Le ragioni che contrastano l’introduzione del negazionismo come reato
Con piacere ed interesse segnalo questo documento dei giuristi Emanuela Fronza e Alessandro Gamberini che ritornano sull’introduzione del reato di negazionismo.
Le ragioni che contrastano l’introduzione del negazionismo come reato
di Emanuela Fronza e Alessandro Gamberini
1. Premessa
La proposta di introdurre nel nostro ordinamento il reato di negazionismo ha preso spunto, in questi giorni, dalla morte di Erich Priebke, il boia che scelse i prigionieri da giustiziare alle Fosse Ardeatine, avvenuta l’11 ottobre scorso. Aspre polemiche sono state suscitate dal video testamento del mai pentitosi gerarca nazista e dalla gestione, nei giorni successivi, dei funerali e degli spostamenti della salma (della quale è stata peraltro resa segreta la destinazione finale). A chiudere la settimana che ha suscitato forti emozioni nell’opinione pubblica è arrivato il 16 ottobre, 70° anniversario del rastrellamento del Ghetto di Roma. In questa stessa giornata é stato così proposto, in Commissione Giustizia del Senato in sede deliberante (S. 54), un disegno di legge con cui si inserisce nell’art. 414 c.p., oltre ad una aggravante delle forme di apologia e istigazione, una fattispecie autonoma che punirebbe “chi nega l’esistenza di crimini di guerra, di genocidio o contro l’umanità”1. Un dispaccio dell’ANSA (del 16 ottobre) recitava: “la proposta di legge per l’introduzione del reato di negazionismo è “un merito del nostro Parlamento. E sono convinto che verrà presto completato l’iter di approvazione”. Lo dice il capo dello Stato Giorgio Napolitano lasciando la sinagoga per la commemorazione dei 70 anni dal rastrellamento nazista di Roma”.
Non é la prima volta che si propone di introdurre nel nostro ordinamento il reato di negazionismo: un tentativo recente risale al disegno di legge Mastella del 20072 per il quale sopravvenne la fine della legislatura provocandone la decadenza. L ́Italia non contempla ad oggi una fattispecie ad hoc di negazionismo3 a differenza di molti ordinamenti europei quali, ad esempio, quello tedesco, francese, spagnolo o belga4. Anche l ́Unione Europea conferma tale linea di tendenza: una Decisione Quadro (2008/913/GAI) del Consiglio, del 28 novembre 2008, chiede, infatti agli Stati membri di adottare le misure necessarie affinché siano incriminate e punite “l’apologia, la negazione o la minimizzazione grossolana sia dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra quali definiti sia agli artt. 6, 7 e 8 dello Statuto della Corte penale internazionale” [art. 1, c. 1, lett. c)], sia “dei crimini definiti all’articolo 6 dello Statuto del Tribunale Militare Internazionale, allegato all’accordo di Londra dell’8 agosto 1945” [art. 1, c. 1, lett. d)], “dirette pubblicamente contro un gruppo di persone o un membro di tale gruppo, definito in riferimento alla razza, al colore, alla religione, all’ascendenza o all’origine nazionale o etnica, quando i comportamenti siano posti in essere in modo atto ad istigare alla violenza o all’odio nei confronti di tale gruppo o di un suo membro”. I motivi enunciati nelle varie occasioni a sostegno dell’introduzione di una simile norma sono ormai noti. Si evidenzia l’allarme suscitato dall’offensiva negazionista e revisionista, e, più in generale dal fenomeno razzista, si sottolinea la necessità di un diritto alla verità e alla giustizia per le vittime, dato il carattere offensivo che hanno tesi che mettono in discussione l’esistenza e la gravità di crimini come il genocidio o quelli contro l ́umanità, si mette in evidenza la straordinarietà di eventi tragici, quali la Shoah. La memoria di simili atrocità e la necessità di tutelare i diritti umani sono elementi che appartengono alla nuova identità europea (a ibadire solennemente la soluzione di continuità rispetto alle complicità che supportarono la Germania nazista nello sterminio). Ciascuna delle considerazioni sopra riportate è certamente condivisibile, ma la domanda che occorre porsi è se lo strumento adeguato alla tutela dei valori primari in gioco possa essere rappresentato da una norma che preveda una pena per chi si faccia portatore di affermazioni contraddittorie con la detta verità storica. Non rischiamo piuttosto per tentare di tutelare dei valori fondanti di metterli in contrapposizione tra loro?
