Segnalazioni e repliche.

Il 5 giugno come si sa, si voterà a Milano per il consiglio comunale. Personalmente voterò per la lista “Milano in Comune dove è candidato l’avv. Federico SINICATO cui andrà la mia preferenza: Federico, che conosco da un ventennio, è stato l’avvocato di parte civile nei processi per piazza Fontana e per la strage di Brescia, per cui ho avuto modo di conoscerlo, apprezzarne il rigore professionale, la passione politica, l’onestà intellettuale. Poi abbiamo continuato partecipato insieme a numerose iniziative pubbliche e gode della mia piena fiducia personale (non a caso è il mio avvocato penalista). Dunque, il mio voto è, moralmente, un “atto dovuto”, per usare un linguaggio di moda in queste settimane. Mi spiace avere una sola preferenza perché, nella stessa lista avrei votato Luciano MUHLBAUER. Nella lista radicale segnalo Yuri GUAIANA, in Alternativa Municipale Luigi CAROLI e nel M5S Patrizia Bedori.

Brevi repliche ai commenti
Da questa settimana vorrei sperimentare un metodo diverso per rispondere alle sollecitazioni dei lettori: piuttosto che rispondere caso per caso (che disperde il dibattito perché difficilmente chi consulta il blog poi legge i post e le eventuali repliche) risponderò con un pezzo unico in prima pagina agli interventi che credo più stimolanti. A suggerirmi l’idea è stato proprio il pezzo un po’ seccato che ho dedicato alla studentessa del call center e che ho visto ha raccolto una quarantina di commenti, segno che la cosa meritava una discussione. Mi sembra anche un modo per dare più spazio a chi interviene. Proviamoci.
1.    Daniele Giovannini, fa un calcolo sulla base dei voti ottenuti dai partiti alle elezioni del 2013 e, constatato che per il Si al Referendum è il solo Pd, ne deduce la matematica vittoria del No e mi chiede cosa mi impedisca di dirlo.

Risposta: Come riconosce lo stesso autore in un suo post successivo, non è corretto il metodo di sommare o voti dei singoli partiti come se fossero pacchetti meccanicamente trasferibili nelle urne. L’esperienza insegna che nei referendum, gli elettori si comportano con notevole libertà (ad esempio nel 1974, sulla carta, i partiti antidivorzisti avevano circa il 47%, ma poi raccolsero solo il 40,9%). E questo è ancora più vero oggi, dopo elezioni che hanno modificato più volte la geografia elettorale ed i partiti hanno subito scissioni e confluenze. Già questo dice perché sia poco utile anche solo indicativamente assumere la consistenza elettorale dei partiti per valutare gli orientamenti dell’elettorato. Poi c’è anche il problema dei flussi in uscita ed in entrata dell’astensione: ad esempio, nel referendum sulle trivelle, è mancata all’appello quasi la metà dell’elettorato 5 stelle che non è andato a votare.
Peraltro, più che mai decisiva sarà la campagna mediatica e, infatti, i primi sondaggi (quando parlava il solo governo ed il fonte del No doveva ancora organizzarsi) il Si era accreditato di percentuali stellari fra il 75 e l’88%, poi fortemente ridimensionate.
Personalmente penso che la cosa più probabile sia una vittoria di stretta misura del No, ma la strada sino a settembre è lunga ed è bene non cullarsi, anche perché Renzi cavalcherà i temi del più vieto populismo (se vince il no questo sarà il paradiso dell’inciucio, la riforma riduce i costi della politica ed elimina inutili lungaggini e via di questo passo).

2. Roberto B. dissente da quello che avevo scritto a proposito del debole impegno del M5s sul terreno delle rapine finanziarie, informandomi di un seminario con gli euro deputati del M5s, fra cui Castaldi che ha accennato anche alle campagne svolte in materia

Risposta: che si organizzino seminari di questo tipo mi fa immenso piacere (lo facessero anche quelli di Sinistra Italiana o Rifondazione!), cosi come sapevo di battaglie M5s su questo terreno, quindi benissimo, ma faccio presente l’enorme sproporzione fra l’attenzione dedicata ai temi delle rapine finanziarie e quella dedicata al tema della corruzione della politica. Magari un po’ più di equilibrio non guasterebbe, soprattutto a livello di iniziative sul territorio.
In margine osservo una cosa: è un po’ che non sento nulla sulla questione dell’Euro e mi chiedo se il M5s abbia cambiato linea sul tema.

