Prossime elezioni: uno scenario greco?

Fare delle previsioni sulle elezioni, quando non si sa quando si voterà, con quale sistema elettorale e con quali partiti e coalizioni è come azzeccare il superenalotto del secolo. Però bisogna provarci perché è sulla base di queste aspettative che lorsignori cercheranno di imbastire una qualche legge elettorale a loro uso e consumo. Partiamo supponendo che la legge resti quella attuale. In primo luogo identifichiamo i poli che, grosso modo, potrebbero essere tre:

1-Destra (Pdl, civiche collegate, Destra di Storace forse, ma è poco probabile, la Lega)

2-Centro sinistra (Pd, Udc, eventuali civiche come quella dei sindaci o quella ispirata da Repubblica, di cui si parla)

3-M5 Stelle.

Restano fuori, da collocare:
Lega, Fli-Fini, socialisti, radicali, Sel, Idv, Rifondazione, Pdci ed alcune possibili novità come la lista di Cordero di Montezomolo, Alba o una lista di ispirazione Fiom. Allo stato dei fatti, una lista Cordero-Monti sembra una ipotesi tramontata.Nessuno di questi gruppi ha la forza, da solo o in coalizione, di costituire un polo competitivo, per cui, o si presenterà da solo, sperando nel 4%, o finirà per scegliere una coalizione. A poter plausibilmente sperare in un 4% da soli ci sono solo Lega, Sel ed Idv, che potrebbero correre una avventura solitaria, mentre dei nuovi possibili partiti, solo Montezemolo potrebbe coltivare la speranza del 4%, ma con molti rischi di restare a terra. Gli altri o si accasano in qualche coalizione o, piuttosto, devono confluire in qualche altra lista perché non hanno il 2% che gli assicurerebbe di entrare in Parlamento attraverso una coalizione.

Per cui facciamo questa ipotesi:

Lega: da sola o con la destra berlusconiana

Montezemolo: da solo o con il centro sinistra

Fli: probabilmente in qualche lista del centro destra o in qualcuna del polo di centro sinistra (ad es. Udc, Api o simili)

Api: più o meno come per Fli

Sel: con il centro sinistra o con una coalizione propria con Alba, Fiom e forse Idv, più difficilmente con 5 stelle

radicali: forse con 5 stelle

socialisti:  in qualche lista nella coalizione di centro sinistra, più difficilmente nel polo Sel se esso dovesse costituirsi

Pdci: nelle liste Pd

Rifondazione: in qualche lista del centro sinistra o di un eventuale polo Sel, ma non è da escludere una intesa con l’Idv.

Alba e Fiom, nel centro sinistra o in un eventuale polo-lista con Sel.

Nel complesso, possiamo trascurare  Fli, Api, socialisti, radicali, Alba, Rifondazione e Fiom come sostanzialmente irrilevanti ai fini della competizione finale (si tratta, probabilmente di meno del 10% da dividersi, che, quindi si compensa). Qualche variazione apprezzabile può venire dalle scelte di Lega, Sel, Idv e, forse, Cordero. Diamo l’Idv per perso alla coalizione di centro sinistra e per accorpato al M5s o da solo. Consideriamo per ciascuno dei tre blocchi una forchetta fra il minimo ed il massimo.

Abbiamo questo quadro:

Destra: è la forchetta più ampia, sia perché occorre considerare le scelte della Lega (e, forse, di Cordero), sia perché è difficile valutare quanto potranno recuperare dall’astensione le eventuali civiche di contorno. Per cui diremmo che, per ora, appare credibile una forchetta molto ampia: dal 23 al 39%. Ovviamente il risultato massimo postula sia il massimo di ampiezza della coalizione (Lega, forse Cordero, pezzi di Udc, Fini, gruppi locali) sia una larga confluenza di astenuti. Mentre, il risultato minimo, corrisponde grosso modo all’area storica di Forza Italia, pur diversamente distribuita e registrerebbe  l’insuccesso sia della ricerca di alleati che della raccolta di voto astensionista.

Centro-Sinistra: anche qui occorre considerare una serie di variabili legate all’ampiezza della coalizione (rilevante è il caso di Sel e la possibilità che si formi un polo alternativo intorno ad essa), a quanti voti porterà effettivamente Casini e quanti ne eroderà ancora Grillo. Per cui possiamo considerare una forchetta dal 27% (l’area solita del Pd con qualche contorno di Udc-Api) al 39-43% (coalizione vasta che include sia l’Udc che Sel, e buon contenimento delle eventuali perdite verso la Destra e verso Grillo)

M5s: qui la forchetta si fa meno ampia, sia perché l’ipotesi di alleanza si riduce alla sola Idv  (al massimo anche a Sel), sia perché la banda di oscillazione dei consensi è più contenuta. Nelle amministrative M5s ha “sfondato” solo in due regioni (Piemonte ed Emilia), ha avuto risultati discreti in altre tre (Liguria, Veneto e Toscana), ha “arrancato” in Lombardia ed ha stentato in tutto il centro-sud, insomma, il bottino presumibile di maggio si aggira un po’ sotto il 9%. Come è naturale, da allora è iniziato il doppio fenomeno della “luna di miele con gli elettori” e della “corsa al carro del vincitore” da parte di aspiranti parlamentari. I sondaggi parlano di un 19-20% che, però, potrebbe essere eccessivo, sia perché questo registra gli umori immediatamente posteriori al successo di maggio, sia perché il ritorno in massa di elettori astensionisti verso i due poli maggiori (e a quello di destra in particolare) ridimensionerebbe un po’ il risultato grilliano. D’altra parte, se l’approfondirsi della crisi e lo spappolamento di immagine dei partiti giocano a favore di Grillo, però è anche vero che un eventuale insuccesso a Parma e la formazione delle liste (che è facile prevedere tormentata) potrebbero giocargli contro.

