Rating, euro ed Usa: qualche puntualizzazione

Mettiamola così: gli americani non sono interessati ad abbattere l’Europa, anzi, sono interessati al contrario, i cinesi ed i russi lo sono meno che meno, i giapponesi hanno le loro grane, eppure all’improvviso i titoli europei hanno iniziato a ballare la tarantella e le agenzie di rating (che, come è noto, sono osservatori del tutto disinteressati) hanno dovuto –con grande dispiacere- declassare quei titoli per seguire le tendenze di milioni di piccoli investitori che, tutti insieme ed all’improvviso, si sono accorti delle fragilità del debito europeo e lo hanno fatto sistematicamente, come da manuale: prima Grecia, poi Portogallo, Spagna, Italia, Francia, Olanda, Austria, Finlandia. E’ il mercato bellezza!
O se preferite, è tutto un complotto dell’Isola di Man che vuole imporre la “Sterlina di Man” al resto d’Europa.
Va bene così? C’è qualcuno che è disposto a credere a queste spiegazioni?
Perchè, in qualche modo dovremo pur spiegare come mai, all’improvviso i mercati hanno scoperto la fragilità di Italia, Francia ecc (Grecia, Spagna e Portogallo non c’entrano perchè già in forte crisi sui mercati internazionali), lo hanno fatto in modo sistematico mentre non si accorgono della fragilità inglese. Che tutto questo è accaduto in sintonia con le agenzie di rating che “per errore” hanno fatto uscire comunicazioni riservate sui giornali eccetera eccetera.

Ma perchè gli Usa farebbero tutto questo? Mi si chiede ripetutamente. Credevo di averlo detto, ma vedo che devo aggiungere qualche particolare. In primo luogo distinguiamo Wall Street dalla Casa Bianca, perso che le due entità, probabilmente, stiano agendo in tacita intesa, ma per motivi diversi da analizzare distintamente. E allora:

1- Wall street ha disperato bisogno di denaro in questo anno in cui scadono titoli ad alto rischio per una quantità superiore otto volte alla media annua. Le banche sono molto esposte su questo versante E questo non sarà un anno facile, perchè in tutto il mondo occorrerà rifinanziare titoli per  la cifra record di 11.500 miliardi di dollari ed è opinione comune e fondata che una fetta di questi non lo sarà, perchè una parte degli investitori preferisce l’oro o altre commodity, perchè c’è il problema della ricostruzione di Fukushima, perchè comunque occorre pagare gli interessi ecc.
Obiezioni su questo punto?

2- Non direi che gli americani (per essi intendendo Fed ed Amministrazione) possono rifinanziarsi “con una pipata di tabacco”: il giochino del quantitative easing non può andare avanti all’infinito ed è già al limite di rottura, proprio per le ragioni che dice Lamberto (vedi commenti al precedente articolo), a cominciare dalle reazioni negative di quanti (come Cina o Brasile) detengono grossi stock di debito americano. E peggio ancora se la mettiamo sul versante del debito, dove un nuovo innalzamento del tetto, con quel che ne consegue, andrebbe incontro alla più furibonda opposizione dei repubblicani (che sono maggioranza al Congresso)  e siamo a 10 mesi dalle elezioni. D’altra parte, se i titoli americani (che oggi hanno un rendimento netto nullo o negativo) non fossero percepiti più come relativamente più sicuri di altri (rating o non rating) occorrerebbe stimolare la loro domanda offrendo interessi più alti: proprio quello che Obama non può permettersi.
Obiezioni su questo punto?

3- Che vantaggi verrebbero agli Usa da un crollo dell’Euro? In primo luogo questo avrebbe il contraccolpo di una moneta tedesca molto più forte, quel che ostacolerebbe le esportazioni tedesche verso gli Usa ed il resto d’Europa (e, se non sbaglio, la Germania è il paese europeo che esporta di più verso gli Usa). In secondo luogo, il dollaro si toglierebbe dai piedi un concorrente sgraditissimo dal suo sorgere.
Obiezioni su questo punto?