3. Lorenzo (atrio): Giannuli, nella sua ottica sessantottina, vorrebbe tenere assieme due opposti antinomici come l’autonomia individuale e il vincolo solidale fra i consociati. Il che lo porta a faticate distinzioni tra quel che gli piace e quel che non gli piace all’interno di un opera perfettamente unitaria, senza vedere come i suoi estremi si implicano a vicenda. E’ evidente, ad esempio, il ruolo svolto dal divorzio nel processo di atomizzazione della società italiana, che poi sfocia nella neutralizzazione-spettacolarizzazione della politica.

Risposta: insomma la solita tirata fascistoide-tradizionalista sul comunitarismo per cui l’alternativa è fra le filosofie organiciste che annullano ogni libertà individuale e l’iper individualismo neo liberista, negando in modo assoluto la possibilità di un ragionevole equilibrio fra le due cose (bella la perla sul divorzio!!!). Tema stravecchio e superato da troppo tempo perché se ne debba ancora parlare. Comunque il sessantotto non c’entra nulla perché questo è un tema già ampiamente trattato dal pensiero liberale fra otto e novecento (e non tutti i liberali sono liberisti), per non dire dei libertari, dei socialisti ed anche di buona parte del pensiero cattolico. Lorenzo in che mondo vivi?

4. Giovanni Talpone introduce il tema della analogia fra radicali e M5s, tema trattato anche da altri che vedono nel Pr una sorta di progenitore del m5s

Risposta: per certi  versi (la negazione del partito organizzato, la dimensione elitaria, il ruolo del capo carismatico, la discutibile democrazia interna ecc) c’è una evidente affinità fra i due movimenti, ma ci sono anche evidenti differenze su cui torneremo. In particolare, anche se Pannella, in alcuni momenti, ha cavalcato anche lui il populismo, il Pr non è mai stato un partito populista ed ha sempre avuto una visione della politica come specialismo dotato di una sua complessità (anzi spesso questo è servito a teorizzare e praticare un accentuato elitarismo)

5. Maffei ed altri, parlando di Pannella, ne condannano la battaglia in favore dell’aborto “resta il fatto incontestabile che l’aborto ha prodotto una folta schiera di cagne assassine e conto natura. Rammento la campagna terroristica portata avanti dalle “mammane” e dai radicali, contro i nascituri.”

Risposta: come si sa, io in questo sito, salvo maleducati e disturbatori, ospito tutti in omaggio alla libertà di parola che riconosco a tutti. Magari anche se usano espressioni come “cagne assassine e contro natura” che esprimono una preoccupante misoginia ai limiti del patologico. Comunque, io direi che, quando si parla di diritto alla vita i fascisti dovrebbero solo star zitti. O dobbiamo fare la contabilità dei morti che hanno fatto? Suvvia un po’ di decenza…

6. Il giudizio su Pannella e i radicali è stato variamente commentato, nella maggior parte dei casi in senso nettamente sfavorevole ai radicali e qualcuno ha riportati una infelice  citazione di Preve (il maestro di Diego Fusaro)

Risposta: non mi sembra di essere stato tenero con Pannella ed i radicali, ma credo che i giudizi più duri siano provocati dai ricordi più recenti. Il Pannella degli anni sessanta-settanta fu altra cosa ed ebbe un ruolo decisamente positivo (nonostante alcune scivolate come l’accordo con Pacciardi) che sarebbe ingiusto dimenticare e si pensi al divorzio, alla battaglia per l’obiezione di coscienza, all’abolizione dei tribunali militari, alla battaglia per la depenalizzazione dell’aborto, a quella (non coronata da successo se non parziale) per la legalizzazione della cannabis, a quella per l’abrogazione dei reati d’opinione, a quelle contro la legge Reale e la Legge Cossiga ed, in generale, per il garantismo. Un medagliere che ben pochi possono vantare e di questo, non si può non dargli atto. Poi sono venuti gli anni infelici della battaglia contro la proporzionale, del vomitevole americanismo, dell’appoggio “non violento” a tutte le guerre di sua Maestà, della svolta liberista, dei pateracchi con Berlusconi eccetera eccetera di cui mi pare di aver detto. In realtà ci sono diversi periodi di storia dei radicali italiani che andrebbero considerati con accortezza analitica. Ci tornerò sopra a breve.

