Politica estera: l’eterna Cenerentola

Una campagna elettorale diversa.

Avevo criticato l’assenza della politica estera nel programma del M5s e, giustamente, mi si fece notare che esso non era l’unico a snobbare quel tema. E, infatti la politica estera è proprio sparita dal dibattito e non compare nei programmi dei vari partiti. Quelli, per così dire, tradizionali (Pdl, Pd, Monti) danno per scontate le attuali appartenenze dell’Italia a Nato e Ue (forse la sola Lega balbetta qualcosa contro la Ue) e non hanno altro da dire. Ma chi fa di peggio sono le cosiddette liste “alternative” (Sel, Rc, M5s) che semplicemente non si pongono il problema.

In Italia la politica estera è stata sempre la Cenerentola, di cui non si parla se non proprio quando c’è una guerra come quelle del Golfo o rivoluzioni come quelle arabe ed, anche in quei casi, non tanto per decidere quello che farà il nostro paese (che, tanto, segue la corrente di quello che fanno gli altri più “grossi) ma così, come intrattenimento, tanto per cambiare un po’ discorso.

Grosso modo, l’idea è questa: l’Italia conta come il due di coppe quando regna denari, per cui che ne parliamo a fare? Limitiamoci a scegliere la grande potenza di cui essere vassalli. Poi c’è la variante pacifista di questo ragionamento, che è ancora più cretina dell’originale: No a qualsiasi intervento militare all’estero e morta là. E, secondo loro, questa sarebbe una linea di politica estera. Ma, oltre la questione degli interventi militari, ci sarà anche altro di cui parlare per la politica estera, o no!?

Iniziamo da una cosa: l’appartenenza alla Nato. Per non farla troppo lunga, concentriamoci su una domanda: nel mondo della globalizzazione, ha ancora senso? Non esiste più una dimensione bipolare ed anche il progetto di ordine mondiale monopolare è superato, ci stiamo dirigendo verso un mondo multipolare segnato più da conflitti di specifici interessi geopolitici che da confronti ideologici. Ed allora, in questo quadro, che senso ha la sopravvivenza di un organismo come la Nato se non quello di puntellare la traballante egemonia americana? E, soprattutto, dove sta scritto che l’Europa e gli Usa abbiano gli stessi interessi ed, invece, non siano rivali e concorrenti?

Della Ue e del suo sostanziale fallimento si è detto troppe altre volte perché ci si debba tornar su. E già questi due temi meriterebbero un dibattito molto approfondito di cui, invece, non c’è semplicemente traccia.

Ancor più è sconcertante come si ignori tranquillamente il nesso crisi-politica estera. Piaccia o no, da questa crisi non si esce con decisioni a livello nazionale ed uno alla volta. O si concorda a livello internazionale una linea idonea ad affrontare e risolvere il dissesto o la situazione si aggraverà. Sino a quando? Lo sbocco finale delle altre crisi mondiali (1873, 1907, 1929) è stato regolarmente quello di un conflitto generalizzato. Vogliamo ripetere l’esperienza?

“Ma non è l’Italia che può avere l’autorevolezza ed il potere per trovare uno sbocco mondiale alla crisi”. Nessuno dice che l’Italia abbia la forza, da sola, di invertire il corso delle cose e di forzare gli altri in una direzione o l’altra. Ma, appunto, l’attività diplomatica serve proprio a questo: a trovare consensi, tessere alleanze ed intese, favorire aggregazioni in vista degli obiettivi che si vogliono conseguire. Il piccolissimo Regno di Sardegna giocò un ruolo di tutto rispetto al Congresso di Parigi. Ma quelli avevano Camillo Benso di Cavour… noi abbiamo Giulio Terzi di Sant’Agata: capite la differenza?

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (21)

  • Caro Giannuli, molto interessante come sempre. Però ho una domanda da farti, relativamente al tuo specifico campo di studi. Qualora il M5S risultasse il secondo partito, a quanto ho letto in un articolo sulla Stampa, gli spetterebbe di diritto la presidenza del Copasir. Cosa accadrebbe in quel caso?

