Legge elettorale: il Pd la sta facendo veramente sporca

Bersani minaccia tuoni e fulmini se il Pdl, Casini e la Lega vanno ad un voto di maggioranza sulla legge elettorale, tagliandolo fuori. E avrebbe anche ragione, se non fosse per qualche precedente… In primo luogo, fu il Pci-Pds (con Segni) a scatenare l’attacco unilaterale alle leggi elettorali, con lo scellerato referendum del 1993 (quello che fu un vero colpo di Stato) e per farlo teorizzò (assecondato da una compiacente Corte Costituzionale) che le leggi elettorali non sono coperte da garanzia costituzionale, neanche implicita, per cui sono modificabili come leggi ordinarie, per via referendaria o a maggioranza semplice in Parlamento. Ora che vuole? Nel 2000, il centro sinistra votò da solo, a colpi di maggioranza, una riforma costituzionale, poi giustamente bocciata al referendum di ratifica successivo. Dopo di che si è aperta la strada alle riforme costituzionali di parte, rese ancor più facili dal meccanismo maggioritario di elezione del Parlamento. Dunque, all’origine dei nostri guai costituzionali c’è il Pds prima e più ancora che la destra.Veniamo all’oggi. La riforma elettorale che sta venendo fuori è una porcheria (lo abbiamo già detto), ma almeno può essere un passo avanti rispetto al porcellum. Il Pd si impunta su due questioni: il premio di maggioranza ed il voto di preferenza. Sul primo punto il Pdl e l’Udc parlano di un premio contenuto al partito di maggioranza relativa, il Pd lo vuole più ampio ed alla coalizione. Cioè, ciascuno vuole un sistema elettorale a misura delle proprie esigenze: il Pdl sa di non avere molti alleati possibili (la Lega sembra non voglia presentarsi ed appoggerebbe il Pdl dall’esterno, in cambio della Lombardia; le listarelle di Storace e c. sono poca cosa e possono confluire nel Pdl, al massimo Berlusconi potrebbe pensare a qualche lista civica  ma gli altri del Pdl non sembra gliela vogliano far fare) quindi può sperare al massimo di battere il singolo Pd, ma non una coalizione Pd-Udc e magari Sel, quindi punta ad un premio al singolo partito. Il Pd, al contrario, punta al premio di coalizione sia perché così ha più possibilità di vincere, sia  perché, in questo modo, può portare sotto la sua cupola Casini e Vendola costretti ad allearsi per non rischiare di star fuori. E vuole il premio più consistente sia per poter dare qualcosa agli alleati, sia perché non è affatto sicuro di farcela ad avere i voti sufficienti a mettere insieme una maggioranza parlamentare. Facciamo un esempio: il 90% dei seggi (567 seggi) è dato proporzionalmente, il 10% è il premio di maggioranza (63 seggi), il Pd prende il 27 da solo ed il 38 con gli alleati, quindi fra i 215 ed i 220 seggi, con il premio arriva a 278-283 seggi, troppo pochi. Dunque il premio deve essere oltre il 15% per essere sicuri.

Per la stessa ragione, il Pdl, che sa di avere poche probabilità di vittoria e punta realisticamente alla prosecuzione della grande coalizione, non  ha nessuna intenzione di aiutare il Pd a farcela da solo.
Le preferenze: il Pd è contrarissimo perché sostiene che “non sono trasparenti”, consentono brogli ecc. e propone il collegio uninominale a doppio turno (sempre per il discorso di costringere Udc e Sel a coalizzarsi con lui) o, in alternativa, una metà di seggi su liste bloccate, come ora, e metà nei collegi uninominali. Cioè, la metà dei candidati delle liste bloccate sono scelti dalle segreterie di partito e gli elettori non possono metterci becco e l’altra metà dei candidati nei collegi uninominali, sono scelti dalle segreterie dei partiti e gli elettori non possono dir niente. Non vi piace?

I dirigenti del Pd sono degli spregevoli bari che sperano che gli elettori non si accorgano del trucco. Tanto che si tratti di liste bloccate, tanto che si tratti di collegio uninominale, non cambia nulla, perché l’elettore votando il partito vota automaticamente i candidati o il candidato senza poter fare alcuna scelta. L’unico modo di far scegliere l’elettore è la preferenza (che, appunto, è un sinonimo di “scelta”), il resto sono giochetti da azzeccagarbugli.

Ma non vorrei che si pensasse che io reputi il Pd ed il Pdl  uguali, non sia mai! Una differenza c’è: il Pdl, con le liste bloccate ha eletto le escort, il Pd con i collegi uninominali ha eletto le mogli dei dirigenti (volete che faccia la lista?), gli amici e qualche amichetta. E non dite che non riconosco le differenze!

Ma, se si tratta di dare un premio tale da garantire la maggioranza assoluta dei seggi al vincitore (e Bersani sta già provandosi la corona) e di rifare un parlamento di nominati, lacchè e privatissimi amici, allora, perché mai dovremmo cambiare il porcellum che va benissimo cosi come è? Garantisce il 54% dei seggi alla Camera, anche se la coalizione che arriva per prima prende solo il 25%, permette di eleggere chi meglio si crede, ha l’unica pecca di non garantire automaticamente la maggioranza al Senato, ma lì si può rimediare raschiando il fondo del barile con gruppi locali o comperando qualche senatore in libera vendita (avremo un gruppo di “responsabili di sinistra”?). E poi, se Grillo , Di Pietro e non allineati vari, prendono il 15% dei seggi, la coalizione Pd ha il 54%, questo significa che alle opposizioni di destra vanno non più del 30% dei seggi e, dato che le due opposizioni non sono coalizzabili, i vincitori possono permettersi il lusso di non mollare neanche una presidenza di commissione e, comunque, di fare il bello ed il cattivo tempo su tutto. Cosa desiderare di meglio?

Dunque, diciamocelo papale papale: il Pd non vuole fare nessuna riforma, vuole tenersi il porcellum perché medita di vincere le elezioni con quello.
Al solito, quando si tocca la corda dei meccanismi della democrazia, gli eredi del Pci, con al seguito la vecchia sinistra Dc, danno il meglio di sé…

