Attentato di Brindisi, caso Adinolfi: perché la Cancellieri sta sbagliando tutto

Sia l’attentato di Genova ad Adinolfi che quello di Brindisi hanno rilanciato l’idea di una nuova stagione terroristica, fortemente enfatizzata dai media in un crescendo ansiogeno. Che questi siano episodi da non prendere assolutamente sotto gamba non ci piove. Che questi due ed altri episodi similari possano essere collegati ed avere una regia di più ampio respiro è ipotesi da vagliare con cura. Dunque, conviene alzare la guardia, ma, di qui, a farsi prendere da attacchi di panico, ne corre. Non ho mai visto un ministro dell’Interno infilare una serie di sciocchezze una di fila all’altra come in questo caso: matrici degli attentati sparate a casaccio, quando ancora le indagini devono prendere quota, misure incongrue tutte spostate sul lato difensivo, errori di analisi grossolani che mettono nello stesso sacco attentati di tipo terroristico con gli assalti alle sedi di Equitalia ecc. Ma il disastro maggiore è la gestione comunicativa dei casi. Mi perdonerete se faccio qualche considerazione preliminare sul modo in cui “funziona” il terrorismo. Partiamo da un punto: gli attentati terroristici, da un punto di vista militare, hanno una incidenza molto bassa ed –in casi come questi- praticamente nulla. Il valore di una azione terroristica sta nell’effetto psicologico che determina e, quindi, il punto più delicato è il modo con cui l’attentato “passa” sulla stampa e in televisione. Dunque, la gestione comunicativa è tutto nello scontro fra lo Stato e la minaccia terroristica.  I terroristi mirano a perseguire soprattutto tre risultati:

-spingere lo Stato a difendere quanti più obbiettivi possibile con un tremendo spreco di mezzi e denaro;

-dare all’opinione pubblica la sensazione che lo Stato sia debole, ridotto sulla difensiva e sostanzialmente incapace di difenderli;

-costruire verso l’estero una immagine di grande fragilità del sistema politico colpito, di un paese prossimo alla guerra civile,  indebolendone la posizione internazionale;

Proprio per questo, lo Stato deve rassicurare la sua opinione pubblica e quella internazionale di avere il pieno controllo della situazione, sottolineando che il ricorso ad azioni del genere rivela la debolezza dell’avversario che verrà sconfitto con una azione di polizia. Per cui, prima regola fondamentalissimo, di intervento dell’esercito non si deve  parlare MAI!

Anche solo ventilare l’intervento dell’esercito –anche in semplici operazioni di pattugliamento- significa ammettere di non riuscire a controllare il territorio con i mezzi di ordinaria amministrazione o che, peggio, si stia profilando una guerriglia. Il terrorismo passa alla sua fase superiore proprio quando cessa di essere un problema di polizia per diventare un problema militare. Dunque, parlare di esercito quando questo non sia strettamente necessario è la più solenne castroneria che un ministro possa fare. E questa fesseria è stata fatta nell’immediatezza del caso Adinolfi, salvo rimangiarsi tutto dopo un paio di giorni. Sciocchezza ulteriore: se ci si accorge di aver sbagliato, mai farlo notare, ma lasciar cadere la cosa come se non fosse mai stata detta. Le oscillazioni di questo genere danno la sensazione di un governo che non sa bene cosa fare e spara cose a casaccio: quanto di peggio si possa fare.

Dunque, la comunicazione deve essere improntata a rassicurare e la prima cosa da evitare è quella di dare la sensazione che ci si stia chiudendo a difesa. E’ esattamente quello che i terroristi vogliono e che non bisogna mai fare: cercare di difendere tutti gli obiettivi immaginabili è inutile, dannoso ed impossibile. Inutile perché se proteggo A rendo più vulnerabile B che non ha protezione, se proteggo anche B, scarico il rischio su C e così via; dannoso perché logora le forze dello Stato (Mao, che queste cose le sapeva, diceva che la strategia del guerrigliero è “contrapporre uno a cento” e la tattica “attaccare uno con cento”). Ma soprattutto impossibile perché, per quanto ci si sforzi, non ci saranno mai abbastanza forze per proteggere tutti gli obbiettivi possibili. Dunque la strategia  deve essere in attacco e non in difesa e questo vale anche per la comunicazione: può anche darsi che ci siano 14.000 obiettivi a rischio, ma  non bisogna dirlo mai e invece, il Ministro Cancellieri lo ha detto, tradendo l’ansia di far vedere all’opinione pubblica che “si sta facendo tutto il possibile”. Poi, al primo attentato, l’opinione pubblica deduce che il tentativo di proteggere gli obiettivi dai terroristi è fallito e la cosa ha effetti psicologici spaventosi. Una dichiarazione del genere è una mossa da dilettante.

