Regali alle banche? Abbiamo già dato: che falliscano pure
Nuova settimana di passione per la Borsa e, soprattutto per i titoli bancari, in particolare francesi che perdono quasi il 50% del loro valore, in poco più di un mese. Il sistema bancario europeo sembra un castello di carta velina: se i francesi piangono, gli italiani non ridono ed anche inglesi, tedeschi ed olandesi non hanno molto da stare allegri.
Ma, solo a giugno, non ci avevano detto che gli “stress test” erano stati superati a pieni voti e che il sistema bancario europeo era solido come la roccia? Erano state bocciate solo 8 banche mentre per tutte le altre le cose andavano a gonfie vele. Che razza di stress test erano?
Ma, ci si dice, i test erano stati fatti prima della crisi greca, per cui è il rischio del default greco che crea problemi alle banche francesi e tedesche allontanando i risparmiatori dai loro titoli azionari. Ma che la situazione greca fosse quella che è si sapeva già da tempo ed il più sprovveduto impiegato di banca sapeva perfettamente che, alla scadenza di maggio, si sarebbe presentata -peggiorata- la stessa situazione dell’anno prima. Dunque, che stress test hanno fatto?
E così viene fuori un altro pezzo di verità: in effetti i bond greci c’entrano, ma fino ad un certo punto: le banche francesi ne hanno in corpo per una cinquantina di miliardi, ma il guaio peggiore sono ancora i derivati dei mutui subprime (cdo, cds ecc.) americani che, nonostante l’alluvione di liquidità di questi anni, non sono stati smaltiti ed, a quanto pare, si tratta di cifre ragguardevoli. Per di più le banche francesi li posseggono e li riportano a bilancio con il loro valore nominale, non essendosi ancora decise a registrare la perdita di circa il 90% del loro valore. Prima o poi dovranno registrare la perdita a bilancio e, dato che la notizia ormai serpeggia, gli azionisti si dileguano.
Dunque, i soldi dati dagli stati in tre anni, non sono serviti a togliere di mezzo questa spazzatura; torniamo a dire: come caspita hanno fatto gli stress test sulle banche? Non si erano accorti che le tre maggiori francesi avevano un bilancio fittizio? Fra agenzie di rating e la European banking authority che fa i test a questa maniera, pensate in che mani siamo e quanto siano affidabili le notizie sulla situazione finanziaria. Dove la cosa peggiore non è che facciano imbrogli (se la finanza non ne facesse non avrebbe ragione di esistere) ma che non li sappiano fare, al punto che i mirabolanti stress test della Eba crollano miseramente dopo nemmeno tre mesi dal trionfalistico annuncio dei loro esiti. Se una bugia non sta in piedi più di due mesi, vuol dire che il bugiardo è anche cretino.
Ed allora che si fa? Che domande! Trichet già parla di “liquidità illimitata” alle banche per far fronte alla crisi, Ma il denaro è per sua natura un debito, per cui questo significa solo tappare le falle delle banche trasferendo il loro debito a qualche altro. E provate ad indovinare chi è questo altro? Ma lo Stato (o gli Stati europei) of course! Che, alla fine del giro, non potranno che emettere altri bond per la bisogna.
Insomma: le banche stanno male per colpa dei troppi bond statali che hanno in pancia e che sono sempre più rischiosi e cosa fanno? Chiedono altri soldi agli Stati, che ovviamente non possono reperirli che emettendo altri bond e peggiorando la propria situazione debitoria: geniale!
Per non far fallire le banche, dobbiamo far fallire gli Stati. Ma non si era detto che occorreva a tutti i costi raggiungere il pareggio di bilancio? E come pareggiare il bilancio con un’altra alluvione di denaro regalato alle banche? Potremmo fare così: aboliamo la sanità pubblica, sospendiamo il pagamento delle pensioni, chiudiamo scuole ed università, raddoppiamo le tasse e poi i soldi ricavati li diamo tutti alle banche. Così l’economia è salva.