aldo giannuli, alessandro gamberini, emanuela fronza, erich priebke, negazionismo

leopoldo
è ovvio che l’opinione non è un reato, anche se campata in aria o esalta atti di sterminio o difende personaggi che partecipano a gruppi che comettono omicidi (alba dorata,SA,SS).
l’obbiettivo per introdurre una norma del genere sarebbe colpire le organizzazioni future che si costituiranno come protesta contro l’€uro e l’attuale sistema pud€.
Giorgio
Legge Mastella ?
Ma si tratta di quel tale che faceva telefonate strane al Quirinale ?
MAURIZIO BAROZZI
Tutti questi panegirici ed elucubrazioni mentali, lasciano il tempo che trovano. La questione è semplicissima: fermo restando il fatto che non dovrebbe essere consentito a nessuno di insultare, deridere o inneggiare ad una tragedia, vera, vera solo in parte oppure non nei termini in cui è stata descritta, come quella che ha coinvolto il popolo ebraico durante il periodo bellico, ad ogni storico o ricercatore storico, deve essere ASSOLUTAMENTE garantita la possibilità di ricerca, di revisione, di approvazione, di negazione o di contestazione di quanto riportato dalle cronache o dalla storiografia corrente e comunemente creduto.
Lo storico deve avere il diritto di contestare e di sbagliare. Egli deve avere il diritto e la possibilità di produrre studi per i quali, secondo lui, per esempio, quelle camere a gas non erano utilizzate per sopprimere gli ebrei: vero o sbagliato che sia. Starà ad altri storici contestarlo, correggerlo, anche deriderlo se il caso, con apposite controdeduzioni e documentazioni, ma la libertà di opinione e di espressione, deve essere garantita.
Ci si inventi quello che si vuole, le elasticità delle leggi sono rinomate, ci si appelli pure a tutti gli “inviti” dell’Europa, ma se si viene a impedire questa libertà di opinione e di espressione si uccide la Storie e non si parli mai più di regime democratico.
Queste sacrosante argomentazioni dovrebbero essere difese e gridate a voce alta proprio da quegli storici, ricercatori storici, giornalisti ed opinionisti, che sono invece convinti dalla storiografia sterminazionista.
Mi come in queto caso è vero il detto di Voltaire: “Disapprovo ciò che dici, ma difenderò alla morte il tuo diritto di dirlo”.
Germano Germani
Pusillanimi e meschini i reiterati tentativi degli sterminazionisti, di introdurre una legge che riporterebbe l’Italia, in pieno medieovo,è miserabilmente fallita.La richiesta dell’istituzione di un nuovo tribunale della sacra inquisizione,con i roghi pubblici delle streghe revisioniste, colpevoli di fornicare con il diavolo (leggi il male assoluto il nazifascismo)è per l’ennesima volta sparita come neve al sole.L’industria holywoodiana della shoah,come è stata definita dal docente universitario, figlio di una coppia di sopravvisuti ad Auschwitz, Norman Filkenstein è destinata a fallire entro un breve periodo.Che conclusione trarre da tutto cio? Semplice e alla portata di tutti:non morire idioti; studiando,leggendo,documentandosi.