4- Peraltro, al di là dei calcoli economici ci sono anche quelli politici di cui non si parla mai. Gli Usa devono rivedere la loro strategia mondiale: costretti al taglio delle spese militari mentre quelle di indiani, Cinesi, Russi ecc. crescono, sanno di non farcela più da soli a garantire l’egemonia dell’Occidente e chiamano i vecchi alleati europei a darsi da fare. Non basta più la “benevola neutralità” della Ue, e neppure l’ausilio dei fidi alleati inglesi e quello intermittente di francesi ed italiani. I paesi europei devono assumersi in prima persona compiti di controllo dell’area afro-mediterranea e cooperare attivamente sugli altri scenari, a cominciare da quello mediorientale. Questo è scritto a lettere cubitali nel documento finale della conferenza Nato del settembre 2010 a Lisbona (e, infatti, subito dopo sono venute la  guerra di Libia e l’intervento francese in Costa d’Avorio). Dato che a questo orecchio la Germania non sente e che l’esistenza stessa della Ue alimenta sgradevoli tentazioni terzaforziste, una disgregazione dell’Unione Europea avrebbe come conseguenza quella di “mollare” la Germania (data comunque per persa) ma di ancorare stabilmente il resto dell’Europa occidentale agli Usa nel consueto confortante triangolo Washington-Londra-Parigi. Non ci sono solo i calcoli economici, ci sono anche quelli politici: ricordiamocelo sempre.
Obiezioni su questo punto?

5- Certo ad Obama farebbe comodo avere un milione di posti di lavoro in più prima di ottobre. Per ora deve accontentarsi di soli 200.000 e, per di più, neanche tanto credibili, dato lo scetticismo della stampa finanziaria internazionale. Ma, anche se l’Europa fosse nel suo momento più fulgido, con un Euro ad 1 e 90 come mai è stato, i suoi problemi non sarebbero affatto risolti. Il problema di Obama si chiama carry trade cioè la pratica di prendere dollari allo 0,50% dalla Fed ed andarli ad investire o in giochi finanziari o in imprese nei paesi emergenti, ricavandone ben di più. Prima ancora di esportare, gli Usa hanno il problema di investire per produrre. Se anche la Apple fa produrre tutti i componenti in Cina o Vietnam per poi assemblarli in Usa, moneta favorevole o no, effetti occupazionali non ce ne sono. Anzi, una moneta più forte paga “meno” il lavoro di chi produce i componenti.
Obiezioni su questo punto?

Chiariamo questi punti e poi andiamo avanti

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (35)

  • Nessuna obiezione su nessun punto. Credo che il problema si possa risolvere con una semplice equazione: soldi=coltello in mano. Mi spiego: se io sono un privato e sono indebitato fino al collo con una banca, che mi tiene in piedi l’azienda, posso anche avere tutte le ragioni del mondo nel proporre qualsiasi cosa o nel chiedere sostegno in qualsiasi situazione, ma l’ultima decisione resterà in mano alla banca, a meno che io non decida, fregandomene delle conseguenze, di non pagare più il mio debito con la banca. Ora, penso che il discorso in Europa e in Occidendente in genere sia lo stesso: i soldi li hanno in mano i Cinesi, gli Indiani e i Brasiliani e tengono a galla con questi i debiti europei, americani, etc. Noi abbiamo bisogno di far ripartire l’economia, e per noi intendo tutto l’occidente, e per far questo l’ideale sarebbe smetterla di produrre in Cina o in paesi similari in cui il costo della manodopera è 10 volte inferiore al nostro, ma dove facciamo finta di non “guardare” che bambini e schiavi adulti producono tutto ciò che noi acquistiamo, oppure mettere dei dazi europei tali da scoraggiare l’acquisto di quei prodotti (la cui qualità tra l’altro tutti conosciamo) e far ripartire le nostre aziende, e valorizzare le nostre produzioni di qualità. Questo vale per tutti, non solo per l’Italia. Ma se si facesse una cosa del genere (esclusa a priori dalla mancanza attuale di una leadership forte e unitaria in Europa) cosa farebbero i nostri finanziatori Cinesi/Brasiliani/Indiani? Semplice: non ci finanzierebbero più il debito. Qual è allora la soluzione? Beh credo che da una parte sia troppo tardi, queste scelte andavano prese 20 anni fa e più; ci vorrebbe coesione in occidente, non schieramenti e correnti opposte mascherate da finte strette di mano (inglesi contro europa, etc…); e poi ci vorrebbe solo una cosa: CORAGGIO! Coraggio di mollare tutto e cambiare il sistema…ma queste cose portano alle guerre, i soldi portano alle guerre. Sbaglierò ma…

