Rifondazione Comunista e Sel: mi spiego meglio

Un mio precedente articolo, dedicato a Rivoluzione Civile ha provocato molti dissensi sulla conclusione, che consigliava ai militanti di Rifondazione di confluire in Sel. Cosa che ha fatto indignare molti per l’alleanza con il Pd che porta ad identificare Sel come “sinistra del liberismo”. Allora, mi pare il caso di chiarire meglio. Non mi pare di aver mai risparmiato critiche a Nichi Vendola (che non so quanto le abbia gradite) sia nel passato più lontano che in epoca più recente e credo di essere stato fra i primi, a luglio, a dirgli che la decisione di allearsi al Pd e correre per le primarie, era una idea sciagurata che lo avrebbe portato a fare la “spalla” di Bersani e che avrebbe indebolito elettoralmente Sel. Mi pare che le cose siano andate proprio così. Anzi, Nichi ha rimediato anche le umiliazioni di essere doppiato da Renzi alle primarie e di essere andato sotto quota 4% alle politiche.

Dunque, non mi pare di essere troppo tenero con Sel o di non aver detto che anche Nichi (per quanto stia in Parlamento al contrario dei suoi cugini di Rifondazione), vada esente dalle critiche che merita tutto il gruppo dirigente della “sinistra radicale” di questi anni. Quanto al preteso liberismo di Sel: Nichi non è liberista, ma non è nemmeno antiliberista; semplicemente, non si pone il problema perché trova la questione troppo noiosa per occuparsene e, se non gli trovate una pagina di Pasolini o una poesia di Sandro Penna, in cui ci sia qualche cenno in materia, non leggerà mai nulla in proposito.

Debbo anche precisare che non ritengo affatto che una confluenza di Rifondazione in Sel risolva il problema di costruire un vero soggetto della sinistra radicale. Peraltro guardo con molta attenzione ad Alba e Cambiare si può oltre che Sinistra Critica. Però, Cambiare si può, Alba e Sinistra Critica sono un po’ un gioco di scatole cinesi, in cui una cosa sta nell’altra, ma le persone sono più o meno le stesse. E sono poche, molto poche. D’accordo che Csp ha inaugurato un metodo di lavoro interessante, però, date le scarse forze di cui dispone, è difficile che dia risultati in tempi brevi e qui i tempi sono stretti. Non dimentichiamoci che a giugno 2014 ci aspettano le elezioni europee, nelle quali si vota con sistema proporzionale ma con clausola di sbarramento al 4%. Dopo una nuova sconfitta, quel che resta della sinistra rischierebbe di disperdersi del tutto. E teniamo presente che neanche Sel ha il 4%.

Peraltro, alle Europee non ci sono le coalizioni ed ognuno corre per suo conto. Nel frattempo, c’è un’ emergenza: che si fa dei resti di Rifondazione che, nel complesso, dispone ancora di diverse migliaia di militanti e di sedi un po’ in tutta Italia? Teniamo conto che, allo stato attuale, non ha mezzo euro da spendere e che la prospettiva è quella di una nuova traversata del deserto senza parlamentari. Il rischio evidente è che, nel giro di qualche mese, si squagli tutto, se non c’è un approdo, per quanto provvisorio, verso il quale dirigersi per riprendere fiato.

Considerato che il suo attuale gruppo dirigente è al di sotto di ogni sospetto, la cosa più probabile è che, qualora restasse in sella, farebbe probabilmente due cose:

a- liquidare quel che resta del patrimonio immobiliare del partito per spartirsi con l’apparato il magro gruzzolo a titolo di  ultimi stipendi e liquidazioni

b- nascondersi dietro Ingroia, che è l’unico che continua a credere che Rivoluzione civile esista ancora, per poter andare a battere alle varie porte vicine (M5s, Sel, Pd..) nella speranza che se ne apra una.

Ovviamente, la seconda operazione ha ottime probabilità di fallire e, a quel punto, Rifondazione (posto che ci sia ancora) si disintegrerebbe del tutto. Di qui la necessità di liberarsi di questo branco di parassiti che “dirigono”: non ho detto “sfiduciare il gruppo dirigente”, intendo dire proprio ruzzolarli dalle scale (metaforicamente parlando… si intende).

Ma, anche dopo questa sana disinfestazione del partito (chiamiamolo ancora così), resterebbe il problema di cosa fare, senza denaro, senza accesso alle istituzioni ed ai media, con una base in grave crisi psicologica. Per risalire la china ci vorrebbe un colpo d’ala: un’ iniziativa politica forte ed innovativa, ma questo, a sua volta, esigerebbe un nuovo gruppo dirigente, che sappia prendere in mano le redini ed invertire la tendenza. Ma dove lo trovano?

Pensare che, dopo anni di sonno bertinottiano e di catastrofi ferreriane, dopo anni di assenza di idee politiche e di discussione vera, possa venir fuori d’improvviso un nuovo gruppo dirigente, come Minerva armata dal cervello di Giove, è solo una illusione illuministica. Dunque, le premesse per una ripresa immediata non ci sono, mancano i mezzi e la gente è fortemente sfiduciata. Che si fa? Si aspetta che tutto finisca per consunzione e che l’ultimo spenga la luce? Se non vogliamo che tutto evapori nel giro di una manciata di mesi, occorre dare “un tetto” a quel che resta e l’unica possibilità è Sel, che a sua volta deve iniziare un ripensamento molto serio di tutte le sue scelte. Inoltre, le critiche che vengono mosse circa l’alleanza di Sel con il Pd non tengono conto che:

a- c’è una consistente possibilità che muti la legge elettorale e che le coalizioni non si formino più, ma si vada al voto su liste scollegate

b- non è scritto da nessuna parte che si riformi l’intesa Pd-Sel e che magari non venga fuori un cartello Pd-Monti che obbligherebbe Sel a cercare altre strade

c- il Pd è sottoposto a forti sollecitazioni interne che non è escluso possano sfociare in aperte rotture, nel qual caso l’esistenza di un polo di sinistra piccolo, ma di qualche solidità, potrebbe risultare molto utile.

