Ma chi ha vinto?

Secondo noi ci sono due grandi sconfitti (Bersani e Casini), due miracolati (Berlusconi e Vendola), un risultato in fascia grigia (Di Pietro) e un solo vero vincitore (Bossi). Di Rifondazione, per ora,  non diciamo neppure.

Scusate il ritardo con  cui commento i risultati, ma è stato necessario fare calcoli piuttosto laboriosi ed aspettare la disponibilità dei voti in cifra assoluta e non percentuale, per fare un minimo di ragionamento.
Come si sa, il fenomeno centrale è stata l’astensione che è aumentata di circa 10 punti rispetto alle regionali di 5 anni fa e di ulteriori tre punti sul dato già molto alto dell’anno scorso.
In presenza di un fenomeno così massiccio, sarebbe fuorviante ogni confronto fra percentuali, senza tener conto dei voti in assoluto.
I dibattiti televisivi hanno privilegiato il confronto per elezioni omogenee, cioè con le regionali di 5 anni fa. Su questo si è detto già molto e non aggiungeremo. Ma, come si sa, dopo sono venuti altri tre turni di elezioni molto ravvicinati (politiche 2006, politiche 2008, europee 2009) che hanno determinato dinamiche elettorali di ben altra segno, per cui, a noi sembra più utile ragionare sulla linea di tendenza, anche perchè questo è stato un punto molto insistito, soprattutto dai rappresentati del Pd che hanno letto i risultati come una “inversione di tendenza” rispetto alle elezioni del 2008 ed alle successive sconfitte della sinistra.

Partiamo dunque da un raffronto in cifre assolute (arrotondate) fra i voti ottenuti dai principali partiti un anno fa e quelli ottenuti oggi:
(nella prima colonna i risultati attuali nella seconda quelli delle europee 2009, valori espressi in migliaia):

Pd      5.850       6.980    =   – 1.130
Idv     1.565      2.040    =   –     475
Prc1       620         905     =  –     285
Sel         675         825    =   –     150
Udc    1.245      1.620    =  –      375
PdL    6.000      9.215    =  –   3.215
Lega  2.750      2.885    =   –      1352

Dunque, in assoluto tutti i partiti hanno perso voti, La differenza totale dei partiti considerati segna una “fuga” di circa 5.800 elettori. Una parte di questi è imputabile all’ulteriore astensione (circa 1 milione e mezzo di elettori), il resto alla presenza di liste civiche o “collaterali” (come quella per la Polverini che ha preso circa 650.000 voti, quella per Vendola 110.000, o per la Bresso 60.000 ecc.) o liste nuove e locali di cui il fenomeno più vistoso è stata la formazione che si ispira a Grillo, presente in sole 4 regioni, ha ottenuto circa 350.000 voti.
Ovviamente, in caso di elezioni politiche una parte di questi voti “in libera uscita” tornerebbero alla base, ma non è detto che la parte che torna sia quella maggiore.

C’è da considerare il caso particolare del PdL che, come si sa, era stato escluso dalle elezioni a Roma, per cui, possiamo “rettificare” il risultato aggiungendogli i 650.000 voti della lista Polverini. Il risultato finale è una flessione di circa 2.600.000 voti: nell’articolo del 16 marzo u.s. avevamo previsto una flessione sino a 2 milioni e mezzo di voti e, dunque, ci siamo molto avvicinati, anzi la flessione è anche stata un po’ più  forte.
Ma, se la previsione elettorale è stata confermata, temo che non lo sia quella politica di un rapido declino di Berlusconi. Infatti, la pesante batosta elettorale del PdL (che perde un po’ più di 5 punti sull’anno scorso e quasi 10 sulle politiche di due anni fa) non coincide con una sconfitta politica. Il PdL, anche grazie a due colpi di fortuna, conquista tre grandi regioni (Piemonte, Lazio, Campania) ed una medio piccola (Calabria) che vanno ad aggiungersi ad Abruzzo, Molise, Friuli e Sardegna conquistate prima, per cui oggi è al governo in 10 regioni  su 20, contro le tre del 2005. Inoltre, non c’è dubbio che sia fallita la “spallata” al governo: scandali sessuali e finanziari, pentiti di mafia e processo Mills, lodo Alfano, crisi economica e carnevale delle liste hanno sì intaccato e di molto la base elettorale del PdL, ma questo non basta a mettere in crisi maggioranza e governo.
A salvare per l’ennesima volta il Cavaliere sono intervenuti due fattori: il crollo del Pd e l’ottima tenuta della Lega (ne riparliamo fra poco). In queste condizioni non sembra affatto probabile che il già poco coraggioso Fini voglia correre l’avventura della scissione e tutto lascia pensare che resterà nel Pd a cuocersi a fuoco lento. Non ci sono altre scadenze elettorali generalizzate sino al 2013 e, salvo uno scontro con la Lega o eventi non prevedibili, tutto lascia pensare che il governo continuerà per tutta la legislatura.
Anticipo una cosa che scriverò a breve: Berlusconi vince soprattutto perchè non esistono gli altri.

