Movimento 5 stelle: la strada è tracciata.

Non mi pare che i 5 stelle abbiano da gridare al successo per la manifestazione romana di sabato: alcune migliaia di persone per un partito che, ancora alle europee, contava 4 milioni e mezzo di voti ed in una città dove ha il sindaco, non mi pare un gran risultato. Sono lontanissimi i tempi in cui il M5s metteva insieme 30.000 persone al Circo massimo. Il punto è che il M5s è entrato nella fase calante della sua parabola e la sta percorrendo a velocità crescente.

Stanno venendo al pettine nodi presenti sin dall’origine e poi nascosti per un certo periodo da un contesto favorevole al movimento.

Il progetto di Roberto Casaleggio aveva intuizioni notevoli (la valorizzazione degli elementi di democrazia diretta, lo sfruttamento delle potenzialità del web, la polemica contro la casta che assumeva le vesti dell’attacco al bipolarismo Fi-Pd, il ruolo dell’innovazione nelle prospettive di crescita del paese ecc.) ma aveva anche elementi utopici o di grande debolezza (la possibilità di sostituire del tutto la democrazia rappresentativa con quella diretta, la polemica anti ideologica che lo portava a negare l’utilità delle categorie di “destra” e “sinistra”, la dimensione totalizzante del web, soprattutto la negazione della necessità di una dimensione organizzativa…).

Però, Gianroberto era anche una persona di grande onestà intellettuale e di grande abilità nel correggere la rotta in corsa, quando questo si rivelava necessario, per cui sono sicuro che avrebbe “riaggiustato” molti tratti del suo progetto.

A differenza di chi lo ha indegnamente sostituito, lui era uomo di letture ed era capace di imparare dall’esperienza. Per questo nel suo progetto c’era l’idea della elaborazione di una cultura politica propria del movimento, intorno alla quale cementare le adesioni, a cominciare da quella dei parlamentari poi rivelatisi assai inferiori al compito.

Purtroppo, alla sua morte, a succedergli è stato un giovanotto vestito da statista, ma di scarse letture e, perciò stesso, insensibile a qualsiasi idea di cultura politica, sostituita da un mazzetto di slogan, ed assolutamente incapace di imparare dall’esperienza.

Gianroberto era ostile all’ideologia in quanto tale perché era un ingegnere convinto che esiste una ed una sola soluzione giusta per ogni problema, Di Maio è ostile alle ideologie perché non ha mai aperto un libro di teoria politica.

Nel 2018 il movimento ebbe un clamoroso successo che convinse tutti (Capo politico in testa) che le cose stavano andando bene e non ci fosse bisogno di correggere nulla. Non si comprese la congiuntura che aveva portato a quel successo: la spinta del progetto originario, che ancora aveva qualche effetto, la protesta che montava per il modo in cui era stata gestita la crisi iniziata dieci anni prima, ma, soprattutto, la disfatta di Renzi al referendum costituzionale di due anni prima, il cui merito primario fu attribuito al M5s che, infatti, sul montare di quell’onda, conquistò Roma e Torino sin da prima del referendum.

A quel punto molti pezzi del progetto casaleggiano caddero uno dopo l’altro: della democrazia diretta non si ricordò più nessuno, l’ “uno vale uno” venne sostituito dall’onnipotenza del Capo politico, di innovazione non si parlò più così come della produzione di una cultura politica propria e la fregola governista di chi non vedeva l’ora di sedersi sulle poltrone ministeriali fece in resto.

Una torma di dilettanti allo sbaraglio si proiettò verso ministeri, sotto segreterie, presidenze di commissioni con poche idee ben confuse. Ne scaturì una serie di leggi una più sbagliata dell’altra come il reddito di cittadinanza, la legge spazza corrotti, taglio dei parlamentari e questione dei vitalizi, ed, ora, questa disastrosa norma sulla prescrizione.

Spesso si è trattato di provvedimenti giustissimi nelle intenzioni ma realizzati tecnicamente assai male, costruiti con grande superficialità e nella totale ignoranza dei principi giuridici.
Non abbiamo ancora visto la Corte Costituzionale al lavoro su gran parte di queste norme, ma sarà divertente vedere quante resteranno.

