Cosa è l’ordine mondiale?

L’espressione “ordine mondiale” (o “nuovo ordine mondiale”) è molto usata nel linguaggio corrente, ma con significati molto distanti da quello impiegato dalla teoria delle relazioni internazionali e, in qualche caso, legato a teorie ingenue o fantasiose con scarsi agganci con la realtà.

In primo luogo, l’ordine mondiale non è sinonimo di “governo unico mondiale”, come molti pensano, influenzati dall’equivoco dell’inglese governance mondiale, tradotto come “governo”, mentre in inglese governo è government. Ma l’espressione in inglese nasce in ambito aziendale (come dimostra il fatto che esso compare spesso con l’aggettivo corporate) e indica il modello organizzativo, il metodo di direzione di un complesso aziendale. Solo successivamente, con la scomparsa dell’aggettivo corporate è stato assunto (prima in senso figurato, poi, via via, con sempre maggiore valore letterale),  in campo politico alimentando l’idea di una governance mondiale come “governo del Mondo” in senso stretto, come catena di comando avente un centro direzionale unico.

E, infatti, nell’uso corrente (e parzialmente anche nel linguaggio specialistico della politologia) il termine governo è associato ad una istituzione dotata di una sua individualità, posta in posizione apicale di comando nella catena di comando, dunque gerarchicamente sovraordinata.

In realtà, nel sistema mondiale una cosa del genere non è mai esistita ed è piuttosto difficile che possa esistere in un futuro prevedibile. L’ordine internazionale basato sugli Stati non ha carattere gerarchico ma negoziale (si suole dire che è “anarchico”): ogni attore statale è formalmente “sovrano” e se può accettare limitazioni di sovranità lo fa –almeno in teoria- per propria scelta e mantenendo un diritto di recesso. Anche gli organismi internazionali (Onu, Fmi, Banca Mondiale ecc.) non hanno competenze illimitate e, pur avendo capacità di influenza più o meno  ampia, non hanno facoltà di comando, perché le decisioni sono adottate sempre sulla base di negoziati. Riprenderemo poco più avanti il discorso.

Da questa idea dell’ordine mondiale come comando unificato, discende l’idea di “Nuovo Ordine Mondiale” come complotto di singoli stati o ristrette oligarchie politico-finanziarie, tendenti a costruire un unico centro direzionale, cui subordinare ogni altro potere mondiale. Il punto merita qualche delucidazione. L’idea di un governo unico mondiale che superasse l’ordine degli stati nazionali non è affatto nuova ed anzi precede la stessa idea di Stato nazione. La Res publica christianorum era già l’idea di un ordine mondiale (intendendo per esso il mondo conosciuto e raggiungibile) sotto un unico sovrano di ispirazione cristiana e l’Impero Carolingio ne fu il più riuscito tentativo di realizzazione. L’idea di un governo mondiale sovraordinato rispetto alle comunità locali, che assicuri la pace mondiale, si affaccia in vario modo anche nelle opere di Dante, Campanella, Marsilio, Grozio, Kant ed altri ancora. E’ solo nell’ottocento che verrà teorizzato che “fra l’individuo e l’umanità c’è la nazione” come gradino ineliminabile e l’ordine westfalico viene coniugato con quello di stati nazione solidali fra loro.  Dopo, lo stesso progetto di rivoluzione comunista mondiale, elaborato da Lenin, aveva per suo fine la costruzione di un governo mondiale che “abolisse i confini” e realizzasse la repubblica mondiale dei consigli operai.

Sin qui, siamo a progetti pubblici, apertamente teorizzati in testi di filosofia politica o in manifesti politici di partiti alla luce del sole.

