Lista Tsipras: pensandoci su
Come si sa, un gruppo di intellettuali (Camilleri, Spinelli, Flores D’Arcais, Gallino, Revelli, Viale) ha proposto di dar vita ad una lista in appoggio alla candidatura di Alexis Tsipras alla Presidenza della Commissione Europea ed ispirata all’esperienza unitaria della sinistra greca espressa dalla lista di Siriza. L’appello propone un impegno per un’Europa diversa che, pur mantenendo la moneta unica, respinga le politiche di austerità ed il fiscal compact perché: “È nostra convinzione che l’Europa debba restare l’orizzonte, perché gli Stati da soli non sono in grado di esercitare sovranità, a meno di chiudere le frontiere, far finta che l’economia-mondo non esista, impoverirsi sempre più.”
Si propone un “piano Marshall dell’Unione, che crei posti di lavoro con comuni piani di investimento e (che) colmi il divario tra l’Europa che ce la fa e l’Europa che non ce la fa”. Inoltre si propone che l’Europa divenga unione politica dandosi una Costituzione scritta dal suo Parlamento in sede costituente. Si chiede cha la Bce abbia poteri simili a quelli della Fed (essenzialmente di emettere liquidità a discrezione e comperare titoli di debito dei paesi membri).
Per questo si auspica di “rimettere in questione due patti-capestro. Primo, il fiscal compact e il patto di complicità che lega il nostro sistema politico cleptocratico alle domande dei mercati”.
A questi fini si propone di dar vita ad “una lista promossa da movimenti e personalità della società civile, autonoma dagli apparati partitici, che candidi persone, anche con appartenenze partitiche, che non abbiano avuto incarichi elettivi e responsabilità di rilievo nell’ultimo decennio, che sostiene Tsipras ma non fa parte del Partito della Sinistra Europea che lo ha espresso come candidato”.
Devo dire che la proposta ha molti aspetti condivisibili: l’aperta collocazione di sinistra, il sostegno dato al leader della sinistra greca dopo il vergognoso isolamento in cui è stata lasciata la Grecia di fronte all’aggressione della “troika”, l’invito a superare la frammentazione della sinistra, il richiamo alla lotta in difesa dell’ambiente e contro la Mafia. Ed ho anche apprezzato il richiamo ai centri sociali riconosciuti come soggetto politico con cui dialogare. Dunque, non mancano i motivi che ispirano simpatia. Detto questo, è il caso di fare qualche rilievo critico.
In primo luogo non convince affatto l’impostazione politica che riprende l’abusata litania europeista, per cui è impensabile il ritorno alla sovranità monetaria nazionale perché “gli Stati da soli non sono in grado di esercitare sovranità, a meno di chiudere le frontiere, far finta che l’economia-mondo non esista”. E infatti, tutto il resto del Mondo (dagli Usa alla Cina, dal Brasile all’Inghilterra, dal Sudafrica al Giappone, dal Vietnam al Canada) ha monete nazionali e l’Europa è l’unica ad avere una moneta sovranazionale.
Perché un autorevole sociologo come Gallino, che ha scritto libri molto importanti sulla crisi in atto, sottoscrive una sciocchezza del genere? Si può preferire una moneta come l’Euro ad una moneta nazionale, ma non si può ragionare come se la moneta sovranazionale fosse la norma e quelle nazionali l’eccezione, quando la realtà concreta è esattamente l’opposto.
Veniamo al sodo: le prossime elezioni europee saranno un referendum su questa Europa e sulla sua moneta, ripeto: su “questa Europa”, non su un ideale astratto di unità europea che potremmo anche condividere, ma che non è il tema all’ordine del giorno. La proposta parla di cose che non stanno né in cielo né in terra (Piano Marshall per l’Europa debole, Unione politica, Assemblea Costituente…) ed, in nome di questi sogni, chiama a non rimettere in discussione QUESTA Europa. L’Euro non è una qualsiasi moneta che può essere utilizzata per politiche economiche differenti. E’ una precisa operazione politica funzionale a certi rapporti di forza ed a determinate politiche economiche, e non è piegabile a piacimento: se vuoi l’Euro ti devi tenere le politiche di austerità, il fiscal compact, il veto berlinese alla Bce, e tutto il resto.
Torneremo a parlarne presto su questo blog. Unione politica di Europa, Assemblea Costituente ecc? Ma di che state parlando, della Luna? Oggi non ci sono neppure le più lontane premesse di tutto questo ed i motivi per cui in sessanta anni (dico sessanta) l’unione politica non si è fatta sono ancora tutti presenti ed, anzi, sono aumentati. O pensate che domani Francia, Germania, Olanda, Inghilterra, Spagna ecc. siano disposte a sciogliere i propri stati nazionali per confluire gioiosamente in uno stato comune europeo? Dove si vede questo film?
Dunque, tutto questo è fumo e la scelta è tenersi la Ue e l’Euro così come sono o bocciarli, trovare una via d’uscita. Il resto è fumo negli occhi. La stessa fumosa astrattezza la trovo nella proposta di lista “della società civile” disposta ad ospitare partiti ed organizzazioni esistenti, ma con candidati scelti dal comitato dei saggi, che non si candideranno in prima persona. Anche qui, basta con i sogni e siamo concreti:
a- per presentare la lista occorrono 30.000 firme per ciascuna circoscrizione, e di queste almeno 3.000 devono essere iscritti in ciascuna regione della circoscrizione (e vi voglio a raccoglierle in Val d’Aosta, pena l’esclusione della lista nell’Italia nord ovest). Dunque, occorre avere un’ organizzazione capillarmente presente in ogni regione. C’è già una rete del genere che prescinda dai pur piccoli partitini della sinistra radicale?
b- Poi occorre preparare le candidature e corredarle con la documentazione necessaria;
c- Poi bisogna fare la campagna elettorale e far conoscere un simbolo ed una sigla nuovi nel giro di una manciata di settimane;
d- Infine, occorre raccogliere il 4% per entrare nel Parlamento Europeo;
Vale la pena di ricordare che siamo al 23 gennaio, si vota esattamente fra 4 mesi e 4 giorni ed ancora non sappiamo se ci sarà questa lista e che simbolo avrà, poi occorrerà scegliere i candidati, raccogliere le firme, fare la campagna elettorale. Sapete come andrà a finire? Con l’ennesima riedizione di Rivoluzione Civile, sinistra Arcobaleno, Nuova sinistra Unita… Un film visto troppe volte. I partitini, in ragione della loro presenza territoriale, si imporranno e faranno le liste a modo loro (ed il limite del non aver rivestito cariche istituzionali negli ultimi 10 anni, sempre che sia rispettato, produrrà al massimo che non candiderete il segretario del tale partitino, ma la fidanzata, l’amico del cuore o il portaborse). Verranno fuori liste indecenti, come fu l’anno scorso, ci sarà pochissimo tempo per far conoscere il nuovo simbolo (a meno che non pensiate che basti il richiamo al magico nome di Tsipras per fare il miracolo) e, manco a dirlo, l’obbiettivo sarà bucato per l’ennesima volta. Abbiamo già dato.
Questa operazione politica ha due punti deboli che la condannano sin d’ora: nasce troppo tardi ed è politicamente non significativa, perché non coglie il punto di fondo: mettere fine all’esperienza fallimentare dell’Euro. Per di più siamo in un momento di forte polarizzazione anche maggiore dell’anno scorso. A fine dicembre 2012 scrissi che lo spazio della “sinistra di sistema” era occupato dal Pd, quello dell’opposizione antisistema dal M5s e non c’era spazio intermedio. Mi pare di aver avuto ragione: Sel è andata sotto il 4 e se l’è cavata solo perché era sotto l’ombrello del Pd, Rivoluzione civile è impietosamente affondata. Ora le cose stanno messe anche peggio, sia perché al governo c’è il Pd, sia per la questione della legge elettorale: lo scontro si è radicalizzato, Sel si sta frantumando, e la cosa si pone come una conta diretta fra Pd e M5s, per gli altri c’è meno spazio di un anno fa.
Non è che in assoluto non ci sia spazio per un partito di sinistra classista in questo paese, soprattutto con la crisi che infuria, ma queste cose non si fanno in quattro e quatt’otto, come se fossero una pizza capricciosa. Oggi, se proprio vogliamo, dovremmo stare preparando le liste per le amministrative del 2015 ed il tempo sarebbe già scarso. Per le europee i giochi sono già fatti.
Per cui, auguri compagni ed amici, vi auguro il migliore successo possibile, ma, stanti così le cose, io non ci credo.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, camilleri, elezioni europee, euro, europa, fiscal compact, flores d'arcais, spinelli, tsipras
gianfranco d'atri
Per la faccenda euro, cmq, con la fiducia alla camera sul DL banca d italia, il PD sigilla l impossibilità di abbandonare la moneta unica. Sul tema , M5stelle ha messo la sordina ( Non una parola nei talk Show dei Divi del movimento !). Se ci limitiamo a preparare elezioni, non accadrà niente
Simone Garilli
Complimenti, punto.
Robert
Purtroppo è tutto vero , ai promotori manca
completamente un analisi sulle dinamiche in atto nell’eurozona e Ue
non è argomento cosi’ facile ma non cosi’ complicato da risultare incomprensibile
a prescindere dal proprio ‘credo’ che puo’ anche portare a pensare che alla fine tutti si metteranno d’accordo il tedesco paghera’per i debiti fatti dal greco (in una banca tedesca…)e tutti gli europei vivranno felici e contenti (in norvegia…)
Poi la bce gia’ li avrebbe i poteri della fed …certo ha regole diverse si basa sull stabilita’ e il contenimento dell’inflazione…ma il quantitave easing alla fine non sarebbe vietato (e se potesse farlo draghi lo farebbe e molti in bce lo farebbero) ma per farlo manca il presupposto di avere uno stato unico …e la germania non vuole…ho l’impressione che in italia rimarra’ fino alla fine (e oltre ) una maggioranza di sognatori degli stati uniti d’europa…troppo difficile capire che l’europa fin dall’inizio da quello che ho appreso è stata :l’interesse tedesco (e del suo sistema bacario) + quello francese(e del suo sistema bancario) + quello di qualche multinazionale (meglio se tedesca o francese)
(detto in altro modo dei rentiers…)
emilio
articolo perfetto. possibile che in europa ancora non si sia compreso il ruolo che sta giocando, da sempre!, il POTERE TEDESCO? perchè ogni discussione su euro ed europa non comincia da lí? lo stesso hollande, con le sue ultime dichiarazioni sulla prossima politica economica francese, dimostra di non aver capito un tubo. di buono c’è solo che sarà la francia a esplodere per prima.
franco valdes piccolo proletario di provincia
ilBuonPeppe
Condivido ogni singola parola.
Questa gente non ha capito o fa finta di non capire. Cosa è peggio?
f.b.
Tsipras vuole, giustamente, andare in Europa con spirito molto pragmatico, per ricontrattare le condizioni drammatiche del suo Paese. Una volta eletto cercherà, giustamente, un accordo con Schulz. Questa proposta fraintende completamente l’urgenza di un Paese di alleggerire il gioco a cui è sottoposto e parla di cose completamente astratte, facendo del povero Tsipras un santino.
SantiNumi
“perché gli Stati da soli non sono in grado di esercitare sovranità”
Quando si parla della “capture” dell’intellighenzia…
Certo che anche i Macchiavelli e gli Adam Smith servivano Principi e Regine, ma qui abbiamo a che fare con degli zerbini senza né umana dignità né lume della ragione. (Insomma, si può tradire e collaborare con gli aguzzini dei popoli con qualche argomentazione un po’ più brillante, data questa presunzione di intellettualità…).