Il punto è che i 5stelle (che forse hanno studiato legge nell’Università della Savana) non si sentono affatto condizionati dal diritto precedente, Costituzione inclusa, per cui non sanno cosa siano i diritti acquisiti, il garantismo, la divisione dei poteri, l’equilibrio sistemico delle norme eccetera.

Della rivoluzione promessa non c’è neppure l’odore ed i risultati elettorali parlano chiaro: nelle europee il M5s ha perso 6 voti su 10 rispetto ad un anno prima (una cosa da Guynness dei primati) e poi, nelle amministrative ha continuato dimezzando quel che era restato e poi diminuendo ancora.

Il M5s non è stato un partito ed ora paga l’assenza di un assetto organizzativo; è stato uno stato d’animo, un incanto e, quando un incanto si rompe non c’è nulla fa fare: si scioglie tutto.

Ora il problema non è se il M5s si dissolverà (cosa ormai certa) ma come e con quale sedimento.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (17)

  • La Guinnes dei primati é una birra bruna italiana, usata nella Savana da taluni politici in trasferta per inebriarsi di nascosto dopo i successi e smaltirla al chiaro delle stelle cadenti.
    Pare sia adoperata anche nelle cerimonie funebri per andare in trance, da parte dei capi tribù.

  • E’ un articolo che parla del suo autore almeno quanto del suo oggetto. Non si parla mai del potenziale eversivo/rivoluzionario dei 5 stelle e dei loro progetti, di logica di classe, di compatibilità o incompatibilità sistemica, di rottura della legalità liberista. O meglio di quest’ultima si parla, per condannare con sdegno il fatto che i pentastellati non si ritengano vincolati alla presa d’atto del degli equilibri giuridici ed istituzionali esistenti (cioè, come ogni marxista sarebbe pronto a spiegare a Giannuli, degli equilibri di potere consolidati).

    È l’articolo di un liberal (nemmen poi tanto) di sinistra che si autoproclama comunista per non prendere atto del totale abbandono degl’ideali giovanili. E’un manifesto della ex-sinistra transgenica che guarda ai diritti individuali e ai movimenti arcobaleno e che, fuor da qualche flatus vocis per le icone storiche del comunismo, colla lotta di classe e la dittatura del proletariato non ha nulla a che vedere anzi è sua nemica dichiarata (si veda la posizione di Giannuli su Maduro).

    Se il Nostro avesse ancora qualcosa a che fare col marxismo, scorgerebbe il merito dei pentastellati nell’aver sovvertito il bipolarismo (che è un meccanismo essenziale di stabilizzazione del sistema), e il loro limite nell’aver incatenato la rabbia popolare in senso legalitario. Invece per lui i limiti pentastellati stanno proprio nel non avere abbastanza confidenza colle leve della legalità liberal-liberista da avviarla verso un illuminato processo riformatore. “Diritti acquisiti, garantismo, divisione dei poteri, equilibrio sistemico delle norme” sono l’abbecedario che da Montesquieu arriva alla teoria del law’s empire di Dworkin passando per il legalismo kelseniano: la panoplia dei nemici dichiarati del marxismo.

    Il bello è che nell’epoca del pensiero unico queste cose vanno dette ad alta voce, altrimenti il gregge (dis)istruito da media e università di regime non ne prende coscienza.

    • @Lorenzo
      In politica esiste una regola tacita: ognuno si chiama come vuole e si colloca dove gli aggrada. Ovviamente il diritto di critica é fatto salvo.
      Tra le mancanze dei 5* c’è quella di non aver studiato …
      Avrebbero voluto avere tra di loro un Visinky, ma non avevano neppure (lo scrivo con tutto il rispetto dovuto) un Calamandrei. Anzi non avevano nulla, perché non hanno studiato.
      Il diritto esiste tra l’altro ut cives ad arma non veniant. La grammatica del diritto si somiglia parecchio ovunque … solo che i 5* non lo sanno.
      Micio Macio Miaoduro, titolare dell’omonima ditta dura … é un dittatorello, che sta affamando, e non solo, il Venezuela … ma non si schioda.
      Quanto a un virtuale Giannuli politicamente edonista, é una ridicola sciocchezza cosmica.
      Le istanze che guidarono Marx nell’Ottocento non pare proprio che siano venute meno.

