Non esiste Siria senza Assad?

Da diverse settimane la guerra in Siria è entrata nella sua seconda fase. Guerra civile, guerra per procura tra potenze, “guerra mondiale a pezzi” per usare le parole di Papa Francesco, quella che ha sconvolto la Siria è una tempesta che rappresenta in maniera completa il conflitto dell’era della globalizzazione: devastante nonostante la completa asimmetria e liquidità che porta a una difficile definizione degli schieramenti in campo. Lo smantellamento dell’entità parastatale dell’ISIS ha di fatto liberato il genio intrappolato nella lampadata, dato che il disarticolamento del Califfato ha portato con sé la fine dell’alibi che numerose parti in causa usavano per legittimare il loro coinvolgimento (sono state sedici, come riporta Fulvio Scaglione, le potenze straniere che hanno operato militarmente in suolo siriano dal 2011 ad oggi).

La guerra in Siria, ora, conosce una svolta cruciale e repentina dovuta proprio alla fine della minaccia portata dall’ISIS sul terreno all’unità del Paese: venuto meno il sedicente Stato Islamico, prende campo la vera partita e, soprattutto, vengono al pettine i nodi accumulatisi dal 2011 a oggi. Primo fra tutti, il nodo dell’ipocrisia dei governi occidentali e dei sistemi mediatici nostrani che hanno costruito la narrazione dei cosiddetti “ribelli moderati” per giustificare l’insurrezione dei gruppi del cosiddetto Esercito Siriano Libero, in larga parte egemonizzati da formazioni jihadiste quali quelle che hanno portato avanti il “lavoro sporco” per la Turchia di Erdogan nel cantone curdo di Afrin, ipocrisia smascherata da Tim Anderson nel suo magistrale saggio La sporca guerra contro la Siria. In secondo luogo, la stessa questione dei curdi del Rojava, trovatisi a ricoprire, al tempo stesso, il ruolo di baluardo anti-ISIS e “fanteria” della coalizioe occidentale ma, al tempo stesso, destinati per necessità a trovare un modus vivendi con il governo centrale di Damasco, la cui sovranità non è stata da questi mai disconosciuta. Terzo, e più importante, punto è la discussione sul futuro assetto del Paese, del quale si può e si deve necessariamente discutere anche in una fase in cui, con gli intensi combattimenti ad Afrin e nella Ghuouta ancora in corso, la pace per il martoriato Paese mediorientale appare quanto mai lontana.

In questa discussione, appare oggi più che mai centrale un dato di fatto innegabile: nel futuro della Siria Bashar al-Assad sarà chiamato a ricoprire un ruolo fondamentale e, anzi, allo stato attuale delle cose non si può pensare ad una Siria senza Assad. Quel che proponiamo è un ragionamento frutto di una decisa consapevolezza sui fatti siriani e, soprattutto, sull’andamento delle dinamiche sociali e politiche di un Paese che nei prossimi anni sarà costretto a ricostruire sé stesso, dato che l’entità incalcolabile dei danni subiti sul piano materiale è solo una frazione delle enormi macerie morali che gravano su una popolazione in larga misura costretta a diventare esule, sia all’interno che all’esterno del suo Stato. Assad ha saputo dare sul campo la risposta più netta e decisa alla brutale deviazione delle proteste del 2011, degenerate da rivendicazioni legittime in manifestazioni eversive dopo l’intervento di Paesi esterni come Turchia, Arabia Saudita e Qatar, e mandato a più riprese messaggi non indifferenti di unità nazionale.

Significative ed emblematiche restano le parole di Assad in un’intervista a Matteo Carnieletto de Il Giornale del dicembre 2016: parlando dei migranti siriani che stavano raggiungendo in massa l’Europa, il leader del legittimo governo di Damasco ha dichiarato che essi “vogliono tornare nella loro nazione. Tutti quanti vogliono tornare, ma poi pensano che cercano anche stabilità e sicurezza e che hanno anche bisogni di prima necessità. In questo caso non posso dire che li inviterò a tornare in Siria, perché questa è la loro terra e non hanno bisogno di un invito per ritornare. Ma quello che vorrei dire loro, in questo caso, è che i rappresentanti europei hanno creato questo problema supportando il terrorismo direttamente o indirettamente nella nostra nazione”.