Diciamoci le cose schiettamente: è arrivato il momento di lasciar fallire le banche (e le assicurazioni) senza muovere un dito per salvarle. Punto e basta. E’ una delle poche volte che ci sentiamo in piena sintonia con il pensiero liberista: se dei soggetti non si reggono da soli, il mercato li spazza via. Impeccabile. Qui invece, i “neo liberisti del buon tempo” che vantano le virtù del mercato quando tutto va bene, poi pretendono subito l’intervento dello Stato quando c’è da socializzare le perdite. Troppo comodo.
Ma, si dice, in questo modo la recessione diventa catastrofe perchè crolla il sistema creditizio e con esso le imprese.
Siamo sicuri che le cose stiano così?
In primo luogo, occorre procedere con discernimento: le (poche) banche che sono soltanto illiquide, ma non insolventi, vanno salvate con prestiti (ho detto prestiti, non regali), utili anche a riattivare il mercato interbancario. Un’altra parte delle banche potranno salvarsi attraverso fusioni oppure “rottamando” qualche attività collaterale e lasciando fallire qualche consociata minore.
Quelle insolventi, ma in grado di riprendersi, possono essere salvate, ma, nello stesso tempo, nazionalizzate: appunto, niente regali.
Le altre (probabilmente la parte più consistente) falliscano pure e liberiamo il mercato da imprese insane. Magari lo stato potrebbe fare un fondo di protezione dei risparmiatori, a parziale indennizzo delle perdite subite.
Certo ci sarà il problema di sostenere le imprese, fondi pensione, cooperative ecc. in difficoltà: vuol dire che il denaro che qualcuno pensa debba essere devoluto alle banche, lo sarà ad un fondo statale di sostegno all’impresa (possibilmente da gestire con criteri non clientelari).
In fondo, se lo Stato deve intervenire a sostegno dell’economia reale, perchè mai non lo fa direttamente? Dove sta scritto che per dare soldi alle imprese deve darli alle banche perchè poi queste li diano alle imprese?
E, d’altra parte, in una situazione del genere non sarebbe affatto una eresia dar vita ad una nuova Iri (peraltro profondamente rivista nei criteri di gestione e nella struttura). Fu una sciocchezza sciogliere le Ppss che, semmai, andavano riformate, risanate e moralizzare. Si preferì farne grazioso regalo agli amici ed agli amici degli amici. E questo va messo sul conto più dei governi di centro sinistra che su quelli di centro destra. E forse sarebbe il caso di aprire una inchiesta su come fu liquidato quel patrimonio dello Stato.
Dunque, non è scritto da nessuna parte che per salvare e rilanciare l’economia occorra far regali ai banchieri, Quegli stessi soldi possono essere impiegati più proficuamente.
Nello stesso tempo, sarebbe bene che tutti i beni personali dei manager e dirigenti vari (sino all’ultimo euro) siano pignorati cautelativamente ed affidati ad un apposito organismo statale che li gestirà sino a quando il processo per fallimento non finisca. Se poi emergeranno loro responsabilità, quei beni siano incamerati per ripagare i risparmiatori ed alimentare il fondo di ripresa.
Che ne dite se i sindacati (a cominciare dalla Cgil, ma noi vorremmo non solo quelli italiani) convocassero uno sciopero generale con uno slogan semplice e chiaro: “Basta con i regali alle banche”?
Aldo Giannuli
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mic
“A parziale indennizzo dei risparmiatori?”