  • Mi felicito che hai separato governo USA e Wall Street. Finalmente. Anche se ti abbandoni subito dopo ai tuoi fantasmi complottardi. Su questa linea non potresti separare le 2 categorie dell’interesse e del’odio? Di chi cerca interessi attivi alti, con poco rischio, da chi vuole scatenare la Terza Guerra Mondiale, e senza neanche il lebesraum.?
    Mi duole invece una mossa sleale verso i tuoi pochissimi detrattori. Chi ha mai parlato delle agenzie di rating come mammolette?
    Opzioni mancanti o illogiche:
    1) che l’Euro non è mai stato così in salute e il dollaro così male;
    2) che le 2 monete sono in larga misura interagenti
    3) che i tedeschi escano dall’euro e finalmente padroni del proprio destino alzino il valore del marco, per distruggere la propria economia
    4) che per un indebitato – e gli americani lo sono più di tutti, in valori assoluti – alzare il valore della propria moneta è da pazzi
    5) che il quantitative easing della Fed si è fatto nel 2008, 2010 e, nel settembre 2011, è stato sostituito dal Twist, simile; ma molto più limitato; manovre che hanno fatto dire ai Repubblicani che la Fed complottava – ma guarda un po’ – con Obama; perché tutte le manovre conducevano a un deprezzamento del dollaro, che si è puntualmente verificato; di QE si parla di nuovo per marzo; chi me l’ha detto? Un uccellino rivale del tuo
    6) che i grandi investitori americani sono tuttora i maggiori detentori di titoli pubblici in euro
    7) che se il problema #1 del governo americano è la mancanza di soldi – mah – da chi li cercano? Da chi ne ha meno di loro? Vedi i tassi praticati alle banche rispettivamente da Fed e BCE.
    8) Che per riconquistare l’impero gli USA si alleino con quelli che hanno distrutto; non pensi che, con un’economia al collasso, forse Francia, Italia e Spagna ridurranno finalmente le spese militari? E il resto del mondo? Buoni e schisci, estasiati o spaventati dallo sfoggio di potenza.
    Comunque troppe opzioni in poco spazio. Anche se la neve concilia il brain storming, ti risponderò altrove. Ma non mancherò di seguirti in quella che un tuo devoto fan chiama fantascienza. Concedimi solo un po’ di irriverenza, anche per digerire meglio le tue lugubri profezie.

    • vedo che per te la politica resta sempre il campo dell’irrazionale.
      Quanto all’irriverenza : mai chiesta alcuna riverenza
      Non ho uccellini che mi cinguettano nelle orecchie notizie riservate e non sono neanche in Twitter se è per questo.
      Resta sempre da chiarire quale è lo spazione ti avrei negato ( e che comunque tu non mi hai mai chiesto)

  • La tua analisi, Aldo, è al solito seria e condivisibile nella sua problematicità, mentre la sicumèra di Lamberto mi induce a porre il problema dei problemi: se non si fa l’unione politica dell’Europa, con l’ovvia esclusione della quinta colonna britannica, staremo sempre “da quel pero e da quel melo”, con un campanilismo che passa sulle teste dei più deboli, anche per le carenze dei vari sindacati dei paesi europei ormai rassegnati all’impossibilità dell’internazionalismo delle forze del lavoro. C’è cupio dissolvi in ogni atto miserabile di carità pelosa da parte tedesca come nell’asservimento dei altri stati europei rinchiusi nella logica dell’addà passà a nuttata. Ma Lamberto forse dirà che anche questo mio è lugubre pessimismo.

  • Chiariamoci: lo spazio è questo rettangolino finale, che richiede la vista di un falchetto, a pena di refusi vergognosi, basato su un word processor, dei tempi dei nostri calzoni corti, senza la possibilità di una tabella, un diagramma, un grafico causa/effetto.
    Quanto all’irrazionale, combatto il tuo, che assume una congiura mondiale contro i paesi mediterranei dell’euro, basato sul fatto che da agosto ci sono saliti gli interessi passivi, all’Italia, più che ad altri, guarda caso quando il Berlu – lui si che è razionale – andava in giro a dire che non c’era crisi, che i ristoranti erano pieni di gente, a ingozzarsi di ostriche.
    Aggiungo: c’è stato un tempo in cui abbiamo lavorato insieme, e bene, sulla politica, usando un metodo scientifico per rendere prevedibili gli effetti di quanto c’è di meno razionale: la religione. E ci siamo riusciti alla grande, lo ripeto con orgoglio.
    E’ proprio in nome di quell’approccio che ti ho chiesto di dimostrare qualcosa, non limitarti a resuscitare i miti della tua giovinezza, il Grande Satana Capitalista, che si divora il mondo.
    Non volermene per questo. Era a fin di bene. Anche di quei ragazzi, da te scoperti, che faticano l’anima, sullo stesso nostro fronte di allora. E che sentirai molto presto.

    • se vuoi mandarmi un pezzo con diagrammi tabelle e tutto quello che ti pare basta che me lo chieda e lo passo, non c’è mai stato problema, ma tu non me lo hai chiesto.
      Se possibile lascia perdere complotti e congiure che non sono categorie che io uso. Se non riesci a capire le dinamiche politiche è un problema tuo, ma questo non ti autorizza a ridicolizzare scorrettamente le posizioni altrui.
      Non ho mai avuto il mito giovanile del “grande satana capitalista” ma ho sempre avuto una certa analisi del capitalòismo che a te sta bene ed a me no (sarà legittimo avere una posizione diversa, ti pare?)
      Quanto all’atteggiamento religioso ssei tu quello che sta ragiopnando in modo dogmatico: non mi hai nemmeno contestato punto per punto quello che dicevo dicendo quali elementi hai per smentire ciascuna affermazione.

