Prima che il mondo fosse. Alle radici del decisionismo novecentesco
È un libro potente quello di Orazio Maria Gnerre, studioso di storia del pensiero politico ormai da tempo impegnato nella ricerca di nuovi paradigmi di pensiero alternativi tanto al filone liberaldemocratico occidentalista che a certo ribellismo della sinistra dirittoumanista e all’illiberalismo piccolo-borghese delle destre cosiddette “sovraniste”.
È un libro potente perché in così poche pagine riesce a restituire un affresco di ampio respiro del pensiero politico e metapolitico degli ultimi tre secoli. Scrivo degli ultimi tre secoli perché limitarsi a parlare di Novecento significherebbe non aver compreso a fondo la densità del saggio. De Maistre, Marx, Rousseau, Ortega Y Gasset, Juenger, Schmitt, Kelsen e tanti altri: i pensatori politici della modernità – intesa appunto come quella fase antropologica prima ancora che storia che inizia con il XVIII secolo della scienza, della tecnica e delle rivoluzioni politiche – sono tutti letti attraverso la filigrana del macrotema del “decisionismo”: del rapporto tra società di massa moderna e stato, diritto e polis in cui la società chiede alla polis cogente azione politica.
L’uomo moderno, l’uomo che ha abitato il pianeta negli ultimi duecentocinquanta anni, è antropologicamente – quindi spiritualmente e metapoliticamente – diverso dall’uomo che lo ha preceduto nel Rinascimento, nel Medio Evo, negli evi antichi. È per la prima volta – se escludiamo le poleis greche e la civitas romana repubblicana, fenomeni storico-politici comunque limitatissimi nel tempo e nello spazio – un “uomo società”, un uomo che è cosciente non solo del e nel rapporto con sé e con il Divino ma che è cosciente soprattutto del e nel rapporto con la complessità sociale e con i suoi prodotti – in primis la scienza, la tecnica, il capitalismo. Divenuto uomo-società, l’uomo moderno diviene quindi uomo-disagio, il disagio dell’incompletezza: è un uomo che non può e non sa più bastarsi e idealizzarsi come fece l’uomo greco o rinascimentale e che non può e non sa esaltarsi nel rapporto col Divino e il Sacro trascendente come l’uomo del Medio Evo e comunque come l’uomo della Tradizione.
Ecco il vero distillato dell’opera di Gnerre: l’uomo moderno presenta alla politica e alla polis, il proprio luogo sociale, il conto della propria insoddisfazione. Da qui l’eterno ritorno dei totalitarismi e degli autoritarismi letti – qui la vera rivoluzione copernicana insita nel pensiero dell’autore – non come errori della modernità, ma come suo sbocco naturale, come risultante dello smarrimento politico ma ancor più metapolitico e pre-politico dell’uomo moderno.
Cosa cerca quindi questo uomo della modernità, non trovandolo e volendolo quindi surrogato dal politico? Come accennavamo, il rapporto con il sé e il rapporto con il Divino: in una parola, il rapporto con il sacro, con il “Sacer” inteso come separato dalla polis, dalla civitas. L’uomo dell’agorà vive ogni giorno la nostalgia dello Spirito, la nostalgia dell’Acropoli a causa della “macchinalità” (indovinato termine che l’autore usa e ripete nel testo). Vi è nostalgia di sacro tanto nelle ideologie progressiste quanto in quelle reazionarie. La politica diviene, nel desiderio e nelle aspirazioni dell’uomo moderno, una teologia – che si scopre però sempre essere una teologia monca, secolarizzata, atea. Il sacro posticcio della modernità, il sacro surrogato, diviene quindi immancabilmente non un sacro religioso e presente, ma un sacro dell’altrove, un sacro teleologico, un sol dell’avvenire cui la politica dovrà condurci.