In tutto questo, però, c’è un punto da chiarire: ma perché Napolitano, che viene dal Pd, si batte con tanta determinazione per spingere alla riforma elettorale e in direzione opposta al suo ex partito? Per di più, questo avviene in palese contrasto con la Costituzione, per la quale il Presidente non ha alcuna attribuzione in materia di calendario parlamentare e di leggi elettorali. Anzi, la materia elettorale dovrebbe essere prerogativa rigorosamente esclusiva del legislativo (al punto che è esplicitamente sottratta alla decretazione di urgenza). Il Presidente può inviare un messaggio alle Camere e, nei limiti del suo potere di esternazione, può segnalare l’opportunità di qualche provvedimento, può non firmare una legge se ritiene che sia non conforme alla Costituzione, ma questo non significa affatto che possa fare un pressing quotidiano, per di più esprimendo preferenze di merito ed invitare a decidere a maggioranza (e su un terreno sul quale, semmai, sarebbe d’obbligo la ricerca della condivisione). Ma lasciamo perdere le questioni di correttezza costituzionale (Napolitano, il peggior Presidente della storia repubblicana, ci ha abituati anche a cose peggiori), perché Napolitano la prende così calda da entrare in rotta di collisione con il suo partito? Semplice: perché vuole che il suo successore sia Monti e che prosegua la “strana maggioranza”, perché questo gli chiede l’ “Europa”. E’ la prosecuzione di una strada iniziata in autunno con il licenziamento (peraltro meritatissimo) di Berlusconi e la nascita del governo Monti che, da soluzione di emergenza, si cerca di trasformare in una formula di lunga durata (ma su questo torneremo).
E per fare questo, occorre che nessuno schieramento “vinca” le elezioni, cioè abbia i voti per governare da solo: il semi-proporzionale che si cerca di far passare è funzionale solo alla “grande maggioranza”, dunque all’annullamento politico del Parlamento. Intendiamoci: sono un convinto fautore della proporzionale e quindi sono contrario a qualsiasi soluzione maggioritaria, anche perché i sistemi elettorali non si scelgono sui bisogni contingenti, ma come regole destinate a sopravvivere a maggioranze e situazioni momentanee. Ma questo non è il ritorno al proporzionale, quanto un pasticcio che deve garantire i primi due contendenti, chiudendo le porte ad ogni nuovo arrivato.

Il punto è che i partiti (e la sinistra più degli altri) hanno dimenticato come si fa a raccogliere il consenso e si affidano all’ortopedia dei sistemi elettorali. Particolarmente opportunistico, in questo senso, ci sembra il comportamento del Pd che, anzicchè chiedersi come mai non riesca a crescere elettoralmente, dopo un disastro biblico come l’ultimo governo Berlusconi, pensa di uscirsene con qualche furbata a gioco delle tre carte.
Peraltro, al posto dei dirigenti del Pd non saremmo poi così sicuri di vincere le elezioni, soprattutto se si arrivasse a primavera. C’è una strana aria: Il ritorno di Berlusconi non riesce a gonfiare le vele del Pdl che resta in crisi, ma c’è una massa di elettori di destra che non desidera la vittoria del Pd e dei suoi ed è alla ricerca di qualcosa di più decente del vecchio e impresentabile Cavaliere. Si comincia a parlare di lista Monti (anche se l’interessato, che sta studiando da inquilino del Quirinale, non vuol sentirne parlare), c’è il solito Cordero che di possibilità per ora non ne ha, ma che potrebbe confluire in una formazione più ampia, nell’ombra c’è sempre Passera, poi, se la cosa prende corpo, possono venire a ondate successive l’Udc, Comunione e Liberazione (che non ha più interesse a restare in un centro destra che non gli garantisce più la Lombardia), Scajola, Pisanu, Fini, Rutelli e –perché no?!- Fioroni, Renzi…

Anche se non tutti questi pezzi dovessero rispondere all’appello, potrebbe venir fuori un competitore credibile, anche perché il Pd deve vedersela sull’altro fianco con Grillo, Di Pietro, forse Vendo e questi trucchi da taccheggiatore d’autobus non aiutano, anzi…

Aldo Giannuli

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Aldo Giannuli

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Comments (30)

  • Caro Aldo il momento storico-politico che stiamo vivendo è grave e pericoloso. Mi sfugge in questo quadro l’obiettivo politico strategico o tattico di questo tuo scritto. E ho l’impressione che sfugga perfino a te. Tu sai meglio di me quanto pesi la parola scritta e come la parola scritta e pronunciata abbia in ogni caso degli effetti strategici e tattici, a volte calcolati da chi la pronuncia o da chi la scrive, a volte non calcolati. In ogni caso ce li ha, a prescindere.
    È evidente a tutti che con queste forze parlamentari (sia riguardo alla qualità sia riguardo ai numeri) è di fatto impossibile fare una riforma elettorale seria. Che fare? Mettiti nei panni di Bersani Aldo. Dirlo apertamente? Sarebbe un gravissimo errore tattico. Allora l’unica via è stare al gioco di questa finta volontà di riforma, di questa farsa che ha come obiettivo solo e soltanto fare in modo che il cerino resti in mano agli altri. È un po’ come il gioco del “ciapa no”. Si può non partecipare a questa manfrina. No che non si può, sarebbe un altro gravissimo errore tattico.
    Il PD vuole andare al governo, vuole prendere il potere. Criticabile questo obiettivo? Non credo proprio. È un partito che ha molti difetti, ma è l’unico che oggi merita di governare questo paese. L’ho dico serenamente, prescindendo dal fatto di essere iscritto e dirigente del PD. Che il PD faccia di tutto per crearsi le condizioni per governare veramente e una cosa che possiamo imputargli? Vogliamo ripetere l’esperienza dell’Unione e coprirci (tutti, tutta la sinistra, non solo il PD) un’altra volta di ridicolo?
    La politica non è un pranzo di gala. Ha come obiettivo la conquista del potere e poi la reale possibilità di gestione del potere.
    Non scherziamo per piacere, misuriamoci veramente con i compiti storici che qui e ora la politica ha di fronte, con le scelte concrete quotidiane, altrimenti stiamo facendo discorsi da bar, quelli dove tutti quanti credono di essere più bravi e competenti del commissario tecnico della nazionale o della squadra del cuore. È una sindrome diffusissima questa nell’epoca del narcisismo parossistico di massa, ed è il vero motore della crescita vertiginosa delle liste civiche e del populismo grillista.

    Con questo articolo tu Aldo di fatto ti sei iscritto al partito di quelli che voglio che «che nessuno schieramento “vinca” le elezioni, cioè abbia i voti per governare da solo», ti sei iscritto al partito del tanto vituperato Napolitano.

    Prova, provate tu e i tuoi proseliti (tra i quali ci sono anch’io) a fare il seguente esercizio di fantasia. Supponiamo che io sia un granello di sabbia, che il mio peso politico sia quello di un granello di sabbia, ma che io proprio in quanto granello di sabbia abbia il potere di fare muovere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra. Su quale piatto della bilancia deciderò di appoggiarmi? Ci vogliamo prendere questa responsabilità?
    A chi vogliamo affidare il governo del Paese per i prossimi 5 anni?
    Non trinceriamo dietro alla retorica demagogica e populista del “tanto sono tutti uguali” e quindi non vado a votare o voto Beppe Grillo perché c’è in Italia chi su questa posizione fa conto, e ci spera, e ci progetta e non sta dalla parte dei sostenitori della democrazia.

    Criticare la politica senza mettersi effettivamente nei panni della politica, senza tenere conto effettivamente delle regole del gioco politico (anche dello spariglio), senza tenere conto della totalità dei fattori in campo è un esercizio di criticismo dannoso.
    Una verità che non tiene conto della totalità dei fattori è una menzogna.
    È il criticismo, malattia infantile della sinistra, da cui sistematicamente e inesorabilmente deriva il frazionismo, che impedisce alla sinistra di governare l’Italia.

