Questa sinistra radicale…così poco radicale

Per capire i risultati dei partiti della sinistra europea partiamo da questo quadro riassuntivo:

-Germania: Linke 7,4% (nel 2009 il 12% nel 2013 l’8,6%)

-Francia: Front de Gauche 6,3% (presidenziali 2012 l’11,1% diventati il 6,9% nelle politiche successive di pochi mesi)

-Italia: Lista Tsipras 4%

-Spagna: Izquierda Unida 10,1% (alle politiche ebbe il 6,9 avendo subiti la scissione di Izq, Anticapitalista)

-Paesi Bassi: Partito socialista Olandese 9,6%(contro la costituzione europea nelle politiche del 2006 il 16, 6% massimo storico nel 2009 perse il 7,7% attestandosi all’8,9%, poi 9,6% nel 2010)

-Repubblica Ceca: Partito Comunista Cecoslovacco 11% (punta massima il 18,5% delle politiche 2002, poi ridotto al 12,8% del 2006 ed all’11,27% del 2010, tornato al  14,91 %  nelle politiche 2013)

-Grecia: Syriza 26,6% (politiche 2012 ottenne il 26,89%; Kke 6,1% (nelle politiche degli ultimi anni si è costantemente attestato intorno all’8%-(,5%)

-Portogallo: Pc portoghese 12,67% (dopo punte intorno al 20% negli anni ottanta, nel 2006 presidenziali  l’8,64% di solito intorno al 7%);  Blocco di sinistra 4,56% portoghese (nel 2009 intorno al 10%)

-Svezia: Partito della sinistra svedese 6,3%

-Finlandia: Alleanza di sinistra finlandese 9,3% (nel 2011 l’8,13%)

-Irlanda: Sinn Fein 17%

Basta questo specchietto per capire che il risultato non è brillante: risultati stazionari in Olanda e Svezia, piccole flessioni (intorno all’1%) in Germania, Francia, Italia e per il Kke, piccole avanzate in Spagna e Finlandia, grandi spostamenti in avanti solo in Grecia (dove però l’avanzata c’era già stata alle politiche, rispetto alle quali c’è una lievissima flessione) e Portogallo, e fortemente negativi nella Repubblica Ceca. I seggi sono 45, erano 35, e l’incremento è dovuto in maggior parte alla Grecia (da 3 a 6 Syriza) e  all’Italia (+ 3 da 0 della volta scorsa). Nel complesso un risultato sostanzialmente mediocre.

Che diventa cattivo se si considera che veniamo da un quinquennio di crisi che, al contrario, dovrebbe gonfiare le vele ai partiti critici verso il sistema. E, invece, il voto di protesta è affluito massicciamente verso i partiti euroscettici che si collocano prevalentemente a destra del “blocco europeista” ( Fn, Ukip, Veri Finlandesi, Afd, nazistume vario ecc) con la sola eccezione del M5s che, piuttosto, si colloca a sinistra del blocco europeista, pur avendo tratti simili a quelli  dell’altro versante.

Di fronte a questi risultati non è possibile non chiedersi perché. Nonostante i dieci seggi in più, questi sono i numeri di una sostanziale sconfitta politica che va spiegata. Il dato evidente e schiacciante è che la sinistra radicale (salvo il particolarissimo caso greco e quello portoghese meno rilevante ma non trascurabile) non ha intercettato niente della protesta che monta. Avevo scritto mesi fa che questo sarebbe stato un referendum sull’Euro e sulle politiche di rigore che esso presuppone necessariamente (ripeto: necessariamente), mi pare che sia stato così: la protesta ha premiato i partiti che si sono dichiarati apertamente contro l’Euro e la Ue (è sintomatico che il Pc portoghese, che aumenta, è fra quelli della sinistra che si sono pronunciati contro l’Euro, come del resto il Kke). La sinistra “radicale” si presentava con un profilo a dir poco ambiguo e sfumato: non ha avuto il coraggio di schierarsi contro l’Euro, limitandosi ad un generico appello alla fine dell’austerità (ma questo lo dice anche Renzi che non mi pare affatto radicale), ha accettato il dogma europeista che identifica senza residuo l’unità europea con la Ue, salvo lanciare un fumosissimo slogan dell’”Altra Europa” che non si capisce in cosa si traduca sul piano politico ed istituzionale. Potrebbe significare qualsiasi cosa, ma non è una posizione antisistema. Ed una sinistra radicale che non è antisistema, a che serve?

Ma, anche volendo concedere che non sia l’Euro e la Ue il nemico contro cui schierarsi, la sinistra “radicale” non è riuscita ad indicare nessun altro nemico, salvo le solite genericissime geremiadi contro la speculazione finanziaria, cui non  ha fatto seguito alcuna proposta di lotta, né a livello dei singoli paesi né, tantomeno, a livello europeo. La sinistra “radicale” è mancata completamente al suo ruolo nella crisi e non poteva avere nessuna proposta, perché non aveva alcuna analisi della crisi. Semplicemente non ha capito nulla di quello che stava e sta succedendo.