Insomma, non sto affatto proponendo di ridurre tutta la sinistra radicale a Sel, ma solo di iniziare un percorso di rifondazione (questa volta vera e non solo slogan) che porti alla nascita di un efficace partito di sinistra anticapitalistica. Su questa strada occorre anche lavorare con Alba, Csp e Sinistra Critica, d’accordo, ma intanto occorre evitare la diaspora finale.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (24)

  • trovo tutto molto condivisibile, ma ho il vago sospetto che leggerò commenti molto buffi. per quanto mi riguarda penso anch’io che sel vada superata, dato che sospetto che la stagione politica che si sta per aprire richiede posizioni nuove e può offire possibilità interessanti. anche se ho anche un’altro sospetto: che sia già troppo tardi, che grazia alla brillante gestione ingoia siano passato tutti ai 5stelle, e che la dirigenza exrifondarola sarà libera di fare i peggiori lacchezzi salvo poi essere beccati con le mani nella marmellata da stampa e/o inquirenti e finire nel migliore dei casi come livia turco, e nel peggiore come dei piccoli dipietro. e in effetti confesso che mi darebbe fastidio vedere la sinistra che passa dall’uguaglianza e la diversità a un’organizzazione di “diversamente uguali”

  • Direi Aldo, che sostanzialmente tu hai sposato in queste recenti elezioni la posizione assunta da ALBA, di non unirti al progetto di RC. Come sappiamo, RC non ha raggiunto il quorum per eleggere deputati, e non v’è dubbio che coloro che l’hanno portato avanti (e mi ci metto anche io in mezzo, pur se l’ho fatto soltanto da spettatore benevolo), abbiano subito una sconfitta.
    Rimango tuttavia sorpreso nell’osservare come da una parte ALBA e in genere coloro che si sono dissociati da qualsiasi forma di partecipazione attiva alle elezioni come te, e coloro che invece dall’altra parte hanno votato SEL, sembrano gridare vittoria, sembra che la sconfitta non li riguardi.
    Come dissi altrove, la sconfitta riguarda l’intero arco politico da sempre autodefinitosi di sinistra. Come vogliamo definire la posizione di ALBA che partecipa a “Cambiare si può”, e quindi partecipa al referendum in rete, e dopo che l’esito positivo viene ottenuto, decide unilateralmente di dissociarsi? Come, in una formazione che della democrazia diretta ha fatto il proprio vangelo, si determina una decisione verticistica che sconfessa i propri iscritti? se non è contraddizione questa, non vedo cosa possa definirsi contraddizione.
    Analogamente, molti, ma non certo tu, hanno difeso la scelta di SEL di stare col PD abbandonando tutto il resto di questa fantomatica sinistra, che a mio parere, e l’ho detto in tempi non sospetti come si può agevolmente documentare dal mio blog, tale scelta avrebbe avuto gli effetti che adesso tutti osservano, distruggendo ogni ipotesi di politica antiliberista, e regalando nel contempo uno spazio politico sconfinato a Grillo, tutto puntualmente verificatosi. Mi ero spinto fino a dire che una coalizione apertamente antiliberista che fosse stata guidata da Vendola avrebbe potuto risultare la più votata in assoluto, ma Vendola non ha avuto il coraggio necessario, e, come tutti noi, ne paga anch’egli le conseguenze.
    Quindi, prima di tutto, sarebbe bene ammettere che siamo tutti sconfitti, non solo Ingroia, anche Viale, anche Cucinotta ed anche, se mi permetti, Giannuli. Questa constatazione non ha ovviamente valore polemico, ma costituisce un doveroso punto di partenza di qualsiasi progettualità.
    Ti dirò che ho deciso di aderire a RC non perchè ritenessi che tutto andava bene. Non fui mai così cieco e sprovveduto da non vedere come in realtà quasi tutto andava mediamente in modo mediocre ed inadeguato, sin dai dieci punti che non ho mai condiviso interamente, dall’organizzazione, dalle modalità di costituzione e dalla composizione delle liste elettorali, tanto per citare ciò che mi viene subito in mente.
    La mia scelta era motivata invece dalla coscienza della delicatezza del momento storico, da ciò che ritenevo fosse in gioco. Ho ripetuto fino alla noia che non si trattava di elezioni come le altre, erano e sono state a mio parere elezioni straordinariamente importanti, e mi pare di non essere il solo a considerare i risultati come tutt’altro che soddisfacenti. Non sarebbe stato augurabile avere un drappello di parlamentari RC, magari strappati al M5S? Dove sta la lungimiranza politica, il senso nell’incitare alla dispersione come tu hai fatto, dove sta la razionalità, ancora mi chiedo.
    Se bisogna stare insieme, bisogna saper rinunciare a qualche puntino sulle “i” per il valore di fare massa critica, ed invece osservo che nella nostra società l’unico motivo aggregante è avere un boss conclamato come nel caso del M5S e del PDL, per fare i casi più eclatanti.
    Onestamente, non credo che sia mai un vantaggio costruire ipotesi e prospettive politiche sulle macerie, e quindi neanche a seguito di risultati che non mi semrbano eclatanti per il fronte antiliberista, nè mi posso convincere che il M5S sia un veicolo adeguato a costruire una nuova politica.
    In ogni caso, sostenere di avere avuto ragione ed altri, a cui magari vorrei associarmi, torto, è il modo peggiore per avviare qualsiasi progetto.

    • Caro Vincenzo, nessuna difficoltà a riconoscermi fra gli sconfitti, ovvio: in queste cose non c’è salvezza individuale e se la barca affonda vanno giù anche quelli che non hanno avuto colpa nella dissennata quida che ha fatto schiantare la barca contro gli scogli. Ma, appunto, ci sono responsabilità e responsabilità, non si tratta di dire “ve l’avevo detto” ma di fare una onesta ripartizione di respiobnsabilità e trarne le dovute conseguenze. Personalmente non ho avuto il benchè minimo incarico nel Prc, quello che potevo fare (avvertire della rotta totalmente sbagliata che il partito stava prendendo) l’ho fatto e sin dalla fione del 2008 quando Ferrero predicava scemenze come la michetta ad un euro di cui tutti ridevano. Ora siamo al capolinea, per cui è arrivata la resa dei conti ed iniziamo a ragionare. Prima conseguenza: fuori dai piedi Ferrero ed i burocrati come lui. Con questa gentaglia non sono disposto a prendere neppure un caffè, altro che progetti comuni. In secondo luogo, basta con il partito di apparato, con la sua schiera di funzionari che è un modello arcaico giustamente cancellato dagli elettori. Che certa gebnte vada a guadagnarsi da vivere con il lavoro come tutti i comuni mortali. Terzo, Vendola ha fatto i suoi errori con i quali non sono mai stato tenero ed anche lui non può sottrarsi al giudizio finale (hai ragionissima a dire che non ha avuto coraggio) però ha ancora una capanna il cui tetto regge (per poco, ma regge). Rifondazione non ha più nulla ed è destinata a sfarsi nel diro di mesi, se non di settimane. Per cui… Quarto, Ferrero ha provato a fare il boss come Berlusconi, Grillo ecc, ma è un asino ed alla fine è uscita una macchietta penosa.
      Partiamo dal riconoscimento della situazionbe ed andiamo avanti, ma non facciamo sconti a nessuno

