Le dimissioni di Monti e la fine di Scelta Civica: che cambia?
Sarebbe facile infierire sull’uscita di scena di Mario Monti e liquidarla con un secco: “Ci siamo tolti davanti un imbecille” (imbecille politicamente parlando, si intende). Ma le cose non sono così semplici: certo Monti non si è dimostrato un’aquila in politica ed anche molte oche gli avrebbero dato i punti su quel terreno (per restare nella metafora aviaria), e la sua creatura politica, già nata asfittica, era già in liquidazione da subito dopo le elezioni anche grazie al suo comportamento altezzoso quanto esilarante. Dunque, lo sbocco era segnato.
D’altra parte, il gruppetto che si separa di lui ha un piccolo gruzzolo di senatori ed un seguito elettorale piuttosto gramo, anche se non inesistente. Ma le cose non sono così semplici.
In primo luogo 11 voti al Senato, dove si balla su numeri molto piccoli per questioni come la decadenza del Cavaliere non sono per niente pochi e possono risultare determinanti. Ma occorre considerare anche la capacità di attrazione di questo gruppetto che, inizialmente bassa, può crescere rapidamente, anche nell’altro ramo del parlamento.
Ora infatti, è più che probabile che ad esso si aggreghino i residui dell’Udc. Subito dopo potrebbero venire i 10 del gruppo Gal e qualche “anima in pena” del gruppo misto. Già in questo modo ci sarebbe un gruppo intorno ai 25 in senato e, probabilmente ai 40 alla Camera. Un numero interessante per una maggioranza senza il Pdl cui potrebbe aggiungersi la pattuglia di scissionisti di esso. Con i 23 della “lista Quagliariello” saremmo poco sotto i 50 al Senato, mentre è difficile dire per la Camera, dove però non sarebbe sbagliato prevedere un gruppo fra i 60 ed i 100 seggi.
Tutto da vedere, siamo d’accordo, ma non c’è dubbio che, tolto di mezzo Monti, la cosa suona come un incoraggiamento ai “moderati del Pdl” ad uscire dal partito e confluire in un gruppo di centro. In ogni caso, questa è una carta in più nelle mani di Alfano per imporre le sue condizioni al Cavaliere.
Se questo dovesse accadere, si aprirebbero due possibili scenari:
a- si forma un centro con notevoli capacità aggregative che potrebbe attirare a sé altri pezzi di Pdl e del Pd. L’operazione raggiungerebbe pienamente il suo scopo se confluisse anche il gruppo dei lettiani e, magari, con Letta candidato Presidente del Consiglio
b- il centro si forma ma non riesce ad andare oltre una certa soglia, per cui non ha la forza di presentarsi da solo come alternativo ai due blocchi maggiori, ma può fare da “ago della bilancia” scegliendo con chi allearsi.
Ovviamente, occorrerà vedere sia con che legge andremo a votare alle politiche, sia quando andremo a votare, sia quale sarà il destino del Cavaliere. Intanto, decisivo sarà l’esame delle europee. Se il gruppo di centro recupererà almeno la consistenza che aveva Scelta Civica (10-11%) potrà porsi come ago della bilancia, ma, avendo il tempo necessario, potrebbe anche crescere facendo man bassa su un Pdl ormai privo della capacità di attrazione del Cavaliere, sia su un eventuale Pd sbrindellato fra cuperliani, renziani e lettiani.
Ovviamente, se il risultato dovesse essere superiore (ad esempio un 15%) le probabilità di crescere come polo competitivo con gli altri due crescerebbe in proporzione. Vice versa, se il risultato dovesse sprofondare ad un 6-7% (con o senza Alfano) l’esperimento sarebbe liquidato prima di nascere ed, al massimo, verrebbe fuori un partito da aggregare ad una delle due coalizioni senza grandi speranze di crescita.
Peraltro va detto che le Europee sono vicine ed è difficile immaginare valanghe elettorali in così breve tempo (per quanto: mai dire mai). Allo stesso modo, è determinante la variabile tempo: se le politiche arrivano a giugno è molto difficile che Alfano si stacchi e il progetto naufraga prima di subito.
Se si votasse fra un anno-un anno e mezzo il progetto potrebbe prendere il via ma non è detto che il decollo riesca. Se invece si votasse fra due-tre anni, il progetto avrebbe ottime probabilità di riuscita, perché, nel frattempo, il Cavaliere sarebbe con ogni probabilità defunto politicamente e dimenticato ed un Pdl con il Cavaliere ridotto a pallida ombra del passato non credo che valga molto.
