Modelli di Pil: cerchiamo di capirci qualcosa.


Un tema troppo trascurato. Dagli orizzonti temporali torniamo alla base. L’argomento: come si combinano nelle aree leader, tra i primattori, i 5 fattori del PIL? Quali pesano di più, quali di meno? Soprattutto ci chiediamo se ci sia un modello di distribuzione e quanto sia generalizzato.  È un argomento molto trascurato dagli economisti, che pure si sono sempre preoccupati molto dei fattori determinanti del PIL, fino a costruire tutta una serie di teorie in merito, sviluppate in complesse costruzioni quantitative. Come abbiamo anticipato da subito, ci vogliamo arrivare anche noi, con un approccio matematico originale. Ma prima ci sembra utile questo passaggio, che tratta il PIL come la somma algebrica di

Modelli di distribuzione dei fattori del PIL.
Per entrare in argomento, assumiamo un punto di rifermento: il Mondo.

•    Peso schiacciante dei consumi delle famiglie, sostanzialmente stabili, intorno, poco meno del 60% del PIL.
•    Commercio estero in netta crescita, da un 12% del 1970 ad oltre il 27% del 2015; ovviamente non fa crescita del PIL, a questo livello, perché vi entra come somma algebrica, però è senza dubbio il fattore più vivo dello scenario.
•    
Stabili invece, sul 25%, gli investimenti, con un andamento sussultante nel breve periodo.
•    In minima crescita, anzi pressoché nulla, i consumi pubblici.
•    Insomma, tutto fermo, in quasi 50anni, salvo il commercio estero. Che sia il motore della crescita? È presto per dirlo, ma un sospetto nasce.

Gli Stati Uniti rivelano un quadro ben più dinamico:


•    
Punto di forza i consumi delle famiglie, in crescita di quasi 10 punti %; sopravanzano il mondo di oltre10.
•    A partire da metà degli anni ’80, netto indebolimento degli investimenti, che perdono 5 punti %, anche se le dinamiche non sembrano mai unidirezionali.
•    Molto caratteristico il commercio estero, anzitutto per l’incidenza, sempre decisamente inferiore al modello del Mondo, da 5 a oltre 10 punti. L’import prende la prevalenza sull’export dagli anni ’80 e viene a scavare quasi un baratro all’inizio del secolo, non ancora colmato, anche se ristretto oggi.
•    Sono più o meno nella norma i consumi pubblici, in sensibile discesa.
•    Nella sostanza gli Sati Uniti hanno il proprio punto di forza nei consumi privati e quello debole nel commercio estero.

L’Europa

•    Leggermente sotto la norma (Mondo) i consumi delle famiglie, stabili, intorno al 56%.
•    Grande impennata del commercio estero, a partire dal 1980; con saldo positivo, seppure minimo, dato dal prevalere dell’export sull’import.
•    Gli investimenti sono in accentuata discesa, per tutto l’arco storico, da un 28%, decisamente sopra la norma, a un 20% scarso.
•    
In crescita iniziale, poi stabilizzati, i consumi pubblici, comunque oltre 3 punti % sopra la soglia appartenente tanto agli Stati Uniti che al Mondo. Siamo un’area statalista? Forse…
•    Ma chi l’avrebbe detto che il punto di forza europeo sia il commercio estero?
•    Che, oltretutto vede prevalere il surplus, cioè l’export sull’import, con un divario in netta accentuazione a partire dal 2010.

Con la Cina il panorama cambia completamente:


•    Già sotto la norma, i consumi privati perdono quasi 20 punti % nell’arco storico, mostrando una minima ripresa solo dopo il 2010.
•    Superati dagli investimenti, che di punti ne guadagnano quasi 12, anche se mostrano pause e recessioni, una specie di sequenza di cicli, nel percorso.
•    Impressionante il commercio estero, che con l’export di punti arriva a guadagnarne più di 33, con un saldo positivo, rispetto all’import, che, più largo o più stretto, si mantiene dalla seconda metà degli anni ’80.
•    Minima crescita, 1.5%, dei consumi pubblici.
•    In sostanza, grande sacrificio delle famiglie, a vantaggio degli investimenti, che fruttano come export.