  • Condivido le premesse , non le conclusioni.
    E’ chiaro che in Italia manca un soggetto rossoverde di tipo europeo che in altri paesi sta stabilmente intorno al 10%. Quello che però qui sopra il bravo aldo non affronta è il Perchè di questo: non il destino cinico e baro ma solo e semplicemente 20 anni di errori di gruppi dirigenti impresentabili ( a partire da Vendola ). In questo contesto qualsiasi operazione che pretenda di essere un evoluzione che parta dalle formazioni attuali mi pare come minimo pura utopia. Sel , Rifondazione ( verdi e comunisti italiani ) vanno semplicemente sciolte, l’attivo riconsegnato allo Stato italiano, e occorrerà aspettare molti anni, probabilmente decenni perchè spontaneamente emerga un nuovo gruppo dirigente talmente abile da ricreare la sinistra dal nulla. Personalmente altre strade non ne vedo, possibili scorciatoie , sempre popolari in italia possono portare solo dritti contro un muro.

  • Mi dispiace ma credo che la questione sia decisamente mal posta.

    Esattamente come è stata malposta la distinzione proposta da Sel nel corso di questa campagna elettorale tra sinistra di governo e sinistra di opposizione, descrivendo la prospettiva di opposizione che inutile, sterile e masturbatoria vocazione alla mera testimonianza.
    Infatti la differenza non è tra andare al governo o non volerci andare, ma tra andarci a condizioni proprie per fare qualcosa di sinistra o andarci a condizioni altrui, in posizione di sostanziale irrilevanza politica, puntellando la prospettiva di governo di una progettualità politica compiuta liberista ( con l’aggravante dello zelo tipico dei parvenu e di una consistente dose di dilettantismo ).

    Ora per quel che resta della sinistra la questione non è semplicemente “vivere o morire”.
    Ma “perchè vivere?” e per fare cosa.

    Lo dico avendone fatto parte: Sel da dentro, alla prova dei fatti, è tutto un insieme di persone che non sono liberiste ma nemmeno antiliberiste, perchè non sanno cogliere la differenza né gli interessa studiare quel tanto che serva per arrivare a coglierla.
    Ed al di la della pochezza intellettuale di un partito al cui interno non si fa alcuno sforzo per essere presenti nei conflitti sociali e non si studia né si formulano proposte ma, soltanto, si organizzano comitati elettorali, tutto quel che resta è esclusivamente aspirazione a poltrone ( spesso sotto bandiera Sel solo perchè le carriere dentro il PD sono già “prenotare” e bloccate ) e meccanismi di cooptazione, mascherati da quota rosa o dal fatto che fanno rapidamente carriera persone che non hanno vera e reale indipendenza politica perchè, pur essendo magari giovani, devono comunque gli stipendi percepiti negli ultimi 10 anni all’esclusivo fatto di avere gli agganci giusti negli ambienti giusti.

    Lo dico avendone fatto parte, avendo condiviso il senso del manifesto del 2010, ed essendomene andato a gambe levate quando ho visto che essendo cambiato il quadro politico nel novembre del 2011 mi sono scontrato con l’aproristico rifiuto a discutere il senso delle scelte antidemocratiche, ipocrite e profondamente classiste ( contro il lavoro ) sostenute dal PD attraverso il governo Monti, che era una loro creatura.
    Non era e non è permesso discuterne: l’obiettivo era semplicemente andare al governo col PD, PUNTO.

    E beh, la sinistra ha adesso raggiunto il proprio anno 0.

    Ricostruire da capo, dopo aver metaforicamente ruzzolato le vecchie dirigenze giù dalle scale.
    Ripartire con persone nuove e sconosciute ma, si spera, con argomenti solidi ( spesso non adottati perchè le vecchie dirigenze dovevano giustificare 20 anni di fallimenti e compromissioni, anche questo va detto ).

    Da Sel è già in corso la diaspora, è anche quello un piccolo bastimento che sta affondando.
    Non ha senso salire su un Titanic in piccolo dopo che è già andato a sbattere contro l’iceberg e la chiglia è irrimediabilmente squarciata.
    In fondo anche Vendola, che prima ha blindato una alleanza prescindendo da qualsiasi valutazione di merito e contenuto politico, poi dopo essersi messo nella posizione di “costola inutile del PD” in condizione di palese subalternità si è fatto asfaltare alle primarie, e dopo aver preso un risicatissimo 3% che ha permesso ad un tot di suoi yesmen e yeswomen di entrare in parlamento in condizione di irrilevanza politica, che ha fatto?
    Dopo aver preso i voti per andare al governo a tutti i costi ha deciso di rimanersene in Puglia.
    Perchè Vendola è pur sempre il migliore e più intelligente dei vendoliani ( questo capita sempre, in qualsiasi corrente ) e ha capito che adesso, in questa situazione, ad andare in parlamento nella presunzione di poter far fare qualcosa di sinistra al PD con quei rapporti di forza e coi grillini primi partito che vogliono forzare soluzioni liquidatorie nei confronti dei partiti, l’unica prospettiva possibile è quella di sputtanarsi, per non più di un anno prima che si rivoti, e comunque scomparire.
    E quindi ai suoi/sue yesmen/yeswoman ha alla fine detto papale papale: l’avete voluta la biciclatta, e adesso pedalate, e andate avanti voi che a me me viè’ da ride.

    Partire da 0 è chiaro che è difficilissimo, ma qua bisogna comunque andare incontro agli scioglimenti dei partiti ed alla costituente di un solo partito, con metodi nuovi aperti e partecipativi ( e paletti ideali ben precisi, quel che m5s non ha, e che siano paletti di sinistra ) e volti sconosciuti, che di certo potran solo fare di meglio di quelli che già conosciamo.

    Per quel che riguarda invece tanto il gruppo dirigente di rifondazione ( e non il solo Ferrero che non merita il ruolo di capro espiatorio rispetto a colpe sicuramente, invece, collettive ) quanto Sel, il concetto è molto semplice: dei morti è inutile parlare, i morti vanno semplicemente seppelliti, e qin questo caso nemmeno si meritano di avere una lapida a testimonianza del loro passaggio.

