Il groviglio elettorale: perché voteremo con il nuovo Consultellum.
Come si va ormai dicendo da tutti (modestamente: lo avevamo detto dal primo momento), per votare occorrerà attendere la decisione della Consulta che, per ora, ha fissato l’udienza al 24 gennaio. Si badi: l’udienza, non la sentenza che potrebbe tardare di un po’ di giorni (ma non tantissimi), dopo, però, occorrerà attendere la pubblicazione delle motivazioni e, grosso modo, si tratterà di un mesetto. Ripeto, quindi, che la cosa più probabile è che si vada a votare fra aprile e Giugno, ma con la possibilità di slittare a settembre. Partiamo, quindi, da cosa farà la Corte Costituzionale.
Prima soluzione: dire che l’Italicum è perfettamente costituzionale, lasciarlo come è e passare la patata bollente al Parlamento. Sarebbe un divertentissimo scherzo da prete, perché costringerebbe le forze politiche ad inventarsi qualcosa per scansare un sistema che farebbe vincere i 5 stelle, però non mi pare probabile che accada ed invece è assai più eventuale che intervenga modificando la legge in modo da renderla costituzionalmente “digeribile”. E qui occorre fare una precisazione, dato che anche in tv si sente dire “Ma la Corte Costituzionale può produrre una nuova legge elettorale?”. Non può: deve farlo.
Per il principio della continuità delle istituzioni, la legge elettorale è parte integrante del dispositivo di attuazione del Parlamento, per cui la legge elettorale deve essere sempre operativa ed immediatamente applicabile (Corte Cost. 29/1987). Dunque, alla Corte spetta lasciare una legge elettorale costituzionalmente corretta ed immediatamente applicabile, quel che si ottiene “manipolando” il testo sottoposto a giudizio, abrogando le parti ritenute incostituzionali ed, eventualmente, emendando singoli e limitati passaggi per rendere il testo coerente.
E questo significa che la legge deve venir fuori dal testo esistente dell’Italicum, il che pone essenzialmente 4 questioni: il doppio turno, il premio di maggioranza, le clausole di sbarramento ed il voto di preferenza.
a- Doppio turno: la Corte, che nella sentenza pèrecedente aveva ritenuto eccessivo un premio che aveva trasformato un 29% di voti popolari in un 54% di seggi, può ritenere che il doppio turno sani questa irregolarità, dando maggiore rappresentatività al Parlamento o, al contrario, potrebbe ritenere che questo aggravi il difetto di rappresentatività, perché, magari, la vittoria andrebbe al secondo competitore che al primo turno avesse ottenuto anche meno del 20%. La seconda soluzione ci sembra più probabile, sia per ragioni di ordine giuridico (ricondiamoci che non stiamo parlando di un premio in cifra fissa –ad esempio 50 seggi- ma di un premio variabile che consente al vincitore di ottenere oltre la metà dei seggi, qualsiasi sia stato il suo risultato al primo turno e teniamo presente che la legge non prevede una soglia minima per entrambi gli ammessi al secondo turno). Ma ci sono anche considerazioni di ordine politico come il rischio di vittoria del M5s, sicuramente inviso ad alcuni membri della Corte. Dunque, qui è probabile una bocciatura del testo.
b- Il premio di maggioranza potrebbe essere abolito, ma più probabilmente, potrebbe sopravvivere attraverso la clausola del premio al primo turno (diventato unico in caso di bocciatura del secondo) se una delle liste ottiene il 40%. Da un punto di vista giuridico si pone il problema del se un premio del 14% sia più o meno eccessivo, ma teniamo presente che la Corte non può dare indicazioni generiche (del tipo “aumentare la soglia” o “ “diminuire il premio”) perché la legge non sarebbe immediatamente applicabile e non può fissare criteri matematici precisi, perché questo andrebbe al di là di un intervento puramente manipolativo; stessa ragione per cui la Corte non può “resuscitare” le coalizioni che nel testo esistente non sono menzionate neppure come possibilità. Questo punto ha valenza giuridica e può averne di tipo pratico in prossime elezioni, se restasse in vigore il sistema delineato dalla Corte, ma, allo stato attuale, ha scarsa efficacia politica, dato che appare assai poco probabile che una singola lista possa raggiungere il 40% e, dunque, si andrebbe ad un sistema proporzionale, magari accompagnato da una eventuale raccomandazione al Parlamento di abbassare il premio o alzare la soglia un caso di una nuova legge elettorale.
c- Clausole di sbarramento: la sentenza precedente le ritenne legittime e non intervenne, ma è anche vero che, nella legge precedente, le clausole erano del 2% per i partiti inclusi in coalizioni con più del 10% e del 4% per quanti correvano da soli. Ora, scomparse le coalizioni, la soglia è del 3%. Inoltre, il primo Consultellum abrogava il premio di maggioranza, mentre qui potrebbe sopravvivere con la soglia del 40%. Ne consegue che, se le liste sotto quota dovessero totalizzare un totale consistente di voti al premio di maggioranza si aggiungerebbe una parte dei seggi non ottenuti dagli esclusi, con il risultato finale di ingrossare il premio di maggioranza sino a svuotare di senso il principio di rappresentanza che, la sentenza precedente stabiliva dovesse prevalere su quello di governabilità (qui comunque garantita qualora scatti il premio di maggioranza). Facciamo un esempio: consideriamo che le liste escluse totalizzino un 19% di voti e che, pertanto un 10% di seggi vada al vincitore, questi si troverebbe ben in 64% dei seggi –vale a dire quasi quello che basti a riformare Costituzione senza referendum- avendo ottenuto una minoranza di voti popolari. E’ un calcolo che la Corte potrebbe fare. D’altra parte, non si conoscono sistemi maggioritari con l’aggiunta di clausole di sbarramento, il che è una particolarità tutta italiana. Dunque le clausole potrebbero meglio sopravvivere se la Corte decidesse di abrogare il premio, magari ritenendolo eccessivo o, vice versa, si potrebbe mantenere il premio ma abrogando le clausole di sbarramento.