Il punto delicato riguarda il sud e la Lombardia: sia nell’uno che nell’altra il movimento non è andato al di là del 3% e spesso è restato molto al di sotto di questa asticella, questo significa che, se questo dato non si modifica sensibilmente, per raggiungere il 20% nazionale, il M5s ha bisogno di prendere il 34-35% nelle rimanenti regioni, il che non appare realistico. A dare una spinta decisiva nel sud (Napoli, Palermo, Molise) potrebbero arrivare i rinforzi dell’Idv che qualche contributo lo darebbe anche in Lombardia. Calcolando qualche ulteriore flusso elettorale dal Pd e da Rifondazione, è possibile che questo polo si assesti fra il 15% (risultato peggiore che sconta una “fermata” nell’afflusso di consensi ed un certo rientro di astensionisti a favore dei due poli maggiori) ed il 25-27% (risultato che sconta sia l’ingresso in coalizione dell’Idv sia il massimo di espansione dei consensi al movimento).

Un eventuale polo Sel-Alba-Fiom-Rifondazione potrebbe raggiungere il 7-9% che salirebbe ad un possibile 12-13% con l’Idv (se dovesse fallire l’intesa Di Pietro-Grillo): abbastanza per dare un colpo serio alla coalizione di centro sinistra, ma troppo poco per entrare in competizione, per cui potrebbe trovarsi in difficoltà per il solito discorso del “voto utile”.
Poi ci sarebbe quel 6-10% di eventuali “non collocati” che vanno in solitaria.

Considerando le mediane, abbiamo questi valori: Destra 31%, Centro sinistra 35%, M5s 21%, eventuale polo Sel 10%

Pertanto, a tutt’oggi, chi sta messo meglio è il blocco Pd-Udc con il suo 35%, ma deve guardarsi da tre insidie convergenti: la “resurrezione” del Cavaliere, l’erosione di voti sui due fianchi e l’eventuale presenza di un polo Sel. Dunque, una partita non decisa, anche se Bersani resta il favorito. Alla Camera questo basterebbe, ma i guai verrebbero dal Senato. Infatti, alla Camera, con la legge attuale, un solo voto di scarto basta per aggiudicarsi il 54% dei seggi, ma al Senato le cose stanno diversamente, perché il premio scatta regione per regione (e non è possibile fare altrimenti, perché la Costituzione prevede che il sistema elettorale del Senato sia su base regionale) e questo spesso si compensa. Allora vediamo come potrebbe andare:

probabilmente la Destra (con la Lega dentro) vincerebbe in Veneto e Sicilia, dove, però, sia Centro Sinistra che Grillo si spartirebbero i seggi di proporzionale mentre il Centro sinistra quasi certamente  vincerà nelle quattro regioni tradizionalmente “rosse” (Emilia, Toscana, Umbria e Marche) dove gli altri si accontenterebbero dei seggi di proporzionale.

Le altre regioni (Piemonte, Liguria, Lombardia, Friuli, Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Molise, Calabria, Sicilia e Sardegna) sarebbero tutte in bilico. Il M5s potrebbe avere qualche possibilità di arrivare primo in Piemonte o in Molise, mentre un eventuale polo Sel potrebbe puntare sulla Puglia. Ma, nel complesso è ragionevole che i due poli maggiori si spartirebbero tutti i premi di maggioranza regionali o quasi. Il guaio è che, anche in questo caso, potremmo avere un esito di questo tipo:

Destra: 140-145 seggi
Centro Sinistra ed eventuale polo Sel: 140-145 seggi
M5s-Idv  30-35 seggi
Altri 0-5 seggi

Cioè, nessuno avrebbe la maggioranza: anzi, per effetto della eventuale concorrenza a sinistra (nel complesso il M5s attinge più al serbatoio di sinistra che a quello di destra e l’eventuale polo Sel attingerebbe solo a quello di sinistra) la destra potrebbe conquistare quasi tutte le regioni in bilico, superando i 170 seggi e, dunque, conquistando la maggioranza assoluta con un effetto “anatra zoppa”: Camera al centro sinistra e Senato alla destra.

A complicare le cose c’è poi il primo impegno del nuovo Parlamento: l’elezione del Presidente e non è detto che il centro sinistra, pur conquistando la Camera, abbia la maggioranza, sia per l’eventuale sconfitta al Senato, sia per effetto dei delegati regionali, fra i quali prevarrebbero quelli di destra, stanti i rapporti di forza formatisi nel 2010. E si consideri che occorrerebbe trovare un nome di compromesso (Monti?) anche solo per sciogliere il Parlamento ed andare a nuove elezioni, perché quello in carica sarebbe nel semestre bianco e non potrebbe sciogliere le camere.

Bella situazione, vero?

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (34)

  • Un’anatra zoppa, poco appetibile sul piano politico, lo sarebbe sul piano degli asset nazionali che, a fronte di una tale mancanza di rappresentatività e quindi di una direzionalità – anche ideologica – impressa alle scelte economico-finanziarie, diverrebbero facile preda del capitale europeo ed internazionale. E mi riferisco ai sottovalutati gioielli dell’economia italiana (che pur continuano a sussistere) e non in ultima alle nostre riserve auree, sulle quali l’ennesimo perverso meccanismo di “stabilità” europeo (chissà perché non so se ridere o rimanerne disgustato) sembra voler mettere le grinfie.
    Della serie: mancanza di fiducia sulla solvibilità dello Stato → incremento del costo del danaro da drenare sul mercato (aumento spread), sostenuto pure dai movimenti della speculazione finanziaria ribassista → aumento del costo della macchina statale → peggioramento dei conti pubblici → ulteriori tagli alla spesa → contrazione del PIL → aumento del rapporto deficit/PIL nonostante i tagli → avvitamento della crisi.
    Tralasciando per un attimo il malcontento popolare per il taglio dei servizi, lo scadimento delle condizioni di lavoro, la compressione dei salari, il precariato, la disoccupazione, la stagflazione, la miseria, l’assoluta mancanza di prospettive, il senso di impunità per coloro che hanno approfittato della crisi per arricchirsi e privarci di queste sacrosante prospettive, il ratto dei diritti accordati dal Contratto Sociale e garantiti dalla Costituzione, di cui qualche sadica funzionaria, dall’alto della sua spocchiosa posizione, osa dubitare (vedi slittamento delle pensioni, diritto allo studio ed al lavoro), la progressiva contrazione della rappresentatività democratica, sequestrata dai superiori ordini continentali – spesso neanche elettivi – ed altre simili quisquilie…
    …Tralasciando tutto ciò,
    sono davvero troppo pessimista?

