Perchè Berlusconi vince?

Perchè Berlusconi vince?

Qualche tempo fa, invitavo a smettere di farsi accecare dall’odio per Berlusconi proprio per poterlo battere. E sostenevo che, senza una analisi fredda delle ragioni del suo successo, l’iniziativa della sinistra sarebbe stata inefficace. Dunque, iniziamo con questo articolo a “smontare il giocattolo” per capire come è fatto. Ci torneremo diverse altre volte.
Partiamo da una considerazione: da dove è partito Berlusconi e quale è stata la sua base elettorale iniziale.

Tutta la Prima Repubblica è stata attraversata dal conflitto che opponeva i comunisti agli anti-comunisti e la linea di spaccatura passava attraverso il Psi. Da una parte il Pci con la sinistra socialista e pochi altri. Dall’altra, una parte dei socialisti (prima il solo Psdi, poi un’area sempre più grande dello stesso Psi), la Dc, i repubblicani, i liberali ed i fascisti del Msi. C’erano altre linee di frattura (ad esempio quella fra fascisti ed antifascisti) ma erano tutte meno rilevanti di questa. Man mano, il Pci è andato modificando la sua linea politica per trovare alleati ed entrare nel gioco, lasciando cadere prima l’avversione alla Nato ed abbandonando il primitivo filosovietismo, attenuando lo scontro di classe, bandendo ogni atteggiamento anticlericale pur minimo. Alla fine, il Pci, pur restando un partito di lontana ispirazione leninista (che restava essenzialmente nel suo modello organizzativo) si era attestato su una posizione riformista para-socialdemocratica. Ma –dopo l’effimera stagione della solidarietà nazionale- la linea di demarcazione restava più o meno la stessa: il sistema politico si divideva fra il polo riformista  del Pci e dei suoi pochi alleati contro una vasta area moderata espressa dal pentapartito ed una piccola area di destra quasi irrilevante.

Poi, il terremoto di Mani Pulite ed il contemporaneo passaggio al sistema maggioritario, fece sognare al Pci una facile vittoria: la Dc si stava sbriciolando, come anche Psi, Psdi, Pri e Pli mentre la comparsa della Lega al Nord e le avanzate elettorali del Msi nel sud non compensavano l’emorragia dei moderati.
Berlusconi giunge a questo punto, offrendo un punto di riferimento ai moderati orfani del pentapartito e con la doppia alleanza al Nord con la Lega ed al Sud con An. A favorirlo sono tre fattori: la maggiore credibilità rispetto al polo centrista di Segni e del Ppi (pallido riflesso di quel che era stata la Dc), il possesso delle televisioni ed il sistema elettorale maggioritario che gli ha consentito di alleare l’area moderata alle due destre della Lega e dell’ex Msi.

E’ da questo che dobbiamo partire. Berlinguer (e prima di lui Togliatti) non a caso si erano sempre opposti strenuamente ad ogni ipotesi di sistema elettorale maggioritario, proprio per evitare la saldatura fra il centro e la destra. Entrambi sapevano bene che la Dc ed i suoi alleati laici ospitavano una consistente fascia di elettorato il cui cuore batteva a destra, gente che avrebbe volentieri votato per il Msi ed i monarchici ma, in considerazione della loro irrilevanza, preferiva “far diga” intorno alla Dc. Il sistema proporzionale tratteneva questa area nell’ambito del centro che era sì moderato, ma non fascista. Il sistema maggioritario avrebbe fatalmente spinto ad un modello bipolare che avrebbe alleato ilcentro alla destra, con il risultato di “sdoganare” i fascisti e far venire fuori gli umori di destra dello schieramento moderato.

Come puntualmente è accaduto: è nata una destra che non è più nel recinto dell’antifascismo, ma si caratterizza per un “afascismo” non privo di qualche venatura “giustificazionista”. Una destra che guarda a questa  Costituzione come a un ferrovecchio del quale sbarazzarsi. D’altra parte, l’adozione del sistema maggioritario toglieva alla Costituzione la sua pietra angolare che era proprio il sistema proporzionale. La destra (Lega-An-Forza Italia) per la prima volta nel 1994 conquistava il 43% intorno ad una fisionomia “afascista” e “post costituzionale” che costituirà la base del blocco elettorale berlusconiano nel quindicennio successivo.

Craxi ha avuto la non lieve responsabilità di aver consentito a Berlusconi di costruire il suo impero televisivo, ma c’è almeno una altro artefice della sua vittoria e si chiama Achille Occhetto. Ultimo segretario del Pci e primo del Pds oggi ingiustamente dimenticato: è lui l’involontario co-fondatore di questa destra ed il primo artefice della sconfitta della sinistra.

