Ricostruire un punto di vista alternativo.
Molto volentieti segnalo il testo dell’intervento di Bruno Casati, storico ed autorevole esponente del Circolo Concetto Marchesi di Milano, che sembra confermare l’apertura di un dibattito serrato tra le fila di Rifondazione. Il pezzo è stato ospitato dal blog di Claudio Grassi. Buona lettura! AG
Pare davvero che, sospinto dal vento che oggi soffia dalla Grecia, si sta avviando anche in Italia quel processo che avevamo auspicato, e sul quale avevamo ragionato, l’anno scorso a Reggio Emilia: quello della costruzione di una sinistra di popolo che, non solo riaggreghi le attuali piccole formazioni di nicchia esistenti, ma sappia richiamare a sé quanti non votano più, insieme a quanti delusi tuttora votano un PD che si è annullato nel liberismo, con quanti votano Grillo ma per disperazione. Pare allora ed è positivo si appresti a partire per davvero una strana e interessante carovana. Ma c’è un nodo irrisolto: dove va? Ed è il nodo della ricostruzione, assieme e prima dell’aggregazione, di un punto di vista alternativo. Rispetto al pensiero dominante: la ri-costruzione ossia di una cultura della sinistra nell’epoca della globalizzazione, una cultura fatta di valori che diventano cose concrete. Se non appaiono, il populismo oggi dilagante che si avvale della comunicazione veloce, ti schiaccia. Oggi si riprende la scena, come sinistra popolare, solo con una cultura e una pratica conseguente: i discorsi moraleggianti oggi non servono, così come le Campagne Referendarie se non si pongono la ricostruzione del punto di vista alternativo. Però la famosa carovana, pur con questo per ora irrisolto, potrebbe avviarsi, certo e come detto sotto la spinta dell’emulazione che ci arriva da Syriza, ma anche e soprattutto in forza di due novità apparse nelle ultime settimane in Italia.
Le novità non provengono certo dagli attuali partitini della dispersa sinistra italiana che hanno, lo dicono loro stessi, esaurito del tutto la propria funzione, ma si sono manifestate, la prima, con la fuoriuscita dal PD di soggettività interessanti che possono far da ponte in direzione di un elettorato che, sia quando vota che quando non vota, ritiene ormai insopportabile la “dittatura” di Matteo Renzi. Su questa missione, fare da ponte, tenere aperti i varchi comunicanti, sono falliti sia SEL che ci provò, che il PRC che non ci provò mai.
La seconda novità, ancora in semilavorato, è data (sarebbe data) da quella “coalizione sociale” tra quanti, per dirla con Maurizio Landini, “pagano le tasse ma non contano niente”, ossia quel mondo sommerso dei soggetti sfruttati (si ritorni a dirlo) del lavoro materiale ed immateriale: dagli operai e tecnici industriali agli insegnanti, dalle partite IVA alle professioni sino ai notai, dai precari ai pensionati che sono gli inermi dei Bancomat di ogni Governo. Per Sinistra Lavoro la costruzione della “coalizione sociale” e la trasformazione della stessa in un blocco sociale che irrompa, finalmente, sulla scena della politica, per conquistarla, dovrebbe essere la finalità anzi l’assoluta priorità su cui investire.
Certo c’è il problema dei tempi: perché la costruzione della coalizione e il suo raccordarsi con le soggettività della prima novità (quei Dirigenti che abbandonano il PD) esigono tempi medi lunghi, qualche anno, che può non collidere con gli appuntamenti elettorali già in calendario l’anno prossimo, con i rinnovi delle amministrazioni delle grandi città, come Milano, Napoli, Torino, Bologna forse Roma. Bisognerà certo trovare soluzioni provvisorie ma tali da essere considerate tappe parziali nel cammino della carovana diretta verso una sinistra di popolo italiana. Noi, Sinistra Lavoro, noi che ricordiamo come in Italia esistesse solo un quarto di secolo fa, il più forte Partito Comunista dell’occidente, ci dobbiamo sentire impegnati in questo cammino, in questa costruzione con le sue tappe.