    • Enea: salvo il giudizio sulla velocità di affondamento di Sel, mi pare che diciamo le stesse cose per cui non vedo dove è il dissenso. Può darsi che neppure la zattera Sel sia destinata a durare a lungo -e la cosa non mi meraviglierbbe- ma sinceramente nin mi viene in mente niente altro nell’immediato, non ritenendo che il M5s possa essere l’approdo giusto, per una sinistra antiliberista. Vorrei fugare un dubbio (se be ne fosse bisogno): che io ce l’abbia col solo Ferrero e sia disposto ad accontenarmi della sua inutile testa. Nulla di più sbagliato: sono perchè tutto il gruppo dirigente salga sul palco della ghigliottina. Mai fare le cose a metà

  • Come al solito le sue analisi hanno il pregio di un acuto pragmatismo, anche se al fondo – me lo consenta – c’è sempre una vena un po’ liquidatoria. Ovviamente concordo con il nucleo delle sue critiche al politicismo di Sel, al vuoto propositivo di Rifondazione che rincorre da decenni i movimenti senza averli mai determinati e ovviamente al giustizialismo di Rc, fino all’amara considerazione che quello di Alba e Csp (conosco molto poco Sinistra critica) sia un buon e sterile metodo di fronte ad un uditorio tragicamente distratto e indifferente alle questioni sostanziali di democrazia rappresentativa (so di dirla grossa ma è la conclusione a cui sono giunto nella mia esperienza personale).
    Tuttavia il «liberismo/antiliberismo» di Vendola meriterebbe un giudizio più articolato sia per chi lo accusa o l’ha accusato di tradimento (sic) sia per non limitarsi ad una questione di vanesia retorica narrativa del suo epigono. Purtroppo, e come vedo altri lo dicono meglio di me, è il militante e l’elettore di Sel il più delle volte ad essere estraneo a questa tematica, al massimo si confonde l’antiliberismo con un generico anticapitalismo. La maggior parte dei compagni che frequento ha votato Sel: l’ha fatto perché sicuro che il Pd avrebbe vinto e che illusoriamente si sarebbe “condizionato” a sinistra il sistema. Questa vaga e poco “radicale” idea la dice lunga sulla deriva di un bacino elettorale alla fine minimale nelle sue richieste e pessimista sul cambiamento: questo elettorato è stato sconfessato dal M5s che non ha niente della sinistra radicale ma che ha dimostrato poter porre questioni molto “radicali” e dare la speranza che queste possano essere realizzate (che siano “radicali” fino a un certo punto e che le speranze possano essere malriposte è un altro paio di maniche). Questo credo sia il limite più grosso di Sel che difficilmente potrà essere il luogo dove si ricrea una rappresentanza politica per la sinistra. Io piuttosto rovescerei il suo discorso e, d’accordo con Lei sulla fluidità della futura collocazione parlamentare e politica di Sel, auspicherei proprio che sia Sel a ripensare totalmente il proprio progetto. Ma quanto è credibile questo? Per ora mi sembra che i vendoliani fingano di credere il Pd capace di presentare un governo ancora più valido e spostato a sinistra di quello proposto prima del voto dimostrando o di non capire niente del M5s o di legare la propria sopravvivenza alla formazione del governo.
    Anche riguardo alla famigerata base di Rifondazione avrei qualcosa da dire, per non finire ad accusare giustamente la dirigenza salvando militanti e professionisti territoriali della politica che sono responsabili quanto la prima. Nella mia piccola esperienza ho avuto modo di partecipare ad un movimento diciamo collaterale alla tematica della Tav in Toscana dove i rifondaroli arrivavano, quando il problema era già stato posto da altri, farcendo i loro discorsi con le solite analisi tanto giuste quanto “astratte” dal reale. Il M5s, dal canto suo, peraltro anche lui sino allora “estraneo” all’insorgenza locale del tema, ha organizzato un’assemblea con tecnici urbanisti ed esponenti storici dei movimenti no tav con il risultato “pratico” che dopo pochi mesi la Magistratura ha bloccato l’attraversamento di Firenze confermando le denunce dei grillini piuttosto che le elucubrazioni rifondare.
    Infine Csp. Ho partecipato a dicembre a Firenze alla prima assemblea che avrebbe dovuto lanciare il movimento politico. Io continuo a pensare che Csp avesse colto in anticipo sulla maggior parte dei soggetti politici che vi era uno spazio da occupare con obbiettivi e modalità di partecipazione e candidature nuove, però al tempo stesso rimprovero loro un’ingenuità abissale e banale banale: questo progetto non poteva essere realizzato perché i tempi erano strettissimi e i morti viventi dei partitini se ne stavano come avvoltoi per rubare il programma e sistemare i loro capetti. Io mi ritrovo molto nel percorso di Cucinotta ma a differenza di lui non vedo il maggior difetto dell’operazione Rc in Alba e nel suo preteso snobismo, quanto nel tragico fatto che gli spazi erano occupati dai dispersi di Di Pietro, gli inutili Verdi, le mummie di Diliberto e i patetici militanti di Rifondazione per fini vergognosi e ipocritamente diversi dallo spirito di Csp. Concludo con questo ricordo dell’assemblea di Firenze: mentre alcuni compagni (Sinistra critica?) bloccavano prima di nascere la discussione su motivi procedurali al limite dell’intervento neuropsichiatrico, una compagna (Alba?) intervenne dicendo «Vengo ora da piazza Dalmazia [dove Grillo in persona stava raccogliendo le firme per la presentazione delle liste] … c’è una fila impressionante». Ecco qua: becchi e bastonati.