  • Concordo ampiamente con la sintesi che Aldo ha qui proposto, evidenziando, mi pare, più chiaramente rispetto a precedenti interventi, la rilevanza dell’intreccio tra la questione “quantitativa” relativa alla sostenibilità del debito (la c.d. “crisi del debito”) e quella dei rapporti di forza geopolitici (e militari) e dello scontro valutario. Anch’io credo che, fondamentalmente, il tentativo sia quello di legare le sorti delle economie dei paesi agganciati all’Euro (o a quello che ne resterà nel caso di fuoriuscita della Germania) a quelle del dollaro. Questo indipendentemente dalla “forza” reale del dollaro (che non è affatto detto debba rivalutarsi, ad esemopio rispetto alla moneta cinese) ed alla “esigibilità” del debito americano. Tale forza, così come la collocabilità dei titoli di debito, è legata alla funzione di valuta di “riserva” (egemonia) che una moneta può vantare. Il dollaro, anche attraverso l'”indebolimento” dell’Euro – “debolezza” che non è meramente quella del rapporto di cambio, ma anche, appunto, quella, vera o valutata “ad hoc” dai “rating”.., dell’intero sistema creditizio e delle banche centrali, compresa la BCE. In “soccorso” di tale sistema sono state del resto attivati diversi accordi per programmi di swap valutario e credo si possa dire che il Dollaro ha consolidato un nuova posizione di forza con riguardo al sistema mondiale degli scambi (conflitti commerciali soggiacenti, permettendo..). Il fatto che le vaute siano legate e che i reciproci titoli di debito siano reciprocamente posseduti, tra i paesi concorrenti, non costituisce, mi pare, una controindicazione. Anzi. così come nulla osta che gli USA possano fare nuove manovre di QE, più o meno mascherate (come del resto sta facendo la BCE, in supporto del credito o del sistema bancario (compreso quello delle banche europee). Nonostante i precedenti QE, gli innalzamenti del tetto, i downgrade (più o meno di facciata) che gli USA si sono concessi, il flusso di capitali europei verso il dollaro è piuttosto cresciuto ed i titoli di debito americani restano ancora un investimento “solido”, anche perchè le banche europee, e di diversi BRICS, hanno da impiegare la massa “fittizia”, ma copiosa, di dollari che si riversa in loro direzione.

  • Il 1 febbraio 2012 l’anti-trust europeo ha deciso il destino dell’Europa che è stretta in una doppia dislocazione, geofinanziaria e geopolitica. Mentre le ceneri sovranzionali del trattato franco-tedesco di Maastricht si spengono in un improbabile nuovo accordo multilaterale tra alcuni governi europei, la centralità della City di Londra è stata salvata dalle insidie di un asse geofinanziario New York – Francoforte – Mosca rappresentato dalla fusione NYSE/Duetsche Börse. La guerra in corso è geofinanziaria ma la sua soluzione sarà geopolitica. Le CEO-politics stanno sparando le ultime cartucce dall’arsenale neoliberale e mondialista e la finanza tornerà ad essere la leva della geopolitica e della sovranità degli stati che ne sapranno fare buon uso. Intanto, è in corso una manovra di graduale emarginazione dell’euro in direzione di un asse sino-anglo-statunitense. La Germania uber alles si è improvvisamente ridotta unter der lotusblumen. La Francia rivisita le idee chevenementiane e il probabile suo nuovo presidente già annuncia di non voler ratificare il nuovo trattato europeo, appena firmato. L’Italia, se supererà indenne la fase del rigore, potrebbe ritrovare il suo spirito universalistico ripartendo dal Mare Nostrum.

  • Francesco Acanfora detto "Devoto De Che?"

    Obiezioni sul punto 3. Secondo me non funziona cosi’: se la Germania rafforza la sua moneta uscendo dall’euro in qualche forma tecnicamente possibile, sono le economie spagnola e italiana a ridiventare esportatori forti, ma queste economie avrebbero comunque nella testa di comando capitale e organizzazione franco-tedesca (gia’ oggi e’ cosi’). Spingere la Germania fuori dall’Europa non e’ cosi’ semplice. A meno che non si punti sulla rottura definitiva dell’asse franco-tedesco. E’ questo il punto, convincere i francesi che hanno molto da guadagnare dal dare botte da orbi ai tedeschi. E la fantascienza ha un limite, oggi non ci sono soldi e motivazioni sufficienti per l’ennesima guerra sul Reno. Non ci sono neanche per far ridiventare la Francia una marca privilegiata, ricca, associata alle magnifiche sorti imperiali. Non vi e’ motivo alcuno di prevedere un successo di un’operazione in tal senso, e infatti l’hanno prontamente declassata dopo l’intervento in Libia, per ringraziamento. Oserei azzardare l’ipotesi alquanto paradossale che sia proprio la limitatezza strategica del ceto politico dominante europeo a rendere difficile lo scollamento dell’unione. Finora hanno reagito esautorando di fatto la Commissione e arroccandosi dietro la BCE, e gli inglesi hanno conquistato il consenso ceco, troppo poco, perche’ non possono non aver convinto i francesi che di loro non ci si puo’ assolutamente fidare.