In effetti, la sconfitta del PdL si muta in vittoria politica perchè c’è il crollo del Pd che riesce a perdere un altro milione di voti dopo i quattro persi fra il 2008 ed il 2009. Ci sono punte come quelle dell’ Emilia (-10% sulle precedenti regionali) che fanno venire i capelli bianchi; il partito scende sotto il suo minimo storico ed, ormai, prende quello che prendeva il Pds da solo, come se la Margherita fosse evaporata.
Sotto questo profilo, parlare di una inversione di tendenza è una bugia spudorata: la tendenza alla liquefazione del partito prosegue imperterrita. Se poi il riferimento è al “salvataggio” di Liguria, Puglia e Basilicata, questo ci ricorda quel finto versetto del Corano che diceva: “se cadi e uno stecco ti cava un occhio, ringrazia Allah: poteva essere biforcuto”. Il Pd è un partito in stato comatoso, prossimo alla dissoluzione, che non ha saputo rilanciarsi nel momento di maggiore difficoltà dell’avversario.
E la sconfitta è doppia ove si consideri che va a farsi friggere anche il possibile nuovo alleato, l’Udc di Casini, l’altro grande sconfitto di questa tornata. Nonostante le condizioni favorevolissime (assenza PdL a Roma, caso Galan, alleanza con la Poli Bortone, arrivo di Rutelli e Binetti, flussi  in uscita del PdL, presenza del voto di preferenza ecc.) Casini non aumenta di un voto ed anzi ne perde 350 mila, restando incollato al suo solito sei e mezzo per cento. Questa è una sentenza definitiva sul sogno di un nuovo grande centro democristiano: l’Udc non si espande al di là di quei valori percentuali e neppure la politica “dei due forni” riesce a dargli un qualche ruolo politico di rilievo. In Piemonte il centro sinistra perde anche avendo l’Udc dalla sua parte ed in Lazio il contributo dell’Udc è determinante solo perchè la lista Pdl era stata esclusa.
Però: brutta cosa, perchè questo potrebbe significare un ritorno sotto le bandiere del centro destra.

In fascia grigia si colloca l’ Idv: il momento migliore è passato e perde  voti e percentuali rispetto alle europee.
Lo strano voltafaccia di Di Pietro sulla candidatura De Luca in Campania (peraltro perfettamente inutile, date le dimensioni del crollo del Pd in Campania) le rivelazioni della destra sulle sue strane frequentazioni ecc. hanno certamente  inciso, ma soprattutto il monotematismo giudiziario non consente una espansione oltre quei limiti fisiologici, per di più le liste Grillo con ogni probabilità hanno succhiato voti a lui ed al Pd. Ma nel complesso resta ancora il principale alleato del Pd, per cui resta sulla linea di galleggiamento.
Dal punto di vista generale Sel non va benissimo (perde 150 mila voti): vero è che i verdi spesso si sono presentati da soli come anche, in qualche caso i socialisti, ma considerando le emorragie di Pd e Rifondazione ed il risultato grigio di Di Pietro, poteva fare di meglio.
Comunque Vendola ha miracolosamente riacciuffato la Presidenza della Regione Puglia (a settembre nessuno ci avrebbe scommesso 2 centesimi bucati) ed oggi è il “volto più nuovo” della sinistra chiaramente in corsa per eventuali primarie in vista del 2013. Vedremo se saprà approfittare della sua grande occasione.
Unico vero vincitore di tutto è Bossi che, pur non conquistando molti voti nuovi (anzi spesso ne perde) ed avendo un moderato incremento percentuale, ottiene una serie di risultati politici di tutto rispetto:
– accorcia molto le distanze al PdL in tutto il Nord e lo supera in Veneto
– conquista la presidenza di Veneto e Piemonte
– si conferma come un alleato strategico di Berlusconi che oggi dipende da lui più di ieri
– consolida il blocco sociale di riferimento penetrando definitivamente nell’elettorato operaio e popolare anche se resta debole nelle città.
Non ci vuole molto a capire che presenterà presto le sue cambiali all’incasso: decreti attuativi del federalismo fiscale, vice presidenza della Lombardia, candidatura a sindaco di Milano, riconferma del ministero dell’Agricoltura…