7. Paolo “…Pizzarotti è stato sospeso per mancanza di trasparenza e per essersi rifiutato di fornire chiarimenti al garante che gli ha permesso di fare il sindaco . Punto . Il resto è logorrea inutile e non richiesta …”

Risposta: Dunque, per Paolo, evidentemente sostenitore del M5s, del quale rispetto l’opinione sul caso Pizzarotti, il discorso si chiude all’atto di accusa e non sono consentite osservazioni, repliche, dubbi. Tutta “logorrea inutile e non richiesta” dove vale un Perù quel “non richiesta, perchè evidentemente, per lui si parla solo se interrogati: “Chi ti ha chiesto niente? Stai zitto!”. E se questo è l’atteggiamento verso una persona che è notoriamente vicina al M5s, come mi pare difficile negare, immagino quali siano i margini di tolleranza verso quelli che sono avversari del M5s. Un tono fascistoide indicativo di un certo modo di pensare che trova consensi nel mondo M5s e che, pur minoritario, temo possa condizionare tutto il resto.
Ecco, una cafonata del genere un radicale non l’avrebbe mai fatta e questa è una delle differenze fra loro ed una parte dei seguaci del M5s.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (10)

  • Solo un appunto…. a chi critica l’ ” individualismo ” come fonte d’egoismo e disgregazione, condannando insieme diritti come il divorzio e il liberismo economico, Giannuli replica che si può trovare un equilibrio tra le esigenze della libertà personale e quelle della solidarietà. Questo vuol dire accettare la descrizione del ” liberismo ” come pratica di universali libertà personali. Ecco, sospetto sia un errore, una concessione che proprio non si deve fare ai liberisti. Si dovrebbe ricordare, credo, che per determinati aspetti le loro ” libertà ” sono fonte d’illibertà per chi ha meno risorse e magari per gli stessi abbienti, per cui, per molti versi, la libertà non giunge dal mercato o dal mercato oggi esistente. Facciamo tacere Benjamin Constant, una buona volta…

      • Eppure non mi è dispiaciuto leggere ” La libertà degli antichi e dei moderni “. Solo che poi troppo spesso ho sentito giustificare in nome della ” libertà ” contratti di lavoro che consegnano il dipendente all’arbitrio del superiore o un indigente ad una paralizzante malattia. Così mi arrabbio e me la prendo con Constant.

      • Gentile Professore, le chiedo solo due cose e poi taccio:
        A) tenendo conto che il diritto alla vita deve trarre origine da un fatto giuridico incontrovertibile e non da una data arbitrariamente fissata dalla legge ordinaria, secondo Lei la legge sull’aborto può essere rivista (considerato che in Parlamento non è più presente il MSI) nel senso di obbligare le Regioni, da un lato, ad impedire che l’interruzione della gravidanza avvenga nelle strutture pubbliche o convenzionate e, dall’altro, a predisporre le risorse per l’affidamento del bimbo entro i 6 mesi dal parto, nel caso la madre insista a non volerlo crescere?
        B) tenendo conto che esiste ancora un obbligo giuridico di tutela dei genitori nei confronti dei figli minorenni, secondo Lei la legge sul divorzio abbreviato può essere rivista (considerato che i cattolici sono pochi e sparsi ormai in tutti i gruppi) nel senso di non riconoscere giuridicamente la possibilità di nuove nozze civili ai coniugi separati, prima del raggiungimento della maggiore età da parte dei loro figli?
        Chiedo a tutti i potenziali commentatori di astenersi dal metterci del personale in queste due questioni, sia che abbiano alle loro spalle un divorzio o un aborto, sia che abbiano fatto grandi sacrifici per evitarli. Per una volta vorrei che si discutesse di un oggetto e non implicitamente dei trascorsi di qualcuno. Grazie.