Non è sotto le bandiere di Al Nusra o Ansar al-Sharia che si sono potute ammirare le immagini meravigliose di speranza richiamanti una nazione normale e unita nella convivenza, come le celebrazioni del Natale ad Aleppo poco dopo la fine della durissima battaglia nella città. Il regime di Damasco ha avuto nel clientelismo e nell’inefficienza amministrativa una grande debolezza nel periodo pre-bellico, ma non si può negare che il governo baathista ha sempre avallato l’idea di una Siria multiconfessionale, laica e abitata da una popolazione coesa etnicamente e che ad Assad bisogna riconoscere il merito di aver saputo evitare una deriva settaria del conflitto che avrebbe finito per vedere la sua minoranza alawita in netta minoranza e la comunità cristiana stritolata come vaso di coccio tra i vasi di ferro in maniera simile a quanto successo in Iraq.

Al governo di Assad, vincitore sul campo della contesa con l’ISIS e di buona parte delle sfide con i ribelli degli ultimi anni grazie al decisivo supporto russo-iraniano, bisogna dunque riconoscere la capacità di difendere un’idea di Siria, un’idea di Paese nella tempesta della guerra civile: le vicissitudini professionali e umane di combattenti come il generale druso Zahreddine, difensore di Deir-ez-Zor morto nello scorso mese di ottobre, testimoniano al tempo stesso come buona parte delle comunità etnico-religiose del Paese mediorientale riconoscano nell’attuale governo il futuro della Siria. Riconoscere questo dato fondamentale è una premessa necessaria per comprendere le future dinamiche siriane: lungi dall’essere il bene assoluto, il governo guidato da Bashar al-Assad è tuttavia l’unica garanzia che la Siria ha per poter continuare, in futuro, ad essere un Paese sovrano e unito.

Andrea Muratore

andrea muratore, siria


Andrea Muratore

Andrea Muratore, classe 1994, è studente magistrale di Economics and Political Science all’Università degli Studi di Milano; collabora con “Gli Occhi della Guerra” e con il sito di Aldo Giannuli.

Comments (28)

  • C’è da chiedersi come si esaurirà la seconda fase, se sarà sufficiente un accordo tra le parti o si passerà alla fase 3.

    cmq la prima fase ha avuto come effetto oltre alla emigrazione una rapina delle risorse siriane senza controllo se questo fenomeno scompare forse si intravede la fine, anche se adesso la posta in palio è il territorio )-:

      • La Fase 3 sarebbe alquanto complicata per l’Occidente e i suoi residui avamposti (Arabia Saudita e Israele), perché la Turchia dal 10 Luglio 2016 ha deciso di non sostenere più la Fase 1, in quanto quel gioco si era ormai rivelato molto più svantaggioso ai suoi interessi di quanto non potesse immaginare prima.
        In principio, in cambio della cessazione degli innumerevoli attentati terroristici e delle rivolte universitarie, la Turchia aveva concesso il transito ai mercenari USA, ottenendo anche di lucrare qualcosa dalla rapina di greggio e macchinari siriani. Poi ha capito che nei piani di Washington la missione di Daesh era solo quella di preparare il Grande Kurdistan filo americano, che avrebbe dato alla superpotenza l’agognato accesso al Caspio senza passare per Ankara (così come dare una patria agli ebrei ha consentito il controllo di Suez senza passare per Il Cairo).
        Da allora la Turchia ha deciso di fare ripulisti al suo interno, per poter immediatamente accelerare la Fase 2 in Siria: Erdogan ha colpito e colpirà i curdi siriani laddove Assad non può farlo, pena la perdita di popolarità, che è invece necessaria al loro ritorno sotto la sua giurisdizione. Ritorno auspicato anche dall’Iran, fra i primi a non volere gli USA nel Caspio (gli altri sono ovviamente Russia, Cina e India). Queste cointeressenze complicano quindi ulteriormente lo scenario della cosiddetta Fase 3.