d- Capilista bloccati: la legge sembra recepire la raccomandazione della precedente sentenza che ripristinando le preferenze, diceva, in verità assai genericamente, che liste più corte avrebbero permesso all’elettore di conoscere meglio gli eligendi e questo avrebbe sanato (in tutto i in parte) il difetto di rappresentatività delle liste bloccate. Qui si sono parzialmente ripristinate le preferenze, ma “bloccando” i capilista. Considerando che i collegi sono diventati un centinaio, questo significa che, in caso di mantenimento del premio di maggioranza, le preferenze avranno un peso solo per la lista vincente che avrebbe mediamente 2-3 seggi per collegio, mentre tutte le altre liste avranno solo eccezionalmente un secondo eletto in qualche collegio. Risultato: il 60% circa degli eletti sarebbero candidati “bloccati” cioè nominati. Nel caso in cui il premio fosse abolito, l’equilibrio sarebbe in parte ristabilito, perché anche nei maggiori fra i partiti sconfitti, potrebbe esserci una quota di eletti con preferenza. Questo è il punto più oscuro e meno facile da dipanare.
Dunque, fatte queste premesse sulla decisione della Corte, vediamo quale sia la posizione di partenza dei partiti, partendo da una constatazione: il Pd (sempre che resti compatto, cosa della quale non ci sentiremmo di garantire) ha quasi la maggioranza assoluta alla Camera, ma non al Senato dove deve per forza cercare consensi, tendendo conto che l’attuale maggioranza che include l’insalata del centro, non si sa se esista più.
Facciamo una considerazione preliminare: c’è una conventio ad exclidendum nel confronti del M5s di quasi tutti i partiti (lasciamo da parte Lega e Sinistra Italiana, di cui parleremo in un pezzo apposito), per cui una nuova legge elettorale deve avere soprattutto la qualità di ostacolare la vittoria del Movimento anche nella probabile ipotesi ottenga la maggioranza relativa. Ed i punti deboli del M5s sono:
– il rifiuto di allearsi con chiunque e dunque l’assenza di coalizioni
– lo scarso peso dei singoli candidati che lo rende meno competitivo nei collegi uninominali.
Poi ci sono gli interessi di parte di ogni singolo attore. I “piccoli!” centristi, potrebbero risultare determinanti dato che il Pd non ha da solo i voti necessari. Ovviamente, i vari Udc, Ala, Ncd, rimasugli di Sn eccetera, non hanno alcun interesse a mantenere le clausole di sbarramento (come peraltro Fdi e Si) anche nel caso vogliano confluire nelle liste del Pd o Forza Italia, perché questo ne diminuirebbe di molto il potere contrattuale. Vice versa, hanno interesse a ripristinare le coalizioni che ne preserverebbero la visibilità, amentandone il potere contrattuale. Quanto ad eventuali premi di maggioranza, i piccoli sarebbero interessati ad esso in caso di coalizione, ma contrari in caso esse non ci fossero. Infine, i “piccoli” potrebbero avere interesse a valorizzare le preferenze, nella speranza che queste gli portino tre voti in più.
Vediamo, per ora i “pezzi grossi” come si posizionano: di fatto i quattro poli della politica italiana (Lega-FdI, Forza Italia e frattaglie circonvicine, Pd con cespugli e arbusti, M5s) hanno interessi divergenti.
– Per il M5s la soluzione perfetta sarebbe la conferma dell’Italicum ma questo confligge con la sua posizione di principio per il proporzionale; potrebbe essere tentato dall’incauta scelta di sedere al tavolo delle trattative per ottenere qualcosa e concedere (magari a “malincuore” qualcosa sul piano del premio di maggioranza, nella speranza di essere quello che lo prende); ma si tratterebbe di una scelta di rara stupidità: in primo luogo perché occorrerebbe andare ad una consultazione on line (anche se non se ne fanno da prima della morte di Roberto) e far digerire la cosa ai militanti non è cosa semplice, in secondo luogo, quello che tiene insieme Pd e Forza Italia è la volontà di fare tutto il necessario per sbarrare la strada al M5s. Per cui, ammesso che il movimento sia ammesso al tavolo, troverebbe giochi fatti o dovrebbe subire condizioni umilianti. Ed io non faccio così sciocchi i miei amici del M5s.
