Che limiti ha la “libertà di espressione”?

Nell’immediatezza del fatto era inopportuno qualsiasi distinguo sul merito delle vignette di Charlie Hebdo, così come ha fatto il “Financial Times”. Sul momento, il punto da tenere fermo era la difesa intransigente della libertà di espressione ed in questo senso mi sono espresso partecipando ad una puntata di Tgcom24. Ora il fatto si allontana ed è possibile una riflessione più sfaccettata, in parte sollecitata dalla dichiarazione del Papa sui limiti della libertà di espressione.

Tema delicato che richiede di essere affrontato su più piani: morale, giuridico, politico e non sempre le conclusioni collimano.

Da un punto di vista morale non posso che essere d’accordo con Papa Francesco: non è simpatico offendere la fede altrui e ferire gli altri nei propri sentimenti, dunque non è di buon gusto la satira sulle religioni o sull’appartenenza razziale, etnica, nazionale. Soprattutto se si tratta di satira di grana grossa. Una delle vignette di Charlie ritraeva il “Profeta” nudo che diceva “Vi piace il mio sedere?”. Proviamo ad immaginare che al posto di Maometto ci fosse stata la Madonna cosa sarebbe successo. Non so se Ferrara avrebbe sfoderato lo stesso accanito sostegno alla libertà di espressione. Sono ateo ma, da laico, ho sempre giudicato male chi non rispetta le convinzioni altrui o le dileggia. E siccome non ci sono religioni (o credo filosofici) di serie A ed altre di serie B, questo vale anche per l’Islam.

In particolare, se vogliamo aprire un dialogo con l’Islam (o almeno con la parte disponibile), presentarci con un’irrisione che, alle orecchie dei nostri interlocutori, ha il suono di una superiorità razziale. In fondo, se ci ricordassimo ogni tanto di essere stati  colonialisti da quelle parti e di non avervi lasciato un buon ricordo, non sarebbe male.

Ricordo poi che dieci anni fa, al tempo delle vignette danesi, emerse che il giornale satirico che le pubblicò, era stato finanziato da Heritage Foundation, sodalizio vicino all’ala più oltranzista del Partito Repubblicano degli Usa. Giusto per ricordarlo.

Dunque, non è che queste vignette di Charlie Hebdo mi abbiano mai fatto impazzire o che fossero la cosa più opportuna, una volta chiarito quale debba essere la risposta da dare al terrorismo jihadista, possiamo concederlo senza difficoltà.

Però… capiamoci: una cosa è parlare di opportunità politica e di rispetto degli altri, altro è invocare interventi di censura. La satira deve essere totalmente libera, così come la libertà di espressione deve essere integrale salvo le offese personali o la calunnia. Non si può trasformare una regola di buona educazione in un articolo del codice penale, anche perché il confine sarebbe assai labile.

Trenta anni fa (e passa) il Male pubblicò un disegno in cui si vedeva un Gesù in croce che diceva: “ridendo e scherzando si è falla l’una” e ricordo che a riderne di cuore era una mia amica dirigente di Cl: la vignetta era ai limiti della blasfemia ma si muoveva su un difficile crinale che poteva non offendere anche un cattolico militante come la mia amica. Dunque, qualche impertinenza ci può essere ed essere sopportata. Poi ci sono cose davvero offensive, ma chi stabilisce il limite fra l’una e l’altra cosa? E quali sono i limiti di oggetto? Solo divinità o anche santi? Posso fare una vignetta sul Papa? O sul Dalai Lama o sui Mullah? Sarebbe un terreno scivolosissimo, per cui non è nemmeno il caso di parlarne. E, d’altra parte, non sin tratta solo della religione: ci sono anche altri reati di opinione che andrebbero cancellati  dai codici penali.

Ad esempio, il comico franco-camerunese M’bala M’bala Dieudonnè è stato arrestato (e subito rilasciato) per una sua gag intitolata “Io sono Charlie Coulibaly” che è parsa una “apologia di terrorismo”, ora è rinviato a giudizio. Non ho visto la gag e non mi interessa neppure cercarla su youtube, il merito è totalmente irrilevante (così come lo era nel caso di Charlie), il punto è la libertà di espressione che, per i principi della carta europea dei diritti dell’uomo (artt. 6-19), dovrebbe ricevere il massimo grado di tutela. Se la si ammette in linea di principio, non c’è spazio per i reati d’opinione, che dovrebbero essere semplicemente aboliti. E per di più, in questo caso non si è trattato solo di un avviso di reato: c’è stato l’arresto, cioè una misura di restrizione della libertà personale che dovrebbe essere usata solo in casi estremi.