    • quella di attribuire la presidenza del Copasir ad un partito dell’opposizione è una consuetudino non vincolante, comuque si porrebbe un problema interpretativo: quello che conta è il partito o la coalizione? Perchè nel secondo caso la sommatoria dei vioti dei berlusconiani supererebbe quella della singola lista grillo. Quello che invece è certo è che almeno uno degli otto componenti spetterebbe al M5s e questo potrebbe provocare molti mal di pancia nei servizi….

  • Perfetto come sempre prof; mi permetto di osservare come l’assenza di una autonoma politica estera sia la caratteristica della storia repubblicana, persino il PCI post “strappo” sosteneva l’adesione alla Nato, mentre le iniziative dell’Eni erano pur sempre azioni di un’azienda. Ciò che mi colpisce di più della cd seconda repubblica è, inceve, l’assenza di una politica economica: nessuno discute di ipotesi alternative al pensiero unico liberista ed alle conseguenti soluzioni dirette a premiare l’accumulazione.

  • Ma Santi Numi… ma come è che ancora non è chiaro? Manca nel programma del M5S la politica estera? Ma tu hai dato il tuo contributo? Il programma è lì aperto che aspetta che qualcuno della società civile, credibile ed esperto in materia dia il SUO contributo.

    Vai avanti te che mi viene da ridere…

    La democrazia non sta nell’iperuranio e mentre c’è chi ragiona sul voto utile e si fa le statistiche c’è chi è fuori sotto la pioggia a volantinare o sta spiegando alla moglie perchè per un periodo dovrà rinuciare a vedere i suoi figli… e lo farà per amore dei suoi figli e di quello dei figli dei suoi fratelli… ma questo i numeri non lo insegnano…

    • chiedo scusa, ma io il mio contributo lo dò sulle pafgine di questo blog. dove sta scritto che debbo inviarlo anche a questa o quella formazione politica? Peraltro quando organi di parte gillina mi hanno interprellato non mi sono negato come peraltro non mi nego a nessuno che mi chieda cosa penso

  • Mi scuso io Professore, perchè l’osservazione voleva essere di ampio respiro e prendeva spunto da quella frazione di post e non vuole assolutamente banalizzare uno dei più competenti, indipendenti e credibili contributi di divulgazione attiva.

    Il punto è che i “grillini” non esistono. Esistono italiani particolrmente svegli e positivi che sono abbastanza colti da sapere di non sapere.

    Credo che mai come oggi in questa penisola (a parte, forse, nel periodo della costituente) è necessaria la preseza dell’Intelligenza che dai tempi di Machiavelli è prona al potere.

    Abbiamo bisogno di un Senato, indipendente, che sia da punto di riferimento culturale a questa rivoluzione.

    I saggi non più dietro all’imperatore ma dietro i cittadini sovrani.

    Il vero corpo dirigente dovrebbe essere il corpo docente.

    Quindi non ci aspettiamo la segnalazione del problema ma anche, attivamente, una proposta di soluzione.

    Grazie prima di tutto per il suo attivismo, nelle mie esperienze universitarie raramente il docente si approcciava in modo umano ai propri allievi.

    • Santinumi: si immagini nessun problema e non ha bisogno di scusarsi. Quanto all’idea che il gruppo dirigente di un paese debba essere fatto dai “tecnici”, “sapienti”, o docenti sono molto perplesso. Preferisco che chi lavora nel campo della conoscenza si misuri anche con il problema del consenso e lavori fra quelle che una volta chiamavamo “Le masse”. Se poi penso allo stato attuale del corpo docente italiano… meglio lasciar perdere, Le assicuro

  • Gentile Giannuli,

    Il suo discorso mi sembra molto condivisibile.
    Mi chiedo pero’ se l’egemonia americana sia cosi’ traballante come lei ha piu’ volte descritto.. L’egemonia di gruppi quali Google, Apple, Facebook ecc. e gli scenari legati a queste tecnologie che si prospettano nella vita di tutti noi conferiscono agli Stati Uniti un nuovo potere, enorme. Non mi sembra che vi siano concorrenti su questo fronte.