– Lega e FdI possono essere interessati ad un mix fra proporzionale e collegi uninominali (la Lega ha un elettorato molto concentrato e in diversi collegi alpini potrebbe spuntarla), in omaggio all’alleanza con Fdi e nella speranza di spaccare Forza Italia, la Lega potrebbe accettare le coalizioni, quanto al premio di maggioranza, per il quale la Lega sa di non poter concorrere in nessun caso, potrebbe però accettarlo con un calcolo in due mosse di cui diremo prossimamente.
– Forza Italia sa di essere un partito di serie B che parte da circa il 10%, non ha lacuna voglia reale di coalizzarsi alla Lega, ha bisogno di togliersi dai piedi i piccoli di centro, recuperandone l’elettorato, sa di non potersi coalizzare con il Pd, ma, con il Pd, è il più interessato di tutti a scongiurare la vittoria dei 5s. Dunque, ha interesse al proporzionale con una forte clausola di sbarramento (al 6-7%). Berlusconi lo ha già detto; potrebbe fare qualche concessione sui collegi uninominali ma solo con doppio turno e con assicurazioni di accordi con il Pd (desistenze, apparentamenti ecc.). Non ha nessun interesse a premi di maggioranza e coalizioni.
– Il Pd, ma esiste ancora un Pd come soggetto politico unico e solidale? Oggi vedremo la Direzione e chi sopravvive alla sparatoria da saloon. Ci sono due campi principali: i renziani e gli antirenziani (che ormai includono anche ex renziani). Renzi, spinto dai suoi ha questi interessi: restare segretario, fare le politiche prima del congresso in modo da essere quello che fa le liste, pertanto, è interessato ad un maggioritario che valorizzi al massimo la sua posizione di (supposto) partito di maggioranza relativa, ma magari a ripristinare le coalizioni concedendo agli alleati il minimo necessario a sbarrare la strada al M5s. O collegi uninominali potrebbero stargli bene, ma siccome richiederebbero una radicale revisione dei collegi, questo comporterebbe almeno due mesi di tempo che per lui potrebbero esser troppi. Il proporzionale non gli va, ma potrebbe subirlo pur di evitare la vittoria del M5s. Meno che mai gli vanno le preferenze.
– Gli anti renziani hanno l’interesse opposto di prender tempo, sia perché temono (giustamente) un disastro del Pd che potrebbe scendere sotto il 30% e tornare verso il 25% dei tempi di Bersani ed essere battuti dal M5s, sia perché vogliono arrostirsi ben bene Renzi in un congresso prima delle politiche. Dal punto di vista elettorale non sanno a che santo votarsi e sono il massimo della confusione: Bersani vorrebbe le preferenze come De Luca, mentre Orfini, Orlando no, e Franceschini forse ma non si sa; Bersani vuole i collegi uninominali, i soliti giovani turchi no; foirse tutti vorrebbero le coalizioni, ma poi non saprebbero con chi allearsi dato che i bersaniani non vogliono saperne di Verdini o Alfano e Franceschini e De Luca non fanno salti di gioia per gli ex Sel, comunque poi temono che il premio di maggioranza se lo becchi Grillo. Insomma: Gran Varietà, ricchi premi e cotillons. Ai tempi di Renzi trionfante tutti votavano disciplinatamente, compresa la sinistra che mugugnava ma poi si arrendeva. Ma ora? Renzi è un padre padrone azzoppato e la sinistra (oddio: “sinistra”) ha rialzato la cresta.
Dunque, un partito che non offre alcuna garanzia di compattezza come, peraltro non ne danno neanche i centristi, che sono già in crisi di disgregazione fra quelli che vorrebbero rientrare in Fi, quelli che vanno verso il Pd, quelli che vorrebbero una qualche federazione di centro e quelli che si candiderebbero pure con i marziani per rientrare in Parlamento. Dunque, una maggioranza simile a quella che regge l’attuale governo non c’è più. Unica possibilità un accordo con Forza Italia, ma su cosa? E, soprattutto, chi lo fa?
Dunque delle due l’una: o un accordo Pd-Fi (che mi pare una ipotesi campata in aria) o il metodo lasciato dalla Corte dopo la sua pronuncia, qualsiasi esso sia.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, crisi governo renzi, direzione pd dopo il referendum, legge elettorale, partito democratico
giuseppe
Professore, come mai nessuno obietta riguardo alla costituzionalità del ballottaggio nelle elezioni aministrative, mentre lo stesso non vale per le elezioni politiche?
Aldo S. Giannuli
perchè nelle amministrative il principio di rappresentanza è meno rilevante rispetto alle elezioni politiche
Allora ditelo
Perché nelle scuole dell’obbligo non insegnano ad essere cittadini consapevoli.
Il ballottaggio è verosimilmente stato presentato come un “aumento di democrazia” per l’elezione diretta del sindaco, giocando sul fatto che l’alternativa sia di far eleggere i sindaci dai consigli comunali (che a rigore dovrebbero avere il governo della città ed il potere di indirizzo dell’attività del sindaco).
Ci stanno provando anche con la carica di PdC da decenni.
I soggetti nazionali più diffusi poi non hanno mai avuto interesse a veder erodere il loro controllo del territorio da parte di nuovi soggetti.
