Rivoluzione araba: osservazioni sul caso libico
Parlando delle rivolte arabe in corso, è frequente imbattersi in persone che sostengono una sorta di “eccezione libica”, per la quale, mentre si riconosce un carattere genuino alle rivolte di Tunisia, Egitto o Barhain –viste non di rado con simpatie- si nega questo carattere alla rivolta libica.
Questa sarebbe una cosa inventata da americani, inglesi e francesi in coincidenza casuale con le altre o, forse, come cavallo di troia degli occidentali per inserirsi nel processo di rivolta in corso ed eterodirigerlo. Anche in molti interventi in questo blog si è riflessa questa tendenza. Mi sembra utile premettere alla mia risposta (promessa da tempo e poi rinviata) una selezione delle osservazioni fatte.
Risponderò domani.
Forzutino
Parteggiare apertamente per i rivoltosi libici dopo aver saputo (con conferma dei media internazionali) che da un mesetto inglesi e francesi sbarcavani armi pesanti… Poi penso a chi avrebbe interesse dalla caduta del rais… Insomma, diciamo che me li rende meno simpatici rispetto ai rivoltosi egiziani, tunisini, ecc.
Pippo Fecondo
Che la “rivolta” in Libia sia frutto di complotti franco-americani, credo che non ci siano dubbi, e se mai ce ne fossero stati, gli esponenti della sinistra che hanno inneggiato all’intervento dei bombardieri francesi inglesi e americani, si dovrebbero ricredere, onestamente.
Giovanni:
“le rivoluzioni si fanno con il materiale che c’è e non sempre hanno esito felice, ma sono sempre preferibili all’ancien regime.”
I ribelli libici dall’identità ancora ignota, ma di cui quel che si sa è che sono monarchici islamisti senussi, razzisti e a braccetto con al Qaida e con i kamikaze di Derna, sono meglio di Gheddafi?
Davide Rigano
repressione armata di Gheddafi,a me pare difesa dello Stato contro una banda di quinte colonne,delinquenti,traditori e altro.
Con la scusa della rivoluzione-reale in altre situazioni- le forze colonialiste euroatlantiste cercano di eliminare un ostacolo per mettere il solito governicchio di quaquaraqua.
Massimo
Francamente questo articolo caro Giannuli non mi convince affatto; a mio parere la rivolta libica non è assimilabile alle altre della regione se non per il dato temporale perché diversa è la condizione della Libia rispetto a quelle di Egitto e Tunisia per esempio.
La Libia è un paese scarsamente popolato con grandi riserve petrolifere e di gas, diversamente da Egitto e Tunisia densamente popolati prive di quelle risorse. In più la Libia ha una tradizione tribale e come paese unitario é una costruzione assai fragile che aveva trovato finora il suo collante unitario sotto il regime autoritario di Gheddafi che era riuscito, grazie a queste condizioni specifiche, a garantire un certo benessere a gran parte della popolazione. Ora la rottura di questo equilibrio quarantennale implica necessariamente l’azione di forze esterne atte a cercare di mettere le mani sulle risorse del paese e questo dato non può essere derubricato con il suo ” e allora?”.
L’esistenza di una ribellione é un dato di fatto ma la sua consistenza é stata artatamente drogata secondo me da inglesi, francesi e americani e il loro voler agire senza esporsi troppo é un’ulteriore prova di quanto abbiano la coscienza sporca. Inoltre il pericolo di ricreare una situazione somala sulle sponde sud del Mediterraneo é elevato e solo questo avrebbe dovuto consigliare maggiore saggezza a livello generale, in particolare al nostro paese che é dirimpettaio della Libia.
Ho appena scoperto, tramite il sito di Giulietto Chiesa, l’esistenza di un sito dell’aeronautica francese in cui si prefigurava tutto quello che sta succedendo già a novembre dell’anno scorso; capacità di leggere il futuro o programma adeguatamente preparato?
http://www.southern-mistral.cdaoa.fr/GB/
Paola Pioldi
1) E’ una rivoluzione nata, si spontaneamente, ma anche con consapevolezza ed in un paese a cui l’occidente è legato per questioni, non solo economiche, ma anche storiche (mica nessuno è andato a dar man forte alle rivolte dei poveri in sud e centro america) Lo so, è un’altra storia.