Caro Aldo, non sono molto d’accordo, mi scusi. Che colpa ne ho io se una parte dei miei risparmi – tanti o pochi, non importa, ovviamente, anzi, se sono pochi ancora peggio! – sta in un conto corrente o deposito, o in obbligazioni bancarie che sono destinato a perdere in parte a causa del fallimento dell’Istituto? Continuo a sentire gente che mi consiglia di dirottare i risparmi, per esempio, sulle Poste. E’ come comprare BTP, naturalmente. E allora uno si domanda: è più sicuro che lasciare i soldi in banca? Boh. E allora cosa dobbiamo fare, tenerli sotto il materasso? E la storia delle Banche piccole è un’altra cavolata, con la crisi che c’è nel giro delle imprese, i piccoli istituti di credito sono esposti come mai prima e a rischio fallimento anche loro. Insomma, la soluzione non è semplice, far fallire le banche mi sembra assurdo, nazionalizzarle: mah!, vi ricordate la fogna delle nomine e delle assunzioni clientelari alla BNL di statale memoria? Per carità, non che i privati non ne facciano di cotte e di crude, mamma mia!, però, ecco, una soluzione semplice non riesco a vederla, salvo, a mio modesto avviso, abbassare un po’ tutti la cresta: tutti, intendo, quelli che finora hanno vissuto come dei pascià, fregandosene di quei tanti poveracci, lavoratori a basso reddito, precari, disoccupati, che stanno pagando la (le) crisi, come sempre.
aldogiannuli
lei ha ragione, infatti io accenno alla opportunità che lo stato impieghi i suoi soldi per un fondo di protezione dei piccoli risparmiatori, magari garantendo il recupero sino ad una certa somma (60-70.000 euro, per esempio) piuttosto che darli a bance incolventi che, nel giro di qualche anno tornerebbero al punto di prima. E’ una canzone che non può andare avanti all’infinito.
giulio
ottimo…
aggiungerei qualcosa sulla perseguibilità penale di soggetti (fisici o giuridici)che si scoprissero responsabili in qualche misura dei problemi creati.
Penso a Goldman Sachs (per i “trucchi” in Grecia, ma parrebbe anche per l’Italia), banche, banche centrali e perchè no, uomini di governo… etc. Non voglio pensare che sia utopia tutto ciò. Certo il diritto internazionale è impreparato e svogliato sul tema, ma se si vuole cambiare registro bisogna prevedere sanzioni precise. Forse bisogna cominciare a prendere esempio da singoli Stati (cfr Islanda). E’ un fatto che al momento ci sono solo danneggiati e non colpevoli.
rick
Condivido la sostanza dell’articolo. Aggiungo che l’attuale crisi finanziaria ed economica non è correggibile con i mezzi sinora attivati dai governi, anzi essi stessi “salvando” l’attuale monopolio del credito bancario (Banche Centrali e commerciali) hanno finito per aggravarla (a nostre spese) e per esporsi ai “corporate-take-over” da parte dei grandi speculatori. Ovvero gli Stati salvano il sistema finanziario dal fallimento e questi ultimi finiscono per “acquisirli”. Follie. Bisogna riformare il sistema della liquidità oggi oggetto di monopolio privato da parte del cartello bancario, il quale la produce a costo zero per sé e la cede a interesse composto, creando una spirale di indebitamento inarrestabile che porta l’economia al collasso e conferisce al monopolio il potere politico sulle nazioni. La soluzione? Sostituire il monopolio privato con un monopolio pubblico che emettesse una moneta non indebitante. La liquidità è tutta creata a debito di chi la domanda – stato o consumatore o imprenditore che sia – e il debito è soggetto ad interesse composto. E l’interesse composto uccide il debitore. Una società che si priva della liquidità per pagare i debiti si demonetizza, taglia gli investimenti di lungo periodo (strade, autostrade, ferrovie, ricerca e sviluppo), spesa sociale, welfare state e vede moltiplicarsi le insolvenze. Va in depressione. Questo sistema della moneta-debito è’ una spirale incontrollabile riscontrabile nelle curve storiche dell’indebitamento e del pil. Il denaro e il credito – che chiameremo, nell’insieme, “liquidità” – sono un fattore, un “bene” assolutamente necessario e indispensabile. Non possono essere create a costo zero dal monopolio privato e