Dall’ottocento, tuttavia, si afferma una corrente di pensiero che individua in ristrette oligarchie a prevalente carattere esoterico e/o finanziario i portatori di un progetto di dominio mondiale. Di tale disegno sono stati accusati di volta in volta gli “illuminati di Baviera”, la Massoneria internazionale, la “Sinarchia”, i “nani del lago Lemano”, i “Savi anziani di Sion”, la Piligrims Society, l’Istituto Tavistok, il Bildberberg, la Trilateral, l’Aspen, il “senato finanziario Mondiale”, la “P7”, con una netta preferenza per i (pretesi) complotti di ispirazione ebraica. Di alcune di queste associazioni non esiste prova certa che siano esistite e meno che mai che abbiano avuto il progetto di costituirsi in comando unico mondiale. In molti casi si è trattato -o si tratta- di comitati d’affari o “camere di compensazione” fra le diverse èlite nazionali del mondo occidentale (è da notare l’assenza di similari associazioni non europee o nord americane). E’ realistico pensare che alcune di queste associazioni abbiano progetti di espandere la loro influenza al massimo possibile e qualcuno magari pensi ad una sorta di “governo occulto del Mondo”, ma progettare non è la stessa cosa che realizzare e che un simile progetto abbia probabilità di successo è quantomeno dubbio.

All’estremo opposto, abbiamo idealizzazioni ugualmente infondate che identificano l’ordine mondiale con la realizzazione di un ordine in grado di assicurare la giustizia nel mondo, al di là degli egoismi nazionali. Una utopia seducente e forse auspicabile, ma che nessuno sa come realizzare, L’ordine mondiale non ha compiti di natura etica, ma essenzialmente pratici e politici. Lo scopo è quello di perseguire uno stato di pace generalizzata, conservando lo stato di cose presente, senza porsi il problema de se esso sia giusto, il mutamento po’ essere auspicato da singoli soggetti e può avvenire, ma, dal punto di vista dei fautori dell’ordine mondiale, essi deve concretarsi con la lentezza ed i compromessi necessari ad evitare conflitti armati. Da questo punto di vista i pacifisti sono i massimi fautori dell’esistente.

Ma la persistenza di un ordine mondiale non esclude affatto conflitti locali, indiretti o marginali che possono esserci costituendo turbative non influenti sinché  siano controllabili.
L’ordine mondiale è uno stabile equilibrio dei rapporti di forza fra i principali attori mondiali. Quello che rileva sono essenzialmente due aspetti:

-che non ci siano conflitti aperti fra grandi potenze

-che ci sia una sostanziale accettazione –anche solo passiva- di questo equilibrio da gran parte degli altri soggetti mondiali

-che non ci siano sfide credibili a questo equilibrio da parte di soggetti “ribelli” a tale ordine.

Facciamo un esempio per capirci: l’ordine bipolare che ha regnato dal 1945 al 1989 era basato sull’equilibrio fra le due grandi potenze (Usa ed Urss), che tacitamente accettavano la spartizione per aree di influenza, intervenendo nei conflitti locali, ma evitando accuratamente ogni confronto militare diretto, secondo il principio della “coesistenza pacifica”..

Intorno ad esse si raccoglievano altre potenze di media grandezza (Inghilterra, Francia, Germania, Italia, Giappone da un lato, Polonia, Rdt, Ungheria dall’altro) o nazioni minori. Fra i due blocchi si formò una area di “non allineati” (di volta in volta più o meno simpatizzanti dell’uno o dell’altro blocco) che giocava un ruolo di mediazione e riequilibrio parziale, ma che si muoveva all’interno di quell’ordine sostanzialmente accettato. Unico soggetto “ribelle” di qualche consistenza era la Cina che, però, rendendosi conto di non avere lontanamente il rapporto di forze sufficiente a rimettere in discussione l’ordinamento esistente, si limitava all’azione di propaganda.

Durante i 45 anni dell’ordine bipolare non mancarono né conflitti locali (Corea, Vietnam, guerre mediorientali, per citare solo i più rilevanti) né guerriglie, rivoluzioni e colpi di Stato, ma in nessun caso l’episodio è andato oltre i limiti nazionali o, al massimo, di area circoscritta.

L’esempio scelto ci permette di approfondire il discorso su alcuni aspetti. In primo luogo, l’ordine mondiale è gerarchico: alla sommità abbiamo le due superpotenze, quindi i loro alleati maggiori (che accettano implicitamente limitazioni alla propria sovranità), poi quelli minori (ancor più limitati nella loro sovranità), poi i soggetti “non allineati (formalmente più indipendenti, ma sfavoriti dai rapporti di forza).

