Ricominciamo con le riforme elettorali
Si torna a parlare di riforme elettorali e, questa volta, sotto la spada di Damocle di una pronuncia della Corte Costituzionale interpellata niente meno che dalla Cassazione. Infatti, la Cassazione ha accolto il ricorso presentato dagli avv. Aldo Bozzi e Felice Besostri, sollevando forti dubbi sulla logicità e costituzionalità delle dimensioni del premio di maggioranza e delle liste bloccate, che sottraggono all’elettore la possibilità di scegliere l’eletto. Se permettete, è una piccola soddisfazione anche per chi vi scrive che ha sempre sostenuto esattamente queste due tesi. Certo, bisognerà attendere ora il verdetto della Corte Costituzionale, ma, per ora, incartiamo questo successo parziale.
L’incombere di questa pronuncia sta sconvolgendo i giochetti di Pd e Pdl che vorrebbero accordarsi su qualche ritocco al Porcellum che, in realtà, sta benissimo ad entrambi (ripeto quello che ho già detto molte volte: il Pd non ha una cultura liberal democratica ed è portatore di una preoccupante forma di autoritarismo estraneo allo spirito della Costituzione).
Brunetta ha già buttato le mani avanti: si ritoccheremo la legge ma niente voto di preferenza (stessa cosa che sosteneva la Finocchiaro). Solo che, nel caso la Corte Costituzionale decidesse per l’incostituzionalità delle liste bloccate, voglio proprio vedere cosa si inventeranno per non tornare alle preferenze.
Intanto si profila un pericolo: il ritorno al Mattarellum che, diciamolo una volta per tutte, è un sistema elettorale ancora peggiore.
Il Pd, ovviamente, nel caso di superamento del Porcellum, sostiene esattamente questa posizione, oppure ripropone l’eterno ritornello del doppio turno. Spesso ho pensato che quelli del Pd fossero opportunisti in malafede, ma la verità è ancora peggiore: solo imbecilli incapaci di elaborare il dolo e, in particolare, non capiscono assolutamente nulla di sistemi elettorali. Volete la dimostrazione?
Pariamo da un assunto: perché al Senato non c’è una maggioranza a differenza della Camera? Perché alla Camera il premio di maggioranza è dato nel collegio unico nazionale, mentre al Senato è dato regione per regione e quindi, da una parte vince uno, da una parte vince l’altro, i premi si elidono a vicenda e, siccome l’elettorato non è più diviso in due, ma in quattro schieramenti, nessuno raggiunge la maggioranza assoluta. Quindi, più sono numerosi i collegi, più è probabile che si verifichi una situazione del genere: è intuitivo. Dunque in venti collegi (quante sono le regioni) si è dato questo risultato che aveva una certa probabilità, proprio perché non c’era un vincitore che staccasse di molto gli altri (la coalizione Pd ha staccato l’altra di qualche decimale e solo di tre o quattro punti il M5s).
Immaginiamo invece se i collegi fossero 400: la probabilità che nessuno raggiunga la maggioranza diventa quasi certezza, a meno che lo stacco fra una coalizione e le altre non sia così forte da consentirle di vincere nella maggioranza assoluta dei collegi, pur con l’inevitabile variabilità di risultato da caso a caso. Ci sarebbe un modo per evitarlo: prevedere un premio di maggioranza nazionale aggiuntivo per chi abbia la maggioranza dei collegi uninominali. Ma si tratterebbe di un sistema elettorale unico al Mondo: maggioritario corretto con premio di maggioranza. Dopo, moltiplicate il tutto per due, con un sistema del genere uguale fra i due rami del Parlamento -che hanno un corpo elettorale parzialmente diverso- ed avete la certezza quasi matematica del ritorno all’ingovernabilità.
Dunque, il Mattarellum non solo è un sistema disrappresentativo, ma non risolve nemmeno i problemi di governabilità, anzi li accentua ed è il rimedio contrario.
Ed, a questo punto, Epifani tira fuori il coniglio dal cappello: doppio turno, poco importa se su collegi uninominali o su lista unica nazionale. Ammettiamo che il Pdl (con una parte di Scelta civica) arrivi primo, poniamo con il 39%, il Pd magari alleato a parte del centro si attesti al 32%, il M5s riprenda più o meno il 25%, e il rimanente 3-4 vada alle solite liste minori. Se si trattasse di turno unico il Pdl vincerebbe di slancio. Invece, con il doppio turno, ci sarebbe un ballottaggio fra Pdl e Pd, e decisivo sarebbe quello che fanno gli elettori del M5s.
