Referendum: lettera aperta all’Anpi ed al Presidente Smuraglia

Cari compagni,

come potete facilmente indovinare, sono dalla vostra parte, senza alcuna riserva, nella polemica che vi oppone al Pd e sento il dovere di dirlo apertamente. Ma non vi scrivo solo di questo: siamo in un momento decisivo per le sorti della nostra democrazia e le scelte che ciascuno di noi farà peseranno per molto tempo sul tipo di paese che verrà fuori da tutto questo. E, quindi, conviene esser franchi ed andare alla sostanza dei problemi.

Spero non ve la prendiate se inizio da un rilievo critico: nella generosissima battaglia dell’Anpi in difesa della Costituzione repubblicana, si avverte, però, una reticenza che riguarda il giudizio sul Pd. Si esita a dire una cosa che è sotto gli occhi di tutti: che il Pd è un partito di destra, dunque non è un possibile alleato, ma un nemico da battere.

Certo: lo so anche io che nella sua base ci sono migliaia di militanti di sinistra che, in perfetta buona fede pensano (si illudono) di militare ancora in un partito di sinistra, ma ogni giorno la realtà li smentisce duramente.

L’abolizione dell’art 18, il job act, l’appiattimento sugli Usa nelle avventure mediorientali, la “riforma” della “buona scuola” ed ora questa riforma di evidente marca gelliana della Costituzione, cosa sono? Sono forse politiche di sinistra?

L’insofferenza nei riguardi dell’Anpi, per non dire della rudezza di toni usati con la Cgil, non vengono dal nulla, sono il riflesso epidermico della mutazione genetica di quel che fu il Pci nell’attuale partito di destra. Una mutazione generica di cui Renzi è solo il precipitato finale, ma non l’intero processo. La scelta risale al 1989 con lo sciagurato appoggio alla riforma maggioritaria del sistema elettorale, punto di partenza dell’attacco ad una Costituzione che aveva nel sistema proporzionale la sua principale garanzia. Poi è venuto tutto il resto, dall’ormai dimenticato “pacchetto Treu” che dava avvio alla demolizione del diritto del lavoro prodotto dalle lotte degli anni settanta alla disastrosa politica fiscale di Monti –entusiasticamente appoggiata dal Pd di Bersani- che ha precipitato il paese in una stagnazione dalla quale non ci stiamo risollevando.

Certo, ripeto, ci sono moltissimi militanti ed elettori che hanno ingoiato tutto nell’illusione che fossero i necessari ripiegamenti tattici pera andare o restare al governo, le inevitabili concessioni ad un tempo ostile, superato il quale, il partito riprenderà sicuramente la sua ispirazione originaria. Illusioni dettate forse dal sentimento o forse da un’intima codardia di fronte ad una situazione che, al contrario, richiede molto coraggio per intraprendere strade radicalmente nuove. Il Pd è un partito che si regge su questo inganno, le sue fortune si basato sulla consistente quota di elettori di sinistra che abboccano a questo amo.

Non denunciare la natura di destra del Pd, il non chiamare le cose con il loro nome, serve solo a mantenere questo inganno di cui si finisce per diventare complici.

E qui c’è un addebito da fare all’Anpi: troppo tardi vi diete decisi a separare il vostro cammino da quello del Pd (anzi, è stato più il Pd a separare il suo cammino dal vostro ed ha farlo nel modo rozzo che è gli è proprio); a troppi appuntamenti l’Anpi è mancata, dal referendum contro la proporzionale del 1993 in poi. Ma c’era la giustificazione di una trasformazione non ancora ultimata, la speranza di una inversione di marcia. Ora questo alibi non c’è più ed il Pd si manifesta in pieno nel suo definitivo approdo politico che lo colloca a destra di Forza Italia, che mai ha osato di tentare quello che Renzi ha fatto.