Ora però domandiamoci: se ogni carro della carovana che si sta componendo porta con sé il proprio carico di valori, competenze ed esperienze, (Pippo Civati ci arriva con un pacchetto di referendum; SEL con l’iniziativa Human Factor che però non ha avuto seguito; le liste Tsipras con la forza delle lotte di Syriza; il PRC che non saprei dire cosa porta, il PCdI non pervenuto, il resto dissolto come “Sinistra Critica”) ebbene cosa può portare con sé in questa intrapresa (la sinistra di popolo italiana) la piccola associazione Sinistra Lavoro? Ecco, credo essa, possa, essa debba portare con sé e mettere a disposizione almeno due idee-forza, connotative di un profilo identitario: il lavoro e l’antifascismo e, non solo come dichiarazioni d’intenti.
Sul lavoro se si pensa ad una sinistra di popolo e di governo credo si debbano recuperare, e ovviamente attualizzare, tratti e contenuti di una cultura di governo che era patrimonio del PCI, che non fu mai al governo del paese (eccezion fatta per il primo biennio successivo alla lotta di Liberazione). Dire che ha recuperato Togliatti o Pesenti, forse è troppo, forse non sarebbe capito nel tempo del Social Network (dove si ragiona poco ma si comunica troppo) si vada allora sui contenuti. Proviamo pertanto a dire che se le battaglie della sinistra di popolo che vogliamo si circoscrivono al contrasto degli effetti – noi ad esempio saremmo contro il Job Act , che va cancellato e va bene, noi saremmo a favore del reddito di cittadinanza, che va assunto, e va bene – non si pone mai la questione delle questioni per un partito di sinistra che vuole essere di governo in un paese capitalista che è la questione delle cause: quale economia, quale industria, quale formazione, quale controllo pubblico nella stessa economia. Guardate che a tal proposito e senza di noi, senza Vendola, senza Civati o Cofferati, ma è già partita una discussione ad esempio sulla Cassa Depositi & Prestiti e il suo ruolo (una nuova IRI del terzo millennio?) che allude allo stato innovatore e imprenditore. Ma, in questa discussione, la sinistra non c’è, ma questo é il nodo. Perché se non cambia l’economia, che oggi in Italia ha perso la grande dimensione, e ci si consegna ai cantieri delle grandi opere o alle esposizioni (dove esponi quello che non produci), ecco che il Job Act, ad esempio, ossia il lavoro senza regole che è lavoro povero è, resta, funzionale all’economia povera e senza qualità che c’è, così la scuola. Cancellare il Job Act, cancellare la riforma Renzi della scuola è indispensabile ma a favore di un altro progetto che non c’è. Ecco che allora Togliatti e Pesenti, i giganti del ragionamento e dei pensieri lunghi, ritornano di attualità anche nel tempo dei nani che si esprimono nei 140 caratteri del tweet. Su questo terreno Sinistra Lavoro può dire la sua e farsi ascoltare.
Ma c’è una seconda idea-forza che dovremmo caricare sulla carovana, perché quella che stiamo attraversando è la fase in cui in Europa stanno avanzando le destre ora mimetizzate nei nazionalismi, ora dichiaratamente fasciste, ora con elementi non solo simbolici di nazismo. E avanzano nella accondiscendenza e nella sottovalutazione dei governi del liberismo. E in Italia avanza prepotentemente il fascio-leghismo. Perché quella di Salvini non è più la Lega di Bossi –quella della Padania e della Secessione- ma è una forza nazionale che guarda alle destre antieuro d’Europa e che se si allea con le altre destre italiane (e lo farà), può andare al ballottaggio già con il voto di Milano l’anno prossimo.
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Marcello Romagnoli
Spero che presto a sinistra si passi dagli enunciati ai programmi concreti perché il tempo a disposizione per evitare la distruzione che i vari ducetti di destra stanno realizzando, sia a livello economico che sociale, è veramente poco.
Che occorra fare qualcosa e qualcosa di diverso è evidente. Dirlo forse è un passaggio inevitabile per creare un consenso tale da mettere realmente in moto qualcosa, ma ciò non può prendere tempi biblici.