Gli amici “intellettuali” poi dovrebbero spiegarci a noi normodotati come pensano di riequilibrare la bilancia dei pagamenti (contabilità nazionale che rimane anche senza le frontiere… ooops!) rimanendo ancorati al DEM (senza poter “prezzare correttamente le valute delle rispettive economie”, svalutazione/rivalutazione “esterna”…) e allo stesso momento NON distruggere la domanda interna, comprimere i salari e torturare psicologicamente i lavoratori (svalutazione interna, detta anche “austerity”, per la gioia delle banche e dei piddini…).
Un applauso per l’articolo. :o)
(Capito cari attivisti M5S? QUESTO è prendere una posizione politica VERA e per il benessere collettivo)
David Arboit
Nel popolo del Pd l’orientamento più diffuso in questo momento è “mi avete rotto”. La farsa teatrale del partito di governo (Letta) e partito di lotta (Renzi) non ottiene in termini di consenso alcun risultato. Il regalo fatto da Letta ai biscazzieri e il regalo fatto da Renzi a Berlusconi produrranno una diserzione di massa. Tra la sinistra di governo che non mi rappresenta e una finta opposizione di sistema (false flag) l’elettore di sinistra del PD sceglierà l’astensione.
aldogiannuli
David: se vuoi bene al tuo partito (e sono convinto che ne voglia) augurati una sconfitta alle europee che faccia rinsavire i tuoi dirigenti o meglio ancora convinca il partito a cambiarli perchè piùavanti si va e più sarà una catastrofe
Gianni Fossati
Finalmente ho capito perchè leuro non è tabù, cosa rappresenta e ringrazio: sul resto è esattamente come mi immaginavo- anche grazie alla conoscenza del tuo pensiero
franco
ci speravo
Romeo Cerri
Due aggiunte (da verificare). La data limite di presentazione delle liste dovrebbe essere Mercoledì 16 Aprile ovvero 39 giorni prima del voto. Le firme di presentazione riguardano solo le liste che non hanno ottenuto eletti, nel Parlamento nazionale ed in quello europeo, nelle precedenti elezioni. Sono esonerate dalla raccolta firme anche le liste con simboli compositi contenenti il simbolo di un partito con le caratteristiche di cui sopra.
aldogiannuli
omeo Cerri: appunto, la lista Tsipras non ha eletti in elezioni rpecedenti
leopoldo
anch’io concordo, forse in grecia Tsipras avrà il suo risultato, ma qui è troppo tardi. Sono curioso di vedere quale risultato avrà la lega nord.
renzi ha detto che se ci sono le condizioni, una posizione unitaria sui temi dell’€ – una startegia economica (che dovrà chiarire), si potra andare a ridiscutere i trattati.
Mi sembra giusto iniziare a parlarne.
giandavide
Non sono d’accordo su vari punti: innanzitutto sulla fiducia riposta nei confronti dello stato nazione come istituzione in grado di contrapporsi alla finanziaria zone dell’economia: Marx già nell’Ottocento aveva previsto che lo stato avrebbe perso, e la storia del novecento ha pienamente confermato la previsione. Ma ancora ancora se si trattasse di uno stato nazione normale: qua si parla dell’Italia, che non ha nemmeno i presupposti culturali per essere uno stato nazione funzionante, al contrario della Svezia o del Brasile citati sopra. Preferisco andare dietro a un utopia non strutturata piuttosto che a un conglomerato di fidiamo strutturato come tale.
Inoltre faccio notare che l’austerità è esistita solo negli ultimi anni è solo per alcuni paesi (la Francia ad esempio non ha mai e sottolineo mai rispettato il fiscale compact, e ho dei grossi dubbi che l’Italia lo abbia rispettato contro i voleri della classe dirigente italiana). È quindi sbagliato senza mezzi termini affermare che austerità ed euro siano inscindibili. L’austerità è una pratica propria della destra neoliberista, ed è stata adottata anche da singoli stati: non vedo come si possa pensare di emanciparsi da essa buttandosi nell’abbraccio delle destre che attualmente (ma anche in futuro) gestiscono in regime di semimonopolio l’opzione no euro.
E proprio qua arriva la contrarietà più forte: è chiaro che in un paese ignorante e destrorso come il nostro l’opzione di un uscita dall’Euro da sinistra è semplicemente irreale. Ne parlano solo sparute voci con un seguito irrilevante. Per quale motivo dovrei ritenere un’opzione così minoritaria abbia una consistenza diversa rispetto all’asino che vola? Se si tratta di fideismo irrazionale a sto punto preferisco sperare che gli alieni resuscitato Lenin o cose del genere, almeno sono cazzate meno banali.
Per il resto sono così sfiduciato che oggi come oggi voterei anche babbo natale, almeno è vestito di rosso e ha la barba. In mancanza di ciò posso benissimo optare per un voto a tzipiras e compagnia, che in realtà ha anche altri vantaggi: è una proposta sovranazionale, e in questo senso può permettere la nascita di un blocco sociale più vasto. Ma soprattutto ricordo che alle europee c’è un sistema proporzionale con uno sbarramento facilmente superabile, roba che anche una strampalata sinistra arcobaleno c’è l’avrebbe fatta. Dato che non so che sistema elettorale avremo, preferisco cogliere adesso l’occasione di votare per qualcosa di rosso piuttosto che firmare un’assegno in bianco alle destre, opzione che invece sembra vada per la maggiore oggigiorno. Inviterei aldo a rivolgere il suo sguardo analitico anche alle opzioni no euro, e non solo ai gruppi di sinistra,
Dato che, vista la totale assenza di critica, i movimenti no euro sembrano non avere difetti per aldo. E io non mi fiderei più di una persona che non riesce a trovare i difetti (che sono presenti in ogni cosa tranne dio…) è questo l’effetto principale degli atti di fede.e i fedeli mi hanno sempre fatto un po paura
Soldato Kowalsky
La cosiddetta “lista Tsipras” si farà sicuramente. O meglio, si farà una lista di sinistra, con dentro il PRC, collegata al Partito della Sinistra Europea, che sostiene il suo programma e anche la candidatura di Tsipras. Dell’operazione farà sicuramente parte ALBA che ha avviato da tempo un percorso con la Sinistra Europea, il PdCI che è osservatore della SE.
Gli appelli degli “intellettuali” in questi giorni sono molto scollegati dall’operazione europea e molto collegati a una replica di Cambiare Si Può e all’ennesimo showdown tentato dalla società civile contro i partiti. Tutta nebbia che si diraderà quando ci sarà il prossimo esecutivo della Sinistra Europea.
Il documento della Sinistra Europea non è particolarmente forte sulla questione europea, ma ha adottato una posizione di compromesso tra quei partiti, come i ciprioti e gli spagnoli, che sono esplicitamente per l’uscita dall’euro, quelli contrari (greci e tedeschi) e quelli a metà (italiani).
La SE ha evidentemente l’interesse che in Italia ci sia una lista più competitiva di PRC+PdCI+ALBA, però non avvallerà niente che non abbia un’impostazione al di fuori dell’orizzonte del gruppo unitario delle sinsitre radicali all’europarlamento, addirittura come vorrebbero alcuni dei firmatari compulsivi di appelli, al di fuori di un discorso di sinistra e per gli Stati Uniti d’Europa.
QUando ci sarà il prossimo esecutivo della SE tutto sarà più chiaro.
(mi dispiace di aver scritto un papiro pieno di acronimi per dire “non preoccupiamoci, la banda di Micromega vale ancora meno di noi del PRC”)
SantiNumi
@gianfranco d’atri
Peggio: è l’annientamento e la disintegrazione dei popoli italici “dall’interno”, nel senso più totalizzante di Libertà, uguaglianza sostanziale e benessere sociale. Un’ideologia totalitaria, da megalomania napoleonicohitleriana e con l’aggravante tecnologica e tecnocratica lucidamente ideata per l’assoluto annichilimento dello Spirito dell’Uomo. Uno svilimento che passa dalla deprivazione materiale alla totale disgregazione culturale tramite la disvaloriale manipolazione massmediatica e il duplice attacco all’istruzione e al senso identitario che è l’antropologico nerbo dello Spirito.
Questo incubo antisocialista, antisociale e antiumano è stato progettato per rimanere: una matrix.
L’ideologia è tomba dell’anima, oblio della coscienza: Orwell intuì immediatamente che Friedrich August avrebbe generato mostri peggiori di quelli di Karl.
La distopia marxiana che si sposa con quella hayekiana: e siamo tutti invitati a nozze. O al funerale, in funzione della classe sociale.
Cristina
Concordo sulle ragioni più pragmatiche (quelle da “normodotati” per citare un commento precedenti): l’imminenza delle elezioni; la conseguente necessità di un’organizzazione seria e capillare sul territorio. Di mio ci aggiungo che escludere da principio chi, appartenendo a un partito, ha già ricoperto alcuni incarichi di governo (e che quindi potrebbe portare la propria esperienza) è un buco dell’acqua, un’insensata strizzata d’occhio al potenziale elettorato grillesco. Viene inoltre sottovalutata, per l’ennesima volta, l’importanza dell’autorappresentazione (il simbolo, le liste, il programma ma anche un messaggio chiaro, insomma, la capacità di fare “marketing” politico).
Sono tuttavia infastidita dal presappochismo con cui Giannulli valuta le proposte, o anche solo le idee, di una diversa organizzazione politica ed economica dell’Unione Europea, riducendo tutto al dibattito dentro/fuori: questa dicotomia propone in sè due soluzioni entrambe conservatrici (tornare alla vecchia moneta, ossia ad improvvisate politiche di svalutazione, senza una ferrea disciplina di bilancio; oppure rimanere nella nuova, ma accettando, dimessi ed inermi, politiche di austerità quantomeno discutibili, soprattutto laddove le si voglia presentare come un rimedio universale e necessario). Ma allora perché demonizzare chiunque osi avanzare, o anche solo immaginare, una soluzione diversa e non devastante? Chi comunque non vuole buttare via, assieme all’acqua sporca, anche il bambino?
Nel sistema economico e geopolitico attuale, di carattere multipolare, paragonare un’Italia indipendente con il Brasile, gli Stati Uniti o anche solo l’Inghilterra, mi sembra ridicolo o quantomeno rischioso. E’ un sistema che funziona per grandi blocchi continentali, sia a livello economico che a livello strategico.
E poi la presenza di una costituzione condivisa, ovvero seriamente dibattuta a livello pubblico tramite il coinvolgimento dei parlamentari europei (e non decisa dall’alto e approvata quasi di nascosto dai parlamenti nazionali, che anzi accettano di buon grado di variare le loro costituzioni per presunte e inattingibili ragioni di mercato) mi sembrerebbe un’occasione per richiamare gli elettori europei a una maggior partecipazione (Certo, ci sarebbe bisogno di intellettuali e giornalisti meno provinciali e meno superficiali).