Il punto è che la cd “sinistra radicale” da quasi un quarto di secolo –se non più- non produce un grammo di cultura politica: in tutta Europa, non conosco una sola rivista di qualche spessore teorico prodotta da questa area, né ricordo un convegno che abbia lasciato tracce durevoli. Quando esce qualcosa, è opera di singoli studiosi di area marxista o neo marxista totalmente slegati dalle organizzazioni, che si guardano bene dall’utilizzare e valorizzare quell’occasionale contributo. Quello che viene etichettato come sinistra “radicale” è un aggregato di organizzazioni residuali che hanno fuso rimasugli di partiti comunisti con pezzi di sinistra socialdemocratica e che ha cercato di sopperire alla dèbacle  ideologica della socialdemocrazia. Una sorta di “socialdemocrazia vicaria” che ha condotto solo battaglie difensive e spesso di retroguardia. Ricordo una conversazione che ebbi con Armando Cossutta fra il 1996 ed il 1997 a proposito delle riforme istituzionali: lui mi prospettava una battaglia rigida in difesa della Costituzione esistente, io gli proponevo cose come il superamento del bicameralismo, l’introduzione di un articolo sul diritto di informazione, di un altro sui limiti al segreto di Stato ecc. Non ci fu nulla da fare: per lui esisteva solo la difesa dell’esistente, con la maggiore rigidità possibile e, meno che mai, ci sentì quando gli proposi una linea possibilista sul presidenzialismo in cambio del ritorno al sistema proporzionale. Ad un certo punto mi disse che non potevamo fare nessuna proposta in positivo, su terreno  costituzionale, perché “eravamo in una fase di guerra di posizione e non di movimento”. Gli chiesi che senso la guerra di posizione, quando il nemico ha sfondato le linee ed ormai lo hai alle spalle. Non mi rispose.

E’ mancata non dico la capacità di fare egemonia, ma nemmeno c’è stata nessuna voglia di provarci. Il ceto politico residuale comunista e socialista raggruppato nei “nuovi” partiti della sinistra cd radicale ha semplicemente cercato un adattamento all’interno dell’ondata neo liberista, contro la quale si è limitato a fare “resistenza passiva”.

E, quando la crisi è arrivata a scuotere il sistema liberista, in cui si era scavata confortevole nicchia, la sinistra “radicale” non ha avuto nulla da dire.

Nonostante questo, la cd sinistra “radicale” ha ancora la possibilità di rappresentare un punto di riferimento importante, per una uscita dalla crisi “da sinistra”. Ma deve vincere le sue resistenze ideologiche più infondate (l’avversione al principio di nazionalità, bollato senz’altro come “nazionalismo”), uscire dalla sua dimensione minoritaria e difensiva, tornare al disegno di cambiare il mondo e non limitarsi a difendere l’esistente. Ma, per fare tutto questo, occorre rivedere profondamente il modello organizzativo del “partito di funzionari”, che produce i gruppi dirigenti per cooptazione. E gruppi dirigenti sempre più scadenti ed opportunisti, come quelli che ci hanno deliziato in questi anni soprattutto in Italia.

E qui veniamo ai guai di casa nostra. Come ho ripetutamente detto, ho votato il M5s, ma ho cercato anche di dare una mano alla lista Tsipras: a quanti erano indecisi fra l’astensione ed il voto all’Altra Europa, ho sempre consigliato di votare per questa lista perché conquistasse il quoziente. Ma senza molte illusioni in caso di vittoria. Ad uno dei ragazzi che mi chiedeva quanto affidamento si potesse fare su questo esperimento, rispondevo: “Se non prenderanno il quoziente sarà un disastro. Ma se lo prenderanno sarà una catastrofe, perché inizieranno a litigare, un secondo dopo, sul gioco delle opzioni, sulla divisione dei rimborsi ecc. Tu comunque votali perché non c’è da fare altro”.

Ieri, proprio lui, mi chiedeva come avessi fatto a prevedere le liti succedute alla decisione della Spinelli di tenersi il seggio. Ho risposto “Perché conosco i miei polli”. Dunque non mi facevo illusioni, ma sono riusciti ad andare al di là delle mie più pessimistiche previsioni, facendo una serie di bestialità da far rabbrividire.

Iniziamo dalla formazione della lista. Va bene il ruolo di un gruppo di intellettuali che cerca di dare una mano e si mette al servizio, ma che poi si attribuiscano tutte le teste di lista è cosa che lascia perplessi. Ma la cosa viene giustificata dicendo che sono candidature di “servizio”, pronte ad immediate dimissioni e che la cosa serve ad attirare i voti della società civile e non far litigare le organizzazioni (Sel e Prc), appunto, si tratta di candidature di “garanzia”. Poi va a finire che tutti tre i primi eletti (Ovadia, Spinelli, Rea) sono del gruppo dei “garanti”, solo che: Ovadia si è dimesso, ma solo per fare posto a Curzio Maltese (altro membro dell’area dei garanti), Rea si è dimesso a favore di Spinelli che, per parte sua non si dimette affatto. Morale: i 2/3 degli eletti sono della redazione di Repubblica. E proprio sulla Spinelli non posso tacere qualche rilievo che ho tenuto per me in campagna elettorale: è stata la compagna di Tommaso Padoa Schioppa con il quale si è spesso accompagnata alle riunioni del Bildberg.