La Lega è l’unico partito che abbia in testa un disegno strategico che persegue tenacemente da venti anni: la secessione. Il federalismo è solo uno strumento di transizione: bisogna riconoscere che sa far politica e questo risultato lo dimostra. E’ l’avversario più serio con cui dovremo fare i conti.
Di Rifondazione diremo prossimamente.

Aldo Giannuli, 30 marzo ’10

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Aldo Giannuli

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Comments (19)

  • grazie aldo.
    Abito a una decina di km dalla residenza di Zaia. Colgo quì nel voto alla lega questi elementi: Zaia: a) finalmente un ministro trevigiano popolare. b) uno che si occupa (almeno a parole) di prosecco, latte, agricoltura. c) rappresenta una novità, gli altri hanno deluso. d) il partito non ha avuto grossi scandali. e) la chiesa non si pronuncia più contro la lega. f) in veneto, comunismo è ancora una brutta parola. g) la classe operaia non esiste più. h) la secessione fa molta presa.

  • chiamparino sostiene che la lega è l’ultimo partito leninista.Non so quanto sia vero,però ha elementi positivi:organizzazione,disciplina di partito,un leader che è punto di riferimento alto all’interno e all’esterno .
    Sono razzisti e destrosi,vero.Evidentemente però colpiscono il cuore e l’immaginario collettivo della classe operaia-il cadavere che ne è rimasto-mentre la sinistra si perde nel sostegno dei diritti civili,di parola,di espressione,tutte cose “in più” e non fondamentali come sono:lavoro,casa,istruzione,sanità.Paga colpe di malgestione e lotte intestine.

    Che dire?Io ,per fortuna,il dialetto brianzolo lo conosco bene!^_^

  • Ottima analisi quanto desolante per certi versi.. da quando conosco il suo blog La leggo prima di Repubblica e Corriere la mattina… pero’ Professore anche lei… la A senza acca del verbo avere… 😉
    Saluti

  • A mio sommesso avviso la questione di fondo è: in una società berlusconizzata (sic!), nel paese della videocrazia, della miseria e della disperazione che spariscono dalle tv (quindi finiscono per non esistere più), nell’Italia dove Grande fratello e Amici raccolgono di fronte alla tv 8-9 milioni di individui, dove i tg costruiscono di fatto agghiaccianti luoghi comuni culturali (parlando non dello “stupratore”, ma dello “stupratore rumeno”, come se l’origine in un determinato paese fosse in diretta relazione con lo stupro!)che concorrono decisamente nel trionfo leghista… in un paese di questo tipo, come si vince la battaglia?
    Chi c’è in giro che ha “le palle”, e soprattutto il cervello, per studiare la via d’uscita, che è strettamente culturale?
    Se la sinistra non fa uno sforzo in questa direzione siamo finiti.

  • Per quanto riguarda la Puglia, il centro sinistra con Vendola, rispetto alle precedenti elezioni, a perso circa 129.000 voti (1.165.536 nel 2005, 1.036.638 nel 2010). Da contare che nel 2005 l’UDC concorreva in coalizione con centro destra, ma nel 2010 sono andate separate. Quindi se nel 2010 contiamo i voti del centro destra 899.590, insieme a quelli dell’UDC 185.370, vediamo che in caso di accordo come nelle precedenti elezioni Vendola avrebbe sicuramente perso.
    Quindi più che miracolo io parlerei solo di fortuna.

