La strategia di Grillo…ed i suoi rischi
Con la sua strategia del ”Niet” ad oltranza, Grillo sta spingendo in direzione di una qualche forma di maggioranza Pd-Pdl (magari non un governissimo, ma un “governo di scopo” o “del Presidente”, comunque appoggiato dai due principali partiti, perché altrimenti non ci sarebbero i numeri) o verso elezioni anticipate a brevissima scadenza. In entrambi i casi, Grillo si ripromette la spallata decisiva al sistema: se si forma una maggioranza di convergenza, lui potrà gridare che i due partiti sono sostanzialmente equivalenti e sono la finta alternativa l’uno all’altro, per presentare il conto alle elezioni europee fra un anno ed incassare una ulteriore ondata di voto di protesta. Se, invece, si dovesse andare al voto già a giugno o, al massimo a settembre, sfruttando il “vento in poppa” delle recenti elezioni e denunciando l’incapacità dei partiti a formare un governo (soprattutto il Pd) potrebbe puntare ad un nuovo salto in avanti nella speranza di arrivare primo e prendere il premio di maggioranza. Insomma, Grillo sta puntando ad un collasso del sistema politico in tempi brevi, per affermare la sua egemonia. Semplice, lineare, plausibile. Ma non fa i conti con l’oste. Anzi con “gli osti”.
In primo luogo: nel corso della manovra, potrebbero verificarsi forti perturbazioni finanziarie (e l’annuncio del declassamento da parte di Moody’s è solo il primo squillo di tromba) tali da mettere a forte rischio la tenuta del paese; lo spread potrebbe schizzare a quote stratosferiche, con conseguente costo degli interessi e il rischio default potrebbe farsi molto concreto. Peraltro è quello che lo stesso Grillo va dicendo da alcune settimane, sostenendo che “ci sono soldi solo per qualche mese, poi lo Stato non pagherà stipendi e pensioni”. E forse questo è l’esito dal quale ci si ripromette la caduta definitiva del sistema.
Ma questa impennata insieme con nuove elezioni a breve, potrebbe avere risultati molto diversi, provocando un “riflesso d’ordine” dell’elettorato e la responsabilità di tutto potrebbe essere attribuita proprio alla rigidità del M5s. Oppure, l’urgenza di far fronte alla situazione potrebbe legittimare un nuovo “governo del Presidente” o “di emergenza”, di “tecnici” o quel che vi pare, ma giustificato e l’effetto potrebbe non essere quello sperato alle europee fra un anno. Dunque, da questo punto di vista è una strategia decisamente azzardata.
In secondo luogo: ipotizziamo che si vada a breve a nuove elezioni e con questo terrificante sistema elettorale (la cui sopravvivenza non smetteremo mai di imputare alla miopia bestiale del Pd), quali dinamiche si metterebbero in moto? In primo luogo sparirebbero le formazioni intermedie come Scelta Civica, Udc, Fli, Giannino e simili, che finirebbero sbranate fra blocco berlusconiano e Pd. Ne deriverebbe una competizione a tre: destra, sinistra, M5s. In questo quadro: la destra giocherebbe la carta dell’insperata rimonta di febbraio, presentandosi non più per resistere, ma per vincere, farebbe man bassa dei voti di Giannino e si annetterebbe una bella fetta di quelli centristi. Vice versa, non sembra che allo stato attuale i flussi in uscita possano essere ingenti: non c’è ragione di pensare che la gran parte di chi ha votato Berlusconi a febbraio possa essere tentato oggi dal Pd o dal M5s; e, dunque, i flussi in uscita potrebbero essere nell’ordine del 2-3%, ampiamente compensati da quelli in entrata. Anche la somma algebrica dei flussi in entrata ed in uscita nei confronti dell’astensione dovrebbe risultare positiva per il blocco di destra, o al massimo andare in pari. Pertanto, non sarebbe irrealistico pensare ad un 36-38% come obiettivo concreto.