Negazionismo: articolo sull’ipotesi di trasformarlo in un reato e sul rapporto che avrebbe con l’ordinamento italiano
[…] (Via Aldo Giannuli) […]
giandavide
mah continuo a pensare che si tratti di un’occasione mancata. mancata non certo per il giusto impegno degli storici, ma per le scarse capacità dei nostri legislatori. infatti trovo che il punto più condivisibile sia il 2.5, in cui si discute delle divergenze tra questa legge e la legge quadro ue. ma francamente non sono d’accordo con il campanilismo che ne consegue quando si scrive: ” l´assenza di una ipotesi delittuosa autonoma può persino costituire un vanto del nostro ordinamento e dell’impianto di garanzie che assistono la libertà di manifestazione del pensiero nel nostro testo costituzionale”
in italia anche la cancellieri è libera di fare uscire dal carcere la ligresti senza che nessuno le dica niente, i leghisti sono liberi ad incitare all’odio verso gli africani senza che nessuno faccia niente, ma non mi sembra che per queste libertà date a qualcuno in italia ci sia più libertà che in francia o in germania, nè che le loro accademie siano meno libere delle nostre. io continuo a pensare che in italia ci vorrebbero anche leggi migliori, che prevengano degenerazioni della democrazia verso l’autoritarismo (pericolo secondo me sempre presente), mentre invece noto che con questo quadro legislativo il primo borghezio che passa ha la stessa dignità di un hobsbawn. secondo la prospettiva leibniziana dei redattori deltesto sarà una gran bazza,ma devodire che non mi sento nel migliore dei mondi possibili…
Simone
e se io volessi vendere sterco?
e se volessi impiantare la mia attività sotto l’abitazione del signor Germano Germani?
si dirà che l’olezzo della mia merce potrebbe infastidire l’involontario vicino. Poco male: il diritto alla libera impresa non può essere limitato dalla sensibilità olfattiva di chissà chi.
MAURIZIO BAROZZI
SI NOTI: ci sono centinaia e centinaia di testi e studi di storici e ricercatori storici che mettono in dubbio o negano la Shoah, o meglio ancora affermano che le prove addotte per attestare l’Olocausto non sono valide o non sono sufficienti. E si tratta di storici e ricercatori storici, tranne rarissimi casi, non affatto di destra o neonazisti, anzi tutt’altro. E non c’è in solo testo di questi storici che irrida o inneggi a qualsivoglia sterminio!! Ma affrontano la materia da un punto di vista tecnico e scientifico oltre che storico ovviamente. Non entro nel merito se sono testi validi o veritieri, non mi interessa, dico che ci sono e vanno rispettati.
Altrimenti cosa faremo con tutti questi testi? Sequestreremo quelli nelle librerie, magari anche quelli che molti hanno in casa avendoli regolarmente comprati? E poi cosa faremo, li bruceremo in piazza o più vigliaccamente li manderemo agli inceniritori?
IN OGNI CASO TUTI COLORO CHE HANNO STRILLATO E INVEITO CONTRO I ROGHI DI LIBRI ”MARXISTI O GIUDAICI” CHE AVVENNERO NELLA GERMANIA NAZIONALSOCIALISTA, COSA FARANNO ADESSO: RESTERANNO ZITTI, NASCONDENDOSI DALLA VERGONAGNA O FARANNO DELLE MARCE LIBERTARIE?
Io per oltre 30 anni ho condotte ricerche sul mistero della morte di Mussolini e oggi posso asserire, con un minimo di prove, che non venne ammazzato il pomeriggio a Giulino di Mezzegra come la vulgata recepita anche nei libri di scuola attestava. E questo mi è stato possibile perché ero libero di ricercare, confrontarmi, verificare, studiare, parlare. E così dobbiamo tutti rimanere, su ogni argomento storico: sia esso l’assassinio di Kennedy o l’11 Settembre, Piazza Fontana o la strage di Bologna, Nerone o Giulio Cesare. La verità è sempre una sola e non è di parte, non è bella o brutta, consolante o entusiasmante, è la verità e basta!Nessuno può impedire di trovarla e raccontarla.