Peraltro, ad ascoltare le autorità statali non ci sono solo l’opinione pubblica interna e quella estera, ma anche i terroristi e, dunque, bisogna evitare sia di dargli la sensazione di stare ottenendo i risultati prefissi sia di dar loro informazioni inopportune. Semmai, la comunicazione deve mirare a renderli più insicuri o spingerli a fare mosse sbagliate. Per cui è opportuno fare vagamente cenno a nuove metodologie di indagine, a tecniche sperimentali ecc. Soprattutto è necessario capire quali siano i reali obiettivi dell’azione per poter esercitare un contrasto efficace. E qui toccherebbe al settore analisi dei sevizi dare piste investigative credibili. Ma, a proposito, come mai servizi e polizia noin hanno avuto alcun sentore di quel che bolliva in pentola né per Genova né per Brindisi? Forse è il caso che Monti e la Cancellieri chiedano spiegazioni ai responsabili dei sevizi e si presentino in Parlamento per darne conto.

Ma, questo ministro dell’Interno –che dovrebbe essere un “tecnico” della materia- dove ha imparato a gestire l’ordine interno? Più che tecnici questi sembrano dilettanti allo sbaraglio.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (37)

  • E se provassimo a cambiare punto di vista? ovvero: e se questa non fosse LA risposta dello Stato ma parte stessa di una strategia più ampia che consenta, in previsione di ulteriori recrudescenze dell’azione fiscale governativa (vid ultime osservazioni OCSE sui conti italiani), un modo per rafforzare un presidio sul territorio senza che le due cose possano essere messe in correlazione? faccio molta fatica a credere a “casualità” nelle dichiarazioni governative. E non credo affatto la Cancellieri, vista la sua esperienza, possa macchiarsi di simili ingenuità. Immaginate l’esplosività di un governo che controlla i malumori sociali con l’esercito. Roba da Pinochet. Ma se l’esercito è già li per tutelare gli italiani, i loro figli, le scuole ecc… la cosa si nota molto meno. O no? Eppoi qualcuno mi spieghi la manovra che vede opposti Di Napoli e Motta. La forzatura del secondo sul primo è stata evidente. E anche i toni non sono stati propriamente urbani. Mi continua a tornare a mente l’affermazione di Di Napoli: “le immagini (della telecamera del chiosco) ce le siamo cercate… non ce le hanno regalate”. Voi come la leggete? io in questi termini: questo tassello investigativo non faceva parte del “pacchetto” già confezionato da chissà chi. E’ una nostra iniziativa”. Poi smentita da Motta. E oggi la Cancellieri: sulle indagini non c’è fretta. Che queste immagini siano voce dal sen fuggito? chiedo lumi e pareri a tutti voi.

  • A sostegno di quanto testè detto cito dalle agenzie:

    Motta era stato protagonista ieri di un “contrasto di vedute” col procuratore di Brindisi, Marco Dinapoli, il quale ipotizzava che l’attentato fosse il frutto di un gesto isolato. Inoltre nel vertice tecnico di oggi che ha coinvolto governo, forze di polizia e magistratura e che si e’ svolto nella prefettura di Brindisi, si e’ elaborato “un nuovo modello di attivita’ particolare, focalizzato sul territorio che tocca le province di Brindisi, Lecce e Taranto” a quanto ha dichiarato il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri.