  • Domenico Di Russo

    Buongiorno,

    chiedo scusa in anticipo per la rudezza della prosa di questo mio commento: non si dovrebbe mai scrivere di fretta ma non voglio nemmeno sottrarmi a un dibattito che reputo cruciale.
    Sono nato nel 1982 e, pur dichiarandomi marxista, non ho mai votato per Rifondazione Comunista: nel 2001 votai la coalizione dell’Ulivo di Francesco Rutelli, pur non apprezzandola affatto, spinto anche da una critica radicale per la linea politica copiacentemente suicida di RC, per evitare che potesse formarsi, come poi realmente accadde, un Governo Berlusconi; nel 2006 votai l’Unione di Romano Prodi, quello strano e oscuro crogiuolo che mischiava tutto e il contrario di tutto all’insegna di un programma di 280 pagine, nel quale si sublimava al contempo la pesantezza del potere geronto-burocratico e il nulla del pensiero debole, per impedire che Silvio Berlusconi fosse riconfermato come Presidente del Consiglio; nel 2008 votai il Partito Democratico guidato dal simpatico Walter Veltroni, colui che militava nel Partito Comunista pur non essendo comunista per intenderci, per scongiurare una nuova vittoria di Berlusconi alle urne, il che puntualmente avvenne. Per tre volte, quindi, ho ceduto al barbaro ricatto del voto utile. Mea culpa. Ho cercato, almeno in parte, di emendarmi non votando affatto alle ultime elezioni politiche.
    Quel che vorrei sottolineare, trovandomi pienamente d’accordo con le riflessioni del Prof. Giannuli, è il dramma che ho sempre provato nel non aver mai avuto la possibilità di votare un partito che si dichiarasse contro questo modello di produzione capitalistica, in particolare contro il suo dispiegamento finanziario giunto al culmine della sua espansione, contro le ragioni del Capitale, contro le politiche di austerità, contro questo assetto di potere in seno all’Unione Europea. I pochi che lo hanno fatto avevano un tasso di credibilità abbondantemente sotto lo zero.
    Sto parlando di un gruppo dirigente serio, maturo, che dia spazio ai giovani ma ascolti anche qualche anziano di comprovata saggezza, preparato, documentato, radicale e, lasciatemelo dire, ‘cattivo’. Che abbia ferocia verso il Capitale e che infonda coraggio verso le ragioni del Lavoro.
    Sto parlando di un gruppo dirigente che sappia davvero comunicare coi suoi militanti e simpatizzanti imparando, ahimè, da quanto realizzato da Beppe Grillo col Movimento 5 Stelle: non sono nati ieri, vengono da 8 anni di scambi quotidiani online, di battaglie perdute, di polemiche costruite ad arte, eppure hanno resistito, si sono compattati, hanno fatto quadrato, sono apparsi i più determinati, paradossalmente i più ‘ideologici’, e hanno vinto. Il problema è che i punti, alcuni pur buoni, del loro programma sono del tutto disarmonici, mancano di una vera strategia politica, di un orizzonte storico verso cui tendere. E questo limite affiorerà col tempo. Però sono arrivati dove sono grazie a una rete di rapporti digitali intessuta via via di rapporti umani, di idee, di passioni, di emozioni. Esattamente quel che manca a un vero Movimento di Sinistra Radicale.
    Sto parlando di un gruppo dirigente che abbia il coraggio di porre questioni scomode, anche in seno alla Sinistra, ma, a mio avviso, molto importanti.
    1) Si dovrebbe parlare di un modello comunitario di società che abbia come perno il Lavoro, il riconoscimento del suo valore sociale e comunitario, la necessità di socializzazione dei mezzi di produzione almeno per quel che riguarda i grandi settori strategici nazionali.
    2) Si dovrebbe parlare seriamente di politica estera per capire cosa farne di questa Europa malconcia perché è fin troppo chiaro che, sulla base di questo stato di cose, se gli equilibri di potere non muteranno, sarà proprio la Germania a uscire dall’UE, forte dei suoi legami sempre più stretti con la Russia, a meno che non sia preceduta dalla Francia, che tra i paesi latini messi sotto torchio dalle politiche di austerità a egemonia tedesca, è l’unica ad avere la forza, la diplomazia, la tradizione e, diciamolo, l’orgoglio, per puntare i piedi. Dovremmo ritrovare un po’ d’amor di patria (sì, mi rendo conto che la parola ha poca allure fra di voi, ma è in gioco anche questo). Dovremmo avere il coraggio di ripristinare un po’ di verità analitica in sede europea.
    3) Si dovrebbe sostenere la necessità di contenere l’espansione finanziaria del capitalismo proponendo una seria riforma del sistema bancario.
    4) Si dovrebbe progettare una vasta opera di nazionalizzazione di questi settori strategici un tempo statali e che dovrebbero tornare a esserlo.
    5) Si dovrebbe rigettare il Fiscal Compact imposto dall’UE per sostenere la necessità di corposi e massicci investimenti pubblici sulla Sanità, sull’Istruzione, Università e Ricerca (riformando i cicli universitari, riformando i contratti e gli organismi di ricerca, riformando il CNR, riformando i criteri di selezione del corpo docente, ecc.) e, dulcis in fundo, sulla Sicurezza. È mai possibile che nel 2013 una Sinistra che voglia dirsi radicale pensi ancora che per essere tale debba passare per l’antagonismo verso le divise? Parlo qui per esperienza diretta, perché vengo da una famiglia paterna, di origini contadine, con un ampio tasso di appartenenti alla Polizia di Stato e da una famiglia materna, di origini operaie, con un discreto tasso di appartenenti alle diverse Forze Armate. Ebbene, davvero credere che siano loro i nemici? Certo che in questi corpi ci sono carogne della peggio specie, certo che molti di loro dovrebbero dismettere la divisa seduta stante, ma credetemi quando vi dico che ci sono tante persone molto più vicine a noi, disposte persino a votare una Sinistra Radicale, di quante non possiate trovarne in altre categorie. È possibile che sia ancora così difficile concepire uno Stato forte, comunitario, in cui tutti gli apparati pubblici sia reclutati e formati con grande trasparenza e professionalità e i cui membri svolgano il proprio lavoro con rigore, efficienza, buon senso e tolleranza al servizio della comunità. Vogliamo parlare di come costruire una Scuola Nazionale di Formazione della Pubblica Amministrazione, che tiri fuori il meglio degli impiegati e dei funzionari statali che costituiscono il grosso della macchina pubblica? Di come riformare le Forze dell’Ordine e, ancor più, i servizi d’Informazione? Di come dare a questo paese la grande Scuola che sia all’altezza dei grandi maestri, pedagoghi e insegnanti che ha avuto?
    Vogliamo costruire un soggetto che rifletta seriamente su queste cose proponendo progetti di riforma sintetici, densi, precisi, sostanziali, ben fondati e, di nuovo, coraggiosi?
    È possibile farlo?
    Grazie

    Domenico

  • Valerio Bianconi

    Sono d’accordo con molti dei pensieri da Lei formulati. Avendo frequentato, seppur per poco, alcuni partiti politici di sinistra radicale, specialmente qui in Umbria, ho notato con sommo rammarico la persistenza di una forma di “polticismo” relegata solo all’aspetto burocratico e d’apparato. Scoraggiante vedere persone, anche giovani, dedicarsi alla vita di partito nella sola speranza di vivere di politica. Bisognerebbe creare una sinistra giovane, possibilmente scevra di forme di partitismo tradizionale, che abbia pochi e radicali punti programmatici. Rilancio dei saperi, spesa pubblica sul modello roosveltiano, ambiente, riduzione spese militari e rifiuto delle politiche neo-liberiste sancite dall’europa, sposando la via degli eurobond.