    • Caro David
      la scelta di un sistema elettorale corrisponde ad una visione delle democrazia, non si può essere un giorno maggioritari ed un altro proporzionalisti a seconbda di come gira il vento e di come sarebbe comodo fare. Io sono sempre stato un convinto proporzionalista e lo resto, e sono sempre stato favorevole alla preferenza (unica) e contro i collegi uninominali. Da questo punto di vista, la proposta che Pdl e Udc avanzano strumentalmente (soprattutto il Pdl, padre legittimo del porcellum) , pur non essendo una seria legge proporzionale, è meno inaccetttabile della porcheria che propone il pd
      Il Pd queste cose le ha dimenticate perchè nn ha più una strategia, non ha più una cultura politica ed un minimo di ideologia, è un gruppo di opportunisti che vuole solo andare al governo per sistemare sè stesso ed un po’ di amici. Che un partito aspiri ad andare al governo è legittimo e naturale: i partiti sono fatti per questo, per la competizione fra diverse leadership politiche, ma questo non significa che conquistare un governo debba essere un bene in sè. Andare al governo va bene, ma per fare cosa? Per continuare nell’agenda Monti e nell’esecuzione degli inutili diktat della Bce e soci? e dove starebbe la differenza rispetto all’esistente? Perchè
      dovrei darmi da fare per vedere Brsani al posto di Monti e di Berlusconi e Veltroni al podsto di Passera? Ma chissene frega!
      Il Pd non esprime alcuna apprezzabile differenza di cultura politica dagli altri e nemmeno dal punto di vista della moralità mi sembra messo molto meglio (Penati docet). Questo non vuol dire che ai miei occhi tutti siano uguali: dal mio punto di vista i dirigenti del Pd sono ancora più spregevoli degli altri, perchè Pdl, Lega ed Udc chiedono i voti della destra per fare una politica di destra, mentre il Pd chiede i voti di sinistra pr fare una politicxa di destra.
      Non so se il Pd vincerà le prossime elezioni francamente ne dubito molto, sicuramente non lo farà con il mio voto che non andrà nè a lui nè alla sua coalizione. Io sono disponibile solo per una sinistra di opposizione per cui posso votare una coalizioone Di Pietro-Sel (anche se non penso che sia quel che ci vorrebbe), posso, posso disperdere il mio voto su una lista di estrema sinistra di pura protesta (come il Pcl per intenderci), alla disperata, votare Grillo se proprio non mi si offre altro o posso astenermi se proprio nessuno è votabile. Di Rifondazione non dico perchè dò per scontato che ilsulla scheda non ci sarà il suo simbolo.
      Il Pci era un grande partito che ha aviuto tanti demeriti ma anche moltissimi meriti. Il Pd è solo una cricca di profittatori di regime.

  • Temo ci sia confusione in merito alla legge costituzionale del 2000 (governo Amato II) e successivo referendum.
    A quanto sono riuscito ad accertare, la riforma era del Titolo V della Costituzione (maggiore autonomia agli enti locali e territoriali). Il referendum si è tenuto nel 2001 ed approvò la legge.
    http://it.wikipedia.org/wiki/Referendum_costituzionale_del_2001
    http://www.parlamento.it/parlam/leggi/01003lc.htm
    Invece quella che fu bocciata nel 2006 fu la riforma cosiddetta “del Premierato”.
    http://it.wikipedia.org/wiki/Referendum_costituzionale_del_2006_in_Italia
    Ritengo francamente improbabile che le voci di Wikipedia (che definisce quello del 2001 “il primo referendum costituzionale in Italia) siano inesatte.

    • Esatto, la legge costituzionale del 2000 (governo Amnato) era riferitya al titolo V della Costituzione ed il mio ricordo è imperfetto: votò meno del 50% credo, ma trattadosi di un referendum di ratifica costituzionale fu ugualmente valito
      Quello del 2006 è altra cosa e riguardava, fra l’altro, il federalismo.
      Inceve, se la memoria non mi ingatnna, credo che quello del 2000 sia stato l’unico referendum di ratifica costituzionale ma verificherò

  • forse la situazione è ancora più complessa: infatti sembra che bersani non sia interessato alla modifica del porcellum, preferendo invece andare con questa legge, mentre i “pro monti” del pd sono per una svolta proporzionale che garantisca ingovernabiltà da parte delle coalizioni politiche e quindi un monti-bis. d’altra parte con questa legge elettorale bersani – se non nella realtà, almeno nella sua mente – ha molte possibilità di diventare premier. mentre in una larga coalizione non conterebbe più una cippa e acquisterebbero potere e visibilità quelli che da sempre hanno mostrato aperture a destra, come veltroni e il nipote di letta. il pdl sembra interessato a una legge proporzionale, ma sembra soprattutto interessato al fatto che questa legge non si faccia ora, dato che anche in questo caso ci sono divisioni: i pro monti, oltre che per il modello greco nella legge elettorale, sono, anzi sarebbero stati (visto che penso non se ne faccia nulla), per elezioni entro fine anno con legge elettorale nuova, situazione greca eccetera. forse bersani sa che al pd converrebbe votare ora con questa legge, ma ovviamente non se ne farà nulla, dato che non credo che vogliano sciogliere il parlamento per fare vincere bersani. e poi c’è la legge sull’elezione diretta del presidente della repubblica, che mi sembra pura fantascienza, e che mi sembra un segnale che in realtà non volgiano fare nulla, dato che con le leggi elettorali quando tutti alzano la posta proponendo riforme costituzionali partigiane e incondivisibili, spesso significa che in realtà non c’è la benchè minima intenzione di cambiare nulla e devono mascherare tutto con un ipertrofismo dialettico dal valore meramente performativo. riguardo all’italia dei carini, il progetto è pronto, abbiamo pure i neoliberisti alla boldrin che vogliono fare i politici, c’è pure quello con la barba e i vestiti strani che si chiama come un cane e probabile candidato premier (corona ha già detto che voterebbe giannino, attenzione). sono anch’io convinto che in un clima del genere, in cui il core business del pd è diventato quello di allontanare i suoi elettori ed il pdl sembra clinicamente morto, un nuovo arrivo potrebbe prendere molti voti ad entrambi. il problema del pd è che dovrebbe dividersi, ma al suo interno manca la volontà politica di farlo, come manca la volontà di mettersi d’accordo tra le correnti, a parte quando si tratta di nominare la moglie di qualcuno, of course.

