Le fragilità del M5s
Non c’è dubbio che il M5s abbia avuto un successo senza precedenti: anche Forza Italia, alla sua prima presentazione, con il favore delle televisioni berlusconiane e nel pieno della disfatta della prima repubblica, si fermò leggermente sotto (24%) l’attuale risultato del M5s (25%), che aveva incomparabilmente meno mezzi a disposizione. E’ uso italico salire sul carro del vincitore per cantarne l’elogio. Personalmente sono sempre stato di avviso diverso: essere molto aperto verso i movimenti nascenti, respingendone ogni criminalizzazione, ma diventare ben più critico nel momento in cui si affermano. Non faccio eccezione per il M5s, verso il quale ho mostrato interesse ed apertura fra la fine del 2011 e tutto il 2012 (come si potrà facilmente verificare scorrendo indietro le pagine) ma verso il quale sono assai più critico oggi, dopo il suo successo. Ho l’impressione che tanto i dirigenti quanto gli attivisti del movimento siano stati presi da una sorta di “ubriacatura da alta quota”, che sollecita infondate sensazioni di onnipotenza e non fa vedere i molti punti deboli del movimento. Lo dico sine ira et studio, come puro osservatore che riconosce al movimento molte potenzialità positive ma osserva anche le fragilità che lo insidiano.
Il primo punto debole è proprio l’eterogeneità del consenso messo insieme dal M5s che, come tutti sappiamo, ha attinto tanto a destra quanto a sinistra. Nulla di male in questo ed anche abbastanza normale in un movimento che, alla prima volta, ha un successo così marcato. Anche il Pci, nel 1946 ottenne di colpo il 20% circa (nelle elezioni del 1924 aveva avuto il 3,74%) e necessariamente mise insieme il suo successo pescando fra vecchi elettori socialisti massimalisti, riformisti, repubblicani, persino anarchici, ma anche un bel pezzo di giovani fascisti di sinistra e non pochi spoliticizzati, che reagivano alla guerra voluta dal fascismo, votando per il partito più spiccatamente antifascista. Poi, il Pci, perse una parte di quei voti ma ne aggiunse di nuovi e, soprattutto, seppe amalgamare quella armata Brancaleone, facendone un blocco elettorale e sociale omogeneo e compatto che resse agli attacchi della Dc e dei suoi alleati per oltre 30 anni. Ma, il Pci aveva una forte identità politico-culturale, un mito come quello sovietico alle spalle, una struttura di quadri ed attivisti che formava in continuazione, una marea di pubblicazioni, una fortissima irradiazione territoriale, una robusta cintura di associazioni di fiancheggiamento (ad iniziare dal sindacato).
Tutte cose che mancano al M5s, che non ha alcuna pubblicazione, oltre il materiale web, che ha una rete debolissima di circoli territoriali, che non ha alcun apparato di quadri ma solo un pugno di attivisti, ha una identità politico-culturale molto vaga e non ha associazioni fiancheggiatrici. Un confronto per capirci: nel 1946 il Pci sfiorava i 2 milioni di iscritti ed ebbe 4.300.000 voti, cioè quasi 2 voti per iscritto, negli anni successivi il rapporto si modificò, ma non si andò mai oltre un rapporto di 1 a 8.
Il M5sm ha avuto 8 milioni di voti e, se non erro, vanta circa 250.000 adesioni web, il che significa già un rapporto di 1 a 32. Ma occorre tener presente che gli attivisti sul territorio sono molto meno e che anche alle famose “parlamentarie”, hanno partecipato 20.000 persone (che non si capisce come abbiano prodotto 95.000 voti, visto che ciascun elettore aveva 3 preferenze), dunque, il rapporto è di 1 a 400. Che non mi pare un dato tranquillizzante.
Certo: quello era un altro mondo ed oggi le cose stanno molto diversamente, per cui risulta difficile pensare al modello di partito di insediamento sociale che fu il Pci. Però, il fatto che oggi le cose funzionino in modo assai diverso, non è detto che sia un vantaggio per il M5s ed invece non rappresenti un problema in più.
Il secondo punto di debolezza è appunto la vaghezza della sua cultura politica e la rarità dei documenti di riferimento: a parte i famosi “20 punti programmatici” (che assemblano cose molto diverse fra loro), ed il “non statuto”, non si conosce altra produzione che abbia valore di testo di riferimento.