Personalmente non ho il mito della “congiura mondiale” delle oligarchie finanziarie, non penso che il Bildberg sia la “cupola” del potere mondiale, ma mi sapete dire che diavolo c’entra un frequentatore del Bildberg con la sinistra radicale? Allo stesso modo, mi sapete dire che c’entra Repubblica con la sinistra radicale? Ma, mi si farà notare, la lista voleva andare al di là dello steccato della sinistra tradizionale ed attrarre voti di altre aree progressiste ed a questo serviva dare una immagine che non fosse solo quella delle vecchie organizzazioni.

Se lo scopo era questo, è stato un disastro: la sommatoria di Sel e Rivoluzione Civile, un anno fa, era di 1.854.597 voti, oggi la Lista Tsipras prende 1.093.071 voti, perdendone 752.526. D’accordo, le sommatorie non riescono mai e il totale di una lista unitaria è sempre inferiore a quello delle liste separate, ma i voti che avrebbero dovuto portare questi mitici rappresentanti della società civile dove sono? E non venitemi a dire che i loro voti sono le preferenze ottenute individualmente, perché quelli sono i voti dovuti alla posizione di capolista e, almeno in parte, all’assicurazione di pronte dimissioni. In ogni caso, pur sommandoli, non arriviamo a centomila: un po’ pochini per essere l’impetuoso flusso elettorale sperato, in nome del quale non è voluta mettere nemmeno la parola “sinistra” nel nome.

Poi tutti hanno fatto quello che potevano per fare disastri: Sel ha mostrato di crederci molto poco  (a proposito: non è che mi fossi inventato io la notizia della pronta confluenza di Migliore e dei suoi nel Pd: era nell’aria come le notizie più recenti confermano) e, infatti, Vendola ci ha messo il carico da undici, un minuto dopo i risultati, per dire che era una “lista di scopo” e che non se ne parla di Syriza italiana. Il che significa, dati i risultati molto magri dell’area e le clausole di sbarramento esistenti, che la prospettiva è quella di entrare nel Pd, detto in termini spicci. E sempre che Renzi ce li voglia, il che non è scontato.

Rifondazione si accontenta del seggio che è riuscita a portare a casa e non esiste politicamente.

Ma il disegno complessivo è a pezzi: la decisione della Spinelli manda a pezzi tutto, perché induce Sel (tutta Sel, compreso Fratoianni, temo) a prendere il largo e, senza Sel, questa lista è solo il residuo di Rifondazione + Repubblica, con Repubblica in posizione dominante.

Peraltro, la scelta della Spinelli di venire meno all’impegno preso, certo non giova all’immagine della lista. C’è una eccessiva disinvoltura degli attuali esponenti a fare con troppa leggerezza affermazioni del tipo “mi dimetto” (vale anche per Grillo, ovviamente, anche se, nel suo caso, non ha sfilato il seggio a nessuno).

E non avete visto ancora tutto: ora vedrete le liti per la divisione dei rimborsi, dei funzionari, poi verranno quelle per l’attribuzione dei dossier ecce ecc.

Insomma, peggio di così… Io comunque continuo a sentirmi parte di questa comunità, pur se in una posizione diversa. Quel che accade in questa area mi riguarda e, pertanto, dico: compagni della base di Sel e di Rifondazione, ma che aspettate a darvi una mossa e ruzzolare dalle scale tutti i vostri dirigenti?

Aldo Giannuli

aldo giannuli, lista tsipras, sinistra


Aldo Giannuli

Storico, è il promotore di questo, che da blog, tenta di diventare sito. Seguitemi su Twitter o su Facebook.

Comments (49)

  • Caro professore, o meglio, caro compagno, un solo commento:
    https://www.youtube.com/watch?v=xDr7fi1gFco

    Alla sua domanda finale, vedendo i commenti inviperiti solo ora di tanti ex compagni di Sel, pure facenti parte della “fronda interna” che al congresso ha voluto imporre alla propria dirigenza di convergere sul candidato della sinistra europea senza ulteriori appiattimenti sul PD, compagni che ho piantato in asso ormai più di due anni fa e che si inviperiscono soltanto ora perchè è stato segato Furfaro [ sottointendendo che secondo loro il “processo unitario” che tanto gli starebbe a cuore doveva procedere finendo di annichilire completamente Rifondazione segando la Forenza, che per altro ha avuto più preferenze personali di Furfaro…ho detto tutto sullo spirito unitario…. ] è più difficile ed al contempo più amaro rispondere che applaudire e condividere il concetto generale che ha espresso.

    La conclusione che ho tratto tuttavia è: non ruzzoleranno giù dalle scale proprio nessuno perchè sono in elettroencefalogramma piatto ancor più delle proprie dirigenze!