E’ chiaro che le riforme proposte dalla lista Tsipras non sono realizzabili dall’oggi al domani, ma almeno introducono un argomento nuovo (“nuovo” nel senso di trascurato, e quindi per molti ancora inaudito) in questo sterile e frustrante dibattito del dentro/fuori. Credo che anche solo arrivare ad introdurre nuove categorie politiche sulla scena nazionale e, possibilmente, a livello internazionale, sarebbe un risultato di notevole rilievo. Che potrebbe variare i termini della questione, riequilibrando le posizioni in gioco. E magari influendo anche sulle posizioni dei “normodotati” quando si recano alle urne: se la Grecia non fosse stata in balia delle destre o delle “sinistre smarrite” europee (Pasok, Pd…ma come fa a chiamare sinistra un partito governato da democristiani, spesso parenti ed amici dei “rentiers?”) magari qualche possibilità in più di rinegoziare il debito l’avrebbe avuta. O forse no, ma chi può saperlo?
Altrimenti, se davvero un’Unione diversa fosse davvero impossibile, bisognerebbe quantomeno dividere l’Europa in blocchi sovranazionali differenti, più ridotti ma senz’altro basati su un maggiore equilibrio delle economie che li compongono. Il problema posto dalla lista Tsipras è proprio questo: quello della diseguaglianza economica e delle conseguenze politiche che questa porta. Allora il significato del voto non sarebbe più “dentro o fuori dall’Europa”, ma “volete davvero un’Europa multipolare o preferite accontentarvi dell’esistente?”. Almeno la presenza di due vere alternative, la progressista e la conservatrice, escluderebbe quella reazionaria (“torniamo alla lira!”).
gianlucaf
“la cosa si pone come una conta diretta fra Pd e M5s”
e sulla base dei contenuti dei programmi attuali e di tutto quello a cui si assiste giorno per giorno, la scelta di chiunque abbia mantenuto una prevalenza genetica sinistrorsa (possibilmente predisposta alla difficile evoluzione verso i principi di Democrazia Diretta) puo’ solo essere M5S
Giovanni Talpone
Sono in completo disaccordo con Aldo Giannuli per quel che riguarda l’Europa: se sono sessant’anni che non si fa, è perchè sono sessant’anni che l’Europa è egemonizzata prima direttamente dagli USA e poi dalla destra degli stati europei: entrambi non hanno interesse a uno stato federale (che incrinerebbe l’egemonia USA e potrebbe regolare l’economia europea e controllarne la finanza). Quello che non va a bene a loro dovrebbe andare bene alla sinistra, che dovrebbe darsi un progetto costituente proprio e su questo aggregare gli sconfitti dell’attuale Europa: i lavoratori, i disoccupati, i giovani, i cittadini vittime delle caste e delle mafie locali. Quindi, non solo appoggerei, ma mi impegnerei in prima persona per una forza politica che assumesse davvero, e non solo per retorica vuota e ipocrita, la bandiera degli Stati Uniti d’Europa.
Detto questo, non posso che essere d’accordo con l’analisi “tecnica” di Giannuli, a cui aggiungerei una considerazione di fondo: smettiamola con la demagogia che si può fare politica senza i partiti. Ripensiamo, rifondiamo i partiti della sinistra, riflettiamo su come usare al meglio le nuove tecnologie informatiche, ma teniamo fermo un punto: senza un partito della sinistra, c’è solo demagogia, irrilevanza e autoritarismo. M5S docet.
Fabiano
vorrei ricordare che si partecipa alle elezioni non solo per vincere ma soprattutto per partecipare, portare un contributo e soprattutto un controllo. Per questo uno sbarramento percentuale è dannoso alla democrazia rappresentativa parlamentare (questo è stato il colpo di stato : la soglia di sbarramento). La tanto disprezzata rivoluzione civile con il vecchio proporzionale avrebbe portato in parlamento alla camera una quindicina di deputati ! e addirittura uno anche rifondazione oltre che forza nuova. E magari molti non hanno votato proprio a causa della legge elettorale che scoraggia i partiti minori. Ne tenga conto sulla formulazione della proposta di legge in itinere….
Saluti
Alessandro Peregalli
Ciao Aldo,
innanzitutto un caro saluto da Santa Cruz.
Come al solito trovo la tua analisi molto efficace e incisiva. Tuttavia, ci sono un paio di punti che non mi convincono del tutto.
Sulla questione dell’europeismo e dell’euro sono d’accordo con te che l’euro ha un suo peso politico in se, e che non e’ piegabile a politiche di piacimento. In sintesi che conta anche la natura della moneta e non solo il suo utilizzo. Ciononostante, sono convinto che questa critica all’euro, a cui a me piacerebbe si elaborasse una risposta in linea con il sistema di doppia moneta euro-monete locali (e non nazionali) come proposta a suo tempo da fantacci e amato, non debba portare con se anche un discorso anti-europeista che mi puzza di sovranista. Questo per due motivi: il primo e’ che l’opzione del ritorno alla sovranita’ nazionale piena, peraltro ben piu’ naturalmente presidiato da destre e partiti populisti (tra cui il m5s), porta per l’ennesima volta le sinistre a collocarsi per linee nazionali e non di classe (come, tragicamente, ha fatto dalla prima Guerra mondiale in poi). Il secondo motivo, e qui mi piacerebbe proporti questo recente articolo di Negri e Mezzadra (http://www.euronomade.info/?p=1371), che pure sono lontani dalla prospettiva dei promotori della lista-Tsipras, e’ che l’europa, come livello della governance delle nostre vite, e’ ormai un dato irreversibile, e che si necessita ora opporre una resistenza che si collochi sullo stesso livello del potere. Tu stesso, mi ricordo, sostenevi giustamente la necessita’ di costruire un sindacato europeo. Lo stesso deve valere per i movimenti e, perche’ no?, per i partiti. Quindi, aldila’ di ogni velleitario europeismo, bisogna affermare una terza via tra la governance neoliberale dell’attuale unione europea e il ritorno a rifugi nazionali (e nazionalisti) delle destre.
L’altra questione e’ quella della fattibilita’ della lista Tsipras in Italia. Su questo sono pienamente d’accordo con te e anche io ho l’incubo del gia’ visto. Queste cose non si organizzano in 4 mesi con il patrocinio e la garanzia (che mi ricorda una modalita’ grillina) di qualche intellettuale che per quanto di qualita’ non raccoglie voti. In questo pessimismo che condivido, pero’, vorrei aprire un piccolo spiraglio: non credo la situazione sia peggio di un anno fa, primo perche’ intanto ci si e’ mossi leggermente piu’ in anticipo (5 mesi invece di 3), secondo perche’, forse, ci potrebbe stare anche sel (speriamo con la dirigenza decapitata dal congress ma ho i miei dubbi), il che toglierebbe un concorrente. Terzo perche’ il pd si e’ enormemente sputtanato da febbraio ad oggi (nonostante renzi abbia tanto appeal personale), e la gente di sinistra del m5s mi e’ sembrata parecchio in sofferenza su temi come l’immigrazione. Ricorderei poi che nel 2009 sel era appena nata (simbolo sconosciuto) e raccolse comunque un milione di voti. In un contesto di alta astensione un milione di voti potrebbero bastare per superare la soglia. In piu’ rivoluzione civile di un anno fa si e’ suicidata con operazioni disgustose, ma sono convinto che se fosse rimasto l’impianto di cambiare si puo’ (peraltro discutibile e fuori tempo massimo) avrebbe raccolto piu’ voti (per lo meno il mio e quello di una ventina di persone che conosco). Infine, come tu sottolinei, rimane la necessita’ di avere una sinistra in questo paese, e se continuiamo ad aspettare la bella addormentata non risolviamo molto. Il m5s prima o poi si logorera’ e saltera’ per le sue contraddizioni, nel mentre che facciamo?
aldogiannuli
@Alessandro: si è vero il Pd è sputtanato i gruppi dirigenti di Sel e Prc fortemente indeboliti,e la cosa è pèartita con un po’ d’anticipo, ma la crisi è andata molto più avanti e le sceltesi sono raducalizzate ancora di più
Il livello di governance europeo è irreversibile? E perchè? dove sta scritto
Sulla critica al sovranismo dobbiamo capirci: l’interesse nazionale è un dato storicamente non superato tutt’ora, piaccia o no. Ma ne riparleremo.
Quando non sei a Santa Cruz ma da queste parti fatti vivo, magari mi mandi una mail per dire che stai facendo
Riccardo
Bello. Sarebbe come proporre di uscire dal fascismo eliminando l’olio di ricino ma preservando il manganello (un’idea che effettivamente in numerose “democrazie di mercato” è stata realizzata…).
Vogliono l’euro e la rivoluzione? Bene, non è a noi che dovrebbero chiedere il consenso, ma al complesso industriale-finanziario tedesco (benché oggi gli interessi a breve del complesso divergano), di cui purtroppo grande parte dei sindacati tedeschi e i loro ostaggi del ricatto della miseria sono finora stati la protesi. Perché non so se è chiaro, ma nel regime dell’euro il “prestatore di ultima istanza” non sarebbe la Bce di Mario Draghi, quanto la Germania di Merkel e Schulz (taciamo del compagno Schroeder, ora a presiedere l’asse energetico russo-tedesco dopo aver abbattuto i salari reali dei suoi elettori).
Posso sbagliarmi ma penso che in politica gli imperativi categorici possano funzionare solo nelle infinite dimensioni parallele dei sognatori di professione (sogni che non costano nulla fintantoché il prezzo viene pagato dagli altri). Chi può credere che l’euro non sia il prodotto finale del rapporto di forza tra capitale e lavoro in Europa? La sua espressione più plastica, e la più riuscita se le sinistre hanno potuto venderlo ai loro elettori come un fattore di progresso verso l’unione dei lavoratori europei senza dover nemmeno temere un’insurrezione.
Grazie ai rivoluzionari Spinelli (?), Flores d’Arcais (uno che in politica non ne ha mai azzeccata mezza) e Camilleri (il compagno Montalbano vive e lotta insieme a noi), ma passo… alla prossima (sinistra).
PS_Per la cronaca, Revelli? http://temi.repubblica.it/micromega-online/revelli-bacio-il-rospo-monti-ma/ Andiamo…
Questi intellettuali di sinistra hanno cessato di essere utili al popolo nel momento in cui hanno abdicato al necessario esercizio di correlazione tra cause ed effetti: più prosaicamente, quando hanno smesso di capirci qualcosa (nella migliore delle ipotesi). Togliete la sinistra dalla pentola che è pronta. Anzi, è decotta.
giandavide
insomma, tony negri in quanto intellettuale di sinistra è un servo del capitale, l’interesse nazionale (che francamente è un concetto che con la globalizzazione non significa più nulla) è diventato l’obbiettivo di una lotta da fareinsieme ai forconi, l’obiettivo (in mancanza di norme perl’uscita dall’euro) è dare più libertà ai governi nazionali (nonostante l’austerità sia proprio una conseguenza della maggior libertà della germania, come nota anche negri nell’articolo citato, ma saranno sue allucinazioni operaiste indegne di commento) dato che non esistono normative che regolino l’uscita di singoli paesi (ma facciamo finta di nulla,anzi “non sta scritto da nessuna parte”). quando si parla di euro queste pagine, di solito caratterizzate da una razionalità rigorosa, diventano il festival del populismo. anche aldo, di solito un paradigma di lucidità, scrive cose completamente ideologizzate, e che sono peraltro cavalli di battaglia delle destre. ora casomai mi si dirà che sono ideologizzato anch’io dall'”operaismo” di negri eccetera: benissimo: a ognuno il suo campanile, ma almeno io nella mia contrada potrò chiamare compagno qualcuno, senza mischiarmi a varie tipologie di camerati in nome dell'”interesse nazionale”. bah.
aldogiannuli
giandavide: sicuro che con la globalizzazione non esista più l’interesse nazionale? proprio sicuro?