Germano Germani
Approvo ovviamente parola per parola ciò che ha scritto Barozzi. I paragoni di giangiavide, come al solito sono comprensibili solo a se stesso, ma soprattutto di Simone sono da respingere al mittente,perchè nulli sotto ogni profilo.Qui molto semplicemente per aggiustare il tiro di Barozzi, ricorderò Alfred Hitchcoch il noto regista cinematografico,maestro dei films horror, fu incaricato dalle autorità, di girare dei brevi filmati nei lager tedeschi, subito dopo la capitolazione del Terzo Reich.Solo dei sprovveduti possono pensare che si sia trattato di coincidenza o di solo scelta per denunciare lo sterminio dei sei milioni di ebrei, mentre in realtà era propaganda di stile holowoodyano.L’OSS (la CIA dei tempi della seconda guerra mondiale)aveva instituito una branca speciale che si occupava di guerra psicologica, uno dei suoi membri fu l’ebreo fugito dalla Germania in USA, il celebre sociologo Herbert Marcuse, che divenne il “guru” della protesta studentesca nel 1968 in quasi tutte le università dell’occidente.Nulla avviene per caso,poi si sa che la verità è la prima vittima della guerra.E’ stolto rimanere ancorati, dopo settanta anni, ancora ai miti prefabbricati, durante il secondo conflitto mondiale,dalle sezioni speciali della guerra psicologica.Abbiamo un solo dovere, non morire idioti:leggere,documentarsi,studiare.
MAURIZIO BAROZZI
Arafat ha sempre dato l’impressione, più che di un guerrigliero, di un venditore di tappeti. Ma come spesso accade nella Storia, nell’immaginario collettivo di tutto il popolo palestinese martoriato, era divenuto, a torto o ragione un simbolo, un mito, la cui sola presenza cementava il popolo e gli infondeva la speranza di continuare a lottare in qualche modo. Chia aveva interesse e necessità di annientare tutto il popolo palestinese, dissolverlo nel tempo, è ovvio che lo doveva assassinare in qualche modo.
MAURIZIO BAROZZI
Scusate: il commento sopra esposto su Arafat non era per questo Sito, ma per un altro socialnetwork.
Ecco il commento per questo Sito:
@Simone, la tua uscita è ridicola e fuori luogo.
Siccome non solo io, ne altri qui, ma la nostra Costituzione e la carta dei diritti dell’uomo, assicurano la libertà di opinione e di espressione (ce le attestano anche il nostro senso civico e umano) abbiamo posto come un diritto la ricerca storica, tu rivolti la frittata e dici: allora visto che c’è il diritto di impresa io potrei avere diritto di vendere sterco sotto l’abitazione di Germani. E no, caro, perché il diritto di impresa non deve ledere o danneggiare gli altri, o creare problemi alla società come invece sarebbe la tua impresa con sterco da vendere sotto le abitazioni.
La ricerca storica, la verità invece non possono ledere nessuno, non possono portare offesa a nessuno.
La stessa comunità ebraica, sarebbe danneggiata o offesa se il ricercatore storico inneggiasse allo sterminio, ne deridesse i morti, o altre infamità del genere. Non, se va a vedere, capire e riferire, a torto o ragione, come sono veramente andate le cose, perché quella è verità storica.
E bada io ho sostenuto, in contradditorio con un tizio, che anche ammettendo che la Shoah fosse una menzogna, dovrebbe sempre essere reato, deriderla o insultarla. Costui invece sosteneva che se la Shoah è falsa, non sarebbe reato, offenderla. Ed invece per me dovrebbe essere ugualmente reato, perché, a parte l’indiretto insulto, tutta una tradizione, bene o male che sia, vero o falso che sia, c’è tutto un immaginario collettivo che l’ha sempre attestata, e quindi non si possono offendere coloro che vi credono. E’ come se si andasse a offendere uno che crede in Dio perché tanto non è dimostrabile che Dio esiste. Quello però ci crede, fa parte del suo bagaglio religioso e affettivo e quindi non può essere insultato.
Ma la sola ricerca storica, la ricostruzione di una certa verità non può essere offensiva, anche se nega una vicenda a cui tutti credono. Se per assurdo uno scienziato dimostrasse con prove certe che Dio non esiste, la sua relazione non potrebbe essere offensiva. Potrebbe essere contestata, ma non criminalizzata.
Per esempio, da Norimberga in avanti si asseriva che gli oltre diecimila ufficiali e sottoufficiali polacchi eliminati con un colpo alla nuca e scoperti nel 1943 a Katyn, erano stati assassinati dai tedeschi, che poi fecero la false flag di scoprirli e addebitarli ai sovietici.