    Ho provato in tutti i modi in oltre due anni a cercare di ragionarci su quel grande ideale sostitutivo, su quella “passione triste” che si son dati ( l’Europa ) da quando hanno smesso di pensare di poter ribaltare i rapporti di forza rispetto al capitale.
    Sul fatto che il lavoro di Spinelli e Rossi dovrebbe essere ridiscusso a fondo, valutandolo per ciò che oggi è: un documento storico e non un progetto politico, questo considerando anche il fatto che tematicamente esso non è molto di più che una rimasticatura di concetti espressi 25 anni prima della stesura a Ventotene da Luigi Einaudi, sotto pseudonimo “Junius”, e che già all’epoca, anche tra i confinati, la maggioranza larga dei socialisti, dei comunisti e degli azionisti non c’era stata e non aveva firmato ritenendo il progetto ad andar bene irrealizzabile e ad andar male direttamente non auspicabile, in quanto intriso di una idea mercatista che nulla ha di sinistra, ed anche dell’idea alquanto balzana che a provocar le guerre sia l’esistenza stessa di stati sovrani e non il fatto che dentro questi stati fossero andate al governo opzioni politiche nazionaliste e guerrafondaie.
    Una assoluta forzatura concettuale che non sta né in cielo né in terra.

    Ho provato a ragionare del fatto che una federazione non si può fare senza trasferimento fiscale ( per altro esplicitamente escluso dai trattati attuali ), che numerosi studiosi autorevoli, in primis il francese Sapir, hanno da anni fatto il calcolo di cosa ciò comporti, e vi è certezza che questo significherebbe per la Germania dover devolvere ai paesi del Sud l’8-10% del proprio PIL su base annua.
    Ed è chiaro che non lo faranno MAI, anche perchè sarebbe una mazzata terrificante per il denore di vita delle classi lavoratrici tedesche ( a nostra volta, nonostante quel che abbiamo subito, se siamo internazionalisti ma in maniera sensata non abbiamo diritto di chiedere di trasporre in Germania una macelleria di tipo greco ).
    Ho fatto notare che una federazione di ormai 28 paesi al cui interno si parlano almeno 20 lingue di 4 ceppi linguistici differenti, senza bilinguismo perfetto da parte di tutti e senza mezzi di comunicazione comuni, e quindi senza una opinione pubblica comune, non è governabile in maniera democratica perchè il voto può risolversi solo in una delega in bianco rispetto a delle istituzioni talmente tanto lontane da qualsiasi opinione pubblica nazionale che….in realtà nessuno sa che accidenti si faccia dentro i palazzi del potere a Strasburgo, Bruxelles, Francoforte.
    Cose di una semplicità evidente, quasi disarmante. Roba che non sarebbe da menti raffinate. Ma niente di niente….

    Quelli che ancora vanno dietro a Sel sono in elettroencefalogramma ancor più piatto dei propri dirigenti.
    Oltre “Renzi si, Renzi no” non sono in grado di ragionare anche perchè rifiutano a priori lo sforzo di provare a farlo.

    Qualche segnale di vita in più l’ho ripetutamente scorto nei militanti di Rifondazione che conosco.
    Ma solo qualche, mica troppo.

    Qua per ricostruire la sinistra bisogna mettere insieme un gruppo di persone con le idee chiare e con il coraggio di chi si imbarca in un progetto di lungo termine, lavorare sui molto più consapevoli cittadini di sinistra che ingrossano le fila del primo partito italiano: quello dell’astensione.
    E mantenere vivo un dialogo con m5s, perchè anche li dentro di compagni e compagne non ce ne son pochi.

    Ma aspettarsi uno scatto di orgoglio da quel che resta della base di Rifondazione è ottimistico.
    Dalla base di Sel invece….è proprio fantascienza.

    Mi scusi se sono duro, magari non sarà d’accordo.
    Ma visto che la situazione è critica è meglio che non perdiamo tempo ad indorarci la pillola e almeno “facciamo a capirci”.

    • enea@ si lo so che le basi dei gruppi residualo hanno un elettroencefalo gramma piatto perchè quello che consiglio avrebbero dovuto farlo già sei anni fa, ma spero sempre in un risveglio dal coma

  • 1) Hai dimenticato Podemos. (non che cambi tutto lo scenario, ma mi pare un fatto attinente al tuo articolo) 2) hai dimenticato anche ERC (catalunya) e simili dentro questi indipendentisti anti-nazionali (e a spesso non antieuropei) alcuni sembrano trovare risposte diverse da quelle di destra. Diverso, ma simile il caso della Scozia dove si ribaltano i risultati elettorali di UK. UKIP ultimo e Scottish National Party (“di sinistra”) primo

  • E se cominciassimo dal provare ad organizzarci?

    Se si provasse a fare una cosa politicamente ed intellettualmente seria, siamo sicuro che riprenderci Sel e Rifondazione servirebbe?
    Forse semplicemente queste due realtà diventerebbero semplicemente scatole vuote abitate dalle sole proprie dirigenze, ed il problema sarebbe comunque risolto.

    Per altro Sel ha i mesi contati, prima di confluire nel PD.

    Insomma, forse è meglio non perder tempo a contendere il non contendibile ed il già morto.
    Anche se so che partire con o senza una struttura organizzativa abbastanza capillarmente presente nei territori farebbe una bella differenza.
    Io poi non credo troppo nella democrazia liquida e nei partiti dalla struttura leggera.