In secondo luogo, l’ordine mondiale non è mai statico, ma sempre dinamico, anche se in certi limiti: mutamenti nei rapporti di forza possono essercene (per lo sviluppo della corsa agli armamenti, lo spostamento di un paese da un’area all’altro a causa di una rivoluzione o di un colpo di Stato, per il sopraggiungere di una crisi economica, per l’esito di un conflitto locale ecc.) ma, nel caso del bipolarismo, sempre entro la cornice della “coesistenza pacifica”.

Ne consegue che l’ordine mondiale non è solo un concetto di ordine qualitativo (c’è o non c’è) quanto piuttosto quantitativo (c’è ma è più o meno perturbato).

In terzo luogo, il meccanismo fondamentale che regge un ordine mondiale è quello dell’egemonia, concetto che implica l’affermarsi di un determinato rapporto di forze (basato sugli equilibri militari, politici, culturali) e l’accettazione di esso da parte degli altri. Si tratta di un mix di forza e di consenso che si esercita su un numero più o meno circoscritto di interlocutori, sia in una determinata area geografica (ad esempio, l’espansionismo russo è sempre stato essenzialmente rivolto verso i paesi confinanti, in modo da dar vita ad un blocco “chiuso”), sia verso un’area di paesi sparsi per il mondo (come è tipico delle potenze marittime come Usa o Inghilterra).

Ora il problema è capire cosa è accaduto dopo la fine dell’ordinamento bipolare, se questo sia un nuovo ordine mondiale, se sia in formazione, e su cosa si basi. Ma lo vediamo in un prossimo articolo.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (24)

  • mah credo che la nostra società sia abbastanza complessa da non poter più fare a meno di un ordine mondiale; come ricorda schmitt, il concetto di nomos deriva dalle delimitazioni tra i vari pascoli delle pecore, senza i quali i pastori si sarebbero probabilmente presi a mazzate.
    tornando all’oggi, direi che l’ordine c’è, ed è quello dei trattati per i commerci internazionali. si potrebbe anche dire che dagli anni novanta, e dalla fine del bipolarismo, sembra che questi trattati decidano sulle nostre vite più che un tempo. soprattutto per il fatto che la politica ha perso molte delle sue prerogative (insieme alla sua credibilità), prerogative che sono finite in mano al potere giudiziario. peraltro la trasversalità con cui il neoliberismo viene accettato in contesti precedentemente ostili agli usa, dovrebbe fare riflettere sullo stato di salute di questo”mix di forza e di consenso”.
    peraltro, come dice guy debord, la condizione ideale di ogni organizzazione di stampo mafioso è che se ne parli il meno possibile; anche shmitt era d’accordo sul fatto che ogni potere dovesse essere poco trasparente. e in effetti qua di trasparenza ce n’è pochina: in proporzione alla rilevanza del neoliberismo a livello sociale, di neoliberismo si parla pochissimo.
    ad esempio si parla molto di questo fumoso e improbabile “governo mondiale” e non si parla per niente dei processi di aziendalizzazione che stanno colpendole governance a livello mondiale, per non parlare del resto dei rapporti sociali. eppure si tratta di un processo storico di cui oggi è più difficile accorgersene ma che tra qualche anno sarà difficile non notare (sempre se tra qualche anno esista ancora un’accademia degna di questo nome).

    • Tenerone Dolcissimo

      @ giandavide
      di neoliberismo si parla pochissimo.
      E se ne parla sempre a sproposito.
      In primis parlare di liberismo -intendendolo come variante economica del liberalismo- è una immane idiozia. Tutti i liberali asseriscono che non è possibile scindere la libertà economica da ogni altro tipo di libertà.
      In secundis non si capisce il senso del “neo”. I liberali sono monotoni e da sempre chiedono meno tasse e meno stato.
      Ultima e non meno rilevante scempiaggine è considerare liberali -neo o vetero che siano- figuri come Mario Monti, il quale in vita sua ha sempre lavorato per aumentare il numero e il peso delle tasse e delle regole. Metterlo fra i liberali sarebbe come mettere Santa Maria Goretti nella scuderia di Schicchi accanto a Moana e Cicciolina.
      CONCLUDENDO a parte il fatto che mi sembra che sia pieno di imbecilli o ipocriti che passano le giornate a parlare di neoliberismo, quand’anche non se ne parlasse mai, sarebbe un vantaggio, considerato il numero e la mole di imbecillità che accompagnano il dibattito.
      Saluti

      • anche confondere liberismo e liberalismo – per non parlare della nozione di neoliberismo, a cui peraltro avrei anche dato una sommaria collocazione storica che dovrebbe chiarire – significa non parlarne. infatti se non sai nemmeno come indicare una cosa quando la vedi non puoi certo farci grossi discorsi sopra.