Dunque, dal punto di vista giuridico una iniziativa assai discutibile, ma soprattutto una bestialità politica senza precedenti. Proprio nel momento in cui stiamo difendendo la libertà di espressione del pensiero di un giornale francese, si sceglie di mandare sotto processo un comico camerunese (ignoro se anche islamico) perché fa una satira che non ci piace. Come dire che la libertà di satira c’è solo per quella che è in linea. Che tristezza!

In Italia abbiamo un ordine giudiziario di cui vergognarci, ma vedo che anche in Francia non scherzano.

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (20)

  • Tutto perfettamente condivisibile.
    Solo una postilla: bisognerebbe decidere una volta per tutte cosa fare del reato di vilipendio della religione. Ma nel 1975 la Corte Costituzionale ne ha rigettato la questione di legittimità e gli articoli che ne prevedono la fattispecie sono stati confermati nel 2006, sia pure sostituendo le sanzioni detentive con pene pecuniarie.
    Quindi, finché previsto da appositi articoli di legge, una satira che oltre al buon gusto offenda anche nel merito una religione, non è reato d’opinione ma reato sic et simpliciter.

  • ho trovatointeressante il caso di dieudonné.non tantoil fatto che ha giustifcato la battuta incriminata sostenendo che voleva dire di sentirsi charlie ma nello stesso tempo anche un perseguitato come coulibaly. in effetti è un comico abbastanza scarso, ho visto degli spettacoli su gay ed ebrei e le battute sono scontatissime e prevedibili: non escluderei che siano ascoltate esclusivamente per la loro “scorrettezza politica” e la vicinanza ideologica con la destra lepenista.
    insomma, io avrei pure qualche difficoltà a considerare un comico uno che non mi fa ridere, ma censurare in questi casi è sbagliatissimo, dato che si corrobora con il gusto del proibito un soggetto che in condizioni normali avrebbe un appeal scarsissimo. senza le condanne (per reati d’opinone!) e il maledettismo che ne viene dietro le banalità di dieudonnè non avrebbero trovato spazio.
    anche in questo caso la colpa è prevalentemente delle autorità francesi, il cui livello qualitativo si è abbassato enormemente rispetto a qualche decennio fa

  • “La satira deve essere totalmente libera, così come la libertà di espressione deve essere integrale”
    Sono totalmente d’accordo. Ma mi sembra che la prima parte dell’articolo faccia un po’ a cazzotti con una presa di posizione simile.

  • Professore in occidente tutto è permesso, tutto è consentito, aborto,droga,matrimonio e adozione da parte degli omosessuali, ora anche il divorzio rapido davanti al sindaco da sedici euro.In parlamento le femministe hanno presentato una proposta di legge che intende lasciare la scelta del cognome del padre o della madre ai figli. In pratica due fratelli o sorelle, con cognomi diversi.Il caos totale in sintonia con l’epoca odierna. In un periodico francese vi era sul frontesipzio un interessante motto:” Non morite idioti”.Io credo che questo motto deve essere il nostro faro,la nostra bussola.L’unico limite alla libertà di espressione.