Vincenzo Cucinotta
Sulla questione in argomento, evitando di ripetere cose già dette e ridette (anche in un precedente mio intervento), mi soffermerò su due argomentazioni usate dai fautori della unione europea, che trovo non solo errate ma al limite dell’incomprensibile.
L’una è quella secondo cui la scelta europea sarebbe irreversibile. Tale tipo di argomentazione ricompare abbastanza spesso anche su tematiche del tutto differenti, in cui appunto qualcuno ritiene di doversi arrogare il potere di stabilire senza avere bisogno di dimostrarlo che le cose vanno in un certo modo ed il massimo che si possa fare è assecondarle modificandone aspetti secondari.
Eppure, nella vita di ogni giorno, nessuno di noi ragiona così. Se una cosa non è di nostro gradimento, non è che ci arrendiamo in base a una stravagante forma di realismo, al contrario la combattiamo con tutte le forze. Naturalmente, combatterla, non significa vincere, può al contrario significare perderla questa battaglia, e questo certo può avvenire, ma non è una buona ragione per non combattere.
Il secondo punto riguarda il sovranismo. Non capisco perchè si continui ad identificare sovranismo con nazionalismo. Un vero sovranista non è uno sciovinista che pensa che il proprio paese abbia qualcosa di eccezionale e di superiore agli altri paesi. Quello che pensa così è un nazionalista. Il vero sovranista pensa che ognuno dovrebbe rivendicare la sovranità del proprio paese, per la semplice ragione che almeno fino ad oggi, non v’è struttura sociale che possa garantire la democrazia meglio delle singole nazioni. Se uno si da’ la briga di studiarsi le istituzioni europee, si convincerebbe subito che esse sono fatte proprio per espungere completamente dai paesi europei ogni forma di democrazia e togliere quindi ai popoli europei ogni potere decisionale. Il problema dell’europa non è di natura esclusivamente politica, per cui le stesse strutture che oggi portano avanti una politica liberista, domani potrebbero similmente perseguire una politica socialista. Il problema dell’europa è innazitutto di natura istituzionale e l’unica cosa che andrebbe fatta, sarebbe quella di distruggere le istituzioni europee.
Soltanto dopo averle distruggere, si potrebbe iniziare a lavorare per un’europa del tutto differente dall’attuale.
Quindi, un vero sovranista e non un nazionalista travestito da sovranista, vuole promuovere la valorizzazione di tutte le sovranità nazionali, anche per le altre nazioni, verso cui manifesta una forma di rispetto, incoraggiando forme di solidarietà in casi di emergenza. Da questo punto di vista, il sovranismo è l’internazionalismo del nostro tempo, e il primo paese europeo che deciderà di uscire dall’unione europea, farà una operazione internazionalista di importanza storica, fornendo un primo esempio della strada giusta che anche gli altri paesi dovrebbero percorrere.
Non bisogna farsi trarre in errore dal fatto che la sinistra storicamente è stata per il superamento delle nazioni, non considerando che allora i capitalisti erano nazionalisti, mentre oggi sono globalisti. Non dovrebbe essere così difficile dunque capire che lottare contro la globalizzazione sia il vero fronte di oggi.
giandavide
dopo la globalizzazione da un lato i processi identitari basati sulla nazione non sono stati inficiati solo dai regionalismi e dai localismi in genere, ma soprattutto hanno vissuto la trasformazione in sottocultura e la conseguente molecolarizzazione che rende il brodo nazionalista veramente un brodo in cui c’è di tutto: per questo ritengoimpossibile individuare una specificazione precisa di questo interesse che sia condivisibile da tutti. e non è solo speciosità di linguaggio: io non ritengo che gli italiani abbiano tutti gli stessi interessi, e soprattutto ritengo che gli interessi di alcuni italiani siano contrapposti a quelli di altri italiani senza che sia possibile arrivare a una sintesi condivisa. quando si ha davanti un concetto svuotato del suo significato univoco e monolitico come quello di nazione, si può avere la certezza di avere davanti solo una sterile stratificazione delle sue funzioni sociali (la sua biografia, per dirla con igor kopytoff) che si sovrappongono nel tempo; le interpretazioni fatte dai diversi soggetti saranno sempre diverse, in quanto l’espressione “interesse nazionale” oggi risulta assolutamente ambigua, un contenitore vuoto in cui ognuno mette quello che vuole per poi ritrovarci dentro merce scaduta. ritengo quindi che postulare l’esistenza di un interesse collettivo che riesca a ricoprire contemporaneamente gli interessi di briatore e quelli del lavavetri del semaforo sotto casa appiattendo con violenza tutto ciò che sta nel mezzo significhi rinchiudersi nel mondo della vaghezza, che è anche un mondo bello è grazioso, ma attenzione, dato che porta all’irrilevanza.
empiricamente poi penso di poter affermare di non avere notizie recenti (ma anche meno recenti) di blocchi partitici canonicamente nazionalisti che abbiano effettivamente reso operativo questo perseguimento dell’interesse nazionale. ma d’altra parte, essendo un concetto così vago, non vedrei nemmeno come sia possibile trovare nella realtà dei dati che agiscano come degli indicatori che mostrino come e quanto e come si possa attualizzare questo cosiddetto interesse come se si trattasse del pil…
quindi sebbene sia condivisibile il fatto che in una nazione ci siano molti blocchi di interessi, individuali e collettivi, non trovo affatto condivisibile che questa moltitudine possa essere ridotta per astrazione in un unità e che il risultato sia un concetto funzionante e disambiguato.
per giandavide
Parlare del “900” come blocco unico a me sembra molto simile alla tesi mainstream che lo indica come un monolite malvagio. Nel 900, nel dopoguerra ci sono anche le conquiste, seppur dure, sociali e le costituzioni democratiche. Le costituzioni senza stato nazionale non esisterebbero. Il mercato unico e l’ euro sono state un modo per i governi nazionali, per gli esecutivi per rivalersi su quei pochi spazi di democrazia reale esistenti. La messa da parte dei sindacati, la sempre meggior inesistenza del parlamento, la precarizzazione del mercato del lavoro, l’abbandono del proporzionale verso il maggioritario e le sempre più frequenti modifiche alla Costuzione sono l’ esempio di questo. Dire questo non è una ” distrazione” rispetto al fatto che c’è stata la controrivoluzione neo liberista, la caduta del muro ecc… l’ eurozona è un pezzo di questo processo, non qualcosa che è nato in contrasto ad esso. Finché ha fatto comodo a tutti i governi nel disciplinare e perfezionare le proprie posizioni ha tenuto, ora che lo scontro tra capitali, oltre che tra classi, si accentua, comincia a scricchiolare il castello.
Già l’ esistenza di questo scontro tra capitali forti e deboli ci dice che, ci piaccia o meno, gli stati nazionali ancora esistono, è un dato della realtà, punto. Dopodiché questo non vuol dire che ipotizzare la rottura dell’ eurozona significhi andare a braccetto coi nazisti. Il problema è che il maggior accentramento di capitali non sta ” favorendo” migliori condizioni al ” proletariato”, bensì il contrario. Non sta aumentando la ” forza strategica” dei deboli, bensì il contrario. Anzi ne sta imbarbarendo le condizioni e favorendo la rinascita dei nazisti. Allora si tratta di capire se la possibilità di riaprire il conflitto e gli spazi di democrazia stia nell’ eurozona o negli stati nazionali.
Chi ha giovano dall’ ingresso in maastricht e nell’ euro, come mezzo per disciplinare i lavoratori, il parlamento e i sindacati oggi ancora inorridisce di fronte all’ ipotesi di uscita. Marchionne, critica la politica tedesca ma non vuole la fine dell’ euro e del mercato unico.
Proporre ” più poteri al parlamento europeo” è solo una fuga in avanti. Vuol dire non affrontare il problema. Il parlamento europeo esisteva anche prima di Maastricht e dell’ Eurozona. Quello che è venuto dopo quindi è servito ad altro, non come mezzo per costruire una democrazia europea… lo vogliamo capire o no? Semplicemente perché la democrazia europea era data proprio, guarda un po’, dalla dialettica dei parlamenti nazionali e dalle costituzioni democratiche.
infine: l’ austerità non è una scelta politica. L’ austerità è l’ unica cosa che può fare un governo nazionale dentro l’ eurozona per importare di meno. Semplicemente perché l’ assetto competitivo dovuto al mercantilismo tedesco accentua i problemi che i paesi periferici avevano prima dell’ euro anziché mitigarli. La spagna oggi non fa austerità di bilancio pubblico ma ha dovuto fare le riforme del mercato del lavoro e ha il doppio dei nostri disoccupati. E non pensiamo che hollande potrà stare nel limbo in eterno. I socialisti tedeschi e i loro sindacati appoggiano questo modello e quindi i paesi periferici sono in una situazione peggiore rispetto a quella delle crisi politiche e valutarie degli anni 70. Questo è il nodo.
Fino a un anno e mezzo fa l’ estrema destra sull’ uscita dall’ euro non diceva nulla. Era solo ipotizzata da economisti di sinistra. Gli unici hanno sempre detto che una cosa del genere è di destra sono appunto gli intellettuali che stanno scritti sopra. E alla fine la destra gli ha dato retta e ha fatto propria la battaglia. Come storicamente è sempre stato, la destra ha SEMPRE strumentalizzato il concetto di sovranità nazionale, condizione necessaria ma non sufficiente di quella popolare. A chi interessa la seconda, deve occuparsi della prima. Se non lo fa, quello spazio verrà occupato solo da chi vuole la prima.
emanuele valla
Purtroppo, con profonda tristezza, bisogna dire che ciò che ha scritto Giannuli è tutto vero. Chi dice di andare a Bruxelles a battere i pugni sul tavolo si sbaglia di grosso: il tavolo non c’è. L’euro è lo strumento fondamentale di questa UE, non è “solo una moneta”. E’ il suo asse portante, il suo mezzo politico. Non ci rinunceranno mai.
Scusate la domanda sentita mille volte: che fare? Io mi sono attivato da tempo per informare le persone sui disastri della moneta unica, e dopo 4 anni devo dire che gli sforzi di tanti (sepmre di più) sono serviti: ormai la gente ha capito dove sta il problema. Ma poi?
Judith Ware
Diamo vita ad una lista anticapitalista che unisce in una proposta politica per l’Europa il PRC, il PDCI, Socialismo 2000 e i Consumatori Uniti. Lo facciamo insieme ad esponenti della sinistra, del mondo del lavoro e sindacale, del movimento femminista e ambientalista, del movimento lgbtq e pacifista. La lista lavora per un’uscita dalla crisi fondata sulla democrazia economica, sulla giustizia sociale e sulla solidarietà. Siamo di fronte ad una crisi di carattere sistemico, non solo economica e finanziaria, ma sociale, alimentare, energetica, ambientale, che sta scuotendo l’intero pianeta. La crisi del capitalismo globalizzato. Ci opponiamo all’Europa liberista e tecnocratica e al governo di “grande coalizione” composto da socialisti, popolari e liberaldemocratici europei che ha fin qui dettato l’agenda della costruzione dell’Unione. Lottiamo con i movimenti sociali e le forze politiche di trasformazione di tutto il continente per UN’ALTRA EUROPA. Una lista che fa sue le ragioni di chi in questi anni e in questi mesi sta lottando, nella scuola e nei luoghi di lavoro, per la giustizia sociale e contro la precarietà, per la libertà femminile, che si oppone al razzismo e all’offensiva oscurantista e clericale delle gerarchie ecclesiastiche. Che si batte per un intervento pubblico finalizzato alla riconversione sociale e ambientale dell’economia, per la redistribuzione del reddito, contro la guerra e per il disarmo. Siamo convinti che la questione morale abbia un valore universale, in Italia come in Europa. L’intreccio perverso tra politica e affari e l’uso clientelare delle risorse pubbliche sono fattori di degenerazione della democrazia, come intuì Enrico Berlinguer. La lista appartiene interamente al campo del GUE-NGL, il Gruppo parlamentare della Sinistra Unitaria Europea – Sinistra Verde Nordica che unisce partiti comunisti, anticapitalisti, socialisti di sinistra ed ecologisti e al cui interno si colloca il Partito della Sinistra Europea.