    in una situazione del genere il mattarellum sarebbe stato sicuramente una soluzione migliore. una legge un pò schifosa, ma che in fondo sarebbe stata l’unica cura possibile, dato che avrebbe permesso la cosiddetta governabilità, un termine che da quando c’è il porcellum ci siamo scordati cosa significhi. e in effetti queste leggi che fanno credere di trovarsi in un contesto bipolare mentre poi producono maggioranze strane e ingestibili sono la peggiore situazione possibile perchè attraverso questi premi di maggioranza i partiti non sentono tanto il bisogno di allargare la base, dato che l’ampio numero di partiti garantisce loro una relativa sicurezza.
    almeno col mattarellum sarebbero stati obbligati a stare in coalizioni e avrebbero potuto persino fare a meno di casini…

    l’unica cosa che mi lascia perplesso è questa categoria del montismo che secondo aldo ci impesterà come una iattura raggiungendo livelli berlusconiani. io credo che il concetto andrebbe disambiguato e distinto nei suoi fattori base: da un lato abbiamo la coalizione pd-pdl-udc che lo sostiene, politicamente invendibile ma che sta tentando di barare per vincere, dall’altro abbiamo questa figura del “tecnico”, del “banchiere” che è riconducibile alla figura dell'”imprenditore”, solo dotata di meno carisma; dall’altro abbiamo l’imposizione estera di un capo di stato credibile per i mercati eccetera. ecco, dei tre punti il primo e l’ultimo mi sembrano impresentabili a un qualsiasi elettorato, mentre il secondo mi ricorda molto un’altro imprenditore che ha fatto il politico per una ventina d’anni. e in questo senso paragonato con berlusconi, monti impallidisce: se il primo è riuscito a farsi votare da un gran numero di italiani, il secondo per fare attività politica può sperare solo nel voto dei deputati, dei senatori e dei presidenti della repubblica che lo sostengono. monti funziona bene con le classi dirigenti, ma il resto degli italiani lo considera un alieno. quindi direi che mario non ha la statura per inaugurare una linea politica che porta il suo nome. trovo invece preoccupanti i presupposti che hanno portato alla sua elezione e che gli portano i sostegni ogni giorno. ma non lo chiamerei montismo. semmai cacciarismo o lettismo, ma non montismo, dato che quest’ultimo è l’espressione coerente della politica che questi due prototipi del politico sciocco ed animato da istinti antisociali perseguono da anni.

  • Il suo articolo riflette esattamente quello che il PD sta tramando riguardo alla legge elettorale per garantire lunga vita parlamentare a tutti loro!
    Non sono del mestiere ma ho sempre votato sinistra (pds compreso!)ma mai per il PD.
    Da quel poco che conta ho la sensazione che il PD potrebbe subire alle prossime elezioni una grave emorragia di voti.
    Nell’ambito del mio giro normale di conoscenze tanti votanti PD hanno deciso di abbandonare Bersani e la sua banda.

  • Aldo, io non sono un genio, ma penso di avere una quantità di intelligenza e preparazione culturale diciamo discrete o forse solo sufficienti. Se è vero quello che tu dici, «il PD è solo una cricca di profittatori di regime» allora io sono un deficiente. Da anni lavoro in questo partito mettendo una quantità di tempo spropositata e pure del denaro. Ho convinto 80 persone a prendere la Tessera del PD e a questo punto devo cominciare a pensare di essere un delinquente politico?
    L’alternativa invece potrebbe essere che il tuo giudizio è quantomeno ingeneroso.

    • Non sei un deficiente e non sei un criminale, ma sei uno dei tantissimi che credono in questo partito che ha una base di sinistra ed un gruppo dirigente di destra e di profittatori. E’ un euquivoco che bisogna sciogliere.
      Il mio giudizio troppo ingereroso? Ho fatto troppi sconti al Pci-Pds-Ds.-Pd, ora basta. L’appoggio al governo Monti è la classica goccia che fa traboccare tutto

  • Caro David, io credo ti sia sfuggito qualcosa negli ultimi 18 anni.
    Il PD e’ stato complice e parte attiva nel lento colpo di stato Berlusconiano.
    Quali esponenti tra i vertici fossero arruolati in questo tipo di lavoretti e quali no non lo sapremo mai.
    PD e PDL, sullo scacchiere geopolitico, sono la stessa squadra.

    Sveglia.

  • Da sempre sostengo che il PD con i suoi topi d’apparato (apparato che ormai non ha più senso, perchè non c’è più nessuna ideologia in quel partito) si sia intestato il ruolo che aveva il psi della gestione craxiana: disinnescare il progressismo in Italia.

    “il Pd chiede i voti di sinistra pr fare una politica di destra”. Mi pare una bella sintesi.

    La situazione incredibile del quadro politico italiano è che c’è un vuoto proprio nella posizione dove servirebbe un soggetto politico in grado di dire la sua. Si passa direttamente dal catto-paraculismo del PD di Fioroni-LettaMinor-D’Alema e Veltroni ad un inverosimile e poco appetibile sinistra estrema che odora fortemente di muffa.

    Manca proprio quel segmento socialista/socialdemocratico (autentico) che potrebbe fare tanto male alle classi dominanti in questo paese e tanto bene per rafforzare l’asse europea anti neoliberista (con Hollande, dato che la Francia+l’Italia, insieme, non sarebbero proprio trascurabili nei rapporti di forza e nella politica continentale)

    A questo punto Vendola dovrebbe avere il coraggio di non abbandonare Di Pietro e di disinnescare a tutti i costi l’alleanza del PD con Casini. Se non ci riesce, deve denunciare apertamente, come ha fatto Di Pietro, la assimilabilità del PD agli altri partiti di regime. Ma temo che non succederà. Ho letto delle dichiarazioni sconfortanti in tal senso, nelle ultime ore: che invitavano Di Pietro ad abbassare i toni. Roba da matti!

    Se le cose prendono il verso che si intravede, mi sa che Grillo – con tutti i sui difetti – si è guadagnato il mio voto.

  • mah, in effetti era da un pò che non sento gente così convinta di votare il pd, mi ricorda molto il passato. io a dirla tutta avrei anche tollerato la parteciapzione al governo monti, se essa fosse stata fatta solo per responsabilità e non associandosi alle politiche di destra e alle scelte nepotiste del governo. ma appoggiare monti senza dire cosa si farebbe se si fosse al governo mi sembra molto più grave, significa non avere nessuna idea ed essere supini ad ogni capriccio di casini. e infatti è proprio questo ciò che mi indigna: l’alleanza con casini è una mostruosità contro natura che per quanto mi riguarda farà si che non voterò nulla che sia alleato a casini. io forse con il pd sono stato anche più generoso di aldo, dato che un paio di voti disgiunti alla camera glieli ho dati, e avrei votato volentieri vendola, ma con casini non se ne parla, e ora devo scegliere tra di pietro e grillo, che mi fanno uno spiù schifo dell’altro, oppure non voto. e tutto questo grazie a voi del pd, ma per favore, vergongatevi, avete rovinato un paese, ha ragione aldo, siete peggio di berlusconi, lui perlomeno fa cose di destra per quegli imbecilli degli elettori di destra, il pd è un partito che sta sistematicamente contro gli elettori di sinistra, e avete sabotato ogni possibilità che la sinistra contasse qualcosa in italia, per fare gli serbini del cognato di clatagirone, che schifo. ma come si fa a prendere le difese di un partito così assurdo, che su molti temi è pure più a destra di fini? se il pd voleva governare si teneva di pietro e vendola, e aveva la maggioranza assicurata.