L’Anpi è, con l’Arci e la Cgil, la massima concentrazione di militanti che, magari non hanno più in tasca la tessera di un partito, ma non hanno rinunciato, per questo, a battersi per i valori che hanno sempre ispirato la sinistra, ma ha una autorevolezza particolare che gli viene dalla sua storia.

Spetta dunque all’Anpi prendere l’iniziativa di promuovere un rassemblement del popolo di sinistra oggi disperso fra le più diverse collocazioni elettorali. La battaglia per la difesa della Costituzione non finirà il 28 novembre, continuerà qualunque sia l’esito del referendum. L’Anpi potrebbe essere il punto di riferimento intorno a cui raccogliersi per proseguire, ma questo richiede chiarezza di posizioni e decisione politica nel rompere definitivamente con chi non ha più nella da spartire con la sinistra e con la memoria della Resistenza.

L’Anpi deve scegliere se essere l’inutile celebratore del 25 aprile e delle varie ricorrenze rituali, o essere un soggetto politico vivo che si batte ancora oggi per i valori della Resistenza.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (41)

  • Il PD sarebbe un partito di destra?
    Il PD è qualcosa di molto peggio: è totalitario. Lo è al suo interno e lo è nel suo modo di operare all’esterno quindi, purtroppo, anche nel governo dell’Italia. E quando si arriva ad essere totalitari, l’essere di destra o di sinistra diventa un dettaglio insignificante, perché è una cosa che va combattuta a prescindere.
    Inoltre la sua natura e il suo operato contraddicono l’articolo 49 della Costituzione, per cui il PD non è neanche un partito.

  • Se ho inteso bene, lei sta quindi suonando la tirlindana per vedere se si può ritentare l’esperienza (fallimentare) di NSU, questa volta in chiave “nuovo millennio”.
    O magari, meglio ancora, con l’intendimento di creare qualcosa di “nuovo”, cercare di portare questi soggetti sotto il cappello di Grillo (o vice versa).
    Saggiamente manda vanti gli altri.
    Vediamo se e quanta strada potranno/vorranno/si illuderanno di fare

  • Renzi non è mai stato votato dagli elettori e vuole cambiare la costituzione, che a sua volta fu approvata da un’assemblea costituente, votata a quanto mi ricordo. E’ un fascista, con la scusa di uscire dall’immobilismo ci sta portando dove vogliono i gruppi di potere, non certo i salesiani, ma i vari Verdini di turno. Ha ragione Aldo Giannulli. Brugial, oltre ad essere un Verdocomunista non si firma nemmeno col suo nome. Non ho più parole.

    • Per puro tuziorismo preciso quanto segue
      1 – Non è vero che Renzi non sia mai stato “votato” dagli elettori. Ci sono state le elezioni europee, a chiara valenza politica, dove egli ha portato il PD oltre il 40%
      2 – Io un “Verdocomunista”? Ha proprio capito male: in quel caso avrei aderito con entusiasmo all’appello di Giannuli
      3 – E’ vero che non mi firmo con il mio nome, ma non ci vedo alcuna differenza rispetto a lei posto che in Italia ci saranno migliaia e migliaia di Francesco (e lasciamo perdere il Papa…)
      Cambia qualcosa se mi firmassi Aldo, Giovanni o Giacomo??

      • no non cambierebbe nulla perchè si riconoscerebbe la mano di un iognorante che pensa che le cose siano nuove perchè lui ignora i precedenti. Io non sono affatto vetero comunista ma semplicemente comunista. tutto qui

        • Forse è meglio che si rilegga per bene quello che è stato scritto, sempre che riesca a comprenderlo: nessuno le ha mai dato ne del comunista ne del veterocomunista.
          Il fatto poi che lei si permetta di dare dell’ignorante a chi non la pensa come lei ed esprime, sulla base delle proprie esperienze e sensibilità (nettamente differenti dalla sue) le propri opinioni, vale esclusivamente a qualificarla per ciò che lei realmente è.