addebitate alla comunità dei produttori. E’un sistema illegittimo, immorale e vergognoso che porterà la società tutta al fallimento, al tracollo, alla bancarotta economica, sociale ed etica. E’ un sistema che nasce dalla ignobile disinformazione sul ruolo della moneta nella società. La liquidità (il denaro) deve divenire ciò che sostanzialmente è: un mezzo e non un fine. Bisogna comprendere che l’esercizio del credito non produce ricchezza: il benessere, il progresso e lo sviluppo è prodotto da chi lavora, da chi produce beni e servizi. Il credito dovrebbe essere un “mezzo” per rendere più “fluenti” gli scambi, non una moneta-debito creata a costo zero per prelevare interessi a danno dei produttori. Lo Stato dovrebbe nazionalizzare le banche centrali, azzerare il debito ed emettere moneta per investimenti a lungo termine per rilanciare la produttività e per sostenere le proprie spese; le banche private dovrebbero essere smembrate (quelle più grandi), e non dovrebbe essere permesso loro di prestare più di quanto posseggono (cioè presteranno la moneta legale emessa dallo stato e non avranno più la facoltà di creare credito dal nulla). Quelle fallite le si lasci fallire, i depositanti sono tutelati dal Fondo Interbancario, ci rimetteranno solamente gli azionisti. Lo Stato dovrebbe creare un organo indipendente per la regolazione dell’offerta di moneta e monitorare la situazione monetaria ed economica nazionale, accertando di quanta liquidità abbisogni il paese per impiegare o sviluppare al meglio i propri fattori Quest’organo darà disposizioni a un dipartimento del Ministero del Tesoro di creare ed immettere nel mercato la quantità di moneta ritenuta opportuna, o di ritirare quella che risulti in eccedenza. Riforme in questo senso andrebbero nella direzione ideale, quello che ci propongono oggi (quantitative easing – allentamenti quantitativi a carico della collettività e salvataggi di banche decotte, dissestate e fallite, accendendo ancora debito su debito sulle nostre spalle) finirà con il dissesto, il disastro e il fallimento di tutto l’Occidente.
Nicola Mosti
Anziché indebitarsi ulteriormente con i bond, che poi sono un nodo scorsoio, uno Stato sovrano – a fronte di una crisi globale di liquidità – non dovrebbe forse avere la possibilità di coniare nuova moneta? In fondo, questa potrebbe essere impiegata per finanziare il rilancio dell’economia attraverso un incremento della spesa pubblica produttiva, oltre che per ridurre la tassazione. Ora io mi chiedo, se questo procedimento venisse attuato con ragionevole moderazione, è pure possibile che non implichi un aumento dei prezzi: in effetti, in una situazione come quella attuale, caratterizzata da una forte contrazione della domanda, che si realizza contemporaneamente ad un moltiplicarsi dell’offerta di beni e servizi, il rischio semmai è l’opposto, ovvero che si vada verso la deflazione la quale, ai fini di una ripresa dell’economia reale, è forse peggio di una mite inflazione.
P.S. I miei sono più dubbi che soluzioni, per cui gradirei essere illuminato da qualche volenteroso utente più preparato in materia economica rispetto al sottoscritto.
Saluti ed anticipatamente grazie!
aldogiannuli
erto che lo stato può passare ad un’altra moneta e questo è già accaduto (per esempio in GFrancia nel 1958-60) però si tratta di una misura estrema che provoca molti problemi sia internazionali che, ancor più, interni per cui non vi si ricorre che in situazioni disperate. Però non è affatto detto che di questo passo non ci si arrivi in breve.
Mi fa iacere vederla tornare sul nlog, sono sempre in debito di scuse con lei
cordialmente
Ag
giandavide
a parte il passo sul risparmiatore punito perchè ha sbagliato banca, che mi sembra poco giusto socialmente, mi chiedo come mai il buon giannuli non abbia messo in padella anche un’altro buon argomento: la separazione del settore finanziario da quello del risparmio, che sarebbe uno dei primi mezzi per togliere dalle mani della speculazione i conti correnti dei cittadini, e per effettuare un dividi e bastona (gli speculatori) essenziale per un cambiamento concreto.