    Se si eccettuano l’iperinflazione e la fame fisica reale, fortunatamente molto al di là da venire, mi sembra che ci siano molte condizioni politiche (ad es. di frammentazione e di vuoto di potere) simili a quelle verificatesi nel periodo successivo alla Grande Guerra e che poi favorirono l’emergere dei movimenti nazionalisti.
    Prima che la situazione possa precipitare, a quell’anatra zoppa sarebbe meglio tagliare il collo una volta per tutte…

  • eh, si proprio una gran bella situazione.
    ineccepibile, sebbene io forse avrei spostato la parte bassa della forchetta del pdl al 15% dato che è un numero che si è visto, ma la situazione non cambia molto, dato che in linea di massima c’è il senato su base regionale, cosa di cui sembra che molta gente si scordi (grillo in primis).
    l’unica possibilità che non hai vagliato è un accrocchio pd-udc-pdl(senza berlusconi), cosa che in effetti sembra assurda anche a me, ma non ai sondaggisti che continuano a proporre il tema agli elettori, mostrando risultati da grosse koalition.
    ho letto anche che l’alleanza con casini è voluta da dalema che vuole essere eletto presidente della repubblica, ma anche un tostapane capirebbe che un’alleanza pd-casini non può vincere, e il voto utile se lo scordano anche loro, non solo vendola e di pietro. a meno che non si imbarchino il partito di angelino…
    a me sembra che stavolta, se sti pazzi del pd continuano in q

  • uesto modo, potrebbero veramente portare al crollo definitivo del loro partito. è fin troppo evidente che stanno giocando per perdere, o perlomeno per evitare in tutti i modi di vincere con una coalizione di sinistra, e forse stavolta ce la faranno.
    sicuramente una coalizione con alfano la farebbero solo dopo le elezioni, sennò non li vota nemmeno la loro nonna, ma stando a questa legge elettorale mi sembra matematico.

    l’unica cosa che potrebbe camabiare la situazione e rendere un asse pd casini vincente sarebbe una legge elettorale fatta ad hoc per favorire solo loro e svantaggiare tutti gli altri…

  • A me sembrano sopravvalutate sia la coalizione di destra che quella di centro sinistra.

    La coalizione di destra, tra l’altro, mi pare FORTEMENTE sopravvalutata. Queste percentuali si vedrebbero se, e solo se, 1) ci fosse un’astensione praticamente pari a 0; 2) Grillo non riuscisse a pescare voti tra i delusi pdllini o leghisti (considero la lega naturalmente rivolta – formalmente o di fatto – all’alleanza col pdl: in pratica le opzioni della lega sono a) andare a Roma alleati col pdl o b) non andare a roma, favorendo comunque, prevalentemente, il pdl); 3) il Pdl rimanesse nell’attuale composizione, senza defezioni verso il centro.
    E’ evidente che le tre condizioni non possono essere verificate contemporaneamente! Le prime due sono compatibili tra loro ma non con la terza.
    Teniamo presente che – per riguadagnare i consensi dei delusi aspiranti astenuti o grillini (più la prima che la seconda) – un PdL in chiave anti monti si porrebbe come una formazione estremista e perderebbe non pochi pezzi verso il centro montiano.
    Perciò io do a questa coalizione una forbice 22-26% (con il valore più alto nel caso in cui facessero una campagnia elettorale perfetta e le condizioni 1 e 2 di cui sopra fossero, contemporaneamente, verificate).

    A me pare che, invece, al centro, ci sia spazio per una minicoalizione o una lista unica (Montiani ex Pdl+Fli+Montezemoliani+Api) che potrebbe valere 9 – 11 %. Questa coalizione sarebbe alleata con UDC e PD tacitamente (nel proposito di continuare l’esperienza montiana) ma non elettoralmente.
    La variante di questa coalizione include L’UDC (nel caso in cui i dirigenti PD conservino un minimo di furbizia tale da evitare questa alleanza considerata spregevole da almeno il 70% dei suoi elettori) e arriva al 16-19%.

    Movimento 5 stelle secondo me, come ho già spiegato, non si alleerà con nessuno e avrà una forbice ampia che va dal 16% al 23%. Questa forbice dipende essenzialmente da tre variabili: 1)la relativa attrattività del pdl-lega (variabile minore); 2) la relativa attrattività della coalizione di centro sinistra(PD dentro, UDC fuori)/ sinistra (anche PD fuori) e soprattutto dell’IDV (variabile maggiore); 3) la tentazione, fino alla fine, di non andare a votare da parte di molti potenziali elettori del M5S (variabile maggiore).

    Coalizione PD ha tre varianti: 1) (altamente improbabile) PD da solo (27-30%); 2) PD, SEL e IDV (34-38%); PD e UDC (27-30%).
    Avrete notato come, stranamente, la forbice sarebbe uguale se il PD andasse da solo o si alleasse con Casini. Ebbene, io la penso proprio cosi: il PD perderebbe (almeno) tanti voti a sinistra quanti ne guadagnerebbe al centro.

    Ultima, ipotesi, coalizione di sinistra senza PD, incentrata su SEL e IDV (+ lista Fiom + FDS e altri) 18-21%.
    Si, proprio cosi, 21%! Seconondo me lo spazio ci sarebbe.

    Ricapitoliamo facendo la media e con le due ipotesi (che essezialmente ruotano intorno alla manovra UDC-PD)

    1° caso)

    pdl (e lega) antimontiano(24%) – conservatori montiani (10%) – Grillo (19%) – UDC+PD (28%) – Sinistra (19%).