Per ora fermiamoci qui.

Aldo Giannuli, 5 ottobre ’09

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Aldo Giannuli

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Comments (5)

  • Senti Aldo,

    ti faccio una domanda: quali erano i rapporti tra Berlusconi e il Pci… tra Berlusconi e il responsabile propaganda del Pci Veltroni?

  • Le considerazioni da te svolte sono valide, io provo comunque ad allargarle.
    Si tratta di lavorare su un doppio livello o doppio registro perchè da un lato quello che gli antiberlusconiani chiamano regime è certo frutto e risultato di una serie di politiche mirate che sono riuscite a realizzare il colpo ma dall’altro tutto questo non esclude l’individuazione delle debolezze, difficoltà e contraddizioni della ” sinistra”, che in un certo qual modo se le è andate cercando. Una cosa non esclude l’altra, il riconoscimento della funzione attiva trasformativa e anche della funzione corruttiva e integratrice del centro destra non è in sè la causa unica da indagare e se si vuole vederne e coglierne l’aspetto di causa principale occorre di nuovo al tempo stesso individuare i punti deboli della ” sinistra”. In parole povere esisteva un blocco sociale, poggiante sulle alleanze tra movimento dei lavoratori, pubblico impiego, pubblica amministrazione, sindacati ed esso non era solo il blocco dominante capace di condurre in modo vincente e trasformativo una politica di riforme, esso era anche un blocco di potere, di interessi, una coalizione, un insieme di scambi, alleanze e favori e in questo senso aveva i suoi ” punti deboli”: l’affermazione del berlusconismo corrisponde dunque anche all’individuazione dei diversi” punti deboli” e al loro progressivo smantellamento. I vari Brunetta, Gelmini, Sacconi, hanno operato in questa direzione senza che ci fosse un Berlusconi che suggeriva la linea, hanno messo in crisi i gangli di funzionamento. Se nella scuola e nel pubblico impiego esisteva una logica del do ut des mediata dalle organizzazioni sindacali era questa che andava attaccata e messa in grado di non funzionare più come portavoce di interessi. Il paese è dunque cambiato nel bene e nel male proprio per questo intreccio di fattori anche se coloro che hanno operato in tal senso adesso devono fare i conti loro stessi con dei cambiamenti di fondo che devono sapere amministrare e non è affatto detto che ci riescano e ne siano capaci, tutta la questione della emigrazione ad esempio, con il problema della cittadinanza, con il problema dell’insegnamento multiculturale nelle scuole, con il problema dei nuovi lavori e del lavoro nero, delle badanti etc ha aperto una situazione critica e per certi versi ingovernabile, dalle prospettive incerte. In questo senso nessuno oggi è in grado di sapere e di prevedere cosa succederà con quattro milioni di emigrati futuri cittadini, nascerà un partito islamico, nascerà una sinistra multiettnica e multiculturale, ci sarà una destra in grado di egemonizzare i nuovi emigrati nelle scuole e nelle case? Faccio solo questo esempio ma se ne potrebbero citare altri. Sia chiaro che i vari Brunetta,Gelmini, Sacconi io li ho semplicemente citati come esempi di una politica capace di scombussolare l’avversario ottenendo consenso, certo si può ritenere che ” il modo ancor mi offende” ma penso che occorra anche prenderne atto. Un altro esempio ( che spero non venga frainteso in alcun modo perchè non sto ” parlando bene” di Mussolini ma solo ricordando gli studi di De Felice) è il fatto storicamente notorio che nel corso degli anni trenta il fascismo godeva del massimo consenso e gli oppositori o erano all’estero o erano in prigione ma non riuscivano a cambiare le carte in tavola. Basta rivedere il filmato della dichiarazione mussoliniana sulla dichiarazione di guerra dell’Italia per rendersi conto della cosa , sarà poi la crisi provocata dalla guerra stessa a far saltare questo consenso. Voglio solo dire che una spiegazione di quello che sta accadendo in questi anni tutta centrata su mafia, p2, illegalità etc non spiega nuilla di più di quello che sappiamo ma non risponde alle domande . Per concludere credo più utile e importante tipreoccuparsi di vedere come sta cambiando questa società e come quindi occorre arrivare all’appuntamento del cambiamento stesso in modo da non esserne travolti.

  • ‘Una destra che guarda a questa Costituzione come a un ferrovecchio del quale sbarazzarsi.’