  • Mi creda compagno Giannulli, non aveva alcun bisogno di fugare un dubbio di questo tipo.
    Numerosi suoi articoli dei quali ho condiviso il senso sono stati chiarissimi in tal senso, e soprattutto non li ha scritti negli ultimi giorni quando sparar sulla croce rossa era di colpo diventato molto semplice ( ed inutile, secondo rapporto di proporzionalità diretta ), ma per tempo, quando non era ovvio farlo e poteva ancora essere utile.

    Ciò detto quel che mi ha spinto a scrivere è che leggendo son saltato dalla sedia:
    – ma come, si fa un partito per raggruppare le diverse anime della sinistra radicale dispersa col proposito di diventare più grandi e più forti insieme e la prospettiva di tenersi le mani libere sulle alleanze, dicendosi tra di noi chiaro e tendo in faccia che “il PD non farà mai qualcosa di sinistra, bisogna prima conquistarsi i numeri per costringerli, cosa che potrebbe anche non essere difficile perchè sono ormai diventati disgustosi anche per la propria base”.
    – si tiene questa rotta per circa un anno, poi Berlusconi cade, ma il PD invece che stravinvere le elezioni e chiudere le partita una volta per tutte concordando i contenuti di una alleanza a sinistra, mette su un tecnoburacrate che già da almeno 20 anni facevo in giro per il mondo non tanto il professore ( pubblicazion??? ahahahha, le ultime a fine anni ’70 ) ma il “politico con altri mezzi”, essendo un teorico dell’ultradestra liberista riconosciuto come tale a livello mondiale, e giù macelleria
    – a quel punto si poteva e doveva ridiscutere tutta la tattica e fare subito una alleanza a sinistra che fosse l’atto di partenza di un unico partito ( con metodi e dirigenze quanto più possibile rinnovate )
    – ma no, dentro Sel a quel punto chi faceva notare che le scelte politiche del PD non erano affatto scelte obbligate ma politica redistributiva dai poveri ai ricchi, la lotta di classe di Monti, e che si stava parlando a sproposito di Stati Uniti UE perchè qua la sovranità la si sta cedendo in cambio di nulla, abrogando la democrazia, è stato gentilmente invitato ad inforcar la porta e andarsene
    – molti di noi l’han fatto, dicendo: se vi appiattite su un PD di quel tipo mentre le sperequazioni nella società si esasperano e m5s cresce su ragioni comprensibilissime di protesta, al massimo piglierete il 3%, una manciata di irrilevanti parlamentari e avrete solo concorso ad impedire che nasca una sinistra decente in questo paese pur di mantenere attraverso camera e senato un po’ di burocrati non meno decotti di quelli rimasti dentro Rifondazione senza che debbano andare a cercarsi un lavoro.

    Tutto quel che dicemmo noi fuoriusciti ( d’altra parte era molto facile il ruolo della Cassandra…… ) si è puntualmente avverato.

    A questo punto compagno Giannulli, mi scusi, ma cosa dovrei fare?

    Siccome penso che non solo e non tanto la sinistra sia in condizione critica ma direttamente il paese sia ormai ad un passo dal coma enurovegetativo, credo che ogni persona di buona volontà e con 4 idee chiare in testa, debba impegnarsi direttamente e cercare di dare un contributo.
    Cosa dovrei fare a questo punto?
    Tornare dai miei ex colleghi di coordinamento provinciale a richiedere il posto che ho abbandonato in forte polemica quasi un anno fa…..per il fatto di aver avuto totalmente ragione nel prevedere quali sarebbero stati gli effetti distruttivi di una spudorata svendita di contenuto politico?
    Dovrei andare a chiedere scusa e ad umiliarmi per il fatto di aver avuto ragione?

    No, mi dispiace.
    Per quanto mi facciano schifo, piuttosto, preferirei andare a fare “entrismo” di sinistra dentro m5s.

    Oppure potremmo impegnarci tutti nel presidiare le assemblee ( se necessario anche con ortaggi e uova marce ) ed ogni volta che qualche decotto dirigente ripete il refrain del mondo circa la necessità di fare la “Syriza italiana”, gli si tirano addosso catalogne e cavoli marci e gli si grida “si, bisognava farlo 5 anni fa, e adesso lo facciamo, MA SENZA DI VOI”.

    Mi dispiace, ma quel “VOI” deve includere anche tutti i dirigenti Sellini.
    Ho visto da dentro cosa, politicamente, siano.

    Non c’è nulla da salvare. Tanto quando Prc.
    Hanno solo preso qualche parlamentare ( perchè hanno sostenuto una linea ancor più compromissoria, oltre che altrettanto inutile ).
    E non molleranno né cadrega, né quindi linea politica, li dentro la dialettica semplicemente NON c’è. Non si può dissentire, si viene immediatamente isolati se non proprio messi alla porta.
    Quindi non traghetteranno proprio un bel niente da nessuna parte.
    PDSel è come il Titanic; la cosa utile che possono e devono fare adesso, è andare a fondo.

  • mah riguardo al neoliberismo di vendola, si potrebbe dire che parlato troppo di omosessualità e poco di economia e che la stampa ha fatto il reto, ma nei pochi casi in cui si è degnato di parlare del tema ha detto cose di chiara matrice keynesiana, e anche la sua gestione della puglia è andata in quella direzione. e sotto questo punto di vista è stato l’unico politico keynesiano di queste elezioni, molto più di grillo che ogni tanto se ne esce con strane ipotesi di privatizzazione, che sono in effetti prevedbili se si considera il grande numero di elettori di destra che ha tra i suoi.
    e poi riguardo all’irrilevanza: chi è rilevante in questo contesto? se non faranno l’alleanza, che rilevanza avrà avuto il votare grillo? vedo che molta gente non è in grado di uscire dalla logica del dispetto, ritrovandosi dalla stessa parte della goldman sachs, dove sono contentissimi della sconfitta di bersani e dell’affermazinoe di grilo, sentendo profumo di speculazioni greche. eh, voi si che siete contro il neoliberismo…

  • @enea: entrismo da grillo? puoi farti assumere all’ecofeudo, oppure diventare il portabotrse della presidente della cmaera lombardi. buona fortuna.
    d’altras parte è ridicolo ritenere perdenti le prospettive delpd e vincenti quelle di grillo, che se si considera che, al contratrio del pd, non gli basta avere la maggiroanza alsenato, ma vuole il 100% sennò non si allea con nessuno. sotto questo aspettoal pd bastava prendere poco più del 10% dei voti che ha preso, a grillo serve invece solo il 200% in più dei voti che ha preso finora…
    ma io ormai sono rassegnato all’imbecerimento dell’elettorato emilimiterò a ridere di quelli che un tempo votavano comeme e oggi sono per la riabilitazione del fascismo e la chiusura dei sindacati

  • Giannuli ( mi scusi per la precedente storpiatura del nome, è un caso di quasi omonimia con un collega ), in questo momento il “pronto soccorso” è una vanga e un po’ di terra.