    2° caso)

    pdl (e lega) antimontiano(24%) – conservatori montiani+UDC (18%) – Grillo (21%) – PD+SEL+IDV (37%)

  • pierluigi tarantini

    Caro Aldo,
    nell’elenco delle formazioni politiche riportato nel post hai dimenticato di inserire l’IDV, residualmente citata solo come eventualmente apparentata con SEL o M5S.
    Tale dimenticanza risalta atteso che hai preso in considerazione perfino Rutelli, i socialisti (??), il prefisso telefonico PDCI , i radicali ecc.
    Il non citare IDV mi fa temere, perfino in Te, inconscie conseguenze della lettura di Repubblica……
    E’ infatti evidente il tentativo da parte del PD di far fuori Di Pietro, tanto che Vendola ha parlato di ciò come del trofeo richiesto per l’alleanza con il PD di D’Alema e Casini.
    In questo senso, da ultimo, il penoso tentativo di far passare l’apparentamento SEL – IDV come la Siryza italiana (intervista a Letta il giovane su Repubblica del 30/6).
    Per fortuna non siamo ridotti come la Grecia, costretta a scegliere tra il minore dei mali.
    In queste condizioni davvero credi che il 35% degli italiani voterà PDUDC?
    E ti immagini con quali candidati ….
    Quanto al rischio del ricatto del voto utile, premesso che Di Pietro e Vendola non sono degli ambiziosi demagoghi alla Tsipras, credo che prospettare il voto utile a favore dell’esenzione dell’IMU per le fondazioni bancarie, a favore delle spese militari, per la modifica dell’art. 18 non riesca a convincere neanche un destro come me.
    Non resta che sperare che SEL ed IDV rompano definitamente gli indugi concordando un programma decente, organizzando qualcosa di simile alle primarie di collegio, indicando il proprio candidato alle primarie e dando agli elettori un’alternativa al fetido piatto servito da chez Maxim.

    • non è che abbia dimenticato l’Idv, semplicemente credo chde nella coalizione con il Pd non sarà accettata e dò per scontato il suo accorpamento a Grillo. Peraltro se l’Idv scegliesse il Pd perdferebbe una bella fetta dei suoi elettori che oasserebbero lo stesso con Grillo, D’altra parte dico chiatamente di ritenere sostanzialmente ininfluenti i partitini che citi mentre considero l’Idv con Sel nìella fascia dei partiti non in grado di costruire un polo competitivo intorno a sè, ma in grado di modificare sostanzialmente il risultato con le loro scelte

  • Nell’ultima ipotesi che ho fatto, forse, sarebbe possibile ottenere la maggioranza anche in senato (soprattutto contando sull’appoggio tacito – ma non troppo – e postelettorale dei centristi montiani+UDC).
    Il PD si troverebbe ad occupare il baricentro politico dell’azione di governo. Ma avrebbe ingannato una parte dei propri elettori con una coalizione palesata più ristretta rispetto a quella reale e metterebbe una pressione politica sull’IDV e su SEL che sarebbero costrette a governare (o a sostenere il governo) condividendo decisioni impopolari per i loro elettorati di riferimento e si ritroverebbero impantanati in un consociativismo di fatto, intermediato dal PD, con l’UDC (Unione dei Concessionari) e altri opportunisti del centro. Altrimenti, facendo cadere il governo, si ritroverebbero ancora una volta vittime della sindrome delle “ali irresponsabili” e additate come la causa del fallimento dell’azione di governo.

    Allora perchè il PD non persegue questo sentiero – da cui pare avere tutto da guadagnare – ma, anzi, sembra fare di tutto per abbandonarlo cercando improponibili alleanze elettorali con l’UDC?

    Tre ipotesi:

    1) Sono troppo stupidi (o lontani dalla realtà della strada) per capirlo? Plausibile.

    2) Il PD, in questa fase difficile, teme di essere al centro di una azione di governo e vuole giocare d’azzardo per allargare il più possibile una coalizione di salvezza nazionale in cui le sue responsabilità siano più limitate. Possibile.

    3) La combinazione di una delle due ipotesi precedenti + l’aspirazione di qualcuno (o di tanti dirigenti) nel PD di massimizzare il numero di poltrone e di posti di sottogoverno (il pensiero volge spontaneamente alla poltrona che si libererà al Quirinale e che richiede AMPIE convergenze)? Molto probabile…

    A questo punto però dovrebbero essere SEL e IDV a rovesciare il banco. E sottolineare, di fronte agli ellettori dello stesso PD, come il PD stia facendo di tutto per non vincere l’elezioni e assumersi la responsabilità di andare al govero con la piattaforma progressista di cui questo paese avrebbe bisogno.

  • Giustamente Aldo osserva che fare previsioni, allo stato attuale, è come azzeccare la seuqenza del superenalotto, praticamente impossibile. Troppe le variabili all’interno di un quadro politico in vorticoso e quotidiano riposizionamento. Tuttavia, le ipotesi avanzate da Aldo non mi sembrano così azzardate, anzi le trovo abbastanza verosimili. Il problema è: con quale legge elettorale andremo a votare? E qui mi permetto di dire che, a questo punto, a prescindere dalla legge, anche se finissimo per andare col porcellum, il quadro politico o sraà di sostanziale equilibrio oppure, il che è lo stesso, sraà di grande frantumazione. Due sono gli scenari più probabili: o gosse koalition oppure si ritorna a votare, ma con il smestre bianco, diventa una strada impraticabile. A questo punto, non era una ossrvazione peregrina quella che facevo nel post precedente, quando dicevo che non bisogna neanche escludere a priori l’ipotesi che non si vada affatto a votare. Vuoi per emergenza Euro vuoi per il precipitare della situazione politico-militare (e non è fantapolitica) in Medio Oriente.

  • pierluigi tarantini

    Caro Aldo,
    non mi convince l’idea che Grillo ed IDV debbano essere automaticamente accorpati.
    Infatti, da un punto di vista territoriale e culturale, le due formazioni sono molto distanti.
    Quanto al fatto che IDV e SEL non siano in grado di costituire un polo competitivo Ti invito ad essere un pò più ottimista, peraltro coerentemente con le Tue valutazioni relative alle capacità della gruppo dirigente PD.
    E, per corroborare l’ottimismo, basti pensare al fatto che se pugliesi, napoletani e palermitani avessero ragionato col pessimismo della ragione come fai Tu al suddetto gruppo dirigente non sarebbe attribuita la lucidità (ed i risultati) che Tu per primo gli attribuisci.

  • pierluigi tarantini

    P.s.
    Credo che una coalizione (SEL IDV), in grado di condizionare quello che definisci polo competitivo (PD UDC), sia comunque un risultato positivo.