aldogiannuli
infatti ne riparleremo a breve
Rosario
Davvero non si potrebbe aggiungere altro ad un’analisi così completa. Sono pienamente d’accordo sul fatto che se lo Stato o l’Ente locale danno aiuti economici o terreni per avviare imprese,come nel caso del Portello, di Termini Imerese, dell’area Innocenti, è doveroso restituire i beni appena l’impresa ha cessato le attività. Per banche e assicurazioni basterebbe togliere tutte le agevolazioni che garantiscono l’esclusiva raccolta del credito privato o permettono a loro di essere pagate(!!) per il solo fatto di detenere i nostri soldi. Purtroppo, come sappiamo, gli strettissimi intrecci lobbistici che intrecciano politica ed economia non permettono di realizzare tali semplici(!) iniziative. Ci vorrebbe una nuova corrente di pensiero sociale ed economico, ma come sappiamo queste cose si pagano a caro prezzo con rivoluzioni e tanti tanti lutti.
Marista
I sindacati e lo sciopero generale, che ci azzeccano con un nuovo corso? I sindacati, i nostri sindacati non hanno mai alzato un dito per denunciare le follie filobancarie, eppure hanno avuto ed hanno modo di sapere , vedere, capire, si vede che gli andava bene così, infatti hanno avuto molto dalle follie di questi decenni, ed hanno sempre allestito la grande finzione della lotta di classe tramite scioperi seguita da concertazioni scontate per chi era appena appena informato o smaliziato. Sono in difficltà e allora gli offriamo sul piattino la via di uscita di aver fatto la lotta alle banche? LOOOORO? ma scherziamo ?C’è chi la lotta alle banche, l’aiuto agl usurati e vessati la ha fatta da decenni e mai ha incontrato nessun sindacato in tutte altre faccende e lucrose connessioni occupato.. e molti hanno pagato e pagano, magari qualche sindacato dietro certi fatti ci sta pure.. vergogna. Che pensino piuttosto a rendere pubblici, bilanci, attività e leggi di favore connesse che comportano enormi guadagni. Basta di prendere in giro questi poveri Italiani, siamo stanchi e siamo molitissimi, siamo stati silenti.. fatevi un po’ di conti sui silenti e non intruppati in finte manifestazioni, facciano lo sciopero generale, ma non si approprino delle penne del pavone.. non ci provino nemmeno, trovino un minimo di onestà intellettuale e di umiltà finalmente sti 4 viziatissimi e ricchissimi rappresentanti di nessuno, ma ottimi “concertatori” di affari
Carlo
Analisi da sottoscrivere parola per parola.Sento queste tesi da anni ma raramente spiegate con tanta forza, semplicità e nitore.Il commento di Rick è un giusto completamento del discorso di uguale forza. Le obiezioni degli altri commenti mettono in luce le (poche) debolezze della tesi e indicano i possibili effetti collaterali antipopolari da controllare e avviare ad una transizione morbida.
Questo blog sta diventando un ottimo laboratorio politico di quelli che vaneggiavamo all’epoca della carta stampata e delle riunioni 😉
Un abbraccio compagno Aldo e buona lotta
figuredisfondo
O.T. (scusate)
una piccola domanda per Giannuli:
sbaglio molto se vedo delle analogie tra Guido Giannettini, Mario Scaramella e Valter Lavitola? (dalla tragedia alla farsa… andata e ritorno un paio di volte)
aldogiannuli
per quanto si possa avereun giudizio severeamente negativo di Giannettini, Scarmella e Lavitola sono davvero un’altra cosa: come paragonare il Conte di Luna del Trovatore con Mario Merola di Onore e guapparia… Lasciamo stare
steffa88
Anch’io sarei per lasciar fallire tutte le banche, siamo entrati in un circolo vizioso dal 2008 e non riusciamo più a uscirne. Capisco non sia una soluzione facile, la sostituzione delle banche commerciali con nuovi sistemi di credito statali è tutt’altro che semplice e il fallimento di Lehman Brothers ha fatto paura, ma è ora di rendersi conto che questo sistema è fallito, chiudiamo la pratica, facciamoci qualche anno di recessione pesante e ricominciamo d’accapo.