2) Il possibile insediamento di un governo, seppur traballante, di matrice democratica (ma per davvero eh!) potrebbe modificare, anche se limitatissimamente, i rapporti di forza tra i poteri che ad oggi determinano l’assetto politico mondiale?
3) E’ possibile che, questi popoli che hanno subito un gap storico (a cui ho fatto riferimento in altri post) possano aprire ad un qualcosa di nuovo?
geddafi, guerra in libia, libia

davide
professore:mi chiamo davide viganò,non rigano.Comunque bello come secondo cognome!
Riconfermo i miei pensieri sulla Libia e anche sulla Siria.
Leggeremo volentieri la sua risposta domani.
aldogiannuli
chiedo scusa per l’errore di battitura
Paola Pioldi
Grazie Aldo,
Attendo anch’io le risposte.
Paola
giandavide
io all’inizio del conflitto mi trovavo pienamente d’accordo con aldo ma, tolto il fatto che non so cosa scriverà domani, devo dire che con il passare del tempo e soprattutto con la nato che ha preso il controllo (o la coordinazione) dell’intervento militare senza troppi risultati ho iniziato a non intravedere più un optimus in caso di vittoria di uno dei due contendenti, e la questione libica mi ha lasciato sempre più freddo.
poi mi sono documentato un minimo, e, stando alle politiche di gheddafi, si può dire che ciò che ha creato i resupposti per dei moti poplolari è stato l’alto tasso di disoccupazione piuttosto che la fame, data la grossa differenza di reddito dei libici rispetto ai loro confinanti. effettivamene si tratta di una popolazione viziata da assistenzialismi vari e paralizzata da un sistema politico clientelare per natura. e credo che sia difficile che un governo dei ribelli migliori le condizioni della libia. senza contare il fatto che i ribelli continuano a chiedere armi da qualche mese senza che si sia affermata una volontà politica di qualsiasi tipo, cosa che li pone sotto una luce intrisa di mediocrità.
mi sarebbe piaciuto che gheddafi si fosse tolto subito dai piedi, scalzato da grandi moti popolari. ma evidentemente qualcosa è andato storto, i tripolesi sono probabilmente ancora fedeli a gheddafi, e prepararsi a una carneficina di gheddafini che sarebbe l’unica via per risolvere il conflitto mi vedrebbe contrario, per gli stessi motivi per cui ero contrario al fatto che il gran beduino abbia bombardato allegramente la sua popolazione.
ma forse la cosa peggiore è che 6 mesi di militarizzazzione uccidono qualsiasi spirito rivoluzionario per trasformarlo in moto conservatore. dovere acquistare un modus operandi e un’organizzazione militare significa introdurre altri criteri di selezione della classe dirigente, i cui risultati di solito non mi piacciono affatto. non entro nel merito del complotto internazionale, ma non credo che sia stato determinante, dato che elevati tassi di disoccupazione, e una divisione territoriale caratterizzata da risorse economiche distribuite in modo iniquo sono di per se stessi causa sufficiente per dei moti di protesta, specie se nei due stati confinanti esplodono guerre civili. ma questo può non essere sufficiente a gettare le basi per un cambiamento, a trasformare una rivolta in una rivoluzione.
insomma, non penso di avere cambiato idea, ma credo che siano cambiate le carte in tavola rispetto agli esordi della rivoluzione/guerra in libia. gheddafi non ha fatto la fine di mubarak e di ben alì. e quindi la situazione in libia è profondamente diversa da quella di egitto e tunisia.
davide
si figuri nessun problema!
ps:capito l’italia è una repubblica fondata su bisaglie e la p4…mah!
davide
bisignani!Non bisaglie!