E questo si accoppia all’esplicito rifiuto di ogni ideologia che, in realtà, si rovescia in una tacita ideologia populista con contaminazioni neo liberiste ed un pizzico di xenofobia (il riferimento è alle dichiarazioni di Grillo in materia di immigrazione). Ma del populismo del M5s parleremo in una occasione prossima.
Il terzo punto, strettamente connesso al precedente, è l’assenza di una linea politica definita, sostituita dalle “grida” (anche dal punto di vista del volume) di Grillo contro la classe politica, senza che a questo si accompagni alcun particolare approfondimento dei temi agitati, pochi o molti che siano. Con l’ulteriore conseguenza di non poter articolare alcuna “tattica”, liquidata sprezzantemente come “tatticismo”, per la semplice ragione che non si conosce il significato proprio della parola tattica e la sua funzione in politica.
C’è poi un altro punto molto delicato (e siamo al quarto): la totale mancanza di democrazia interna e di coerenza fra proclamazioni e prassi. Il M5s invoca la pubblicità di tutto e manderebbe in diretta on line anche la vita privata di ogni persona con una carica politica, ma osserva la più rigorosa opacità sul suo dibattito interno. Rimprovera agli altri partiti mancanza di democrazia interna, ma chiunque manifesti il più lieve dissenso dal Grillo-pensiero è espulso in quattro e quattro otto, senza alcuna garanzia, per decisione diretta ed inappellabile del Capo (che, peraltro, nessuno ha eletto e non ha alcuna scadenza di mandato). Denuncia i partiti che mandano in Parlamento cortigiani e cortigiane, ma poi pretende che i suoi parlamentari siano muti come pesci e non si esprimano in nessun modo. Roba da far impallidire il più ferrigno centralismo burocratico, non dico del Pci, ma del Partico del Lavoro della Nord Corea!
C’è poi la questione Casaleggio: non ho nulla contro il fatto che un tecnico possa svolgere anche un ruolo politico e, se il movimento lo ritiene, possa avere un ruolo dirigente, ma mi spiegate perché non si è fatto eleggere parlamentare? Grillo sappiamo che non si candida per quel suo precedente penale (a questo punto direi superato dopo tanti anni), ma Casaleggio non risulta che abbia avuto neppure una multa per infrazione stradale, e allora? Sarebbe stato tutto più chiaro e lineare se al posto di Crimi o della Lombardi ci fosse stato lui, e tanto più in un movimento che non ha organismi dirigenti, ma solo gruppi parlamentari e consiliari.
Questo, però, rimanda all’ultima e più insidiosa questione: quella dell’ assoluta inadeguatezza del personale politico del M5s. Da questo punto di vista, Grillo ha le sue ragioni per tappare la bocca più che può ai suoi deputati perché ogni volta che la aprono non sai che fesseria verrà fuori. Non mi riferisco solo alla totale mancanza di cognizioni economiche, costituzionali, sociologiche ecc, ma proprio ad un minimo di fondamenta culturali. L’ultima esternazione da cabaret è stata quella dell’on. Massimo Baroni, inviato nientepopodimeno che all’incontro con l’Ambasciatore Usa il quale ha testualmente detto (“Corriere della Sera” 3 aprile 2013 p. 10): “Abbiamo sottolineato che nel nostro movimento non ci sono intellettuali e quando loro hanno fatto il nome di Fo abbiamo fatto notare che non è un intellettuale perché ha scritto “Mistero Buffo” dove dà la voce alla gente comune”.
Dal che si deduce che l’on. Baroni (scusi: il cittadino…) ritiene che:
1. non avere intellettuali nelle proprie fila sia motivo di vanto da rivendicare
2. gli intellettuali sono sempre e solo cortigiani che devono negare la “parola alla gente comune”
3. quindi, che chi lo fa non è un intellettuale anche se ha avuto il Premio Nobel per la letteratura
4. che “Mistero buffo” è un pezzo di teatro che serve solo a “dare la parola alla gente comune” e non ha altri pregi artistici
Direi che ci sono più cazzate che parole e scusate se, per una volta, uso un termine un po’ volgare. Che un intellettuale (io preferisco dire un “lavoratore della conoscenza”) possa anche non essere un servo del principe, ma possa avere il compito di studiare soluzioni socialmente utili e di diffondere la conoscenza presso i ceti popolari, è cosa che al “cittadino” Baroni semplicemente non viene in testa.