Le dinamiche dei “cartelli economici” non si applicano solo al commercio.
https://it.wikipedia.org/wiki/Cartello
PS: Che ne dice di fare il ballottaggio tra i prodotti commerciali più venduti in vari settori ed incrementare le tasse ai produttori meno diffusi? (governabilità del mercato per tutelare i consumatori nelle scelte)
Paolo CHIOCCHETTI
Buona analisi. Mi sembra pero’ che ci sia un errore di interpretazione al punto c. Come nel Porcellum, il vincitore ottiene al massimo 340 seggi (ca 54%) piu’ qualche seggio estero (12 in tutto), a meno che non gli spettino piu’ seggi in base all’attribuzione al primo turno in base alla sua quota di voti su tutti i voti a partiti sopra la soglia del 3%. Il premio di maggioranza e i seggi aggiuntivi dovuti a liste escluse non si sommano, quindi una maggioranza del 64% dei seggi mi sembra improbabile. Sbaglio?
Aldo S. Giannuli
probabilmente ha ragione, ma non sarebbe difficile modificare la norma con una leggina aprendo spazi. Comunque il testo sottomposto alla Comsulta in effetti dovrebbe essere applicfato nel modo che dici
Edoardo
Professore…a cadavere del governo ancora caldo…ecco Pisapia pronto ad “unire la sinistra” nell’ennesima armata brancaleone…fuori dal PD ma disponibili ad alleanze….vi prego..io stesso ci sono caduto troppe volte.
Ora basta.
5 Stelle al governo dopo aver definito una legge elettorale per lo meno non-incostituzionale (l’unica democratica sarebbe il proporzionale duro e puro, ma pazienza…).
Grazie davvero, i suoi pezzi sono tasselli importanti per ricostruire il senso del vivere civile e del ragionare.
Edoardo
Aldo S. Giannuli
di Pisapia si può parlare solo per ridere
Tenerone Dolcissimo
Da uomo di destra liberale, vedendo quindi la questione da fuori, l’opinione che ho di PISAPIA e’ che sia il tipico galantuomo di sinistra e come tutti i galantuomini di sinistra ha la singolare caratteristica di essere immacolato lui, ma di avere lo strano vezzo di circondarsi dei peggiori pezzi di merda in circolazione.
Perché ciò avvenga è uno dei grandi quesiti di cui non riesco a venire a capo.
E nel caso di Pisapia il peggiore dei pezzi di merda gli sta molto ma molto vicino e come faccia a non sentire la puzza a pochi centimetri di distanza è veramente rimarchevole.
Allora ditelo
Quello è http://www.spinoza.it
Allora ditelo
Che L’italicum sarebbe stato sottoposto al vaglio della Consulta era cosa nota “AL PD” già durante la nomina dei nuovi giudici (ed al pubblico non è noto lo scarto tra favorevoli e contrari nella Corte cost. alla sentenza 1/2014 ) .
Il M5S ha fatto trasparire la volontà di estendere l’Italicum anche al Senato ma a rigore la Consulta può solo esaminare i quesiti rimessi alla sua deliberazione per via incidentale.
La REVIVISCENZA di legge elettorale precedente (il consultellum camera) è tra le opzioni legittimamente concesse al Parlamento e SENZA attendere ulteriore sentenza della Consulta.
La Costituzione contiene lacune che i “principi di proporzionalità e ragionevolezza” (soggettivi o operatore-dipendenti) non sempre sono sufficienti a ricomporre.
La Consulta non è lì per creare leggi elettorali ma per porre un freno (non sempre incisivo) allo strapotere di maggioranze contingenti: nomocrazia o “rule of law”.
Le leggi elettorali devono servire gli interessi degli ITALIANI (e non di fazione) ed spero che non ci si abitui a consuetudini indegne del patto costituzionale sul quale poggia la Repubblica.
Allora ditelo
Lo zeitegeist è mutato pesantemente dagli inizi della repubblica: al tempo perfino Einaudi riconosceva difficile far passare accettare alla popolazione un premio concesso col 40% dei voti:
«dev’essere escluso il sistema del premio dato al gruppo il quale ottenga la maggioranza relativa. Il premio al gruppo di maggioranza relativa sarebbe considerato dall’opinione pubblica come un sopruso. Si dicono per definizione democratici o liberi i metodi i quali consacrano il diritto della maggioranza a governare e quello della minoranza a criticare, ma una maggioranza la quale sia tale soltanto perché una legge l’ha trasformata da minoranza in maggioranza non può non eccitare ira ed avversione nel corpo elettorale. Affermare nelle leggi che il 40% equivale a più del 50% è dire cosa contraria a verità e spinge istintivamente l’elettore a votare per i partiti o gruppi di partiti i quali si siano dichiarati contrari al sistema. Può darsi che l’elettore manifesti il suo sdegno astenendosi dall’andare alle urne; ma il risultato è identico: rendere più facile la vittoria di coloro che si siano dichiarati contrari al sistema.» — Luigi Einaudi
http://www.luigieinaudi.it/doc/osservazioni-sui-sistemi-elettorali-nellipotesi-che-la-scelta-cada/
Einaudi non esitava a definire gli elettori persone di “semplice psicologia” e paragonarli a pecore ed apprezzava un sistema come uninominale ecco altrove criticato perché attenua fortemente la democrazia.