La sinistra starebbe messa meno bene, per via dell’effetto “delusione” per la vittoria mancata, ma, pur sempre partirebbe da un dato di coalizione di quasi il 30% e potrebbe contare sull’annessione della maggior parte dei voti di Rivoluzione Civile e di qualche altra piccola lista di sinistra, inoltre, potrebbe prendere qualcosa anche in casa centrista, soprattutto se il candidato dovesse essere Renzi. I flussi in uscita verso la destra sarebbero pressocché nulli, ma anche quelli verso il M5s e l’astensione non dovrebbero essere molto forti, sia perché il grosso di questo flusso c’è già stato, sia perché il Pd giocherebbe la campagna tutta sull’ “irresponsabilità dei grillini che ci ha riportato alle urne”.
Può darsi che questo non attiri flussi di voto da chi si è espresso per il M5s, di sicuro contiene quelli in uscita verso di esso. Anche nell’incrocio dei flussi con l’astensione, il saldo non dovrebbe essere negativo se non blandamente positivo. Dunque, possibilità di crescita tendenzialmente un po’ inferiori a quelle della destra, ma con una sostanziale tenuta del corpo elettorale precedente. Realisticamente, il centro sinistra potrebbe pensare di collocarsi fra il 35 ed il 36%, leggermente al di sotto della coalizione avversaria.
Il M5s parte da un 25% circa, ma non ha grandi possibilità di espansione, salvo che in direzione dell’astensione: è molto difficile che gli elettoti centristi possano subire la sirena grillina, ed anche i due blocchi maggiori, è difficile che, a questo punto, subiscano emorragie rilevanti verso il M5. I grillini potrebbero rosicchiare qualcosa a Rc e Sel, forse qualche altra cosina alla Lega, ma nel complesso si tratterebbe di poca roba. L’unico flusso consistente potrebbe venire dall’astensione, qualora scattasse l’effetto “magico” dell’onda montante. E, con un salto prodigioso, potrebbero pensare a superare il 30%.Comunque, sotto quota degli altri due.
Però…c’è un però: se i sondaggi segnalassero una competizione all’ultimo voto fra Berlusconi ed il Pd, il M5s, che sarebbe terzo, potrebbe subire un’ emorragia molto consistente, soprattutto da parte di quell’elettorato di sinistra che lo ha premiato a febbraio, ma che, di fronte al rischio del ritorno del “Cavaliere Nero” potrebbe turarsi il naso e tornare a votare Pd. E se la crisi dovesse mordere molto, qualche spostamento potrebbe esserci anche verso destra. Dunque, un secondo azzardo nella manovra grillina.
C’è poi un terzo dato da considerare, anche ammesso che il M5s vinca alla Camera aggiudicandosi il 54% dei seggi, resterebbe l’eterno problema del Senato: in una competizione a tre, perché uno dei poli possa aggiudicarsi da solo la maggioranza dei seggi a Palazzo Madama, dovrebbe vincere almeno in 16-17 regioni. Il che è fuori da ogni realistica probabilità per tutti. E saremmo di nuovo al punto di partenza, al massimo con la variante per cui sarebbe il M5s a cercare l’appoggio di altri (realisticamente il Pd) al Senato: punto e daccapo.
Ma se poi dovesse vincere Berlusconi vi lascio immaginare quale processo si aprirebbe al M5s…
Ancora un punto da valutare; diciamocelo con schiettezza: il M5s sta dimostrando di non avere un personale politico adeguato al compito. Mi spiace dirlo, ma l’impreparazione dei parlamentari grillini, per quel che è stato dato di vedere, è semplicemente imbarazzante. Posso capire che, dopo aver visto la Gelmini ministro dell’istruzione, chiunque sia autorizzato a pensare che farebbe di meglio, ma, con un personale politico di questo livello si va in rovina e noi già ci siamo. Si può anche pensare che l’esperienza parlamentare faccia maturare l’inesperta pattuglia parlamentare grillina, ma quanti elettori si sentirebbero pronti a dare il governo del paese ad una classe politica così improvvisata? Ed è facile prevedere che la campagna elettorale dei partiti sarebbe tutta orientata a sottolineare questa inadeguatezza, sul web spopolerebbero i filmati con figuracce di questo o quel deputato M5s (e qualcuno già c’è). Non sarebbe una campagna elettorale facile.
