Riforma elettorale: ho una proposta per mettere tutti d’accordo!
di Algido Lunnai
Approfitto dell’ospitalità cortesemente offertami per intervenire nel dibattito sulla legge elettorale che sembra essersi impantanato senza speranze. Non si può che concordare con le venerabili parole del Capo dello Stato: Non si può votare con la legge elettorale vigente. E’ una questione di democrazia. Ma i partiti non trovano un accordo, il tempo stringe ed i mercati sono in attesa trepidante: “Ci sarà il premio di maggioranza? Ci saranno le preferenze? Ma, soprattutto: chi vincerà le elezioni?”. E questa perigliosa incertezza spinge lo spread sempre più in alto. Bisogna far qualcosa. E presto. Anzi: snell!
Però, a ben vedere, quando avremo fatto la legge elettorale, ci toccherà comunque aspettare quattro o cinque mesi per votare, tempo durante il quale le ansie del mercato non si placherebbero. E poi, vai a mettere d’accordo un Parlamento così rissoso! Per fare cosa, poi? Una legge elettorale “usa e getta” come la precedente? Non va! Non è così che ne usciamo.
Io una proposta la avrei. Non so a voi, ma a me piace!Saltiamo tutta la discussione sulla riforma, anzi, saltiamo proprio le elezioni e proclamiamo i risultati! Come? Constatata l’incapacità dei partiti di trovare un accordo, si procede per decreto legge:
art. 1- E’ insediata una commissione arbitrale così composta:
Onorevole Presidente, M. Draghi presidente della Bce,
Venerabile Segretario verbalizzante: G. Napolitano, Presidente della Repubblica
componenti: i reggenti pro tempore del Fmi, della Banca d’Italia e della Commissione Ue, i rappresentanti delle tre principali agenzie di rating ed il rappresentante della Goldmann Sachs.
Art. 2- I partiti attualmente presenti in Parlamento si riuniscono sotto la presidenza della Commissione arbitrale e presentano ciascuno la propria richiesta di seggi, elaborata sulla base dei sondaggi elettorali di parte.
Art. 3- La Commissione arbitrale, fatto effettuale un sondaggio elettorale da una società di propria fiducia e preso atto delle proposte delle parti, formula una propria proposta di mediazione.
Art. 4- Le parti, presa visione della proposta di mediazione, possono dichiararsi soddisfatte o avanzare una nuova richiesta di seggi compresa fra il numero precedentemente formulata e la cifra proposta dalla Commissione arbitrale.
Art. 5- La Commissione arbitrale, ricevute le nuove richieste dei partiti, consultato il bollettino di borsa della giornata e tenuto conto dell’andamento dello spread, decide a proprio inappellabile giudizio e senza limite predeterminato la distribuzione dei seggi fra le diverse forze politiche e procede alla pubblicazione dei risultati.
Art. 6- Per l’identificazione personale degli eletti, ogni partito comunica alla Commissione arbitrale un elenco di nomi in numero triplo a quello dei seggi attribuitigli. La Commissione estrarrà a sorte i nomi sino a concorrenza dei seggi attribuiti a ciascuna formazione.
Art. 7- Il governo dovrà rigorosamente essere di unità nazionale e l’opposizione non potrà superare il 10%. I gruppi che intendano restare all’opposizione dovranno comunicarlo entro cinque ore dalla proclamazione degli eletti. Verranno ammessi all’opposizione solo quanti avranno presentato domanda prima di altri. L’opposizione ha diritto di parola semestralmente e per una durata non superiore ai 10 minuti. I parlamentari della maggioranza annualmente e per 5 minuti.
Art. 8- Il nuovo Parlamento entrerà immediatamente in carica e lo resterà sino a quando il debito pubblico resterà al di sopra del 60% del Pil.
Pensate ai vantaggi di questa soluzione:
a-i mercati sarebbero finalmente tranquilli e non dovremmo più temere per lo spread
b-lo Stato risparmierebbe circa 30 miliardi, che non sono pochi in tempi di spending review
c-finirebbe il tormentone della riforma elettorale
d-le agenzie di rating non potrebbero più declassare i nostri bond, pena la perdita della faccia
e- ci risparmieremmo la campagna elettorale con ulteriore economia di spesa
f-gli elettori potrebbero utilmente occupare il loro tempo andando a mare.