    • Se non si mettono d’accordo ora tra russi, turchi,iraniani dai quali tutti attendono il responso penso che sarà archiviato il trattato sykes picot e nella fase 3 non esisteranno più nemmeno tutti gli altri perché non riusciranno a contenere il teatro di guerra nella Syria-Iraq. Per la pacificazione c’è da valutare il ritiro degli americani come sta avvenendo, se continuerà col bene placito del pentagono; se il modello energetico cambierà in favore delle energie rinnovabili, dove petrolio e gas sarebbero svalutati quindi il fine della guerra resterebbe sul controllo del territorio e rotte commerciali. Il tutto sarebbe vissuto in modo marginale almeno che non ci fossero orde di migranti peggiore di adesso.

      @M
      hai ragione, ma la penisola arabica non credo reggerà a lungo. Se i suaditi si ritirassero dal intervento in Yemen, non vedo il regno molto stabile ))-: La questione è riuscirà a emergere una nuova egemonia culturale tra i musulmani che permetta alla loro galassia di governi di mediare le loro beghe al di là della guerra?

  • Certo che senza Assad, che è una figura di garanzia, non un bieco dittatore, la Siria rovinerebbe. L’Occidente conosce bene questo e preme sempre sul solitoritornello: Assad must go. Purtroppo nemmeno una completa sconfitta sul campo delle forze filo-occidente li potrà convincere. Per due motivi, Israele non vuole rassegnarsi ad una Siria unita e gli USA non si rassegnano ad un multipolarismo che in medio oriente sta avendo la sua piena realizzazione.

  • Sono molto preoccupato. Non vorrei che fossimo sulla soglia di un catastrofico scontro militare (quindi nucleare) tra la NATO e la Russia. Parte della Terra ne uscirebbe pressoché distrutta ed intossicata per moltissimi anni. Homo sapiens è la specie peggiore perché è l’unica che sta devastando il medesimo ambiente che la sostiene. L’umanità più schifosa usa il termine bestia in chiave offensiva, ma sappiate che ogni comportamento bestiale è più razionale di qualsiasi azione umana.
    La situazione peggiora di minuto in minuto. Ogni giorno si estinguono da duecento a cinquecento specie. Siamo la specie più inquinante del pianeta. Perché una specie dovrebbe dominare e portare all’estinzione le altre?

    Bergoglio è uno stronzo. Nulla dirà per fermare la strage di agnelli. L’attuale pontefice incarna al meglio la confusione ed il relativismo (più o meno popperiano) che contraddistinguono i nostri tempi cattivi. È un papa terzomondista, lievemente marxista, politicamente corretto, ed è un fautore della società multiculturale, ovvero la strada diretta per un suicidio storico-morale. La Chiesa è complice delle migrazioni di massa.

  • Per un taglio più storico alla politica siriana e mediorientale dell’impero del Male consiglio vivamente il testo di Stephen Gowans, “Waschington’s long war on Syria”. Il nazionalismo arabo e il panarabismo sono sempre stati bersagli privilegiati dei cicli di guerre e destabilizzazioni in chiave petroenergetica e servogiudaica statunitensi, da che questi hanno preso il posto delle vecchie Potenze coloniali.

    Per opporsi alle mire amerisraelitiche e saudite in Siria non c’è bisogno di augurarsi la salute del popolo siriano (?!); basta la considerazione che l’impero è in crisi, che il Medio Oriente un terreno di scontro essenziale per la sua tenuta, e che la sua rovina si porterebbe appresso (assieme alle nostre vite e al nostro benessere) ciò che resta degli equilibri partoriti dalla seconda guerra mondiale.

  • una vaaalida analisi,la ringraio vivamante,finalmente si rende onore alpresidente bashar al asad,un uomo d,alto livello,ed alla dirigenza siriana….