SantiNumi
@per gli altri “anti-sovranisti”
Elementi di logica politica:
1 – ricordarei che in democrazia il popolo è sovrano. Quindi dichiararsi “anti-sovranisti” equivale all’opposto di dichiararsi anti-fascisti.
2 – il nazionalismo non è proprio dello stato-nazione. L’ “europeismo” è pura ideologia nazionalista ma di stati-nazione europei non se ne vedono (né se ne vedranno).
3 – il nazionalismo è proprio della politica (fascista)
Il senso identitario è proprio dell’antropologia (accademica). Che l’identitarismo sia strumentalizzato da certi “conservatori” per promuovere il nazionalismo è un fatto comprensibile: come mai i progressisti non lo promuovano insieme agli altri diritti delle prime 3 generazioni è un altro fatto ma intellettualmente incomprensibile: si preferiscono i bobbiani di “quarta generazione”, quelli “cosmetici”, che non contano un beato nulla per il semplice fatto che dovrebbero essere naturale sviluppo di quelli precedenti. (A partire da quelli economico-sociali, come insegnava Karletto… ma no, ora sono più importanti le nozze gay!! Proprio ome vogliono i neoliberisti! Anche se solo per i proletari, ovviamente. Loro “si conservano” e conservano i loro privilegi socio-economici…).
4 – le società multi-etniche non sono mai esistite e mai esisteranno: sono sempre esistiti e sempre esisteranno ghetti e classismo per razza. Cosa significa? Che chiunque propagandi la menzogna della felice Grande Società multietnica (che gli aristocratici amici di Hayek san bene essere felice solo per essi stessi), propugna un’ideolgia razzista, classista e di destra “asociale” (o sociopatica, per chi lotta contro la “neolingua”…).
Mi racconti l’amico kaliforniano come è l’integrazione razziale da quelle parti. Funziona come dicono i sognatori dell’ “internazionalismo” o come evidenziano da sempre gli antropologi?
5 – “L’europeismo” e la globalizzazione sono sempre stati un progetto elitario sponsorizzato dalla finanza angloamericana almeno dal dopoguerra (Monti chi è?). I finaziamenti CIA alla propaganda europeista sono agli atti e liberamente disponibili. I dubbi sulle conseguenze delle democrazie costituzionali (e sui cittadini) a causa della moneta unica sono nero su bianco già da parte di un certo Carli almeno dal ’74 (pubblicamente non si parlava ancora neanche di SME…).
Chi lo ha sostenuto bona fide forse non era un politico molto brillante (requiem in pax, Altiero…).
7 – il disprezzato “regionalismo” o “localismo” (i campanili!) oltre a trovare ovvio valore negli antropologi (che qualcosa di esseri umani, comunità e culture ne capiscono), trovano nell’autodeterminazione dei popoli principio “universale” (cioè diverso da “locale”): “l’universale realizzazione del diritto
di tutti i popoli, inclusi quelli sottoposti a dominazione coloniale e straniera, è una
condizione fondamentale per l’effettiva garanzia dei diritti umani”. Vienna, risoluzione 51/84 del 12 Dicembre 1996.
8 – ricordo che tacciare il dissenso di “populismo” puzza molto di fascista.
@Giandavide
Ad un attento analista politico-economico come te non può essere sfuggito un articolo di un economista di Sinistra come Cesaratto:
http://www.sinistrainrete.info/marxismo/3330-sergio-cesaratto-fra-marx-e-list.html
Pensa un po’ che sostenendo le medesime argomentazioni in altri contesti a qualcuno è stato augurato “il sangue”…
Ma allora anche gli intellettuali sanno certe cose? Non siamo solo noi volgarmentedotati ad usare l’incolto buonsenso della casalinga di Voghera?
Paolo Federico
Io penso che non vi sia ambiguità del M5S nel prendere posizione su euro e trattati europei, anche se è del tutto evidente una certa timidezza tattica ad affrontare di petto tali argomenti.
Credo che questo scaturisca dalla considerazione che l’abbandono dell’euro e l’eventuale uscita da questa Europa, venga vista con spavento da troppi cittadini italiani e che quindi un atteggiamento troppo deciso dia il fianco a campagne di terrorismo propagandistico. Usare un po’ di strategia per conquistare la fiducia della gente non significa ingannarla.
giandavide
trovo le argomentazioni siano sensate, ma ho un paio di cose da dire al riguardo:
innanzitutto posso benissimo ammettere che l’europa, avendo assunto il volto delle destre neoliberiste, sia venuta a costituire un cavallo di troia più efficace rispetto al disastrato concetto di stato nazione. ma continuo a vedere la cosa come l’effetto di un posizionamento tattico, e credo che le circostanze storiche che hanno portato a ciò siano appunto circostanze che non è detto che rimangano uguali in futuro, nè tantomeno che non possano riprodursi in un contesto nazionale, una volta che le destre hanno cambiato nuovamente cavallo. ad esempio mi sembra che ci sia voluto un bel pò di tempo e qualche guerra mondiale prima che lo stato nazione divenisse un’ordinamento in cui si siano potute realizzare le conquiste sociali novecentesche citate sopra. prima mi sembra che esso abbia avuto degli effetti reazionari di grande potenza, che, tra hegel e napoleone, hanno anche aperto la strada all’autoritarismo moderno.
nonostante si tratti di una struttura ben più scricchiolante dei tempi di napoleone, ricordo che siamo tuttavia nei tempi di napoletone, e che la configurazione dello stato nazione “italia”, si regge su un patto sociale scassatissimo che non le permette di contrapporsi in alcun modo alle politiche neoliberiste. sotto questo aspetto, quello dell’individuazione del terreno di lotta, ricordo inoltre che anche nei paesi in cui la protesta sociale è esplosa anche in modo più virulento che in italia è stato difficile (anzi non è successo) che dalla protesta e le rivendicazioni si passasse alle conquiste sociali; si è visto più spesso che il tutto tendesse a trasformarsi progressivamente in un bacino elettorale consolidato per le destre che hanno avuto l’intelligenza di ripulirsi secondo le indicazioni di borgheziana memoria. ed è questa la cosa che trovo più dirimente: come è possibile, una volta osservata questa triste parabola di un concetto che parte da sinistra e che finisce ad essere un bivacco di manipoli, nutrire fondate speranze che questo processo di appropriazione da parte delle destre si inverta? io non vedo nessuna causa materiale che possa comportare tale inversione.
anche sospendendo il giudizio sul posizionamento politico a sinistra o a destra del movimento no euro, è un dato di fatto che, forse in modo un pò pavloviano, il blocco sociale che si aggruma intorno a tale movimento ha una forte tendenza ad abbracciare derive destrorse: anche se tale blocco non ci capisce molto delle proprie stesse scelte e che in realtà è probabile che sia indirizzato e controllato da interessi altri la sostanza non cambia molto la faccenda: a prescindere dalla fondatezza di queste pratiche di inserimento dell’uscita dall’euro nell’universo simbolico della destra, è incontestabile che queste pratiche ci siano e che siano utilizzate in modo funzionante, anche quando sono teoricamente infondate. se ci sono delle strategie da mettere in pratica per invertire questo stato di cose ben vanga, sarò contento di riconsiderare la cosa: ma dato il profondo stato confusionale in cui versa la popolazione trovo che sia difficile un cambiamento dell’orizzonte culturale così profondo, specie dopo che renzi ha resuscitato il principale promotore della causa no euro (e questi sarebbero gli europeisti?).
riguardo l’insicindibilità delle politiche di austerità, faccio notare che finchè la germania con le sue politiche abbondantemente destrorse rimane il modello economicamente vincente a cui il mondo civile deve ispirarsi, euro o non euro, si rimane nella merda. paradossalmente se non ci fosse stato un paese che si è prima svincolato dagli obblighi di bilancio (facendo il proprio interesse nazionale a scapito di quello degli alleati), e che poi è cresciuto tanto da diventare egemone e imporre i vincoli che prima si era rifiutato di rispettare, non avremmo avuto alcun tipo di austerità perchè non ci sarebbe stata un’egemonia tedesca di così grande portata. in mancanza di un modello economico e sociale alternativo – cosa che tra i no euro non è presente – non posso far altro che constatare che la visione di questi ultimi è spesso troppo affine al modello mercantilista che ha prodotto questa crisi. sarei stato più confortato se il fervore anti euro fosse stato indirizzato anche contro il neoliberismo, ma credo che non ci sia bisogno di sottolineare il fatto che questi eroici furori siano piuttosto rari, mentre è più comune una protesta noeuro che diventa molto vaga nelle proprie rivendicazioni quando si tratta di parlare di modelli economici.
siamo al discorso di prima: che possibilità ci sono perchè i movimenti noeuro diventino veicolo di pratiche politiche di matrice keynesiana e non più neoliberista? io vedo una scarsezza di condizioni materiali…
insomma, anche a me piacerebbe una bella egemonia di sinistra da opporre al neoliberismo dilagante, ed è logico che essa si debba affermare in sede nazionale prima che europea (senza la prima non ci sarebbe la seconda) ma sul come ottenerla le nostre idee divergono: è vero che un movimento popolare di sinistra a livello europeo rappresenta una cosa mai tentata con successo (anche perchè ci stavano dietro teste vuote come quella di bertinotti), ma non è detto che il fallimento di ieri non si trasformi nel successo di domani (la storia non è finita, cazzo!). io credo che portare le proprie rivendicazioni su un terreno sovranazionale fornirebbe un quid che nessun movimento semplicemente nazionale potrebbe vantare, e garantirebbe un orizzonte simbolico impermeabile alle narrazioni della destra e quindi alle loro pretese economiche e sociali. un movimento come quello di tzipiras, se si affermasse in modo significativo in buona parte dell’europa, avrebbe un peso specifico molto maggiore del suo peso elettorale, e spariglierebbe le carte soprattutto nell’asfissiante contesto della socialdemocrazia, che è diventata ‘sto schifo soprattuto per mancanza di concorrenti. e non possiamo dare la colpa anche di questo alla ue…
Paolo Bartolini
Ho aderito all’appello per la Lista Civica in sostegno a Tsipras. Non c’è dubbio: i tempi sono stretti e l’impegno, a mio avviso, deve essere quello di creare convergenze utili soprattutto in una prospettiva di medio-lungo periodo. Dissento dall’ottimo Giannuli sulle considerazioni relative all’euro, come dissento da mesi rispetto alla galassia antagonista dei cosiddetti “sovranisti”. L’esperienza euro è certo fallimentare, perché non controllata democraticamente e soggetta agli interessi della grande finanza. Ma è altrettanto vero che uscire un paese alla volta dalla moneta unica e dall’Unione non garantisce affatto un recupero di democrazia né una sudditanza minore degli Stati rispetto ai mercati globali e ai loro rappresentanti. La debolezza congenita delle posizioni anti-euro mi pare quella di invocare l’uscita immediata delle singole nazioni dall’Unione Europea come antidoto allo sfascio generato dalle politiche neoliberiste degli ultimi trent’anni. Questa prospettiva la ritengo miope e avversa a qualsiasi lettura sistemica e complessa della realtà. Come se con la lira e con la classe politica che ci ritroviamo potessimo aspettarci, automaticamente, maggior equità, giustizia sociale e chiusura delle basi NATO presenti sulla penisola. La globalizzazione è il volto illusorio di una verità che il capitalismo nasconde agli occhi mentre la rende effettiva storicamente: la dipendenza di tutti da tutto e da tutti. Rendercene conto e capovolgere il segno è l’unica via per liberare l’umanità. L’Unione Europea va trasformata. Ci servirà nei prossimi anni, pena il precipitare di tutte le crisi interconnesse a livello planetario. Un caro saluto, Paolo
aldogiannuli
Paolo Bartolini: e chi ha detto che si deve uscire uno alla volta?