Stampare massicciamente moneta non è la soluzione, si crea inflazione diminuendo il potere d’acquisto dei lavoratori (se vuoi è un modo vigliacco di diminuire gli stipendi), si abbassano i tassi di interesse incentivando il debito rispetto al risparmio, non è diverso da una tassa, una tassa che oltretutto colpisce i lavoratori dipendenti
davide
Giannentini come D’Amato erano dei veri bastardi,gente che comunque sapevano costruire piani anche articolati in particolare il secondo.Gli altri da lei citati,(mi riferisco al lettore),mi paiono figli di questi tempi sciagurati.Tristezza profonda
andrea
@giannuli e @davide
assolutamente, ma, in fondo, neanche berlusconi è andreotti
non sono un esperto, ma colloco D’Amato (se intendiamo federico umberto) su un livello superiore rispetto a Giannentini
p.s. per promuovere il nuovo libro portebbe essere utile fare delle registrazioni delle presentazioni e caricarle online.
ha in programma anche presentazioni al sud? (napoli nello specifio)
Claudio Salogni
Una domanda,ma la BCE creando moneta dal nulla e prestandola agli stati; quando gli stati la ritornano alla BCE,con quale artificio si dice che la banca centrale ci guadagna solo la parte di interessi???
qualcuno mi dia una risposta che sta in piedi e che non riesco a trovare. Scusate l’ignoranza e un grazie a chi potrà dipanare questo terribile dubbio che mi stà togliendo il sonno.
Hamlet
invocare il fallimento di tutte le banche è da irresponsabili: una crisi bancaria avrebbe conseguenze gravissime per l’Italia (come per qualunque Paese), porterebbe all’insolvenza dell’Italia, all’impossibilità dello Stato di pagare stipendi e pensioni e ad altre conseguenze gravissime (come la cacciata dell’Italia dall’euro, una classe dirigente spazzata via all’improvviso, scontri di piazza gravissimi e probabilmente il successo dei demagoghi). e’ brutto ammetterlo ma salvare le banche è il male minore
aldogiannuli
Mai chiesto il fallimento di “tutte” le banche ma solo di quelle insolventi. Nè pensavo solo (o tanto a quelle italiane) ma a tutte, a cominciare dalle francesi. D’altro canto la linea della liquidità a tutti i costi è già stata sperimentata e non mi pare che abbia risolto.
D’altra parte, insistoi: se lo stato deve sborsare soldi per far fronte al pagamentoi di pensioni, stipendi, protezione dei risparmiatori ecc. perchè mai deve farlo dando i soldi alle banche e non direttamente? E se qualche banca insolvente è salvabilecon intervento statale, nessun problema, ma nazionalizziamola. Niente regali
Dire certe cose è fare terrorismo gratuito per salvare i banchiedi che è giusto che finiscano falliti e possibilmente in galera a vita.
“salvare le banche” non è affatto il male minore ma quello peggiore.
davide
si Federico Umberto D’Amato persona fondamentale per comprendere al di là delle veline ideologiche-uè che termini da pennivendolo del pd o pdl-i complessi e raffinati giochi di potere e mantenimento di esso.
Certamente è superiore in fatto di strategia a Giannantini.Meriterebbe un film,ma non ci sono più i Petri in giro.