E qui affrontiamo il nodo-Silvio. L’uomo è tornato bellicoso e il pendolo va di nuovo verso la crisi. Si tratta solo del normale pendolo umorale del personaggio ormai in preda al panico? Può darsi, anzi probabile. Però potrebbe anche trattarsi di qualche altra cosa: bisogna vedere che sta succedendo nel calcio-mercato di Palazzo Madama. Se l’uomo –non nuovo a questo genere di transazioni- è riuscito a comperarsi quella decina di senatori che vanificano l’eventuale secessione alfaniana, la frittata è fatta: cade il governo e per giugno andiamo a votare. Non so a quale quotazione sia arrivato il prezzo cadauno dei senatori, dovremmo informarci.
Ma, immaginando che, nonostante tutto, Letta regga, quale è il disegno di Berlusconi? Quello che gli preme è evitare l’ineleggibilità già da ora (lo prevedemmo già in agosto) sollevando mille giudizi incidentali: chiederà ai governo (che la elaborato la legge –delega) di dichiarare non retroattiva la norma, poi potrebbe ricorrere al Tar per avere “l’interpretazione autentica della legge”, poi potrebbe ricorrere in qualche modo alla Corte Costituzionale. Lo scopo sarebbe di arrivare alle elezioni a giugno potendosi candidare alle europee. Con due obiettivi: primo, raccogliere una messe di voti senza precedenti in modo da poter dire che non si può estromettere una persona che ottiene un simile suffragio; secondo: essendo eletto al Parlamento Europeo la questione dell’immunità si sposterebbe in quella sede, alimentando un ginepraio giuridico che la tiri alla lunga. Nel frattempo il ricalcolo per l’interdizione sarebbe sicuramente impugnato per Cassazione e così la tiriamo per un bel po’.
Una tattica al limite della disperazione, siamo d’accordo, ma che qualche risultato lo può cogliere. Qui bisogna capire che intenzioni hanno gli 11 scissionisti di Scelta civica: se pensano davvero ad un Grande Centro, hanno tutto l’interesse a mettere fuori causa Berlusconi e quindi voteranno per la sua decadenza immediata, se, invece è solo una manfrina per confluire nel suo schieramento portando in eredità le spoglie di Scelta Civica, voteranno contro la sua decadenza.
In ogni caso, per piccola che sia questa secessione, stiamo attenti perché può essere l’inizio dello smottamento.
Aldo Giannuli
aldo giannuli, angelino alfano, enrico letta, gal, grande centro, mario mauro, mario monti, napolitano, pd, pdl, pierferdinando casini, scelta civica, silvio berlusconi, udc
ilBuonPeppe
“Non so a quale quotazione sia arrivato il prezzo cadauno dei senatori, dovremmo informarci.”
Una cosa è certa. Il portafogli di Sua Bassezza non è più l’unico del campo, e forse nemmeno il più pieno.
Pierluigi Tarantini
…. il centro si forma ma non riesce ad andare oltre una certa soglia, per cui non ha la forza di presentarsi da solo come alternativo ai due blocchi maggiori, ma può fare da “ago della bilancia” scegliendo con chi allearsi…
Ma Aldo, oggi i blocchi sono tre e, per giunta, più o meno equivalenti.
Conseguentemente, alla domanda cosa faranno gli undici scissionisti di SC è possibile rispondere: chi se ne frega!
aldogiannuli
Pierluigi: mica vero. Giuarda che noin sappoiamo con che sistema voteremo…
Vincenzo Cucinotta
Concordo, ma ridurrei l’importanza in commedia di Berlusconi.
Sarebbe bene ricordare che egli ha già la rispettabile età di 77 anni, e quindi, indipendentemente dai suoi guai giudiziari, sarebbe saggio pensare al dopoBerlusconi. Forse se anche gli avevrsari , la stampa e gli osservatori in generale la finissero di occuparsi tanto di lui, se ne potrebbe accelerare la sua fuoriuscita dalla politica.
Fare come Santoro che ha organizzato una puntata del suo programma appositamente sulle preferenze sessuali della Pascale credo sa il miglior regalo possibile allo stesso Berlusconi.
Per tali ragioni, io punterei maggiormente l’attenzione su PD e PDL.
Come te, sono convinto che il PDL non ha un vero futuro senza il suo fondatore, e quindi lì qualcosa dovrà accadere. E’ chiaro che il gruppo che sta attorno ad Alfano non accetterà di stare in una formazione politica che sia marginale come lo era fino agli anni ottanta il MSI – Alleanza Nazionale, e quindi processi di disgregazione sembrano inevitabili.
Ma forse risulta ancora più interessante ciò che potrà accadere nel PD, dove ci sono troppi galli nello stesso pollaio. Lì, il gioco diventa rischioso ed anche interessante perchè il tempismo diventa un fattore fondamentale.
Contro Renzi, che continua ad essere avversato dall’intero vecchio gruppo dirigente (tranne Veltroni, ma questi è ormai fuori dai giochi che contano), si possono adottare due differenti strategie, o tentare di contrastarne la supremazia dentro il PD, o mollargli il pD e costituire un grande centro, tentando di fregarlo per questa via. Starebbe poi a renzi non farsi spiazzare, magari abbandona lui il partito prima che gli altri glielo smontino.