  • Gentile Andrea,
    mi permetta solo qualche obiezione. La definizione di “guerra civile” comporta la polarizzazione della popolazione su due fronti avversi. Nel caso siriano tale polarizzazione non c’è stata, nonostante tutti i tentativi degli USA e dei loro vassalli di far apparire questo scenario ai nostri occhi, per poter metter piede anche lì. Il piede ce l’hanno messo lo stesso e non se ne andranno subito, nonostante le dichiarazioni di quel pupazzo del loro presidente. Gli interessa avere basi militari vicine al Mar Caspio, da cui colpire le infrastrutture centroasiatiche, principale minaccia alla prevalenza del dollaro (41%) nei Diritti Speciali di Prelievo. Un privilegio non da poco, che un tempo era della sterlina.
    Di fatto gli USA sono entrati in Siria con debito anticipo annidando mercenari e munizioni nelle città, prima che iniziasse la prima manifestazione. Poi i loro agenti hanno iniziato a sparare sia sulla polizia che sui manifestanti in modo da creare lo stesso caso di piazza Maidan a Kiev, ma senza riuscire a fare il colpo di stato a Damasco. Perché? Semplicemente perché il governo di Assad non era corrotto come quello di Kiev e le classi meno agiate in Siria lo sapevano bene.
    Certo, apparentemente gli ucraini hanno ancora in piedi le loro città, mentre i siriani hanno perso più di metà di Raqqa, un terzo di Aleppo e un quarto di Damasco e di Homs.
    Sarebbe utile studiare queste due fattispecie, per capire cosa gli USA hanno preparato per noi nel caso alzassimo la testa, e cosa ci converrà fare, quando dai nostri scantinati verranno fuori le armi che hanno nascosto dai tempi di Gladio in poi. Certo avranno un problema di lingua perché all’estero non ci sono molti che la parlano. I mercenari dovranno trovarli qui e quindi lo schema potrebbe essere quello “bosniaco”, dato che di giovani bulli ne abbiamo già piene le scuole e di emarginati senza speranza di una vita normale pieni i quartieri dormitorio. L’invidia per quelli che hanno casa e lavoro sarà il movente per indurli a fare crimini a pagamento, promettendo loro potere o comunque un bel gruzzoletto all’estero.
    Due esiti appaiono altamente probabili: da Iraq e Siria gli americani saranno tenuti fuori per i decenni a venire, come lo sono stati dal Vietnam, perché laggiù le famiglie, che hanno patito pene infernali, sanno e non dimenticano. Qui gli americani, con la loro visione della società folle e le loro scienze e tecnologie criminali, ce li troveremo ancora a lungo tra i piedi, perché non sono bastate neppure le bombe della seconda guerra mondiale, per farci capire che dietro nazisti e fascisti, c’erano stati i loro dollari.

  • Assad, presidente legittimamente eletto in REGOLARI elezioni ( certificate da osservatori internazionali ) ha subito un attacco finanziato da potenze straniere ( Quatar, Arabia Saudita, Stati Uniti, Francia Turchie e forse Israele ) circa 250.000 Mercenari , classificati come inizialmente come Isis e poi ridenominati co. Altre sigle hanno attaccato l’ esercito regolare , Assad ha anche in questo frangente dimostrato di avere l’ appoggio del popolo resistenti per 4-5 anni senza alcun aiuto esterno. Vani i tentativi delle Milizie sunnite e occidentali armate di tutto punto con il top delle tecnologie NATO ( Missili TOW forniti da CIA e Pentagono in due diversi programmi ) . dopo 4 anni di Resistenza Assad finalmente riceve un modesto aiuto dalla Russia ( 30 caccia contro le centinaia schierate dalla Nato 3000 militari e un aggiornamento alle batterie Sam ) e sbaraglia le numerosissime milizie Occidentali sunnite , supportate da corpi speciali . Di che stiamo Parlando? Assad è il legittimo presidente Siriano , l’ unico che ha salvato il paese dalla totale catastrofe. Chiunque sia contro Assad è un criminale nazista che si fa sfregio del diritto internazionale.