    Cos’è questo nuovo modello di attività particolare? ancora:

    Grasso: “Una volta esclusa l’ipotesi di un movente personale nei confronti di una sola delle vittime – ha spiegato -, non c’e’ dubbio che qualsiasi altra ipotesi ha un effetto intimidatorio, sia che il gesto provenga da un singolo isolato, sia da un pazzo, sia da un’organizzazione eversiva, sia dalla mafia o dalla Sacra Corona Unita. Quindi, in ogni caso l’effetto e’ terroristico-intimidatorio generale”

    Cioè: dormite preoccupati.

  • pierluigi tarantini

    Caro Aldo,
    la Cancellieri, un paio di settimane fa aveva definito il movimento No TAV come prodromico al terrorismo.
    Poi ha prospettato l’intervento dell’esercito.
    Poi c’è stato l’attentato di Brindisi.
    Il tutto condito da un’esasperazione sociale che porta a suicidi, attentati ad Equitalia e quant’altro.
    Non Ti viene il sospetto che non si tratti di dilettantismo ma di una precisa scelta politica?
    Non ricorda il Ministro della paura di Albanese?
    E la paura è,come mezzo di controllo sociale, quanto di meglio ci sia.

  • La Cancellieri non é altro che un prefetto, impegnata da una vita a gestire situazioni locali. E’ stata promossa ministro e questi sono i risultati… Le competenze, in settori così delicati e complessi, non s’improvvisano!

  • E’ sempre stimolante leggere gli articoli ed i libri del prof.Aldo !
    Anche io vedo, come tanti altri italiani, il tentativo di una ri-edizione della strategia della tensione, ma ciò avviene in un mondo diverso dagli anni ’70-’80. Anche allora i depistaggi erano a volte grossolani ed i più acuti capivano la mano stragista dello Stato deviato, ma non avevano a disposizione la rete per farsi ascoltare. Inoltre, i due principali partiti, la DC ed il PCI, erano di massa ed avevano ancora una grande credibilità tra i loro sostenitori. I loro appelli erano seguiti a prescindere dai dubbi.
    L’aspetto importante è che oggi siamo governati da una gerontocrazia ultra conservatrice che ancora ignora la rete (o la usa come fa con la televisione). Se un tempo dicevi fesserie, ciò poteva essere facilmente controllato ed oscurato, mentre ora no, essendoci ormai una moltitudine di siti di informazione indipendenti.
    Inoltre le loro giovani leve (Gelmini, Alfano, Renzi, etc., etc.), dopo tanti anni di nepotismo e clientalismo (per non dire altro), sono di una tale vergognosa ignoranza da suscitare indignazione più che rispetto. Tutto ciò, per noi che aspiriamo ad un reale cambiamento, è un vantaggio che speriamo di saper sfruttare.

  • aldo secondo me ti stati sbagliando di grosso qua: infatti non si tratta della cancellieri, ma di platinette, suo sosia, che in questi giorni la sta sostituendo in quanto esperto di comunicazione. quindi non prendertela con la cancellieri che non c’entra nulla, dato che in questo momento è andata a una selezione dell’isola dei famosi lasciano al suo brillante sosia le incombenze della gestione del caso

  • anche io sono propenso ad adottare il punto di vista di elghorba, del cui post sottoscrivo ogni parola. La sequenza, l’escalation sembra proprio da manuale….il clima è pesantissimo e pare che il governo faccia l’impossibile per alzare ulteriormente la tensione.
    Preoccupante, molto preoccupante.

  • Aldo secondo la tua ipotesi della comunicazione “sbagliata” della Cancellieri e dell’invito a chiedere a Polizia e Servizi delucidazioni sull’accaduto, potrebbe voler dire che alle spalle del governo tecnico c’è un una specie di governo-ombra?
    Un’altra versione potrebbe essere quella che la Cancellieri e il governo abbiano agito consapevolmente e dietro l’incalzare della protesta civile ci sia il motto “destabilizzare per stabilizzare”?

  • io la penso come Aldo, siamo di fronte a dilettanti allo sbaraglio. la tesi dell’implicazione della Cancellieri e del governo in una “strategia della tensione 2.0” è tanto fantasiosa quanto priva di senso, anche scordandosi del rasoio di Occam, perché mai lo stato dovrebbe fingersi debole e impreparato dopo aver faticato a guadagnare consensi interni e internazionali non tanto con i fatti ma con una presunta competenza e serietà?

