Il Tfr: ma come è generoso Renzi, con i soldi degli altri…
Con il suo abituale garbo, Renzi ha annunciato che procederà “come un treno” sulla, questione del Tfr in busta paga. In teoria questo dovrebbe servire a rilanciare i consumi, sostenendo la domanda. Intenzione meritoria, ma stanno proprio così le cose? Stando a quel che si dice, i lavoratori che ne facciano richiesta, vedrebbero messi in busta paga circa 100 euro che, diversamente, dovrebbero essere accantonati per il Tfr. Facciamo due conti.
In primo luogo, il lavoratore si troverebbe in busta paga non 100 euro (che andrebbero nella retribuzione lorda) ma la parte che residua dal prelievo fiscale e dai versamenti contributivi. Calcolando una retribuzione media, direi che dei 100 euro 33 andrebbero al fisco, una ventina per i versamenti contributivi e poco meno di 50 in busta paga reale. In secondo luogo, quei 100 euro (circa 1.300 all’anno) farebbero scattare la retribuzione di una parte dei lavoratori all’aliquota superiore, per cui, questo significherebbe un ulteriore taglio di circa l’8-9%. Altri ancora supererebbero la soglia oltre la quale perderebbero il famoso bonus degli 80 euro.
A conti fatti, Renzi riuscirebbe in questo modo a ripagarsi per intero la mancia elettorale degli 80 euro facendo finta di mantenerla. E forse a racimolare qualche altra cosetta, facendo la parte di quello che sta operando per sostenere i redditi da lavoro dipendente. Ed è probabile che una parte degli italioti ci cascherà.
In effetti sarà un muovo spot pubblicitario in vista delle elezioni regionali della primavera prossima che, come per la precedente mancia, avrà effetti praticamente nulli sui consumi. Insomma, il renzismo è una forma di laurismo degli anni duemila, però un po’ più truffaldina della precedente.
Ma da dove vengono questi soldi? Come si sa, le aziende dovrebbero accantonare gradualmente le somme da corrispondere ai lavoratori al momento del loro collocamento a riposo. In realtà questo accade solo in parte e, per il resto, al momento dell’uscita del lavoratore dalla produzione, le aziende provvedono ad integrare la parte mancante con partite di giro. .Tutto si basa sul fatto che i lavoratori non vanno in pensione tutti insieme, per cui, con i versamenti parziali di tutti si copre il fabbisogno di quella parte che va in pensione in quell’anno. Poi ci sono momenti di affollamento, ma in quei casi si provvede stornando da altre voci di bilancio o con prestiti bancari e gli accantonamenti, in buona parte, vengono usati per le partite correnti.
Ora, si impone in questo modo alle aziende di anticipare una quota cospicua di versamenti che va a sommarsi alla pressione della quota annuale dei lavoratori che vanno in pensione. A conti fatti, si tratta di togliere dalla contabilità aziendale una massa di circa 10 miliardi di euro (stando ai conti della Confindustria) di cui circa metà andrebbe allo stato ed agli enti previdenziali. Dal punto di vista dei consumi l’esito sarà nullo e il vantaggio per i lavoratori sarà trascurabile, ma per le aziende si tratta di un prelievo piuttosto pensante ed in un momento in cui già sono sottoposte ad una pressione fiscale irragionevole, a tassi bancari da usura e con uno Stato che continua a non soddisfare i loro crediti.
Quante aziende reggeranno alla prova e quante chiuderanno i battenti? Questo sarà un altro dei capolavori di Renzi che riuscirà a far calare ulteriormente il Pil ed aumentare la disoccupazione.
Magari poi il decreto si modificherà, si provvederà ad attenuare gli effetti fiscali e contributivi, ma per ora la musica che si sente va nella direzione descritta.
Non avrei mai pensato di trovarmi dalla parte della Confindustria. Renzi riesce a fare anche di questi miracoli.
Aldo Giannuli
80 euro, aldo giannuli, confindustria, euro, europa, matteo renzi, pd, tfr in busta paga

Luca
Le sue riflessioni sono illuminanti ma non riesco a non illudermi che, se in parlamento si facesse politica, si potrebbe anche raddrizzare il tiro e fare comunque una cosa giusta seppur nel momento sbagliato (dopo il bailamme sull’articolo 18).
