PERCHE’ BERLUSCONI E’ NEI GUAI.

Il Cavaliere, che ha sbandierato la minaccia di elezioni anticipate per tutta la primavera-estate, con l’avvicinarsi dell’autunno dà segni di prudenza e si fa meditabondo, alternando sparate e fermate. Non c’entra una sensibilità stendhaliana all’aria struggente di settembre (debolezze letterarie di cui non lo sospettiamo capace). Il problema è che, facendosi due conti, scopre di essere nei pasticci.

Infatti, la coalizione di destra avrebbe ottime probabilità di vincere in Veneto, Lombardia, Friuli e Calabria, ne avrebbe discrete di vincere in Abruzzo e Molise. Vice versa, perderebbe quasi certamente in Emilia, Toscana, Umbria e Marche, avrebbe poche speranze di vincere in Liguria, Trentino, Val d’Aosta e Basilicata. A forte rischio sarebbero: Piemonte, Lazio, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia. Infatti, in queste regioni peserebbe non solo la scissione finiana (Lazio, Campania) ma anche quelle che si profilano di Caldoro (Campania) e di Pisanu (Sardegna), mentre la Sicilia sarebbe persa ad opera di Lombardo. Quanto al Piemonte, dove ha quasi sempre vinto il centro sinistra e dove Cota ce l’ha fatta per un pelo, basterebbe che il PdL perdesse pochi voti (i finiani, il gruppo dello stesso Scandenberech che ora minaccia di ripassare con l’Udc) per rovesciare di nuovo l’esito. In Puglia potrebbero influire sia l’effetto psicologico della vittoria di Vendola, sia un accordo con la Poli Bortone. Insomma ad Udc e Pd sarebbe sufficiente fare accordi tecnici a scacchiera per vincere in almeno quattro delle regioni a rischio e Berlusconi sarebbe in minoranza.
Insomma il rischio di perdere al Senato sarebbe piuttosto alto e questo per Berlusconi sarebbe una catastrofe anche se vincesse alla Camera. Infatti, non avrebbe i numeri per fare il governo e sarebbe altamente improbabile un ennesimo ricorso alle urne: abbiamo fatto consultazioni generali per tre anni di fila (2008, 2009, 2010), ne avremmo fatta un’altra  per un ulteriore anno (2011) per cui la quinta consultazione generale di fila sarebbe improponibile. Se, nonostante tutto, si facesse i risultati sarebbero semplicemente imprevedibili.
A quel punto, dato per improbabile il recupero di Fini o dell’Udc, la strada sarebbe quella di un governo di Unità Nazionale. A presiederlo dovrebbe essere un uomo della coalizione PdL-Lega, che avrebbe pur sempre la maggioranza assoluta alla Camera, ma potrebbe essere lo stesso Berlusconi? Improbabile: Pd ed Udc non potrebbero accettare che a presiedere un governo di confluenza sia il capo del partito avverso. Certo la destra cercherebbe di far muro ponendo la presidenza Berlusconi  come condizione irrinunciabile, ma non avrebbe nessuna risorsa se non di riproporre lo scioglimento delle Camere sul quale abbiamo già detto. Non è difficile prevedere il nome che spunterebbe fuori: Tremonti.
Già, perchè le difficoltà del Cavaliere non si fermano al Senato: europee e regionali hanno segnato una fuga di quasi 5 milioni di elettori (prevalentemente astenuti) dal PdL che ha limitato i danni in percentuale solo perchè anche il Pd è riuscito a perdere 4 milioni di voti verso l’astensione e perchè la Lega ha recuperato qualcosa. Ma i rapporti di forza fra Pdl e Lega, che alle politiche erano di 1 a 4,5 a favore del Pdl, potrebbero scendere anche ad 1 a 1,3 o 1,4 se la Lega si attestasse al 15-18% nazionale e il PdL si fermasse al 24-27%. Una débacle. E, data la scissione finiana, il logoramento di immagine di Berlusconi, la serie di scandali che hanno investito il PdL, non si tratta affatto di una prospettiva impossibile.
Ed un Berlusconi non più Presidente del Consiglio non è più “legittimamente impedito”, per cui i processi potrebbero anche riprendere.
Vi pare che le prospettive del Cavaliere siano poi così rosee?

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (3)

  • Siamo sicuri che tra un Berlusconi che non riesce a governare e un Fini che governa sia meglio la seconda ipotesi?
    Siamo sicuri che tra un centro-sinistra che governa e Berlusconi che non governa sia meglio la prima ipotesi?
    Data la nuova egemonia culturale ogni decisione che si prende è una decisione opposta a ciò che sarebbe auspicabile!
    Privatizzazione di tutto e in particolare dell’acqua, riformulazione del diritto del lavoro (Ichino), riformulazione in senso autoritario della costituzione (Ichino, Fini e Ceccanti).
    Siamo sicuri che una legge elettorale maggioritaria restituirebbe il potere di scelta della classe politica agli elettori? E perché dovrebbe farlo?