So di stare facendo la parte antipatica (a me per primo) del professore usa la matita rossa e blu; a me non piace fare esami neanche all’università, ma ci sono momenti in cui non si può fare finta di nulla e sentire certe scemenze senza reagire. E qui abbiamo una tale serie di bestialità da capire che è inutile attendersi una qualche crescita da un personale politico così crassamente ignorante e così compiaciuto di esserlo.
Ormai il parlamentare grillino che spara sciocchezze come fuochi d’artificio sta diventando un cult di vignettisti, imitatori, comici e semplici internauti.
Sia chiaro: se la signora Maria che vende pesce al mercato di Trapani vuole andare in Parlamento, io, non solo non ho nulla in contrario, ma mi batterò sempre perché le sia riconosciuto questo diritto. Anzi, mi auguro un Parlamento con meno avvocati, burocrati e imprenditori e con più operai, precari, casalinghe e pensionati. Però, capiamoci. Questo può avvenire attraverso un processo di militanza e di acculturazione politiva; quello che non va bene, è il passaggio diretto dal banco del pesce a Montecitorio. E non va bene perché non funziona: la signora Maria si farà infinocchiare ad ogni piè sospinto da funzionari parlamentari, lobbisti, vecchi squali della politica, giornalisti furbi ed operatori di qualche servizio segreto. Non ci avevate pensato? E non funziona anche per un’altra ragione: che la signora Maria, che magari ha anche ottime intuizioni, non riuscirà a tradurle in azioni politiche (proposte di legge, emendamenti, discorsi, mozioni, voti, interrogazioni ecc.) dotate di un minimo di efficacia. Mi dispiace dirlo, ma non c’è altra strada.
Mi chiedo, ad esempio cosa faranno i parlamentari del M5s nelle commissioni parlamentari, di cui oggi richiedono a gran voce l’insediamento: le commissioni approvano circa 8-900 progetti di legge all’anno e ne esaminano qualche altro centinaio. Fra queste ci sono norme importanti di interesse generale, ma più spesso, norme di interesse locale o settoriale, di livello micro settoriale o anche semplicemente personale e, nel mazzo, ci sono un bel po’ di provvedimenti spinti da lobbisti, operazioni clientelari o di mero campanilismo. Sapranno distinguere le une dalle altre?
Inoltre, sapranno articolare le varie proposte del loro programma in testi di legge precisi e concreti? Per ora non abbiamo visto nulla e ci farebbe piacere leggere le prime proposte di legge del M5s.
Morale: il M5s deve sciogliersi e sparire dalla scena? Neanche per sogno, continuo a credere che possa svolgere una funzione molto positiva, ma solo se impara a riconoscere le sue pecche –senza arroganza e con molta umiltà- ed a correggerle, trasformandosi in un movimento politico non meno rivoluzionario di quello che ritiene di essere, ma più solido e meno confusionario di quanto non sia oggi.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, beppe grillo, m5s, movimento 5 stelle, partiti+, pci, populismo

Antonio Caputo
L’analisi è ineccepibile, sebbene alcuni punti e le conclusioni mi trovano in lieve dissenso. Le ragioni per cui Grillo tappa la bocca ai suoi non mi pare possano essere ricondotte al contenimento di fesserie dovute alla “mancanza di cognizioni economiche, costituzionali, sociologiche ecc, ma proprio ad un minimo di fondamenta culturali” dei suoi fedeli perché un esame attento di quello che dice e scrive Grillo (o chi per lui nel suo blog) non rivela una mente sopraffina riguardo quelle tematiche. Lui e Casaleggio saranno anche dei profondi conoscitori della comunicazione ma un caso studio eccellente per i linguisti che vogliano studiare la scissione del significato dal significante! Riguardo alla posizione nei confronti degli intellettuali, lei cita Baroni ma non cita gli atti che escono dalla sede del movimento alias blog di Grillo che danno la linea ai cittadini eletti in Parlamento. Probabilmente richiamare l’odio per gli intellettuali tra le categorie dell’ur-fascismo che Eco elencò tempo fa non è ideale se l’idea del post è quella di dare consigli ma per amor di verità si potrebbe fare anche uno strappo alla regola del linguaggio di mediazione! Infine la conclusione, neanche io voglio che il m5s si sciolga e sparisca e anche io ritengo che possa svolgere una funzione positiva ma non credo affatto che possa correggersi per diventare un movimento più solido. Al contrario penso che si scinderà e lo spero, proprio per dare avvio a quella dialettica che al suo interno è soffocata. Hegel non è passato invano neanche per loro, nonostante fosse un intellettuale!