    • Il pulpito da cui proviene la predica é stato paramentato per la messa da Requiem?
      Nel tempo che fu, quando le locomotive arrivavano in orario in deposito, una simile discussione politica difficilmente avrebbe superato le strettoie della politica, per non dire delle conseguenze in ameni luoghi di villeggiatura come Ponza, Tremiti, Ventotene …

    • vinicio giuseppin

      Un ottimo commento di stampo marxista (con tutto il rispetto per Marx K.)che riduce la fenomenologia del M5S a una scenata di fantasiosa lotta di classe contro i privilegi costituiti che sfruttano gli out dal sistema. Giusto, è la ricopiatura dello studio marxiano. Ma l’analisi è rimasta sempre la stessa, immobile, ancorata alle città industriali dell’800, alla transumanza dalle schiavitù rurali a quella dei suburbi metropolitani e industriali…Lì c’era evidente quella lotta di classe di cui parla Lorenzo assai eruditamente; da allora i contesti socio culturali sono drasticamente cambiati ,però non c’è attività di evoluzione dall’Ipse dixit del padre da parte della dottrina e della scolastica marxista . Che cosa voglio dire sinteticamente: la critica sociologica del marxismo ha dimenticato che la società criticata alle origini ha sviluppato ora il narcisismo dei desideri dei soggetti, anzi è proprio l’applicazione di tale analisi che ha partorito gli squilibri e i problemi socio culturali che sono l’attuale tragedia dell’umanità, intesa come collettivo globale, e l’uscita da tale trend non può essere la dittatura di una classe sociale: troppo semplicistico ed immaturo. Tale scorciatoia andrebbe bene in una città -stato come nell’antica Grecia o nelle antiche comunità, Oggi c’è il globalismo, qualcuno lo dipinge come liberismo, altri come socialismo, altri ancora come sistema legalitario su cui ancorare i rapporti umani di interessi e di relazioni e con cui mitigare le simmetrie o assimetrie di potere affinché il più forte subordini o schiavizzi i più deboli o meno fortunati. Il legalismo è quindi una derivazione indiretta del marxismo maturo, di quello che ha toccato la gestione del potere come qualsiasi altro sistema socio-culturale, ma che ,come tutte le filosofie organizzative dello Stato,non ha risolto il problema individuo/società, Come dire che dopo Hobbes e il suo Leviatano siamo dentro una aporia paradossale ,ma da cui si snoda la nostra storia del ‘900!Quello che manca alla analisi di Lorenzo è che la lotta è fatta ,sì, per un’egemonia di classe in nome della libertà dalla schiavitù, ma non ha cancellato i desideri e le ambizioni degli individui, aprendo la porta ad una concezione aggressiva della vita di tutti contro tutti, portando allo sgretolamento di una minima certezza nei rapporti, che è quella meta ambita dalla politica di ogni colore. Da ciò il bisogno naturale e culturale della Legge, del liberismo o del socialismo. Mi dispiace, ma per me, l’analisi del movimento non ha nulla di marxista, infatti non critica le strutture che originano le differenza, ma è solo una lotta moralista(onestà, onestà) contro di esse per sostituire i supposti portatori di privilegi o disonesti.. Per essere veramente riformatori avrebbero dovuto dire :Giustizia, Giustizia… e andare sulle piazze per scegliere lì i leader. Secondo me c’è troppo individualismo nel movimento, per questo non è e sarà rivoluzionario .Parlo contro me stesso, ovviamente. Amaramente, constato che quelle indicate nel commento suddetto come le patologie dei sistemi economico-legalistici, cioè il liberalismo , il legalismo ed io ci aggiungo anche le varie forme di socialismo, sono le strade affinché qualsiasi critica ricostruttiva si intrappoli da sé nei meandri dell’individualismo narcisistico e spettacolare che come mille tentacoli imprigionano i movimenti non autenticamente rivoluzionari e che siano anche contrari a ogni forma di dinamica o molla moralista.

  • Le lascio il commento di Travaglio. Mi sembra più sensato e più rivolto all’analisi oggettiva della situazione. Perdoni ma nel suo articolo si percepisce un livore dettato forse da un precedente coinvolgimento emotivo che sinceramente capisco poco ed apprezzo poco in un opinionista che si professa super-partes.