  • Avrei qualcosa da aggiungere. Chi mi ha seguito su questa vicenda scoprirà che non si tratta di niente di sostanzialmente nuovo.
    Ritengo invece che si debba intervenire nel merito di CharlieHebdo. Ripropongo qui un post di Finkelstein, più che altro per richiamare l’attenzione sulla duplice vignetta là pubblicata.
    http://normanfinkelstein.com/2015/01/14/norman-finkelstein-reagit-a-laffaire-charlie-hebdo-je-suisgaza/
    Ci si deve occupare del merito del cosidetto “umorismo” di Charlie Hebdo, perché siamo assediati da falsi atei che in realtà sono dei baciapile religiosi mancati di una religione che non c’è. Perchè l’ateismo non è una religione in lotta con tutte le altre: è l’assenza di ogni religione, e dunque di ogni articolo di fede. Vaglielo a spiegare.
    Ora, il giorno dopo una strage perpetrata in Egitto dall’esercito del generale Sissi – non di “mussulmani”, ma di essere umani – pubblicare una vignetta nella quale si scherza sul fatto che il corano è una merda perché non ferma le pallottole è offendere non i mussulmani, ma loro, me, voi, tutti. In quel momento si svolgevano un migliaio di funerali e migliaia di esseri umani piangevano un loro familiare.
    Immaginate che uno vada ad un funerale e faccia dell'”umorismo” (sioè, sfottesse) sul morto ammazzato magari da una pallottola vagante durante una rapina. Cosa credete che succederebbe? E’ libertà d’espressione? Ferire i sentimenti altrui è libertà d’espressione? E non rimiedierebbe un calcio nel sedere dagli astanti?
    Ricordo che l’Art. 409 del nostro codice penale punisce chi turba lo svolgimento di funerali.
    Mi domando come si fa solo a concepire una vignetta del genere. Solo una personalità narcisista può mancare in questo modo di sensibilità e di empatia verso altri esseri umani. Non dovrebbe essere necessario nemmeno pensarci sopra. Chi pubblica, scrive e stampa si sottopone al giudizio degli altri, e il giudizio è impietoso e senza appello anche a causa della recidiva. Non si trata di “offesa alle religioni”, si tratta di mancanza di rispetto e considerazione per il dolore altrui.
    Mi permetto allora di riassumere la vicenda – tralasciando per ora il non trascurabile dettaglio che si è trattato di un atto politico, non “di rabbia” – dicendo che dei falsi mussulmani hanno assassinato dei falsi atei (e falsi laici). Il che non toglie che l’omicidio sia stato un delitto esecrabile. Sarebbero bastati due sganassoni, dati a nome dell’umanità dolente.
    Quello che mi preme è destare l’allarme su questi falsi laici e falsi atei. Molte delle vignette di Chalie Hebdo non hanno niente a che fare con la libertà d’espressione, né con umorismo e satira (che si fanno anzitutto su di sé stessi). Hanno a che fare con una grossolana e patologica – da psichiatra – mancanza di sensibilità e di un minimo di buona educazione e rispetto per il genere umano. Condanno gli assassini, ma non sono CharlieHebdo, manco lontanamente.

    • Leprechaun, totalmente d’accordo con te.
      Solo una precisazione: l’ateo priva il mondo di dio non della fede, che è connaturata alla stessa essenza dell’uomo, fosse anche la fede nel nulla; quegli uccisori erano dei veri mussulmani. Eravamo così fieramente intenti a combattere dogmi e oscurantismo, a fare uscire dio, potenzialmente positivo luminoso ed edificante per tanti esseri umani, dalla porta, che non ci siamo accorti che rientrava di soppiatto sotto forma di demone oscuro promotore di tutte le bassezze umane:il denaro.

      • Mi spiace ma sul punto della fede non sono d’accordo. Sarà perché sono ateo da sette generazioni. Ma questo solleva il vero problema: c’è chi non è capace di fare a meno di una fede. Bene, esistono le religioni per questo, ma NON l’ateismo. Non voglio dilungarmi oltre, nonm è un discorso così interessante alla fine.
        Gli assassini non erano affatto “veri mussulmani”, basta leggere il Corano. Ma bisogna farlo, però, non affidarsi ai propri articoli di fede in proposito, che poi sono idee ricevute.
        Colgo l’occasione per suggerire, sempre su Charlie Hebdo, e la sua vera natura, e a cosa porta il lacismo-ateismo religioso:
        http://www.article11.info/?Charlie-Hebdo-pas-raciste-Si-vous
        E’ di un ex collaboratore della rivista “satirica”.

        • Naturalmente non sono d’accordo con te, ma con te concordo che non è un argomento poi così interessante.
          Non ho letto il corano però ho letto alcuni vangeli e ti dico: puoi tu sostenere che Calvino Lutero gli ortodossi i copti gli anglicani i cattolici non siano tutti cristiani? Io penso che lo siano, eppure essi si distinguono proprio per la suscettibilità di interpretazione della parola scritta, che sempre conserva tale caratteristica(non a caso molti grandi pensatori e alcuni fondatori di religioni si sono guardati dal farlo). Gli uccisori di charlie hebdo sono veri mussulmani, alcune autorità religiose lo attestano e non ha alcuna importanza che altre lo sconfessino.