  • Sulla qualita’ della comunicazione sul tema specifico del terrorismo da parte del governo lascio la parola a Giannuli ed alla sua competenza.

    Faccio alcune considerazioni:

    1) decenni di clientelismo, nepotismo, corruzione, collusione, etero-direzione in difesa di interessi privati particolari ha creato un corpus di funzionari pubblici ai vari livelli che mi pare in genere abbastanza inadeguato;

    2) i servizi segreti fanno parte dei questo “corpus”: dovrebbero eccellere per capacita’? e perche’? Si dice che anche loro siano appaltati a porzioni alle varie parti politiche, con relative fedelta’ di parte.

    3) mi pare di aver letto che la nomina a coordinatore dei servizi di Massolo sia stata voluta da Monti (governo), D’Alema (centro-sinistra, Commissione Parlamentare), Letta Gianni (Centrodestra, altro); pare che all’interno del centro-destra molti non abbiano gradito (non saprei dire perche’; forse perche’ non sono stati consultati). D’Alema e Letta Gianni sono garanzia di cambiamento nel senso dell’efficienza e del cambiamento?

    4) da un articolo di Denise Pardo sull’Espresso in edicola in questi giorni (24.05.2012; pagg. 44-45) apprendo che Massolo parla molte lingue ma e’ soprattutto un grande navigatore ministeriale e non ha risieduto all’estero dal 1988: mi domando se sono queste le professionalita’ per governare un servizio che dovrebbe capire in questo mondo (cosiddetto) globalizzato.

  • Non so cosa sia peggio:
    dei dilettanti allo sbaraglio o dei perversi che tramano per mantenersi in sella. Distrarre e confondere l’opinione pubblica, generare allarme e paura potrebbero essere una strategia. A me sembra che loro abbiano paura: una casta allo sfacelo. Vero: la paura è cattiva consigliera, ma non solo per la cittadinanza, lo è anche per queste patetiche marionette. Ho paura, ma di LORO, non dei rigurgiti di violenza (e non confondo tra assalti a Equitalia e attentati).

  • Da un lato capisco l’ingenuità della Cancellieri , che pensa di rassicurare il Paese e invece lo agita – queste faccende richiedono una dose di diplomazia e di faccia tosta che appartengono solo a fini politici, e non a professori. Me ne dispiace per lei, ma me ne dispiace di più per gli effetti negativi sul Paese.

    Come dice lei professore bisogna attaccare e non difendere, e magari la Cancellieri intende davvero questo quando cita l’esercito. Ma resta il fatto che ha fatto un autorete mica da ridere, almeno a parole. Vedremo come si evolveranno i fatti – anche perché di terrorismo per me se ne può parlare solo per quanto riguarda l’attentato a Adinolfi, e anche là un po’ “di sghiscio”. Rifiuto ancora ogni interpretazione dietrologica di Brindisi, salvo nuove ed evidenti prove contrarie; fin’ora ho solo il sospetto inquietante di una bomba di gas che non dovrebbe esplodere senza esplosivo.

    PS. Platinette, da qualche tempo, gira senza parrucca. Escluderei l’ipotesi !

  • Una associazione mentale che le propongo come puro e semplice accostamento, magari del tutto sballato:

    A Brindisi presi di mira degli adolescenti, a Tolosa, in marzo, dei bambini.

  • E la prima volta che intervengo sul blog e vi prego di scusarmi se il mio modesto contributo vi lascera perplessi. Vista dalla Francia dove abito attentato e terremoto hanno una chiave comune: il gas, elemento nevralgico dei conflitti a venire . Brindisi si e opposta ai nuovi progetti Sfir e Edipower, a Castel Volturno hanno lanciato il progetto degli 007 ambientali e nella zona del terremoto stavano per creare un deposito sotterraneo di gas. Secondo me va tutto ricollegato con la politica italiana attuale riguardo ai futuri partenariati sul gas ( germania e russia o USA e Francia ?) . So di essere sibillina ma basta fare una rapida ricerca su Internet per capire i termini del ( gravissimo) problema e forse anche la vera causa della crisi dell’euro.