          • Non è necessario un “permesso” per vedere che i post firmati Brugial sono vergati da un “ignorante”.

            Il PD – come tutti i partiti europeisti – sono partiti ad anima fascista. Ovvero sono manganello e olio di ricino delle oligarchie finanziarie.

            Manganello e olio di ricino dai tempi di Ventotene – basterebbe leggerselo quel manifesto che, a parte la prefazione, è redatto da due menti elementari.

            Due liberisti reazionari utili idioti delle più raffinate menti reazionarie come quelle di Einaudi o Robbins.

            (Per non parlare del conte Coudenhove-Kalergi….)

            Basti vedere le posizioni del dopoguerra di comunisti e socialisti su temi quali federalismo europeo, immigrazione ed emigrazione della forza lavoro, e tutela occupazionale, per capire che il fascismo si è internazionalizzato con la globalizzazione ed è incarnato da più di vent’anni dal PD e satelliti.

            In realtà esiste il partito unico liberale, quindi siamo da un bel pezzo in uno strisciante regime totalitario.

            Ma il PD è ad ora il più manifestamente pinochettiano.

          • be con tutta la mia scarsa simpatia per il Pd il giudizio mi pare un po troppo radicale…

          • Mi perdoni: credo che i valori – se ci sono – non possono che essere “radicali”.

            Credo nella lotta: non credo in compromessi e in concertazioni.

            Che la sinistra occidentale sia stata comprata in blocco da esponenti delle oligarchie come Soros è ormai documentato e agli atti.

            La sinistra liberale e neoconservatrice si rifà a queste figure:

            https://pbs.twimg.com/media/Cqmc9lpWYAAeKOS.jpg

            È chiaro che poi le squadracce renziane si permettono di dir gravi assurdità: questi servono il partito dell’imperialismo USA, della EU e della deflazione salariale.

            E ora non abbiamo più la possibilità di metterci in sicurezza, di salvaguardare e ricostruire il nostro territorio… e siam qui a contar chi rimane sotto le macerie.

            Capisce perché non possono non avere un giudizio radicale?

  • Condivido assolutamente l’appello affinché l’ANPI possa prendere il coraggio di denunciare l’inganno del PD e di porsi come perno di un movimento politico che difenda la vera essenza della Costituzione repubblicana (troppe volte, negli ultimi decenni, travisata e snaturata dalle varie “riforme”).

    Rilevo, tuttavia, la mancanza del pur minimo cenno alla contraddizione centrale (si sarebbe detto una volta) e che, a mio avviso, sta alla base sia della mutazione PCI-PDS-DS-PD (o per lo meno della sua giustificazione) sia dell’incapacità di altre organizzazioni di sinistra come l’ANPI e la CGIL di ritrovare la bussola della lotta politica e capire dove e in cosa sì è sbagliato:

    mi riferisco alla cosiddetta “Europa”. E’ su quel punto che insiste l’equivoco (mortale per le forze di sinistra); è su questa nobile parola abusata che si è radicato – ahimé, principalmente con la complicità della “sinistra” – un progetto di progressivo (o forse sarebbe meglio dire REgressivo) smantellamento di tutti i caratteri tipici dello Stato costituzionale postbellico, inclusivo, democratico in senso stretto (non, nel senso del veteroliberalismo ottocentesco, di mera democrazia “idraulica” con cui periodicamente si vota per l’uno o per l’altro contendente che deve limitarsi a lasciar fare le forze di mercato o, tuttalpiù, ad attuare “riforme” che migliorino la “competitività”, cioè la redditività per i capitalisti internazionali e per i loro bravi).

    In un certo senso Renzi dice il vero quando dice che riforme costituzionali siffatte “ce le chiede l’Europa”. E, se non ci vogliamo prendere in giro, sappiamo tutti che è così.