rick
Al Signor Salogni:
Premesso che, allo stato attuale, gli Stati Europei hanno la facoltà di emettere le cosiddette “monete metalliche” (centesimi, monete da 1 Euro – 2 Euro) indebitandosi solamente per il costo del “conio” – questo non è loro “permesso” dal Monopolio Privato (BCE) con la cartamoneta e il denaro scritturale (denaro virtuale). — monopolio non eletto democraticamente dal popolo ma designato direttamente dai proprietari delle banche commerciali che lo posseggono —
(denaro virtuale). Pertanto gli Stati, per coprire il loro fabbisogno:
1) Emettono titoli pubblici che sono acquistati da “intermediari finanziari abilitati” per conto della BCE ovvero banche commerciali designate dal Ministero del Tesoro, la quale rilascia cartamoneta o denaro scritturale (a costo del conio per loro, ma per VALORE NOMINALE allo stato); pertanto lo Stato, al posto di ricorrere al tipografo come nel caso delle monetine, indebitandosi per il solo valore del conio, si indebita INTERAMENTE per il valore nominale del denaro richiesto!!! Con l’aggravante del costo degli interessi;
2) Ultimamente con la crisi, è caduta anche la foglia di fico degli intermediari, pertanto provvede direttamente la BCE all’acquisto di titoli di stato (soprattutto italiani, spagnoli e portoghesi); la quale può trattenerli oppure rivenderli sul mercato;
3) Conseguenza di questo meccanismo, la classi politiche sono costrette a gravare di tasse i produttori, per pagare gli interessi ai detentori dei titoli di stato. Sul lungo periodo, questo causa l’espansione incontrollata del debito e le classi politiche finiscono per divenire gli Esattori in nome e per conto della Finanza. E’ un meccanismo che non può essere limitato perché portato interiormente portato alla sua dilatazione; può essere solo “regolato” da classi politiche rigorosissime nei conti pubblici (vedi paesi nordici dell’area UE – Germania, Austria, Finlandia, Olanda). Nei paesi periferici dell’Area Euro il peso del debito pubblico è più grave a causa delle classi politiche e amministrative, inefficienti, corrotte, incompetenti, improduttive e truffatrici. Ma, ripeto, il sistema è portato spontaneamente alla sua ingestibilità (ed è proprio questo l’affare delle banche centrali, ovvero l’espansione del “debito perpetuo”).
aldogiannuli
Caro Gaiolini, grazie per la segnalazione molto interessante sui prestiti Usa, , mi protrebbe mandare un pezzo più dettagliato per i nostri lettori?
Grazie
Aldo Giannuli
Nicola Mosti
La logica di Giannuli – in fondo – è assolutamente rispettosa di quel Mercato di cui i liberisti si riempiono la bocca (e le tasche) salvo chiagnere in seno a mamma Stato quando le cose si mettono male (per le loro stock options…).
E’ l’ora di finirla di privatizzare i profitti e di socializzare le perdite.
Le banche insolventi e soltanto quelle meritevoli di un interesse economico-finanziario (oltre che sociale) debbono essere salvate nazionalizzandole!
In effetti, se ci pensate bene, in un regime di libero Mercato, Lo Stato stesso è un soggetto concorrente che può partecipare al gioco nel rispetto delle regole, competendo col settore privato, il quale – si è visto – non è sempre così efficiente come i liberisti vorrebbero farci credere…
steffa88
Salogni: nessuno ridà i soldi alla BCE, la BCE si prende il reddito da signoraggio, che viene poi distribuito alle banche centrali dei vari paesi e pressoché completamente tassato dagli stessi. Altrimenti qui pare che la BCE nasconda miliardi di miliardi sulla Luna 😉
Pierluigi Tarantini
Premessa: non credo che banche ed altre istituzioni finanziarie siano soggetti bisognosi della carità cristiana dei contribuenti.
Negli States invece la pensano così (1200 mld dati a banche & c.).
In Europa siamo meno spudorati e chiedamo alle banche, perlomeno, di rinunziare al 40% del credito nei confronti della Grecia.
Detto questo credo importante evidenziare quanto sia sospetto che Geithner, quasi non abbia altro cui pensare, si preoccupi tanto delle sorti dell’Euro.
Mi insospettisce che, come conseguenza dei tagli di rating, le banche europee non abbiano più credito in dollari.
Mi insospettisce che venga proposto un piano in virtù del quale gli States (insieme ad altri) debbano finanziare “16 banche internazionali” non meglio specificate.