    RIVEDER LE STELLE

    di Marco Travaglio

    La piazza strapiena contro i vitalizi di ritorno e la restaurazione strisciante non risolve nessuno dei problemi drammatici in cui si è avvitato il M5S. Ma è un segnale. Anzitutto di vita. E poi del fatto che chi smette di guardarsi l’ombelico parlandosi addosso su questioni interne e sventola bandiere di principio e non di bottega trova sempre migliaia di cittadini pronti a impegnarsi. Il sentimento dominante, in piazza Santi Apostoli, era l’orgoglio per le cose fatte da un movimento vilipeso e combattuto da tutti che ha mantenuto molte promesse, ma non è stato ripagato, anzi paradossalmente è stato punito dagli elettori. I militanti sono cambiati e maturati come i loro eletti. Hanno rinunciato alle battaglie impossibili, sia quelle magari giuste ma irrealizzabili, sia quelle sbagliate e velleitarie del complottismo e dell’antieuropeismo. La sfida del governo ha fatto bene a tutti, dalla base ai vertici, costretti a diventare in fretta uomini di governo e molti – anche se non tutti e fra mille errori – ci sono riusciti. Tant’è che da due anni, altro paradosso, il “movimento del vaffa” è diventato il principale fattore di stabilità, prima contro il cazzaro verde, poi contro il cazzaro rosé. Ha espresso un premier, Conte, che ha imparato più in fretta di tutti. E un capo politico, Di Maio, che ha traghettato nelle istituzioni il più grande movimento di protesta mai nato in Italia, fino al gesto raro e dignitoso delle dimissioni.

    Se i 5Stelle si riappropriano delle piazze, accanto a quelle delle Sardine che per prime ne hanno meritoriamente strappato il monopolio a Salvini, è un bene per loro e per tutti: anche perché la nuova piazza non è più contro il governo di turno (sarebbe autofagia), ma per alcune battaglie. A partire da quelle sulla legalità che hanno portato all’anticorruzione, al carcere per gli evasori, alla blocca- prescrizione e all’accorcia- processi, grazie anche alla santa pazienza di Bonafede, accolto ieri come una star. Ora però, anziché crogiolarsi nel primo bagno di folla dopo mesi di cicuta, il M5S dovrebbe far tesoro di quella piazza. La smetta di discutere di regolette interne e dispettucci ombelicali. Faccia alleanze nelle regioni dove può vincere un candidato presentabile. Fissi al più presto questo benedetto congresso degli “stati generali”, lo apra a tutti i contributi esterni possibili, si dia una leadership seria e credibile e un pacchetto di nuovi traguardi da tagliare. La casta gli ha regalato lo sdegno contro i nostalgici dei vitalizi e dell’impunità, oltre al demenziale referendum di marzo contro il taglio dei parlamentari. La casta lavora per i 5Stelle.
    I 5Stelle la smetteranno di giocare contro se stessi?

  • Mancanza di un progetto organizzativo nel senso tradizionale del termine “organizzazione”(non il Capo politico) e affievolimento delle idealità originali “uno vale uno” , nuova concezione della Democrazia rappresentativa(quali strumenti?) e valorizzazione nella vita ordinaria di governo del web: queste le ragioni teoriche della perdita di consenso del M5S,e su queste sono d’accordo con la analisi approfondita e concreta del prof. Giannuli. Va da sé ,che il web potrebbe andare bene, per me, esclusivamente nei referendum su questioni di ordine locale su cosa fare e cosa no, non va bene adesso nelle questioni nazionali per limiti intrinseci all’uso di internet da parte dei cittadini ,essendo razzista o elitario dire che chi non è capace di usarlo è un cittadino inferiore nei diritti.( Secondo me, è tanto se si giungerà al voto elettronico tramite macchine e lo schiacciamento di un pulsante che illustri chiaramente le preferenze del partito e del candidato). Ma il referendum nazionale via web e l’esercizio in grande della democrazia non sono possibili perché non si è mai visto nella storia un cambiamento di istituzioni o una redistribuzione di soldi che non siano stati anche e soprattutto tramite una partecipazione personale e viva dell’occupazione di una piazza o di un Palazzo o in una protesta…Col web si può alimentare un corso di opinioni, ma una rivoluzione istituzionale o una distribuzione di reddito più equa non potrebbe avvenire, secondo me, con questo mezzo. Il limite dell’organizzazione leggera è ricercabile nel fatto che i meet up erano costituiti da gruppi di amici che avevano la possibilità e il tempo di contattarsi tra loro via internet, creando gruppi provinciali più o meno estesi; poi i grillini storici ,imbeccati non si sa da chi, hanno iniziato a contattare le persone via facebook per consolidare il loro potere in questi gruppi di contatti. Purtroppo, molti di questi signori non sapeva nemmeno che cos’era una proloco o un’associazione per l’uso del tempo libero a livello comunale. Erano gente che usava e contattava solo via internet e faceva delle riunioni per risolvere delle tematiche o dei problemi locali, già orientati al potere, ma senza individuare i referenti di quelle disfunzioni, per cui molte di quelle proteste sono rimaste lettera morta, traducendosi esclusivamente in generica protesta o rabbia per la supposta inanità dei partiti e dei governi…Si, questi, che ho descritto, sono stati i punti dolenti del M5s che si sono trascinati dietro anche dopo le grandi esplosioni di consensi elettorali, in cui la protesta di un’Italia impoverita ha superato il controllo ferreo e locale del consenso politico: ecco perché risulta difficile presentare delle liste ed avere consensi a livello comunale e regionale! Però, spero che gli Stati generali risolvano almeno in maggior parte queste lacune anche perché in Italia c’è ancora malcontento e povertà e aspirazione a migliorare la propria situazione economica e sociale; per tale motivo penso che i voti al M5S siano comunque ancora tanti sebbene tutti discettino del suo progressivo declino. Questo varrebbe ,per me, se il quadro politico rimanesse come quello attuale e non apparisse un altro movimento protestatario che attirerebbe molti voti dei 5S e non solo!