  • primo punto di vista :
    1)e se invece fosse necessario dare un immagine aggravata della situazione interna al paese,per impegnare maggiormente le forze europee e non solo,nel sostenere l’italia e rafforzare l’europa ?

    secondo punto di vista :
    2)e se ci fosse solo un onesta ansia,magari dovuta al timore che qualche nazione straniero voglia destabilizzare il paese,e incrinare ulteriormente la situazione politica europea.

    ho voluto agiungere due punti in più giusto epr estendere le ipotesi.

  • Il gas, i contratti internazionali, le strategie energetiche.

    L’ipotesi potrebbe avere un suo fondamento.

    Ma perche’ proprio le scuole e le ragazze?

  • Interessante l’intervento di Anna. La tesi che il terremoto non fosse “naturale”, ma legato allo stoccaggio di gas, l’avevo già letta, al contrario, non sapevo stessero per creare un nuovo deposito e dell’opposizione di Brindisi alle multinazionali. Mi sembra un punto di vista da tenere in considerazione oltre a quelli già detti.
    Buona giornata

  • Personalmente ritengo un errore assumere che le dichiarazioni della Cancellieri siano espressione di ingenuità autentica.

    Anzitutto, bisognerebbe chiedersi cos’è lo stato in Italia – al di la della Costituzione formale -, da dove ha tratto (trae ancora?) il suo potere e, soprattutto, con quali mezzi ha assicurato la sua sopravvivenza durante il difficile passaggio della “guerra fredda”, della quale, com’è noto, siamo stati prima linea del fronte.
    Detto questo, vogliamo credere che questo non abbia avuto ripercussioni che influiscono ancora oggi sulla struttura e sulla natura sostanziale del potere?
    E’ veramente corretto parlare di servizi segreti “deviati”? Forse da un punto di vista formale. Ma queste “deviazioni” non si trascinano da troppo tempo – dall’immediato dopoguerra – con una continuità e una coerenza (ormai nitidamente riconoscibile) impressionante per essere solo il prodotto di iniziative autonome di qualche cane sciolto?

    Forse in un’altra occasione espliciterò la mia teoria per esteso e la argomenterò, ammesso che interessi qualcuno. Qui mi limito a ad offrire due spunti di riflessione:

    – pare che Putin (uno che s’intende sia di intelligence che di autocrazia) sia solito raccontare un aneddoto personale, secondo me molto efficace: quando era bambino sorprese un enorme ratto che si era introdotto nella sua dacia e lo inseguì. Quando riuscì a metterlo all’angolo il ratto, impaurito, gli saltò addosso e riusci a scappare. Così – pare abbia detto – quell’episodio gli fece capire cosa significa davvero il detto “sentirsi accerchiato”.

    – Vedere, l’altra sera, la film tv sulla trattativa che portò alla morte di Borsellino – in prima serata su rai 1 (non su rai3 o la7) – dove si parla ormai candidamente di apparati deviati, pezzi dello stesso corrotti, livello politico della mafia, è un salto di qualità che sorprende e secondo me dovrebbe fare riflettere, se è vero come è vero che la televisione, negli ultimi vent’anni di storia di questo Paese, ha avuto un ruolo politico essenziale nella manipolazione dell’opinione pubblica.

  • si parla tranquillamente del 92-93 perché i protagonisti di allora sono morti o comunque non hanno più potere, e poi c’è internet, nascondere le notizie in tv che sono poi diffuse via web è più controproducente che inutile.

  • Nella dichiarazione finale G8 riportata dal sito http://www.whitehouse.gov all’art 11 c’ e una stupefacente dichiarazione riguardo allé ricerche di gas offshore ed alle tecniche di fratturazione idraulica (in Francia le popolazioni non ne vogliono sentir parlare). Questo testo non figura nel documento finale riportato dal sito http://www.g8.utoronto.ca . Che la casa bianca si prenda liberta con le dichiarazioni finali? Che bisogno c’e in un momento critico come questo di focalizzarsi su questi punti? Leggere anche quanto si afferma sul nucleare… Per tornare all’argomento del post: non e che certi ambienti italiani si sono permessi

  • @ Stefano

    Ma ci sono degli interessi che, secondo me, sono ancora ben allineati con quelle logiche e che, ancora una volta, come nel ’92-’93, questa incertezza politica minaccia e mette in fibrillazione.