Una sinistra dovrebbe mettersi in mente una società dove tutti devono contribuire col proprio lavoro e le proprie attitudini al benessere generale. Ma questo deve essere il fine ultimo, non il fare ed accumulare denaro come una ristretta cerchia di persone fanno e tanti vorrebbero fare. Da una tensione al solo accumulo nasce disgregazione sociale e ingiustizie. Nessuno può però vivere da parassita. Tutti devono ricevere quel che basta per vivere in modo dignitoso senza che nessuno muoia di fame ma senza che nessuno si arricchisce in modo vergognoso. Occorre ci sia una redistribuzione più equa di cio che viene prodotto e ciò che viene prodotto non deve esserlo per produrre principalmente denaro. Il settore pubblico deve essere un volano, una spinta per l’economia, spesso una avanguardia per l’innovazione necessaria, non quella superflua legata a beni e servizi in realtà dannosi ai più. Deve favorire la nascita di attività economiche non soffocare con burocrazia inutile. Deve funzionare e qui il personale dipendente deve saper crescere nella considerazione del proprio lavoro che è servizio alla collettività prima che un modo per far poco percependo uno stipendio. Il ruolo della scuola diventa fondamentale nel formare un cittadino che conosco i propri doveri e principi, ma anche che abbia gli strumenti fondamentali per capire dove sta andando. Reintrodurre materia come educazione civica sarebbe indispensabile, ma anche un insegnamento meno arido della storia e della matematica sarebbe di fondamentale importanza per comprendere dave va il tempo. Un altro settore fondamentale è quello della giustizia che deve trovare il modo di essere equa e rapida.
Il settore privato non dovrebbe essere ostacolato inutilmente con inutili leggi capaci solo di rallentarla, ma deve essere chiaro che la sua attività deve essere finalizzata al benessere di tutti non solo all’arricchimento di pochi. Questo richiede un cambio culturale difficile, ma non impossibile perché questo spirito già era presente in migliaia di imprenditori che in passato hanno dato vita alla crescita dell’economia italiana. Una imprenditoria che certamente guadagnava ma che voleva comunque vivere e creare benessere nei territori in cui aveva i capannoni.
ilBuonPeppe
Leggendo avevo l’impressione che tutto il discorso dell’autore ruotasse intorno al nulla. Non un’idea, non una proposta, niente; solo il solito elenco di frammenti da mettere insieme senza spiegare come e perché. Invece in coda un paio di idee appaiono, anche se solo abbozzate.
Una a proposito della Lega: “Perché quella di Salvini non è più la Lega di Bossi –quella della Padania e della Secessione- ma è una forza nazionale che guarda alle destre antieuro d’Europa”
Frase che non dice molto, ma dà la netta sensazione che la battaglia antieuro sia da condannare; il che dimostra come questi signori ancora non abbiano capito granché di quello che sta succedendo.
L’altra riguarda l’ANPI, che viene elevata a patrimonio fondamentale, a baluardo di democrazia. Quella stessa ANPI che appena due anni fa ha riconosciuto Martin Schultz come partigiano onorario:
http://www.euractiv.it/it/news/istituzioni/7428-pe-tessera-anpi-schulz-da-kapo-a-partigiano.html
“Pare allora ed è positivo si appresti a partire per davvero una strana e interessante carovana. Ma c’è un nodo irrisolto: dove va?”
Appunto… dove va? Nella spazzatura della storia.
Paolo Federico
Togliatti gigante del ragionamento e dei pensieri lunghi, ma quale? Quello con le mani grondanti di sangue innocente?
Le grandi idee-forza del discorso, lungi dall’indicare una qualche direzione o novità, mi sembrano la solita minestra riscaldata.
Forse sono anch’io vittima di un pregiudizio, ma in questi discorsi io vedo solo smarrimento.
Aldo Giannuli
piano a liquidare così facilmente Togliatti che ebbe certamente le sue colpe e gravi, ma è un personaggio di statura storica da non sottovalutare. Io non sono mai stato togliattiano, anzi…. Domani ne parliamo
roberto buffagni
Su Ue ed euro (sì/no/forse) l’Autore si esprime altrove o proprio non gli interessa l’articolo?
Herr Lampe
Mi pare una ripetizione del solito progetto di riaggregazione della “sinistra diffusa”. Non ho notato elementi di novità ma magari mi sbaglio.
Due punti li sottolinerei:
1. il richiamo a Syriza come modello vincente dopo quanto accaduto in Grecia, senza una riflessione critica mi pare un”opera di rimozione freudiana pericolosissima;
2. non vedo come si possa eludere il problema dei problemi. In ultima analisi un partito (o soggetto) politico di sinistra non nasce in laboratorio, ma dall’onda di movimenti sociali in cui, alla fine, una tendenza tra le molte conquista l’egemonia. Mi pare che la Casati indichi esattamente la strada opposta, ovvero quella fin qui seguita della salvaguardia del vecchio gruppo dirigente.
Ma, se sbaglio, mi corigerete.