  • ACME NEWS
    Il poliedrico Professor Giannuli, opinionist della 7 e Meteo man di Tele Parlamento Libero non finisce mai di stupire il suo vasto pubblico.
    L’amplia platea dei suoi telespettatori é stata deliziata da una nuova composizione per orchestra e pianoforte.
    Ieri, in prima mondiale presso il Conservatorio “L. Di Maio” di Afragola, é stata registrata sotto la direzione della maestra concertatrice Virgin Rays, l’ultima fatica musicale dello studioso barese dall’evocativo titolo ” Le discese possibili e le risalite impossibili”.
    La censura é intervenuta nella parte in cui l’opera é stata dedicata a due politici di cui, per ragioni di riservatezza, non possiamo fornirvi le generalità.
    Si vocifera nei corridoi del Corsera, che il primo sia giovane, del sud e scende dalle stelle, mentre il secondo sarebbe lombardo, ricchissimo e salirebbe in cielo, per quanto si gonfia.
    Eccovi la composizione:
    https://www.youtube.com/watch?v=4Ntk8SopAzw

  • Vola Giggino, vola Giggetto.
    La mappa della diffusione mondiale del Coronavirus, con l’Italia in bella evidenza, mostra quali siano la categorie politiche che guidano le Relazioni Internazionali della politica italiana: la sudditanza e lo scivolamento verso Oriente. Giggetto ignora che con i cinesi tutto inizia con un brindisi, ma finisce con una … Basti contare quanti sono ritornati dalla Cina carichi di meraviglia, rispetto a quanti sono rimasti.
    Con i ministri en passant é troppo sperare che abbiano letto il Milione, i Promessi Sposi e altre “amenità” storiche. Non si affidano neppure ai clinici per scongiurare il contagio, se non quando é diffuso. Ascoltano solo le sirene orientali. I risultati si vedono. Altrove non ci pensano due volte a bloccare i flussi … come pure avveniva con le navi nel Medio Evo.
    Giggino ce la sta mettendo tutta per essere il campione del nuovo corso. E’ passato dalla denuncia del franco coloniale all’accogliere con tutti i possibili onori di Macron a Napoli.
    Macron, per il quale la Nato é morta, vuole l’Europa sotto il controllo francese, ma che strizzi l’occhio a Mosca, ma soprattutto a Pechino per vendergli francesaglie, meglio, prima e più di tutti.
    Quali siano i buoni affari politici conclusi alla pari con la Francia da prima dell’Unità d’Italia, mi sfugge.
    A Napoli sarà firmato un trattato di cui non c’è nessuna anticipazione: é ritenuto poco ostentabile dagli stessi estensori francesi. In altri termini é il solito capestro che ci sarà mostrato appena qualcuno proverà a dissentire.
    La cornice dell’accoglienza dell’Imperatore d’Europa senza europei sarà fastosa, benché in Francia sia contestatissimo dai suoi. Si sa che sono al lavoro i cerimonieri dell’Eliseo, del Quirinale e di Palazzo Chigi. Ci sarà anche uno spettacolo appositamente allestito per Giove. Quando mai Mattarella ha ricevuto simili onori a Parigi?
    Siamo passati dalla Meloni che canta in America “Sono come tu mi vuoi” a Macron che canta all’Italia “E qui comando io”, canzone più adatta al proprio nomen.
    Ricordiamoci di chi ha invaso la Libia e non solo. Di chi ha smentito sdegnosamente di avere in programma di visitare la Puglia. Di chi ha insultato l’Italia ad ogni piè sospinto.
    Dato che su questi politici non si può fare affidamento, non resta che irrazionalmente sperare nelle dicerie che circondano il Cristo velato.
    Di questi geni della politica resteranno le loro facce incredule all’atto della nomina di fronte a Mattarella.
    Facile prevedere che grandinerà.