    Non ci sarà mai più sinistra in Italia (nè ovunque) fino a quando non sarà rotto definitivamente l’incantesimo della “sindrome dell’europeismo” (io sono internazionalista QUINDI pro “Europa” – anche se quest’ultima mi chiedesse le peggiori nefandezze – perché altrimenti “vincono i nazionalismi”, “il sogno”, “Ventotene”, “Spinelli” e via sloganeggiando). Si tratta di una vera e propria operazione psicologica che è stata fatta (sicuramente sugli ELETTORATI di sinistra, e in qualche caso anche su qualche DIRIGENTE sempliciotto che non faceva meramente finta di crederdi) Di fatto, l’ordinamento dell’UE è il peggiore ordoliberismo che si sia visto sulla faccia della terra da 150 anni, con un carico di violenza economica classista che lo differenzia dall’ordinamento fascista soltanto per i mezzi che utilizza: la repressione statuale autoritaria organizzata il fascismo, la retorica e la struttura del “vincolo esterno” l’europeismo (per dirla con Monti, istituzioni progettate per essere, strutturalmente, “al riparo dal processo elettorale” nell’adozione di politiche contrarie agli interessi della schiacciante maggioranza).

    Gli intellettuali di sinistra come Lei, Giannuli, quei pochi che sono consapevoli della vera natura del progetto europeista, devono fare incessantemente pressione sugli altri (quelli che non vedono o fingono di non vedere per non ammettere di non aver capito un bel niente per 20 anni o di avere tradito). Bisogna sollevare esplicitamente la questione, rompere il riflesso pavloviano con cui è stata irretita la sinistra italiana da più di 25 anni.

    E ora di dire chiaramente: cari compagni dell’ANPI, qual è la vostra posizione sull'”Europa”, QUESTA Europa (e non un’ALTRA “Europa” che non esiste e non esisterà mai perché i rapporti di forza su scala continentale non ne consentirebbero la genesi o la trasformazione)”.

  • In tutto questo non c’è conferma che siano stati risolti gli squilibri che i dati dell’AGCOM mostravano inizialmente riferendosi ad un contesto in cui i grandi editori sembra non volessero tediare il pubblico sviscerando i contenuti e preferendo narrare il “folclore”, si presume ritenuto più rispondente alle “misure” del pubblico.

    La Costituzione è alla mercé dei cittadini: si raccoglierà il frutto di anni di attività “intellettuale” svolta fuori da scuole ove si privilegia l’insegnamento del Verbo fin dalle elementari (il catechismo delle chiese, pressoché ubiquo, sarebbe stato troppo fazioso).

    La costituzione del ’48 era scritta per i cittadini ma risulta meglio conosciuta da coloro che hanno inteso a lungo di cambiarla.

  • L’art 28 della legge (ordinaria) 352/1970 fissa in tre mesi il termine per la raccolta di firme per i referendum abrogativi a norma dell’ art 75 Cost.

    Perché non raccoglierle tutte in un mese o in un giorno solo giacché la Costituzione specificava solo il termine di 500’000 firme?

    Al ritmo di cinquecentomila al giorno in tre mesi si raggiungerebbe il numero di 45 milioni (pochi milioni in meno dell’elettorato totale).

    La velocità con la quale devono essere raccolte le firme sembra un modo per “reinterpretare” il dettato costituzionale.

    E pensare che ci sono state proposte per innalzare tale soglia quando basta una legge ordinaria.