Un saluto
Antonio
aldogiannuli
grazie Antonio
ci sono molte cose interessanti in quel che dice
mi manda il link delle “istruzxioni” che cita?
ugo agnoletto
Mi chiedo perché il PD, non avendo saputo cogliere il malcontento della gente, ha regalato voti al M5s. In altre parole da M5s non c’è da aspettarsi niente perché è un voto di protesta e basta. Direi furbo Grillo che ha saputo cogliere questa opportunità. Ma se si andasse a votare un’altra volta, è tutto da vedere.
elghorba
Carissimo Aldo, provo ancora a scrivere qui anche se dopo i tanti post eliminati (temo lo spam) ho perso entusiasmo. Parlo con assoluta umiltà e senza la spocchia di aggiungere nulla di significativo al tuo “necessarissimo” ragionamento. Vorrei solo pensare ad alta voce in questo spazio che vedo popolato da tante belle teste da cui so di poter solo imparare. Provo un certo disagio nel leggere, nelle tue come in altre analisi, il M5S come un monolite. In termini politici intendo e non in riferimento alla maldestra gestione del dibattito interno. Faccio un esempio banale: immaginiamo un luogo pubblico dove debbano prendersi decisioni importanti per la comunità. In questo luogo molti urlano, sbraitano, fanno versi per alzare la tensione emotiva, abbassare la soglia intellettiva, deviare l’attenzione, polarizzare il disagio, pilotare la rabbia. Intanto, grazie ad una innata o acquisita capacità multitasking, questi stessi o chi per loro, riescono a scrivere sul verbale di assemblea il da farsi assicurandosi che sia a loro congeniale. Trovandosi in questo concesso e volendo (anche per il fatto di essere sempre e solo danneggiati da tali decisioni e quindi senza particolare spinte ideologiche) osteggiare tale condotta, non rimarrebbe che levare grida ancora più alte e, giocando sullo stesso terreno dell’enfasi, dell’iperbole e della stessa prossemica, rubare la scena a questi pubblici malfattori per riportare un minimo di silenzio che consente anche alla pescivendola di Trapani di parlare. Non sarebbe una cosa bella da vedersi, certo. Sarebbe vedere galli che si azzuffano in un pollaio. Ma lei crede ci possa essere un altro modo di dissolvere un simile pandemonio? E’ chiaro che chi si elegge a tale ruolo di pacificatore suda, si fa rosso in volto, gli si rompe la voce, esagera nei toni e nei gesti. Mi sembra comprensibile. Ma intanto lui lo fa. Si imbarca in un’impresa che ha del titanico. Abbattere a parole fiondate un gigante di malaffare, malversazioni, inciuci. MA LO FA. Poi se nel pubblico luogo non c’è nessuno che, fatto il silenzio, sia in grado di alzare il ditino e prendere la parola, questo è un altro paio di maniche. Non è certo responsabilità del “silenziatore”. Ma almeno ci sarebbero le condizioni per poter riprendere a pensare il sociale, la politica, la res publica. Ora questo signore sta sbraitando ancora un pò, sputazzando ancora un pò, sudando ancora un pò. Ma solo perchè alcuni riottosi mestatori continuano a rumoreggiare anche se a bocca chiusa. Vogliamo fargliene una colpa?
stefano
Seguendo il tuo apprezzato ragionamento allora permettimi un elementare sillogismo: dovremmo dire che quelli che si sono fatti infinocchiare per decenni da lobbisti, operatori clientelari, meri campanilisti, non erano acculturati politicamente?
Dovremmo pensare quindi che tra chi ha votato a favore sull’affaire “nipote di Mubarak” non ci fossero prestigiose imprenditrici, principi del foro, stimate professioniste dello spettacolo, chiarissimi professori, esimi cavalieri, egregi ingegneri e così via, ma solo pescivendole (ce ne fossero, vorrebbe dire che il pesce sarebbe fresco ed a km zero).