  • in effetti il punto è proprio questo: se il pd rinuncia a idv e sel per prendersi casini, rinuncia anche al “voto utile”, e questo per vari motivi: per un mero fatto numerico, dato che se prendono così poco oggi, figurati domani e quello che prendono oggi non gli basta per nessun tipo di vocazione maggioritaria; e per una questione di merito: il pdl sarà allo sbando e sicuramente senza lega, e non spaventerà nessuno, mentre il pd avrà quell’aura da “primo partito italiano”. in questo contesto per l’elettore diventerà naturale pensare che:
    1) il voto per il pd non è un voto “contro” qualcuno, dato che non ci sono avversari temibili, a parte grillo.
    2) il pd con l’udc rappresenta un voto a favore per monti, partito appoggiato anche dal pdl, quindi “nè di destra nè di sinistra” (il che significa “di destra”)
    3) il pd non prenderà abbastanza voti, e quindi potrà allearsi con un pdl che si è tenuto le mani libere da lega e berlusconi sempre se b non fa la sua sottoformazione democristiana, cha sarebbe un partito nuovo che formalmente non avrebbe nulla a che fare col berlusca (metodo grillo) e che sarebbe là con i suoi parlamentari a fare da stampella all’azzoppata coalizione casini bersani.
    4) in questo scenario l’elettore pd non è certo motivato, anche nel caso appoggi la linea del partito, dato che la posizione di forza del “primo partito italiano” fa percepire il voto dell’elettore come meno rilevante, a meno di un crollo nei sondaggi, ma in quel caso si deve vedere a favore di chi vanno i voti: se tentano di andare a testa bassa contro grillo si fanno male: grillo non è percepito come berlusconi, e in un confronto tra due partiti con programmi poco chiari e “nè di destra nè di sinistra”, vince quello che urla meglio.

    è matematico: il pd andando con casini ha due obiettivi:
    1) idealmente, quello di prendersi il premio di maggioranza e non dividerselo con nessuno (se non con casini), sebbene al senato non gi basterà, contando che gli altri facciano peggio di lui
    2) più realisticamente, di fronte a una situazione “alla greca” fare un governo di coalizione con il pdl

    sembrerebbe una situazione win-win, in cui il pd accetta di perdere un numero imprecisato di voti per andare comunque al governo con i “moderati”, ma in realtà è un evidente salto nel buio, dato che questo numero imprecisato potrebbe rivelarsi letale. io dico il mio numero: 15 -18%, altro che 25-30: appoggiando il governo monti il pd è diventato maggioranza e manterrà la stessa linea per le elezioni, si troverà nella posizione scomodissima di dovere giocare sulla difensiva, e il fatto di poter essere attaccato su tutto ciò che ha fatto il governo significa una cosa sola: mazzate.

    insomma, l'”effetto occhetto”, o l'”effetto veltroni”, o un “effetto bersani” che supererà i primi due è alle porte, e credo che nel pd lo sappiano che si stanno buttando in un fosso, e credo che ci sia una guerra interna non da poco, tanto che sarebbe un miracolo se arrivano tutti interi alle elezioni: ci sarà una tale atmosfera da separati in casa che sarà impossibile nascoderlo all’esterno, sempre che a qualcuno non gli saltino i nervi e crei un caso politico. certo ai letta, veltroni ecc non conviene separarsi ora, ma in questo caso non dovrebbero condizionare la politica delle alleanza del pd. o si riappacificano con bersani e lo lasciano allearsi con di pietro e vendola come vorrebbe fare, o continano con la guerra al segretario, ma con l’effetto di provocare reazioni da parte della base e di parte del partito che si traducono in lotte interne che poi finiscono sui giornali.

    quindi io in realtà non darei così per scontata l’alleanza con casini, e in realtà penso che finiranno in un’alleanza pd idv sel. alla fine faranno così perchè si accorgeranno che non possono fare altrimenti. ma intanto che le elezioni sono ralativamente lontane ci provano a proporre la solita pappina dei moderati. poi quando si accorgono che non va bene cambiano idea all’ultimo momento, dato che gli andrà bene lo stesso e avranno realizzato comunque un risultato: spargendo fumo di londra sulla questione delle alleanze, toglieranno voti soprattutto a di pietro e vendola, per evitare che siano troppo rilevanti e che gli cannibalizzino tutti i voti, cosa che in effetti è naturale in una coalizione a tre, ed è un effetto che nel pd tentano di arginare in tutti i modi, soprattutto posticipando la questione delle alleanze, un pò come il gioco del cerino.

    per questo non sono d’accordo con la rettifica di aldo: non è scontato nè che che idv pd e sel vadano divisi, nè tantomeno che i grilli si alleino con l’idv, dato che avrebbero più da perderci che da guadagnarci (sia perchè contravverrebbero a ciò che hanno ripetuto da dieci anni a questa parte fino a pochi giorni fa, ovvero che non si alleano con nessuno, sia perchè un partito che vuole prendere i voti dei transfughi del pd non si può imbarcare di pietro. e riguardo a di pietro che perde elettori stando contro grillo dico: sbagliatissimo. di pietro diventerebbe l’amico bau di grillo, le cui rerogative sarebbero scodinzolare e prendersi gli ossi. d’altra parte di pietro lo ha detto: grilo è come claudia shiffer: con questi presupposti penso che si possa fare un film con lino banfi piuttosto che un’alleanza politica.
    ma il problema non si pone, perchè a grillo non conviene prendersi il 4-5% dei di pietrini e perdere una quantità imprecisata di voti per non essere più un partito “vergine” e non alleato. mentre è un dato di fatto che l’idv prendeva più voti quando stava con il pd e gli rubava gli elettori, e se il pd glielo permettesse l’idv starebbe alleata col pd e salirebbe a sopra il 10%, ma è evidente che il pd vuole proprio evitare questa cosa, almeno per ora. sono per questo d’accordo con pierluigi: idv e sel oggi sono determinanti, e le loro potenzialità sono molto consitenti. se fossero state più innocue oggi sarebbero già alleati col pd alla bertinotti, con quella falce e martello che è stata così funzionale a d’alema…
    non mi metto a dare i numeri, dato che mi sembra tutto troppo campato in aria, ma credo che gli scenari siano due:
    1) il pd va con idv e sel, vince alla camera, andrà male al senato forse si dovrà prendere una ruota di scorta, mentre dopo che bersani avrà nominato i parlamentari veltroniani questi ultimi passeranno a casini tentando di fare cadere il governo (a meno che non abbiano i numeri per farlo)
    2) il pd va solo con casini, e in tal caso c’è una situazione in stile greco, con il risultato che la coalizione del pd potrebbe scendere sotto il 20% e grillo salire verso il 25% prendendosi il premio di maggioranza, dato che non avrebbe rivali (il pdl, anche alleato con la lega e storace è difficile che salga a più del 20%, idv e sel si potrebbero attestare tranquillamente verso il 20% totalizzando una quantità di voti analoga a quella di bersani casini. insomma, una situazione greca in pieno, creata a tavolino da qualche mente malata all’interno del pd. e come tutti i piani malati, ha il problema di fare acqua da tutte le parti. anche per questo non credo molto a un futuro governo monti, penso piuttoasto che questi finiscano per regalare il premio di maggioranza a grillo, e per disintegrare il loro partito. e considerando cosa ne penso di grillo, non mi sembra di essere certo ottimista. l’unica cosa buona sarebbe la disgregazione del pd, ma se si considerano le grandi capacità del partito di riformarsi dopo una sconfitta, campa cavallo.