    Sul punto 2 sto pensandoci. Vorrei capire se e’ possibile una svolta politica nettamente a destra della politica americana, che tolga di mezzo Obama (o cio’ che e’ lo stesso, gli faccia perdere il Senato), e consenta grandi pipate di tabacco, e magari qualche bella incursione per riprendere il controllo del continente americano. Non lo so. Ci tornero’ su.

    • perplessità ne ho molte anche io. Sono d’accordo sul fatto che questo ceto politico europeo non sa ne parlare nè stare zitto, nè unirsi nè dividersi. Però l’asse franco tedesco, gemente da almeno 15 anni è saltato quasi del tutto nell’ultimo anno (elezione di Draghi, guerra in libia, ecc) quindi disfarlo del tutto non ci vorrebbe granchè. Non penso a nessuna guerra sul Reno però molto dipende anche da chi vince fra Sarkozy ed Hollande.
      Obama è nei guai ma la sua forza sta nell’impresentabiliotà dei candidati repubblicani. Se al posto di questi ci fosse Bohner o anche il vecchio Mccayne non scommetterei molto su di lui. Però, tutto sommato, a wall street converrebbe davvero qualche altro? Questo è un presidente sostanzialmente schierato con loro ma con una immagine di sinistra: cosa pretendere di meglio?

  • Questo brano e’ tratto dal Manifesto del Partito Comunista (1848):

    “Il bisogno di sbocchi sempre più estesi per i suoi prodotti spinge la borghesia per tutto il globo terrestre. Dappertutto essa deve ficcarsi, dappertutto stabilirsi, dappertutto stringere relazioni. Sfruttando il mercato mondiale la borghesia ha reso cosmopolita la produzione e il consumo di tutti i paesi. Con gran dispiacere dei reazionari, ha tolto all’industria la base nazionale. Le antichissime industrie nazionali sono state e vengono, ogni giorno, annichilite. Esse vengono soppiantate da nuove industrie, la cui introduzione è questione di vita o di morte per tutte le nazioni civili: industrie che non lavorano più materie prime indigene, bensì materie provenienti dalle regioni più remote, e i cui prodotti non si consumano soltanto nel paese, ma in tutte le parti del mondo (…). Col rapido miglioramento di tutti gli strumenti di produzione, con le comunicazioni infinitamente agevolate, la borghesia trascina nella civilta’ anche le nazioni piu’ barbare (…). Essa costringe tutte le nazioni ad adottare le forme della produzione borghese se non vogliono perire (…). Essa ha agglomerato la popolazione, ha centralizzato i mezzi di produzione e concentrato la proprietà in poche mani. Ne è risultata come conseguenza necessaria la centralizzazione politica.”

    L’ho sempre trovato interessante. Magari ora lo si puo’ adattare per tenere conto del ruolo del capitale finanziario ma il meccanismo del “Capitalismo”, grande invenzione dell’Homo Sapiens, mi sembra molto chiaro. Compresa l’esigenza della “centralizzazione” dei mezzi di produzione e politica.

    Andrebbe da verificare empiricamente e sono da accertare le attuali forme storiche ma la tendenza mi sembra storicamente accertata. Salvo che non stiamo fuoriuscendo dalla forma storica “Capitalismo”. Da qualche parte ci sara’ una intelligenza del sistema (anche impersonale) e degli attori che la applicano, in quanto “funzionari” di una burocrazia produttiva che ha alcune caratteristiche.

    In genere le forme storiche economico-produttive funzionano cosi’. Io indagherei. Perche’ non farlo?

  • Gabriella De Simon

    non credo che i governanti europei, Merckel in testa, siano così ottusi ed egoisti, o lo siano gli americani (anche se lo sono di più). Il risultato sarebbe la distruzione d’interi popoli, la sopravvivenza di due o pochi più che…continuerebbero a scannarsi a vicenda, concludendo l’era umana.
    Ora, Merckel ha detto, negli ultimi incontri trilaterali,che ci vogliono idee nuove (per questo ascoltano Monti, per ora). Credo sia così, stanno cercando soluzioni più costruttive e condivise anche se meno permissive. Credo, però,che oltre ai costi, devono cominciare a ridurre i profitti…non c’è altra soluzione. Dare regole nuove ai sistemi economico-finanziari (meno profitti e più prodotti sani ed utili), ai debiti pubblici (meno sperperi), e meno corruzione per tutti. Il “nuovo” è progetto etico, per ognuno.