Che siano le elite inglesi del 1885 o quelle americane del 1787: le “grandi democrazie” avevano serie riserve verso l’elettore medio del tempo tanto da attuare “correttivi” (alla democrazia rappresentativa).
http://www.factcheck.org/2008/02/the-reason-for-the-electoral-college/
http://www.historyandpolicy.org/policy-papers/papers/electoral-reform-dilemmas-are-single-member-constituencies-out-of-date
Dopo un secolo c’è chi li segua in tale reticenza nonostante si tratti di “democrazia rappresentativa“.
Tenerone Dolcissimo
Ripeto, quindi, che la cosa più probabile è che si vada a votare fra aprile e Giugno, ma con la possibilità di slittare a settembre.
***
Caro Giannuli, lo dico col massimo rispetto ma penso che hai sbagliato l’analisi.
Dubito fortemente che si arrivi al voto anticipato e per un motivo ben preciso: Juncker ha detto che non si deve votare e quindi non si vota, perché in Europa comanda Juncker. Certo, il simpatico etilista ha parlato di evitare i voti referendari, ma sono sicuro che i suoi lacché interpreteranno estensivamente il divieto, intuendo quel che voleva effettivamente dire e cioè che va evitato ogni votazione che crei grattacapi all’unione europea.
Ho poi letto che solamente il primo settembre i nostri onorevoli maturerebbero il vitalizio e, qualora cio’ sia vero, darebbe forza alla mia tesi.
Quindi si voterà nel 2018 ….. forse. Non mi meraviglierei, infatti, se si trovasse un escamotage per evitare questa fastidiosa incombenza elettorale. Il clima quello è.
E visto che siamo in tema, una domanda, che formulo in base all’esperienza francese che ha visto i cugini d’oltralpe essere i più propensi a ribellarsi all’ordine europeo, per loro caratteristiche strutturali, con conseguenze evidenti: charlie hebdo, bataclan, nizza, suicidi di poliziotti e carte d’identità sul sedile. E mentre ciò accadeva è arrivato zitto zitto e quatto quatto il jobs act alla transalpina.
La domanda è questa: non pensi che dopo l’ammutinamento del 4 dicembre un attentatello ci starebbe come il cacio sui maccheroni ???? … così tanto per educare la plebe
Pietro
In tutto questo Mattarella ha giustamente rimarcato che non è possibile andare a elezioni anticipate se le leggi delle due camere non sono simili. E direi che siamo fortunati ad avere una persona come Mattarella al colle che le leggi elettorali le ha studiate profondamente. Ma ha anche detto (ho capito bene?) che bisgna comunque aspettare il pronunciamento della Consulta. Quindi come si puó rendere simili due leggi elettorali quando una probabilmente cambierà in pochi mesi. Direi che dopo che la Consulta si è pronunciata bisogna costruire una seconda legge elettorale simile a quella che viene fuori per la Camera per il Senato. Mi sembra che possiamo anche aggiungere 6 ulteriori mesi.
Cinico Senese
E’ ridicolo che si debba aspettare che la Corte Costituzionale dichiari la parziale incostituzionalità dell’Italicum, senza che in Parlamento si accordino su una legge elettorale, ennesima dimostrazione della irresponsabilità e incompetenza dei parlamentari, tutti, compresi m5stelle che dovrebbero prendere essi l’iniziativa e proporre la legge, ma qualcuno lì sente il profumo del potere e si dimentica delle cose promesse.
Lasciare che la Consulta decida, significa fare riscrivere la legge elettorale in accordo con Mattarella e Napolitano, quindi contro M5 che non è rappresentato. Inoltre così si giustifica un governo “tecnico” cioè un nuovo colpo di stato per continuare ad applicare gli ordini di Bruxelles al riparo dalle elezioni (Monti dixit) e senza i colpi di testa del cazzaro, fino alle prossime elezioni che presumibilmente potrebbero essere a fine legislatura, così c’è tempo per fare il lavoro sporco e non si interferisce con le elezioni tedesche e francesi.
Oggi è uscita la notizia poi smentita dal Tesoro che Padoan avrebbe chiesto aiuto a ESM per MPS, 15 mld, il che implica l’intervento della Troika come in Grecia.
Merkel tramite un suo uomo ci ha mandato un pizzino con ultimatum: sarebbe bene che il prossimo governo chieda aiuto a ESM per salvare le banche, oppure esca dall’euro. Più chiaro di così?
Con la crisi irreversibile di MPS (tutti i piani di salvataggio fino ad ora sono falliti) siamo arrivati alla resa dei conti e i giochi si faranno duri per gli italiani che dovranno decidere se restare nell’euro facendosi mettere le mani della troika nelle proprie tasche, o uscire dall’euro. E alla luce di questo da vedersi la questione legge elettorale e governo che resta o che va via. E’ iniziata la guerra vera. Considerato che PD e NCD stanno dalla parte della troika, la Lega contro, Forza Italia non si sa, si attende la decisione di M5* da che parte stare: non si scherza più Grillo, qui le cose si fanno dure.
maurizio
un ennesimo governo tecnico tipo Monti Bis sarebbe il colpo di grazia definitivo…..
chi lo sosterrebbe ovviamente pagherà a caro prezzo alle prossime elezioni il fatto di averlo sostenuto…questo loro lo sanno e stanno cercando un’altra soluzione per continuare ad inchiappettarci senza disordini sociali….
un Monti bis potrebbe provocare disordini sociali oltre ad un ammutinamento sulle tasse che non possono ancora essere triplicate come ha fatto l’usuraio bocconiano….