  • …hanno addirittura imposto lo sbarramento per le elezioni al Parlamento Europeo, per completare la pulizia etnica… ora propongono collegi con doppio turno… cioè credono che magari uno al primo turno vota PCL e poi al secondo turno per non favorire “le destre” lo da a loro…

  • David Arboit, occorre cogliere l’aspetto positivo di questo articolo. Uno storico che apparentemente non si rende conto di certe situazioni, getta una differente luce sulla credibilità del catastrofismo letto negli interventi passati (non sono uno dei nuovi lettori richiamati dal Passaparola, tengo a precisare). Insulti oltre il giustificabile all’agire del Pd (con l’ormai classico buffetto alla maggioranza eletta Pdl-Lega), e la contemporanea accondiscendenza verso il partito dei Casaleggio (secondo partito italiano, di cui non solo è ignota la posizione in materia di legge elettorale, ma restano misteriose anche le procedure con cui sceglierà i candidati fra pochi mesi), ci dicono che il mondo è salvo. L’Italia forse no, ma gli scenari più cupi si dissolvono un pochino.

  • @ sollievo: atteggiamento sciocco e intellettualmente disonesto, quello di dare dei grilli ai propri avversari, quando basterebbe leggersi due righe per capire che si tratta di accuse infondate. ma il punto è che si tratta di una strategia non solo perdente, ma anche facilmente autoingannatoria, sia perchè non potete sostituire il nemico grillo al nemico berlusconi e pretendere che per gli italiani siano gli stessi. e poi mi parlate della casaleggio e vi mettete con caltagirone e cuffaro? ma in che pianeta vivete? senza contare che il ragionamento “visto che a giannuli non piace il pd ciò che dice è falso” ha forse qualche problema idraulico. vergongna, mi state costringendo a votare grillo, ovvero a toccare il punto più basso della mia attività civica, ma che scelta c’è? votare casini e cuffaro o berlusconi? ma per favore, vergongatevi almeno voi dato che il nipote di gianni letta non sembra in grado di farlo, impegnato com’è a distruggere la sinistra italiana per conto dello zio

  • Francesco Acanfora

    Una coalizione PD-UDC-SEL e’ pensata apposta per perdere voti, a sinistra perche’ non contera’ stavolta l’effetto trascinante del “tutti insieme a sinistra”, a destra perche’ non ha niente da offrire, anzi promette di togliere al popolo delle partite IVA e delle piccole aziende. Naturalmente il gruppo dirigente del PD lo sa perfettamente, e sa di andare a una riedizione del governo Monti, con le elezioni passate indenni, il PDL rimpicciolito, Vendola con qualche decina di deputati invece di Bossi.

    E’ chiaro che la discussione sulla legge elettorale e’ una manfrina per accelerare l’arrivo alle urne in autunno, sono d’accordo su questo con le conclusioni che trae Aldo. Penso che tutte le persone che hanno a cuore questo paese dovrebbero chiamare il cose con il loro nome, e denunciare l’obiettivo della prosecuzione del governo della depressione economica, dell’arretramento democratico, e dell’arricchimento della casta dei politicanti alle spalle di chi lavora e produce.

    Metterli con le spalle al muro su grandi ideali rischia di essere controproducente e fare il loro gioco, che e’ buttarla a chiachiere, pardon a narrazioni. Occorre costringerli a parlare di cose concretissime, con domande estremamente precise su singole e minuscole questioni di soldi, di diritti, di sperperi, di corruzione, di inefficienza, di lavoro.

  • Un pensiero buttato li’:

    Il ragionamento, che tutti noi abbiamo fatto almeno una volta, di votare il meno peggio tra i due schieramenti che hanno reali possiblita’ di produrre il futuro premier per non ‘sprecare’ il voto e’ un ragionamento tanto sciocco quanto, se vogliamo, antidemocratico.

    Chi si riconosce in un movimento, anche microscopico come I radicali ad esempio, deve vootare quello. Il voto non va sprecato (anche perche’ un voto conta un voto!). Votare il PD soltanto per ‘non far vincere’ il Berluscotto di turno e’ esattamente il tipo di bodone che ci hanno propinato per vent’anni di (anti)berlusconismo e che, a ben vedere, era nel programma di Gelli e degli amici di Nixon: due grossi schieramenti che fanno finta di combattersi.

  • A proposito di Pd-Pdl… dopo il crollo dell’Unione Sovietica, chiedo allo storico, in iItalia non si sarebbe dovuta attuare una reale emancipazione dagli accordi di Yalta e co.? Le pesanti limitazioni alla sovranita’ nazionale, forse giustificabili ai tempi della guerra fredda, non sarebbero dovute essere riviste?
    Se cio’ fosse avvenuto credo che ne avremmo delle tracce molto chiare, o sbaglio? Invece a me risulta che, dopo la caduta del muro, in Italia ci siano stati una serie di terremoti (stragismo, tangentopoli, maxiprocessi) che hanno avuto come risultato 18 anni di Berlusconi. Allora ci chiediamo… quanto di nazionale e quanto invece di ‘geopolitico’ c’e’ nelle misere vicende italiane?

  • Analisi insuperabile, per quanto riguarda le beghe suscitate dalla legge elettorale.
    Condivido in pieno il giudizio sulla cloaca-partito pd, ed ho apprezzato molto lo smascheramento di Napolitano, che manovra per dare continuità – contro il paese – alle politiche euromontiane.
    Il consenso e la ricerca del consenso non contano più nulla, solo il redivivo Berlusconi può crederci ancora …
    Aggiungo soltanto una breve considerazione a latere: se udc e pd possono permettersi di ipotizzare una candidatura Monti, da loro sostenuta(!) – riproponendoci per intero, nei prossimi anni, lo scenario delle manovre depressive e delle “spending review” – significa che il voto è talmente manipolato ed imbrigliato che l'”opinione degli elettori” non conta più nulla.

    Saluti

    Eugenio Orso

  • comunque sembra che la legge elettorale stia per passare, e che vendola abbia confermato il fatto che si vuole suicidare politicamente facendo il piccolo diliberto. la cosa mi mette un pò di tristezza in effetti, ma va considerato che teoricamente, con questa legge senza coalizioni forse dovremo iniziare a vedere le cose in un altro modo, dato che in effetti non ha più senso per nessuno dire con chi si vuole alleare. e sotto questo aspetto forse di pietro lo sa benissimo e anche per questo si è tenuto le mani libere da tutto e tutti, sapendo che in effetti i veti del pd sono una cosa senza senso, dato che alla fine dei giochi non sarà di pietro a chiedere i parlamentari che gli mancano per fare il suo governo, ma bersani. le alleazne infatti si faranno dopo, e credo che il primo tentativo potrebbe essere quello di bersani di aggragare di pietro e vendola, e il secondo dei pro monti di aggregare pdl e udc. certo, potrebbe anche essere il contrario, ma in fondo il segretario è ancora bersani, e sembra evidente che vuole provarci a fare il premier. d’altra parte pensare a di pietro che mentre discutono per togliere le coalizioni dalla legge elettorale sia così fesso da proporre una coalizione a grillo. secondo me gli vuole solo rubare un pò di elettori, e i sondaggi in effetti confermano.