Non ha la pretesa di fornire soluzioni al disagio della modernità, Orazio Gnerre: compie già un immane lavoro intellettuale nel proporre la lettura davvero innovativa di cui parlavamo poc’anzi. Una cosa ci sentiamo di aggiungere e di chiederli, possibilmente da distillarsi in un prossimo studio: è possibile che allo smarrimento dell’uomo moderno sia succeduto l’ancor peggiore smarrimento dell’uomo postmoderno? Di un uomo che ha attraversato, sempre per causa della tecnica e del capitalismo (in una sua nuova fase), un’ulteriore rivoluzione antropologica che lo ha privato persino di quell’ultimo, imperfetto punto di riferimento e polo dialettico dell’umano – la società? Dall’uomo-società moderno all’uomo atomizzato e post-sociale post-moderno: questo è il personalissimo sospetto di chi scrive queste poche righe. Se l’uomo moderno ha perso il rapporto con il sacro, sia esso interiore o trascendente, per mantenere solo quello immanente con il sociale e il politico, all’individuo post-moderno non resta più nemmeno quella vita di relazioni, di società e di polis.
Che resta quindi dell’Uomo, se lo priviamo persino dell’incontro, del confronto e dello scontro con i propri simili? L’uomo post-moderno ha persino smesso di invocare lo Stato ed il Politico. Non vorrei che la risposta sia che l’uomo post-moderno sia dunque anche post-umano, e che al disagio della modernità si sostituisca un disagio e un malessere ancora più profondo, aspro e angosciante: quello dell’assenza di ogni possibile punto di riferimento e appiglio, che produrrà mostri ancora peggiori di quelli della violenza e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Mostri di cui non conosciamo ancora nemmeno il nome, mostri di un futuro che ci appare disperato, preda della solitudine, alienato di una nuova alienazione dopo quella dal sé, dal Divino e dal prodotto dell’opera. Una definitiva alienazione anche dal proprio simile, e quindi dall’ultimo contatto che l’uomo ha con l’umano: il volto del proprio prossimo.
Amedeo Maddaluno
Q.
Chiedo scusa per la franchezza ma il concetto – lungi da essere un distillato di acribia euristica e lungimiranza – è perfettamente sovrapponibile a quello già vastamente condiviso di “rivoluzione legale” sul piano degli effetti (vd. il primo libro, eponimo, di M. Tarchi) e a quello di dialettica dell’Illuminismo su quello delle cause. Al più, pare che l’a. sia stato bravo a riordinare il fiume carsico delle conseguenze in filosofia politica di una visione del mondo in crisi da almeno cent’anni.
Oltre a questo, mancano senz’altro un robusto e strutturale riferimento all’antropologia filosofica di Gehlen (l’uomo come creatura imposta a sé stessa) e alla magistrale lettura di Girard della violenza e del sacro (ontologicamente costitutivi l’uno dell’altro, pena la non esplicabilità del vissutosociale di entrambi) .
E poi, mi perdoni, ma in una recensione tanto emozionata avrebbe dovuto ricordare che Gnerre almeno fino a dicembre scorso (grazie, Google) risulta esser stato il capo del Partito comunitarista europeo.
P.S. Conosce qualche suo studente disposto a, e soprattutto in grado di, collaborare gratuitamente alla traduzione di un libro dal tedesco – molto, molto difficile – risalente al 1958 sul tema della decisione? Vorrei arrivare a pubblicarlo come curatore e in caso mi dividerei a metà col traduttore le royalties. La prego, in caso, di farmelo sapere per e-mail.
Grazie
Mario Fragnito
Orazio Maria Gnerre, chi, il filonazista?