  • Ma, poi, sarà vero che il Mo 5 stelle non ha una politica estera?

    E per provare ad esplicitare meglio il mio ragionamento mi permetto di cominciare ponendo un’altra domanda che poi, secondo me, è la chiave per capire le strategie comunicative/elettorali di Grillo che, giova sottolinearlo, a conti fatti si sono dimostrate molto efficaci. Una domanda magari non troppo “politicamente corretta”, lo ammetto:
    ma oggi, ci si può permettere di dire veramente tutto a questo elettorato italiano (dopo trent’anni di macerie antropologiche e – aggiungerei – con le prospettive future nefaste che si intravedono), con la massima trasparenza?

    La mia risposta è no.

    Se Grillo fosse andato in giro per l’Italia a dire, ad es, che vuole uscire dalla NATO sarebbe stato scambiato per uno di quei partitini veterocomunisti (che oggi, nell’immaginario dell’elettore medio, si collocano a metà strada tra la teca del museo paleontologico e il mendicante di seggi elettorali) e sarebbe rimasto confinato sotto al 2%.

    L’italiano è naturalmente diffidente nei confronti delle utopie raccontate. L’italiano, per prendere coraggio, le utopie le vuole toccare con mano (anche se magari poi resta vittima di una frode, come con Berlusconi).
    E l’italiano non vuole “il grande piano” srotolato sul tavolo, a bocce ferme, prima di cominciare la partita. Altrimenti non capisce, si confonde, si spaventa (d’altronde, com’è noto, la paura è una reazione difensiva di fronte a quello che non si comprende o non si conosce). L’italiano medio vuole una direzione, concreta, da seguire. Si vuole affidare. Questo è elemento irriducibile della nostra cultura paternalistica.

    Questo è, ci piaccia o no! E chi vuole fare politica partendo dalla realtà e con la regola di “una testa = un voto” deve farci i conti e impostare le strategie partendo da questi presupposti. Strategie di persuasione dell’elettorato medio, chiamiamo le cose col loro nome!
    Questo, peraltro, è il trattamento che gli elettori hanno subito sistematicamente per decenni non soltanto in Italia (basti pensare a come vengono fatte le campagne elettorali in USA, considerate debitamente le differenze culturali – di non poco conto)

    Io, che seguo il blog di Grillo con molta attenzione, dal 2006 almeno, (e senza per questo spogliarmi di una irrinunciabile coscienza critica), ho l’impressione che il M5S ABBIA una politica estera. Una p. estera non platealmente manifesta (e magari, bisogna riconoscerlo, non troppo – o non interamente – sviluppata analiticamente al livello strategico e tattico).

    A me pare che non serva molto ad intuirla, avendo seguito con attenzione il filo del discorso di Grillo (inclusivo del “non detto”, ma consequenziale da un punto di vista logico) durante questi anni.

    Il problema è che questa politica estera si inserisce in un più ampio programma di forte “austerità” (di altro tipo rispetto all’austerità che abbiamo visto finora): austerità reale – e soprattutto energetica – che mira, almeno nelle intenzioni, a rendere il nostro Paese indipendente, autosufficiente, e avanguardia per il sovvertimento dell’attuale modello di sviluppo globale predatorio, irresponsabile verso l’ambiente e verso i diritti umani (altro che Cina e Iran), basato su debito e direzione d’orchestra del settore finanziario e sul consumismo nei paesi occidentali.
    Meno consumo ma più lavoro (nel senso di più occupazione, non di ore di lavoro pro capite per i già occupati) – con la restituzione di dignità alla persona umana che questo comporta. Per tutti.

    Ma questa austerità oggi non si può “vendere” all’elettore italiano così, nuda e cruda, col suo aspetto inquietante. Non è ancora tempo. Bisogna incartarla adeguantamente e fare andare giù la pillola “con un poco di zucchero”.

    Perciò, il fatto che i “mozzichi” di politica estera che emergono dalla propaganda m5s siano pochi e solo quelli che incontrano favore da parte del pubblico (ad esempio, i toni antieuro e antieuropa) non vuol dire per forza che non ci sia un disegno più ampio, coerente, dietro. Semplicemente non è opportuno (o comunque non è ancora il momento per) svelarlo, adesso.