    @andrea: appunto perchè bisognerebbe votare il partito che più si avvicina a rappresentarci nascono i problemi: se per amor degli alleati baciapile il programma del partito che ti rappresenta un pò meglio degli altri subisce delle ingerenze esterne e cambia verso destra, è logico che iniziano a sorgere dei problemi ed è necessario anche guardare altrove. ma mi rendo conto che quando non ti rappresenta nessuno (e per quanto mi riguarda è così per grillo e di pietro, che presentano aspetti difficilmente digeribili) la cosa più sensata potrebbe essere quella di non votare o di apporre la canonica fetta di mortadella sulla scheda elettorale. ma in realtà non mi sono mai astenuto dal voto (figuriamoci, ho persino dato un voto disgiunto a veltroni: e se ho votato lui posso votare anche un cane al prossimo giro) e mi sembra difficile che mi asterrò adesso, sebbene forse non sarebbe una cattiva idea.

  • Alcune osservazioni.

    Non andremo alle elezioni in autunno, non ci sono più nemmeno i tempi tecnici.

    Ai toni astiosi noi del PD siamo abituati e quindi ci fanno un baffo. Il PD è il nemico numero uno di tutti: della destra perché è naturale che sia così e della sinistra perché si tratta sempre di portare via qualche voto. Siamo passati attraverso gli anni Settanta dove i toni contro il PCI erano ben più che aspri e i giochi e le forze in campo straordinariamente più potenti e feroci. E dell’estremismo infantile anti PCI degli anni Settanta ha già fatto giustizia la storia.

    Sì, perché il PD è l’unico vero erede del PCI. E qui mi vedo già qualche rivoluzionario da blog rotolarsi a terra dalle risate, e che mentre ride pensa “ma questo è proprio scemo”. Peggio per lui.

    Sostegno al governo Monti. Il PD è venuto a patti con il Pdl, stanno insieme in maggioranza, e con il circo Barnum della grande finanza mondiale; questi ultimi sono proprio quelli che, come ci insegna Aldo, con assoluta indifferenza e sprezzo dell’umanità intera hanno giocato al gran gioco della speculazione internazionale, sono i signori senza scrupoli della guerra finanziaria mondiale permanente, i teorici della distruzione creatrice, del darwinismo sociale, di cui il fratello muratore Monti è uno dei rappresentanti e portavoce. Ma solo lui era in grado di patteggiare con questi uno “state buoni se potete”. E su tutto questo in termini di voti abbiamo pagato e pagheremo un prezzo. Ma vale quello che ha detto Bersani: prima di tutto l’Italia. E se per evitare di andare in rovina c’è da fare un patto con il diavolo, lo si fa, al di là delle chiacchiere che si fanno scrivendo sui blog ci sono delle scelte concrete da fare, ci sono delle responsabilità da prendersi. La politica è calcolo e ogni scelta politica presenta degli svantaggi e dei vantaggi.
    Lenin non si prese a suo tempo i soldi del Kaiser. Non vale il detto ogni nemico del mio nemico e mio amico? Non vale il detto divide et impera e cioè dividi lo schieramento dei tuoi nemici?

    Alleanza con l’UDC. C’è un aspetto pratico: per governare servono i numeri. E per governare un paese come il nostro nella situazione in cui si trova servono buoni numeri. Su diritti civili e altro ci sono differenze abissali? Verissimo. Ma dei diritti civili qui e ora a chi frega qualcosa? Qui c’è bisogno di lavoro e di salario. Allora si tratta di parlare di lavoro, lavoro e ancora lavoro. Si tratta di evitare con astuzia le mine dei temi e dei problemi dei diritti civili o dei valori cristiani irrinunciabili che sicuramente qualche provocate di sinistra, evidentemente sul libro paga della destra, cercherà di sollevare sistematicamente, cosa che sta già accadendo. Da settembre in poi chi tenterà di mettere al centro dell’agenda politica i diritti civili è sicuramente sul libro paga della destra (sono oltre tutto temi trasversali che confondono le acque e impediscono di vedere la differenza destra/sinistra).
    Si tratta invece di parlare di capitale e di lavoro e su questo è necessario trovare un compromesso con il centro, mettersi al tavolo della trattativa con il centro, al quale il capitale ha dato la rappresentanza politica, e portare a casa qualcosa. Perché a chi è senza lavoro importa che quelli di sinistra portino a casa qualcosa, il massimo possibile, e che sia roba concreta, roba che si mangia, le chiacchiere su che cosa è la sinistra stanno a zero.

  • David, suvvia non siamo sciocchi.
    in Italia PD e PDL rispondono agli stessi centri di potere molto forti e molto ben organizzati che operano con giochini finananziari, infiltrando da decenni i media e le classi dirigenti. Fin quando c’era la guerra fredda e la paura del comunismo ok. Ora basta. Dovete decidere se volete un’Italia ancora a sovranita’ limitata, governata un paio di decenni da un ex P2, ora da un dirigente di Wall Street, domani da qualche centrista finto-progressista in perfetto stile Obama, oppure se volete un’Italia a piena sovranita’, che assieme al resto dell’europa provi a costituire uno dei centri del mondo post impero americano.
    Tu mi parli di UDC… basta… Fate 2+2 una volta per tutte.

