Un saluto a Laura Grimaldi
Di persona Laura l’ho incontrata tardi e solo tre volte, per lo più a cena in casa di amici, ma la conoscevo da tempo (potrei dire da sempre): sono stato, in gioventù, lettore accanito dei classici del giallo Mondadori nel periodo in cui la collana era diretta proprio da lei che ne traduceva anche molti volumi. Poi avevo seguito la casa editrice “Interno Giallo” che aveva fondato con Marco Tropea e di cui ricordo volumi bellissimi come “Potere e sangue” di Stepehn Fox e “Delitti per diletto” di Ernest Mandel. E, naturalmente, avevo letto anche diversi dei libri che aveva scritto. In particolare “Processo all’Istruttoria”: era ispirato alla vicenda del figlio Gabriele, accusato di partecipazione ad una formazione terroristica, ma questo non deve far pensare alla difesa scontata di una madre. Il libro ripercorre con tono asciutto e grande rigore tutta la vicenda, dimostrando (siamo nei primi anni ottanta) le devastazioni del pensiero giuridico che la cultura dell’emergenza stava producendo. Un testo profetico che anticipava quale sarebbe stata la deriva della nostra magistratura. Essendo sempre stato impegnato sul terreno del garantismo, per me quel libro fu uno dei testi di riferimento nelle varie iniziative di quel tempo. Se ancora oggi ho un giudizio molto duro nei confronti della corporazione giudiziaria, di cui non mi incantano gli sterili furori antiberlusconiani ed il ricordo delle epiche gesta di “Mani Pulite”, lo debbo proprio a quel periodo di lotta politica di cui fa parte anche quel libro.
Dicevo che Laura l’ho incontrata tardi, in una cena del 2005 o 2006, quando ormai la sua vita volgeva già al termine a causa della sua grave patologia respiratoria, che però non l’aveva convinta a smettere di fumare, ed infatti, anche quella sera si concesse qualche sigaretta. Laura era una di quelle persone che “ti entrano dentro” anche se le vedi tre volte in tutto: donna di intelligenza rapida e carattere più che forte, ma di cui intuivi anche la sensibilità femminile. Quella sera –ed in un paio di telefonate successive- parlammo di un progetto che ciascuno di noi aveva maturato indipendentemente dall’altro: una storia del crimine mettendo a confronto le vicende storicamente accadute con la letteratura gialla ed il cinema. Mi onorò la proposta che mi fece di collaborare. Poi della cosa non se ne fece nulla per l’infittirsi delle sue crisi respiratorie e dei continui ricoveri.
Il suo ultimo libro trae spunto dalla sua vicenda ospedaliera e, come al solito, Laura ha trasformato quel che la riguardava personalmente in una riflessione che riguardava tutti: da toscanaccia ironica quale era ha ripercorso i meandri della condizione ospedaliera, consegnandoci un documento di storia del come funziona la realtà sanitaria nel nostro paese, ma senza tacere gli aspetti positivi che pure essa ha. Gli ultimi sforzi ha voluto dedicarli a questo e gliene siamo grati.
Quanto alla storia del crimine che avevamo progettato, forse un giorno mi deciderò a farla e se mai accadrà sarà dedicata a Lei.
Ciao Laura.
Aldo Giannuli
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Paola
Caro Aldo,
condivido il tuo dolore per la perdita di Laura.
Un caro saluto,
Paola