  • Di analisi sulle recenti elezioni regionali ne avrete già lette abbastanza. Se avete ancora 5 minuti di tempo/voglia aggiungo il mio contributo. Per non annoiare troppo, lo formulo sotto forma di riflessioni sparse.

    – Ogni appuntamento elettorale è seguito da una penosa litania di commenti in cui tutti i politici dicono di aver vinto, o al massimo di non avere perso. In questa stranissima tornata questo andazzo, solitamente paradossale e al limite della comicità involontaria, è meno campato per aria del solito. A parte la Lega (che ha vinto senza se e senza ma), quasi tutti gli altri (parlo delle forze politiche principali) difficilmente possono trovare motivi di soddisfazione, ma almeno possono consolarsi (coi mali altrui o attraverso considerazioni collaterali).
    Berlusconi e il PdL potevano uscire malamente dalle urne; invece hanno tenuto. L’astensionismo c’è stato (mi aspettavo un aumento del fenomeno persino maggiore), ma ha colpito in modo trasversale.
    Il PD ha fermato l’emorragia di voti. Forse rispetto alle europee è persino andato un pizzico meglio. Però resta l’anomalia di un Paese in cui il principale partito d’opposizione non riesce ad attrarre l’insoddisfazione verso il governo: gli insoddisfatti del centrodestra non si sono recati alle urne oppure si sono travasati dal PdL alla Lega.
    Grillo può essere soddisfatto, ma per lui non vedo una prospettiva di lungo termine. A meno che decida di passare ad alleanze strutturali (in quel caso, però, perderebbe molto dell’appeal elettorale di cui ha potuto godere in questo giro).
    Di Pietro, più che crescere, si conferma sui livelli delle europee, ma probabilmente si attendeva qualcosa in più.
    L’UdC è andata malino numericamente, ma ha saputo rendersi essenziale per la vittoria in molte regioni, sia partecipando alla coalizione vincente, sia togliendo voti (vedi Puglia) a uno dei contendenti: al di là dei numeri nudi e crudi (che, come detto, per il partito di Casini non sono esaltanti) anche questo finirà col pesare.

    – La seconda riflessione si collega in parte al capoverso sul PD e ad un’analisi che ho già fatto in passato. La mia sensazione è che se dividiamo il Paese in 2 blocchi, pro e contro Berlusconi (so bene che si tratta di un’approssimazione grossolana che forzatamente “pialla” ogni sfumatura, ma a livello di “grandi numeri” resta valida), già da anni i flussi di consenso si muovono ognuno nel proprio bacino di appartenenza. Berlusconi, nonostante i sondaggi di gradimento che periodicamente ci propina, non sfonda come vorrebbe; resta padrone di un bacino elettorale consistente, ma che sembra avere ormai esaurito la propria capacità attrattiva verso l’esterno, e che dimostra internamente fibrillazioni e instabilità (checchè ne dicano i diretti interessati il riequilibrio PdL/Lega non sarà indolore). Valutazioni speculari possono essere fatte per il PD e l’area che gravita attorno ad esso.

    – L’Italia è governata, legittimamente, da una consistente e coesa minoranza. Non appaia un’affermazione paradossale: fatta la tara di malumori e astensioni, e tenuto conto di un’opposizione frazionata e inconsistente (qualitativamente) ma consistente (quantitativamente), Berlusconi è comunque portavoce di un progetto politico ben riconoscibile, consolidatosi negli anni lungo un asse (Lega/PdL) non scalfibile sul breve periodo.
    Il PD, anche quando vince (o almeno “perde bene”) non esprime leadership né una linea politica univoca, passando per troppe alleanze variabili. In questa tornata assieme al PD abbiamo visto: IdV+UdC – IdV+SeL – IdV+SeL+UdC – IdV+SeL+FedS, e altre formule ancora: decisamente troppe per essere credibili sul piano nazionale.