E pensate che potrebbe trattarsi di un modello costituzionale da esportare per il quale potremmo chiedere i diritti a chi volesse applicarlo. Visto che non ci riesce di esportare più molto altro…
Algido Lunnai
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pietro torchitti
governare l’italia sarebbe facilissimo,basterebbe togliere gli stipendi ai parlamentari,i finanziamenti pubblici ai giornali e tv,eliminare le lobbyes e tutta quella selva selvaggia e aspra e forte che solo al pensier rinnova la paura(la burocrazia,gli affaristi i corrotti i mafiosi ecc.)mettere al centro di tutto il cittadino e subordinare ad esso tutti gli altri interessi.
Vincenzo Cucinotta
Purtroppo, l’ironia è fuori tempo massimo, visto che già oggi sono questi a governarci, e non hanno ragione alcuna di apparire più di quanto non appaiano oggi.
Mai come oggi, le elezioni appaiono con chiarezza come un gioco privo di qualsiasi effetto reale, visto che alla fine solo fascie marginali dei politici dissentono dal sacro principio del “mercato come autorità massima ed insindacabile”: finchè si accetta questo principio, la stessa funzione delle forze politiche sparisce, come dice Lunnai, la funzione rimane tutta interna alla cerchia dei politicanti, uno spartirsi soldi e privilegi vari tra loro stessi.
Non so se avete letto l’editoriale di stamane su “La stampa” di Ridolfi, che da’ uno sguardo molto realistico ed efficace della situazione, tranne in un aspetto fondamentale, quando rifiuta l’evidenza della inesistenza di differenze tra le forze politiche. Tutto il quadro che egli propone, fa emergere queste differenze minime tra i maggiori partiti, ma Ridolfi non si fa scruppolo alcuno di contraddire sè stesso.
Proprio per questo, sarebbe utile lavorare almeno sul web per sottolineare questa concordanza di visione politica tra costoro.
aldogiannuli
Lei però non apprezza il ruolo simbolico e pratico dei riti…. I mercati hanno bisogno di rassicurazioni e cosa c’è di più rassicurante della pubblicazione rituale dei risultati elettorali?
cordialmente
Algido LUNNAI
giandavide
il sistema è troppo complesso, poi l’elettore non lo capisce. meglio fare ad alzata di mano, un metodo democratico in cui tutti si esprimono e che garantisce legittimità democratica all’espressione parlamentare. oggi poi che è stata inventata la forma 2.0 dell’alzata di mano, ovvero il voto online di grillo, si potranno ottenere tutti questi benefici paventati da aldo senza lo scomodo fastidio di dover fare capire qualcosa all’elettore.
molto meglio un sistema bucato in cui i votanti sono account creati per l’occasione, che indirizzeranno il popolo bue verso nuovi orizzonti neoliberisti a cui non sarebbe in grado di pervenire da solo. a che serve questo scomodo sistema? con il voto online si possono ottenere gli stessi risultati rendendo felice l’elettore, che penserà pure di esprimersi liberamente e di essere persino ascoltato.
Marco
Domanda del pubblico:
Se tutti gli economisti ed i politologi oggi sembrano convenire sulle anomalie della struttura dell’ EU e del suo sistema monetario, come mai all’epoca (o successivamente) non fu fatto di meglio negli interessi dei paesi europei?
L’ Euro e’ stato costituito effettivamente per indebolire l’Europa del sud come sostengono taluni? Oppure la classe politica che opero’ era mediocre ed incapace? Oppure gli USA dettarono le condizioni nella costituzione della EU e dell’euro? O che altro?
Credo che siano domande che come me si pone un sacco di gente.
ugoagnoletto
si diceva: un ladro con la faccia da ladro, almeno è un ladro onesto.
Vincenzo Cucinotta
@Marco
La mia opinione in proposito è che la classe politica europea, per vincere le resistenze di una lunga storia di conflitti interstatali, ha sempre operato secondo una logica dirigista, del tipo che i fatti avrebbero diretto i popoli verso un processo di unificazione. La cosa più semplice da fare fu quella dell’unificazione monetaria, che del resto seguiva ad un lungo porcesso di unificazione dei mercati continentali.
La scelta fu certo sbagliata, la struttura così come disegnata dai politic europei, era intrinsecamente fragile.