Per onestà intellettuale, con la speranza di non essere frainteso, aggiungo che sono Laureato in Ingegneria e non ho votato M5S
aldogiannuli
A Stefano ed elghorba
Capiamoci: non è che chi ha votato per la “nipote di Mubarak” fosse un pivero sprovveduto che si è fatto infinocchiare, Tutt’altro: sapeva benissimo quello che stava per fare e lo ha fatto per ben altri motivi che capiamo tutti quanti. E naturalmente noi vorremmo una condotta più limpida dei nostri parlamentari. Peraltro, faccio notare che con un sistema elettorale senza voto di opreferenza, con parlamentari “nominati” per decreto regio, cosa vi aspettate? Ovviamente il voto di preferenza non garantisce alcuna automaticità, ma offre la possibilità di comportamenti più indipendenti. Il punto, qui è capèire una cosa: che l’onestà è certamente un requisito auspicabile nei parlamentari così come una loro provenienza popolafre, ma da soli non bastano perchè professionalità e competenza sono indispensabili anche in questa attività.
Io riconosco a Grillo (l’ho sempre fatto) di aver ingaggiato una nobilissima battaglia contro il malcostume politico, ma segbnalo i punti deboli della sua battaglia che vorrei correggesse.
Quanto allo Spam non fatevi scoraggiare perchè i post saltati sono stati meno di una decina in quattro anni ed ora stiamo cercando di contrastare il fenomeno con un antispam più efficace, quindi scrivete come sempre
Antonio
Mi perdoni se non ho messo i link. Mi riferisco ad alcuni post del blog di Grillo, riporto solo i più recenti.
Sugli intellettuali:
http://www.beppegrillo.it/2013/03/la_funzione_deg.html
qui non c’è disprezzo ma il “dibattito” che ne è seguito ha praticamente dato la stura alle considerazioni più becere, mai smentite dalla “sede” del partito.
Riguardo invece le competenze costituzionali questa perla sull’articolo 67 della Costituzione:
http://www.beppegrillo.it/2013/03/circonvenzione.html
Perla che peraltro può essere utilizzata per rivedere tutto l’impianto dell’autonomia di Kant, a proposito di fondamenti culturali!
Mi perdonerà se non vado oltre, perché dovremmo andare troppo indietro nel tempo per ritrovare altre perle, tipo la sacralità dei confini patri quando si parla di immigrati.
Uno sguardo da sinistra al M5S è stato dato dal collettivo Wu Ming: http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=12038
dei link riportati è quello che raccomando di più.
rosario
Francamente non mi sembra che il livello medio dei parlamentari M5S sia inferiore o diverso da quello dei parlamentari che li hanno preceduti. Anzi alcuni di loro sono dotati di competenze superiori alla media. Il problema è che il grande patrimonio elettorale conquistato, i motivi per cui lo hanno conquistato, semplicemente sono stati messi nel congelatore. Se si entra in Parlamento è per accettarne le dinamiche o per cambiarle drasticamente, modificando le regole. Se no, si continua la battaglia fuori e si cambia il “regime” con una rivoluzione. Lo stallo non ci serve e non ci aiuta.
Elisabetta Arioti
Senz’altro il livello medio dei parlamentari 5* è paragonabile a quello di molti altri, ad esempio a quello delle parlamentari “belle ma laureate” del PDL. E con ciò? Se si accontentassero di questo, mi verrebbe da dire che gli elettori 5* sono davvero di bocca buona.
Ma proviamo a parlarne un po’ meglio, di questi elettori, senza fermarci alle analisi troppo affrettate di tanti giornalisti e opinionisti.
Un tema che mi sembra sia stato finora poco affrontato è quello della crescita del movimento 5* in zone dove prima era molto forte la Lega, come il Veneto, o dove la Lega sembrava dovesse fare sfracelli dopo le elezioni del 2008, come l’Emilia Romagna.
Qualcuno si ricorda ancora (purtroppo la nostra memoria collettiva è sempre più corta) di quanto si è dissennatamente scritto nel 2008 dopo la crescita elettorale della Lega in Emilia Romagna? Interviste a giovani padani della provincia di Ferrara, cupe profezie di comuni rossi che si tingevano di verde ecc.?
Dove sono finiti, ora, i voti leghisti?
Nel 2008 si sbandierò che la Lega era il secondo partito a Reggio Emilia. Indovinate qual’è adesso il secondo partito in quel comune? (la Lega si attesta sul 2%…).
Voti che vanno, voti che vengono.
L’unica cosa che esprimono, mi sembra, è un estremo disagio che ancora non trova nessuno che riesca a incanalarlo in azioni positive.