    Ma qua forse occorre fare il procedimento contrario, metter sul tavolo le idee che nell’insieme costituiscano un progetto e poi sulla base del consenso ( si spera ), costruirci intorno un apparato.

    Il procedimento contrario presuppone un risveglio dal coma di militanza comunque residuali, che potrebbe non arrivare mai.

  • “Semplicemente non ha capito nulla di quello che stava e sta succedendo”

    E non da oggi. Occhetto demolì il Pci nell’89 e nel ’98 quel che ne restava, Rc, si divise per sostenere il mediocre democristiano Prodi.
    Da allora la sinistra è definitivamente scomparsa. E mi sa che non ritornerà tanto presto visto che, come nota enea (9 giugno 2014 alle 08:52), da tempo sono in “encefalogramma piatto”. Non hanno capito né che l’euro è lo strumento principe della lotta di classe al contrario, hanno preso fischi per fiaschi sulle “primavere arabe” e non capiscono nemmeno cosa sta accadendo in Ucraina.
    Poi i ballottaggi di ieri ci dicono che il fenomeno Renzi è poco più di un’illusione e che alle prossime elezioni politiche ha buone probabilità di essere sonoramente sconfitto dal centrodestra se, dopo avere tolto di mezzo Berlusconi, che è stato riesumato solo per spaventare i piddini, si reinventa un leader qualsiasi – non mezze calzette come Toti o Alfano – che parli italiano e racconti le stesse panzane ma in maniera magari meno pittoresca. In fondo il centrodestra rappresenta i conservatori, ossia coloro che intendono mantenere i loro privilegi anche a discapito dei diritti di tutti gli altri: non sarà difficile per loro ricompattarsi al momento opportuno.

    Ma oggi il vero problema è costituito dal Pd. Sono loro i fascisti del terzo millennio; sono loro che ci stanno conducendo al disastro in nome del “più Europa”, e sono sempre loro che riescono ancora oggi a mobilitare le truppe cammellate sia che si tratti di bombardare la popolazione serba, legittimare i massacri che avvengono nel Donbass, e assoggettarsi alla Germania nel nome dell’€, gorgheggiando felici che ora si cambia verso all’Europa.

  • mi dispiace ammettere una cosa del genere, ma come si evidenzia dai commenti di questo blog e altri simili, non vi è nessuna capacita organizzativa che dia respiro ad altre opzioni, percui continuano questi scheletri organizzativi sempre + alieni alla realta.

    cmq trovo sempre molto stimolanti articoli e interventi, anche quando vado in bagno 😀

  • gianfranco d'atri

    Caro aldo,
    Secondo te quante sono le persone in italia che sarebbero disposte( in totale, fra sinistra radicale, 5stelle estreme, casapound ., azione cattolca…: tutti) a far ruzzolare – cioè a spingere loro direttamente- qualcuno con un po piu di potere( anche del piffero)?
    Suggerisco di provare a costruire qualcosa su un arco temporale di 10/20 anni: a tale scopo mettiamo nel conto che i cotruttori dovrebbero avere avere un po meno anni di noi.

  • “ma da dove si comincia?”

    Non so se posso permettermi, professore – frequento da pochi mesi il suo blog e non vorrei apparire insistente -, ma io suggerirei di iniziare da un punto largamente condivisibile da quella parte rilevante di popolazione che vive del suo salario: pagare adeguatamente i lavoratori e indicizzare i salari al costo della vita. Quindi attenzione non tanto al “lavoro” parola che Renzi ripete ad ogni piè sospinto pur non avendo contezza del suo reale significato, bensì ai “lavoratori”, ovvero ai padri di famiglia che necessitano di una retribuzione dignitosa per far fronte alle, talvolta drammatiche, esigenze quotidiane.
    Oggi Renzi è in Vietnam per “dedicarsi a incontri e visite con la comunità d’affari italiana”. In Vietnam il moscerino d’Italia visiterà gli stabilimenti “low cost” Ariston e Piaggio per verificare di persona la funzionalità delle riforme del lavoro che ha in mente.
    Con quel modello di lavoro non risolleveremo l’economia di un paese che, nonostante tutto, è ancora la seconda manifattura d’Europa che sui mercati internazionali prevale regolarmente sulla tanto decantata Germania, «facendo registrare […] avanzi commerciali ben superiori a quelli delle aziende tedesche.
    Nel 2011 l’Italia ha surclassato la Germania per attivo con l’estero nelle macchine per
    imballaggio, nella refrigerazione commerciale, nella rubinetteria, in varie tipologie di pompe, nelle
    macchine industriali per i prodotti da forno e la pasta, nelle macchine per la lavorazione del legno,
    della carta, dei metalli, delle ceramiche e delle pelli, negli yacht, negli elicotteri e nei satelliti
    aerospaziali, nella grande caldareria, nei laminatoi per metalli, nelle turbine a gas, nonché in
    numerosi prodotti della siderurgia e dell’industria dell’alluminio».
    Tra virgolette:
    http://www.symbola.net/assets/files/Italia-2013-Geografie-del-nuovo-made-in-Italy_1373016777.pdf.