    Non c’è qualcosa che meriti di essere salvato, tranne le persone.
    E da questo persone bisogna ripartire, 0 strutture, riorganizzazione dal basso. Benvenuti a tutti i militanti che vogliano a loro volta rifare UN partito di sinistra che sostenga una linea di chiarezza, ma su principi aperti, inclusivi, compartecipazione, organizzazione e strutturazione, ma prevalentemente orizzontale e per dipartimenti tematici nei quali insieme si studi la società e si faccia elaborazione di proposte ( anche per videoconferenza, santo cielo, bastano skype o messenger oggi, non c’è bisogno di ritrovarsi in una bigia stanzetta a Roma tagliando fuori tutti gli altri ) presenza e farsi il culo sui territori, condivisione delle decisioni sulla base di una tessera una testa un voto, dall’ultimo contadino al portavoce, ma veramente, non alla grillina che 1 vale 1 e alla fine decide grillocasaleggio.
    Mai più tra i piedi chi ha la responabilità di lustri di fallimenti, politici ed anche culturali.

    La ripartenza non può partire dal cercare di salvare qualcosa dal momento che da salvare non c’è nulla ( a parte la militanza “buona” di rifondazione, spesso fatta persone di grande generosità e niente affatto ottuse, e il fatto che mantenere le sedi sarebbe importante perchè in politica anche trovarsi insieme, condividere esperienze guardandosi negli occhi, è importante ).

    Vede, io condividevo ragione e proposta di CSP, e condivisi quel che dissero ai caporioni i delegati di Alba-CSP Revelli-Sasso-Pepino quando i partiti gli sfilarono da sotto il culo il progetto per riempire una lista bloccata dei propri capetti.
    Quel progetto voleva guardare oltre le elezioni, essere l’inizio di una riaggregazione, su “temi e persone dal basso”, senza necessariamente liquidare i partiti che avessero aderito ma comunque azzerando le vecchie dirigenze.

    Il tempo era dannatamente poco, e il referendum per via telematica ( il 30-31 dicembre….già la data dice tutto ) venne perso da chi pure aveva dato il via al movimento per 40 a 60% perchè a quel punto i partiti che si erano mossi avevano anche fatto muovere, per tramite dei vari caporioni che aspiravano ad una poltrona, il poco che resta delle truppe cammellate.
    Il tempo era poco, il risultato si è visto.
    Ma ci fu un errore tattico da parte di Revelli-Sasso-Pepino.
    Fecero bene nella riunione di cui c’è il resoconto nel sito di Alba a dir loro che così avrebbero mandato tutto in vacca, che sono dei morti che puzzano di cadavare del 2008, ma a quel punto picchiare i pugni sul tavolo e sfilarsi, dando al massimo un appoggio individuale dall’esterno, fu sbagliato.

    Come, invece, nelle trattative sindacali, bisognava battere più volte i pungi sul tavolo, incrostarcisi sopra, non mollare, insistere, tirare notte, insistere ancora, non cedere subito e reggere lo scontro, magari riconvocare anche un altro incontro dopo averla messa giù dura anche con qualche articolo sulla stampa.
    Come in quelle contraddizioni può capitare di dover alla fine alzarsi dal tavolo dicendo NO e voltare le spalle, ma MAI prima di aver cercato con OGNI MEZZO e con insistenza di reggere la posizione 1 minuto più della controparte.

    Beh, a parte la tattica, l’idea credo fosse buona, va ripresa ed insistere, insistere, insistere.
    Ma confluire in uno dei soggetti che per eleggere Vendola o MIgliore o la Costantino hanno concorso a creare sto sfacelo, sapendo oltretutto che li dentro di spazio per la dialettica interna non c’è, no, non avrebbe senso.

    Questo io ed un po’ di compagni e compagne andremo a dire a Firenze il 6 di Aprile

  • 1) Sel è in procinto di entrare nel Pse. il Prc sta nel Gue e soprattutto è fondatore della Sinistra Europea. Non vedo davvero come possano confluire.

    2) ancora strategie entriste? ma ne ha mai funzionato una?

    3)ma il Prc e il Pdci non saranno mica i primi partiti comunisti che vivono fuori dal parlamento e senza finanziamento pubblico. Certo, il Prc va incontro a maggiori difficoltà, per la totale mancanza di quadri militanti. Ma non mi sembra una tragedia. In Europa ci sono esempi di partiti che mai sono stati in parlamento e che stanno gruadualmente emergendo. Insomma, non c’è bisogno di svendersi

    4)Il progetto del Pdci di ricostruire il Partito Comunista in Italia, a partire dall’unione tra i due partiti, è ancora in piedi. Se non si vuole l’unione, si cerchi qualche forma di coordinamento.

  • quando un intellettuale come Giannuli posta un pezzo come questo la prima domanda che mi pongo non è se lo condivido o non lo condivido. Mi chiedo, sgomento, come può rinascere (in tempi brevi) qualunque sinistra in un paese che esprime, come intellettuali, gente del calibro (si fa per dire…..) di Giannuli.
    L’articolo non ha nè capo nè coda e, a parte il disprezzo per i gruppi dirigenti della sinistra (che coraggio sparare sugli sconfitti di ieri e di oggi!) e quel vezzo tutto italiota di dire sempre “ve l’avevo detto io….” quando un impresa politica difficile e controcorrente “stranamente” incontra degli insuccessi, c’è il vuoto pneumatico.
    L’emancipazione da un sconfitta culturale, la riscossa di un declino economico, il lungo cammino per riguadagnare un’analisi della società adeguata a porsi (nel lungo termine) l’obiettivo di cambiarla, tutto viene ridotto alla rottamazione dei gruppi dirigenti ed al rifugiarsi sotto l’ultimo ombrellino rimasto (Sel), sperando che non piova troppo forte o che, se proprio deve piovere, si bagnino gli altri.
    Caro Giannuli, se la sinistra volesse ripartire da qualche parte, dovrebbe cominciare rottamando anche quelli come te oppure costringerli a smetterla di giocare al “dalemone”…

  • Francesco, guarda che io non ho fatto alcuna graduatoria di colpe, tra l’altro non lo trovo granchè interessante, stigmatizzavo il fatto che ci sia qualcuno che si tiri fuori, salga in cattedra e da lì dia le pagelle.
    Dai giudizi impietosi che leggo da parte di molti, ritengo che la conclusione conseguente sia quella che proponevo in un commento a un precedente post, che un nuovo partito possa nascere soltanto abbandonando le categorie destra/sinistra, e qui ne propongo una, lotta alla dittatura dell’economia in politica, dittatura condivisa praticamente da tutto l’arco politico tradizionale e certo non soltanto in Italia.