  • Vola Giggino, vola Giggetto.
    Il bilaterale Italia Russia, sospeso nel 2013 é ripreso.
    La foto che ritrae Giggino semi estatico di fronte a Lavrov, come se avesse avuto un’apparizione, dice tutto.
    Lavrov é un gigante della diplomazia. Forse quando gli altri succhiavano latte, lui giocava coi trattati. Le ha tutte le carte per rivestire la carica che occupa. Vende benissimo la sua merce. Putin si é disfatto di Mendelejev, ma non dei preziosi servigi di Lavrov.
    Personalmente ritengo che non la conti tutta, anzi che eviti i temi spinosi su cui sarebbe in fallo; anche questo fa parte delle sue non comuni abilità.
    Sa portare il discorso dove vuole. Incunearsi e divaricare le posizioni del campo avversario é una delle sue specialità, ma con un tatto efficacissimo.
    Il problema é che dall’altra parte in Italia si ritroverà Giggino, il quale seguirà come un fanciullo il pifferaio magico Lavrov e le sue dolci note.
    Tra Giggino e Lavrov non c’è storia.

  • Vola Giggino, vola Giggetto
    Il 26 febbraio 2020 sarà ricordato come uno di quei giorni in cui qualcosa di cui allora non si percepì la portata, accadde. Non alludo certo alla cravatta regalata da Di Maio a Le Drien, che mai questi indosserà, ma al 35° vertice franco-italiano, tenutosi a Napoli.
    Magari Macron si fosse limitato all’olografia da pop star con il Vesuvio sullo sfondo!
    Il punto centrale, e di sempre, é che le guerre della Francia in Africa non sono le guerre dell’Italia.
    L’Imperatore d’Europa senza europei fa pesare oltremodo nelle Relazioni Internazionali il fatto di avere l’atomica, come se solo lui avesse la valigetta nucleare. I gangster posano sui tavoli le rivoltelle. Lui la valigetta.
    In Francafrica arranca, per non dire di peggio, dimenticando che lo sciagurato bombardamento della Libia ha scoperchiato il vaso di Pandora di tutti gli attuali problemi. Emanuel il Bello, protettore dell’Africa, vorrebbe essere protetto dall’Italia in Africa. In cambio offre protezione.
    I mercati internazionali premiano la qualità del Made in Italy, lasciando a bocca asciutta il Piazzista dell’Eliseo? Il Bello pensa di aggirare l’ostacolo, mettendosi d’accordo con la concorrenza.
    La Germania ha un grande peso nelle relazioni franco-tedesche all’interno dell’UE? Macron riequilibra catturando l’Italia, attraverso la politichetta politicante. Alla Polonia gli ha promesso la terza gamba del tavolo europeo? Macron sarebbe pronto ad offrire all’Italia la quarta, tanto mica paga lui.
    Il Campione dell’europeismo (per moltiplicare la potenza della Francia) e del liberismo é smentito dalle forze del mercato sui prodotti francesi? Ci pensa lui a smerciarli ovunque, ma, per quanto frammisti politica ed affari come ai tempi dell’URSS, forse non é tanto bravo da vendere il ghiaccio agli eschimesi, i quali se proprio fossero costretti a comprarlo, non andrebbero dalla Marianna.
    I tassi di interesse rasentano lo zero, senza che ci siano investimenti? La sua corrente di pensiero vorrebbe detassare le povere banche … perché investano meglio in titoli altamente speculativi, con i denari pubblici.
    Im Patria i sondaggi di gradimento politico scendono? Un viaggio all’estero li fa salire.
    E si potrebbe continuare …
    Ci ricorderemo di questo 27 febbraio, come il giorno degli affari politici in perdita.