    Certo, se continuiamo ad affidarci al primo ciarlatano che passa, e alle immaginifiche chances offerte dall’Ue, non abbiamo un grande futuro.

  • non per fare l’avvocato difensore di ventola, ma san aldo legge le notizie con gli occhiali della militanza. questa è l’intervista di vendola:

    Per la Lista Tsipras non c’è futuro?

    «Considero l’esperienza un seme. Bisogna evitare che precipitazioni organizzativistiche siano una gelata che lo uccide. Ingabbiare questo percorso in un nuovo contenitore non mi convince».

    il professore ha capito: ” per dire che era una “lista di scopo” e che non se ne parla di Syriza italiana.”

    a me sembra che non ci siano scritte le stesse cose nell’intervista di vendola e nella sintesi di giannuli: la fonte testuale indica la volontà di evitare cristallizzazioni. l’interprete “disinteressato” capisce che si tratta di andare col pd.

    che è la stessa cosa che tutti, da “la reèpubblica” al “fatto” al giannuli ripetono a pappagallo ogni giorno: eppure finora sel al governo non ci è andata, non se ne è mai parlato di ripresentarsi alle urne con renzi, non c’è stata la benchè minima responsabilità di sel nelle decisioni del governo.
    ma la realtà oggigiorno è troppo poco: e quindi la vulgata che va di gran moda è parlare di sel come se stesse già al governo, poi pazienza se non è così: lo dicono la repubblica, il fatto e il corriere e quindi deve essere così.
    per il resto non una parola sul fatto che sia stato proprio san beppe a fare uscire fuori dal dibattito politico parole come sinistra e neoliberismo, riportando tutto nella dimensione modaiola della crociata dei giusti contro gli ingiusti da lui guidata e da san aldo suffragata.
    che dire: con tutto questo profluvio di santità non c’è che da sperare nel miracolo: che la disperazione diffusa di masse sociali che non sanno cosa vogliono nè come ottenerlo si possano trasformare come per magia in un movimento di massa contro il neoliberismo. si parlava spesso della coglionaggine degli elettori pd che pensavano di votare berlinguer anzichè franceschini. ma da che pulpito si possono fare queste critiche? se ste cose le dice uno che vota grillo pensando di avere davanti jesus, semo messi proprio bene. ah, ma mi ero scordato: quando la sinistra radicale sbaglia è colpa degli elettori che sono sempre non troppo velatamente definiti dei coglioni. quando la setta m5s sbaglia si tratta di sempre e comunque di piccole cose che si possono correggere, tanto rifiutano i soldi pubblici (eccetto quelli riservati alla comunicazione).

    insomma questo articolo il buon san aldo lo avrebbe anche potuto scrivere quattro anni fa, cambiando solo qualche frase (sembrano biliate decantate da tempo): la decadenza della sinistra radicale c’era già, i no euro c’erano già (e venivano considerati più pericolosi prima di vedere quanti voti ha preso effettivamente), la socialdemocrazia decadente c’era già. ma quando il solo obbiettivo di uno scritto è cantare le lodi del m5s, ci sono strofe che vanno ripetute stancamente.

    insomma, dopo aver letto sta talebanata anche la triste vicenda della spinelli mi pare più digeribile.

    p.s. ma che ci voleva a prevedere che dopo il tradimento della spinelli sarebbe finito in caciara? in confronto ho previsto sia la sconfitta di grillo a due mesi dalle elezioni, che il superamento da parte di lt della soglia di sbarramento. e non me ne vanto, nonostante sia molto di più che prevedere che con la pioggia ci si bagna.

  • @ kthrcds

    in realtà siete stati voi* che, continuando a dare di fascisti a quelli del pd, dimostrando di non avere capito un cazzo del termine fascismo, ad avere regalato a renzi il 40%. e vedere che continuate a considerare il tutto una casualità vi rende roba da documentario: anche una scimmia se mette la mano sul fuoco dopo un pò si accorge che brucia. ma per un grillino di solito ci vuole più tempo.

    *intendo voi lobotomizzati dalle storture comunicative della propaganda, come la celebre “reductio ad fascistam” per cui se uno non la pensa come te deve essere per forza un fascista, con il risultato che gli unici che non sono fascisti oggi, secondo i ragionamenti a testa di cazzo che vanno per la maggiore oggigtiorno, sono proprio i neofascisti, che non bisogna chiamarli nè neofascisti nè razzisti,”perchè sono contro le banche”.

  • Se avessi una ricetta sicura non sarei qui, mi chiamerei V.I. Ul’janov.
    Nel mio piccolo sono a Bologna ‘sto week end con Boghetta e Porcaro a sentire se davvero c’è la voglia di non arrendersi all’inerzia, e ad Assisi quest’estate per vedere se si riesce a fare un discorso sensato anche in termini di prospettiva internazionale, e mi dichiaro disponibile a farmi il culo quadro con la militanza se davvero c’è il desiderio di provare a non morire in ginocchio.