Il calcolo è questo: il Pdl avrebbe preso tutto quello che può e potrebbe raschiare qualcosa fra le liste di dispersione, ma dal M5s, con ogni probabilità, potrebbe venire solo qualche rivolo del tutto minoritario, per cui supererebbe di poco il 40-41%. Al contrario, il Pd potrebbe sperare che gli elettori del M5s si dividano fra astenuti e “voto utile” a sbarrare la strada al Pdl. Insomma, gli basterebbe prendere 10 dei 25 punti del M5s per ribaltare il risultato del primo turno e vincere. Naturalmente, tutto questo è un conto senza l’oste che non considera né l’eventualità che il Pd arrivi terzo e non secondo, né quella che gli elettori 5stelle si astengano in massa. In realtà si tratta dello “schema di gioco” di sempre del Pds-Ds-Pd: allearsi con il centro al primo turno ed obbligare le formazioni alla sua sinistra a convergere su di sé al secondo, in nome del voto contro la destra. Questo fu lo schema con cui Occhetto voleva cambiare il sistema elettorale nel 1993 (per neutralizzare Rifondazione, rete e Verdi) e questo è lo schema con cui oggi Epifani vuole neutralizzare il M5s. Ed, al solito, non capiscono che gli altri (segnatamente il Pdl) non sono cretini, capiscono la manovra e gli dicono di no.
E’ probabile che alla fine verrà fuori solo un accordicchio solo per evitare la pronuncia della Corte Costituzionale e che voteremo sostanzialmente con il Porcellum ancora una volta. Ed una volta di più la responsabilità sarà del Pd più di ogni altro.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, berlusconi, epifani, finocchiaro, movimento cinque stelle, pd, pdl, riforme elettorali
Riforme elettorali, ricominciamo | FiascoJob Blog
[…] Dal blog di Aldo Giannuli […]
M. G. Soricelli
Il proporzionale ha sempre avuto un difetto: quello che uno studioso (Duverger) definiva “mediatizzazione”, cioè la prassi che il partito (partiti) usciti vincenti alle elezioni formassero poi alleanze con partiti molto diversi ai fini del raggiumgimento della maggioranza. Il problema sta nel fatto che se gli elettori avessero desiderato che questi “molto diversi partiti” fossero andati al Governo avrebbero votato per quelli, non per quelli usciti effettivamente vincenti. Consideriamo poi quei partitini che coi loro scarsi percentili garantiscono però al Governo la sopravvivenza… consideriamo un po’ Rifondazione Comunista e Bertinotti… col proporzionale chi rappresenta poco e nulla è in grado di influenzare e farsi “pagare” per il proprio appoggio come se rappresentasse molto di più. Il proporzionale è un pessimo sistema elettorale: non garantisce la governabilità e non rispecchia realmente i rapporti di forze tra le forze politiche. Nè mi sembra giusto imporre premi di maggioranza e soglie di sbarramento: se uno deve combattere secondo le regole della matematica allora che matematica sia e che il Parlamento rispecchi al 100% le intenzioni di voto dell’elettorato. In una parola sola? Maggioritario puro all’inglese, caro professore.
P.S.: ho preso il libro!!!
aldogiannuli
Soricelli: quello xche per lei e Duverger è un limite , per me ed altri studiosi è un pregio del proporzionale
Quanto al maggioritario all’inglese deduco che lei ha una strana concezionbe della matematica e della rappresentanza… cordialmente Ag
salvo lombardo
egr.prof. l unica riforma elettorale da introdurre nel nostro paese,visto i comportamenti delittuosi, di tutti i partiti,è quella della rappresentanza diretta.continuiamo a disertare le urne,fino a fare mancare il quorum.e dopo,solo,dopo,si potra parlare di riforme!
Mirko G. S.
Il maggioritario secco permette a quello che realizza più voti di vincere al 100%, vincere senza se e senza ma, governare senza dover scendere a compromessi e quindi realizzare riforme che abbiano capo e coda… la riforma maggioritaria di questo Paese è l’emblema del compromesso a tutto tondo, invece di ridurre il numero dei partiti l’ha aumentato.
Inoltre in sistemi come quello all’inglese, ma potrebbe dirsi anche di quello degli USA, c’è un maggiore rispetto di quello che pensano gli elettori, in quanto il sistema premia quello dei 2 schieramenti che ha la proposta più popolare e i comportamenti incoerenti col programma elettorale (in altri termini, i casi di scostamento rispetto alla rappresentatività dell’elettorato al momento del voto) sono vissuti con molta paura. In pratica col sistema maggioritario anglosassone il rapporto e la ricerca del consenso cogli elettorali è una cosa molto forte; se per democraticità consideriamo quanto della volontà popolare arrivi in Parlamento e nel Governo allora da questo punto di vista mi sa che il maggioritario batte il proporzionale 5-0 in trasferta.