Tuttavia, tale fragilità poteva anche non manifestarsi per un tempo molto più lungo se la bolla speculativa scoppiata nel mondo anglosassone non avesse innescato la più poderosa crisi economica dall’ultimo dopoguerra (a mio personale parere, ben più grave della stessa crisi del ’29). La crisi in Europa senza dubbio alcuno è stata importata, ma la strana costituzione di una moneta senza paternità ha trasformato un normale attacco speculativo in un disastro apparentemente senza scampo. L’euro, checchè ne dicano i politicanti europei, ha ormai i mesi contati.
Marco
Grazie Vincenzo
L’Euro, parrebbe, ha i mesi contati…
Giannuli tempo fa ha descritto come, a suo avviso, la Casa Bianca potrebbe avere interesse all’abbattimento dell’Euro in prospettive di medio-lungo termine. Quest’affermazione, correggetemi se sbaglio, mi sembra essere parecchio controcorrente rispetto al quadro dipinto dalla stampa italiana vicina al “centro-sinistra” per la quale il crollo dell’Euro avrebbe ripercussioni nefaste sull’economia americana.
Non chiedo di ritornare sulla questione, della quale tra l’altro non mi intendo, ma vi chiedo: se le argomentazioni di Giannuli sono fondate, questo punto così cruciale non ci obbliga a riflettere sullo stato di salute dell’informazione ritenuta “indipendente”, che oggi dipinge la germania come una sorta di “avversario severo” e Obama come una sorta di eroina positiva?
@Ugo
Non dimentichiamoci che il ladro con la faccia da ladro operava comunque in un contesto geopolitico e non si governa 18 anni un paese come l’italia senza il sostegno e l’appoggio di certe altre democrazie, o sbaglio?
paola sala
i partiti potrebbero aprire delle apposite pagine su facebook e, in base a quante cliccate su ‘I Like’ ricevono possono spartirsi (proporzionalmente – per far piacere al PDL) i seggi in parlamento, cosi si evitano anche i sondaggi e non si paga l’ipsos!!!!
giandavide
posto un messaggio di mio zio, da sempre molto attento alle problematiche sollevate dal buon lunnai
ma infatti vi sfugge la raffinata teoria malthusiana dei nostri dirigenti: uscendo dall’euro potremo sbarazzarci della parte improduttiva della società: vecchi, handicappati, moriranno tutti di fame in poco tempo, con il risultato di risolvere per un bel pò di tempo il problema delle pensioni. svalutando si potranno ottenere enormi benefici per l’imprenditoria italiana: pagare chi lavora non più di dieci euri al giorno è un enorme vantaggio per l’imprenditore, poi se il lavoratore non mangia e si ammala, pazienza, vuol dire che se ne troverà qualcuno più resistente. ma d’altra parte dobbiamo fare concorrenza alla cina, anzi dobbiamo batterla nel suo campo, e quindi serve l’abolizione dell’euro e una società molto più povera e adatta ad essere diretta dai poteri italiani, non stranieri: loro si che vogliono sempre il bene della popolazione, e infatti berlusconi sta lottando per ridarci la sovranità monetaria, liberando l’uomo da lacci e lacciuoli. come è possibile vivere in un paese così autoritario da non permetterti nemmeno di comprare un’acquedotto e vendere la tua acqua agli altri? mi sembra uno scandalo, soprattutto perchè il mercato, che va sempre lasciato libero, vuole solo il meglio per noi, e gli italiani che fanno? cedono la loro sovranità a un ente che minaccia di mettere sempre lacci e lacciuoli ovunque. ma cosa c’è da aspettarsi da un paese che ha votato per due volte prodi, e ha impedito a berlusconi di cambiare l’italia? l’unica speranza è beppe grillo.
