Venezuela: un’analisi a caldo sulle elezioni presidenziali
Molto volentieri segnalo questa valida analisi di Angelo Zaccaria, autore del volume “La Revolucion Bonita: viaggio a tappe nel Venezuela di Hugo Chavez” (edizioni Colibrì, Milano- 2011) e serio conoscitore di America Latina, sulle elezioni presidenziali in Venezuela dello scorso 7 ottobre pubblicata dal Laboratorio Lapsus.
Cominciamo dai numeri.
Corpo elettorale, cioè persone iscritte al registro elettorale: 18.903.937.
Numero di persone che hanno votato realmente: 15.007.927.
Partecipazione al voto del 80,67 % (la più alta mai avuta in una elezione venezuelana dalla prima vittoria di Chavez alle presidenziali del 1998).
Voti per Chavez: 8.135.192 (55,25 %).
Voti per Henrique Capriles Radonski: principale candidato della opposizione: 6.498.776 (44,14 %).
Altri 4 candidati raccolgono in totale meno dello 0,6 %.
Il tutto con poco più del 98 % degli atti elettorali già scrutinati, cioè si tratta di dati quasi definitivi. Il candidato sconfitto Capriles ha riconosciuto subito i risultati e non ci son state denunce significative di brogli o frodi. Prima di addentrarci in qualche valutazione facciamo un confronto con le precedenti elezioni presidenziali del Dicembre 2006. Comparazioni con altre elezioni di tipo diverso ( governatori degli stati o sindaci) van fatte con le pinze perché in genere mettono in moto dinamiche e livelli di partecipazione diversi, ma possono darci lo stesso indicazioni su certe tendenze.
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alberto
costruire il socialismo non è un impresa facile senza una rivoluzione violenta, senza poteri dittatoriali, senza repressione del dissenso interno e senza un apparato di sicurezza interno e di controspionaggio estero.
chavez sta tentando l’impossibile e contro tutti i pronostici per ora sta avendo ragione.
il suo carisma personale è una caratteristica che lo ha fatto emergere nella politica e gli ha consentito di prendere il potere e tentare la via del socialismo; ma tutto ciò egli sà che può ritorcersi contro di lui e contro il popolo venezuelano a causa del logorio che il potere comporta, ma soprattutto la potenza dei media occidentali che non concepiscono e non tollerano assolutamente che un sistema socialista possa instaurarsi attraverso un sistema elettorale di stampo liberale.
per questo è molto importante l’appoggio estero; dunque se in europa e nel mondo non crescono movimenti per l’alternativa al capitalismo che riescono a dialogare con il sud-america, l’esperimento chavista rischia di essere una parentesi, un’araba fenice.
chavez è una speranza per un mondo migliore nell’ambito di una società socialista, ove il capitalismo sia un brutto ricordo.
chavez ha fatto e sta facendo molto, ora tocca alla sinistra europea a fare altrettanto.
il monito di marx è sempre valido: l’alternativa sono le catene o la libertà dal modo di produzione capitalista.
saluti
alberto