        • Il rischio è parlare di fantasmi, come il matematico NASH -quello di A BEAUTIFUL MIND- che vedeva inesistenti agenti CIA e compagni di università.
          Io sono liberale e il pensiero che seguo propugna da sempre meno stato e meno regole e meno tasse e che l’individuo ha libertà inalienabili fra cui in primis quella economica.
          Con queste idee -ripeto- nulla hanno a che spartire Monti e gli altri burocrati di Bruxelles.
          Se poi esistono teorie che si chiamano LIBERISMO e NEOLIBERISMO, io non ne sono a conoscenza.
          Se tu le conosci descrivecele. Sei pregato di evitare pippe mentali stile convegno sessantottino, ma fai descrizioni serie e basate sui fatti (noi liberali non amiamo gli sbrodolamenti dell’intellettuale di turno).
          Grazie anticipatamente per le risate che ci farai fare (io sto finendo la carica comica che mi viene dalla lettura degli articoli degli anni 60 e 70 che ci dicevano che in URSS i polli arrosto crescevano sugli alberi e i khmer rossi avrebbero trasformato la cambogia in un paradiso in terra).

          • visto che ammetti pure di non conoscere ciò di cui parli, di che parli a fare? consiglio si studiare un poco e nel frattempo di stare attento a non fare cadere residui di merda dalla bocca

  • Caro Professor Giannuli,
    Grazie, lei offre un servizio per me inestimabile. Mi ha incuriosito osservare che il concetto di Nuovo Ordine Mondiale, che in casi ossessivi raggiunge il cosiddetto complottismo, sia di un’inattuabilità intrinseca. Questo Ordine di cui si teme tanto però, potrebbe in realtà rappresentare il concetto di Finto Ordine “obbligatorio”, promulgato dalle elité che lei nomina e che assoggettano i popoli plebei.
    Il concetto di Ordine Mondiale sembra più lo Stato di manipolazione che, per arrivare al succo, contiene e promulga un pensiero radicale e unico. Il pensiero più radicale e riconosciuto che personalmente osservo ogni giorno, è quello che la natura sia intrinsecamente “egoista” e che tali ci abbia fatti. L’uomo sarebbe dotato naturalmente e unicamente del Narcisismo Primario scoperto da Freud a inizio secolo, in questo modo il dominio degli altri per la propria sopravvivenza (amore = odio degli altri celato per soddisfare un bisogno individuale), diventa una totale giustificazione del “corretto stato delle cose” o Oridne, “chi sta sopra e chi sta sotto” per intenderci. Su questi concetti si fonda anche la politica economica di Edward Bernays (nipote di Freud), nonché la principale “selezione naturale” dei Leader nella Società Moderna. Quest’ultima realtà è stata evidenziata dalle ricerche sulla Corporate Psychopathy, paradossalmente rivangata dalle stesse Destre curiose e interessate alla manipolazione dellaggente.
    Purtroppo questo pensiero, ossia che nasciamo dotati del solo egoismo, è stato dimostrato essere falso. Carl Rogers per primo, negli anni 60 mostrò l’evidenza di una necessità affettiva primaria e una predisposizione alla relazione collaborativa. Ed è anche ovvio, nasciamo pienamente adattivi e impariamo le “tecniche” osservando chi ci circonda, noi uomini siamo predisposti alle relazioni collaborative sinergiche. Non che non siano mai esistiti alcuni che provino un sottile piacere nel dominio sugli altri, ma questa cosa ha un nome e si chiama psicopatia. Mentre per millenni è stato un dominio mal accettato quando mal gestito, con l’Illuminismo questi concetti antidemocratici rischiarono di essere spazzati via. Con un colpo di coda anche “artistico”, chi ebbe bisogno di proteggere i propri investimenti, appoggiò e diffuse in ogni modo questo concetto radicale di dominazione egoistica naturale, riuscendo a raggiungerci anche sino ai banchi di scuola, trovando uno specchio perfetto in vari modelli divulgati dai Media.
    Senza lavaggio del cervello e nevrosi collettiva, con una crisi socio-economica annessa, che rappresenta solo una “spia di segnalazione”, saremmo naturalmente predisposti a una collaborazione collettiva sinergica, con una situazione simile a quella che è avvenuta e avviene fra le elité, in continui riequilibri bipolari… solo che tutto ciò avverrebbe in pacifica collaborazione e crescita collettiva. Una Democrazia Partecipativa in pratica, curiosamente soppressa dall’intimo di tante persone oggi giorno e sostituita con l’odio per il prossimo, non più celato ma giusticato per soddisfare un naturale bisogno individuale.
    Oggi più che mai, anche grazie ai suoi scritti, penso sia chiaro quanto questo concetto sia intrinsecamente auto-sgretolante e quindi non attuabile nella temutissima Piramide del Potere Unico. E’ altrettanto vero però che se ne possono notare tracce e forme ovunque, ben poco ossessivo-complottiste ma più complotti reali. Ad ogni modo, come da naturale bipolarità di queste dinamiche, anche il pensiero egoistico, per quanto radicato esso possa essere, si riequilibra nel pensiero collaborativo, altrettanto radicale e inequivocabile, a mio parere anche in servizi come i sui.