Il caso più probabile è che sia Letta a lasciare il PD ed aderire a questo nuovo grande centro con l’ormai sodale Alfano. D’altra parte, sarebbe ben strano che egli si mettesse da parte all’inzio di una nuova legislatura, lasciando a Renzi il ruolo di assopigliatutto.
Penso che in fondo l’unico che oggi comanda, Napolitano, pensi a uno schema analogo come schieramenti alla prima repubblica, un grande centro moderato con alla sua destra solo frange inconsistenti e una formazione poco più a sinistra che serva per contarstare la nascita di partiti davvero di sinistra, tanto gli utili idioti alla Vendola si trovano sempre.
leopoldo
mi sembra una pia illusione. tranne formigoni e il suo gruppo, cassini che recupera i suoi, gli altri non hanno i numeri per supperare il voto elettorale.
alfano stesso, esperiamo non abbia mai + un ministero, senza B. non supera il voto. questi sono nominati non eletti.
Se letta riesce a evolvere la legge elettorale se né può discutere di elesioni. Ma una assemble composta da gente totalmente sorda a un dialogo con la base, non possiamo aspettarci niente di buono, legate a poche lobbies. non capisco come mai il PD non mostri + determinazione, ansi il dibattito congresuale ha componenti dialettiche molto manipolatrici sui contenuti -puntano a non dire niente.
giandavide
per la decadenza in realtà si dovrebbe comprare una trentina di senatori, non una decina. a meno che i 5stelle non facciano come la lega, dicendo di votare a favore della decadenza ma in realtà votando contro per poi imputare tutto al pd e fare cadere il governo. sotto questo aspetto l’unica possibilità per berlusconi è che si voti con voto segreto e senza sistemi di rilevamento fotografici del voto effettivo di ogni senatore, il che costituirebbe anche l’unica salvaguardia del governo. per il resto non sono così convinto che l’uscita di monti aiuti il progetto di una destra alternativa a berlusconi: nonostante monti sia un’incapace poco carismatico, e non sembri proprio avere compreso come funziona la politica nostrana, il suo appeal – quando si tratta di raccogliere voti – è sempre di molto superiore rispetto a quello di alfano. il politico agrigentino potrà avere la sua corrente, ma non riesco seriamente a pensare a lui come a un numero uno di qualcosa, è un eterno delfino, o meglio una trota. io credo solo che abbiamo davanti il solito tentativo di creare “la nuova diccì”, aggregando tutti gli ex democristiani che infastano le varie aree del parlamento. e monti in effetti sembra un pò un parvenù in questo salotto di gattopardi col cencelli sottobraccio. ma non credo molto a questi progetti, dato che di solito, quando si accorgono che non siamo più negli anni 50 e non ci sono le masse pronte a votare democristiano di solito prendono atto della cosa e ritornano nel pdl. sotto questo aspetto monti rappresenta l’unico tentativo serio fatto in italia di creare una destra sui generis e di uscire fuori dalla logiche di una destra populista e protofascista. ma non ci usciremo, dato che il populismo porta più voti, specie in una società semianalfabeta come la nostra, e rende il contesto sociale molto più governabile: la tecnostruttura in italia è passata, continua a passare e passerà sempre tramite berlusconi. perchè se abbiamo perso 9 punti di pil sotto i suoi governi, non è che si tratta di soldi e servizi inghiottiti dalla grande energia dell’universo, sono solo stati dirottati verso altri lidi e altre tasche.
Cittarelli Paolo Federico
Il vostro argomentare sulle ignobili manovre di palazzo possibili, mi suggeriscono soltanto una triste e amara considerazione : il popolo non conta nulla! Questi brigano perché sanno di poter contare su almeno 15 milioni di persone che comunque li voteranno.
io
Inizio a trovare queste analisi un po’ “leghiste” (ovviamente una battuta), nel senso di localistiche. Se la tendenza é e sarà, questo il nocciolo della questione, quella dell’integrazione a livello istituzionale europeo, Francia permettendo, é evidente che il partito di Berlusconi scisso, o di coloro che ad esso intendono richiamarsi a Forza Italia, diventerà un partito “insignificante” sotto il profilo della costruzione dei rapporti in Europa, di sola “protesta”. In Europa il PdL ha rappresentato quello che fino a 20 anni fa era la DC. Ora si trova con il proprio rappresentante che non ha più alcun credito varcate le Alpi, il rappresentante del partito popolare europeo Joseph Daul che é sempre stato contro Berlusconi, vedendo con favore un’aggregazione dei popolari italiani attorno a Mario Monti, che non ha avuto alcun esito… E’ evidente che la fase sia alquanto magmatica. Leggerla solo con le lenti nazionali trovo che ormai abbia poco senso…