  • Lodevole iniziativa caro prof.
    Peccato soltanto che l’ANPI rappresenti, a quanto leggo sul loro sito, 120.000 iscritti che, ammesso che circa 90-100.000 di loro siano davvero ex combattenti e assimilati, hanno ormai un’età minima di almeno 85 anni.
    Persone stimabilissime, ma con una età anagrafica che li confina inevitabilmente nell’amarcord, lontanissimi tra l’altro dai giovani d’oggi, se si esclude la funzione di nonni (forse più bis-nonni) per quelli che ancora ce la fanno.
    E queste cose le sa benissimo anche Renzi e tutta la classe dirigente del PD, vecchi e nuovi satrapi, che infatti li vorrebbero solo come una bandiera da sventolare all’occorrenza quando fa loro comodo: ormai, la Resistenza è solo un argomento da storiografi, uno striscione da esibire nelle Feste dell’Unità, alle commemorazioni della Repubblica ed ai cortei dei finti scioperi sindacali.
    Basta solo provare ad immaginare quanto la Boschi, ad esempio, possa sentirsi vicina ai valori di chi ha combattuto contro i tedeschi, o abbia sofferto come oppositore del fascismo.
    Comunque, vedremo quanti di questi vegliardi si presenteranno a votare al referendum, ammesso naturalmente che la maggior parte di loro voti NO. Alle ultime amministrative se ne sono visti davvero pochi. per lo più accompagnati da persone infastidite per quell’incombenza.

    • Credo che i partigiani ormai siano pochissime megliaia, proprio per ragoioni anagrafiche, sicuramente la grande maggioranza è fatta da militanti che non hanno fatto la Resistenza ma che tengono in vita l’associazione. Diciamo che è il contrario di quello che lei pensa e che i “giovani” (cioè dai 30 ai 60 anni) siano oltre il 90% dell’associazione

      • Se è vero, e credo anch’io che lo sia, allora qualche domanda me la farei.
        Per esempio, sarei curioso di sapere chi e cosa ha spinto persone nate dopo il ’50 ad aderire e tener viva una associazione fondamentalmente di ex combattenti. Come sono stati cooptati? Sono persone che avevano 18-20 anni negli anni ’70, quando tutt’altri venti spiravano nella gioventù di allora, ed io ne so qualcosa (purtroppo, per pure ragioni anagrafiche!).
        E mi chiedo anche perchè e come queste persone possono differire dai vari D’Alema, Bersani, ecc.: non ce li vedo proprio come campioni difensori della Costituzione nata dalla Resistenza. Queste mammolette non ci hanno pensato un attimo a provare a metterci mano: il loro NO ora è soltanto in funzione anti Renzi. A Roma diciamo che “nun ce vonno sta’”.

        • bìnoin è come pensi, intanto nell’anpi ci sono anche gruppiu di ventenni ed abbondano i trebtenni, non sono stati cooptati ma si sono iscritti come potesti iscriverti anche tu
          una bella fetta di essi non appartiene al Pd, alcuni si ma come vedi la maggioranza ha scelto il no, certamente non amano Renzi ma non è solo questo, c’è anche una cuktura politica e costuituzionali diversa

  • La scelta risale al 1989 con lo sciagurato appoggio alla riforma maggioritaria del sistema elettorale, punto di partenza dell’attacco ad una Costituzione che aveva nel sistema proporzionale la sua principale garanzia

    Il prof Giannuli mi scuserà se torno sull’argomento, ma mi pare che qui non sia stata rispettata affatto la verità storica.
    Occorre infatti ricordare, per onore del vero, che fu l’esito del referendum promosso da Mario Segni, dove oltre il 90% degli elettori votanti si pronunciò in sostanza a favore del maggioritario, a decretare la fine del proporzionale.
    Che poi il maggioritario fu interpretato, ed usato, in modo non corretto, questa è tutta un’altra storia.

    • il referendum lo vollero Segni, Occhetto e Pannella, i Si furono l83% con un vergognoso unanumismo della stampa e speculando sull’inchiesta di Mani pulite, Il maggioritario è stato rifritto in tutte le salse ed ha prodotto berlusconi prima ed ora il suo erede Renzi