Il modello del Giappone sta fra la Cina e il Mondo.


•    I consumi delle famiglie in crescita di 10 punti circa, a partire da un livello decisamente basso.
•    Gli investimenti vanno nettamente al contrario: iniziano altissimi, vicini al 40%, per perderne nel periodo quasi 20, con poche pause.
•    In un modo inusitato crescono anche i consumi pubblici, ininterrottamente, arrivando a raddoppiare.
•    
Pesa poco invece il commercio estero, pur in aumento, dal 10 al 20%, con l’export che tiene un certo vantaggio fino alla prima decade del 2000, per finire sopravanzato dall’import.

Che dire del Resto del Mondo, emblema del sottosviluppo?


•    All’inizio alti, i consumi delle famiglie, scendono complessivamente di quasi 8 punti.
•    Mentre ne guadagna quasi 10 il commercio estero, con un marcato inatteso saldo finale a favore dell’export.
•    Stabili gli investimenti, sul 25%, dopo una lunga pausa, tra il 1995 e il 2005.
•    Quasi fermi i consumi pubblici, dal 1970.

Confronti di fattori.
Consumi famiglie:

•    
Indiscutibile, crescente primato degli Stati Uniti, in guadagno di 9 punti, che li distaccano nettamente dal gruppo degli altri,
•    che vede l’accostamento del Giappone, cresciuto di 10 punti nel periodo,
•    sul livello di Europa, Mondo e Resto del Mondo, un 59% o poco meno,
•    Con la sola vistosa eccezione della Cina, in ripida discesa fino al 2010.
•    Prima conclusione: Stati Uniti volti sempre più al proprio interno. Sono in grado di badare a se stessi e infischiarsi di tutti gli altri? È una risposta che ci ripromettiamo senz’altro di dare.
•    Seconda conclusione: la Cina può continuare a trascurare la sua base di famiglie. Insieme al precedente, è un destino che può cambiare la vita di tutti.

Consumi pubblici: in testa l’Europa, che arriva a guadagnare quasi 5 punti,


•    raggiunta dal Giappone, che fa un lunghissimo percorso, dal limite infimo, meno dell’11%, a quasi il 21%,
•    mentre il gruppo: Mondo, Resto del Mondo, US si posiziona intorno al 16%,
•    con la sorprendente eccezione della Cina, al di sotto del 14%, partendo dal basso e passando dall’alto.
•    Interrogativi: riuscirà l’Europa, afflitta dal debito, a tenere la posizione?
•    E che dire del Giappone, col debito pubblico, in proporzione al PIL, più alto del mondo?
•    E la Cina, così prevedibile nei suoi indirizzi di politica economica, ma imprevedibile per i consumi pubblici?

IMM 5

Investimenti fissi lordi.


•    Lo stacco della Cina merita da solo queste osservazioni; non c’è dubbio che l’impetuosa crescita del PIL sia voluta e perseguita con determinazione; merito del Partito o di chi altro? è un’analisi che non si può trascurare, quando il mondo sembra di fronte ad un ennesimo punto di svolta: 
protezionismo contro globalizzazione.
•    Il distacco, in peso, dalla Cina è così elevato che il resto sembra raggruppato, ma, se ci concentriamo sui numeri, vediamo che i 3 paesi avanzati sugli investimenti hanno decisamente calato le braghe, nei primi 2000, per pentirsene dalla decade e sempre all’unisono.
•    Il resto fa un cammino tortuoso che li tiene a 20 punti dalla Cina e a 4 dagli avanzati.