  • UN GARANTE PER LA LEGALITA’ REPUBBLICANA
    La situazione politica italiana sembra scivolare verso l’esito di un confronto elettorale che si verificherebbe in un clima di vera e propria difficoltà per la democrazia, con il rischio di un esito tale da portare ad una fase di ulteriore passaggio verso un sistema autoritario, fondato sulla modifica di fondo della Costituzione Repubblicana, sulle basi un presidenzialismo populista e di un attacco alle basi stesse dell’unità nazionale.
    Restiamo convinti che, rispetto ad un rapido approccio verso le urne, molti passaggi debbono essere compiuti ( e non facili, per l’attuale maggioranza: è probabile che ci sarà una contrattazione con i fuoriusciti dell’ex-MSI) e quindi che non tutto l’iter è già stato segnato.
    Purtuttavia, dal punto di vista dell’opposizione, è bene procedere speditamente per individuare quale può essere la strada migliore per arrivare ad una presentazione unitaria, chiaramente alternativa, in grado – considerato che non sarà possibile modificare il sistema elettorale – di conseguire il risultato di un cambiamento di maggioranza.
    In questo senso la proposta avanzata dal segretario del PD Bersani, di una vasta alleanza di centro-sinistra ( in tempi non sospetti, Aprile 2009, l’avevamo definita di “CLN”) con i due “cerchi”, quello di governo e quello di “difesa della legalità democratica” può rappresentare una positiva base di partenza, ma ha bisogno di essere declinata meglio e rese praticabile da parte di tutti gli interessati.
    Proviamo allora ad avanzare una proposta concreta, partendo da un punto di principio: non è possibile trasformare le eventuali e futuribili elezioni anticipate nel solito referendum “pro” o “contro” l’attuale Presidente del Consiglio.
    L’attuale legge elettorale, con l’obbligatorietà dell’indicazione del cosiddetto “capo della coalizione” costringe di fatto ad un approccio di questo tipo, che deve, invece, essere ribaltato.
    L’alleanza delle opposizioni potrebbe, quindi, indicare un “capo della coalizione” di tipo diverso da quello di un leader politico di parte, ma proporre una personalità al di sopra delle parti che funga da “garante della legalità repubblicana”, proponendo (come sarebbe giusto) un governo di transizione che, assunti alcuni provvedimenti urgenti come -appunto – la modifica della legge elettorale in senso proporzionale (sarebbe bene che l’alleanza andasse al voto con una proposta compiuta, in questa direzione) si preoccupasse di ripristinare i termini di un confronto effettivamente democratico (anche dal punto di vista dell’uso dei mezzi di comunicazione di massa), recuperasse la centralità del parlamento, riportasse l’interpretazione costituzionale nei suoi termini effettivi e non in quelli di quella “costituzione materiale” invocata dalla destra per violare proprio quella legalità repubblicana alla quale intendiamo richiamarci.
    Ci permettiamo anche di fare un nome per questo ruolo di “garante della legalità repubblicana” ed è quello del prof.Gustavo Zagrebelsky, già presidente della Corte Costituzionale.
    Il prof.Zagrebelsky ( o chi per esso, ovviamente) non si misurerebbe in nome del leaderismo e della personalizzazione della politica, ma in nome – esclusivamente di una idea comune di fondo riguardante la “virtù repubblicana”.
    In questo modo si eviterebbero divisioni inopportune, levarsi di scudi di ambizioni smodate da parte di soggetti singoli, si aprirebbe la strada ad un indispensabile recupero di ruolo dei soggetti politici, si allontanerebbero dal sistema politico le ombre di pratiche inadatte alla nostra situazione come quelle delle primarie e del “maggioritario uninominale”.
    Ovviamente si tratterebbe di far fronte ad una fase di transizione, ma con l’idea, finalmente di chiudere in avanti un periodo davvero drammatico, dove stiamo rischiando di tornare all’indietro: a tempi bui che avevamo pensato, con le lotte dei lavoratori, di aver definitivamente scacciato dall’orizzonte della Repubblica.
    Savona, li 7 Settembre 2010
    Franco Astengo

  • Berlusconi è uno (e Fini lo sta copiando) che a forza di dire freddo il caldo e caldo il freddo, ormai non sa più cos’è il caldo e cos’è il freddo e un giorno dice una cosa, il giorno dopo l’esatto contrario. Non so come fanno a capirlo i suoi collaboratori. Non è più razionale, come si fa a indovinare cosa farà?
    Certo gli interessa non andare ai processi a costo di smantellare l’italia

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