giandavide
@santinumi: le idee di un movimento che contano sono quelle egemoniche, non certo quelle minoritarie. sinceramente non mi interessa tanto sapere se l’essenza dell’euro sia fascista o se l’essenza dei no euro sia fascista, dato che le essenze le lascio ai teologi. mi interessa di più capire se per la sinistra sia più facile affermarsi in un contesto europeista o in un contesto no euro, finora sembra che i percorsi di uscita dall’euro da sinistra si siano rivelati minoritari e destinati all’irrilevanza rispetto ai discorsi della destra, che hanno cavalcato la protesta no euro in modo ben più efficace. se siete in grado di invertire la rotta se ne può riparlare, ma, cesaratto o non cesaratto, il dibattito politico in italia è in condizioni scandalose a tutti i livelli.
sono quindi disinteressato a tutti i discorsi tesi a dare posizionamenti assoluti a questo o a quel concetto: i giudizi analitici non servono a nulla in queste cose, e sono più che sufficienti i giudizi sintetici. almeno se volgiamo rimanere nell’orizzonte del discorso dell’occidente moderno, se si vuole parlare di animismo o altro non sono interessato.
non starò qua a ricordarvi ancora delle infiltrazioni fasciste. è un problema vostro, sapete che esiste, e mi piacerebbe anche capire cosa avete pensato per risolverlo
piddivvi
a paolo:
ma va trasformata con intelligenza non con slogan. Dentro i meccanismi del mercato unico i paesi periferici hanno il coltello puntato.
Se questi paesi cominciano a ” disobbedire” ai trattati potrebbero tranquillamente accadere scontri dentro il board bce, alcuni stati potrebbero ritrovarsi con lo spread schizzato.
Ma anche non fosse per questo mi dite come si fa a convincere socialisti tedeschi a cambiare posizione? Se non lo fanno che facciamo? C’ attacchiamo e abbassiamo la testa ” perché uscire dall’ euro è fascista” ( falso) ? Continueremo a tagliare i salari?
Io credo che a sinistra molti cadano in slogan facili non per malafede ma perché non capiscono i meccanismi macro – economici intrinseci nell’ assetto dell’ unione europea. Quando Monti è andato al governo non è che si è alzato una mattina per dire ” adesso massacro la domanda interna italiana”. Non potendo convincere la Merkel ad alzare gli stipendi dei propri lavoratori, non volendo mettere in discussione la partecipazione dell’ Italia all’ Euro solo una cosa poteva fare: ossia quello che ha fatto. Distruggere la domanda interna per importare di meno. La svalutazione interna, molto peggiore della vecchia svalutazione monetaria.
Forse non è chiaro: per costruire un’ europa diversa, pacifica, con scambi equilibrati NON occorre la moneta unica e la bce o un fantomatico stato unico.
Servono proposte concrete. Ed esempio quello della moneta comune. La trasformazione dell’ euro da moneta unica e moneta comune ( una valuta virtuale, che sarà comunque sempre lei a confrontarsi sui mercati internazionali con dollaro e altre) a cui le nuove valute nazionali si agganceranno. Un sistema di controllo dei movimenti di capitale e la trasformazione della bce in una camera di compensazione degli squilibri commerciali. Sovranità economiche e monetarie nazionali dunque, ma non in competizione tra loro, con meccanismi di riequilibrio non affidati al mercato e alla ” dittatura dello spread”. La germania accetterà? Diffcile, se non impossibile. Ma almeno può essere un modo con cui gli stati periferici ( anche la Francia) possono uscire in modo COORDINATO e non disordinato. Almeno questa è una proposta credibile rispetto a ” stati uniti d’ europa” o ” un’ altra europa”. Altrimenti scordatevi minimamente che con le fughe in avanti si fermi la distruzione caotica dell’ eurozona, avverrà comunque. Non è questione di miopia, ci sono divergenze in corso che rendono la moneta UNICA insostenibile. Questa è la strada dove siamo indirizzati. Cosa questa fine produrrà è ancora da vedere e dipenderà anche e sopratutto dal fatto se la sinistra farà proposte credibili, ossia al di fuori dell’ europeismo ingenuo e dell’ illusione della fine degli stati nazione.
a giandavide:
E’ proprio qui che la sinsitra può rinascere. Dicendo la verità. Guardate che l’ estrema destra non ha alcuna analisi economica dietro ed anzi è molto simili a posizioni main strema del partito unico. Chiedetevi perché NON esistono economisti di estrema destra. Chiedetevi perché tutte le più grandi critiche al mercato unico e all’ euro vengano, anche e sopratutto in Italia, da economisti di SINISTRA. E’ proprio il fatto che la sinistra politica sia minoritaria su questo, proprio il fatto che non si sia mai scagliata contro lo strumento materiale ( ossia in vincolo esterno europeo) con cui la classe dominante italiana ha risolto il proprio difetto di egemonia verso parlamento, sindacati e tutti gli spazi di democrazia e conflitto, ad averla resa agli occhi dell’ elettorato inutile.
gatdbg
Concordo pienamente. Ciao Aldo
Paolo Bartolini
@Aldo Giannuli: perché se ci fossero diversi Paesi non più disposti a stare in questa UE, tanto varrebbe che insieme facessero pesare la loro posizione per modificare i trattati e l’attuale architettura dell’Unione. Se si esce uno alla vola ci si isola. Se ci si unisce, invece, si può fare pressione per rivedere l’intera impostazione. Inoltre, le domando io: cosa le fa credere che fuori dall’euro e dall’Unione le nazioni non sarebbero più ricattabili dalla finanza internazionale? Tornerebbero solidarietà e welfare state solo per il fatto di essere approdati nuovamente a monete nazionali? E la domanda più importante: con un’Europa ancora più divisa e priva di un ruolo da giocare sulla scacchiera internazionale, chi potrebbe influire sugli equilibri mondiali che determinano l’approssimarsi della catastrofe ambientale oltre che sociale e dei diritti?
La saluto con stima, Paolo B.
aldogiannuli
@Paolo Bartolini: penso esattamente questo, che si debbano rinegoziare i patti programmando l’uscita dall’euro e che ci sia un interesse comune dei paesi dell’Europa Mediterranea a farlo in modo coordinato
Paolo Federico
A Paolo Bartolini
Già, chi dice si debba uscire uno alla volta?
Lei dice che l’esperienza dell’euro risulta fallimentare perché non controllata democraticamente, ma autorevoli economisti sostengono che l’essenza stessa di tale moneta sia antidemocratica, che il meccanismo stesso con cui funziona porta alla esautorazione dei governi e per estensione degli stati e dei popoli.
Si è voluta fare l’Europa dei banchieri e non l’Europa dei popoli e questi sono i risultati.
Ora come venirne fuori credo sia faccenda ancora molto molto “liquida”, ma che bisogna venirne fuori non c’è dubbio.
SantiNumi
@giandavide
Per chiarezza: quando si sostiene la coesione sociale e la compattezza della classe produttiva nel fronte “anti-€uropeista” non significa muoversi con un progetto politico comune che dagli anarchici a Casapound si va fraternamente a scambiarsi la borraccia al fronte.
Significa riscoprire una nuova coscienza di classe, in particolare di quella “produttiva”, che tuteli il proprio benessere trovando valori e principi condivisi nelle evidenze giuridico economiche che hanno portato tanto benessere con il nascere delle Democrazie Costituzionali moderne.
Significa riconoscere, ad esempio, che l’oggettività scientifica macroeconomica, cuore dei programmi costituzionali, non è piegabile all’ideologia: significa avere un unico fronte che presenti ANALISI OMOGENEE che frantumino l’attuale sistema di comunicazione “orwelliano”. La sintesi politica potrà così tornare ad avere una dialettica funzionale al benessere collettivo.
Ci sono stratificati decenni di manipolazione propagandista, jingles, luoghi comuni, slogan menzogneri, false analisi, falsi paper, falsi teoremi, false statistiche: un attacco globale ai valori assoluti dell’uomo e della società. Orwell, né più né meno.
Serve la Verità e la Cultura: tra grandi lobby si danno botte da orbi: ma se i numeri suggeriscono a chi conta di coordinare un cartello contro i popoli sovrani lo fanno nella comunione di interessi del grande capitale. Infatti la propaganda è omogeneamente orientata in tutto l’ex-mondo libero. E’ necessario che la Verità si propaghi viralmente come duemila anni fa e che la Cultura trovi dei “monaci” in grado di custodirla durante il medioevo che ci si sta ripresentando.
La Cultura non ha “infiltrati”: ha solo graditissimi nuovi ospiti.
SantiNumi
Proletari di tutti i paesi, unitevi! (K.Marx, F.Engels 1948)
…fra l’individuo e l’umanità si colloca la nazione (F.List 1972: 193)
May A. Koch
Assolutamente sì. Su questa proposta abbiamo fatto due congressi. È una proposta che nasce dall’esigenza profonda di far fare una salto di qualità alla sinistra italiana lasciandoci alle spalle vecchi rancori e personalismi. E’ un proposta di carattere strategico che abbiamo avanzato in perfetta solitudine cinque anni fa e che, da oltre un anno, è divenuta oggetto di dibattito politico fra ampi settori della sinistra italiana. Il fallimento della lista Arcobaleno non è la sconfitta del nostro progetto che, anzi, rilanciamo. Attorno a questa proposta si sono aggregati ampi settori della sinistra della CGIL, parte dei cosiddetti girotondi, figure storiche del Manifesto. Tutti questi soggetti si sono ritrovati, dall’inizio dell’anno, nella Camera di Consultazione della sinistra promossa da Asor Rosa, un eccezionale esperimento di confronto politico che nasce, a sua volta, sulla base del lavoro svolto dal Forum per l’alternativa programmatica di governo guidato da Giampaolo Patta, che ha operato lo scorso anno definendo una comune piattaforma di lavoro. La Camera di consultazione era, in larga misura, favorevole a trovare “forme di rappresentanza unitaria”, ossia a trovare un modo per formare un aggregato elettorale di quanti già avevano una piattaforma politica comune – noi la chiamiamo confederazione, altri la possono chiamare in altri modi, ma la sostanza è la stessa. Sarebbe stato un primo, concreto passo in avanti verso una nuova unità della sinistra. D’altronde, in merito alle convergenze programmatiche, basta pensare che oggi noi, i Verdi, Rifondazione e quella che si definisce la “sinistra ds”, tanto per stare ai soggetti politici presenti in Parlamento, siamo d’accordo praticamente quasi su tutto, alle Camere votiamo quasi sempre allo stesso modo su pace, lavoro, diritti, democrazia; insomma sulla gran parte dei provvedimenti che giungono in discussione.
aldogiannuli
May Koch@ : Chiedo scusa: manca il soggetto. Votiamo quasi sempre allo stesso modo a chi si riferisce? Non mi risulta che Rifondazione e Verdi siano in Parlamento
Alberto Conti
Partiamo dall’assunto che l’euro, inteso come moneta unica di un’area disomogenea e scoordinata come l’attuale eurozona, è destinato ad una crisi mortale sotto il peso delle divergenze che inevitabilmente alimenta.