    Se poi dovesse capitare che Rifondazione si dovesse dimostrare contendibile dall’interno…tanto meglio.
    E poi qualche testa pensante c’era anche in Sel, anche se ormai son tutti usciti.
    Si sa mai che li si ritrovi strada facendo.

    Non lo so, ci si prova.
    Almeno a livello di elaborazione intellettuale vedo che qualcosa dove non si rimesta sempre la stessa minestra si muove.
    Tantovale provare a vedere, dal mio punto di vista, se si riesce ad organizzarsi.

  • Buongiorno Aldo, che collocazione dai a Porto Alegre e al movimento no global quando scrivi che la sinistra radicale non produce cultura politica da 25 anni? Complimenti per il blog,
    Mauro

  • Ma non è in contraddizione con quello che lei dice? Da una parte, giustamente dice non hanno capito nulla di quello che è successo o sta succedendo; non conosce nessuna rivista di area dove si pubblichino contributi e idee nuove; dall’altra dice di aver votato M5S e sostenuto la Lista Tzipras, pur sapendo tutto quello che puntualmente è accaduto ( a proposito voglio dirle che sono stata anche io buon oracolo e non li ho votati per questo), ma allora non è meglio aiutare i 5S a darsi una base teorica nuova e forte. Tanto lo ha visto benissimo anche lei quello di cui è capace la sinistra radicale. Punti su qualcosa di nuovo e li aiuti. Aiuterà il paese.

  • Mi scusi, ma io ho considero il Pd un partito “fascista” solo da quando si è imposta la linea Renzi, e fatte le debite proporzioni. In precedenza lo consideravo semplicemente un partito ipocritamente colluso con il Pdl.
    Poi, mi scuserà, ma io avrei altro da fare che non essere costretto ad interloquire con uno che, come lei, si esprime come un carrettiere e tra l’altro non ha azzeccato una sola delle congetture che ha elaborato sul mio conto. Io ho votato a sinistra, compreso il carrozzone guidato da Prodi, per oltre 40 anni. Per la prima volta, alle europee, non me la sono sentita e ho votato Lega perché unico partito schieratosi contro l’€ senza ambiguità – ma non la rivoterò certo alle prossime politiche.
    Quindi mi scuserà se per quanto mi riguarda il nostro scambio di opinioni termina qui.

  • Per mia distrazione ho dimenticato di specificare che il mio commento del 9 giugno 2014 alle 16:30 era indirizzato a giandavide (9 giugno 2014 alle 12:24)

  • Il caso della Spinelli potrebbe essere un caso di banale aritmetica. La signora non si sente di rinunciare a oltre 20.000 euro netti al mese oltre che ad una congrua pensione. Penso agli ingenui che l’hanno votata: si predica tanto contro il nepotismo che dilaga ormai in tutti gli ambienti universitari, politi etc. E poi si vota la figlia di papà.

  • Il caso della Spinelli potrebbe essere un caso di banale aritmetica. La signora non si sente di rinunciare a oltre 20.000 euro netti al mese oltre che ad una congrua pensione. Penso agli ingenui che l’hanno votata: si predica tanto contro il nepotismo che dilaga ormai in tutti gli ambienti universitari, politici etc. E poi si vota la figlia di papà.

  • D’altronde Berlusconi e il berlusconismo hanno assopito le coscienze di molti, in questi lunghissimi vent’anni. Ora c’è molta più discussione politica, anche grazie alla rete, soltanto che non si capisce più molto bene chi sono “i nostri”. Giustamente, come rileva Giandavide, che si parla di fascisti a vanvera. E le posizioni “antisistema” o critiche al sistema sono un po’ dappertutto e la sensazione fatale di impotenza di fronte ad un nemico che non si può nemmeno più identificare (così come il “compagno”) è forte. http://www.sinistrainrete.info/europa/3800-mario-monforte-sudditanza-e-contro.html

  • Ma la sinistra che Lei ha cercato di favorire alle europee, che sinistra è? Lo conosce il gruppo sociale naturale a cui si rivolge oppure sono i soliti disperati radical-chic ( Repubblica e dintorni….) che abbiamo visto in azione tante volte ed hanno fallito clamorosamente?

  • discutendo con un amico su questo articolo si chiedeva: il problema e’ cosa si intende per sinistra radicale?
    per lui non vuol dire fare gli estremisti o votare come fessi la prima cosa che capita solo per antipatia.
    io invece aggiungo, che la sinistra radicale sia ormai una associasione di intellettuale più preocupati di far pubblicare i loro libri, articoli, ecc.. ben lontani da porsi problemi come perché disocupati, incapienti, emarginati vari non devono dichiarare le tasse a valore 0, chi è senza una casa non può godere del diritto di residenza, cioé si vi sono categorie nella società non rappressentate che fare per rappresentarle. io credo che vi sono categorie di popolazione sia mal rappresentate che non rappresentate, ecco perché vi è carenza di idee nelle organizzazione e strutture sindacali, partitiche, ecc…, con un deficit di prospettiva (che fare).
    Nel non saper che fare, contribuisce al sorgere dell’appiattimento, il carrierismo (esempio: accumulo di poltrone), alla corruzione in tutte le sue forme.
    Nel tempo lega ambiente ha sviluppato un ramo commerciale che paga le tasse, non crea concussione o corruzione, non abusa dello status di onlus(?) come rivela oggi ilfattoquotidiaono