Gaz
Le problematiche accennate nel pezzo ci sono tutte e se ne potrebbero aggiungere altre. Tuttavia sul piano della politica economica vanno inevitabilmente ad impattare su quella specie di feticcio dell’irreversibilità dell’euro.
Detto questo però non credo che bisogna vagheggiare il passato come l’età dell’oro: errori ne furono commessi.
Abbiamo la fortuna di correlarci con uno storico al quale qualche domanda vorrei porla.
Perchè avevamo due sinistre (pci e psi) due partiti liberali (pri e pli e forse il pr), due partiti socialisti (psi e psdi), due comunisti (pci e sinistre varie), quasi due partiti cattolici (dc e msi) e via discorrendo per i doppi ulteriormente assemblabili? Certo ci furono delle scissioni politiche, ma organizzare un partito costava. Mi riesce difficile immaginare una banca che si mettesse contro un partito di governo o contro il forte PCI. Da dove provenivano i soldi? Se i tesorieri dei grandi partiti erano personaggi più o meno conosciuti, gli equivalenti delle neo formazioni, erano illustri sconosciuti. E poi, quali erano le conseguenze della concorrenzialità tra i doppi? Grazie.
Moravagine
Caro professore, questi qui se la cantano e se la suonano. Resta per certi versi ammirevole la capacità di scrivere così tanto senza dire nulla.
“ogni carro della carovana che si sta componendo porta con sé il proprio carico di valori, competenze ed esperienze…”: siamo alla pura retorica d’apparato, questo sì che è uno che sa scrivere.
Quali sarebbero, poi, i carri carichi di valori?
“SEL con l’iniziativa Human Factor…”: vi ricordate? Vendola con la sua prosopopea che, megafonato dai media di regime, annunciava questa “novità” dirompente; tre o quattro giorni di
dichiarazioni, i piddini che non lo cacano e via, verso nuove avventure! E poi, Human Factor, vi rendete conto? A parte lo stupro dell’idioma nazionale, l’agghiacciante assonanza con X Factor perchè probabilmente i guru del marketing gli avranno detto che fa figo e attira i ggiovani.
” le liste Tsipras con la forza delle lotte di Syriza”: questa è ancora meglio. Le liste (il plurale, addirittura!) Tsipras non esistono, e tutto mi pare si possa dire, visti gli avvenimenti recenti, tranne che le “lotte” di Syriza proseguano con “forza”.
“il PRC che non saprei dire cosa porta, il PCdI non pervenuto…”: e qui si consumano le piccole vendette personali da retrobottega, visto che tutti gli esponenti dell’oceanica associazione Sinistra Lavoro sono ex esponenti dei suddetti partiti, abbandonati appena è finita la trippa.
Non diranno niente, e siamo d’accordo, ma almeno, seppur formalmente, esistono: hanno dei segretari, sedi, iscritti. Che sono, invece, le “liste Tsipras”? E il capo chi è, Alexis?
Dulcis in fundo, la chiusa: ” (la lega) è una forza nazionale che guarda alle destre antieuro d’Europa e che se si allea con le altre destre italiane (e lo farà), può andare al ballottaggio già con il voto di Milano l’anno prossimo”. Quindi, antieuro=destra=fassisti e nassisti=cattivoni irredimibili ergo euro=sinistra=i nostri, anche se annacquati= buoni solo temporaneamente incattiviti. L’allarme finale, poi, è ridicolo: la Lega che a Milano (udite, udite!) arriva addirittura al ballottaggio!al ballottaggio a Milano, vi rendete conto? E poi sì che ci sarà da mobilitarsi per “non consegnare la città alle destre” e votare con l’elmetto il pisapippa di turno.
Ma non ce l’ha renzino uno o due postucci per quelli di Sinistra Lavoro? Dai, che siam tutti compagni!
Lorenzo
Avrei scritto due righe sulla miseria dell’articolo, ma chi mi ha preceduto ha già detto (quasi) tutto. Senza offesa: caro Giannulli, in genere apprezzo quel che scrive, ma il fatto di scorgere in questo aborto di luogocomunismo sinistrese l’inizio di un “serrato dibattito”, le ha fatto perdere un paio di punti nella mia rubrica. Decisamente la ricostituzione di un soggetto di sinistra rappresenta il sensible spot della sua complessione politologica: il punto in cui i desiderata sopravanzano l’altrimenti vantato realismo.