Per anni gli storici hanno scandagliato quell’argomento e molti avevano capito che invece erano stati proprio i sovietici gli assassini. Le loro ricerche, pubblicate su varie riviste e in qualche libro, difformi dalla vulgata convenzionale, non potevano offendere la memoria dei poveri morti. Per concludere: dopo la “caduta del muro”, gli stessi documenti sovietici hanno attestato che ad assassinare quei militari erano stati proprio i sovietici. O ancora sappiamo che ci sono stati alcuni casi, specialmente in Russia e in Polonia, di convogli di ebrei, compresi donne e bambini, che furono fucilati dai tedeschi, un vero genocidio. Sono casi comprovati che anche gli storici revisionisti ammettono. Quindi come vedesi la verità storica non è né bella, né brutta, non deve ne consolare né entusiasmare, è la verità e basta.
paola sala
ma come si definisce reato di negazionismo, quale cornice legale permetterebbe ad un giudice di mandare un galera (come succede ora in germania e francia) un individuo per il semplice fatto che metta in dubbio l’esistenza delle camere a gas? La cosa mi ricorda molto la questione del ‘reato di clandestinita’ per cui si manda in carcere qualcuno solo perche’ il suo status e’ quello di essere illegalmente residente in un paese, quindi solo fuffa per rassicurare gli stolti. Spero che quei pezzenti in parlamento si ravvedino e non facciano passare una simile menata che metterebbe, oltretutto, in pericolo la ricerca storica
MAURIZIO BAROZZI
Leggo e apprezzo le posizioni prese dagli storici, ma mi chiedo cosa dice il mondo giudiziario, i magistrati.
Vorrei ricordare agli immemori le lotte delle correnti di sinistra, MAGISTRATURA DEMOCRATICA IN TESTA CHE CI FURONO NEGLI ANNI ’60 per cambiare certe leggi oppressive.
Rammento il 29 aprile 1971 la conferenza stampa di alcuni giudici di Magistratura democratica, i quali proponevano un referendum per abrogare i reati di opinione previsti dal codice penale.
E ADESSO CHE SI VUOLE REINTRODURLI AGGRAVANDOLI NESSUN MAGISTRATO DICE NIENTE?!
Simone
Maurizio ti ringrazio per la pazienza nel rispondere a quella che evidentemente voleva essere una boutade.
Partiamo dal principio che lo storico serio è di per se revisionista. In particolare lo studio di eventi/movimenti/personaggi ha senso se si ha qualcosa di nuovo da proporre rispetto alla storiografia consolidata.
Tornando al tema del negazionismo mi viene invece in mente la posizione di Bobbio quando prende in considerazione l’unica forma accettabile di intolleranza, ovvero l’intolleranza verso gli intolleranti.
Personalmente credo, e spero, che molte delle norme che oggi regolano la nostra vita un domani, non troppo lontano, verranno superate da un sistema valoriale che le renda di fatto inutili.
La scelta di proibire ex lege, magari minacciando pene, non è mai pienamente efficace, ma ignorare le derive che certi abusi della libertà raggiungono mi pare peggio.
MAURIZIO BAROZZI
Si Simone, hai ragione, ma il problema deve partire dalla libertà di opinione, di ricerca storica, ecc. Su tutta la Storia, perché niente è acquisito per sempre, niente è immutabile o non revisionabile. Turro il resto è secondario è può essere affrontato in vari modi. Per esempio si mandino in galera e si butti via la chiave chi inneggia, insulta o esalta l’olocausto. Ma non chi eventualmente, a torto o ragione, lo nega.
Qui sopra ho messo un commento dicendo dove sono quei giuristi che si battevano per la libertà di opinione e negli anni ’60 volevano appunto cambiare i codici? Eppure questo articolo sul quale mettiamo i commenti, è scritto da due giuristi, ma io ho postato ugualmente il mio richiamo, perché l’articolo più che altro considera i problemi e le incongruenze che la legge sul negazionismo potrebbe creare, non afferma con decisione, se non en passant, la libertà di opinione.