    • molte cose che dici sono giuste ma mi sa che esageri nella valutazione di Assa e definire regolari le elezioni da cui è uscito vincitore…. non esageriamo

    • Sulla legittimità di Assad non ho dubbi e sottoscrivo completamente. Il tema centrale non è parlare della legittimità della procedura elettorale o delle modalità con cui questi è stato riconfermato, ma piuttosto segnalare come sia stata esclusivamente Damasco a legare la fine della guerra con l’idea di Siria, ovvero a segnalare come una destabilizzazione completa del Paese avrebbe comportato danni immani al suo patrimonio storico, sociale, culturale, artistico e religioso, alla rovina di una terra che ha alle spalle migliaia di anni di civiltà. E se sulla tenuta del governo di Assad non possiamo che continuare a contare e sperare, non serve trasformare il Rais in un eroe o in un rivoluzionario per legittimare le nostre analisi: basta il credito conquistato con la vittoria militare e il compattamento del fronte interno al territorio liberato dal governo, in cui è tornata una normalità inimmaginabile fino a pochi anni fa. Cordiali saluti e auguri di buona Pasqua!

      • Tenerone Dolcissimo

        Mi sembra di poter affermare che Assad sia abbastanza popolare e stimato almeno dalla maggioranza della popolazione
        Se sbaglio mi corriggerete

  • ACME NEWS
    Grazie alla mediazione dei vicini fenici i siriani hanno stretto un trattato di amicizia e alleanza con i cartaginesi di Tunisi.
    Un poderoso esercito di migliaia di uomini ed elefanti è pronto a muovere contro la Gallia Cedrona di Asterix-Macron, al grido “Ah cornuti, smettete di bombardarci”.
    Intanto Asterix ha ordinato ai suoi agenti di vigilare alle frontiere per impedire l’ingresso di tunisini e affini.
    In questo senso l’incontro chiarificatore di Bardonecchia tra emissari del governo francese e autorità italiane, a suon di schiaffi, è stato significativo della volontà di Lutezia di voler concordare un’orientamento comune con Roma circa lo stop all’ingresso entro il proprio limen di barbari africani.
    A momenti si attende la partenza dalla Libia verso la Sicilia di un gommone pieno di africani francofoni, affinchè Roma impari la lingua d’oltralpe.

  • Complimenti per l’articolo abbastanza obiettivo ed equilibrato,se i cronisti che si sono occupati di questa sporca guerra,avessero utilizzato il suo metro di giudizio,forse sarebbero riusciti a rendere piu’ consapevole l’opinione pubblica ”occidentale” riguardo a quello che realmente accadeva in siria,invece di sommergerci con fake news inerenti centinaia di bombardamenti contro ospedali(preferibilmente pediatrici) e l’uso di armi chimiche contro la popolazione civile da parte dei governativi siriani.Concludo,complimentandomi con lei,(e con il prof.Giannuli che le ha dato la possibilita’ di esprimersi), per il coraggio dimostrato,esortandola a continuare su questi binari di imparzialita’, in fondo io spero sempre che tutti,lettori e scrittori,siano alla ricerca della verita’, relegando in tal modo le tifoserie prezzolate in ambito calcistico.

  • O.t.
    Lo schiaffo di Bardonecchia è diventata una notizia morta.
    Ci sono eventi sportivi che hanno più risalto per più tempo.
    Chi è erede di coloro i quali chiamano da sempre lo straniero nelle vicende interne in appoggio, ha ritenuto che la Francia addirittura abbia svolto un’azione meritoria di supplenza: andate in Francia, allora. Certo, Palazzo Chigi, come la Farnesina, sono sedi vacanti …
    Alle dichiarazioni politiche, più o meno forti, è seguito poco, come avviene da molto tempo per le vicende internazionali, dove l’Italia è emarginata.
    Questo avviene per plurime cause, non ultima lo scarso interesse per la politica estera.
    Se quest’ultima fosse uno sport, i vivai sarebbero pressoché languenti.
    Dopo tutto, se lo studio della storia è ritenuto inutile, la storia applicata è pari stimata. Ma su questo punto ci sono voci ben più qualificate della mia.
    Intanto continuiamo a prendere schiaffi e sberle da tutti.

    • Se si fa una ricerca con un motore di ricerca su “schiaffo di Bardonecchia” appare che l’espressione coniata su ricalco ha avuto una qualche circolazione postuma, ovvero che questo blog ha una buona diffusione.
      Magra consolazione.

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