    D’altronde – ragioniamoci – se è vero che, di fatto, siamo assoggettati a limitazione della sovranità da parte di una o più potenze straniere, pensiamo che basterebbe veder vincere un movimento politico avverso a questo stato di cose per liberarci dal giogo? Sarebbe solo l’inizio della prova di forza. E di forza – e resistenza, per il popolo italiano – ce ne vorrebbe tanta, temo…

  • Parto dal presupposto che comunque ci aspetta un periodo di austerità, a meno che non cambi la musica ad un livello decisionale sovranazionale (fuori dalla nostra possibilità di influenza, almeno con gli attuali rapporti di forza).

    La differenza sta nel dove (e su chi) vengono scaricati gli oneri dell’austerità e nelle sue finalità.

    – L’austerità di Monti (ma anche, per non sbagliare, del PD e del PDL) viene scaricata sotto forma di disoccupazione, minor spesa sociale e maggior tassazione sui ceti medio bassi ma ci permette di rimanere ancorati ai mercati internazionali e pagare (relativamente) poco quei prodotti che vengono fabbricati all’estero a prezzi molto “competitivi” (seppur con gravi costi sociali e ambientali) e soprattutto le fonti di energia (per le quali l’Italia è dipendente dall’estero)

    Questa austerità è finalizzata principalmente a pagare gli interessi predatori sul debito estero (pubblico e privato detenuto dai creditori esteri), che è stato di recente prevalentemente trasformato in debito delle banche italiane nei confronti della BCE, che ci sta dissanguando.

    – L’austerità perseguita da Grillo consiste invece nel ripudiare o rinegoziare il debito (“o il Paese ferma il debito o il debito ferma il Paese”) e accettare la conseguenza inevitabile di essere esclusi dai mercati internazionali con tutte le implicazioni che questo comporterebbe (soprattutto per l’approvvigionamento di energia) e aumento dei costi e (se doverse tenersi il referendum sull’euro – tralasciamo qui, per semplicità, la sua concreta fattibilità, soprattutto costituzionale – magari l’uscita della moneta unica e dall’Europa)

    • forse Lei ha ragione e trovo la sua tesi plausibilissima, però questo significa anche che Grillo è quello che decide la linea e cosa deve uscire momento per momento e che la leggenda del movimento che discute ed elabora la politica in rete è solo una bufala

  • Naturalmente, detto tra noi, esiste anche una via di mezzo tra le due.

    Ma per negoziare il compromesso bisogna

    1) essere in posizione di forza contrattuale tale da poter incidere (e con la trasparenza del programma che ti rende un 2%, e ti lascia fuori dal parlamento, non si va da nessuna parte)

    2) avere il coraggio di essere disposti a correre il rischio del “worst scenario” (come il giocatore di poker che bluffa sperando che gli altri non vengano a vedere), e non mi pare che i vari Monti, Bersani e Berlusconi siano disposti a minacciare la rinegoziazione del debito, perciò non sono per nulla in grado di negoziare da una posizione credibile un miglioramento (attenuazione) delle condizioni di austerità che ci sono state imposte.