    Grazie,
    Buon Lavoro.

  • L’intervento di giandavide mi stimola a por(mi) una domanda, alla quale, forse, intende rispondere l’intervento successivo: stiamo guardando all’ordine mondiale come categoria politico-istituzionale.

    Non e’ una limitazione?

    La finanza internazionale, per es., non e’ un “ordine” che si impone con le sue leggi e le sue regole al di la’ della volonta’ dei governi?

    Obama, oggi, e’ piu’ forte degli interessi della grandi banche di affari che riescono ad imporre come regole generali le loro utilita’ soggettive?

  • Mi sembra che finalmente Giannuli abbia visto la luce, dopo alcuni articoli apparsi su questo blog (non a sua firma, per la verità) che propagandavano mistificazioni e fantozziane coperture del sistema occulto che governa il mondo, finalmente c’è il tentativo di capire e spiegare cosa è successo dopo la caduta del muro di Berlino. Essendo un tema delicatissimo e vasto, non basteranno pochi post per dare risposte esaustive, è comunque apprezzabile lo sforzo. Cos’è il mondialismo? Chi sono gli “illuminati”? Chi lavora per il “nuovo ordine mondiale”? Sono risposte difficili e complesse da dare ad un grande pubblico, specialmente tesi difficili da provare, ma che questo sia tutto vero lo possiamo facilmente dedurre da come la ricchezza del mondo è distribuita: nel 2016 l’1% della popolazione deterrà più del 50% della richezza e delle risorse del pianeta, dopo la crisi del 2008 gli 80 uomini più ricchi del mondo hanno raddoppiato il loro patrimonio. Difficile forse capirne i processi, le trame o individuare tutti i pupazzi della politica che si sono prestati a favorire una strettissima oligarchia ma è molto semplice, basta leggere i numeri, capire quali sono stati gli effetti

  • Io studierei, ma mancano testi in materia a parte qualche beota che sosterrebbe che si puo’ avere libertà sociale senza avere libertà economica e qualche altro imbecille che racconta che il super tassatore Monti sarebbe l’alfiere dei liberali cioe’ di coloro che sono contro le tasse.

