Roberto Navale: un personaggio eccellente del nostro nuovo libro
Roberto Navale: all’epoca dei fatti narrati nel libro, capo sicurezza della Fiat. Ma, in precedenza ufficiale del servizio segreto militare (Sim), per conto del quale operò in Francia in stretto contatto con l’Osarn, meglio nota come Cagoule, il gruppo fascista responsabile dell’assassinio dei fratelli Rosselli. Per questa ragione, Navale, insieme al superiore Santo Emmanuele, venne accusato di essere il mandante.
Dopo la caduta del fascismo, venne processato per questo e, condannato in primo grado, venne poi assolto in appello. Ma già dal 1941 aveva lasciato il Sim per passare alla Fiat. Era accaduto che egli avesse ricevuto una certa somma per organizzare un centro di spionaggio in una ridente città ligure e lui pensò di farlo sotto la copertura di una casa di piacere. Idea non originalissima: ci avevano pensato già i nazisti con Salon Kitty. Solo che il nostro amico pensò bene di fare la cresta sui proventi dell’attività (un vero “ufficiale gentiluomo”, non vi pare?!) ed il servizio lo cacciò via, però preoccupandosi di collocarlo alla Fiat.
Anche qui però le cose non andarono bene ed anche la Fiat, verso la fine dei cinquanta lo mise alla porta. Poco dopo venne processato per una truffa e condannato a qualche anni di carcere. Morì bel 1965.
Negli anni ottanta, un giornalista chiese a Gianni Agnelli quale considerasse un grave errore della Fiat nella sua storia e l’avvocato non ebbe esitazioni: “L’assunzione di Navale”. Avrà avuto le sue buone ragioni, anche se non è probabile pensasse ai Rosselli.
Una nota del ministero dell’Interno, nel 1954 lo indicava come membro della rete di spionaggio americana in Italia. Poteva mancare un personaggio così nella nostra storia?
Ivan Brentari, Aldo Giannuli
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GherardoMaffei
Non vi sono dubbi l’ufficiale dell’arma Roberto Navale era un lestofante; d’altro canto ero un uomo dei servizi segreti, vale a dire addetto al “lavoro sporco” di cui si avvalgono tutti governi del mondo, compresa la repubblica italiota nata dalla resistenza..La Corte d’Assise di Perugia che assolse il deputato missino Filippo Anfuso e il colonnello dei carabinieri Roberto Navale,dall’accusa del duplice assassinio dei Rosselli, non era inquinata da elementi nostalgici, era un epoca in cui la magistratura era ancora autorevole e non inquinata dalle “toghe rosse” che hanno degradato la giustizia italiana a un livello africano.Lo ha sostenuto perfino Renzi parlando di “barbarie giustizialista”. Però sarà opportuno ricordare ai fruitori di questo libero sito, che Carlo Rosselli, ebreo multimilionario, il Giangiacomo Feltrinelli dell’epoca,dal comodo e sicuro esilio parigino, aveva organizzato decine di tentativi di uccisione di Mussolini., reclutando sicari anarchici, che imbottiva di denaro, armi ed esplosivi mandandoli a sicura morte in Italia.Sia Carlo Rosselli al pari di Feltrinelli, la fine orrenda che fecero se le erano ampiamente meritata e ricercata. Simile fine non meritava il fratello Nello Rosselli, estraneo alle trame dei “liberogiustizieri” che ottenne il passaporto su pressione operata sul duce dal filosofo del regime Giovanni Gentile, nonostante il parere contrario della questura competente.Un motivo in più per ritenere che non l’OVRA e il SIM italiani ma i segreti sovietici, che avevano saturato la Cagoule di infiltrati, avesse voluto liquidare Rosselli per il suo ruolo svolto nella guerra civile spagnola. A suffragio di ciò basterà ricordare la fine dell’anarchico Berneri. per mano dei comunisti
Gaz
@Maffei
Ma cosa mai le avrà mai fatto MD che a dava per lo più nelle sez. Lavoro e nelle procure? Sono semmai le giurisdizioni superiori ad essere in grado di dialogare con gli altri poteri e li non è che ci fosse solo MD. Un fatto ( criminoso) o c’è non c’è a prescindere dalle idee dei giudici,giusta allegazione e probazione più bard.
Gaz
Il rapporto di Agnelli con la politica italiana e internazionale era improntato al realismo. Anteponeva l’interesse della Fiat alle personali idee politiche, tanto da concepire la interna politica più che per partiti, per aree politiche. Non disdegnava neppure di concludere affari con i russi.
Angelli conosceva bene la storia industriale della Fiat e dei concorrenti.
La risposta al suo quesito, Professore, forse è da cercare un un museo dell”automobile, o da un vecchio sfasciacarrozze, o da una meccanico di auto storiche.
Agnelli era pur sempre un nobile .. e sapeva con che stile masticare amaro.