  • credo che i due modi di approccio siano in generale due: o una presa di posizione ideologica per uno schieramento o per un altro (ad esempio usa contro urrs e iran ecc.), oppure un atteggiamento pragmatico che non si basa su rapporti di fedeltà assoluta, ma su una convenienza pragmatica (facciamo gli accordi per tutelare la nostra convenienza). a parte che la realtà sta sempre in mezzo alle polarizzazioni astratte, credo che il primo dei due atteggiamenti sia meno proficuo del secondo, in quanto questa storia della fedeltà all’amico sa molto di subalternità, ma non è detto che buttarsi a braccia aperte verso l’altro polo (putin eccetera) sia ugualmente furbo. quindi un governante saggio contratterebbe i vantaggi eventuali di patti come quello della nato e renderebbe più trasparenti le spese. e per l’euro metterebbe in pratica una politica più duretta per avere più potere contrattuale. insomma io sono per la contrattazione, come si può bene vedere, dato che i cazzotti hanno risolto sempre molto meno di una sana mediazione. e anche per questo spero in una maggioranza solida, dato che più lamaggioranza è larga e retta da giochi di palazzo, più la sua azione politica sarà debole e influenzata dalle lobbies.
    per il resto riguardo a grillo, ha il cognato (o genero non ricordo) iraniano pro ahmadinejad che sembra sia il suo principale consulente in politica estera, senza contare che lo dice persino bagnai che annunciare referendum pro euro è controproducente per l’uscita dall’euro stessa, che secondo il guru no euro dovrebbe essere fatta di nascosto da un dittatore illuminato (?). ma si sa che l’italiano è intelligente come uno di seconda media che non siede nemmeno al primo banco, come ha detto un tale berlusconi. e credo che questa cosa in fondo descrive bene sia le ragioni del precedente successo di berlusconi, che quelle attuali di grillo.

  • Professore, da quando c’è stata l’alfabetizzazione di massa, di “masse” ha senso pensare solo a causa dal pensiero unico propagandato dal sistema massmediatico e a cui, con grave colpevolezza, non c’è stata opposizione reale da parte di chi aveva responsabilità culturali.

    Quando parlo di “dirigenza” da parte dell’Intelligenza, mi riferisco ad una dirigenza culturale che influenzi la direzione politica.

    Da sempre la Cultura rinnega se stessa in favore dei poteri dietro le autorità.

    La cultura è responsabilità ed è venuto il momento che chi ha le caratteristriche umane per poterlo fare, si mischi attivamente nella massa e si giochi e rischi qualcosa. Non aspettare di far passivamente consulenza.

    Dire che è leggenda o bufala che siano i cittadini a elaborare i programmi è un’affermazione accettabile solo se il M5S si fosse sviluppato in Australia (e ci arriveremo).
    Sono anni che lavoriamo nelle amministrazioni e questo tipo di affermazione non è accettabile da chi è in buona fede.

    Proprio poichè i programmi non sono calati dall’alto abbiamo necessità della società civile e competente che ci aiuti a realizzarli direttamente.

    Ma lei non vive a Milano? Ha visto il lavoro fatto in questi 2 anni da Mattia Calise? Ma secondo lei è tutto lavoro fatto da un unico ragazzo di 20’anni, sotto i dettami di un comico e da uno staff di esperti informatici?

    Che disperazione!
    Sono disperato…

    Lo sa che il il centro nord dell’Italia è l’area sociale con la più grande attività di volontariato?

    • io sono convjuntissimo che è dalla società civile che dobbiamo trarre il materiale con cui costruire l’alternativa a questo sistema politico. Non si disperi: è nei momenti come questo che vengono fuori risorse insperate!

  • @Andrea T

    Beppe Grillo propaganda i valori di tutti i comitati che sono stati assorbiti nel Movimento e fa un lavoro di comunicazione per abbattere la barriera di disinformazione e diffamazione degli organi di propaganda del fasciscmo destrorso o sinistrorso.

    E’ un comico: fa il re nudo.

    Ed è credibile, perchè lo ha sempre fatto.

    E ci è riuscito perchè il suo staff gli ha dato gli strumenti tecnici, organizzativi e culturali che fino a pochi anni fa neanche esistevano.

    Che l’euro sia uno strumento di lotta di classe, fascista e antidemocratico lo sa in cuor suo chiunque abbia un minimo di spessore culturale e, più tardi ce ne liberemo più gli effetti di questa dittatura saranno devastanti e a lungo termine.

    Grillo si limita ad usare il buon senso e a insinuare il dubbio, suggerire discussioni: chi agirà saranno poi gli attivisti che istruiranno i parlamentari portavoce (sperando che quello che funziona nei comuni e nelle regioni funzioni anche a Roma…).

    E qui dovranno essere gli economisti a dare un contributo determinante, che nei papers scrivono una cosa mentre in TV ne dicono un’altra.