    In un certo senso è come se i cambiamenti di “autorità” (anche solo la mera prospettiva che si verifichino), in Italia, siano in qualche modo traumatici per un grumo di interessi indefinito che non coincide esattamente con le istituzioni formali ma che non è nemmeno avulso ad esse. Questa peculiarità è rimarchevole perchè un ordinamento democratico dovrebbe essere fisiologicamente progettato per reggere ciclici mutamenti di “autorità” senza che il “regime” (lo stato ordinamento) traballi. Questo non sembra essere il caso in Italia, a meno che l’autorità di governo entrante non sia sostenuta da coalizioni di governo – mi si passi il termine – “semidemocristiane” (in stile ulivo) di cui è come se una componente affaristico-conservatrice, in un certo senso, si assumesse il ruolo di garante, per rassicurare che la nuova autorità non vada eccessivamente fuori dai binari.

    In estrema sintesi, questa è la mia teoria (che naturalmente esprimo con la massima umiltà). Perchè la questione inevasa della Repubblica Italiana, secondo me, non è il c.d. “doppio stato” – questione che ormai è stata ampiamente trattata e discussa, significativamente anche dal Prof. Giannulli – ma le possibili conseguenze, sulla struttura sostanziale del potere (al di là dell’ordinamento formale,) che ci trasciniamo ancora oggi, dopo vent’anni dalla fine della contrapposizione tra blocchi.
    Come dire: l’Italia è riuscita a smaltire i postumi dell’intossicazione dei veleni che ha dovuto ingoiare durante la “guerra fredda”? – le pratiche di esercizio del potere di governo in un paese saldamente appartenente al blocco NATO pur avendo una significativa componente comunista nelle istituzioni formali (sebbene all’opposizione)? – Io sospetto di no. Anzi, per certi versi, la deriva istituzionale della seconda repubblica – attraverso il grimaldello della legge elettorale (che è una falla originaria nel sistema degli equilibri istituzionali, essendo legge ordinaria, modificabile a maggioranza semplice) – potrebbe aver, per molti versi, fatto perdere completamente il controllo della situazione: la corruzione non è mai stata così elevata e logorante per il sistema.

    La costituzione materiale italiana oggi, se ci si riflette, assomiglia molto più ad una sorta di “oligarchia” di politicanti-affaristi (in affari chissà con chi: pare che Falcone,poco prima di saltare per aria, avesse cripticamente confidato a Borsellino che “la mafia è entrata in borsa”) che ad una democrazia parlamentare.

    Non so se è chiaro il mio punto ma, su questo, mi piacerebbe leggere anche un parere del Prof. Giannuli, se possibile.

  • p.s. ricordiamoci anche che, ad esempio, l’arresto di Bernardo Provenzano è avvenuto nella prima mattinata del giorno successivo alle elezioni del 2006: nel mezzo di un piccolo vuoto di potere. Coincidenze? può darsi…

  • mmm…non saprei. Se la memoria non mi inganna, è stato il giorno dopo che i contestatissimi risultati furono annunciati, al termine di una nottata monstre.

    Le elezioni furono domenica 9 e lunedì 10 aprile. Appresi dell’arresto di Provenzano l’indomani, martedì 11 aprile, ascoltando il notiziario di prima mattina.

  • sull’arresto di provenzano – avvenuto forse nelle ultime ore in cui si votava – ma preparato da qualche giorno, e soprattutto annunciato all’indomani della chiusura delle urne, ricordo che in una intervista televisiva di qualche mese dopo a Pisanu (non ricordo il giornalista che la fece né la trasmissione) gli fu chiesto se non si fosse “tenuto” tale arresto o l’annuncio dell’avvenuto arresto per i giorni del dopo voto – in previsione di un eventuale riufiuto del capo di governo a dimettersi, e di un conseguente eventuale conflitto fra ministro degli interni e premier….Ricordo bene che Pisanu fece intendere (senza poterlo dire esplicitamente) che era andata proprio in questo modo: si era preparato una carta convincente per dissuadere b. dal tentare forzature post elettorali – in una tornata elettorale dove si parlò di brogli legati alla trasmissione elettronica dei risultati dello scrutinio.
    se questa lettura è corretta, vuol dire che più che un vuoto di potere, sembra essersi trattato di un conflitto (a cielo abbastanza aperto) fra detentori vecchi e nuovi del potere….in che misura abbia rappresentato un cambiamento reale o stabile è un’altra storia

  • Caro Giannuli, ci dai sempre notizie interessanti.