cordialmente vostro: lo zio di grandavide
p.s. trovo i profeti di sventura, quelli che pronosticano tempi imminenti e definiti per la caduta dell’euro, un pò dei piccoli comici involontari, che tradiscono un’ego sconfinato e una forte voglia di farsi notare con proclami scandalistici. in fondo è più facile essere notati se si millantano cambiamenti epocali piuttosto che se ci si attiene ai fatti, rimanendo “banali”. youtube è piena di questa gente, che parla di salire sulle montagne con gente positiva, di rettiliani, di 21 dicembre 2012, di caduta dell’economia mondiale, di maya. e allo stesso modo ci sono i piccoli nostradamus che se ne escono fuori con date precise, che sostengono spesso essere dimostrate da precisi calcoli matematici: l’economia è una scienza esatta loro la conoscono e pretendono di prevederla al millesimo. ma non considerano una cosa: la politica è più importante dell’economia, dei conti in rosso si correggono con un colpo di penna, mentre una guerra civile è un tunnel che quando ci entri non sai nè quando nè come ne esci. ad esempio si dice che la cosa più saggia che possa fare monti è semplice: non fare niente e lasciare che le cose degenerino: la crisi la deve risolvere l’europa, l’italia non può più fare nulla, e quando l’europa si troverà sull’orlo del baratro, i tedeschi probabilmente usciranno i soldi, dato che in caso contrario la germania diventerà una bad company, dato che il debito degli altri paesi europei che gli ha garantito interessi sonanti non sarà più ripagato, e che questo debito è un pò più di 1000 miliardi, cosa che se unita alle scarse prospettive di crescita future e a un indebitamento implicito che potrebbe rendere la germania il paese con il peggior rapporto deficit pil, na roba che potrebbe crollare con un soffio di vento, altro che locomotiva tedesca. credo che la cosa migliore si evitare di ritenere che in uno stato la pensino tutti allo stesso modo, e iniziare a rassegnarsi al fatto che le lobby esistono e influenzano varie cose: in germania governo e industriali sono per l’euro, ma la bundesbank è per l’uscita dall’euro, e allo stesso modo l’amministrazione obama è per il mantenimento dell’euro, mentre wall street è per la sua caduta. e credo che uno degli errori più grossi che si possano fare in questo periodo si non risucire a distinguere la finanza dal resto delle istituzioni, credendo casomai che quello finanziario sia un settore interessato a una qualsiasi prospettiva di sviluppo, quando invece la speculazone si muove quasi sempre contro lo stato in cui opera, dato che uno dei fini della finanza è quello di concentrare maggiormente la ricchezza, cosa che a un qualsiasi stato che si rispetti non conviene, dato che si tradurrebbe in economia ferma e stagnazione.
anche nel ’29 i capitalisti avrebbero dovuto fare fallire il capitalismo, dato che i soldi erano finiti. e invece hanno tirato due colpi di penna su un foglio, creato denaro dal nulla e messo delle leggi (glass steagall) che sono durate fino al 1999 che hanno limitato fortemente la finanza. poi clinton le ha tolte e oggi siamo come siamo
ugoagnoletto
@Marco
allora è rimasto un (uno) politico onesto?
Marco
Ugo hai ragione, mi spiego meglio…
Volevo dire che secondo me anche Berlusconi, dietro il suo volto da ladro, celava anche altro. E cioe’ gli appoggi internazionali di quei poteri a cui ha fatto comodo un premier fantoccio in Italia.
Vincenzo Cucinotta
Caro Giandavide, mi perdoni, ma non le sembra un po’ troppo assimilare chi preconizza la fine imminente dell’euro con chi crede alla profezia dei maya? E poi, che senso ha introdurre questo psicologismo, per cui se uno ha una certa tesi economica, in qualche modo ciò ci darebbe una misura di quanto sia grande il suo ego? Non sarebbe meglio per tutti confinare la discussione sui temi specifici invece di esercitarsi in più o meno ardite speculazioni che passano così disinvoltamente dagli argomenti agli stessi soggetti che argomentano?
La mia opinione è che le cause dello scoppio della bolla speculativa nel 2008 siano ancora tutte innescate e pronte da un momento all’altro a scoppiare nuovamente. I titoli tossici non sono stati allontanati dal mercato, forse perchè c’è una tossicità che coincide con la dimensione stessa dei titoli sul mercato, circa nove volte il PIL mondiale. E’ questa montagna di cartaccia che soffoca ogni possibilità di fuoriuscita dalla crisi finanziaria.
Lei giustamente dice che la politica è più forte della finanza, ma il punto sta nel fatto che decisioni politiche difficili seppure necessarie, richiedono la disponibilità di politici in grado di assumersi la responsabilità di decisioni che possono risultare molto impopolari, come potrebbe essere dire a un risparmiatore che egli ha mal scelto come investire i propri risparmi, e deve affrontare la prospettiva davvero tragica di vedere il proprio capitale fortemente decurtato. Invece i politici in tutto il mondo, e qui è davvero complicato distinguere tra un Bush ed un Obama, preferiscono mettere delle toppe tentando in tutti i modi di incrementare ulteriormente la liquidità già enorme presente nel mondo. La liquidità, e qui trovo che la crisi attuale è ben diversa da quella del ’29, non è affatto poca, è soltanto stata sequestrata dal sistema bancario che ne ha un bisogno vitale come un tossicodipendente che richiede dosi semprte crescenti di droga. Così, qualunque sia la quantità immessa dagli stati, essa non sarà mai disponibile per scopi produttivi, prima o poi risulterà ancora insufficiente.