Tameka D. Mayer
La storiografia non ha mai riconosciuto nel negazionismo un interlocutore credibile, ed anzi lo vede come un discorso antiebraico che recupera e rielabora paradigmi antisemiti di fine Ottocento inizi Novecento. I negazionisti presentano le loro tesi come ‘scientifiche’ e prive di finalità politico-ideologiche, così come facevano certi antisemiti di un secolo fa che declinavano le loro dottrine antisemitiche in forma di scienze naturali. La pubblicistica negazionista comincia a diffondersi nel 1948 in Francia, ed il testo che origina questa corrente è Nuremberg ou la terre promise dell’intellettuale collaborazionista Maurice Bardèche, edito per la prima volta in Italia nel 1949 per i tipi di Longanesi con il titolo I servi della democrazia.
MAURIZIO BAROZZI
Le osservazioni di Mayer sono inconsistenti.
1. La storiografia (ma chi è poi fisicamente?) non deve riconoscere interlocutori, ma solo analizzare e studiare certe risultanze, per condividerle o rigettarle, in tutto o in parte. Addirittura, nelle ricerche storiche, ci sono a volte stati personaggi sconosciuti che hanno prodotto documenti e prove tali da ribaltare credenze storiche accettate da secoli.
2. Il revisionismo (e parlo di revisionismo, non di negazionismo, termine che si vorrebbe finalizzare alla sola Shoah, ma questo per Legge è tecnicamente impossibile e quindi coinvolgerebbe ogni ricerca storica su tutti i genocidi e i crimini dell’uomo) non centra nulla con l’antisemitismo, né quello cattolico fine ottocento, né quello fascista, per il semplice fatto che gli storici revisionisti, quelli seri non i cialtroni: A) non lo condividono; b) non lo hanno mai teorizzato o praticato. Mi risulta poi che, addirittura, per ragioni libertarie, ci sono state case editrici di sinistra che hanno pubblicizzato le opere revisioniste.
3,. Le risultanze storiche da sempre vengono poi evidenziate da politici, fazioni ideologiche o altro: tutti vorrebbero essere immuni da peccati o crimini. E’ ovvio quindi che fazioni o partiti che si rifanno ad una certa aerea cosiddetta “neofascista”, tengono a ricordare le tesi revisioniste. Dopo piazza Fontana non avvenne forse, e giustamente, che tutta l’area di sinistra, evidenziava e riportava le tesi e le inchieste che indicavano le destre quali responsabili di quell’attentato e non gli anarchici?
Ma tutto questo, l’uso che si fa di certe risultanze storiche, è indipendente dagli storici che hanno prodotto quelle risultanze. Semmai la Leggi punisca chi pratica l’antisemitismo.
Ma, per concludere, ancora una volta si aggira il problema e il problema vero, determinante, è uno solo: deve esistere o non esistere la libertà di poter indagare, studiare e riferire su un determinato avvenimento storico, sia pure tragico e con molte implicazioni emotive e affettive come la Shoah?
Germano Germani
E’ recentissima l’assoluzione del professore Roberto Valvo, insegnante in un liceo artistico romano dall’accusa di aver contestato la sohah, compresi i relativi viaggi obbligatori degli allievi ad Auschwitz. Ancora una volta gli sterminazionisti battono in ritirata e tornano a leccarsi le ferite nella loro cuccia.Si apprende poi che la Corte costituzionale ha respinto l’ennesima richiesta di risarcimento di danni nei confronti della Germania, da parte di un reduce dai campi di prigionia. In Italia esistono ancora dei magistrati integerrimi, che non si lasciano intimidire ne condizionare dal “politicamente corretto”. Non siamo per fortuna giunti a un livello di barbarie e di persecuzione che vige in altri paesi! Sono segnali di buon auspicio per tutti gli uomini liberi.Mi auguro che la lezione sia servita ampiamente per gli sterminazionisti e i loro reiterati tentativi di censura e di persecuzione, ma forse mi illudo.