    Ho controllato su Wikipedia: da’ la versione ufficiale (11 aprile, martedi’).

    Pare che Provenzano abbia detto agli agenti che lo arrestavano: “Non sapete quel che state facendo.” Che sembra una citazione evangelica.

    Alla fine di quel 2006, dai magistrati milanesi (Spataro ed altri) che indagavano sul rapimento di Abu Omar ad opera della CIA venne scoperto un centro Sismi che a Palermo spiava i magistrati che indagavano sui mafiosi. Era diretto da un cugino di Toto’ Cuffaro. Pollari disse che non ne sapeva niente.

    Mi pare di ricordare (ma potrei sbagliare) che la scoperta avenne a seguito di controlli ed intercettazioni di linee telefoniche varie usate dai servizi italiani e dalla CIA: una sorta di autostrada telefonica di linee per il medio oriente che passava per la Sicilia, ufficialmente inesistente.

    Il governo Prodi per punire quel cugino di Cuffaro che faceva delle cose che ufficialmente non faceva, lo trasferi’ al Viminale a dirigere il servizio scorte: cosi’ prima li controllava a voce, dopo li poteva controllare anche fisicamente.

    Notizie segrete? No. Apprese dai giornali. Reazioni indignate? Zero. Come se niente fosse successo.

  • Ho appena ricevuto i libri del Prof. Giannuli e sono certa che vi trovero molte informazioni interessanti. Dal mio modestissimo punto di vista per capire l’impatto della presenza USA in Italia nel secondo dopo guerra bisognerebbe conoscere bene la storia francese perche Italia e Francia hanno avuto evoluzioni sfasate abbastanza evidenti a seconda dei legami piu o meno stretti della francia nei confronti degli usa, per essere piu chiari ogni volta che la francia aveva una politica indipendente abbiamo vissuti periodi economici d’oro (per la sovranita e un altro discorso), quando invece la francia si riavvcinava agli usa abbiamo passato tutti i guai politici ed economici immaginabili . E chiaro che strategicamente l’italia e piu interessante (questo giustifica le basi militari ) ma dobbiamo accettare anche il fatto di essere considerati cialtroni ed inaffidabili, l’outing su gladio, ustica, p2 , .. dovuto anche a magistratura molto indipendente non aiuta . Credo sia veramente importante per capire la storia italiana andare a capire quel poco che si sa della storia dei nostri vicini ( e non solo francia)

  • Andrea T: d’accordo, ma se ammettiamo l’esistenza di un doppio stato, con un forte potere, e legato allo stato legittimo, ci ritroveremmo in una situazione di crisi della seconda repubblica? se io ho interesse a che il quadro politico rimanga immutato farò di tutto per evitare scandali e corruzione (Gelli, stando al piano di rinascita, cercava persone oneste, gli scandali creano sempre instabilità politica), e casomai qualcuno combinasse qualche “casino” farei il possibile per insabbiare. ecco, a me pare che stia accadendo esattamente il contrario, la corruzione, come diceva, dilaga come non mai, assistiamo a scandali continui, ormai non si salva nessuno, e sembra non si faccia più nulla per lavare i panni sporchi in casa, anzi. perciò io direi che o questo stato parallelo è composto da cialtroni, o c’è una faida interna allo stesso, che si fonde con lo stato ufficiale, oppure non esiste affatto. aggiungo che l’impreparazione con cui abbiamo affrontato la guerra in Libia mi fa supporre che non vi siano chissà che geni ai servizi.

  • @ Stefano

    Cosa le fa pensare che le risposte che lei ha prospettato ( 1 – “questo stato parallelo è composto da cialtroni”, 2 – “c’è una faida interna allo stesso, che si fonde con lo stato ufficiale” ) siano improbabili e si escludano reciprocamente?
    E se invece fossero valide (entrambe)?