  • @David Arboit (ma soprattutto al Prof. Giannuli)
    Credo che il PD oggi stia compiendo scelte simili a quelle che compì Nenni qualche decennio fa, nel momento in cui abbandonò la politica frontista per scegliere la strada dell’autonomia dal PCI (che fu però di strategico legame con la DC). Che cosa successe poi, oggi lo conosciamo bene e possiamo inquadrarlo ormai in una prospettiva storica. Purtroppo non sono uno storico e cerco di fare ciò che posso, con il rischio di sbagliare. Nei primi anni Sessanta, la stagione dei governi di centrosinistra coincise con quella di notevoli miglioramenti nelle condizioni dei lavoratori italiani, che ebbero una pietra miliare alla fine con lo Statuto dei lavoratori del 1970. Non so quanto fu merito del PSI o quanto delle condizioni storiche generali e soprattutto delle lotte intraprese. Il PSI ebbe però uno scarso riconoscimento in termini di voti e proseguì verso la strada che portò l’autonomista Craxi a vincere il congresso del Midas nel 1976. Dopo alcuni anni, impiegati da Craxi per liberarsi di tutti i suoi avversari interni, specialmente dei più capaci, il PSI andò al governo e portò avanti una delle politiche più antisocialiste che si possano immaginare, perfettamente in linea con le nuove mode neoliberiste che giungevano dalla Gran Bretagna della Sig.ra Tatcher e dagli Stati Uniti del Sig. Reagan. Una politica fatta di attacco alla scala mobile, indebitamento senza controllo, inflazione a due cifre, che consentì alle imprese meno competitive di tirare a campare finanziate dalla diminuzione del potere di acquisto dei lavoratori per poi trovarsi definitivamente fuori gioco quando la distanza in termini di competitività dalle altre imprese era diventata incolmabile. Durante l’epoca di Craxi il PSI raggiunse il suo massimo storico sia in termini di consenso elettorale, sia soprattutto in termini di potere contrattuale verso gli altri alleati di governo. Ma perse la sua identità: non aveva più nulla a che fare con i valori della Sinistra ed era del tutto incapace (giustamente) di attirare consenso nelle classi lavoratrici progressiste ed oneste che costituivano il suo naturale riferimento. Il resto della storia è noto: cambiati i tempi, caduto in disgrazia l’unico vero leader rimasto, il PSI si ridusse a lottare per arrivare all’1%. E questo 1% scarso è il dato ormai stabile di tutte le elezioni. Il tutto in un contorno di scissioni e migrazioni dei politici socialisti principalmente verso Forza Italia. Ricordiamo che l’esperienza dei partiti Socialisti e Socialdemocratici in altri Paesi ha quasi sempre portato a ben altri esiti. Temo che vedremo questo copione ripetersi anche per il PD. Per ora siamo nella fase in cui il PD governa ora con la destra (il PdL) ora, a livello locale, anche con ciò che è rimasto della Sinistra: esattamente come faceva Craxi negli anni Ottanta. Non è poi un mistero che forse appartenere al PD possa qualche volta dare qualche vantaggio per chi cerca lavoro o per chi si trovi a concorrere per acquisire qualche appalto. Anche negli anni Ottanta chi era in quota PSI si trovava spesso avvantaggiato rispetto ad altri che potevano contare solo sulla loro competenza e preparazione. Quanto alla questione morale, i casi Penati, Tedesco e simili ricordano i primi problemi del PSI come quello del caso Teardo, per chi lo ricorda ancora. E per ora la rilevanza del caso Penati sui mezzi di comunicazione è molto simile a quella che ebbe allora il caso Teardo. Forse non è molto lontano il tempo in cui vedremo gli eredi del PCI (e della Sinistra DC) lottare per raggiungere l’1%. Per il PSI si dovette attendere la fine di un momento storico, il collo del muro di Berlino, che paradossalmente consentì al PCI di trarre benefici ben maggiori di quanto non fu per il PSI. Resta da chiedersi chi prenderà a sinistra il posto ormai lasciato vuoto. Al momento vedo ciò che di positivo caratterizzò una grande tradizione spegnersi senza lasciare alcuna eredità, come fu per il meglio dell’esperienza socialista. Vedo invece tutto il peggio che fin dall’inizio accompagnò l’esperienza del PCI rimanere saldamente in sella: arrogante superficialità, stalinismo più o meno strisciante spesso accompagnato dalla negazione dell’evidenza, centralismo democratico vuoto di contenuti alternato ad anarchia assoluta, giochini fratricidi tra correnti e altro di cui è meglio tacere.
    Mi piacerebbe sapere che cosa pensa il Prof. Giannuli di quanto ho appena scritto. Grazie per aver resistito fin qui.

  • Marco, perdonami, ma non dire sciocchezze sui centri di potere. Prova, provate, proviamo a mettere sotto la lente d’ingrandimento la questione Unipol-Fonsai. Sarà una caso? Oppure due indizi fanno una prova? Chiedo ad Aldo di cercare fonti informative su questo. Possibile che per tutte le aziende italiane sia possibile progettare e realizzare un’espansione (vedi Unicredit, vedi Intesa San Paolo e altri) ma alla Unipol no? Possibile che appena Unipol progetta e sta per realizzare un’iniziativa di crescita aziendale scoppia un caso giudiziario, magari fondato su carta straccia fasulla? Quali centri di potere hanno fatto fallire l’affare BNL-Unipol mettendo in luce trucchi contabili che tutti realizzano normalmente ma che nessuno negli altri casi contesta mai? Sono gli stessi gruppi di potere che voglio fare abortire l’affare Unipol-Fonsai?

    Concordo, da storico divulgatore, con l’analisi di Davide Cardinali, e mi auguro che per il PD non finisca come per il Craxismo. E la speranza che non finisca in quel modo più che sulla moralità e coerenza ideale delle persone (basta guardare a sinistra del PD e si vede quanto su questo principio si può contare) si fonda sulla ineludibile forza delle cose, sulla forza del movimento reale. Non dimentichiamo che Craxi va al potere (anni Ottanta) quando a livello mondiale sboccia, fiorisce, e matura e dilaga in modo inarrestabile quel neoliberismo che solo da pochi anni ha cominciato a scricchiolare. E scricchiola non per la buona volontà delle persone, e non di certo perché un gruppo di intellettuali combattivi abbia voluto fare una battaglia critica feroce, controcorrente e senza esclusione di colpi (la maggioranza degli intellettuali si vende al poter dominante per denaro e per narcisismo) ma perché una crisi micidiale ha fatto emergere delle contraddizioni.
    Guardando avanti, nel movimento reale sono venute a maturazione contraddizioni che impediscono le squallide derive opportunistiche di tipo craxiano.

    Devo dire che il dibattito su chi è veramente di sinistra, su quanto si è di sinistra, e gli esami di “sinistra” risale agli anni Settanta e ha attraversato costantemente tutta la storia politica del PCI-PDS-DS-PD. Anzi si può dire che sia iniziato con la svolta di Salerno (Togliatti, 1944) quando si discuteva sui compromessi del compagno Togliatti con la democrazia borghese capitalista (ma anche della la ratifica costituzionale del concordato, dell’amnistia ecc.) per poi proseguire con l’operaismo del filone Tronti-Panzeri-Negri. Da qualche parte c’è sempre un Pietro Secchia che punta il dito e dice “traditore, venduto, io sono più comunista (di sinistra ecc.) di te”. Oppure il gioco al massacro che manda tutto in vacca è iniziato ancora prima quando con la nascita dei partiti comunisti i partiti socialisti democratici sono stati etichettati come servi sciocchi del capitale. E questo dibattito sul tema di chi è veramente di sinistra, chi fa veramente l’interesse del proletariato ha prodotto danni micidiali. I socialdemocratici tedeschi finirono nei lager di Hitler proprio come i comunisti e Mussolini in Italia non fece distinzioni di sorta.
    Stupisce che questo esercizio retorico del “test di qualcosa” non sia ritenuto dai più, ben che vada, inutile e stucchevole.
    È che non si è mai creduto veramente nell’unica affermazione politica di Karl Marx: «Proletari di tutto il mondo unitevi». E si è proceduto esattamente per la via opposta: ci si fa l’un l’altro l’esame di vero comunismo, e oggi di vero esser di sinistra, e ci si divide sempre e continuamente. Basta vedere gli idioti di Sinistra critica che siccome Rifondazione non è abbastanza comunista si sono fatti la loro nicchia. Si divideranno ancora tra loro perché anche fra loro continueranno a farsi tra il test di comunismo. È questa un’attività diabolica nel senso etimologico e metaforico della parola (dal greco dia ballein).

    Abbiamo idee diverse ma smettiamola di farci l’esame l’un l’altro. Per la sinistra c’è una sola via: l’Unità in un partito, e questo è possibile solo nel e con il PD che è l’unico Partito vero e consistente presente oggi in Italia. Tutto il resto è chiacchiera sterile e scetticismo peloso che in genere sono il paravento di pigrizia, incapacità di agire, volontà fiacca, debolezza morale, inettitudine. Il lavoro politico è una tessitura lunga e difficile che richiede pazienza, volontà d’acciaio, intelligenza e un investimento in termine di ore e sacrificio colossale.

