
La questione dei giudici costituzionali
Giovedì scorso, per la 29° volta il Parlamento in seduta comune non è riuscito ad eleggere i tre giudici costituzionali di quota parlamentare. Lentamente ci stiamo abituando a qualcosa di assolutamente patologico. E’ la nuova normalità: non funziona un accidenti.
Per legge la Corte funziona con un numero legale minimo di 11, ed attualmente è a quota 12, cioè, se un giudice costituzionale in carica si ammala o decade, la Corte è paralizzata sino a quando non si procede alla nomina del suo sostituto. Vi pare normale? Peraltro, il Costituente ha formato la Consulta su un delicato equilibrio fra potere legislativo e potere giudiziario mediati da cinque giudici di nomina del Presidente, potere “neutro”, mentre l’attuale composizione è totalmente scompensata a favore del giudiziario perché la componente parlamentare è più che dimezzata. Vi pare normale?
Il Presidente della Repubblica, di tanto in tanto fa un educato colpetto di tosse e si dice “preoccupato”, dopo di che il Parlamento fa finta di niente e continua come prima. Vi pare normale?
Il punto è che siamo al collasso del sistema costituzionale: puramente e semplicemente. E il punto di arrivo di un processo di decostituzionalizzazione dell’ordinamento iniziato fra il 1992 ed il 1993 con il referendum golpista di Segni, Occhetto e Pannella che ha dato la picconata decisiva all’edificio costituzionale, il resto è venuto di conseguenza.
Per quanto riguarda la situazione attuale, questa paralisi del Parlamento è la conseguenza del cumulo di processi degenerativi per i quali noi abbiamo un Parlamento eletto con un sistema elettorale folle e dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale che avrebbe dovuto pensare solo alla modifica del sistema elettorale nel rispetto delle indicazioni della Corte per essere sciolto ed andare a votare. Ma un Capo dello Stato costituzionalmente molto disinvolto ha deciso che un Parlamento costituzionalmente e politicamente illegittimo in quanto non rappresentativo, ancorché in carica per il principio della continuità delle istituzioni, dovesse non solo restare sino a fine legislatura ma addirittura riformare la Costituzione. Parlamento che gli sarà grato salvandolo dalla messa in Stato d’accusa richiesta dal M5s per le troppe forzature operate in tutta la durata della sua carica.
Nel frattempo il maggiore partito, quello “vincitore” delle elezioni, ha visto un cambio di segretario e di Presidente del Consiglio che ha orientamenti opposti a quasi il 40% del suoi gruppi parlamentari, spesso protagonisti di una sciatta fronda che, pur rientrando ogni volta, contribuisce a rallentare il funzionamento delle istituzioni. Mentre uno dei principali tre partiti si è sbriciolato in quattro partiti e circa un terzo di tutti i parlamentari hanno cambiato partito (qualcuno anche più volte. Ma un parlamento che ha una composizione falsata da un premio abnorme, nel quale uno dei tre partiti principali non esiste più, con il gruppo più consistente che è diviso e che, eletto su un programma politico è approdato a posizioni quasi opposte, ed un terzo dei componenti ha cambiato casacca, cosa rappresenta?
In queste condizioni, che non si riesca ad eleggere i tre giudici non è cosa che desti meraviglia. Quel che, invece, desta meraviglio è che l’attuale Presidente della Repubblica esiti a scioglierlo ed indire nuove elezioni nonostante sia manifesta l’incapacità di funzionamento, la delegittimazione dovuta alla sentenza della Corte, la sua palese non rappresentatività e la sua indegnità morale, dove si consideri l’alto numero di inquisiti. Cosa altro dovrebbe esserci per decretarne lo scioglimento.
Mattarella non è un interventista scorretto come Napolitano, ma ci sarà pure una via di mezzo fra l’abuso di potere e l’inesistenza politica, vi pare? Ormai siamo all’auto-vilipendio delle istituzioni repubblicane.
Non ha senso chiedere la seduta ad oltranza, come hanno fatto con passo congiunto in ufficio di Presidenza della Camera M5s, Sel, Fd’I e, credo, Lega. Otterremmo solo un’elezione forzata dalla paura di tanti parlamentari di non essere rieletti, dopo di che verrebbe fuori chissà quale porcheria di soluzione: pur di evitare lo scioglimento, questi accetterebbero di eleggere di eleggere Riina e Provenzano.
La situazione non è più sopportabile e bisogna imporre nuove elezioni. Forse il M5s, Sinistra Italiana e le altre forze di opposizione dovrebbero recarsi insieme dal Presidente per chiedere lo scioglimento anticipato, dichiarando il passaggio all’Aventino in caso questo non fosse concesso.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, corte costituzionale, crisi costituzionale, giudici costituzionali, m5s, mattarella, parlamente delegittimato, pd, riforma elettorale, sinistra italiana, vilipendio istituzioni repubblicane

ilBuonPeppe
“Mattarella non è un interventista scorretto come Napolitano”
Mattarella è un non interventista scorretto come Napolitano.
Gaz
Le immagini di questo blog sono curatissime, in tono e di grande effetto.
Segnalo però, che i rocchi che si vedono nella prima immagine appartengono al Palazzaccio e non alla Consulta.
WOW
Professore,
lei sogna!
L’unica speranza è che il M5S trionfi alle comunali e che Renzi perda sonoramente il referendum sulle riforme.
Dopodichè ci sarà la strada spianata per il cambiamento e..il ritorno alla strategia della tensione.
Ops.
Gaz
Condivido la tensione morale del Professore e il giudizio politico severo sulla situazione politica transunte e prossima, ma non sono d’accordo sui passaggi costituzionali, perchè in generale confonde il piano politico contingente con quello costituzionale, destinato a regolare i rapporti per più di una generazione. Diversamente ci si pone sullo stesso livello di quanti hanno infranto la Costituzione, tentando di svuotarla dal di dentro delle Istituzioni.
Ai richiami del Professore, però manca il più gravoso, e cioè l’impossibilità del Parlamento di funzionare/esprimere una maggioranza.
Orbene, la mancata elezione di un giudice costituzionale, ponendo la Corte costituzionale nell’impossibilità di funzionare, è in contrasto con l’art.16 Legge 11 marzo 1953, n. 87, appunto una legge ordinaria.
Già in passato le elezioni parlamentari dei giudici costituzionali sono state sofferte. Da solo non mi sembra un valido motivo per sciogliere le Camere. La Corte costituzionale è Organo Costituzionale, bla, bla, bla, ma il sistema giudiziario funzionava ugualmente anche prima del suo funzionamento nel 1956.
Ancor meno valido mi sembra l’utilità di salire sull’Aventino, ovvero di porsi di fuori dal quadro costituzionale.
Trascinare il Presidente della Repubblica nell’agone politico non sembra una buona cosa. La suprema magistratura deve mantenere i suoi caratteri propri. Lei stesso, Professore, ha condannato gli esempi che sono andati in senso contrario.
Il malessere è tutto politico e sul piano politico ci si deve muovere, senza nulla togliere a diverse azioni unitarie, legittime dal punto di vista costituzionale.
La mia educazione tanto mi porta a concludere.
cinico senese
E’ da almeno 2 anni che invochi lo scioglimento e le elezioni. Beata ingenuità: come fa il Mattarella compare di Renzino ad andarci contro?