Import:


•    
col 2000 l’Europa si mette in testa, col 40%,
•    superando di circa 5 punti il Resto del Mondo, tradizionale veicolo di commodities, praticamente fermo dall’inizio del nuovo millennio,
•    come avviene, sui 28 punti % per il Mondo,
•    mentre la Cina vede cadere l’import di 10 punti,
•    raggiunta dal Giappone, in crescita fin dagli anni ’90,
•    con gli Stati Uniti, sempre marginali, che diventano oggi gli ultimi.

Export:

•    
il parallelismo di export ed import è scontato: non si può fare questo senza quello,
•    da qualche tempo l’Europa è in saldo positivo, durerà?
•    La stessa Cina ne risente, il minor peso dell’import si vede nel percorso sostanzialmente uguale dell’export.
•    E lo stesso, in termini di decisa marginalità, si può dire per Giappone e Stati Uniti.

Programma.
In paragone al vento che soffia sul mondo oggi, vento di protezionismo, antiglobalizzazione, chiusura delle frontiere, diversi modelli di successo, Cina ed Europa in particolare, scricchiolano pericolosamente. Quindi ci ripromettiamo di rivederne le dinamiche con l’aiuto di un modello adeguato, che presenteremo la prossima puntata.
In parallelo, ci sembra proprio riaprire il fronte delle ineguaglianze, perché se si profilasse un rallentamento o addirittura un fermo della crescita, potrebbero fare da deterrente per sconvolgimenti sociali di una certa gravità, quali non si riscontrano da anni. Insomma, il pericolo di una crisi mondiale è tutt’altro che scongiurato

Lamberto Aliberti
9 febbraio 2017

aldo giannuli, lamberto aliberti


Lamberto Aliberti

Lamberto Aliberti, già Ceo della Maspa Italia, società leader nella system dynamics, è da sempre impegnato anche nel campo della formazione. Da alcuni anni coordina il gruppo Dext,Designing Models for Economics and Politics.

Comments (8)

  • Dott. Aliverti buongiorno!
    E grazie di questa ricerca, utilissima a trarre alcune conclusioni. No, personalmente non penso che il partito sia responsabile di un solo yuan di quell’enorme somma di denaro rientrante nella voce “investimenti”. Troppa grazia. Il partito parla tanto, anche per tener buona la popolazione, che nei consumi i frutti del miracolo cinese li ha visti col lanternino (centinaia di milioni di persone che non fanno più la fame è un grande obbiettivo, purtroppo non raggiunto, in Africa; non lo è nella prima economia del mondo). Quando si tratta di fare i fatti, cementifica e crea infrastrutture, ovvero costruisce mezzi atti a trasportare merci (e capitali, si pensi alla diffusione capillare della rete) in tempi sempre più veloci, nella convinzione che questo, si badi “indirettamente”, “crei ricchezza”: la crea, eccome, ma a vantaggio di quei pochi che contribuiscono ancor più a portare il coefficiente di Gini verso l’1 che verso lo 0. Niente male per un paese che si dice sulla strada del socialismo e che ha istituti di marxismo in ogni università (ovvero in ogni città)… ma c’è del buono: a Highgate, luogo di sepoltura del barbone di Treviri, hanno appena inaugurato una centrale elettrica che va a marxismo! Gli hanno attaccato una dinamo che gira quando si rivolta nella tomba e, a quanto pare, hanno risolto il problema energetico britannico!
    Poveri cinesini… sono ancora nella prima fase, gli spiega il partito, quella in cui occorre svilupparsi… poi non gli spiegano perché godono di una rete sociosanitaria peggiore della nostra (e ce ne vuole!) mentre, dall’altra parte, destinano 200 MILIARDI (sic!) di dollari per i CIC (China Investment Co.), da investire allegramente anche nel nostro Fondo italiano per le infrastrutture (http://www.f2isgr.it/f2isgr/f2isgr/sponsor/cic.html). Quello che ci manca è un po’ di marketing serio… non possiamo mandarci Mattarella! Dai che a Roma hanno dimezzato anche le cubature… famostostadio sù, poi vi regaliamo anche la maglietta di Totti autografata! E poi, visto che i grillini sono in buona… famostostadio anche per la Lazio! Ma anche per il Bologna, per il Lecce, per il Palermo e per tutte le squadre di provincia! Fate fare la fame ai vostri e venite da noi, che paghiamo il biglietto tutte le domeniche e che, sempre di domenica, non sappiamo che fare e allora ci fiondiamo non più a messa, che non va di moda, ma nelle nuove cattedrali, quelle piene delle schifezze che ci portate ogni giorno sulle vostre portacontenitori! E compriamo, prima o poi, ci mettiamo a pane e cipolla ma vi compriamo tutto! Promesso!
    Un caro saluto e
    buona domenica
    Paolo