Il TFR, uno degli ultimi simboli della buona abitudine al risparmio, è però anche delle mille piccole complicazioni all’italiana. Toglierlo sarebbe una semplificazione, semplificazione di cui abbiamo bisogno come l’aria soffocati come siamo dalla burocrazia.
Quindi mi illudo: perché non eliminare il TFR solo partendo dai nuovi contratti d’assunzione? Sarebbe una cosa graduale e pure meno demagogica.
Certo obbligherebbe i neoassunti a considerare con ancora più attenzione la necessità di costruirsi nel tempo una pensione integrativa. Gli spicci che rimangono dal TFR tassato forse non basteranno, ecco perché, parallelamente ci vorrebbe un taglio del cuneo fiscale, almeno per i neoassunti.
Tenerone Dolcissimo
COnsiderato che le aziende sopra i 50 dipendenti già versano cash il TFR, la misura colpirà le imprese minori facendone sparire un bel po’. Cui prodest??? Ma forse in questa pazzia non c’è neanche metodo, alla faccia di Amleto
giandavide
oltretutto i soldi per la liquidazione sarebbero tassati al 4% e non al 25 e più: veramente un regalone, anche senza scatti contributivi. comunque dovremo iniziare a farci il callo a queste sparate: renzi è uno che cento ne pensa e un centesimo ne fa, sempre che non cambi idea, cosa che avviene abbastanza spesso. anche per questo sconsiglio di stare troppo dietro al vitellone: non fa altro che produrre aria, e a furia di inseguire le scoregge c’è il rischio di epredersi.
Fabio Forgione
Con la domanda di lavoro così depressa, ragionevolmente, l’incremento salariale finirà in breve nelle mani dei datori, con risultato, per i lavoratori, di vedere addirittura ridotto la loro reddito complessivo.
Ranieri saverio
Dopo averci detto per anni che la sola pensione INPS sarebbe sempre scesa fino a coprire forse solo il 60% dell’ultima retribuzione e quindi era necessario costruirsi la seconda gamba pensionistica, quella integrativa prevista dai CCNL, ora arriva il contr’ordine compagni, accompagnato da quella grande cretinata che sta prendendo piede, qual è l’affermazione che il TFR esiste solo in Italia e per di più è frutto dello Stato mammone. Cosa c’entri lo Stato nella contrattazione privata tra imprenditori e lavoratori su una forma di salario differito e dunque nella sola titolarità dei lavoratori, anche se nella disponibilità dell’impresa, non si comprende. Sulla questione seconda pensione, meno si versa nei fondi chiusi contrattuali e più danni si fanno ai lavoratori, basta leggersi i rendimenti oltre alla non trascurabile importanza del contributo aggiuntivo che l’azienda deve versare secondo gli accordi contrattuali. Mi sembrano operazioni a metà strada tra il mago Silvan ed un apprendista stregone.
paolo
L’ennesimo specchietto per allodole!
La busta paga presocchè invariata, il cuneo fiscale invariato, le piccole aziende impoverite di una risorsa minima cui poter attingere in caso di necessità…e Dio solo sa quanta necessità ci sia….se prima mi potevo illudere che forse Renzi avrebbe potuto fare qualcosa di buono (poco, mi ero illuso poco), adesso ho la certezza di essermi solo illuso come milioni di italiani.
D’altronde in un paese dove si porta in parlamento un rigore di una partita della domenica, dove i boss della mafia possono entrare al Quirinale se lo chiedono per partecipare a un interrogatorio del Presidente della Repubblica per possibili collusioni fra Stato e Mafia, dove si parla di troppi corpi di polizia (in molti altri paesi europei ci sono gli stessi) invece di eliminare quel surplus di gente strapagata per fare nulla (dicasi alti generali di divisione senza divisioni da comandare)…. in un paese dei camanelli come questo direi che l’unica prossima grande iniziativa (già proposta in passato peraltro) sarebbe quella di ristabilire uno stemma al centro della nostra bella bandiera VERDE BIANCA E ROSSA….la maschera di pulcinella!!!