Ora, non è che col denaro si possa insistere piùà di tanto. Già oggi, il mondo è inondato da un mare di dollari, e credo che siamo vicini alla saturazione, quando sarà palese che anche le banconote sono cartaccia, ma questa sarebbe una prospettiva ben peggiore di quella attuale, ne saremmo coinvolti tutti quanti, si potrebbe perfino arrivare ad un blocco del commercio mondiale.
Nel ’29, c’è stato un problema ben più specifico, una grave soprsavvalutazione del mercato azionario, niente di paragonabile alla montagna di cartaccia da cui rischiamo di rimanere sommersi. Ed in ogni caso, è evidente che la vera risoluzione di quella crisi è stata ottenuta con lo scoppio della seconda guerra mondiale: speriamo che l’umanità non debba affrontare un’altra volta una tragedia analoga con la spaventosa tecnologica bellica oggi disponibile.
Ogni politico dovrebbe guardare negli occhi la propria gente e dire chiaramente che la soluziuone sta nel distruggere questi titoli, o in subordine nel ridurne consistentemente il valore facciale, ma non vedo nessuno in giro per il mondo che dice questa cose, ci balocchiamo con i duemila e cinqucento miliardi di dollari di debito pubblico italiano, e non diciamo nulla sul debito privato di seicento mila miliardi di dollari.
Davvero caro Giandavide dire queste cose significa avere un ego enorme? A me non sembrerebbe, non so a chi ci legge.
giandavide
il punto è un altro: oggi non c’è niente oltre al capitalismo, quindi se il capitalismo fallisce si resta capitalisti, quindi il cambiamento radicale non ci sarà, dato che mancano tutti i presupposti ideologici per il superamento dei valori attuali. poi certo, c’è la storia del capitalismo e della guerra. peccato che negli ultimi anni il capitalismo si è bruciato anche questa carta: non si chiamano più guerre ma missioni di pace, non c’è più il servizio di leva ma l’esercito professionista, che peraltro di questi tempi costa parecchio, insomma non serve nemmeno scomodare karl shmitt per notare come sia una strada impercorribile, anche perchè non stiamo uscendo da anni di pace, ma di missioni all’estero che continuano da più di un decennio e che insieme al mercato nero hanno peraltro aggravato la crisi (senza tutti i soldi che bush ha fatto buttare nel water all’occidente si starebbe molto meglio). è chiaro che il sistema si regge sul fatto che le bolle economiche che si formano non scoppiano tutte contemporaneamente, in modo da potere ogni volta concentrarsi speculando su un signolo settore piuttosto che trovarsi in una situazione di instabilità diffusa. è chiaro che il giochino non può durare all’infinito, ma la soluzione a tutto ciò è già stata fornita dal capitalismo stesso con il glass steagll act. e dico questo appunto perchè sono marxista e non penso che le ideologie cadano dal cielo o le porti babbo natale per migliorare le sorti dell’uomo, e non vedo delle concrete alternative a tutto ciò. anzi siamo in un contesto in cui la gente non capisce la differenza tra destra e sinistra, figurati trovare alternative al capitalismo.
detto questo non c’è niente di personale, ma francamente ho una certa antipatia per le profezie: l’uomo ha trovato passatempi migliori
Vincenzo Cucinotta
@Giandavide
Il punto è che oggi non basta introdurre una legislazione che scoraggi la speculazione, il problema non sta nell’evitare che in futuro accada qualcosa di pericoloso, ma nel come sanare la situazione già in atto.
Il sistema bancario continua ancora oggi a immettere titoli sul mercato soltanto perchè non ha altra scelta, non saprebbe come onorare i seicento mila miliardi di dollari già emessi di cui dicevo, se non rinnovandoli continuamente aumentandone nel contempo l’importo complessivo a causa dell’accumulo degli interessi (ed anche perchè non vogliono rinunciare ai loro lauti guadagni).
Qualsiasi iniziativa che ignori questo punto fondamentale, che fine far fare a questa montagna di cartaccia, a me pare pura chiacchera.
Ciò significa che il capitalismo non ha apparentemente una soluzione per questo problema e, malgrado l’innegabile ritardo a livello culturale su possibili alternative ad esso, oggettivamente la situazione è rivoluzionaria.