    • Norman Fielkstein, figlio di una coppia di ebrei sopravvissuti ad Auschwitz,è stato sollevato dalla cattedra universitaria negli USA per aver scritto un libro dal titolo eloquente:”L’industria dell’olocausto”. Ecco smascherato il finto democratico libero occidente, ove tutto è permesso, tutto è concesso, tranne che toccare certi moderni tabù.Poi quando sento o leggo circa una presunta superiorità dell’occidente, rappresentata dalla varie Oriana Fallaci, dall’esportazioni della democrazia a suon di bombardamenti come in Palestina ove in quindici giorni sono stati trucidati quattrocento bambini a Gaza ( senza scordarci di Hiroshima e Nagasaki) non so se ridere o piangere.Ecco perché ci odiano, per la nostra faccia come il culo, che ci indignamo e scendiamo in piazza in due milioni a comando, solo su certi morti. Non moriamo idioti!

  • Si scoprì che i quattro di Charlie stavano antipatici a tutti e che le loro vignette non facevano ridere nessuno. Ma essendo stati silenziati in un contesto e con modalità che in occidente fingiamo di aver visto solo al cinema, hanno finito per suscitare, senza volerlo, un’adorazione quasi religiosa. I due fratelli che volevano il martirio, capendo di averlo garantito agli imbrattatori della fede, si sono lasciati trucidare senza tentare altre prodezze. A quel punto il papa, divorato dall’invidia, si è ripreso la scena con la battuta sulla mamma, cancellando in un minuto due millenni di porgi-l’altra-guancia

  • Un altra vignetta recita:
    Il padre, il figlio e lo spirito santo.
    Dove dio lo prende in c.. da gesu che ha conficcato nell’ano lo spirito santo.

    Oppure altra vignetta:
    Maometto si ripara col corano da una mitragliata e c’è scritto
    “il corano è merda, non salva nemmen dai proiettili”

    Se bisogna difendere queste stupidaggini che non sono satira ma solo offesa gratuita direi da ateo che allora bisogna tollerare TUTTO e che se mi offendono la madre io non possa tirare un cazzotto a chi osa farlo.
    State tranquilli che il pizzicore alle mani come minimo mi viene.
    Proverò a parole, ma se l’offesa continua la difenderò con l’unica carta rimanente: le mani.

    • No, la seconda vignetta citata è ben peggio. Anche io guardandola di corsa non mi sono ben reso conto, e non sapevo il contesto nel quale era stata partorita. Ci ha pensato Finkelstein a rendermi edotto.
      Non è Maometto ad essere colpito, è un generico “arabo”. In alto a sinistra c’è un piccolo cartello con scritto “Tuerie en Egipt” (“Massacro in Egitto”). Allude al massacro di un migliaio di mussulmani da parte dell’esercito di Sissi avvenuta *il giorno prima*.
      Dunque il colpito che si difene inutilmente col Corano è uno di loro.
      A me è venuto un attacco di bile, francamente.

    • non mi sembra che i fratelli musulmani professino il satyagraha 😉

      credo che la vignetta punti a una presa di coscienza su quale modello di corano vogliono difendere.

      anche se può essere presa come un incitamento a mollare il corano e difendersi con qualcosa di più offensivo.

  • il ruolo della satira è quello di far schiattare di rabbia l’avversario o chi né è l’oggetto. Io alcune vignette piacciono, magari non le condivido, ma soghigno. [non so se avete visto quella sulla comunione ai divorsiati: le ragazze sono inginocchiate con bocca aperta per ricevere l’ostia. Ai preti non è piaciuta, è molto maschilista, è una iperbole pone caso particolare in forma spropositata, ma chi capisce il costesto della vignetta che rimane tra i segni della vignetta un sorrisetto se lo fa]

    • Un uomo cammina per strada, scivola su una buccia di banana e cade con un tonfo. Gli astanti ridono. Questo è l’umorismo: crudeltà.
      La satira non può che essere un gioco di rimessa, una difesa perfida dai soprusi del potere, se fa solo umorismo può scadere nella aggressione ingiustificata.