…ma poi anche in quel caso avremmo il genio di Salvini che si opporrebbe perhè pulcinella è “terun”….allora potremmo affiancargli la faccia del Trota così per compensare con un pulcinella nordico!!!!
mirko g. s.
C., è lo approfondimento sul blog di grillo che esamina altr i aspetti negativi della iniziativa renziana.
Eli
E’ l’ennesimo, lucroso regalo alle banche, che anticiperebbero i soldi, ed ai fondi pensione, cui li destinerebbero i lavoratori che non ne avessero bisogno, nell’illusione di una pensione integrativa.
Spero che i lavoratori dipendenti non si facciano fregare.
Adesso Renzi fornirà agli imprenditori la carne da macello per le loro mire: la scuola sempre più degradata, meno soldi e dunque meno possibilità di far studiare i figli all’università, grosse lotte al ribasso del salario fra poveri.
Costoro saranno i “cinesi” nostrani da impiegare nel futuro. Questo chiede l’Europa, la cinesizzazione dei paesi mediterranei, e naturalmente la svendita di beni demaniali ed imprese per quattro soldi, la privatizzazione dei beni comuni ed anche dell’aria che respiriamo.
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Francesco
L’idea di Renzi non è proprio da bocciare ma almeno aumentassero i controlli nel privato… Già che il tfr non tutte le aziende lo consegnano al “vecchio dipendente”. Se il tfr (che sia intero o dilazionato) venga consegnato direttamente dallo Stato al cittadino sarebbe un grande passo verso il futuro, ma c’è troppa mafia in Italia per far girare i contanti nelle mani dei comuni mortali vero!? Perché le aziende devono fare da tramite? E poi, non si può denunciare l'”EX” datore di lavoro altrimenti nessuno più ti darà un posto….e andremo sempre di male in peggio!
alessandro
Caro Aldo,
condivido i tuoi calcoli e le tue osservazioni, ma resta comunque il fatto che il TFR esiste praticamente solo in Italia, e il risultato è che i lavoratori sono poveri, e che si arricchiscono andando in pensione. Tutti gli studi dimostrano che la tendenza al consumo è più elevata a 30 che a 65 anni… Insomma, perché non lasciare alla gente la possibilità di scegliere e, fatti due calcoli, di fare come preferisce ? Io, personalmente, preferisco un uovo oggi che una gallina domani, altri la penseranno diversamente, ma siamo tutti maggiorenni e possiamo decidere autonomamente.
cinico senese
Per la serie: sputtaniamoci il futuro che tanto il presente lo è già.
Pensare che smobilizzare un risparmio futuro aumenti i consumi presenti quando le aspettative su lavoro e risparmi e futuro sono negative, è frutto di cretinismo economico. Chi non è un coglione se li ammuccerà ma avrà un rendimento inferiore a prima.
Peraltro, poichè il TFR è una forma di finanziamento coattivo dell’impresa a basso costo, il bomba dovrà chiedere alle banche che gli facciano agli imprenditori il favore di prestare soldi allo stesso trattamento ex TFR. Quindi invece di semplificare la vita agli imprenditori, gliela complicano: voglio vedere quanti passaggi in banca ci vogliono per farsi dare un prestito tasso TFR dalle banche. Dai ridiamo!
E tralasciamo sui casini che faranno per tassare in regime separato. Questi incapaci ne combineranno delle belle, tipo TASI.
I più – fulminati dal libero arbitrio del liberalismo – dicono che così lo Stato non tratta più da minus habens il lavoratore, che potrà LIBERAMENTE decidere egli stesso dei suoi soldi, sputtanarseli o risparmiarli. Benissimo: però quando se li sputtana non vada poi a fare il piangino in giro che quando lo licenziano non avrà più manco un soldo per mangiare, perchè la funzione del TFR era proprio quella: costruire forzatamente un tesoretto da usare come cuscinetto di emergenza cessato il lavoro, prima della pensione o nell’attesa di trovarne un altro. Se lo vedremo fare il piangino tipo zingari, sputiamogli in un okkio senza pietà.