E dubito che Grillo e Casaleggio si rivelino dei novelli Togliatti.
elghorba
A Stefano.
Temo di non essermi spiegato. Io seguivo l’iperbole di Aldo quando parlava della pescivendola di Trapani quale esempio di parlamentare “popolare”. Era evidente che non mi riferivo a nessuno in particolare (nè di questo nè del passato parlamento). Io mi riferivo unicamente al fatto che il fenomeno Grillo ha generato un epifenomeno trascurato ma di grande rilevanza storica e politica: oggi (non so per quanto e con quale efficacia) hanno voce in parlamento persone che per estrazione, cursus honorum e “purezza” (qualcuno direbbe ingenuità, altri dabbenaggine) fino a ieri non sarebbe riuscito nemmeno a varcare il portone di una qualunque segreteria regionale di partito. Questo, sia chiaro, non è un valore assoluto. E’ la prova indiretta che i partiti hanno sempre di fatto impedito l’accesso alla politica a chi non fosse precisamente conformato a certi dettami. E se in passato (ci sono stati partiti che hanno fatto della politica un alto servizio, ebbene si) tale conformazione è anche stata ricalcata su merito e preparazione, è innegabile che NESSUNA parte politica negli ultimi 20 anni abbia fatto altro che creare conventicole per sostenere questo o quel papavero, questa o quella lobby. E che coloro che potevano assurgere all’olimpo delle liste blindatissime, dovesse offrire chiarissime, ampie e provabili garanzie. Insomma potesse essere ricattabile. ERGO la classe politica dis-onorevole che abbiamo, in maggioranza, oggi. Allora concludo: mi sembra fare un errore in termini metodologici lasciar scolorire questi tratti del grillismo nella dovuta e necessaria critica alle scelte che si vanno facendo. Io credo che NESSUNO in questo frangente storico sappia che pesci prendere. Vedasi la fine (immeritata, ammettiamolo) di Bersani accusato di fare melina, il girare in circolo proprio dello squalo che è del Berlusconi che attende solo il momento giusto per azzannare o dileguarsi. Adesso pretendere che Grillo sia un campione di tattica politica e sappia trovare soluzioni geniali a situazioni (forse) irrisolvibili, mi pare francamente ingeneroso. Io avrei enormemente gradito che tutto quell’universo che sbrigativamente può essere sintetizzato nella categoria degli “intellettuali” (diciamo di sinistra) avesse saputo/voluto prendere il meglio dal fenomeno Grillo e aiutarlo a condurre una battaglia già iniziata e ada cui TUTTI avremmo potuto trarre benefici. Non dimentichiamo che Grillo aveva chiesto di entrare nel PD e gli è stata sbattuata (più volte) la porta in faccia. Non facciamo della stupidaggine interessata di questa (ex) classe politica l’orizzonte visivo della nostra analisi.
Dimitri
Salve prof. Giannuli, condivido in pieno il suo articolo. Credo anche che per risolvere, ad esempio, il problema del precariato non sia sufficiente eleggere direttamente un precario in Parlamento, come lei giustamente ha scritto a proposito della “signora pescivendola”.
Ricordo a questo proposito l’idea “geniale” di Veltroni nel 2008 di candidare(e far eleggere) Antonio Boccuzzi, uno dei sopravvissuti al rogo della ThyssenKrupp. Ai miei occhi quell’elezione fu un semplice spot, peraltro fine a se stesso. Sarebbe stato molto più utile chiedersi come mai in Italia le leggi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro non vengano quasi mai rispettate!
Volevo, infine, farle una domanda: cosa ne pensa della grazia concessa al colonnello Joseph Romano(condannato per l’arresto illegale e la successiva tortura di Abu Omar) da parte di Napolitano? Magari sbaglio, ma credo che sia il gesto conclusivo di un settennato mediocre. Purtroppo, il dibattito politico ufficiale su questa questione non è mai stato ricco di voci indignate per quanto accaduto ad un rifugiato politico sul territorio italiano.
Grazie, Dimitri.
aldogiannuli
Caro Dimitri
dell vicemndas Romano scriverò prossimamemte
quanto a Boccuzzi devo dire che in quesl caso la scelta non è stata male perchè poi si è dato da fare
purtroppo, nella ammmgioranza dei casi, questa logica da “campioncino” rappresentativo non va così ed è un disastro
maurizio
Per parafrasare un grande che ci ha lasciato:
“Se me lo dicevi prima”
Caruto
Un ceto politico non si improvvisa.