      • Proprio così andò: tra continui scandali relativi a ruberie (‘Mani Pulite’ e altri), disaffezione generale per una politica ritenuta corrotta e inefficiente, massicce campagne mediali a favore del maggioritario come unica via di uscita, gli italiani votarono ‘Sì’. Sarebbe stato molto meglio mantenere il proporzionale aggiungendo un semplice sbarramento al 4% e riducendo deputati e senatori di due terzi. L’idea di introdurre il ‘sistema maggioritario anglosassone’ fu una delle tante iniziative sciagurate di Pannella, che l’ha ripetuta per anni e anni, poi all’ultimo soprattutto Segni, e altri, si sono aggregati.
        I risultati sono stati una distorsione della volontà popolare, che ha portato prima B. e poi Renzi al governo. Ricordatevi che B. continuerà ad uscire poco a poco dalla scena politica solo a causa dell’età e non per merito degli italiani che oltretutto lo rielessero nel 2008 (!); finora gli italiani non hanno purtroppo avuto la capacità di organizzare e eleggere una alternativa di destra vera, credibile, onesta e vincente.
        Renzi è giovane e con le eventuali nuove leggi elettorale e costituzionale rischiamo di ritrovarcelo per molti anni ancora come PdC o addirittura come Presidente della Repubblica. Il PD, insieme alla chiesa cattolica, sono le maggiori organizzazioni responsabili della immigrazione di massa, della sua legalizzazione e della conseguente criminalità, dei costi connessi e dell’islamizzazione.
        Attenzione! La vittoria al ‘No’ al referendum di autunno è fondamentale, è quindi giusto coinvolgere tutti in questa iniziativa, anche ANPI, non è necessario essere d’accordo su tutti i temi.

      • Perchè forse lei ritiene che se avessimo mantenuto il proporzionale al governo avremmo avuto personalità del calibro di De Gasperi, Kohl o della Thatcher?
        Il nostra maggioritario è stato una autentica burla, tanto è vero che il numero dei partiti e partitini presenti in parlamento ha superato di gran lunga quello dei tempi del proporzionale puro

      • Cambiando la legge elettorale, passando dal proporzionale al maggioritario, si è di fatto già cambiata la Costituzione:
        – il voto dei cittadini non è più stato eguale (in violazione palese dell’art. 48 Cost.);
        – gli articoli della Costituzione che prevedono maggioranze qualificate per le decisioni cruciali (ad es. proprio l’art. 138) hanno perso significato.
        Le leggi elettorali maggioritarie ribattezzano maggioranze le minoranze, tanto più se sono previsti premi di maggioranza. Più ci si allontana dai sistemi proporzionali, più ci si allontana dalla democrazia (che rimane una semplice parvenza). Ed è per questo che il maggioritario piace così tanto all’attuale sistema di potere.

  • Che divertente paradosso dalla situazione politica italiana: l’ANPI alla testa dello schieramento conservatore italiano, di chi vuole fermare ogni cambiamento… Il “terrorismo” contro il referendum è ridicolo (e strumentale) . L’ ANPI dice: “La Costitizione non si tocca, ogni modifica comporta un disastro generale!”. Ma perchè, finora, sotto l’ombrello della Costituzione, in Italia è andato tutto bene? Perchè non si devono cambiare alcuni strumenti di governo (centrale e locale) che si sono manifestati obbiettivamente arrugginiti, e di impedimento allo svilippo democratico del paese?

    • perchè non studiate qualcosa prima di aprire bocca? Questi pretesi cambiamenti non sono affatto nuovi, sono idee di almeno un secolo fa. Sono nuovi solo perr chi non sa niente di storia di scienza della politica e di dirtityyto costituzionale. Tutti uguali quelli del Pd