A questo aggiungi la sua anomalia planetaria di essere artificialmente divorziato dai debiti sovrani, per scelta politica iniziale e inderogabile sostenuta dal suo vero fondatore, la BuBa.
A questo punto, quando cioè il danno è fatto e brucia sempre più sulla nostra pelle, è il caso di fare 2+2, e rispondere alla domanda “chi c’è dietro” a questa sporca faccenda. Ovviamente gli USA, cui prodest per salvare il dollaro (mors tua, vita mea). Il mezzo è concedere alla Germania lo status di subimpero al di là dell’atlantico.
Detto ciò, a questo punto chi non vuole neppure considerare l’uscita dalla trappola dell’euro, sia pure concordata tramite alleanze trasversali tra PIIGS, si assume in pieno la responsabilità dell’ipotesi più catastrofica, cioè l’uscita disordinata gestita dalle destre, della serie da un peggio all’altro.
piddivvi
ottimo e conciso l’ intervento di alberto conti
SantiNumi
@Alberto Conti
Eccellente. Da ricordare a coloro che pensano che l’€ sia “nemico” del $.
Aggiungo solo che, a differenza del lobotimizzato monolite teutonico, dagli U$A qualche sorpresa ce la si può aspettare.
Se Bergoglio non è una fake nulla può impedire di sperare in un Rooslvelt dai sopiti progressisti d’oltre oceano…
Roberto Schena
Il punto è che nemmeno i 5 stelle sono per l’uscita dall’Euro. Quindi a sinistra che lista devono votare se debbono esprimere questa necessità di uscire dalla moneta unica? Sulla questione europea non abbiamo una sinistra concorrenziale, ma collaborativa, lasciando la gestione dell’odio anti Euro alle destre. Un suicidio. Piuttosto forse posso consolarmi nel constatare che il programma – no a Maastricht, a Lisbona, al Fiscal compact – assomiglia molto a un’uscita dall’Euro. Comunque alla sua distruzione com’è a desso.
giandavide
@santinumi
scusa ma nozione di verità è per me una moneta fuori corso; se si mette in campo l’accademia e soprattutto le facoltà di economia con i loro improbabili finanziatori la situazione diventa ancora peggiore, in quanto solo una linea di pensiero è quella classica; se non fosse così non avremo nemmeno sentito parlare di economia neokeynesiana, ma è inutile dilungarmi, tanto la maggio rparte delle cose che direi sono già presenti in questo blog nell’ultimo articolo del professor martinelli. le verità assolute non servono a nulla: è molto più utile una strategia concreta che offra un minimo di garanzie su chi si vuole appoggiare e sui risultati che si vogliono conseguire. e su questo potete pure far finta di nulla, ma dovete lavorarci su un bel pò per uscire da uno stato di ambiguità. posso benissimo ammetterel’esistenza delle vostre buone intenzioni, ma è necessario un pò di sforzo e di concretezza per far si che la verità di santinumi possa sfociare nel mondo dell’intersoggettività. sotto questo aspetto èpiuttosto inutile crogiuolarvi nell’attesa messianica del prossimo roosvelt, e sarebbe al contrario molto più utile osare un pò di più e provare ad affermare un’abbandono dell’euro da sinistra piuttosto che piallare tutte le differenze con casabau e b accontentandosi di un’uscita dall’euro tout court. finchè non ci sarà un pò di chiarezza i movimenti noeuro saranno dei contenitori vuoti che tanto poi dentro ci finisce di tutto. questo è il vostro problema, e, comunque vada, ignorarlo vi porterà solo all’irrilevanza.
piddivvi
giandavide il problema è inverso: se si vuol fare una politica non dico comunista, ma almeno socialista o socialdemocratica… se non si mette in conto di rompere l’ euro e il mercato unico allora è la lista di sinistra che diventa un contenitore vuoto. Questo è IL PUNTO, il resto inevitabile conseguenza.
Alberto Conti
Anche questo è “stare nell’euro”, o meglio alla neuro!
Dice Claudio Borghi:
“La Germania contribuisce al fondo salva-stati con la quota maggiore. Ma è evidente che se io sono creditore per il 40% verso questi paesi e pago una quota del fondo salva-stati del 23%, in realtà ci sto guadagnando, non ci sto perdendo. Mentre invece se io ho il 3% dei crediti e pago per il 20%, come nel caso dell’Italia, è altrettanto ovvio che ci sto perdendo. Quindi, finora c’è stato qualcuno che ha pagato pur non avendo crediti. Mettiamo che tocchi a chi ha pagato fino ad ora di avere bisogno di aiuti, la Bundesbank a questo punto dice: per i prossimi pagamenti, prima di chiedere aiuti internazionali, occorrerà imporre delle patrimoniali, in modo che i privati paghino per gli errori dei loro governanti. Siamo a posto.
Ci hanno dato la prima passata fiscale facendoci pagare cose cui eravamo estranei. È evidente che se invece di impegnarci per 50 miliardi li avessimo utilizzati in casa nostra oggi avremmo le strade d’oro! Prima abbiamo pagato per gli altri – altro che crisi! -, adesso ci stanno simpaticamente dicendo di non sognarci di venire aiutati con quei soldi che noi stessi abbiamo messo in cassa, prima di tirare a zero la popolazione. Specificando che l’italiano, essendo proprietario di casa, risulta più ricco del tedesco che invece normalmente sta in affitto.
Nello stesso statement la Bundesbank precisa che è contraria all’applicazione di qualsiasi tipo di tassa patrimoniale in Germania perché danneggerebbe la crescita! Perbacco, è perfetto!”
Paolo Federico
No, davvero ragazzi io non ne posso più. Leggo interventi di persone preparate argute e appassionate di politica, ma che non riescono a ragionare al di fuori dello schema destra – sinistra. E giù a spiegare con contorsioni dialettiche, a ragionare con gran dispiego di citazioni, che se non si fa a sinistra vincerà la destra per poi concludere, sprecandoci non più di tre parole, sul fallimento del M5S.Ma dove sono destra e sinistra in Italia?Forse altrove sinistra e destra sono ancora portatori di valori e di una visione della società, ma non qui, non da noi. A me sembra un’unica ammucchiata da “portace n’andro vino”.
SantiNumi
@Paolo Federico
Non diciamo frescacce: destra e sinistra ci saranno sempre finchè esisteranno capitale e lavoro: attualmente politicamente e culturalemente esiste solo destra perché chi ha interessi di sinistra ha ricevuto una efficacissima lobotomia.
Noi attivisti 5 stelle non contiamo un cazzo. Punto.
Chi fa la linea sono quel fascista infarcito di liberismo di Casaleggio (altro che democrazia diretta! Chi ha votato quelle cacate di “6 punti punti per l’€uropa”? CHI SENZA FIRMARSI PUBBLICA QUESTA PROPAGANDA DEGNA DI GOEBBLES: http://www.beppegrillo.it/2014/01/electrolux_e_lo_stato_pappone.html?
Beppe Grillo è un utile idiota perché è invece infarcito di ideologia malthusiana alla Latouche e propugna propaganda reazionaria alla Tea Party tutto corruzione, Stato ladro e demonizzazione della spesa pubblica. Studiati cosa è il “moltiplicatore keynesiano” e magari capisci perché gli americani si fregano le mani con tanta imbecillità: il M5S ha il medesimo ruolo che avevano Bossi e Miglio all’inizio del ’92 con il primo golpe della magistratura in funzione delle privatizzazioni.
I giochi del potere, specialmente visti dal “basso”, sono molto, molto, fini: te lo ripeto: ti stanno prendendo per i fondelli.
E la cosa peggiore è che il meglio dell’attivismo italico (non me ne vogliano i vari militanti K-appati e marZiani vari…) è stato distratto, cooptato e reso ridicolo. La definitiva piddinizzazione è evidente.
All’ultima conferenza con la stampa internazionale, Beppe ha proposto di nuovo il “reddito di cittadinanza”: sai cosa è? E’ neoliberismo puro, l’ultimo tassello propugnato dalla Scuola Austriaca per affermare che i ricchi saranno sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Pensa solo al I e al IV articolo della Costituzione: ti pare che il welfare sia da garantire con l’elemosina o con la piena occupazione?
SHOCK ECONOMY: la crisi è stata creata apposta e sapevano da anni cosa chiedere all’€uropa: http://aei.pitt.edu/8334/1/PB200601_Euro.pdf
Leggiti questo bel contributo di Monti del 2006: sapevano già tutto: chi in un modo o nell’altro sostiene quei principi fa il gioco degli aguzzini: e il gioco lo stanno facendo TUTTI: dai marxisti ai forzisti, dai piddini ai grillini. Consapevoli o meno,
Abbiamo perso.
giandavide
mi rendo conto che abbiamo davanti bicchieri mezzi pieni e bicchieri mezzi vuoti: tu dici che anche in mancanza di una linea politica socialdemocratica si possono ottenere politiche socialdemocratiche, basta il rifiuto della moneta unica, io dico che con una visione politica socialdemocratica si possano ottenere tali risultati anche senza un posizionamento contro l’euro. io continuo a dire che il posizionamento contro l’euro ha senso solo se inserito in un orizzonte tattico; metterlo al primo posto in un orizzonte strategico non può far altro che rendere subordinati e marginali gli elementi dichiaratemente antineoliberisti e restringere il campo dell’azione politica mettendo dei paletti che tendono ad escludere quegli individui di carattere socialdemocratico, creando dannosi elementi di divisione e polarizzazione tra coloro che in fondo sosterrebbero le stesse ricette economiche.
chiaramente voi pensate che attraverso una diffusione di massa di questo movimento ci siano già le condizioni sufficienti per una egemonia di sinistra all’interno di questo, e temete una settarizzazione a sinistra, settore di cui mi sembra non disprezziate solo la dirigenza, ma un pò anche l’elettorato, preferendo contare sull’irrilevanza delle vecchie forme simboliche del fascismo e sperare che non se ne creino di nuove che contrastino un’egemonia di sinistra. sul primo punto potrei convenire,ma sul secondo no.
io non sono così fiducioso nelle masse e nelle loro tendenze democratiche, specie se si va a pescare in esse tagliando fuori molti individui di sinistra e lasciando dentro quelli di destra.
e quindi continuo a vedere l’opposizione al neoliberismo come il punto cardine per ogni politica di sinistra.