  • Ho votato per i rappresentanti degli studenti una sola volta. Era il millennio passato, giù, a piano terra, dove tutto è di granito rosa.
    🙂

  • A proposito dell’Euro.
    Non sono nelle stanze da dove si dirige il Movimento, per cui posso solo dire la mia.
    Intanto una precisazione doverosa: il M5S non ha mai messo l’uscita dall’euro nel suo Programma di governo, questione sulla quale scommetterei che c’era e c’è tuttora grande perplessità e diversità di opinioni nei vertici stessi del Movimento, ad iniziare dal fu Casaleggio sr: per convincersene, basta consultare i famosi “20 Punti”, nei quali è citato un “Referendum sulla permanenza nell’euro”, cioè il proposito di consultare i cittadini, cosa che si sarebbe dovuta fare PRIMA di abbandonare la moneta nazionale.
    Quello che so è che, almeno formalmente, la posizione ufficiale del Movimento non è cambiata e nel blog è ancora presente il link “fuoridalleuro” dove si poteva firmare per il referendum.
    Ma siccome non sono sordo e cieco e, spero, neppure stupido, mi pare chiaro che da un punto di vista sostanziale la questione non è più in cima ai propositi di Grillo, Casaleggio jr e gli altri.
    Lo testimonia chiaramente anche l’assoluta mancanza di incontri, seminari ed eventi in genere sull’argomento, eventi molto frequenti in precedenza e completamente cessati successivamente al flop (evidente!) sulla raccolta firme, laddove si è registrata una scarsa partecipazione dei cittadini a questa battaglia.
    D’altro canto, perdere un referendum su questo argomento ci consegnerebbe mani e piedi legati alla peggiore Europa, per i secoli dei secoli, senza poi parlare di Renzi e renziani vari. E ci sarebbe anche da considerare quello che è successo in Grecia: un referendum che ha spaccato in due il Paese, ha dato indicazioni che Tsipras si è poi dovuto rimangiare tornando da Bruxelles con la coda tra le game. Quindi, anche in caso di vittoria ad un referendum, da questo governo ci si potrebbe aspettare di tutto tranne che rispettasse davvero la volontà popolare.
    A questo, aggiungerei anche che ormai da un anno siamo in campagna elettorale permanente, il che ha messo in primo piano argomenti certamente più pressanti e contingenti.
    Per finire, segnalo un’iniziativa che certamente non ti sarà sfuggita, un nuovo soggetto politico a cui, pare, hanno aderito alcuni parlamentari: “Alternativa per l’Italia”, ovvero ALI, infelice acronimo che rimanda all’ALA di Verdini (quindi in Parlamento si volerà a tutto spiano!). E’ stato annunciato di recente dall’economista Antonio Rinaldi, e si propone come principale obiettivo l’abbandono dell’euro. Lo segnalo perchè mi è capitato in più di una occasione di assistere a eventi organizzati sotto il cappello del M5S, in cui Rinaldi, Galloni ed altri, sono intervenuti a parlare sull’argomento ed a spiegare le loro posizioni riguardo l’Europa e l’euro. Ora ha deciso di andare per conto suo: l’ennesima lista civetta?

  • — Lorenzo in che mondo vivi?

    In un mondo in cui, oltre a dare del lei agli estranei, si ascoltano le argomentazioni della controparte anziché deformarle in uno schemino Ponzi buono per farci battutine.

    La contrapposizione fra atomismo e socialismo (che sia razziale, nazionale, collettivista o altro) non è limitata alla destra, stante che ovunque i comunisti siano andati al potere han dovuto sopprimere le libertà individuali per rifondare il vincolo comunitario.

    Lei dice che è possibile trovare un punto di compromesso. E’ vero. Ma siccome le società umane non sono orologi svizzeri regolabili meccanicamente, quel punto coincide generalmente col momento di trapasso da un’integrità olistica a una fase di disfacimento atomistico. Proprio come accadeva all’Italia degli anni ‘70, che si preparava a legalizzare il divorzio e a dare concreta attuazione alla madre di tutte le decadenze, la liberazione femminile (con conseguenze devastanti sulla famiglia e l’educazione dei figli).

    Lei Giannuli, da buon socialdemocratico, cioè da liberale con ubbie progressiste, tende a una visione statica che recepisce la società in termini di equilibri fra diritti anziché come plesso organico in divenire storico. Per questo non vede le radici dello sfascio civile e morale in cui viviamo.

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