    • non mi sembra che la libertà economica la si tenda a dare agli individui oggigiorno. il neoliberismo rappresenta la libertà per le entità con un profilo giuridico e dei buoni avvocati, non per le persone. poi non capisco l’ossessione permonti, che senza di lui il tuo caro silvio stava in galera…

  • Se le teorie complottiste sono probabilmente favole, la concentrazione di ricchezza che negli ultimi anni si è verificata nel mondo occidentale è una reltà.
    Lo ha dimostrato uno studio condotto dall’ETH, il Politecnico Federale di Zurigo, in cui sono stati individuati 147 intermediari finanziari, che controllano buona parte delle 43.000 multinazionali più imporatanti del mondo.
    Lo studio è apparso sulla rivista New Scientist nel 2011 ed ha provocato grande scalpore, perchè ha dimostrato numeri alla mano, quello che molti sospettavano.

  • @ gianandrea
    Potresti erudirmi tu. A sx siete sempre pronti a istruire il popolo proponendo nuovi e macchinosi fallimenti, accompagnati da affascinanti formulette esoteriche (tipo “riappropriazione ludica e socializzante del proprio corpo”) nonché a giustificare i suddetti fallimenti escogitando altre formulette esoteriche tipo “liberismo” e “neoliberismo”.
    Sai chi mi ricordi? Quel giornalista de “Il maestro e margherita” che per stroncare un libro su Ponzio Pilato scrive un articolo in cui condanna il complotto di quelli che avevano tentato di introdurre il “pilatismo” in unione sovietica.
    Fai bene a battere in ritirata io sono maestro nello smutandare i fregnacciari come te.

    • considerando che non riesci a ricordarti il mio nome dei tuoi interlocutori, credo che la strada che ti porti ad imparare cose nuove sia drammaticamente in salita

      • Devo ricordare cose ben piu serie e nomi di autori che spiegano le loro idee, non gente che spara paroloni e non riesce a spiegare cosa significano. E tu non sei il peggio. Sono 40 anni che aspetto che qualche sinistro mi spieghi cosa sia la riappropriazione ludica e socializzante del proprio corpo

        • il problema di voi destri è che aspettate qualcuno che vi spieghi qualcosa, più per pigrizia che altro, presumo. poi però arriva uno che ve la spiega, però è sbagliata: ecco in quei casi siete come la tartaruga che non si sa rigirare da sola.

  • Direi come fa Caruto e come del resto suggeriva anche Giandavide, che il potere oggi non è più nelle mani nelle nazioni e dei loro governi, ma piuttosto direttamente nelle mani dei grandi capitalisti, almeno nella parte di mondo in cui ci tocca vivere.
    Dagli anni settanta, i capitalisti si sono posti il problema di come rispondere al forte rallentamento della crescita ed hanno escogitato le tesi neoliberiste che sono, malgrado l’opinione esposta con passione da Tenerone, l’espressione più fedele dei principi liberali (quale libertà gli è stata conculcata a Tenerone, non vede dunque come i diritti civili vengano difesi a spada tratta da quegli stessi che ci affamano, in accordo col fatto che deve esistere anche la libertà di morire e di far morire di fame?).
    Sin dagli anni ottanta, è partita l’offensiva interna con la Thatcher prima, Reagan poi, ma anche nel nostro piccolo come italiani abbiamo avuto Beniamino Andreatta che da ministro del tesoro sin dal 1981 ha operato il divorzio tra Banca d’Italia e Tesoro, che ha creato il debito spaventoso da cui non potremo più uscire (chi glielo dice ai nostri governanti, economisti e giornalisti onniscienti che la causa non è la spesa pubblica, quella al massimo avrebbe creato inflazione, non disavanzo).
    Tuttavia, finchè c’era l’URSS, non si andava più in là. Con il tonfo improvviso di quel blocco negli anni novanta, i capitalisti si sono scatenati senza più ritegno, ed uno dei passi più significativi è stato l’iniziativa di Clinton di abrogare la legislazione introdotta dopo la storica crisi del ’29, che impediva alle banche commerciali di operare come banche d’affari.
    Con lo scoppio della bolla immobiliare nel 2008, i governi hanno mostrato di non avere le palle per far fallire il sistema bancario, e quindi paradossalmente i grandi banchieri hanno avuto l’evidenza di come il potere era ormai il loro e che potevano fare qualsiasi operazione, anche la più criminale, nessuno gli avrebbe fatto pagare il conto.
    Le cose ancora oggi stanno esattamente così e la evidente incapacità dei governi a difendere la sovranità della loro nazione fa da tappo al malcontento ed ad ogni forma di ribellione. Tuttavia, per quanto robusto sia un contenitore, alla fine esisterà un valore di pressione del gas che si va accumulando che causerà la sua esplosione, ma forse a quel punto ci arriveremo morti o forse estinti.

