo territoriale. Quanto all’Italia … bò … prossimamente sarà impegnata a parlare della mozione M5S per l’uscita dalla NATO. Follie in libertà insomma. Non ho risposte, non ho ricette, ma, mettendo insieme tutto ciò viene in mente solo la parola disintegrazione della pur breve storia della democrazia nel mondo. Gli Stati occidentali non sembrano in grado di difendere né i valori né i territori.
Davide
Sig. Giannuli, ha letto l’ultimo articolo su Libreidee riguardante Brezinski ?
Aldo S. Giannuli
no mi è sfuggito
Davide
Si’, posso immaginare che Lei avrebbe bisogno di un giorno che durasse 40 ore, con tutte le cose che segue.
JackieBlonde
Una testimonianza diretta da tenere in considerazione: http://bit.ly/2bUMU17
Gaz
Kerry e Lavrov si parlano. Hanno deciso di togliersi dai piedi i rispettivi nemici, a costo di lavorare insieme.
Recep e Kim tutto questo lo sanno ?
Sembra una riedizione della crisi dei missili di Cuba .. che poi si risolse da parte americana in Turchia.