Mario Fragnito
Orazio Maria Gnerre chi, il filonazista?
vinicio giuseppin
Nel merito dellla tematica,suggerirei anche di leggere il mio”Antropologia di un declino”-Edizioni Europa 2016,che tratta della situazione problematica in cui ora nella società occidentale si trova l’uomo della società atomizzata,incapace di fare “rivoluzioni in ogni settore”,che non siano quelle pretese dal sistema.Lo Stato burocratico odierno è una macchina;il macchinismo è il feticcio degli ultimi quattro secoli con tutte le conseguenze razionali ed irrazionali del caso:essi sono il mio ultimo sforzo intellettuale,che intende analizzare gli influssi dell’onnipotenza della tecnologia e della scienza sui comportamenti quotidiani dei cittadini.Il saggio di Gnerre ,per me,sebbene ottimo e innovativo per il macrotema della decisione,almeno così come viene descritto in questa presentazione,non si sottrare però al vincolo della scia storica del pensiero occidentale degli ultimi 4 secoli di strepitose invenzioni di ogni tipo.Siamo ancora dentro questa dialettica e storia.Umanesimo,medioevo,illuminismo ,marxismo,diritti,scienza,ecc:sono temi già elaborati come quelli dell’uomo massa e della capacità propulsiva della politica.Ma dopo la lettura di questa storia da un’altra angolazione,sebbene avvincente,che ne rimane a noi che siamo ancora in movimento e che abbiamo bisogno di nuovi simboli aggreganti? Forse poco,perchè oggi si atomizza la decisione sia dal punto di vista della psicologia sia politica sia della tradizione,ecc.Ma avremmo una volontà di decidere su una nuova cultura e una nuova visione su cui credere ed impegnarsi? sapremmo operare per giustizia ed equità senza far soffrire alcuno della nuova situazione ? Queste sono ,per me,le domande puntuali cui è necessario rispondere e ,per farlo,bisogna uscire dalle catene della storia fin qui conosciuta e praticata.E francamente non so se vale ancora il messaggio di M.Haidegger di assumere come partenza del nuovo mondo l’eredità migliore delle vecchie tradizioni!
Gaz
Prima che l’Eliseo fosse alcoolico: alle radici della sbronza macronesca.
Mc Ron si è smacronato? Niente affatto ! A rinverdire i fasti dell’anti italianità ci ha pensato, Nathalie Loiseau, ministra degli affari europei di Giove, europeista a convenienza. Durante un’intervista scendiletto senza contraddittorio ha accusato Salvini, Le Pen e Pinocchio di posture e impostura, nazionalismo e dell’incendio di Londra del 1666. Ha solo allegramente dimenticato le pasture africane e i pezzi ministeriali che perde il suo Dio.
Politicamente l’uso delle fake fattone è cinico e velenoso, ma nasconde il giochetto di sempre. Ieri eravamo fascisti, comunisti, corrotti, diffamabili, instabili, ma … da destabilizzare ulteriormente. Oggi siamo lebbrosi, barbari ed euroscettici. Je suì l’Europe (volutamente sbagliato) pensa di comandare il Continente; che lui è Lui e noi altri siamo una nullità/schifezza.
Non è che le scorrettezze propagandistiche macronesce siano granitiche, ma per polverizzarle occorre essere granitici e mezzo. Basterebbe ricordargli che solo i regimi fascio-stalinisti sottopongono a visita psichiatrica i propri avversari politici, come vorrebbe fare con la Le Pen, o che solo le dittature manganellano i dimostranti (leggi: gilet gialli), o affamano le minoranze, come quella toscano-corsica, per non dire di altre mille porcherie.
Salvini è il buon padre da cui comprare l’auto usata. N. L. invece conserva per sostituire i tappetini, le candele, gli pneumatici, i filtri e additiva carburante e lubrificante prima di vendere la propria auto spremuta, per farla sembrare nuova.
Fintanto che si gioca sulla difensiva di un gioco sporco, dove le carte le danno altri, è facile vincere. Salvini non è diabolico e malizioso. Forse a Salvini basta essere della partita. Tutti vorrebbero un avversario così. Salvini ha in mente la Lega Lombarda e non gli scacchieri internazionali. Servirebbe un cinico in grado di far piangere gli errori altrui, capace di fargli fare le mosse sbagliate, di manovrarlo e giocarlo, di far combattere ad altri le proprie battaglie. Eppure Juppiter non è così divinamente infallibile; pensa come un uomo dell’ottocento. Vuole l’Europa ai suoi piedi col UK fuori ? Che lo si affoghi nella sua vanagloria antistorica! Bisogna aiutare “discretamente” Giove a sbagliare, per presentargli poi il conto salatissimo …
Ma “discretamente” è difficile, perchè Kijy Palace e Farnesotta sono sedi vacanti. Avrebbe D, UK, S e I contro. La perfetta sindrome etrusca, che il Napoleone si meriterebbe.