Il fatto che in Parlamento da qualche decennio finiscano sempre di piu’ persone improbabili, molto ignoranti e mascalzoni, insieme a persone degnissime, da’ il senso della crisi della democrazia rappresentativa in Italia.
Sarebbe il caso di capire cosa succede all’estero. Ma se la crisi delle democrazie parlamentari e’ un fenomeno generalizzato, allora anche all’estero il livello deve essersi abbassato parecchio. Sarebbe il caso di informarsi e chiedere a qualche politologo comparativista.
Quello che c’e’ in Italia ma non c’e’ in altri paesi europei e’ il sorgere di formazioni politiche improvvisate che prendono alle elezioni il 25%.
20 anni fa Berlusconi ha costruito un partito appoggiandosi all’organizzazione della sua azienda (che interessi volete che perseguisse poi?).
Ora c’e’ il movimento 5 stelle che ha scelto i parlamentari tramite 20 mila persone che votavano su attivisti che per qualche anno (due, tre, quattro?) hanno partecipato a dibattiti in rete e organizzato qualche raccolta di firme e qualche manifestazione a favore o contro qualcosa.
Se la democrazia rappresentativa funzionasse ci sarebbe una selezione fisiologica che parte da un impegno politico di periferia (attivismo ma anche amministrazione locale, sindacato) per un buon numero di anni (10 vi sembrano molti?) per poi tentare una responsabilita’ nazionale.
Sarebbe un percorso piu’ adatto a selezionare e formare (perfino le casalinghe e gli operai potrebbero imparare): se non accade (forse accade di piu’ nel PD) vuol dire che c’e’ qualcosa che non funziona.
E comunque trovo insopportabile sottovalutare superficialita’ e ignoranza (BCE? cos’e’ un antibiotico?) quando si ha nelle proprie mani la responsabilita’ di gestire interessi collettivi (e anche i miei specifici interessi).
Ovviamente, ora parliamo dei 5 stelle, ma un servizio delle Iene di qualche anno fa faceva accapponare la pelle: dei parlamentari intervistati non sapevano neanche quando era stata scoperta l’America, ma scommetto che i loro personalissimi interessi li sapevano fare molto bene.
Eviterei di farne una questione personale. Se una critica va fatta, deve essere un giudizio politico per chiedere una pratica di selezione del personale politico: perche’, lo ripeto, hanno la responsabilita’ di gestire gli interessi di tutti.
Cosi’, se io dico che la capogruppo Lombardi scrive sul Fascismo giudizi bizzarri, la bacchetto non perche’ sia genericamente ignorante, ma perche’ poi in un incontro pubblico finalizzato per discutere di un possibile governo sara’ una interlocutrice impossibile.
In linea, con le belle e laureate del PDL, citate in un intervento precedente.
mirko g. s.
mi sliace dirlo ma questo è il primp post che mi delude. professore anche lei cade mi sembra nella tela della propaganda antigrillo. sto scrivendo sul cellulare e quindi non posso dilungarmi oltretutto questo è un post di 2 giorni fa… permettetemi di dire solo che i casi di soffocamento del dissenso riguardano personaggi che anelavano ad una carriera politica diversa da auella offerta dal m5s. solo 2 mandati elettivi sono pochi per costoro e la tentazione di entrare nel carrozzone grillino per poi diventare politici di professione é un rischio che manca ella sua analisi per amor di dio fondata. rischio che secondo me rappresenta il problema principale del m5s problema di cui nessuno parla ma che secondo me beppe grillo conosce molto bene. poi francamente trovo assurda la storia sulla impreparazione dei gdillini come se sacconi ministro fosse un emblema di cultura e conoscenza. io credo che nussun politico abbia una preparazione culturale visto che basta scegliersi degli ottimi collaboratori per quello. secondo voi ronald reagan era un esperto di sociologia e finanza vi chiedo
aldogiannuli
MIRKO
Riflessioni che meritano più di poche righe di replica, per cui scriverò un pezzo un po’ ragionato. Intanto voglio assicurare tutti che non sto facendo alcuna concessione alla “propaganda antigrillina”, ma sto -volutamente- facendo (nei miei modestissimi limiti) la parte della suocera perchè è quello che puà servire di più ad un movimento per riconoscere gli errori da cui emendarsi
DINO
“E non va bene perché non funziona: la signora Maria si farà infinocchiare ad ogni piè sospinto da funzionari parlamentari, lobbisti, vecchi squali della politica, giornalisti furbi ed operatori di qualche servizio segreto. Non ci avevate pensato? E non funziona anche per un’altra ragione: che la signora Maria, che magari ha anche ottime intuizioni, non riuscirà a tradurle in azioni politiche (proposte di legge, emendamenti, discorsi, mozioni, voti, interrogazioni ecc.) dotate di un minimo di efficacia. Mi dispiace dirlo, ma non c’è altra strada.” Non crede che questo possa essere uno dei motivi che li ha spinti a non accettare accordi e in un certo senso tappato le ali ad ogni moro tipo di tattica(essendo in ciò molto inesperti in aggiunta).Sia detto senza particolare stima per il movimento
giandavide
ah, ecco cosa non mi piace di questo post su grillo: doveva essere scritto prima. per il resto perfettamente d’accordo
Vincenzo Cucinotta
Caro Aldo,
anch’io vittima del tuo antispam.