Anch’io sono consapevole di come possa apparire disperata ogni ipotesi di uscita dal capitalismo, eppure mai come oggi si tratta di una prospettiva molto attuale, anche a causa dei sempre più evidenti limiti che la salvaguardia dell’ambiente ci impone.
Lavoriamo su questo, le teorie esistono, manca l’organizzazione, intesa nel duplice senso di struttura organizzativa ma anche come formazione di un’avanguardia capace di costituire un corpo unico anche quando dissensi tenderebbero a dividerla al proprio interno.
Da una prospettiva di questo tipo, elaborare previsioni sulla base di analisi razionali, non può certo essere assimilato al fare profezie: al contrario, è un modo per evitare che le critiche alla politica quotidiana costituiscano un misero tentativo di credere di fare qualcosa di utile.
ugoagnoletto
se uno avesse profetizzato la stretta di mano tra Napolitano e Monti (come nella foto), non ci avrei creduto
Nicola Volpe
Ciao Algido, senza piaggeria, voglio dirti che una cosa simile l’avevo pensata anch’io. Certo, tu l’hai formulata in modo raffinato e politically correct, io l’avevo pensata in maniera più rozza, ma sostanzialmente convergente alla tua proposta. D’altro canto non siamo molto lontani da una ipotesi siffatta: Casini, testuali parole, ha detto che sarebbe cosa buona e giusta firmare una carta d’intenti nella quale chi vincerà le elezioni si imopegnerà a seguire alla lettera le misure montiane e dll’UE. Poiché, se passasse questa proposta, le elezioni sarebbero superflue, non sarebbe meglio, che venisse vagliata la tua proposta. Un deferente saluto
giandavide
@vincenzo
ma scusa, ti sembra normale che oggi l’opininone più diffusa nel mondo sia che una multinazionale “troppo grossa per fallire” non può fallire mentre gli stati possono farlo? in realtà il processo è semplice: se ci fossero delle regolamentazioni che limitassero le attività finanziarie, e se casomai ci fossero processi penali mirati, molti operatori del settore sarebbero presto costretti a chiudere o del tutto falliti. e a quel punto si può nazionalizzare, scorporare e rimettere nel mercato ciò che prima era considerato too big too fall. ti sembra la fine del capitalismo questa? a me no. la separazione tra il settore di investimento e quello del risparmio, che fu uno dei componenti del glass steagall act non significa “fine del capitalismo”, ma è una delle soluzioni al problema della distribuzione della ricchezza: oggi mancano gli strumenti per gestire i fallimenti a cui questo regime economico tende irrimediabimente a portare, dato che clinton ha deciso che potevamo farne a meno. quando non ci sarà più la minaccia che se fallisce la goldman sachs o banca intesa si finisce tutti in mutande, il potere e i soldi di questi individui saranno molto inferiori. invece fare terrorismo psicologico sulla poopolazione spiegandogli che l’unico modo di uscire da questa situazione è una redistribuzione globale della ricchezza, ovvero che si finisce tutti in mutande in quanto ogni credito e reddito diventa pari a zero è sempre stato uno dei modi migliori per tenersela buona e fare si che tema il cambiamento. per questo trovo la tua posizione tutto sommato reazionaria e affine a quelle di certi ambienti neoliberisti, che tendono appunto ad impaurire il lettore con frasi ad effetto per fargli credere che qualsiasi rivoluzione debba passare attraverso la disintegrazione di tutti i suoi soldi, mentre regolamentare l’economia non basta. ed è chiaro che quello prefererirà affidarsi a monti o a san francesco piuttosto che voler gioiosamente diventare nullatenente. quindi non capisco l’utilità politica di questo terrorismo psicologico, a meno che tu non sia reazionario e che in fondo questo sistema ti piaccia e tu voglia conservarlo.
francamente trovo più sensato un agire razionale che non comporti inutili profezie catastrofistiche che implichino per forza un evento messianico finale e che divinizzino il denaro a tal punto da ritenerlo superiore al suo valore di convenzione utile agli uomini per fare i loro scambi e intrallazzi.
Vincenzo Cucinotta
@Giandavide
Mi pare che non riusciamo proprio ad intenderci.
Farò un tentativo di mettere un po’ d’ordine nella nostra discussione, sperando che il nostro gentile ospite non si stanchi di leggerci.
Cominciamo a vedere su cosa siamo d’accordo, che poi non mi pare neanche così poco.