Gaz
Lo speranzoso Salvini, omai stancamente, spera che Macron gli consegni i 15 terroristi italiani che bevono shampagn in quel di Francia.
Un Mnistro dgli Inerni così supplichevole non si era mai visto.
Non c’era bisogno di far saper che anche il Viminale è sede vacante.
In un anno da <Ministro, che ha imparato ?
Gaz
Prima che l’Europa non fosse: alle radici del decisionismo macroniano.
Il Nostro ineffabilmente con un colpo d’accetta ha inteso sciogliere il nodo della data della Brexit:
“If the United Kingdom is not capable, almost three years after the referendum, of coming forward with a solution that is supported by a majority, it will have effectively chosen a no-deal exit on its own,”
Giusto per non smentire la sua ipocrisia si è nascosto dietro la foglia di fico dell’appoggio all’Eire del presidente Leo Vardkar, appena incontrato, il quale aveva già incontrato Theresa May e incontrerà Angela Merkel … quasi a voler far credere che il vero problema fosse la frontiera terrestre e che l’Irlanda fosse la chiave di volta di tutto.
Forza Macron, continua così, metticela tutta, fai vedere alla Merkel chi comanda in Europa, imponiti, mostra chi porta i pantaloni, oltre Bribrì !
Macron è Macron !
Gaz
Dopo che il Mondo passo: alle radici dell’edonismo pagato dagli altri.
Di Nostra Signora del cappello e del suo ordine politico-monastico di appartenenza ho compreso fondamentalmente che sono bravi a fare i gay col culo degli altri.
Si spacciavano come i più liberali tra i liberali, contrari allo stato in economia, favorevoli alle privatizzazioni, disgustati dal finanziamento pubblico dei partiti, tanto da regalare sotto i riflettori i soldi ricevuti, iper-europeisti, amici di Macron (dimmi con chi vai e ti dirò chi sei), liberalizzatori del commercio al minuto e internazionale … contrari alle concessioni … antiproibizionisti …
Quando però si tratta di tagliare quel che Pantalone gli versa per il Radiolone, allora insorgono come se fosse stata oltraggiata la Dea Libertà, di cui loro sarebbero i virtuosi paladini.
Che mistificazione! E’ un partito emanazione di un’emittente, che vive con i soldi di Pantalone e predica contro Pantalone. Almeno Silvio ci ha messo del suo nel partito-azienda e ha vissuto di pubblicità. Loro manco questo. Sono tanto puri e pro mercato … che la pubblicità gli fa schifo.
Però, guai a toccargli il portafoglio !
Questi sarebbero i contrari alla partitocrazia, ma stanno nel palazzo appoltronati da tempo immemorabile: neppure il change regime di Mani igieniche & Piedi sporchi li ha sbolognati.
Marconi ha inventato la radio, ma loro si godono il Radiolone.
Gaz
ACME NEWS
Si è svolto ieri sul panfilo Britanna, ormeggiato nel porto di Edimburgo, il ricco festival della migliore invettiva anti italiana. In palio c’era l’assegnazione a prezzo di favore del sistema bancario italiano. I concorrenti sono giunti da tutto il mondo, ma la rigida giuria ha escluso per mancanza di requisiti l’Argentina (trattasi di italiani che parlano spagnolo), gli Stati Uniti, (benchè abbiano presentato come credenziale la destituzione di Gheddafi), dato chè un ottavo della popolazione è di origine italiana e il Brasile, in quanto a San Paolo si parla italiano. Per italofonia aggravata dalla continuazione sono stati esclusi San Marino e la Svizzera. Tra gli interventi più significativi si segnala quello del cantore tedesco, il quale ha speso i termini “mafiosi, sfatigati e indebitati”. La giuria di qualità ha fatto notare l’eccellente numero di gangster importato dagli alleati, l’alta propensione al risparmio e il basso livello di indebitamento privato, oltre al numero di ore lavorate pro capite.