Ma gli States non erano sull’orlo del default?
Forse vogliono stampare un altro pò….
Oppure vogliono eliminare un concorrente al dollaro.
Concludo evidenziando che questo tipo di giochi sono, forse, più complessi di come appaiono prima facie e, quindi, prima di trarre conclusioni, è opportuno darsi un pò di tempo per capire.
Nicola Mosti
Beh, in effetti che sia in corso un’autentica guerra economica tra le aree euro, dollaro e renminbi è cosa piuttosto evidente.
rick
Al Sig. Tarantini:
la banca centrale USA non ha concesso prestiti al settore finanziario per 1.200 miliardi di dollari. Ha concesso prestiti (allacciate le cinture di sicurezza) per oltre 16.000 (Sedicimila) miliardi di dollari. Lo ha appurato il GAO (U.S. Government Accountability Office) Ufficio Contabilità del Governo. Ben 3.000 (tremila) dollari sono andati a istituzioni Europee e Asiatiche. Pertanto hanno finanziato anche istituzioni non di stretta competenza della Banca Centrale USA. Il Senatore Saunders, dopo l’audit ha affermato che siamo di fronte ha un caso di “corporate welfare” ossia di un socialismo per i ricchi.
http://washingtonindependent.com/110441/gao-audit-report-shows-federal-reserve-issued-16-trillion-during-recession-sen-sanders-urges-reform
Per quanto riguarda i “timori” di Geithner e altri anglo-americani nei confronti dell’Euro, io ritengo che vogliano costringere i renitenti consiglieri BCE (della Germania, Austria, Olanda e Finlandia) a cedere alle pressioni per effettuare un primo consistente “allentamento quantitativo” da parte della BCE stessa. In Germania, Austria, Olanda e Finlandia le popolazioni sono contrarie in percentuali bulgare a un’espansione incontrollata del debito (per salvare di nuovo istituzioni finanziarie che hanno messo in essere pratiche di “azzardo morale”, leverage sul debito, acquisti di obbligazioni sovrane di dubbia solvibilità ecc.). Pertanto, spingono sui consiglieri e governi per effettuare il quantitative easing; un crollo dell’Euro si rifletterebbe negativamente anche sulle loro valute (dollaro, sterlina) basta pensare solamente che la Borsa londinese “controlla” anche quelle italiana ecc. Se i “consiglieri” nordici e relativi governi dovessero cedere a queste pressioni, aspettatevi di vedere in queste nazioni molte sommosse di piazza, disordini, insurrezioni e mutamenti dei rispettivi quadri politici a dir poco epocali. Consiglieri e governi nordici sono consapevoli ei questi rischi e stanno prendendo tempo; si trovano in un convitato di pietra.
rick
Vi trasmetto un articolo sintetico di Giulietto Chiesa sull’audit del GAO. Potete anche trovare il report del GAO, strettamente in lingua inglese, ma è uno studio poderoso, consiglio la sintesi qui sotto:
http://www.megachip.info/tematiche/beni-comuni/6618-udite-udite.html
Nicola Mosti
Pare che sul pezzo di Giulietto Chiesa ci sia un errore, perché considerererebbe inopportunamente la somma dei medesimi prestiti, semplicemente reiterati nel tempo, sopravvalutando così la reale portata delle operazioni.
Il pezzo cui fa riferimento è questo documento in pdf del U.S. Government Accountability Office (GAO):
http://sanders.senate.gov/imo/media/doc/GAO%20Fed%20Investigation.pdf
Nicola Volpe
Ciao Aldo, condivido pienamente il tuo intervento (e le oservazioni di Rick che illustrano ancora meglio quanto da te detto). Non c’è soluzione: chi sbaglia, paga: i piccoli risparmiatore possono essere tutelati da un fondo che funga da rete di protezione. Il credito è una cosa troppo importante per lasciarlo gestire solo dal mercato.
MASSI.66
Professore lei cosa ne pensa delle riforme strutturali che ha chiesto il Dott. Maario Draghi?