Paolo Selmi
Professore, buona sera!
provocatoriamente, ma neanche più di tanto… come per i PC, un bel CTRL+ALT+CANC e si va a votare tutti con un proporzionale “di default”… non sarebbe male.
Il proporzionale, in una situazione così ingarbugliata, per meglio riflettere tutte le posizioni dell’arco costituzionale nei rispettivi rapporti di forza; un conclave forzato, a pane e acqua, per i rappresentanti del popolo di Camera e Senato finché non si mettono d’accordo sulla formazione di un governo degno di questo nome. Ambulanza fuori dal Transatlantico per i primi malori, e poi dentro di nuovo. Al terzo giorno secondo me avrebbero già le idee chiare!
Un caro saluto e perdoni lo sfogo populistico.
Paolo
Paolo Selmi
Professore buongiorno!
mi permetto di segnalare: “Non molliamo si va avanti, i cittadini devono essere ascoltati” da parte del Comitato per il No
http://www.referendumcostituzionale.online/
Davvero sarebbe una gran cosa se questo comitato divenisse ancor più soggetto organizzato in grado di orientare le battaglie indicate in questo breve testo.
Buona giornata!
Paolo
Giovanni Talpone
Ma il M5S è informato delle proprie posizioni di principio per il proporzionale?
Allora ditelo
L’unico proporzionale che il M5S finora ha detto di volere per principio sarebbe la “democrazia diretta”.
La legge elettorale scelta con la “democrazia diretta” non è però un “proporzionale con premio” ma ha “premi proporzionali” che consentirebbero ad un partito con il 42% di preferenze di ottenere il 52% dei seggi: sulla base delle distorsioni di rappresentatività rientra di diritto tra le leggi elettorali dis-proporzionali (i giornalisti che la spacciano per un proporzionale puro “da I Repubblica” continuano ad ignorare platealmente le spiegazioni ufficialmente rese dal M5S)
Alloa ditelo
leggi elettorali dis-proporzionali:
https://en.wikipedia.org/wiki/Gallagher_index
Allora ditelo
partito con il 42% di preferenze di ottenere il 52% dei seggi:
Dichiarazioni di Danilo Toninelli http://youtu.be/D2LijLIo9H4?t=6m55s
Gaz
Il rinvio al 24 gennaio dopo la celebrazione del referendum costituzionale vorrà indicare pur qualcosa.
Nelle sentenze in materia elettorale i redattori non sempre sono stati costituzionalisti.
Questa volta invece come relatore è stato indicato un costituzionalista ….
Uno scherzo da prete non è da escludere.
Allora ditelo
Il rinvio aveva presumibilmente il motivo di non influenzare la campagna referendaria, attendere che un mero maggiore di ricorsi contro l’italcium sopravvivesse al vaglio dei tribunali di livello inferiore (via incidentale veda lista non aggiornata da agosto) ed in caso di promulgazione della riforma concedere la possibilità di adire a “ricorso diretto” ex art 39 comma 10 della legge di revisione costituzionale (dunque consentendo esame completo).
Nell’attesa forse vorrà ricercare le osservazioni pubbliche di Augusto Barbera o degli altri http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-12-17/ora-potrebbe-crescere-l-orientamento-pro-italicum-e-jobs-act-093013.shtml
Allora ditelo
Tengo a rettificare visto che il ricorso diretto era reso possibile a norma del comma 11 dell’art 39 della legge di revisione bocciata al referendum.
Gaz
.. il non detto sta nelle maggioranze/minoranze in seno alla Consulta e nella cultura costituzionale del relatore Zanon, che è un costituzionalista … a differenza di altri relatori e redattori che in materia sono stati internazionalisti e penalisti.
Allora ditelo
La Consulta rigetta ogni illazione e ribadisce che la data è stata fissata unicamente nel rispetto delle norme vigenti.
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2016-12-08/la-consulta-respinge-accuse-sui-tempi-rispettate-regole-164638.shtml
Aldo S. Giannuli
si ma spiega pèerchè non l’ha fissata già a ottobre
Gaz
Zanon.
Rachkovsky
Buona analisi!!
Non sarebbe però più urgente, porre DAVVERO al sicuro la Costituzione ponendo mano all’art.138 in modo tale da metterla al riparo dalle “riforme” della maggioranza del momento? E in subordine: applicarla fino in fondo? No perchè sa: qui uno si sveglia al mattino (un mattino non dei maghi ma dei negromanti..) e scopre che “gli e’ l’ora di cambiar”. E ci si ricordi : “Diameter Spherae Thau Circuli Crux orbis non orbis prosunt”
Ave atque vale!
Aldo S. Giannuli
figurati se non mi trovi d’accordo ma figurati se soi può fare una cosacosì con un Parlamento del genere!
Tenerone Dolcissimo
Hai ragione Giannuli, ma nonostante cio’ sarebbe il caso di iniziare a fare proposte anche per non dare la guazza a chi diceva che se non passava la schiforma non si sarebbe piu’ avuto miglioramenti per i prossimi cinque secoli.