  • belle analyse come sempre professeur! concordo completamente.A proposito di grande satana capitalista,religiosita et capitalismo,
    c’e ne uno che fa il collegamento.E si tratta di WALTER BENJAMIN il capitalismo come religione da legerre imperativamente.

  • Per quanto sia d’accordo con Aldo, apprezzo il dibattito che si è aperto con Lamberto. I toni, forse, non sono sempre corretti, ma, frequentare uno spazio in cui si esprimono pareri diversi (anche in tono provocatorio e magari un po’ scortese)lo trovo arricchente. Lamberto è bravo perché “salta all’occhio”, ma in questo blog, mi pare che, da sempre, siano stati ospitati pareri non allineati. Che gusto ci sarebbe se no?
    Buona notte,
    Paola

  • il debito giapponese , molto piu’ alto del nostro , e’ fuori dalla portata degli speculatori perche’ tutto in mano ai cittadini giapponesi ( con una retribuzione intorno , se non inferiore , all’1%. la soluzione italiana , e di tutti i paesi europei a rischio , e’ quella di riportare il debito in mano ai cittadini, e questa e’ la soluzione piu’ faciel: EMETTERE DEI TITOLI CON TAGLI DA 50 E 100 EURO , CON RETRIBUZIONE DELL’ 1% ANNUA , E FARLI GIRARE COME CARTAMONETA A FIANCO ( FINO AD ARRIVARE ALLA SOSTITUZIONE QUASI INTEGRALE ) DELL’EURO E FINO A COMPLETA SOSTITUZIONE DEL DEBITO PUBBLICO. a fine manovra ( ma gli effetti sarebbero immediati e in costante crescita ) si arriverebbe ad un risparmio di ben 80 miliardi di euro l’anno che sono ben oltre i 55 ( 3% del debito ) impostici dall’ue come rientro annuale del debito.

    Ovviamente questa manovra deve essere affiancata dall’emarginamento dei politic di centro-destra ( vedi berlusconi ) che hanno fatto dilagare il debito del 20% in 11 anni e ridotto il PIL del 10% circa sempre in questi ultimi 10 anni.

    Obiezioni su questi punti?

    Chiariamo questo punto e poi andiamo avanti.

  • Grazie Aldo, ne approfitterò. Spero molto in un’altra giornata di neve, perché sarà lunga.
    Nel frattempo non posso però fare a meno di sottolineare che neanche tu rispondi ai miei punti. E soprattutto svicoli quando ti ricordo lavori fatti insieme – e anche ancora in corso -in perfetta sintonia.
    Comunque ti anticipo una traccia. Se ti è estranea la categoria del complotto e la sostituisci con l’interesse, immagino economico, perché parli sempre di mancanza di soldi, chiarisci le parti in causa e per l’appunto il rispettivo interesse. Magari un po’ di dimostrazione non farebbe male, in mancanza di uccellini e di bacchette da rabdomanti. Sei partito dalle agenzie di rating per metterle al centro di un disegno mondiale – va bene così? – volto a spezzare le reni, non solo alla Grecia, ma nientemeno che all’Italia e alla Spagna, senza dimenticare il Portogallo, dei veri giganti, che docili, dopo essere stati strapazzati, diventeranno. efficienti milizie del rinato imperialismo americano.
    Ovviamente io cercherò di dimostrare – lo sottolineo – il contrario. Chissà che non riusciamo a capirci, finalmente.
    E qui dovrei fermarmi, perché non voglio diventare scorretto – cara sig.na Paola, farò buon uso della sua osservazione, mi creda, e le sono grato. Però la prego di interporre i suoi uffici – da parte sua credo che basti un “Aldo non arrabbiarti”
    perché non diventi scorretto con me, dicendomi che non capisco. E sa benissimo quanto il mio cuore sanguina per una rudezza del genere, che non mi capitava dagli anni ’50, da parte del mio coach di basket, che non voleva che tirassi da metà campo.
    Ciao a tutti e buon complotto – ma no è alta politica, che capiscono solo in pochi.
    A proposito, questa neve che vuol dire una percettibile erosione di PIL non ce l’avrà mica mandata Obama, in combutta coi gnomi di Wall Street?

  • Gentile Aldo

    Le chiedo: in concreto, se dovesse stilare un programma che parta dal basso, o un paio di referendum ad esempio… cosa proporrebbe?