    – Passiamo alla sinistra radicale, ossia all’area che più sento vicina. E’ andata male, molto male, con pochi motivi di consolazione, e pure questi rischiano di essere vanificati se non li si comprende appieno e non gli si saprà dare sbocchi conseguenti nell’immediato.
    Innanzitutto un chiarimento. Pure io trovo deleteria la sindrome del “voto utile” e così pure il bipolarismo obbligato. Trovo anche poco rispondente alla filosofia stessa della democrazia gli appelli a non disperdere il voto: in democrazia l’unico criterio che dovrebbe guidare la decisione di un cittadino è il sentirsi rappresentato. Però, piaccia o meno, il “voto utile” non è inviso agli elettori; e soprattutto bisogna interrogarsi sull’accezione in politica del termine “utile”.
    La FedS (Federazione della sinistra) è andata malissimo in Campania e Lombardia, pure in presenza di candidature forti e carismatiche (Agnoletto e Ferrero). E’ andata benino (o almeno non così male) in due situazioni diversissime: nelle Marche, dove si presentava in alternativa al centrosinistra MA unità a Sinistra e Libertà, oppure laddove era interna a una coalizione che aveva concrete possibilità di vittoria (al di là degli esiti finali). In altre parole, Rifondazione (motore della FedS) per ora ha evitato l’estinzione e ha avuto indicazioni sul “come muoversi” in futuro. Ma non c’è più tempo da perdere e non sono ammessi tentennamenti su 2 considerazioni emerse con forza:
    1. La litigiosità e il frazionamento, ormai parossistici, per la sinistra radicale sono esiziali.
    2. L’elettore ancora attratto dalla sinistra percepisce utile il proprio voto SIA se esprime una voglia di alternativa PURE al PD (ma che sia unitaria), SIA se esprime un’ambizione di governo, anche a costo di compromessi e mal di pancia, purchè sia dignitosa e concreta.

    Francesco “baro” Barilli

  • Ho già sentito ventilare l’ipotesi secessione
    da parte della Lega,forte dei consensi ottenuti,
    da diversi commentatori,analisti, etc…
    Vorrei sapere dal Prof. Giannuli che si è
    occupato per tanto tempo di questioni riguardanti
    la NATO e (implicitamente del ruolo di stato a
    sovranità limitata,quale è dal 1945 l’Italia) se
    ritiene realistica questa possibilità,visto che
    rimane pur sempre un paese in una posizione strategica anche se non c’è più la guerra fredda. Gli Americani sarebbero disposti a dare
    l’ok al “glorioso popolo padano” ?
    Grazie per una sua eventuale risposta.

  • leonardo spagnoletti

    Ottima analisi, di un autentico maestro della materia elettorale e politica.
    Mi chiedo solo se Vendola sia stato esclusivamente fortunato o se la fortuna non sia stata aiutata da un calcolo di Berlusconi: in fondo come leader di una coalizione di centrosinistra da qui al 2013, metterebbe definitivamente in crisi ogni idea di possibile alleanza tra PD e UdC, e quest’ultima dovrebbe per forza di cose tornare alla casa madre.
    Non è che, in questa prospettiva, il “soldato” Palese fosse sacrificabile e la vittoria di Vendola fosse funzionale alla costruzione di una prospettiva di quel tipo?
    Un saluto affettuoso ad Aldo.

  • Il PD perde perchè non solo non è in grado di sfornare idee nuove e attraenti per un elettorato sfiancato da anni di Berlusconismo. Perde e perderà ancora perchè in buona sostanza le sue idee di base sono le medesime del PDL, solo che questo non può dirlo ad alta voce, può solo sperare che la cosa passi inosservata. Ricordate ad esempio quando, alla vigilia elettorale del 2006, richiesto di una conferma circa l’abrogazione della Legge Biagi, la risposta fu NI ? E infatti non la abolirono, non la abolirono perchè ne erano (sotto sotto) ferventi sostenitori.
    Quanto alla Lega, ha vinto (o meglio, ha perso meno degli altri) ma nei prossimi mesi potrebbe trovarsi messa seriamente alle strette proprio nelle sue recenti conquiste, le tre regioni del Nord industriale dal crollo della occupazione.
    Cosa propone Bossi sul versante lavoro ? Come pensa di affrontare la crescente disoccupazione nel Nord ? Le fabbriche chiudono e la fine della Cassa Integrazione incommbe … Niente, nessuna idea.
    Per il momento Bossi and co. hanno conquistato le menti degli operai, non hanno però la benchè minima idea di come potranno riempire i portafogli dei licenziati, e d’altra parte, essendo un partito di bottegai, casalinghe, artigiani, impiegati e piccoli imprenditori, il problema forse non se lo pongono, oppure pensano di sventolare ancora una volta di fronte ai nuovi poveri, lo straccio rosso dell’immigrato clandestino sperando che questo faccia passare i morsi della fame ?
    Sono scaduti i contratti per 6 milioni di lavoratori, gli stipendi sono fermi, l’inflazione si riaffaccia alla porta.
    Vedremo cosa potrà escogitare il nume protettore di Bossi, l’immaginifico 3Monti.