  • PS Ovviamente il partito non è responsabile di un solo yuan, perché, come recita uno slogan, non c’è Nuova Cina senza il PCC (没有共产党就没有新中国)… quindi non è possibile che il partito privilegi una classe che, in teoria, è quella che dialetticamente vorrebbe superare, annullare, lasciando le briciole alla sua di riferimento. Quindi, è tutta una macchinazione dei media occidentali, che infatti in Cina sono ultra-filtrati e censurati, oltre che di poche mele marce che infangano il ruolo che ricoprono (… ma che intanto stan bene lì dove stanno, finché non scoppia il bubbone). Questo ufficialmente: in pratica, il partito ha le mani in pasta ovunque e chiunque ricopra una posizione di potere riceve l’obolo per consentire manovre di qualsiasi genere. Per esempio, portare un quaranta piedi dalla zona economica speciale al porto (1 h mezza di strada) ci viene fatturato 650 euro: carburante, autista, manutenzione mezzo e… olio, tanto olio per ungere la merce in esportazione. Per fare quello che in Italia, per esempio da Alessandria a Voltri, costa la metà, uno stipendio medio cinese (62000 yuan all’anno, 9000 dollari era la media annuale 2015, anche se sulle statistiche cinesi in un paese con profonde diseguaglianze vale la legge dei polli di trilussa e quella del nero che, senza mezzi termini, è candidamente spiegato – per esempio – da questa simpatica agenzia http://www.mandarinaservizi.com/editoriali/salario-costo-dipendente-cina/). Non può essere il partito comunista cinese, però, a detta di quello che dice e proclama dalle cattedre e dagli scranni di tutto il mondo, libero e non, ricevendo ovunque applausi… deve essere un suo sosia!

    • Sarei proprio curioso di sapere quale ditta di spedizioni sposterebbe un 40 piedi (più di 12 metri) su quel percorso per la modica somma di 350 eurini.
      Parlando di imbarcazione a motore (perchè se si trattasse di una a vela, magari persino senza disalberare e quindi escludendo l’autostrada E25 piena di gallerie, meglio neppure parlarne), si tratta di un trasporto eccezionale che, con tutti i problemi burocratici e di scelta del percorso viario conseguenti, date le dimensioni ed il peso abbisogna di un mezzo e di personale che non sono quelli di un semplice tir.
      Credo che non basterebbero neppure per pagare l’assicurazione.