  • ps.
    sono d’accordo con aldo riguardo al 9% che potrebbe prendere grillo data la mancanza di voti al sud. ma se il pd fa come a parma, finisce come a parma con un’emorragia di voti che non possiamo nemmeno immaginare, e in quel caso i voti li prenderà anche al sud, dato che quando tutti i sondaggi ti indicano come il parito con il più ampio margine di crescita la gente inizia a crederci. e in questo caso a grillo basterebbe fare molto poco, farebbe tutto il pd: non solo toglierebbe voti a se stesso idv e sel per darli a grillo, ma farebbe si che non ci sarebbero in campo coalizioni abbastanza grosse da prendersi sicuramente il premio di maggioranza, in modo che si crei una situazione da palo della cuccagna. questa è pura regia dalemiano veltroniana, ovvero la quinessenza della catastrofe, una ne fanno e una ne sbagliano, e se non li limitano catastrofe sarà.
    comunque sono scenari in cui le variabili sono in effetti troppe, e qualsiasi previsione lascia il tempo che trova

  • Caro Aldo,
    credo sia necessario porsi dal punto di vista dell’avversario al fine di valutarne le possibili mosse senza lasciarsi condizionare, nell’analisi, dal disgusto.
    L’asse con l’UDC, così tenacemente perseguito da D’Alema, ha ragioni e fini.
    Portare dalla propria Casini significa privare Berlusconi, della possibilità (rectius: necessità) di spendere l’immagine che Casini ha presso l’elettorato moderato.
    In secondo luogo, tale asse, percepito come maggioritario, risulterebbe attraente per i moderati del PDL e per gli opportunisti sempre pronti a salire sul carro del vincitore.
    E’ lo stesso Berlusconi (che differenza dal 2006!!) a rendersi conto che ormai gli conviene scambiare gli ultimi servi sciocchi con la tutela dei suoi interessi (altro che PDL al 31%!!)
    Il momento economico, inoltre, sembra propizio a mettere alla prova la capacità dell’elettorato del PD di sopportare veramente qualunque cosa.
    Infatti da un lato si potranno intonare le note dell’Europa ce lo chiede e dall’altro si potrà terrorizzare l’opinione pubblica con il rischio Grecia al fine di richiedere il voto utile.
    Inoltre, identificandosi con l’operato di Monti, si verrà finalmente accettati nel salotto dei poteri forti (vecchia aspirazione della dirigenza PD … abbiamo una banca!) ponendo fine all’ormai anacronistica divisione tra il potere politico e quello finanziario ….
    In quest’ottica, assicurare SEL alla coalizione, è necessario solo al fine di ammantare questa strategia di una condivisione da parte dell’unico politico di sinistra che ci possa mettere la faccia.
    Si eviterebbe, inoltre, che l’elettorato abbia alternative alla logica del puro potere che pervade l’oligarchia.
    E pazienza se qualche illuso si astiene o vota Grillo!
    In quest’ottica Vendola non può essere accettato insieme a Di Pietro con il quale potrebbe tentare di condizionare la futura maggioranza.
    E poi, diciamola tutta, Di Pietro rompe proprio con questo giustizialismo..
    E tanti dei sodali del leader maximo non riescono proprio a fare a meno di trovarsi invischiati in inchieste giudiziarie (hai letto degli sviluppi dell’inchiesta Domino?).

  • Francesco Acanfora

    Non c’e’ nessuna possibilita’ logica ne’ aritmentica di un successo di un’alleanza PD-UDC, che va intesa come una figura retorica. In realta’, Casini, o i “moderati” sono una metafora dell’attuale governo, e la ricerca di un consenso elettorale sulla linea dell’intesa con i moderati significa solo cercare di trascinare quanto piu’ si puo’ del classico elettorato PD su una riedizione del governo Monti (con PDL e FLI, si capisce, cosi’ i numeri ci sono). Certo, l’espediente e’ quello da Pulcinella di puntare a un governo con il PDL senza poter direttamente proporre come sbocco del sol dell’avvenire il berlusconismo. Come effetto collaterale, si cerca di impedire a SEL e IDV di riorganizzarsi su posizioni piu’ chiare e piu’ radicali, illudendoli fino all’ultimo di essere imbarcati da PD nel centro-sinistra. Giusto per togliergli qualche voto. Al PDL l’operazione speculare, che non e’ quella di chiedere alleanze moderate (figuriamoci), ma di rincorrere il chissenefrega delle partite IVA e del popolo di destra in generale. Il loro scopo e’ impedire che Lega e Grillo crescano troppo.