      • L’ombrello della Costituzione è stato chiuso alla fine degli anni 70. A cominciare dalla “congiura” (così definita da Andreatta, uno dei due protagonisti della stessa), tristemente nota come divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia, del 1981, che apre la fase di restaurazione del modello economico (e sistema di potere) liberista, oligarchico, classista, che ingenuamente si riteneva superato con l’avvento delle Costituzioni democratiche e pluriclasse del secondo dopoguerra. Con Maastricht la restaurazione giunge a compimento. La nostra democrazia costituzionale (e quindi “lo sviluppo democratico del paese”) viene disattivata dal sistema dei trattati, che vanno letti, studiati e capiti per poter esprimere un’opinione sensata sul progresso (o meglio, regresso) democratico del nostro Paese. Principale responsabile, a livello nazionale, di tutto ciò (e lo dico con le lacrime al cuore) è inequivocabilmente il PCI che, tradendo la Costituzione, lo spirito della Resistenza, il popolo italiano ed il proprio elettorato, a cavallo tra gli anni 80 e 90, abbandona la classe operaia ed, in generale, il ceto meno abbiente per diventare “socialdemocratico”, ovvero per abbracciare gli interessi del capitalismo più sfrenato e la teologia ordoliberista sulla quale è modellata l’ UE. Conservatore, oggi, è chi difende ciecamente (ovvero senza conoscere nulla della nostra Carta costituzionale, della sua storia, dei trattati europei, dell’ordine antidemocratico da questi instaurato) tale sistema di progressiva sottrazione di sovranità popolare, di cui la “deforma” renziboschiva rappresenta semplicemente l’epilogo, l’atto finale. I 47 articoli della “deforma” non sono altro che i 47 chiodi che verranno piantati sulla bara nella quale la Costituzione della Repubblica italiana è stata deposta da oltre un trentennio.

  • Caro Giannuli, ti leggo spesso e ti stimo. In genere, anche se non sempre, le mie opinioni e i miei giudizi collimano sostanzialmente con i tuoi. Questo tuo articolo mi trova in totale sintonia, anche perché anch’io, come tesserato Anpi e come cittadino, noto da tempo troppe e ormai del tutto ingiustificate reticenze a definire concettualmente il PD e ad esplicitarlo come l’organizzazione politica da battere prioritariamente, assieme al suo progetto costituzionalmente eversivo. Grazie dunque delle tue parola

  • (anzi, è stato più il Pd a separare il suo cammino dal vostro ed ha farlo nel modo rozzo che è gli è proprio). Mi permetterei di suggerire la correzione ortografica.

  • Professore, buona sera! Spero davvero in una risposta dell’ANPI a questa Sua. Sarebbe già un primo passo… Grazie anche dei materiali per il NO, che sto facendo circolare come link. A chi osserva lo scarso numero di iscritti dell’ANPI, vorrei sottolineare il patrimonio ideale che questa associazione rappresenta. Senza sforare più di tanto, visto che di “religione civile” stiamo parlando, sarebbe come misurare il cristianesimo da quanti vanno a messa la domenica. L’ANPI, specialmente in molte regioni dell’Italia centrale, ma non solo, può essere determinante nell’aprire gli occhi PROPRIO a quei piddini o simpatizzanti sulla reale natura del partito che, “geneticamente”, hanno votato da tempi immemorabili. Un caro saluto.

  • Spetta dunque all’Anpi prendere l’iniziativa di promuovere un rassemblement del popolo di sinistra oggi disperso fra le più diverse collocazioni elettorali.