Siamo dunque d’accordo sulla natura della crisi, e sul fatto che essa è dovuta al mare di titoli che stanno sul mercato globale, come siamo d’accordo anche sulla possibile terapia, ripristino dei vincoli alle operazioni finanziarie e fallimento di chi non puù sopportare tale regolamentazione.
Se poi non siamo ciechi, dobbiamo ammettere che le terapie proposte in europa come altrove siano del tutto inefficaci allo scopo visto che partono da un’analisi errata delle cause stesse della crisi (vedi scambio dei ruoli tra debito pubblico e debito privato).
Forse, tu ed io siamo anche d’accordo sul fatto che quando Monti taglia lo stato sociale ed introduce nuove tasse per riportare in ordine le finanze pubbliche, e non ci riesce perchè nel frattempo gli interessi sul debito lievitano, il tutto si traduce soltanto in un trasferimento di ricchezza dagli Italiani alle grandi finanze internazionali.
Infine, condividiamo il significato convenzionale che il denaro dovrebbe avere (e che sul mio blog una volta ho sintetizzato con l’espressione “il melo non smetterà di donarci i suoi frutti”).
Cosa non ti va nelle cose che dico? Se ho capito bene, a te non va che io dica che il sistema bancario globale è tecnicamente già fallito, e presto lo sarà a tutti gli effetti.
Primo aspetto, che non dovrebbe essere marginale: è vero, o in altre parole, lo credi anche tu? Se le cose stanno così, a che serve sottacerle. Pensa tu che mi dai del reazionario, che una volta si diceva che “la verità è rivoluzionaria”.
Secondo aspetto, se si opera politicamente, magari con l’intento di creare un terreno di discussione che possa funzionare da strumento di coagulazione per andare a una nuova organizzazione, l’analisi deve essere impietosa ed esauriente, non può essere reticente.
Terzo aspetto, io non scrivo sulla grande stampa, nè vado in TV, i miei interlocutori sono persone come te che magari mi danno del reazionario, ma che poi col tempo possono trovare un motivo di riflessione nelle mie parole.
Quarto aspetto, sottolineare quanto questo tentativo di salvarsi delle grandi banche internazionali sia disperato inquadra la questione nella sua giusta luce. Qui, non abbiamo a che fare con dei vincenti a cui magari qualcuno può sentirsi solidale, si tratta del colpo di coda di chi è comunque condannato al fallimento, ma pretende di trascinarci tutti a picco.
La cosa più curiosa è che tu che mi dai del catastrofista, non hai potuto leggere la parola catastrofe una singola volta nei miei interventi, perchè non l’ho scritta. Difatti, per uno come me che ritiene il capitalismo un sistema distruttivo da superare, incompatibile con la stessa sopravvvivenza dell’umanità, questa crisi è un’opportunità, altro che catastrofe. E dunque, l’unica conclusione possibile è che sia tu che consideri la caduta del capitalismo come una catastrofe.
Anche oggi, una critica della politica governativa che voglia essere efficace, non può prescindere da un’analisi adeguata. Come sai, ormai qui in Europa, somigliamo ai famosi capponi di Renzo che finiscono per beccarsi tra loro. Se si tace sulle cause reali, si vende fumo alle persone, e fammi aggiungere che è francamente insopportabile considerare le persone come se fosseto minorate, e che debbano essere tenute all’oscuro delle cose più sgradevoli.
Tu che nell’ordine mi hai accusato non so perchè di essere catastrofista, di fare profezie, di avere un ego sconfinato, ed infine di essere un reazionario, ti dovresti piuttosto interrogare sul perchè tu non metta la tua indubbia intelligenza al servizio di un fine che vada aldilà dell’intervento sagace su un certo blog.
Te lo dico assolutamente convinto che questa incapacità di ricercare obiettivi condivisi sia un male sociale della stessa cultura che io mi pongo l’obiettivo di superare.