trovo un pò paradossale il fatto che voi crediate che delle politiche di stampo (perlomeno) socialdemocratico possano essere più facilmente sdoganabili alle masse solo attraverso la loro messa in secondo piano (eh beh se le metti in primo piano sei irrilevante…) io credo che espungendo un dato argomento dal dibattito politico si tenda piuttosto a cancellarlo, coperto per com’è dalla dimensione spettacolare e messianica che può assumere un argomento come la fine dell’euro: l’orizzonte apocalittico che promette nasconde desideri di vendetta degni del miglior dio veterotestamentario, che si inquadrano peraltro nella disposizione psicologica degli italiani, che nel messianismo ci sguazzano; la distanza che accentua il desiderio e quindi il valore, distanza che si estende nel tempo, ma anche nello spazio se si tratta di decrescitisti, e che crea i presupposti per uno pseudo orientalismo anche’esso da manuale; senza contare che il movimento no euro si è rivelato finora un dispositivo che si è rivelato efficacissimo nel creare polarizzazioni nette che si stabiliscono tra l’ecclesia e i non aderenti e che facilitano enormemente l’affermazione di una dimensione intollerante e settaria (la dimensione in cui si giunge quando si arriva a pensare che chi non la pensa come te deve per forza essere pagato da qualcuno).
mi rendo conto che keynes è più noioso, con tutte quelle buche da riempire, ma non credo che gli si faccia un favore subordinandolo a tutto questo carrozzone, perchè quando arriverà il momento di scegliere le politiche economiche niente mi assicura che queste scelte vengano fatte seguendo percorsi keynesiani: la direzione in cui va il carrozzone non è controllabile perchè non vi sono strumenti concettuali per farlo, e dove il concetto manca, lo spettacolo trionfa…
giandavide
@paolo federico. mi rendo conto che l’italia è un posto pieno di ignoranti che non capiscono qual’è la differenza concettuale tra destra e sinistra, ignoranza diffusa peraltro nel mondo politico. faccio notare però che il linguagio serve per comprendersi, e si dà il caso che nella cultura occidentale le nozioni di destra e sinistra servano agli uomini per parlare delle loro idee politiche. ora tu puoi usare le parole che vuoi, come “scoiattolo”, “cazzo”, oppure “motosega”, ma ti assicuro che non sarà più facile farti comprendere dai tuoi simili; è più facile invece utilizzando questi concetti vetusti di cui ti lamenti tanto. per il resto questo blog dovrebbe essere frequentato da individui abbastanza alfabetizzati da comprendere le suddette nozioni, senno non credo che capirebbero quello che scrive aldo. continuo perciò a non preoccuparmi
gianfranco zambelloni
L’Europa deve diventare al più presto una vera CONFEDERAZIONE DI STATI. Per farlo deve LIBERARSI dai lacci dei POTERI FINANZIARI. Solo UNITA in una CONFEDERAZIONE con una MONETA UNICA , POLITICA ESTERA UNICA, un VERO PARLAMENTO CONFEDERALE. Solo così potra riacquistare nel mondo globalizzato il posto che per la sua STORIA e sopratutto per la sua CULTURA le compete. E’ INDISPENSABILE che la GERMANIA abbandoni la sua mentalità che la fa ritenere UBER ALLES.
aldogiannuli
zambelloni: intanto provi a convincere i tedeschi, poi ci faccia sapere se ci è riuscito…
Con Tsipras, Senza Esitazione, Per Un’Altra Europa | MilanoX
[…] non condivido il pessimismo di alcuni, come quello di Aldo Giannuli, che considera […]
Paolo Federico
Caro Giandavide spero tanto che sia tu a renderti conto di come ti esprimi.
Presumi che chi non utilizza le tue categorie sia un ignorante, può darsi, ma non ne sarei così sicuro.
Mio padre (scrittore e commediografo vernacolare)soleva tessere le lodi di Indro Montanelli per la sua straordinaria capacità di rendere argomenti astrusi e difficili, comprensibili per tutti (a proposito:intellettuale di destra che, come me, non vedeva destra in Italia).
Credo che questa sia una ambizione anche del signor Giannuli, “Aldo” come lo chiami tu, sentendoti evidentemente intellettualmente affine.
Non sei certamente tu a dover stabilire chi può frequentare questo blog.
Personalmente esprimo le mie idee e quando di rado mi permetto di interloquire con qualche frequentatore del blog non è mai per escludere, non è mai per insultare, ma sempre per dialogare.
Se poi dovesse essere stata l’espressione dialettale, con il suo rozzo significato, a disturbare, ti invito a rivedere le tue posizioni sul valore culturale del dialetto e del suo determinante contributo alla Lingua Italiana, tu che ritieni di essere un profondo conoscitore della cultura occidentale. Per il resto continua pure a non preoccuparti:la tranquillità è reciproca.
Paolo Federico
Santinumi non ti sembra di essere perlomeno contraddittorio?
Voglio pensare che il tuo fervore dialettico sia dettato da una sorta di volontà protettiva.
Pensi davvero che io sia così ingenuo da difendere il M5S annullando il mio spirito critico?
E’ molto difficile parlare con te perché sei ancorato allo schema destra – sinistra come contrapposizione e avrei anch’io molto da dire su questo, ma comunque ti dirò la cosa che ritengo più importante(senza per questo voler passare da esperto, cosa che assolutamente non sono): alcune delle leggi economiche su cui si fonda questa contrapposizione cominciano a manifestare la loro insostenibilità.
Tornaniamo al M5S.Mi permetto una piccola citazione:”quando un uomo crea non può avere dubbi.” Nietzsche; sta a significare che il dubbio o se preferisci la saggezza, sono paralizzanti. Se ti definisci attivista M5S devi essere conseguente.
SantiNumi
Non ho ben capito cosa vuoi dire: più che “proteggere” vorrei provocare interesse sull’unico vero tema esiziale della politica nazionale: cioè la politica economica. Dovremmo tutti assediare i server della Casaleggio Associati quando escono quei post come ti ho linkato!
E ti assicuro che molti in Parlamento del gruppo M5S la pensano come me.
Io ho sostenuto il M5S probabilmente per i tuoi stessi motivi: apparente non ideologizzazione dell’azione politica volta al ritorno del cittadino al centro della Cosa Pubblica. A livello locale ho potuto fare splendide esperienze con persone veramente eterogenee: dal giovane ex-piddino al sindacalista meno giovane ex-DP.
Odio ideologie e religioni ma amo politica e spititualità: adoro l’onestà intellettuale di Montanelli, ritengo il capitale funzionale al benessere dei popoli e sono profondamente socialista.
Cosa significa essere socialisti? Riconoscere che, indipendentemente dall’esistenza o meno della rappresentanza democratica, una destra e sinistra “economicopolitica” esisteranno sempre dato il naturale conflitto redistributivo tra rendita e reddito da lavoro.
Ti assicuro che il vertice del M5S è stato “catturato”, indipendentemente dalla buona fede dei frontman. E ciò che passa da quel media di massa che è beppegrillo.it è funzionale al compimento della mission del regime attuale.
Chiedi ai tuoi “cittadini” in Parlamento chi scrive sul Blog. Beppe avrà scritto due post negli ultimi due anni: chi fa la linea politica?
Ringrazio Dio che ci sia il M5S in Parlamento: ciò non toglie che “per costruzione” il punto debole è il vertice.
Paolo Federico
Santinumi, siamo entrambi ospiti di questo blog e ho qualche pudore a continuare questa discussione tra noi (non chiamiamola polemica), in cui sono stato trascinato più per i modi che mi sono stati rivolti da qualcuno, che per altro.
Il socialismo con il fallimento dei regimi comunisti, è diventato una sorta di filosofia, di aspirazione alla giustizia sociale, che non ha più nulla a che vedere con la rigida programmazione della società e inquadramento dell’individuo che la ideologia originaria voleva imporre.
In questo senso ha smesso di essere contrapposizione per diventare patrimonio di tutti, ecco perché forze di destra possono appropriarsi di temi che tradizionalmente erano appannaggio della sinistra.
Per contro, vediamo forze di sinistra svolgere spesso un ruolo di conservazione.
Tutto questo ragionando in positivo, ma in Italia vedo soltanto una volgare ammucchiata.
E’ più chiaro ora il mio”non ce la faccio più”?
Avrei molte altre cose da dire su questo argomento e sul M5S, ma preferisco fermarmi qui, non mancheranno occasioni per parlarci ancora.
giandavide
@paolo: i concetti di “destra” e “sinistra” non li ho inventati io, ma sono una convenzione linguistica; per il resto il fatto che il 60% e + degli italiani sia o analfabeta o semianalfabeta è purtroppo un dato statistico.
per il resto faccio solo notare che il professore aldo giannuli usa effettivamente i termini in questione con proprietà di linguaggio: se qualcuno non capisce il loro significato non è una questione di affinità, ma semplicemente di effettivo possesso degli strumenti concettuali offerti dalla lingua italiana: chi non possiede questi strumenti non capirà mai alcunchè, dato che senza un linguaggio non è possibile comunicare nulla, al massimo è possibile usare parole a cazzo di cane che un rigo significano una cosa e il rigo sotto ne significano un’altra. poi per me puoi esprimerti come vuoi: in dialetto, con il gesto dell’ombrello, ripetendo ritmicamente la parola vaffanculo… tutto dipende dal fatto che tu abbia qualcosa da dire o meno
Paolo Federico
A Giandavide
Nella cifra stilistica di un autore la semplicità è un punto d’arrivo:sei lontano mille miglia.
Il garbo del tuo eloquio ti definisce.
SantiNumi
@Paolo FedericoI
“il socialismo con il fallimento dei regimi comunisti, è diventato una sorta di filosofia”
Perdona ma purtroppo condivido cosa dice Giandavide: mancano proprio le basi.
La Costituzione che difendono gli Onorevoli parlamentari del M5S è “socialista”: e se non si capisce che tipo di capitalismo è programmato dal nostro dettato è difficile fare delle rivendicazioni coerenti.
Eccetto il “comunismo” tutte le altre forme di politica economica comportano una qualche forma di rapporto tra Stato e mercato e quali fini l’economia di mercato debba perseguire.
Le Democrazie costituzionali moderne, in particolare quella italiana, sono profondamente influenzate dal pensiero economico keynesiano e kaleckyano. In Democrazia ll “capitalismo” DEVE avere fini sociali: cioè la Democrazia si compie NECESSARIAMENTE attraverso il socialismo.
E come sostenevano i due grandi economisti la stabilità socioeconomica si ottiene esclusivamente tramite la PIENA OCCUPAZIONE (non tramite i sussidi!).
Ne consegue che uno degli strumenti più importanti per l’antifascismo stesso è appunto l’ “antiliberismo”. Così capisci perché JPMorgan trova problematiche le Costituzioni antifasciste: troppo socialismo!
Così, quello che ha potuto fare facilmente la “destra vera” tramite la Tatcher e Reagan con l’Europa postfascista sono stati necessari “divorzi” di banche centrali, trattati sovranazionali neoliberisti in conflitto con le Costituzioni democratiche e la moneta unica: l’€uro.
Spero di essermi spiegato meglio. Saluti.
giandavide
e che bisogna farci: siamo in un paese dove va dimoda vantare la propria insufficienza concettuale in quanto avvicina ai modelli culturali dominanti: la velina e il calciatore. ma la cosa più buffa è che si crede di inseguire la semplicità: eppure una cosa per essere semplice deve avere un significato univoco e intersoggettivamente comunicabile.
Lista Tsipras alle europee?
[…] vi auguro il migliore successo possibile, ma, stanti cos