    Conclusione: non c’e’ nessun centro-sinistra e non c’e’ nessun centro-destra (attenzione, destra e sinistra ci sono sempre, in un mondo migliore, lo giuro, lo credo, lo prometto). C’e’ da scegliere fra il governo della depressione economica e la rinascita italiana, a partire per esempio da una bella applicazione tosatoria dello spoil system. Chi si proporra’ per questo? Io spero che lo facciano Vendola e Di Pietro, unendo altre forze, Grillo perche’ no, su temi e soluzioni, non su identita’, ma i segnali sono finora troppo deboli per stare tranquilli.

  • nel frattempo stanno cercando di spostare le elezioni più in là di un anno, così lasciano a Monti l’ingrato compito di far fare sacrifici agli italiani. Non credo ci saranno spostamenti di elettori. Bisognerebbe che ci fosse almeno un 40% di elettori scontenti e ci fosse chi prospetta una via di uscita. Invece siamo al “speriamo che me la cavo”. Chi vive o sopravvive, oggi, non vuole certo sorprese: meglio così con questo parlamento che sorprese o rivoluzioni.

  • Francesco Acanfora

    Il mio commnto del 4 luglio e’ completamente superato dagli eventi successivi. Vi e’ un articolo di Tronti (l’operaista) e un intervento di Vendola (che non e’ in Parlamento, ne’ rischia di entrarci), che chiariscono che il problema italiano e’ quello di spazzare via l’attuale Costituzione. Vendola propone l’elezione diretta del Presidente del Consiglio Europeo, non si sa se la Regina Elisabetta vota per uno o vota per un quarto degli elettori, rivolgersi alla corte britannica e alle fabbriche di Nichi per delucidazioni. Tutto senza Parlamento, naturalmente, visto che l’attuale serve per pagare gli stipendi ai trombati dei Parlamenti nazionali. E tutto senza Costituzione, che evidentemente e’ un fastidio giuridico superfluo per gli eredi di Lenin e Stalin, che sanno bene che il diritto borghese e’ un bene superfluo, come ben dimostra il successo della fabbrica madre URSS. Buona fortuna, io da questa impresa mi separo qui.

    • E non hai visto ancora tutto, Franco! Vedrai, Vedrai…
      Intanto una idea: visto che maggari la Costituzione è un inutile impaccio giuridico supoerato, ma, insomma, da qualche parte dovremo pur scrivere che il Presidente del Consiglio Europeo è eletto a suffragio diretto e che ha questi poteri, mentre il Parlamento serve a pagare gli stipendi… ecc ecc, e dunque occorrerà pur scrivere un testo istitutivo, che ne dici farlo scrivere in versi sciolti ad un poeta come Nichi? Sarebbe una bella narrazione, ti pare?

  • mah io devo dire che mi sono scandalizzato di più per altre cose, e non capisco l’ironia sull’elezione diretta del presidente. come se oggi ci fosse il tripudio della democrazia, nonostante decida tutto il consiglio europeo che non è neanche eletto, mentre il parlamento è votato dal 40% degli europei. ho già detto che non apprezzo l’elezione diretta del presidente, ma devo dire che ora come ora la situazione fa schifo, e introdurre principi che avvicinino gli elettori europei al governo europeo mi sembra più rappresentativo che fare decidere tutto alla bundesbank, cosa che però a voi sembra risultare pienamente democratica (non c’è vendola quindi tutto a posto).
    per il resto, dato che tutti i politici fanno delle narrazioni, trovo più onesti quelli che lo dicono piuttosto che quelli che intortano gli elettori a colpi di chiacchiera spacciata per pura realtà.
    ma si vede che voi siete ormai pronti al congnato di grillo che detta la politica estera italiana a favore di putin e ahmadinejad, per un vero tripudio democratico diretto da voti online gestiti con gli immancabili account falsi che dirottano tutte le votazioni in stile bulgaro.

  • pierluigi tarantini

    @ Franco & Aldo
    Non ho avuto modo di leggere e valutare quelli che Franco definisce eventi successivi (un’articolo di Tronti ed un intervento di Vendola).
    Certo devono contenere tesi dirompenti se sono stati in grado di fargli cambiare radicalmente idea rispetto agli auspici espressi soli tre giorni prima.
    Quel che certamente non condivido è l’idea del Parlamento europeo che ha Franco.
    Intanto, se proprio vogliamo denigrare l’istituzione parlamentare, credo che il parlamento italiano offra materiale più interessante….
    In secondo luogo far parte dell’Unione ed inviare nel relativo parlamento i trombati è frutto della pochezza dei nostri partiti, evidentemente incapaci di valutare l’importanza delle decisioni che si prendono a Bruxelles.
    Conseguentemente anche ritenere che l’Europarlamento sia solo una discarica di trombati denuncia una visione della realtà non condivisibile.
    Più in generale mi chiedo, nell’epoca in cui si chiudono gli ospedali ma si confermano le spese militari, nell’epoca dell’esecrato Monti, che senso abbia l’ironia su Vendola.
    Non mi resta che pensare che le vecchie antipatie siano difficili da metabolizzare.

  • pierluigi tarantini

    Quale parlamento? Quello che decide, per fare un esempio che sicuramente Ti tocca, il divieto di produrre il lardo di Colonnata e tutte quelle prelibatezze che non hanno niente a che fare con la produzione industriale.

  • eh, si, aldo è proprio un europeista convinto, non c’è che dire.
    comunque sono d’accordo anch’io con pierluigi: non ci sono altre vie, o si esce dall’europa, o si tentano di migliorare le condizioni della rappresentanza in europa, riflettendo su quanto siano simili a quelle italiane, e non fingendo di scandalizzarsi per il presidente europeo quando in italia fanno molto peggio, a meno che aldo e francesco non si siano già trasferiti per l’indignazione e ora stanno postando da dubai

    • Errore: io sono stato davvero convinto del progetto europeista (al contrario della osservazione ironica che leggo sopra) ma non ci sono progetti politici buoni oper tutte le stagioni. Ogni progetto politico ha un tempo storico entro il quale affermarsi o perire. L’Europa ha aviuto sessanta anni per realizzare la sua unità politica, ma non ce l’ha fatta. Il progetto ormai è fallito e non c’è più nulla da fare. Pensiamo ad altro.