    Vola Giggino, vola, vola, vola
    Vola e non smettere di volare.
    Vola lontano, più che puoi.
    Pure la Cina va bene, ma vola.
    E giacché ci sei portatene con
    te un bel po’. Niun tralascia
    indietro. Tutti teco porta.

  • Vola Giggino, vola Giggetto
    Il sottosegretario Iv agli esteri, Scalfarotto, in disaccordo sulla spartizione delle deleghe, ha annunciato le sue dimissioni … dando del “vecchio democristiano” al Ministro Di Maio.
    Magari agli Esteri ci fosse un vecchio democristiano, non avrei scritto questa rubrica!!!
    P.s. Io che non ho mai votato DC, insieme ai tanti vizi, ne riconosco pure la superiorità rispetto ai Of M.

  • Vola Giggino, vola Giggetto.
    Giggino é riuscito in un’impresa che fino a poco tempo sarebbe parsa impossibile: spaccare l’Italia sulla politica estera. Neppure il PCI dei ruggenti anni d’oro osò essere distonico rispetto alle direttrici storiche segnate dalla DC.
    Giggetto era partito come anti Macron, salvo sedersi affianco nei pranzi ufficiali offerti dall’Imperatore Celeste. Quando poi vede Lavrov, sembra un fan di fronte a rock band.
    Pechino, Parigi e Mosca, cui si potrebbe aggiungere Ankara, sono i Punti cardinali di Giggino.
    In senso diametralmente opposto va il riferimento della Meloni, per la quale Washington, dove si offre come proconsole, é la stella polare verso cui accucciarsi per ottenere qualche carezza dal console di turno.
    Inevitabilmente, con le destre al potere ci saranno inversioni di tendenza. Per parare i danni futuri, l’imperatore d’Europa sta cercando di legare mani e piedi i futuri governi.
    La politica estera sta mutando da terreno di scontro tra le nazioni, a strumento di propaganda e di confronto interno tra le fazioni negli stati vassalli.
    DC e PCi sapevano ben spartirsi le sfere di competenze all’estero, senza entrare in contrasto, anzi completandosi, cosa che ai giorni nostri sembra una chimera.
    Scusate il disturbo se la mia stella polare é Roma, da cui guardo Napoli, Torino, Trieste, Otranto, Alghero, Agrigento …
    Resto dell’idea che Giggino potrebbe essere un ottimo ministro senza portafoglio.

  • Vola Giggino, vola Giggetto.
    Mi arrendo.
    Di fronte alla Di Maiate non c’è scampo. Non serve combattere.
    Col Nickname scelto, credo di poter scrivere di gas metano.
    Ebbene, Giggetto ha rifiutato il ribasso delle tariffe di trasporto del metano praticate dall’Austria verso l’Italia, perché una multinazionale pubblica sarebbe stata danneggiata dalla diminuzione del prezzo.
    Gli interessi delle imprese e dei consumatori possono aspettare … per Giggetto.
    Forse gli ultra liberisti si terrebbero ospite Ellediemme per un sol giorno.
    Forse Macron ha riprogrammato Giggino.
    Forse non si sa cosa sia avvenuto.
    E pensare che una delle stelle dei Fives in origine voleva significare energia pulita.
    Di fronte alle incongruenze politiche di Di Maio non si può scegliere che arrendersi e smettere di occuparsi della sue gesta farnesotte, che non portano a nulla, quando va bene.
    Di Maio ha vinto, e con lui, Macron e il partito francese.
    Non resta che mandare in soffitta questa rubrica a lui dedicata: troppo onore e troppa facilità nel criticarlo.
    Spero che l’Italia abbia miglior cura di se stessa, di quanto non facciano dai palazzi romani degli interessi nazionali.

  • dire che Di Maio ha preso il posto di Gianroberto Casaleggio è una delle stupidaggini più sorprenden ti che mi sia capitato di leggere (da parte di un proffessore, cultore di Soria e di politica.
    Con questo ha azzerato tutti i crediti guadagnati nel passato (sto parlaando per me ovviamente). Adieu!

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