      • Roberto ciao!
        tecnicamente, i 20 e i 40 NON sono eccezionali: verrebbe a decadere il discorso di standard nei trasporti fatto sia a livello di compagnie marittime, che di CMR, che ha rivoluzionato – con i container e i pallet aerei – il concetto di stivaggio a livello mondiale (prima la merce viaggiava pressoché sfusa, i famosi uncini dati in dotazione ai “camalli” servivano proprio a quello, ad arpionare e portare sacchi un lavoro fatto pressoché a mano). Oggi, un contenitore da 20 (1 teu, unità di misura) e da 40 piedi (2 teu) è movimentato al porto con un carro ponte grazie a movimenti ortogonali (giu su dx sx) direttamente dalla ralla del camion in posizione nave, impilandoli l’uno sull’altro (altro vantaggio) e affiancandoli fino a un max di capacità di 3000 teu, come ordine di grandezza). Ragionamento che vale sia in export ->carico che, in import ->scarico, dove i contenitori vengono scaricati su treno – intermodale – di cui ciascuna ralla ralla porta 3 teu – 3×20′ o 1×20’+ 1×40′- o su camion, di cui una ralla porta max 2 teu -2×20′ o 1×40′. Il cntr è, quindi il mezzo STANDARD di trasporto, l’unità di misura dei volumi (1×20’= approx 30 mc, 1×40’= approx 60 mc, 1×40′ hq (high cube, un po’ più alto) arriva a dieci mc in più, grandezze a spanne, le virgole mi fanno venire in mente domani e oggi me la voglio godere ancora un po’, è una così bella giornata…), il cntr è stata la rivoluzione nei trasporti, a cui tutte le compagnie si sono DOVUTE adattare. 350 eur da alessandria a voltri è quindi quello che potrei quotare a un cliente di quelle parti senza guadagnarci tantissimo, ma senza finire neppure nello scannatoio col padrone che mi dice perché hai venduto così a poco, il mio costo non te lo posso dire perché ho un mutuo fino al 2030: finirò prima o poi sotto un ponte, ma quando il padrone si sarà rotto le palle di pagare uno 1400 euro al mese per muovere carta, non perché mi sono tirato la zappa sui piedi da solo. Tieni presente, inoltre, un altra cosa: che nessun autista cerca di viaggiare “one way” (che non è solo una bellissima canzone dei blondie), ovvero parto vuoto ritiro il container, vado a caricare, porto il cntr al porto, torno a casina. Un dedicato così costa molto di più: in genere, vale la regola vieniavanticretino, lavostrasoddisfazioneèilnostromigliorpremio piribiribìgnee: quindi, giacchè, come dicono a lecce… già che vai al porto, consegna questo pieno in export (o questo vuoto svuotato il giorno prima), poi ritira il vuoto e vai a caricare, quindi non andare al porto, vai all’intermodale, mollalo e ritira un pieno da far dogana e svuotare dall’altra parte, e così via. e gli autisti sclerano, chi li segue sclera ancor di più, gli impiegati idem con patate, mentre i trasporti si “ottimizzano” e quei 350 euri diventano sempre più utile.
        Ora basta però, è una così bella giornata… 🙂 (scherzo ovviamente, anzi grazie di aver introdotto l’argomento, che non è e non dovrebbe essere ristretto agli addetti ai lavori, se vogliamo cambiare l’italia).
        Buona domenica!
        Paolo

      • ps dimenticavo l’altezza, 2 m e 3 alla porta del cntr, quindi nessun problema di eccezionale neppure in quel senso. pps è tutto talmente standardizzato, che anche i plt, in genere, si tendono a fare 80 x 120 per farcene stare 11 esatti nel 20 e 22 nel 40. poi ci sono gli indiani e i cinesi, che invece stivano i vestiti ancora a tappo, togli il sigillo, apri il container e ti fai subito da parte non tanto per la puzza, ma perché la prima fila ti è già caduta in testa (ovviamente, lo fanno per i vestiti, non per i condizionatori e per i televisori).

        • ragazzi, ne sapete tanto di cina. Però mi premeva stabilire se la propensione agli investimenti fissi lordi poteva implicare il pilotaggio, caratterizzato quanto meno da un obiettivo di crescita, naturalmente, per le stesse leggi dell’economia, anche a scapito di altri. Ci sono riuscito? non mi pare. allora, se il mio cortese ospite me lo consente, riprenderò l’argomento.
          Grazie comunque e a presto.
          Lamberto Aliberti

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