  • Io penso che il problema della sinistra, in un’epoca in cui “il medium è il messaggio”non sia dovuto ai contenuti, a mio parere attualissimi e in parte ripresi da Grillo, ma appunto, dal modo in cui si veicolano tali messaggi. Oggi la gente ha letteralmente il sangue agli occhi e vuole sentire parole forti, vedere una certa fisicità (..la nuotata di Grillo o il corpo esibito di Berlusconi). Insomma mi sembra di vedere una sfilata di persone perbene, troppo sbiadite per riconoscerli come leaders in grado di portare avanti una battaglia. Certo l’unione di più forze aumenterebbe un po’la massa…ma il peso specifico? Dov’è? In attesa di un regista temo che molti, tra cui io ci acconcieremo a votare M5s.

  • Leggo quello che scrivete e penso che fra quelli come voi e come me (che sono molto simile a voi) e la gente normale c’è un abisso, c’è un baratro. E quando quelli come noi vanno in mezzo alla gente succede come se si andasse in Cina a parlare italiano e a incazzarsi perché i cinesi non ti capiscono. La soluzione è una sola: scendere dal pero, è stare in mezzo alla gente, parlare con la gente, abitare con il corpo prima di tutto accanto, in prossimità, e poi con la mente e con il cuore con la gente. Se siete a Milano provate a fare un giro tra i quartieri di case popolari intorno a piazzate Segesta. Sono quartieri degradati, quartieri abbandonati, abbandonati anche da voi. Quello di cui siamo tutti a corto non è il ragionamento politico ma l’umanità. Lenin forse era una Madre Teresa di Calcutta armata di marxismo.

  • bravi, bravi tutti. I tutti questi commenti c’è la sintesi di come la sx stia piano piano ritrovandosi a chiedere aiuto al WWF come per gli animali in via di estinzione. La sx sinistra con i propri totem ideologici è sparita dal panorama politico ed è rappresentata da qualche giapponesi cui non hanno mai detto che la guerra è finità. RC poteva avere qulche chances di un proprio spazio politico ma , e questo lo dicono alcuni di voi, una classe dirigente inetta ed incapace ne ha quasi decretato la fine, accelerandola nell’estremo tentativo di Ingroia. Ammainare la bandiera con falce e martello per nascondersi in un’accozzaglia pseudo-salvifica sotto l’egida di un magistrato credo sia la resa finale.Di Sel e dell’odiato Vendola non se ne parli nemmeno. Anche se Sel è l’unico che ha portato avanti un tentativo di sx di governo. Certo si può discutere sulla scelta, a mio avviso sbagliata delle primarie, ma cercare di essere da sx in una possibile maggioranza poteva costituire un fronte contro la tendenze montiane del PD che sono però emerse a più riprese in campagna elettorale per bocca di Bersani, moscio. Questo propspettiva di ritrovarsi con Monti ha portato tanti elettori di Sel o di sx PD a votare non Ingroia ma Grillo. Certo è che la % del 3 e rotti non è il max della libidine ma ha consentito di costituire , volenti o nolenti, una posizione di sx. Sicuramente Sel è fatto da uomini e donne e tra questi ci saranno vizi tipici di tutti gli italiani, tutti, anche di sx radicale ma una vituperata rappresentanza parlamentare c’è. Io che ho aderito e milito in Sel, mi chiedo, anche alla luce del quadro del “gnente” che c’è a sx, se Sel finisce cosa ci resta? Quale riferimento , se non di pura e masturbativa rappresentanza , posso avere ? Dove posso orientare il mio voto nella speranza di avere una voce istituzionale? Sicuramente non nel PD ma nemmeno in Grillo? Il non voto? Mai ! Ed allora? SEl deve e può cambiare e possibilmente diventare il riferimento della sx in Italia. Se no……………..

  • dott. giannuli,
    la sua analisi non mi convince.
    dal mio punto di vista non si può sempre ragionare in termini strettamente elettorali, cioè allearsi o confluire in sel altrimenti si è fuori, ci sono altre esigenze e motivazioni che possono influire sul processo di re-invenzione della sinistra; in primis la totale eliminazione della dirigenza attuale e intellettuali organici annessi; ci vogliono idee nuove che ri-propongano all’ordine del giorno la lotta al dominio incontrastato della società di mercato.
    ma se queste idee non ri-partono dal basso non c’è confluenza che tenga nell’agglomerare un consistente elettorato di sinistra.
    purtroppo i danni sono quasi irreparabili e ri-partire dal basso è difficile ma quanto mai necessario.
    come farlo è difficile dirlo perché nessuno può saperlo e chi si arroga di saperlo non può che essere un clone della passata dirigenza.
    insomma è necessario ri-aprire un dibattito teorico tra coloro che sono o ritengono di essere a sinistra e dunque anti-capitalisti, col fine di verificare quali idee mettere in campo e provare a ri-costruire e ri-costituire un ampio fronte che dia concrete risposte politiche alla crisi.
    altrimenti ci sono alternative già belle e pronte: pcl, marco rizzo, pmli insomma tutta la galassia che si richiama al marxismo-leninismo sparsa per la penisola.

    saluti

    alberto

    • Alberto, non è affatto vero che non siamo d’accordo perchè sottoscriverei ogni parola del suo intervento. Solo che sin qui l’apparato di rifondazione ha complicato le cose facendo da tappo a questo dibattiuto ed impedendo che venisse fuori niente

  • Sottoscrivo punto per punto le analisi di Enea. Ho fatto parte di Sel del Friuli Venezia Giulia , me ne sono andata per gli stessi motivi durante le primarie: lotte fratricide, personalismi, scorrettezze hanno caratterizzato la campagna elettorale. Non c’era nemmeno la parvenza di un programma politico, ciascuno diceva tutto e il contrario di tutto. La stessa cosa si sta ripetendo per le elezioni comunali, provinciali e regionali.

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