  • è già stato detto: per fare politica non bastano le denunce di Santoro e Travaglio, non basta l’effetto Serracchiani. Ci sono idee e progetti a sinistra? Non basta essere contro Berlusconi e il berlusconismo. La sinistra o Grillo o Di Pietro non possono essere espressione di malcontento.

  • Condivido, Professore, la sua analisi. Purtroppo da queste elezioni vengono riconfermati fenomeni che già si conoscevano: l’astensionismo – peraltro anch’io, come Barilli, ne avevo sovrastimato la portata -, la scomparsa delle sinistre e il declino del “giovane vecchio” dello scenario politico italiano, cioè il PD, la forza elettorale della Lega, l’ultimo vero partito rimasto in Italia, e la capacità da buon incassatore del PDL, o, meglio, del suo leader indiscusso – ed unico -, che pur messo spesso all’angolo riesce sempre ad uscirne e a reagire.
    Il futuro del PD? Non può non passare dalla presa di coscienza, soprattutto da parte di capi e capetti, della sconfitta senza “se” e senza “ma”, e senza giochi di numeri e percentuali (bella la vignetta di Vauro mostrata da Santoro su Bersani e la caduta dalle scale). Non è un discorso di sfondamenti al centro o di recupero a sinistra. Questo partito così com’è non attira né giovani né meno giovani, non crea entusiasmi da nessuna parte, non forma quadri realmente nuovi e ben riconoscibili, ma continua a riproporre i soliti nomi – perdenti – o loro epigoni. E soprattutto, come giustamente sottolineato spesso in questo blog, non ha una sua, vera, originale, proposta politica, e non ha più nemmeno una qualche strategia, preferendo sempre andare a rimorchio.

  • Non credo che i voti alla lista 5 stelle torneranno a casa alle politiche. Non li sottovalutate perchè se non hanno colpa alcuna nella sconfitta della Bresso in Piemonte (andassero i PD a contare i loro sostenitori che stavolta hanno detto “resto a casa!”), molti di loro ora stanno pensando e dicendo “hai visto? che non fosse un’utopia?”
    e ne vedremo delle belle…

  • I 5 stelle hanno riaperto un dibattito sulle priorità alle quali deve indirizzarsi un programma politico serio, hanno mandato (con poco o niente) diversi consiglieri nelle Regioni, hanno raccolto una piccola (per ora) schiera di cittadini che non si riconoscono nei partiti che mettono in lista pregiudicati, condannati e compagnia cantante (vero PD?) … poco? Non li votati ma li stimo, e meglio farebbero i cosiddetti “partiti di sinistra” a non ignorarli, perchè raccolgono istanze che coinvolgono tutti!

  • e quali sarebbero le priorità?Cosa dicono sul lavoro,istruzione,sanità,diritto alla casa?
    Il programma lo trovo su qualche loro sito,oppure anche quello è scritto dalla Casalegno?Grillo è forse quello che ha usato come qualsiasi altro cittadino i vari condoni fiscali elaborati dai governi delle destre?
    Su Grillo e il suo movimento,interessante leggere http://sitoaurora.splinder.com e il sito Tafanus.
    Le cose di Mr Dalbasso hanno una splendida vita che crea illusioni a destra e manca,per poi sparire.
    Vedremo quanto resisterà anche questa ultima illusione ottica del popolo.Semmai un plauso a chi si è astenuto,evidentemente come me reputano finita la democrazia americanizzata e filosionista occidentale,e guardano con simpatia alle democrazie guidate,come quella di Putin,ad esempio

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