    Quando mi si controbatte con gli insulti e non con argomentazioni fondate e credibili – segno evidente che non se ne hanno – ritengo allora opportuno esprimere completamente il mio pensiero in modo che le persone indipendenti di giudizio (e ce ne sono) possano valutare appieno la sostanza dei singoli ragionamenti.
    Si é invocato l’Anpi affinché esca definitivamente dal PD e dia corpo ad una propria autonoma formazione politica in concorso con altri soggetti.
    Va da se come qui dell’Anpi non interessi proprio un fico secco se non per quanto una operazione di tal fatta possa sottrarre voti al PD per avvantaggiare, perlomeno nei reconditi auspici, sappiamo bene chi.
    E che passi pure.
    Il fatto è che evidentemente all’Anpi ci deve essere chi di sale in zucca ne deve avere almeno tanto quanto chi lo ha invitato a tale mossa, e sappia pertanto fare bene i suoi conti.
    Conti che portano inesorabilmente a constatare come uscendo dal PD ci sia solo una prospettiva: quella della irrilevanza.
    Allora: cominciamo da Rutelli che a suo tempo ne è uscito per formale l’Api: che fine ha fatto?
    Passiamo poi a Civati con Possibile: possibile che sia già sparito? qualcuno ne ha notizie?
    Veniamo poi a Landini: non mi ricordo che nome avesse il suo “soggetto”, ma poco importo perchè nessuno ne parla più.
    Arriviamo ora a Fassina, uscito dal PD con gran clamore per dar vita a chissà quali nuove vicende politiche. Ha preso il 4% a Roma in concomitanza con il crollo elettorale del PD. Sopravviverà al prossimo turno?
    E potrei andare avanti (o indietro) a ripescarne ancora chissà quanti altri.
    Queste sono evidenze incontestabili dei fatti, talmente evidenti da sfuggire a chi, animato più che altro da spiccio ardore ideologico, si è eletto depositario unico della vicenda storica nazionale.

    • che lei sia un ignorante non è un insulto ma una constatazione: è il participio presente del verbo ignorare e lei ignora molte cose di cui parla come le ho dimostrato.
      Sento ilo ritorno di una vecchia cultura di derivazione Pco, con il cilto del partito, la Chiesa che sopravvive agli scismi. Visione fanaticamente religiosa a suo tempo, ma che si fondava su una situazione e su un metriale umano di ben altro spessore morale dei tanti opportunisti che popolano il Pd: non direrà tanto. Per ora lo assumiamo come il nemico da battere.

      • Lei non ha dimostrato un bel niente, si limita solo a sputare apoditticamente sentenze dall’alto della sua spocchiosa supponenza professorale derivata dalla sua presunta cultura che la porta ad affermare, vista la sua ristretta capacità argomentativa, che chi non condivide le sue visioni ignori “molte cose”.
        Lei è il più classico emblema dello stato di decozione in cui è precipitata la scuola italiana.

        • E ad ulteriore conferma vale il fatto che, come ho più volte fatto notare, anche in questo caso lei non ha saputo controbattere nulla nel merito di quanto scritto!
          Il culto del partito???
          Lei ha perso del tutto il contatto con la realtà

          • come vede io nin censuro le sue logorroiche esternazioni, questo non vuo, dire che debba perdere tempo a rispondere alle sue strampalate osservazioni basate solo su una totale ignoranza dei fatti.L’ho già fatto in altra occasione e purtroppoinutilmente. Dovrei scrivere solo per lei per correggere errori e colmare lacune. Le ho già dato un suggerimento che ripeto: legga qualcosa prima di esternare

  • Dai microfoni di radio Mosca Palmiro Togliatti alias Ercole Ercoli definì i soldati italiani in guerra nell’URSS dei briganti fascisti.Tra costoro vi era anche il carabiniere Valentino Bortolaso più tardi partigiano con lo pseudonimo di “teppa” i cui meriti sono che a guerra finita ha partecipato alla esecuzione di 56 dico 56 presunti fascisti, tra i quali una giovane adolescente, rinchiusi in un carcere. Fu l’ANPI a segnalare il suo nominativo al ministero e fare in modo che ottenesse una medaglia al merito, con tanto di cerimonia pubblica.Chiedo al prof.Giannuli a che serve l’ANPI; chiedo perché si è aperto le porte anche agli adolescenti per tenere in vita l’ANPI stante il fatto che il tempo galantuomo sta decimando i residuati bellici che ancora si ostinano a campare. Chiudiamo l’ANPI subito e coi soldi pubblici risparmiati finanziamo istituti storici meno settari e faziosi.

    • Roba da CasaPound… meriterebbe sì una risposta, magari se andassimo insieme ad Aleppo a dare un’occhiata su quel che fa la guerra. Qualsiasi guerra, signor Maffei.
      Per questo è importante tener ben sveglia la democrazia.

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