    lega

    ambiente

  • @mauro @aldo no, Porto Alegre, se citando questa città vogliamo significare il movimento dei movimenti che da Seattle a Genova ha attraversato il pianeta non è stato un momento e non è stato privo di profonda analisi e riflessione teorica. Certamente si tratta di un tema “off topic” rispetto al contenuto dell’articolo. Ma l’osservazione è corretta. Per sinistra radicale tu Aldo intendi quelle aggregazioni di partiti a sinistra della socialdemocrazia europea. E mi pare che dall’articolo sia ben chiaro. Non si esaurisce certo qua il “movimento di trasformazione delle cose presenti”.

    • que se vayan in effetti parlavo della sinistra radicale con proiezione istituzionale, essendo l’altra vivace ma del tutto minoritaria e comunque estrabea a questo tipo di valutazioni. Quanto a Porto Alegre nion sono così convinto della profondità teorica della culktura politica che ne è derivata (anche se riconosco che è stata il tentativo più deriodi darsi una cultura di sinistra dopo la fine del muro)

  • @Enea @kthrcds @Professore

    Il Partito non può che essere un’organizzazione mossa dall’obiettivo capitale del ritorno al dettato costituzionale.

    Il ritorno alla Carta implica già da sé “sovranità”, “NO-€”, “NO-U€” e no “capitalismo sfrenato”.

    Ma il ritorno al gioiello della nostra Costituente impone il rifiuto del “liberalismo” tanto quanto del “comunismo” di cui l’incesto è il federalismo-spinelliano.

    La nostra Costituzione è socialdemocratica e keynesiana/kaleckiana. Punto.

    I comunisti, anche quelli “democratici”, DEVONO CAPIRE CHE LOTTARE ***CONTRO*** IL CAPITALE È FARE IL GIOCO DEL NEO-LIBERISMO. IL NEO-LIBERISMO È ANTICAPITALISTA.

    (Capire cosa avessero in comune Carl Menger e Bukharin, potrebbe essere illuminante…)

    Calamandrei ci ricorda che la Costituzione è l’unico programma su cui TUTTI i partiti devono essere d’accordo: poiché la carta costituzionale ***È*** “la Sinistra”, non trovo soluzioni ideologico-programmatiche che non siano materializzare in prassi l’esperienza politica che dal ’48 al ’78 trova in Lelio Basso ineguagliato socialista e democratico in Italia e nel mondo.

  • Guardi, signor Giannuli, io sono uno di quelli che lei definirebbe la base del Prc. Base che più base non si può, le assicuro.
    Io una mossa me la darei pure, ma solo per far razzolare dalle scale Lei e quelli come lei.
    Distinti saluti

    • Giuseppe: ma io non sono quello che vi ha ridotti in braghe di tela. Un altro interventore diceva che la base di Prc e Sel ormai è all’encefalogramma piatto. Io non volevo (e non voglio) crederci, ma Lei gli dà pienamente ragione.
      Se è così, credo che ne abbiate ancora per poco

  • L'”altro interventore” non sa nemmeno cos’è un encefalogramma.
    Per quanto riguarda Lei, quando avrà fatto della militanza e non solo chiacchiere e blog e magari sarà stato anche dirigente di qualcosa, oltre che di se stesso, ne riparleremo.
    Rinnovo i saluti

  • @enea: il desiderio di provare a non morire in ginocchio c’è. Non potrò essere a Bologna ma ho visto Porcaro domenica scorsa a Roma alla III assemblea nazionale di ARS e sono stato la settimana precedente (ma anche a gennaio) a Chianciano, e ci sarò anche ad Assisi. La voglia di non arrendersi all’inerzia c’è, si sta provando ad organizzarsi.
    Non lo so, ci si prova 🙂
    p.s.: Segnalo anche questa iniziativa: http://orizzonte48.blogspot.it/2014/06/viareggio-28-e-29-giugno-2014-itinerari.html?spref=fb

  • Tutta questa manfrina per giustificare il fatto di volersi allearsi con i thatcheriani inglesi?. Ma se uno vuole andare con la destra perché non spiega perché è giusto andare con la destra senza ricorrere al solito trasformismo italiano di fare qualche cosa ma facendo finta di essere qualcos’altro?

  • Ma perchè non rottamiamo questo comunismo con tutto il suo “atteggio” a fare gli intellettuali e non passate all’attività senza se e senza ma nel M5S? Lei professore avrebbe tante cose da dire ad un Porta a porta e se la caverebbe alla grande contro una Moretti. Potrebbe fare davvero molto, le rinnovo il mio invito e lo rinnovo agli altri che si battono per la giustizia sociale: battetevi per quella, abbandonate i nostalgismi da ex-sessantottini e date una mano ai pentastellati. Non bisogna combattere per gli slogan o per uno stemma ma per le cose opportune per il Paese. Dateci una mano o sarete complici di Renzusconi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.