  • mah, io penso che oltre a seguire una prospettiva politica su scala nazionale, cosa giustissima, sarebbe sensato intraprendere simili tentativi a livello europeo. lo so che non è automatico che un’elezione diretta del presidente abbia come effetto quello di rendere più serie e partecipate le elezioni, e che anzi si tratta di una deformazione becera della rappresentanza.
    ma guardiamo alle alternative: l’assemblea di condominio e la bundesbank: che bazza!
    senza contare che le favole, quelle della cicala e della formica e di herr muller e l’europa, stanno attecchendo e tendono ad isolare le sinistre europee. e rendono difficile far si che si pensi ad altro, dato che ognuno si concentrerà sul proprio orticello. in questa condizione la possibilità che nasca qualcosa dal basso è matematicamente impossbile, dato che sarebbe comunque limitata a uno stato e non sarebbe riproponibile altrove: in francia abbiamo melenchon, in gemania pirati e linke, in svezia pirati, in spagna indignados, in grecia syriza, in italia stendiamo un pietoso velo. formazioni politiche che non c’entrano nulla l’una con l’altra e sono riflesso più di una sensibilità nazionale che di una linea comune europea. insomma credo che sia una situazione di stallo che non rende molto facile pensare ad alternative concrete. non per fare la storia dell’uovo o della gallina, ma non è possibile pensare a delle politiche antiliberiste serie se queste sono concepite per un solo stato comunitario, a meno che questo stato non esca dalla comunità.
    quindi non vedo molta scelta: o buttarsi insieme a grillo e il banana nel carrozzone dei no euro, o rassegnarsi, anche se con poca convinzione, all’ineluttabilità del progetto europeo tentando di sfruttarlo al meglio

  • pierluigi tarantini

    Caro Aldo,
    possibile che un comunista come te argomenti che se un progetto politico non si è realizzato compiutamente in sessant’anni è definitivamente fallito?
    L’Europa è il mondo nel quale viviamo e nel quale vivranno i nostri figli.
    Mi vuoi indicare, di grazia, qualcos’altro cui dovrei pensare e tenere?
    E perdonami se non riesco a pensare alle sorti di PRC.

    • Caro Pieluigi, proprio da comunista, che sa cosa significa cosa è il fallimento di un progetto politico, ti dico che quello europeista è ormai definitivamente fallito. Sai quando è stato sconfitto il progetto di Lenin? Non nel 1989 (che era già morto e sepolto da un pezzo) non nel 1964 con la caduta di Krusciov e del suo progetto riformista fda parte di Breznev; non negli anni trenta con la vittoria dello stalinismo che ne era implicita negazione, ma nel 1923 con la sconfidfda dell’ottobre tedesco. Il leninismo stava in piedi solo sul presupposto di una rapida rivoluzione europea, quando fu chiaro (appunto nell’ottobre 1923) che questa non ci sarebbe stata, almeno in tempi politicamente prevedibili, tutto il progetto crollò.
      Qualcusa rimane sempre e, infatti, il comunismo si dette altri progetti che ebbero sorte alterna sino al fallimento finale.
      L’europeismo che esce definitivamente sconfitto (definitivamente e senza appello) è quello di Jean Monnet, il progetto tutto economicvo e finanziario che prese quota dopo la sconfitta della Ced. C’è ancora spazio per la speranza di una Europa Unita? Forse ma occorre ripensare tutto, il come, il cosa i confini ecc. Per ora ci sono solo macerie.
      Quanto al futuro di ifondazione, neanche io lo vedo e lo dico da tempo, ma non crederai che il comunismo si identifichi con il piccolo partitivo guidato da Ferrero!

  • pierluigi tarantini

    Caro Aldo,
    concordo sul dover (e, per quanto mi riguarda voler) ripensare al progetto Europeo (e non ad altro).
    Non sono d’accordo sul fatto che vi siano solo macerie.
    In ogni caso, questo scambio di battute dà l’occasione di meditare sulle ragioni del fallimento della CED e della CPE e sulla necessità che, in un contesto diverso da quello del 1951-2, siano riprese le fila di quel discorso.

  • pierluigi tarantini

    Scusami se insisto ma mi è sorto un dubbio atroce.
    Rispondendo a Giandavide hai affermato: io sono stato davvero convinto del progetto europeista.
    A me, invece, rispondi che il progetto europeo è fallito nel 1951-2.
    Devo, quindi, dedurre che il Giannuli europeista sia precedente a tale periodo.
    Di qui il mio sconcerto.
    Se già nei tardi anni quaranta ti interessavi di politica, quanti anni hai?

    • Non fare il fimnto scemo sai perfettamente quanti anni ho, solo che ho creduto molto nel disegno europeista sino ai primi anni novanta, e speravo (sbagliando) che all’unificazione economica ed, in prospettiva, monetaria seguisse quella politica, non rendendomi conto che certi giochi erano fatti. Sto solo dicendo di avere sbagliato anche io

  • a parte queste rivelazioni straordinarie sull’età plurisecolare di aldo (maledetti rettiliani), credo che la questione sia un pò quella del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. aldo lo vede vuoto, pierluigi analizza i residui, e tutto sommato anch’io preferisco pensare ai rimasugli piuttosto che abbandonarmi all’orrore delle politiche che si fanno sempre più locali e sempre più inutili in quanto quando hanno successo sono circoscritte. è probabile che ci siano dei problemi linguistici consistenti che rendono difficile la comunicazione tra i vari cittadini europei, e sicuramente non c’è stata molta intercomunicazione tra i compagni di tutta europa.
    ma in questo caso la colpa è anche dei compagni, dato che i fascisti invece si sono integrati parecchio tra di loro in europa, e hanno peraltro portato avanti anche dei leitmotiv internazionali, come la lotta alle banche (oltre ai soliti grandi classici). anche senza tornare all’argomento ell’ostilità dei temi finanziari a sinistra, resta il punto che le possibilità di aggregazione ci sono state, e loro le hanno sfruttate. va bene che loro sono di meno, che prediligono la comunicazione sotterranea della fogne, ma bisogna ammettere che loro l’unione europea l’hanno sfruttata meglio che a sinistra, di cui si ricorda solo l’expoit di bertinotti…

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