    Sì, ma a rottamarla per davvero ci ha pensato dalema, espressione dell”intelligenza’ politica della sinistra, tra cui l’ultima prodezza alla camera. Questo ceto di arrivisti irresponsabili, della ‘borghesia rossa’, così ben descritta trent’anni fa da Venè, di Togliatti e Berlinguer non ne vuole sapere (figurasi poi di Marx, Gramsci, Lenin, … i partigiani buoni solo per il 25 aprile e, gran finale, le chiacchiere di violante sulle foibe. Non ha colpa solo Occhetto, non era solo, era ben accompagnato, a partire dal vegliardo ipnotizzatore Ingrao.)
    Lei stesso, nel libro ‘Bombe a inchiostro’, descrive un PCI sempre più incapace di capire la realtà sociale-economica italiana.
    Col risultato che gli affabulatori dell’egemonismo gramsciano si sono fatti sottrarre l’egemonia ‘culturale’ dall’ex intrattenitore da crociere. Continuando a tutt’oggi a dimostrare la sua superiorità tattico-elettorale e pure poltica, nei confronti degli eredi congiunti di PCI-DC!
    Tanto che ai ‘moralizzatori’, che si pretendevano designati da Dipietro&co al governo d’Italia, hanno subito lo shock d’essere snobbati dagli italiani (presumibilmente fascisti?) in favore di Berlusconi. E non pare che gli elettori avessero avuto torto, basta vedere l’operato dei governi di sinistra (Prodi, Dalema, Prodi II) o appoggiati dalla sinistra (Amato, Dini):
    distruzione dei diritti sociali, privatizzazione a tambur battente a favore dei ‘pirati coraggiosi’ (qui niente conflitto d’interessi?) e perfino una guerra d’aggressione.
    E ci si lamenta che il barzellettiere d’Arcore vinca a man bassa?
    Cosa propone la sinistra sinistrata? Manifestazioni di piazza per presunto attntato alla libertà di informazione, indetta da quegli stessi che dell’informazione ne fanno carta igienica quotidiana. Pure la prima serata di raidue affidata una persona di dubbia moralità (col moralista travaglio che se n’è stato zitto-zitto).
    Eppoi al momento opportuno si assentano, nonostante i 50 giannizzeri di Fini avessero teso l’agguato al loro siùr.
    Neanche si telefonano la sera prima, gli amiconi dalema e fini?

  • Pensiamo davvero che l’operazione Berlusconi sia nata proprio in quel momento, quando PSI e DC si stavano sbriciolando?
    A mio sommesso avviso Berlusconi era già da qualche tempo un leader-politico “in sonno”. Non si può analizzare la sua ascesa, infatti, senza considerare ciò che era negli anni ’70, l’ambito culturale da cui è stato creato: una loggia massonica ultra-altantica che già a metà degli anni ’70 aveva scritto un “piano di rinascita” che previde con largo anticipo non solo il superamento del ‘compromesso storico’ (allora appena nella fase dell’attenzione), ma anche il crollo della DC. Un osservatore attento come Aldo lo avrà senz’altro notato, e recentemente Francesco Biscione ci ha scritto sù un saggio piuttosto interessante.
    E’ a partire da lì che si inizia a pensare al dopo-DC, fase che probabilmente termina con l’individuazione del personaggio Berlusconi, cui sapientemente viene affidato l’accumulo e lo sviluppo dei mass media privati (oltre oceano, infatti, è dai tempi di Lippman e Bernays che si conosce la loro importanza…), ma anche di operazioni squisitamente “di immagine”, come l’acquisto di squadre di calcio, volley, rugby… per accreditare il personaggio come “vincente”
    Ciò che voglio dire (e qui concludo perché non voglio tediare) è che l’errore della Sinistra (o meglio, uno degli errori) sta nel non aver afferrato, compreso, il cambiamento culturale della società dovuto all’impatto dei nuovi media realizzato con una sapiente regia. La rivoluzione berlusconiana, con l’annientamento valoriale e civico inizia con una violenta spinta del nostro paese verso il consumismo, con un messaggio (o meglio, con un vero brain-washing) che è stato impresso a sua volta attraverso il dolce -ma martellante- lavorio del tubo catodico. Berlusconi vince soprattutto perché propone un modello di vita e società che ha per anni proposto ed imposto attraverso le sue TV, e cui la massa degli italiani (una parte dei quali è tradizionalmente “fasci-populista”) è ben lieta di tendere, magari solo a livello di immaginario.

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