Il gruppo dei nordici ha cumulativamente esclamato: “riciclatori!”, con l’effetto di far ridere i presenti.
Il concorrente inglese ha spiccicato un modesto “italiani pittoreschi”.
Il primo premio è andato al francese per aver subito dichiarato senza mezzi: “l’Italia non esiste, e se esiste è colpevole sicuramente di qualcosa. Al massimo può essere un logoro pungiball. Gli italiani sono o barbari o naif”. Una standing ovation ha accolto la performance francese, vincitrice dell’assegnazione del sistema bancario a vil prezzo. Il premio è stato consegnato dal Presidente e ritarato da Macron, accompagnato da Benalla.
Gaz
Prima che la Corsica si presentasse a Macron come “isola morta”: alle radici secche del pomposo “dibattito nazionale” ..manco fosse una polis di un migliaio di abitanti.
Striscioni, gilet gialli, bandiere corse, disfunzioni, serrare e persino una scossa sismica
(2019-03-28 08:41:45 ML 2.4 Mare di Corsica (MARE) 100 42.67 5.82 fonte: INGV)
hanno dato il malvenuto al Presidentissimo, per protestare contro la marginalità, indifferenza e disprezzo con cui la Francia bistratta la Corsica.
Cosa cantava Ivan Graziani, la testa del gallo .. ?
Gaz
Prima che il mondo fosse sporco di sangue: alle radici del genocidio ruandese
Tra il 1990 e il 1993 Francia e Belgio avevano truppe in Ruanda. Nello stesso periodo fu compiuto il genocidio dei Tutzi.
Ora Macron vuole istituire una commissione di studi per analizzare e contribuire ad una migliore comprensione e conoscenza dei fatti.
Macron giudicherà e assolverà i politici di quel periodo, per assolvere se stesso dall’odierno colonialismo francafricano.
Perché non deferisce la questione ad un tribunale terzo?
La solit ipocrisia politica.
Gaz
Prima che la Lega fosse desta: alle radici del papavero.
Nella Lega, si sa, sono svegli e reattivi come alci al trotto.
Infatti un politico leghista di un certo spessore strategico si è chiesto a chi conviene l’escalation militare, (che sarebbe meglio chiamare conquiste ed espulsione degli interessi italiani), di Haftar in Libia.
Sun Tzu e Von Clausewitz alla Lega, ma aggiungiamo pure ai 5*, gli fanno un baffo.
Intanto Silvio continua a predicare contro la guerra in Libia. Si è riscoperto irenista, come lo fu al tempo dell’attacco di Sarkozy.
La sua fu una linea politica flebile e inutile allora come oggi. Abbia almeno il buon gusto di ricordare che volle restare attaccato alla poltrona da valvassino e non fece di fatto nulla di nulla per impedire quella guerra. Si taccia. E’ il meno qualificato per parlarne.
Gaz
Prima che Tripoli di Libia fosse distrutta: alle radici dell’avanzata di Haftar.
Su richiesta della Gran Bretagna oggi si è riunito il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il quale ha espresso “preoccupazione” per le azioni militari alle porte di Tripoli, perchè mettono a rischio la stabilità del paese. Ha inoltre invitato Haftar a fermare tutte le attività. Anche la Francia, Russia e Usa ha approvato.
Ipocriti e falsi !
Gheddafi, che non aveva aggredito nessuno, poteva essere condannato e bombardato. Lo status quo pro Haftar invece viene benedetto dalle N. U. .
L’ennesimo schiaffo all’Italia.
Abbiamo pochi amici, anche tra i così detti amici. Siamo soli/isolati.
La aggressività e la determinazione della Francia ai danni dell’Italia, riuscirà nell’impensabile: avere l’atomica made in Italy per amica. Contenti loro …