  • Paolo (-:-?nome?-:-)
    i quesiti che ti poni dipende dal grado di potere che esercita chi cade e da come reagisce. Ovvio che se la vittima è l’ultimo della catena, la prende male, non ha gli strumenti per comprendere, ecc… non stiamo parlando di satira ma di sadismo. Cosa che nel mondo del lavoro attuale è molto praticata. C’è da chiedersi perché il sadismo aumenta negli ambienti lavorativi?

    Poi tu poni un classico quesito di logica, che apre alcuni scenari interessanti sulla vicenda charlie_hebo. Incominciamo a distinguere tra realtà e finzione: nella realtà dobbiamo distinguere in che grado conosciamo la persona che scivola, se è un amico, parente, conoscente, una persona che sappiamo chi è ma lui non sa chi siamo noi. Poi distinguiamo la simpatia: è simpatico? è antipatico? Distinguiamo anche come reagisce: si fa una risata e tira dritto? impreca contro tutti e tutto? attribuisce le colpe agli altri? Aggiungiamo quanto potere esercita, che nella satira determina la forza di derisione: è un potere che ci riguarda direttamente? Ha molto potere ma non ci riguarda? non ha nessun potere? è soggetto al nostro potere? C’è anche da capire quanto la vittima è in grado di capire l’arguzia: ci capisce a completamente? capisce che lui è l’oggetto, ma non sa di cosa o perché[ e questo è il punto più pericoloso perché non ha risposte adeguate ed è facile da manipolare ]? non capisce ma percepisce un timore? non capisce e rimane totalmente indifferente? Differenziamo pure anche il tipo di satira che poniamo:
    puntiamo a ridicolizzarlo in modo preciso e circostanziato, in modo da ottenere il massimo di ferimento? è una derisione precisa ma sbagliata nei modi che fa emergere la cattiveria [le segretarie dovrebbero lavorare sempre sotto la scrivania]? è uno derisione che dimostra che non abbiamo capito un tubo del argomento, è sono particolari casuali o contestuali a un altro contesto che chi deride non comprende e contestualizza in un suo mondo di riferimenti in modo divertente, ma totalmente slegati al mondo di origine [i movimenti xenofobi sono dei campioni sull’argomento].
    Il fine della satira è demolire l’avversario con ogni mezzo finché i riferimenti sono veri. Vista sotto quest’ottica la satira può divertire però alla fine rimane un sapore amaro che dipendono dal numero di riferimenti che possono esserci tra noi e i referenti. Il mezzo della satira è la comprensione, se non viene capita [ed è quello che è successo a charlie_hebo] o viene mal espressa si entra nel mondo dell’irreale dove ai concetti vi sono reazioni spropositate e sbagliate.

  • Diciamo che sono state fatte tante considerazioni interessanti: ma credo che il punto lo tenga solo il Professore.

    L’attentato fa comodo per imporre limitazioni alla libertà, in particolare di quella di espressione. Ma non solo: tutto questo fascioliberalismo si è già apprezzato a suo tempo in USA che – come si sa – spesso precedono di un paio di lustri le svolte sociopolitiche dei vassalli.

    (Ma qui credo sia solo l’ospite che può confermare o meno)

    Non mi meraviglierei che, come già in Danimarca, e come spesso nella storia del terrorismo dell’Impero, la governance privatizzata, sovranazionale, abbia posto sia la tesi (provocatoria) che l’antitesi (terroristica).

    La cui sintesi è come da ipotesi del Professore.

    p.s.

    Professore, ma riusciamo a ripristinare un po’ “di materialismo dialettico”, aggiornato con la cultura del XX e del XXI secolo, o i cittadini continueranno ad essere oppressi, ogni giorno sempre più, gradualmente, fino a tornare alle condizione di benessere dell’800 o peggio?
    Stiamo ancora qui a parlare di religioni e “diritti dei gay”, o si riprende a ragionare in termini di diritti di classe (sociali) con gli strumenti culturali forniti da un secolo di scienza economica?
    Esiste una sinistra che ha smesso di marciare in Illinois o nulla di nuovo sotto il sole, con il Professore sempre solo circondato dall’allegra congrega del bar di Guerre Stellari?

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