    Insomma come si puo’ superare questo senso di impotenza rispetto a questi temi geopolitici? Cosa possiamo fare in concreto noi comuni cittadini?

  • Francesco Acanfora

    Se si vuole usare la matematica per descrivere il mondo, occorre specificare con attenzione le quantita’ a cui ci si riferisce, altrimenti si perde ogni senso delle equazioni che si pretendono oggettive. Per questo polemizzo apertamente contro l’equiparazione automatica dei valori scambiabili sul mercato reale dei beni con i valori “virtuali”, che sono solo scommesse sui ricavi marginali di terza, quarta, ottava generazione, degli stessi scambi. Il fatto che una parte del mondo convenga di considerare “reali” tali scommesse non implica affatto che esse siano tali, e che chiunque sia disposto ad accettare come attuali cose che sono del tutto aleatorie. Si tratta di una gigantesca bolla basata su rapporti di forza politici, e la mia polemica anti-accademica (quando mai sono stato contrario agli studi?), e’ solo un invito a non disgiungere mai e in nessun caso lo studio delle dinamiche economiche da quello dei rapporti di forza che ne fondano la consistenza. Questo per porre su un piano concreto (a mio modo di vedere) la discussione su questo thread che hai proposto.

  • io sposo in pieno questa tesi ormai da tempo,ma sinceramente credo che sia venuto il momento di andare avanti,mi piacerebbe valutare gli scenari postumi ad un eventuali crolo dell’euro,per capire se davvero questa è un ipotesi che il sistema economico politico occidentale ( e non solo) considera realmente o no.
    che tipo di scineari geopolitici finaziari e industriali si potrebbero delineare,siamo sicuri ch eun america possa contrastare un eventuale passaggio ad est della germania,(e presumo anche dell’italia)?

  • Chiedo scusa se il mio commento si sovrappone parzialmente a quello di altri sopra e se non provo a confutare i punti di Aldo uno per uno, mi limito a far notare che diversi di questi danno per scontate una serie di conseguenze derivanti da una caduta dell’Euro che come minimo scontate non sono per nulla (e.g. riduzioni import US causa apprezzamento marco non compensate da aumento import per deprezzamento di tutte le altre valute europee, trascurabili effetti del cambiamento repentino nella composizione dei beni importati/esportati negli US, idem per gli effetti di una crisi profondissima in Europa,…) e che sono TUTTI necessari affinchè il ragionamento fili.
    Non credo che esista qualcuno in grado di prevedere gli effetti di una caduta dell’Euro, let alone costruirci sopra chissà quali strategie consciamente dirette o indirizzate dall’alto (altro che modelli economici con aspettative razionali, qui siamo su tutto un altro livello)!!
    In breve, quando un pastrocchio è così complesso l’ultima cosa a cui mi vien da pensare è che ci sia qualcuno in grado di dirigere alcunchè, specie quando si afferma che questo qualcuno sta anche avendo successo nel proprio intento.

  • Caro Aldo,
    Finalmente sei stato chiaro su un tema su cui io e altri abbiamo spesso trovato le tue spiegazioni insufficienti.
    Vorrei prima di dire quanto tuttavia non mi convince fare una precisazione: l’euro esiste da poco piu’ di 10 anni ed e’ solo questo periodo che va preso in considerazione quando si analizza questa crisi: senza l’euro, le singole banche centrali avrebbero continuato ad avere mandato di prestatore di ultima istanza e la crisi non ci sarebbe stata. Grecia e Italia non avrebbero rischiato di fallire (ma sarebbero entrare in depressione; il bilancio sull’euro in generale rimane positivo!). Questo era solo per puntualizzare che 2 anni di crisi su 10 sono il 20% del tempo, non qualcosa successo dopo decadi di pax economica per un’infausta convergenza di motivi molteplici.
    Detto questo, le agenzie di rating declassano quando credono che la possibilita’ che un’entita’ ripaghi il debito sono ridotte e gli investitori vendono quando le loro analisi (ANCHE basate sui rating, ma di solito piu’ celeri) giungono a simili conclusioni. La condizione della Grecia deriva dal fatto che ha speso troppo e che poi ha falsificato i bilanci, non dal fatto che le agenzie hanno downgradato, cosi’ come il fatto che lo spread della Grecia sia a 3000 deriva dal fatto che gli investitori non vogliono quei titoli perche’ troppo rischiosi perche’ stanno per fallire.
    La crisi greca e’ poi stato l’innesco di una sfiducia tra gli intermediari finanziari che non si erano ancora completamente ripresi dalle crisi dei subprime, ecc ecc.