    • “alla fine esisterà un valore di pressione del gas che si va accumulando che causerà la sua esplosione”
      vincenzo, questo dipende dalla capacità di risparmio dei nuclei familiari e delle persone e quali strategie i diversi nuclei sociali riusciranno a impostare. Cioè può esserci una valvola che regoli la pressione? Nel modello della Grecia le banche nazionali a chi appartengono(se questa domanda è posta nel modo coretto)?

      • MI scuso per la chiarezza insufficiente, il gas nella metafora che usavo alla fine si riferiva alla collera popolare, non a movimenti finanziari.
        Tuttavia, è probabile che effettivamente sia la finanza ad esplodere per prima.
        La questione è che tutta la liquidità che la FED ha immesso, non ha avuto effetti inflazionistici perchè è rimasta nei circuiti bancari senza andare sul mercato delle merci. Finchè il denaro viene scambiato con un titolo finanziario, non v’è ragione per cui generi inflazione.
        Tuttavia, questa liquidità, seppure nella forma virtuale di un numero su un computer, esiste e non potrà rimanere in eterno sotto questa forma. Nella norma, il denaro serve agli scambi commerciali, e quindi prima o poi qualche grande investitore finirà con l’usarli (perchè averli sennò, neanche il bagno tra le monete d’oro si possono fare come Paperone). Quando ciò dovesse accadere in quantità significativa, si scoprirebbe il segreto di Pulcinella, che non vi sono abbastnaza merci per tutta questa liquidità, e l’inflazione scatterebbe come una molla compressa a cui si tolga il fermo, perchè al più lieve accenno, nessuno vorrà più restare liquido, con un effetto moltiplicatore.
        Ciò avverrà negli USA, perchè è lì che i dollari sono stai stampati in quantità esagerata, visto che quelli recenti si sommano alla liquidità storica connessa anche al ruolo internazionale del dollaro. Cosa farà la Grecia o l’Italia, non conta, perchè una bomba inflattiva così trascinerebbe il mondo intero attraverso i circuiti bancari che sono globalizzati. L’unico modo per trovare salvezza per un paese, è quello di tirarsi fuori in tempo da questa gabbia di matti costituita dalla globalizzazione.

    • Perdonami caro Cucinotta, ma è un po’ confuso lo scenario cui ti riferisci. Se parli dell’Italia, ho l’impressione che toppi di brutto. In italia non esistono banchieri, in quanto le banche sono enti pubblici diretti da funzionari di partito. Cosa ci sia di liberale (o liberista) vorrei che me lo spiegassi. Cosi’ magari se mi spiegasssi che vuole dire liberista, visto che giandavide perde colpi.
      Non riesco poi a capire come il divorzio abbia fatto esplodere il debito pubblico. Prima del divorzio la banca d’italia aveva l’obbligo di acquistare titoli di stato, dopo no e lo stato si è rivolto al mercato. Ora se io ho mille euro di debito, sia che il creditore sia tu sia che sia giandavide io sempre mille euro di debito ho e alla fine del prestito sempre cento euro (per esempio) di interessi dovrò pagare a te o giandavide, perché giandavide anche se non riesce a spiegare cosa significa liberista non e’ fesso e sui mille che presta vuole l’interesse come te.
      Saluti