Il tuo scetticismo apparentemente così ragionevole, può apparire come la comoda giustificazione per crogiolarsi nelle meschine comodità che questa società ci offre.
giandavide
guarda, non prenderla sul personale, ma se mi dici che le crisi economiche sono un’opportunità perchè il mondo rinascerà migliore, credo che i miei giudizi non possano cambiare tanto. io non credo alle narrazioni per cui basta una semplice crisi per arrivare a un miglioramento, perchè non credo a un dio superiore che ci vede così sfigati e ci fa un regalo. se uno va in crisi va in crisi, diventa preda dell’autoritarismo, storicamente è stato troppo spesso così perchè possa ceredere altrimenti. e invece i diritti civili si sono spesso conquistati in periodi di ricchezza e di boom economico, che hanno permesso una formazione culturale sufficiente per la formazione di una coscienza civile. quindi non mi rimangio nemmeno una parola, anzi devo dire che il mio giudizio è ancora peggiorato, dato che non sembri accorgerti che la narrazione che stai presentando ha delle caratteristiche di stampo millenarista, a cui ogni individuo può credere o meno, ma che non si possono spacciare per materia di scienza quando sono materia di fede. comunque preferirei chiudere qua dato che quando non ci si capisce è inutile parlare
Vincenzo Cucinotta
@Giandavide
Sì, credo anch’io che tra noi non vi è dialogo.
Sarebbe però irrispettoso verso chi c’ha fin qui letto (visto che abbiamo scelto questa collocazione pubblica) chiudere senza qualche precisazione ulteriore.
In questo scambio di osservazioni, io ho espresso una tesi su cui naturalmente si può dissentire radicalmente, ma che ha una sua organicità. Tale tesi è stata da me argomentata anche quando da parte tua era chiaro che non v’era alcuno spirito dialogico. Come sa chi mi legge più regolarmente, io non mi sottraggo mai a una discussione sul merito delle cose che affermo, e del resto tale prassi argomentativa (non credo che si possa dimostrare alcunchè se non a partire da postulati) fa parte di una mia filosofia di vita.
Da parte tua, ho trovato subito un atteggiamento che spostava il centro della discussione dal merito delle questioni alla mia persona, a cui non hai risparmiato, nè hai più smesso, accuse ingiuriose.
Infine, nel mio precedente commento ho compiuto un ultimo tentativo di stabilire puntualmente quali fossero i punti di dissenso.
Niente da fare, a te questo non interessa, ti sottrai con vigore a qualsiasi confronto di merito, ed anzi nel corso della discussione hai portato avanti sempre argomenti di principio, e li hai anche cambiati totalmente, evidenziando una vis polemica del tutto aliena dalla ricerca di un possibile consenso tra noi.
Con la stessa franchezza che usi tu, ti dirò che tu ragioni per luoghi comuni, tant’è che non riesci minimamente a sostenere le tue affermazioni in un confronto che sia puntuale ed intransigente.
Come dicevo, niente di nuovo, di persone con la tua mentalità purtroppo ce ne sono tanti, è un problema culturale e come tale collettivo, e quindi, nulla di personale ovviamente.
ps. La parola “crisi” significa cambiamento, e non impoverimento: tanto per precisare l’inconsistenza della tua ultima osservazione.
giandavide
mi sembra che tu sia sceso un pò sul personale: purtroppo quando non si hanno argomenti finisce facilmente così, dato che gli specchi sono sempre specchi. rimane il fatto che se uno mi dice che se muori dopo tre giorni risorgi non sono molto propenso a crederci.
p.s. quindi se la crisi significa cambiamento l’economia va bene e il capitalismo non fallisce? è interessante il tuo atteggiamento nei confronti del principio d’identità.
Roberto Buffagni
Pur apprezzando la Sua intelligente proposta, Le suggerisco un’altra via, forse pià radicalmente risolutiva del noto problema della governance politico economica.
Si equipara il procedimento di voto politico e amministrativo con il procedimento di voto in CdA. Sono ammesse al voto persone fisiche e giuridiche che abbiano residenza o sede legale sul territorio italiano, ciascuna in ragione del capitale mobile e immobile di cui è titolare, a prescindere che esso sia fisicamente situato in Italia o altrove.
Una Unità Di Voto (UDV) corrisponderà al possesso di x euro (la sinistra proporrà democraticamente che x = 10.000, la destra proporrà corporativamente che x = 100.000, il centro europeista proporrà responsabilmente che x = 10.000.000; in caso di disaccordo non componibile la determinazione della UDV sarà affidata a un comitato di saggi formato da tecnici di Goldman Sachs). Il partito che ottiene più unità di voto beneficia di un premio di maggioranza del 50% dei seggi in un parlamento unicamerale composto da 30 (trenta) deputati, tra i quali saranno scelti a maggioranza qualificata governo e presidente della repubblica, il quale sarà insieme capo di stato e di governo e governatore della Banca d’Italia.
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