    Sui tuoi puinti:
    1- fai bene a separare Wall St da Washington, ma poi li confondi. Chi ha bisogno di rifinanziare e’ la casa bianca, non le banche (a meno che tu non consideri davvero la fantascientifica ipotesi di un prossimo default USA). E inoltre, non vedo in quale scenario di medio termine gli USA possano faticare a rifinanziare il proprio debito: come scrivi tu stesso, il rendimento bassissimo indica che gli investitori fanno la fila per comprare debito americano solo perche’ almeno sanno che non perderanno soldi. Sull’oro: la dimensione del mercato mondiale dell’oro e’ talmente marginale che non ha rilevanza statistica se confrontata col debito americano. I bei grafici sul prezzo dell’oro che si vedono ai tg indicano solo la sfiducia nei mercati finanziari, non che qualche asset manager davvero pensi che l’oro sia un significativo investimento alternativo. (inoltre l’oro non paga ne cedole ne’ dividenti e un investimento basato solo sulla speranza di un capital gain e’ rischiosissimo, ovvero non e’ un’alternativa per investitori che altrimentri comprerebbero titoli sovrani.)

    2- invece e’ proprio cosi’, non riesco a vedere nel medio periodo ragioni per cui gli americani fatichino a finanziarsi, per le ragioni sopra. I il quantitative easing e’ uno strumento che usaranno solo in periodi di difficolta’, ma per immettere liquidita’, non per diminuire il valore nominale del debito.

    3- cosa se ne farebbero gli Usa di una Germania che fatica ad esportare perche’ ha una moneta forte, in cambio di un’Europa tutta (Germania compresa) che non compra prodotti USA perche’ la domanda e’ distrutta dallo smebramento dell’eurozona? E poi la Germania, fuori dai vincoli dell’unione monetaria, non potrebbe semplicemente svalutare per riguadagnare competitivita’?
    Quanto al togliersi di mezzo un concorrente, fatico a credere che le monete siano macchine da corsa in gara. Le economie si’, lo sono (seppur interdipendenti), ma il legame tra forza della moneta e forza dell’economia non e’ cosi’ diretto, e arrivare a rafforzare l’economia passando per la moneta potrebbe non dare i risultati sperati.

    Non ho obiezioni sugli altri punti, che invece sono molto interessanti.

    Infine condivido molto l’ultimo post di Tommaso.

  • e chi dice il contrario,l’est ha enormi risorse e un arretratezza infrastrutturale che la germania può sfruttare alla grande,il punto è che molte altre economia comprese quella italiana potrebbero immetere sul mercato prodotti altrettanto validi a prezzi più vantagiosi,ma si sa, la politica non guarda sempre ad una convenieza economica,ma valuta anche possibilità geopolitiche.Per me la possibilità che la germania rafforzi i suoi rapporti con russia e cina è la cosa che più temono gli americani,quindi non credo che l’amministrazioni americane abbiano gran interesse a far collasare l’euro,piuttosto ad indebolirlo momentaneamente per la questioni finanziare che lei ha già citato.
    Consideriamo anche che l’america si aspetta che l’eruopa si faccia carico della difesa dell’area del mediteraneo,dato che gli stati uniti devo spostare asset e risorse nel pacifico,e i tagli alla spesa militare,non le consente più di proiettarsi su scala globale come 10 anni fa;del resto la prima dimostrazione di questo assetto lo abbiamo visto in libia.
    il punto che ci sono troppi scenari possibili e secondo me l’amministrazione americana si muove a piccoli passi,ecco perchè insisto perchè si apra un dibattito sui possibili scenari post euro,e per comprendere meglio cosa gli alri paesi desiderano di più.
    questo non per individuare l’esatte dinamiche future che non conoscono nemmeno le grandi potenze,ma per chiarirci quali possibili scenari si potrebbe delineare.

  • posto un link ad un articolo a mio parere utilissimo approfittando del fatto che è stato tradotto in italiano.
    dato che questo post ormai è piuttosto inattivo conto di postarlo nuovamente tra i commenti al prossimo che tratti simili argomenti così che possano leggerlo in tanti (nota per Aldo: sarebbe utile nella home page del sito un qualche oggetto che metta in evidenza gli ultimi commenti ai vari articoli, che altrimenti dopo qualche giorno “muoiono”). http://noisefromamerika.org/articolo/come-cattive-idee-peggiorano-crisi-debito-europeo?utm_source=twitterfeed&utm_medium=facebook&utm_campaign=Feed%3A+noisefromamerika+%28noiseFromAmeriKa+%3A+Articoli%29&utm_content=FaceBook
    l’originale ed una serie di altri si trovano in questo blog nato da poco http://johnhcochrane.blogspot.com/

    P.S.:non sto cercando di far pubblicità ad altri blog a discapito di questo, se i link fossero un problema sentitevi liberi di non pubblicare il commento.

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