      • Cominciamo dalla fine.
        Non mi sono soffermato su quanto fatto nel 1981 perchè lo ritenevo noto.
        A quei tempi, non avevo alcuna nozione di economia, e difatti neanche sapevo del divorzio Bankitalia-tesoro, e tuttavia mi colpì il fatto che di colpo gli interessi sui titoli di stato passarono dall’essere più bassi dell’inflazione, ad essere sensibilmente più alti: me ne accorsi anche se non sapevo perchè.
        Prima di quella data, la variabile indipendente era il tasso a cui prestare i titoli di stato, perchè quelli invenduti, venivano acquistati dalla Banca d’Italia. Poichè essa aveva potestà di stampare moneta, non vi era per il bilancio pubblico alcun aggravio, si stampava quanto necessario per fornire al tesoro la liquidità richiesta.
        Naturalmente, non è che questo non avesse alcun effetto, gli anni settanta sono gli anni dello scoppio dell’inflazione che proprio alla fine di questi, raggiunse mi pare il 19%. Come avevo tentato di dire nel precedente intervento, invece di creare debito, i disavanzi statali generavano inflazione.
        Dopo Andreatta invece, il tesoro doveva assicurarsi la vendita totale dei titoli per l’ammontare della liquidità necessaria, non v’era più chi stampava denaro a piè di lista, e così i tassi non erano più decisi dal tesoro, ma come si dice in questo caso, dal mercato. Tr aumento dei tassi, e necessità di vendere titli per l’intero ammontare del fabbisogno, c’hanno dato questo bel risultato di avere un debito che ormai sfiora il 135% del PIL, cioè è tecnicamente mom risarcibile.

        E’ significativo che lei, oltre probabilmente perchè giovane ignorasse i fatti ormai così distanti da noi, abbia assimilato questo caso a quello di un comune cittadino, che è proprio il punto di vista del neoliberismo. Uno dei suoi elementi fondamentali è infatti che i principi neoliberisti pretendono di trattare gli stati come se fossero privati. Tutti i ragionamenti che si leggono in rete, ma anche sulla grande stampa, falsamente di buon senso, che utilizzano esempi tratti dal comportamento di una famiglia, in quanto per principio inapplicabili alle entità statali, sono fasulli.
        Si tratta evidentemente di un furore ideologico perchè anche un somaro capisce bene la differenza tra un cittadino ed uno stato, ma è una teoria funzionale alla deificazione del mercato.
        Mi fermo qui perchè non sono così presuntuoso da credere di potere in un breve commento convertire nessuno da un’ideologia ad un’altra.

    • Vincenzo pensi un effetto repubblica di wiemar, cosa che i tedeschi a parole temono. ma più in grande? curiosità le banche tra di loro usano una loro moneta interna per gli scambi?

      • 1. Sì, qualcosa simile a ciò che avvenne nella repubblica di Weimar, ma sarebbe un processo globale e molto più rapido.
        2. Che io sappia, le transazioni interbancarie non comportano creazione di moneta fisica, ma solo accreditamenti e addebiti sui computer dei circuiti bancario-finanziari.

  • Tenerone Dolcissimo

    @ Cucinotta
    Ho apprezzato quel che dici in materia di divorzio, Come diciamo noi liberali, non esistono pasti gratis. Il debito o lo piazzi sul mercato, pagando tassi di mercato e quindi salati e quindi aumentando ulteriormente il debito, oppure lo molli alla tua banca centrale, producendo inflazione. E’ meglio la padella o la brace? Difficile dirlo. Ma possiamo vedere che il debito è un problema grosso ma gestibile, mentre l’inflazione puoò andare oltre l’immaginabile e provocare disastri incommensurabili come mostra le germania post I GM e quella attuale che è ancora sotto choc.
    L’ideale è non fare debiti -specialmente per pagare pensioni e stipendi ai parassiti come abbiamo fatto noi italiani- secondo quanto insegna l’idea liberale (memento Quintino Sella).
    Gestire la cosa pubblica come una famiglia non è neoliberismo; è l’idea che noi liberali abbiamo sempre avuto. Sicuramente il pubblico ha le sue peculiarità, ma è bene che queste peculiarità siano ridotte al minimo come al minimo debba essere ridotto lo stato.
    I politici, dai tempi di Hammurabbi, sono sempre stati cattivi gestori. Meno fanno e meglio è per tutti. Certo, se poi uno è marxista e si aspetta che arrivi una nuova classe di politici candidi come gigli …. ma sappiamo bene come è andata a finire e non solo in URSS: basta guardare la riforma sanitaria buttata in una paese come l’Italia che non ha una costituzione … Spero che tu non voglia considerare costituzione quella specie di libro dei sogni prodotto alla fine della guerra.
    Cordiali saluti.

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