La verità è che nell’ambito della globalizzazione turbocapitalista la ricostituzione di un soggetto di sinistra non è possibile perché se non si è disposti a cinesizzare il lavoro si viene tagliati fuori dalla competizione internazionale. La premessa per far rinascere una qualche sinistra (specie in un Paese privo di grandi risorse naturali) è distruggere, in parte o in toto, la dittatura mondiale del grande capitale e il suo braccio armato, l’impero statunitense, mettendo in conto il trentennio di guerre che ne risulteranno.
La sinistra, per rinascere, dovrebbe ritrasfomare i suoi pregiudizi irenistici da ciò che sono adesso, un principio operativo (implicante la perfetta integrazione nell’ordine esistente, quello instaurato dal vincitore di turno), in ciò che erano un tempo, un mito palingenetico da realizzare attraverso la guerra reale. La pace universale ha un valore solo quando la si realizza facendo la guerra ai suoi oppositori.
Ecco quale sarebbe il presupposto e il segnale di un processo di “rifondazione della sinistra”. Ma mi pare che Casati, storico esimio, sia molto al di qua del Rubicone, anzi debba ancora attraversare le Alpi, anzi stia marciando in direzione dell’estremo nord mano nella mano con Tsipras, il rifondatore della sinsitra europea del mese scorso.
WOW
Mi diverte tanto leggere queste manifestazioni d’intenti delle autoproclamate sinistre alternative vendute al Sistema o ignare di esso.Anche perché l’assenza costante dell’unica vera alternativa italiana al Sistema,cioè il M5S,viene ogni volta evidenziata con forza.Il M5S è il convitato di pietra di costoro,da quando esiste con la sua vera opposizione tutte le stronzate alternative di costoro appaiono per quello che sono : mere operazioni di facciata per perpetuare lo stesso Sistema di potere solo con qualche poltrona assegnata diversamente.
leopoldo
i comunisti generalmente sono stati piccoli gruppi
piuttosto chiusi agguerriti, pieni di polemiche interne
con l’obbiettivo della conquista del potere: Lenin con quattro
gatti, grazie ai soldi del riech, raggiunge il potere in russia;
Castro in sei gatti, di numero, raggiunge il potere a cuba; idem
in africa e asia. A favore avevano in modo chiaro di fornire un quadro
storico, politico, economico che individuava gli attori coinvolti e
le azioni da compiere. Cosa che attualmente per complessità del quadro e esiguità
dei membri(non solo la chiesa ha il calo delle vocazioni) mancano di recepire
i problemi per quello che sono.
La situazione europea e del euro pone alcune questioni:
1. Lenin e gli altri avevano contro un regime nazionale,
cosa che la EU non è, perciò potevano assaltare il potere
restando nel rischio di una autarchia interna.
2. La EU e l’euro sono una travatura di accordi che hanno
anche il fine di impedire l’uscita dei membri e pure l’interdipendenza
degli associati(gli stati si associano negli accordi). I quali non siano
stati accorti al momento dell’adesione.
3. Il problema principale, secondo me, sul euro dipende dalla natura debitoria
della moneta, come denuncia positive money; dalla possibilità delle banche private
di creare moneta dal nulla(ex-nihilo); per l’EU il rapporto tra BCE
e banche centrali degli stati membri e banche private tra cui ricevono
il denaro che sarà prestato agli stati membri; lo scarso controllo finanziario
tra cui non si sa esattamente quanto denaro sia in circolazione o che fine
fa il denaro prestato.
Ben venga l’adesione dei resti delle organizzazioni comuniste, aspettiamo
che anche il gruppo di Rizzo emetta i suoi vagiti ;D. Ritengo necessario le
esposizioni fatte, ma il fine del dibattito è che emerga sul euro e la moneta
un discorso chiaro e limpido come sposto da salvini di recente alla 7 su il
ttpi nel quale ha affermato che l’accordo non garantisce la qualità delle merci
vendute negli scaffali dei rivenditori, mettendo in pericolo la salute nostra e dei
nostri figli. L’obbiettivo, con l’euro, è anche culturale quando riusciremo a spiegarne
la natura e la relazione tra gli Stati in modo limpido si potrà modificare la traveatura che lo regge.
Cinico Senese
Da leggere per addormentarsi all’istante: fa venire una sonno! il nulla assoluto: solita prosa parolaia incistata che non si capisce nulla.
PS: siamo alle barzellette: mettere i NOTAI nel mondo sommerso dei soggetti sfruttati insieme agli operai..ahahahahah siamo su scherzi a parte? no, lo dice un rifondarolo…ahahahah