    E il problema secondo me non sono nemmeno i servizi(all’interno dei quali sicuramente ci saranno persone di qualità e fedeli alla Costituzione), in quanto tali. I servizi (che gestiscono ingenti risorse finaziarie in maniera poco trasparente, per ovvie ragioni) vanno inquadrati in un più ampio contesto che riguarda l’amministrazione dello Stato nel suo complesso. Che, come è noto, in Italia ha una capacità di spesa non indifferente ed è pervasa da logiche di vassallaggio (all’interno delle quali la questione dell’occupazione/spartizione da parte della partitocrazia è solo una prospettiva parziale).

    Segua il mio ragionamento.

    Quello che per semplificazione chiamiamo “stato parallelo” è un insieme di pratiche e di istituzioni informali nella quale erano implicate personalità importanti, o perchè appartenenti contemporaneamente alle istituzioni formali o perchè potenti de facto (imprenditori, clerici, personalità straniere in grado di apportare finanziamenti, contatti o altre utilità), ma che perciò stesso rappresentava una parte sostaziale del potere in Italia, in grado di far, quantomeno, sentire e pesare le sue ragioni fino ai massimi vertici delle istituzioni.

    Durante la guerra fredda questi assetti erano stati non soltanto lasciati prosperare, ma financo, favoriti, per un preciso disegno strategico in chiave anticomunista. Con relativa influenza sulla politica italiana e sulla storia che noi tutti conosciamo (o di cui, come minimo, possiamo sospettare)

    Alla caduta del muro di Berlino, mentre tutti festeggiavano, Giulio Andreotti, con lo sguardo smarrito, affermò che non c’era molto da festeggiare perchè “a quel muro eravamo attaccati tutti…”. Cosa intendeva?

    Forse intendeva che sarebbe stato difficile raccogliere i cocci e ripulire le istituzioni inquinate da certe pratiche che adesso avevano perso la loro ragion d’essere. Perchè? Perchè con la scusa dell’anticomunismo molte persone avevano goduto e godevano di vantaggi oggettivi, sia in termini economici che di potere.

    E infatti, puntualmente, ecco che la crisi di finanza pubblica degli anni 90 e la contemporanea scoperta del fiume di denaro che, con varie pratiche di corruzione, veniva sottratto alla fiscalità generale e incamerato dai privati, pone il problema per la prima volta. Ma, proprio quando sembrava che si stesse per prendere di petto il problema e ripulire la situazione, ecco che saltano fuori le bombe del ’92, e quelle del ’93 e si creano nuovi equilibri per evitare di affrontare il problema.

    Un sistema così corrotto – che ha perso la sua funzione oggettiva di contrasto al comunismo – ha perso la sua legittimazione internazionale e col tempo appare sempre più nudo e spregevole (“composto da cialtroni”), per rimanere in piedi durante questo ventennio ha avuto bisogno di allargare ciclicamente la base (vale a dire la platea dei soggetti che ne beneficiano).

    Adesso che si è ripresentata una crisi di finanza pubblica e pare inevitabile ridurre in qualche modo (o comunque riqualificare) la spesa pubblica siamo di nuovo ad un enpasse. Anche perchè se si continua a tagliare sempre sulla spesa sociale o sui pubblici dipendenti (mentre, come è facile intuire, le falle più importanti sono altre) si rischiano seriamente tensioni sociali.

    E questo è il punto dove ci troviamo adesso. Con una gravissima crisi elettorale della partitocrazia che ha garantito questo sistema di corruttela in decomposizione, come negli anni ’90, e i grillini che avanzano nel più generale riassesto degli equilibri politici a favore della sinistra (che potrebbe riuscire persino a goverare autonomamente, senza centristi e frenatori, per la prima volta).

    Malo tempore current per i nostri amici dello “stato parallelo” – che oggi è forse più corretto definire “comitato d’affari” – e si aprono crepe sia al suo esterno, nella società civile, sia al suo interno (“c’è una faida interna allo stesso, che si fonde con lo stato ufficiale”).

    E in questo scenario qualcuno potrebbe cedere alla tentazione di rendersi indispensabile tirando fuori dal cilindro improbabili “terrorismi” e, magari, mettendo sul piatto – come strumenti di persuasione verso chi dovrà decidere – anche vite innocenti.

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