Quindi rimbocchiamoci le maniche e chimiamo persone capaci come BARRA CARACCIOLO e sotto con le proposte. E le proposte migliori devono venire dal basso
Poi se i nominati non si muovono il metodo per svegliarli c’è
andrea z.
In un sistema politico ormai tripolare, con un elettorato che, almeno alle elezioni politiche, sembra abbastanza stabile, non sarebbe meglio il doppio turno?
In caso contrario bisognerebbe sempre ricorrere ad accordi palesi o sottobanco tra PD e FI per garantire la governabilità.
Allora ditelo
L’equivalente del ballottaggio dell’italicum: https://it.wikipedia.org/wiki/Falsa_dicotomia
Nel parafrasare gli eufemismi che si usano per propagandare certe cose: quanta parte della popolazione è legittimo escludere “democraticamente” per soddisfare le smanie di potere e le antipatie facendo leva sull’opportunismo della gente?
Per applicare il “velo d’ignoranza” bisognerebbe considerare il tripolarismo avulso dal resto e no fare come Andreotti che misura le lehggi elettorali sull’esigenze del momento.
https://it.wikipedia.org/wiki/Velo_d'ignoranza
C’è chi le leggi elettorali non le cambia da secoli (nonostante siano una melma): veda gli inglesi.
Allora ditelo
Vale la pena segnalare che secondo D’Alimonte il ballottaggio a circoscrizione nazionale è un modo per giungere al bipartitismo (ciò significherebbe completare la sostanziale distruzione dell’ecosistema politico) per la “regola m+1 di Cox”
Tenga presente che già le soglie di sbarramento aiutano a ristagnare lo “status quo” rendendo difficile l’evoluzione nazionale di “libere associazioni di persone” nate localmente:
I partiti devono nascere localmente a percentuali elevate tali da superare lo sbarramento se rapportate al numero dei votanti nazionale, dunque è necessario l’intercessione dei poteri che comandano i canali di comunicazione di massa come la TV ed i giornali.
Persino il M5S ha beneficiato anche dell’attenzione ostile da questi veicolata quando altre formazioni venivano “democraticamente” censurate o come si dice oggi eufemisticamente “non aumentavano lo share”, tipo i radicali.
PS: La nomination a premier papabile per Di Maio -ci faccia caso- da quali “canali” ed “interessi” esterni al M5S venga continuamente lasciata traspirare: abituare le persone ad una idea prima che scelgano è la nuova frontiera.
Emiliano
Proponiamo noi una legge elettorale con la raccolta di firme per le iniziative di legge popolare.
D’accordo non la leggeranno nemmeno in aula, ma è una bella provocazione, il popolo che prima gli rifiuta una brutta riforma e poi gli suggerisce come farne un’altra 🙂
Proponiamo una legge proporzionale che da rappresentanza esatta di tutto l’elettorato, ma con l’aggiunta di due clausole, il voto di sfiducia costruttiva e il mandato elettorale così con la prima si hanno governi + stabili e con la seconda si pone fine alla transumanza dei parlamentari da un gruppo parlamentare all’altro, perché chi si sfila dal proprio gruppo decade da parlamentare.
Lo so bisognerebbe mettere mano alla Costituzione, ma per il mandato elettorale si può fare così il parlamentare che esce dal proprio gruppo paga una penale del 50% dello stipendio fino a fine legislatura così è libero di votare come gli pare ma a pagarne le conseguenze non sarebbe solo il popolo.
Eppoi con il proporzionale mettiamo anche fine al grande equivoco del governo eletto dal popolo, perché siamo una repubblica parlamentare e il governo è un ‘organo di secondo livello rispetto al parlamento.
Allora ditelo
Il trasformismo galoppante è iniziato con l’abolizione del proporzionale puro ed il maggioritario non fa altro che ridurre il numero di punti di vista che possono trovare espressione nel Parlamento.
https://it.wikipedia.org/wiki/Trasformismo_(politica)#Seconda_Repubblica
A rigore se si volesse ridurre il pluralismo (e costituzionalizzare il groupthink) basterebbe cambiare forma della Repubblica ed implementar la forma direttoriale (scartata dai costituenti) lasciando che il Parlamento sia gestito da portaborse dei Segretari dei pochi partiti rimasti che sarebbero gli unici legittimati dal voto.
I portaborse potrebbero essere anche pagati una miseria e non sarebbero certamente equiparabili a parlamentari.
Il mandato imperativo è un escamotage per verticalizzare il potere nelle mani di VIP sapientemente inquadrati dalla “regia”. Una volta ridotto il numero di partiti sarebbero pochi soggetti a decidere i programmi (vaghi) ma anche a deciderne “l’interpretazione”.
PS: Il divieto di mandato imperativo è un requisito fondamentale di ogni democrazia ma chi controlla i media ha la smania di suggestionare la popolazione e sono anni che propaganda altro mascherandosi dietro buone intenzioni.
Allora ditelo
Chiaro no?
Se solo i segretari avessero la possibilità di “concorrere a determinare la politica nazionale” si avrebbe ancora la possibilità di “trasformismo” ma non ci sarebbe “confusione”: il segnale arriverebbe forte e chiaro, magari in forma di slogan.
Emiliano
Democrazie come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti sono sopravvissute a due guerre mondiali con il mandato elettorale, poi sono arrivate col fiatone al 21 secolo ma per altri motivi.