giandavide
quasi completamente d’accordo: ma pane al pane e vino al vino. cosa pensa grillo delle leggi elettorali? dai sui (pochi o nulli) sforzi per cambiare il porcellum si deduce che questa legge elettorale gli va benissimo. forse si sarà letto ortoleva che assicura il maggiore rendimento del porcellum con per i partiti personali come il suo. ma sarà un caso: l’ottimo peppecrille è il più intelligente degli uomini e vuole solo il bene dell’umanità (di razza bianco-caucasica).
d’altra parte l’ottimo peppe ha detto che nel futuro prevede uno scontro testa a testa con berlusconi. con quale legge si dovrebbe tenere questo scontro? con un proporzionale? o casomai con un bellissimo porcellum? se grillo fosse stato per leggi proporzionali si sarebbe alleato con il pd e avrebbe mandato berlusconi in casa di riposo coatta. e invece no. si è messo a tramare con dalema e ha mandato a casa bersani. sarò monotematico, ma eccheccazzo.
e comunque il mattarellum in altre situazioni la governabilità l’avrebbe garantita, ma non adesso. dovevano rimetterlo prima, ora è tardi: come legge, oltre a fare un pò schifo, non serve più a nulla.
comunque il doppio turno è catastrofe, in quanto tripudio dello schifo. anche se devo dire che il pd potrebbe prendere così pochi voti che al doppio turno manco ci arriva, e questa “ideona” si potrebbe rivelare un boomerang. infatti mi sa che è un preludio alle chiacchiere estive sulle leggi elettorali, in cui ogni politico dichiara qual’è il suo sitema elettorale preferito, poi arriva l’autunno e non si fa nulla perchè tutti dicono cose diverse.
Anzio T.
Nessuna legge elettorale può escludere che cane e gatto si alleino per governare a patto di ammettere che in realtà sono uguali.
Il M5S ha sempre affermato, anche nello spirito della Costituzione che è stata costruita con un sistema elettorale proporzionale con le preferenze, che il luogo privilegiato per governare debba essere il Parlamento. Un governo non serve a nulla se le decisioni, le politiche economiche, la politica estera, le misure di protezionistiche, il disavanzo di bilancio e la politica monetaria ceduta avvengono altrove, frutto di pregressi accordi. Un sostanza un governo utile per ratificare e tenere i conti come raccomandazione.
E’ l’ultimo dei problemi, anzi tutto sommato il Porcellum sapendo che gli stessi padri si apprestano a sconfessarlo, danno a pensare che possano generare un figlio ancor peggiore
camo
il paradosso del “mattarellum” era che proprio coloro che ne decantavano e auspicavano gli effetti di “semplificazione” del quadro politico, poi s’inventavano tutte le scappatoie possibili per evitare tali “auspicati” effetti: non partiti che si affrontavano tutti contro tutti collegio per collegio, non fusioni di partiti sotto un’unica segreteria ma piuttosto coalizioni di svariati partiti ognuno con la propria segreteria e i propri apparati decisionali; si cercavano di imbarcare anche i “parenti” piu’ lontani in coalizione per cercare di vincere il collegio, poi c’erano i patti di desistenza e le incompatibilita’ programmatiche insanabili che tanto poi venivano a galla… e c’erano addirittura coloro che proclamavano da anni che volevano il sistema “all’inglese”, il sistema “all’americana” e poi si dovevano salvare con la piccola porzione proporzionale della legge per conseguire qualche seggio e cantavano vittoria. Risultato: nascita di gruppi parlamentari sempre nuovi e dai nomi fantasiosi nella medesima legislatura in un quadro di instabilita’ anche maggiore di quando c’era il proporzionale puro e ognuno si guadagnava i propri seggi alla luce del sole e poi si trattava per formare le maggioranze.
Wilma Robles
Ore 9.32 – Dell’Utri: “Risultato bellissimo, grande godimento” – Si, lo ammetto, è un godimento personale unico! Un risultato bellissimo per me”, lo afferma a La Stampa Marcello Dell’Utri che su Silvio Berlusconi osserva: “La gente ancora lo vuole, è questo l’aspetto straordinario, il recupero è dovuto a lui, il partito è un’altra cosa”. Alla domanda su che cosa succederà adesso, Dell’Utri spiega: “A meno che Grillo non si metta con Bersani, al Senato non c’è una maggioranza. Mi augurerei che destra e sinistra si mettano finalmente insieme per il bene del Paese”. Ma Berlusconi accetterebbe di appoggiare un governo con presidente Bersani? “Io credo di si – replica l’ex senatore Pdl – Per il bene del Paese lo accetterebbe, eccome. A patto di avere la sicurezza di essere…affettuosamente ascoltato e stimato. Non è vero che vuole governare a tutti i costi. A lui, prima di tutto, interessa sistemare le cose nel Paese, portarlo fuori dalle secche”.