  • Condivido moltissimo di questo articolo ed in particolar modo l’afflato di un sano proporzionalismo che mancava da tempo. Mancava perché negli ultimi 20 anni abbiamo iniziato a pensare e ci hanno voluto far credere che il sistema elettorale fosse il peggiore di tutti i mali e la causa di ogni guasto della politica italiana. Il sistema elettorale è uno strumento, ovviamente fondamentale, che cela dietro sé alcuni valori fondanti del nostro modo di intendere la politica. Il sistema proporzionale è un modello che privilegia la rappresentanza e fotografa il paese consegnandoci un Parlamento speculare alle scelte dei cittadini ed è per me la cosa migliore. Non a caso i padri costituenti lo intesero come sistema ideale e la nostra Costituzione, come ben ricordato, nasce e si fonda sul fatto che Camera e Senato vengono eletti in modo proporzionale. Diversamente ogni sistema maggioritario-uninominale che ci troviamo di fronte è fondato sul dare il primato alla governabilità. E’ fondato sul fatto che vada trovato qualche strano stratagemma o algoritmo con cui trasformare in maggioranza ciò che maggioranza non è ! Ma la governabilità può essere un valore ? Per il sottoscritto ovviamente no ! Inoltre trovo che dal referendum del ’93 ad oggi sia sopravvissuta fin troppo la favola per cui il sistema dei collegi uninominali darebbe:
    1) maggior potere decisionale ai cittadini e non alle segreterie di partito
    2) riduzione del numero dei partiti
    3) la scelta diretta al popolo del governo ed anche una maggiore stabilità di quest’ultimo
    Non una di queste tre promesse fatte già da Segni e Occhetto durante il post-tangentopoli ha retto alla prova dei fatti.
    Nei collegi uninominali ci siamo sempre trovati i candidati scelti dalle segreterie di partito che spartivano i collegi sicuri (blindati ed un po’ meno) nell’ottica di formare un parlamento che rappresentasse le loro esigenze. Candidati che nulla avevano a che fare con un certo territorio venivano catapultati dalla Lombardia alla Toscana oppure dalle Marche alla Sicilia per fare solo qualche esempio. I partiti in Parlamento si sono moltiplicati perché si viene eletti con una lista, ma poi si formano gruppi rappresentativi di altre realtà una volta che si è senatori e/o deputati. Infine i governi nascono nel momento in cui vi è accordo tra i partii che lo formano e poi muoiono quando questo accordo viene meno. Non è dimostrabile che un governo nato da un Parlamento eletto in un modo o in un altro sia più stabile oppure meno durevole. Il primo esecutivo Berlusconi nel 1994 durò circa 10 mesi e si formo dopo le prime elezioni tenutesi con il sistema dei collegi uninominali e quindi con un sistema elettorale prevalentemente maggioritario.
    Il Porcellum è ovviamente un abominio, ma credo che il ritorno ai collegi sarebbe ancor peggio. Penso che nei mesi scorsi, vi sia stata una seria possibilità di cambiare le cose ed in modo positivo, ma venne affossata in maniera energica dal PD. Si trattava del referendum di Passigli che chiedeva 4 cose fondamentali:
    1) l’abolizione del premio di maggioranza
    2) un’unica soglia di sbarramento
    3) il ripristino delle preferenze
    4) l’eliminazione della dicitura del candidato premier sulla scheda elettorale
    Abbiamo visto tutti come è finita. Il Partito Democratico, e soprattutto la corrente con Veltroni (un vero Re Mida alla rovescia) e Parisi, hanno invece opposto a questa proposta il referendum Morando, che proponeva il ritorno ai collegi uninominali. Fortunatamente la Corte Costituzionale nello scorso mese di gennaio bocciò i quesiti non permettendo di celebrare quel referendum nati solo per contrastare i 4 quesiti sopra citati e senza alcuna possibilità di passare il vaglio della consulta. Quindi il Partito Democratico continua impenitente a piegare o a voler piegare la legge elettorale a proprio uso e consumo. Sarebbe veramente ora di finirla !

  • Scusa David hai ragione, non esistono centri di potere enorme, e non esistono nemmeno apparati occulti. Anzi guarda: Washington non ha nemmeno un servizio segreto e se lo ha il budget sara’ giusto qualche migliaia di euro. Non esistono infiltrati hai ragione, la p2 era solo una cricca di furbetti e l’Italia ha sempre deciso tutto da sola.

  • ps
    Il caso Unipol lo guardero’ non lo conosco.
    Personalemnte credo che, sebbene la magistratura sia generalmente migliore della classe politica, anche all’interno di essa esistano mele marce.

  • Marco, non farmi più scemo di quello che già sembro in quanto tesserato del PD. Se ci capitasse in mano la lista di quelli che sono sul libro paga dei servizi (i molti servizi USA) ci capiterebbe di lanciare almeno un paio di Hooooooo! di meraviglia. Il primo perché ci potremmo trovare alcuni di quelli che non avremmo mai neanche supposto lontanamente, il secondo perché non riusciamo a trovare quelli che avremmo scommesso un braccio che c’erano.

  • Ecco infatti, secondo me occorre una riflessione sullo stato di salute della democrazia in Italia, sullo stato di salute dei media in italia, e sul grado di penetrazione di tali ingerenze. La guerra fredda e’ finita da trent’anni…

    Purtroppo i giornali fanno gli gnorri su questi temi, tutto e’ inquadratto sempre e solo sotto l’ottica nazionale. Si sono scritte milioni di pagine sui rapporti tra stato e mafia, tra Berlusconi e mafia, di Berlusconi come ex p2…ecc. ecc.
    Si evita sistematicamente ad esempio di menzionare che la p2 rispondeva alla Cia secondo diversi processi ed inchieste importanti di giornalismo investigativo (tg1, Bbc ecc.). Idem per il lungo capitolo di tutta la storia dei rapporti tra Cia e mafia, dallo sbarco in sicilia fino alle stragi del 92, passando forse per l’omicidio Mattei.
    Sia chiaro: e’ tutta roba che si legge sui libri o in vecchie inchieste giornalistiche, ma che viene per incanto ignorata in modo sistematico dai nostri giornalisti contemporanei, perfino quelli che si dichiarano piu’ indipendenti (travaglio e santoro ridicolizzano questi temi)…

    Io mi occupo di tutt’altro e francamente la politica mi interessa fino ad un certo punto, tuttavia dopo un po’ di letture di storia contemporanea sono molto perplesso riguardo a questi temi. Dunque spiegatemi voi che siete piu’ addentrati: sbaglio o il teatrino della politica italiana e’ parecchio piu’ eterodiretto di quanto la rappresentazione di esso lasci trasparire?

  • Non si finisce mai di imparare dalla vita. Esistono ancora persone che credono che il PD sia diverso dal PDL solo perchè gli manca una L; ma sopratutto che dedichino gratuitamente il loro tempo a questa banda di mediocri scalatori di poltrone. “Compagno, tu lavori, io magno” è il grido di battaglia del PD.
    Ho sempre votato a sinistra, voterò Grillo per demolire i PD senza o con la L.

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