    Chi ha le palle di essere indipendente e di rischiare la carriera deve dare un contributo DIRETTO agli attivisti per questo cambio di direzione repentino.

    Non ci sono segreterie di partito, basta mandare una mail e fare una conference call…

  • @Andrea T

    p.s. piantiamola di far girare la bufala sul drastico impatto sulle materie prime della svalutazione (quindi di far tornare a valutare correttamente i mezzi di pagamento della nostra area economica).

    Non è che devo venire a spiegargli il teorema di Marshall-Lerner e magari rivedere insieme tutti i (numerosi) casi storici… giusto?

  • @SantiNumi: se non fosse chiaro, io mi colloco tra coloro che guardano con attenzione al m5s e senza pregiudizi. Tuttavia non sono disposto a chiudere gli occhi di fronte alle criticità del movimento. Sui problemi organizzativi, ad es., sono state scritte parole sagge da me condivise (ovviamente, al netto degli imbarazzanti articoli di REPUBBLICA nella versione organo d’informazione del Presidente Napolitano e del governo Monti, durante l’ultimo anno circa) Anche su questo blog il Prof. Giannuli ne ha scritto diffusamente.

    Per non privarmi di nessuna delle sfumature di un fenomeno certamente interessante ma controverso, io non sposo la tesi di Grillo (e Casaleggio) autocrati che decidono su tutto quello che, poi, i grillini eseguono con cieca fedeltà a pena d’esclusione. Non mi pare nemmeno vera la tesi opposta: che Grillo sia s oltanto un “portavoce” e che non esista una struttura organizzativa (e informativa) interna al movimento.

    Come dice Lei “ci è riuscito perchè il suo staff gli ha dato gli strumenti tecnici, organizzativi e culturali che fino a pochi anni fa neanche esistevano”: vero! E questo è un merito che va riconosciuto agli altri ma anche a lui (sapersi scegliere i collaboratori è forse una delle qualità più importanti per un leader). Ma ricordiamoci, prima di tutto, che il carisma di Grillo e le sue idee PRECEDONO la nascita del movimento. Quindi è assurdo sostenere che, almeno nella sua traccia principale, il programma non sia impostato sulle idee espresse da Grillo e, evidentemente, condivise da coloro che hanno deciso, soltanto in seguito, di aderire (senza per questo sminuire il loro valore o il loro contributo).

    In conclusione, il m5s è un organizzazione politica (se si vuole ritenere offensivo il termine “partito”) a tutti gli effetti con le peculiarità di essere giovane e cresciuta troppo in fretta (prima di farsi l’ossatura adeguata). Indubbiamente questo comporta dei vantaggi ma anche dei rischi.
    E sicuramenente dispone oggi di una struttura organizzativa (non formalizzata, per ragioni ideologiche) e di una rete di militanti che lavorano a tamburo battente per l’organizzazione (ne ho conosciuto alcuni che rasentano il fanatismo, senza intendere questa valutazione come offensiva, altro che “cittadini comuni”) che sicuramente sono un patrimonio e producono risultati e contenuti che giovano all’organizzazione.
    Ma questa struttura ha anche due ideologhi: un indiscusso capo carismatico (Grillo) e uno stratega “schivo” (Casaleggio) che filtra e raffina l’informazione all’interno del mov (in entrambi i sensi: dall’altro verso il basso e al contrario) e organizzala strategia e la comunicazione rivolta verso l’esterno del movimento. Di una efficienza ammirevole, in questo senso, se si considera l’incredibile dilettantismo degli altri partiti (con l’eccezione di Berlusconi) in questi anni.

    Questo è per me. Senza voler per forza esprimere una valutazione negativa o positiva tout court sul fenomeno, che comunque è sicuramente di portata storica.

    ps: si riguardi meglio la legge di Marshall-Lerner (“delle elasticità critiche”) e potrebbe pure scoprire che dimostra esattamente la tesi contraria a quella che sostiene lei.

    Saluti

  • @Andrea T
    <>
    Ribadisco che non esiste nessuna struttura organizzativa ne informativa (non è un’opinione).
    Se non si fida cominci a frequentare il meetup a lei più vicino.