Te lo rinvio qui di seguito.
@Caruto
Pur non avendo dati dettagliati, come lei mi informo, sono un osservatore attento.
Ora, che bisogno di dati dettagliati abbiamo bisogno se pensiamo che già nel lontano 1980 un mediocre attore tale Donald Reagan, fu eletto presidente degli USA? Lei pensa che la selezione almeno quella da lei auspicata abbia funzionato? Non le suona strano che proprio negli USA abbiamo assistito al formarsi di dinastie quasi fossimo in un paese monarchico? Pensi ai Kennedy o se preferisce ai Bush, e mi dica in che senso negli USA la selezione funzioni.
Oppure, volgiamoci all’Europa, e mi dica in che senso si può ancora dire che la selezione funzioni, guardando ai leaders che esprime, sia a livello degli organi comunitari che a quelli nazionali.
Ma insomma la Merkel le pare una leader ben selezionata? Non è stata proprio lei a creare praticamente dal nulla la crisi greca, non concedendo per tempo quelle poche decine di miliardi di euro che avrebbero risolto sul nascere il problema del debito greco, soltanto per attendere la celebrazione di importanti elezioni regionali? Vogliamo parlare di Sarkozy o di quel tartufo di Hollande? Dove li vede questi grandi leaders selezionati del sistema politico europeo? A me sembrano a stento mediocri una specie di “5–” in termini di voto scolastico.
Lei può dire che in Italia è peggio, ma ciò fa parte del fatto che l’Italia è più avanti come ho ripetutamente argomentato.
Capisco che non sia facile convenirne con me, ma è proprio il liberalismo che è entrato in crisi. Purtroppo ormai sono convinto che l’umanità sulla brutta strada intrapresa, si fermerà non azionando il freno, ma sbattendo contro il muro con i danni forse catastrofici che possiamo immaginare.
ugo agnoletto
egregio professore, certamente Grillo fa discutere, ma quello che dice Paolo Barnard su argomenti sull’euro è una bufala o no? Perché se è vero, è su questo che bisogna confrontarsi.
http://themyworld2.blogspot.it/2013/04/se-questo-video-andasse-in-onda-in.html
aldogiannuli
Caro Agnoletto,
Barnard, almeno nella parte storica, dice cose molto simili a quelle che io ho scritto nei miei due libri sulla crisi
ugo agnoletto
si ricordo, grazie. Mi bastava un cenno di conferma.
byu tech
bella mossa quella della Gabanelli…m5s spiazza tutti quanti e mette soprattutto il pd con le spalle al muro
Giovanni
Egregio Professore, la sua analisi a mio avviso centra i problemi del M5S in pieno (spesso sono imbarazzanti).
Vale la pena però analizzare anche i punti di forza che secondo me sono:
1 utilizzo del web per fare politica. E’ un dato di fatto che si stia affermando, cosa che i partiti stanno rifiutando.
2 rapporto diretto con i cittadini e capacità di dare loro voce. Nessun politico di alto livello dei partiti parla da anni faccia a faccia con la gente comune, cosa che fanno invece attivisti e parlamentari 5 stelle e anche lo stesso Grillo.
Ecco, in questo momento a me sembra che i punti di forza prevalgano sulle debolezze.