Il divieto di mandato, fu introdotto secondo me anche per bilanciare il fatto che i partiti in Costituzione sono trattati come entità a sé stanti e non come invece puri strumenti tecnici di organizzazione del consenso democratico, e teniamo conto che il parlamento europeo ha inventato la soglia di sbarramento per creare i gruppi parlamentari, che altro non è se un mandato elettorale sotto mentitissime spoglie.
Se si vuole un governo stabile, la sfiducia costruttiva è il metodo meno disgustoso politicamente perché se non altro ha il pregio di responsabilizzare l’opposizione e i dissidenti che vogliono uscire da una maggioranza.
Una cosa è certa finché le leggi elettorali verranno progettate con in mente non la governabilità come ci hanno fatto credere, ma la esclusione dai giochi delle forze sgradite a Bruxelles stiamo pur certi che ci vorranno mesi per scrivere un testo e che sarà peggiore del precedente.
Allora ditelo
Di motivazioni fittizie per giustificare il groupthink (teoria nata proprio avendo l’America ad esempio) ne ho lette a bizzeffe negli anni.
https://it.wikipedia.org/wiki/Groupthink
La cosa certa è che ha sorvolato le questioni poste alla sua attenzione tra cui quella sempre taciuta che Il mandato imperativo sia un escamotage per ridurre il parlamento al volere di pochi individui.
Magari le sembra normale imbastire una assemblea parlamentare fitta di persone -trattarli come se fossero veri parlamentari- quando non spetta loro di ragionar:
MA allora perché dunque non fanno propaganda per cambiare forma della Repubblica?
Si spaventerebbe mica qualcuno che bisogna usare sotterfugi? 😉
Questo è il discorso di Edmund Burke passato alla storia, che ribadisce la necessità del libero arbitrio nelle decisioni.
https://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://press-pubs.uchicago.edu/founders/documents/v1ch13s7.html
Ma anche il “Teorema della Giuria” del Marchese di Condorcet implica la necessarietà del libero arbitrio in modo matematico (oltre alla necessità di “giurati” che abbiano una probabilità di “decidere bene” appena maggiore del caso)
https://en.wikipedia.org/wiki/Condorcet's_jury_theorem
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Il mandato imperativo è un “giocattolo” che si vuole usare nascondendosi dietro l’immunità del Parlamento quando invece errori fatti sulla base di simili imposizioni (come la questione di sfiducia) dovrebbero essere scontati fino all’ultimo (come fossero decreti d’urgenza)
Il divieto del mandato imperativo, l’immunità e l’insindacabilità furono verosimilmente inseriti in Costituitone affinché la decisione dell’organo collegiale del Parlamento fosse libero da condizionamenti nonostante la portata dei danni che decisioni di tale rango possono causare.
La teoria democratica presuppone un esame completo delle alternative.
Allora ditelo
Per errore ho scritto: (come la questione di sfiducia)
intendevo invece: (come la questione di fiducia)
Allora ditelo
Una pratica talvolta usata nei decreti d’urgenza (per i quali i CdM sarebbero responsabili civilmente, penalmente ed amministrativamente in caso di danni ex art 77 Cost.) è quella di disporre che determinati effetti abbiano corso solo dopo l’eventuale conversione in legge dal Parlamento, che è costituzionalmente protetto da immunità ed insindacabilità.
andrea z.
Ieri durante le consultazioni abbiamo visto in prima fila il solito Napolitano, massimo responsabile della svendita dell’Italia ai potentati finanziari, della riduzione del PD a cinghia di trasmissione tra il Paese e l’elite globalizzata e da ultimo di un referendum demenziale, che doveva essere l’ennesimo regalo ai padroni della City londinese, e si è trasformato nella causa di una crisi politica.
La presenza del “comunista preferito di Kissinger” ci dice innanzitutto che fino al 2018 le elezioni ce le scordiamo, che il governo verrà affidato al solito burattino dei banksters angloamericani, che il saccheggio delle ricchezze italiane proseguirà senza interruzioni di rilievo e che i 5 stelle dovranno osservare da lontano l’ennesimo teatrino del puparo Giorgio.
Danilo Daglio
Dott. Giannuli,
scrive che la prima soluzione “farebbe vincere i 5 stelle” richiederebbe una definizione. Dire semplicemente che “farebbe vincere i 5 stelle” puo’ essere frainteso.
Io preciserei che la prima soluzione POTREBBE, nel caso in cui il M5S dovesse ottenere la maggioranza dei voti, dare al M5S la maggioranza dei seggi ALLA CAMERA. Solo alla Camera.
Il M5S, a meno che non prenda almeno il 45% dei voti, ipotesi inverosimile, NON AVRA’ LA MAGGIORANZA PARLAMENTARE, in quanto non avra’ la maggioranza al Senato, dove non si voterebbe cmq con l’Italicum.
Dunque, anche nella prima ipotesi, si potrebbe dire che con ogni probabilita’ non vincerebbe nessuno e ci sarebbe, con ogni probabilita, una nuova “Grande Coalizione”. Oppure si tornerebbe nuovamente alle urne dopo pochi mesi, come in Spagna.
Aldo S. Giannuli
be ovvio. potrebbe