    Per comprendere come funzioni l’informazione e l’organizzazione di un gruppo di persone così grande e destrutturato è indicativo sapere come funzionano da più di 20’anni le community che sviluppano progetti come software opensource (alcune enormi e sparse per il globo).

    Il capo politico e il suo staff gestisce la comunicazione e quindi il simbolo (fornisce ad esempio i cartelloni con il simbolo ufficiale e alcuni volantini).

    Tutto il resto è affidato al volontariato. Per questo hanno poco senso un certo tipo di critiche: se non ti sta bene un certo punto del programma e hai delle motivazioni valide, cambialo!

    Nell’amministrazione in cui collaboro c’è una via crucis di comitati, liste civiche che vengono a proporre le loro idee: la porta è aperta, non aspettiamo altro che avere idee e soluzioni. Poi si discutono, prima in rete, poi in riunione: poi si arriva in consiglio.

    E’ vero che gli stessi Grillo e Casaleggio sono due visionari ma non si sono inventati niente: i temi e i valori fondanti che vengono promossi (le 5 stelle) sono da almeno 20’anni pacifici in gran parte dei principali luoghi di discussione in Internet (che poi in TV certe discussioni non sono neanche apparse è un altro conto…).

    Confrontare poi Grillo e B. a livello di comunicazione è abbastanza fuorviante: B. usa la comunicazione e l’empatia come manipolazione, come sfruttamento delle debolezze, come qualsiasi bravo venditore (in modo DISONESTO e unidirezionale): è un leader negativo (ruolo molto diffuso e assolutamente molto più semplice).

    Grillo rimette al centro della comunicazione l’empatia intesa come carico dei sentimenti altrui, onestà sostanziale come risultato di una crescita umana, mette alla base la riscoperta dei valori strutturali dell’uomo su cui si fondano le idee di società e quindi di politica: è un leader positivo (la comunicazione è bidirezionale, avviene uno scambio).

    Il limite che sicuramente temo (così arriviamo ad un punto di convergenza) è quanto queste idee si riescano a propagare e rimanere efficaci come lo sono state fino ad ora a livello locale in parlamento e, soprattutto, nel caso della scomparsa di Grillo e dello staff (ad es: in caso di morte o demerito grave…).

    Con questo spero di fare un po’ di informazione.

    Dalla risposta che mi hai dato al mio p.s. sull’euro capisco che la materia merita un approfondimento.

    Il miglior divulgatore che ho trovato sino ad oggi è questo professore: http://goofynomics.blogspot.it/2012/10/istruzioni-per-luso-20.html

    Mi ringrazierai! 😉

  • @santinumi. in effetti trovo leggere la propoaganda di questo tipo un pò odioso. senza contare che lo stesso bagnai sostiene che l’uscita dall’euro non può essere fatta con un referendum, come dice grillo, dato che i referendum pro euro sono paccottiglia demagogica, dimostrando che lo conosco meglio io bagnai di te, il che è tutto dire

  • @giandavide
    Carissimo,
    non vorrei confondere le acque: i miei contributi volevano essere sul 1) fare chiarezza sull’organizzazione del M5S (portando una testimonianza diretta)
    2) e sull’affermazione che considero “terrorista” dell’aumento del prezzo delle materie prime
    che, a parer mio, non rientrano nel campo “delle opinioni”…

    Sono benissimo consapevole di cosa pensa il prof. Bagnai del M5S e in particolare di Grillo.

    Supporto il M5S ma per me, comunque, tra Grillo e Bagnai, l’economista resta Bagnai… e spero che le sue opere di divulgazione vengano discusse al più presto tra gli attivisti in parlamento… per questo ritengo così importante il contributo dei docenti indipendenti.

    Comunque, l’unico che ha “preso una lezione” mi tocca ammettere di essere stato io…

    Se quello che per me doveva essere “un contributo” è stato percepito come “odiosa propaganda” mi devo far un bel esame di coscienza per il mio modo di pormi in queste discussioni… e in questo ti devo ringraziare per avermelo fatto notare.

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