Per di più, Grillo sottovaluta i punti di debolezza del suo movimento che è essenzialmente un “web-event” (ci torneremo). Proprio perché il M5s ha ottenuto un clamoroso 25% alla prima prova, è esposto al rischio di un altrettanto veloce crollo.
Infine, il gioco di Grillo ha una sua plausibilità, ma è troppo scoperto per funzionare: sa troppo di calcolo partitico che subordina ai suoi gli interessi complessivi del paese. Così come lo sta conducendo può galvanizzare la base più organica, i seguaci più entusiasti (ed ingenui) ma funziona già meno con le fasce “laterali” del suo seguito elettorale e pochissimo con le aree di quelli che non lo hanno votato ma potrebbero farlo. Non è mai una buona norma quella di misurare il codice comunicativo sul gruppo più centrale e fidelizzato del proprio seguito: se si vuol crescere, non si può pensare di farlo andando a convincere i già convinti. Bisogna guardare fuori della finestra.
Aldo Giannuli
beppe grillo, berlusconi, bersani, elezioni, governo, napolitano

Damiano Binetti
Prof, come sempre la tua analisi è lucida e plausibile.
Ma come tutte le innumerevoli analisi che sto leggendo in questi giorni da attivista di sinistra M5S (sottolineo di sinistra) che condivide la linea politica e programmatica del Movimento, anche questa appare zoppa.
Perchè si ferma all’algebra della fiducia ad un Governo, senza entrare nella grammatica di quella fiducia.
La responsabilità “europeista” della segreteria PD che ha portato Bersani a metà Dicembre ad effettuare il tour delle Cancellerie Europee per garantire la continuità delle politiche e dei patti Montiani in Europa in nome della stabilità di bilancio, pone in antitesi il PD con la visone di Europa dei popoli che ha il M5S.
E poichè il 70% delle scelte politiche che caratterizzeranno il futuro Governo, saranno blindate dagli accordi in Europa, non lascia nessun margine di possibilità di intesa tra 2 visioni diametralmente opposte del concetto di azione governativa.
Se si ci fermasse ad elaborare questo concetto lasciando da parte numeri e strategie che poco servono a dipanare il bandolo della matassa “quale Governo possibile”, avremmo degli scenari e delle scelte di campo molto più marcatamente definite.
E’ sempre un piacere leggerti.
Ciao Aldo.
Dante S.
molti hanno votato PD credendo alla truffa del cosiddetto “voto utile”. m5s era dato dai sondaggi al 14%, invece ha preso il 25% quindi se alle prossime elezioni emergesse dai sondaggi una sfida all’ultimo voto tra pd e pdl potrebbe non essere credibile e m5s potrebbe raccogliere anche il voto di chi ha votato pd “turandosi il naso”. inoltre penso che se m5s votasse la fiducia al pd perderebbe tutti i voti di destra (che sono tanti).
Marco Cingolani
tutto giusto. tutto vero. questo significa che il paese non tenterà neanche di risollevarsi un pò e si continuerà a scavare sempre più in fondo. sono veramente spaventato e pessimista. sopratutto per il futuro dei miei figli che sono innocenti e non meritano questi maledetti personaggi.
ugo agnoletto
credo che tutto questo lo sapesse anche chi ha votato Grillo. In più balena anche il rischio di un Grillo piccolo dittatore.
sergio
Caro professore mi convince molto la sua analisi dei rischi connessi alla tattica grillina. Forse Grillo e il M5S si vedono costretti a questo gioco dal timore di misurarsi con mediazioni politiche che non conoscono, e dal vedere che il PD che nonostante le aperture di facciata ha mostrato di non voler concedere niente (dalle presidenze delle camere alle commissioni).
Grillo e i 5S non avrebbero mai pensato di quasi-vincere il 24 feb. E da quel giorno non sanno semplicemente che fare: si trincerano dietro questo no, che ‘abbelliscono’ con il bluf del ‘fateci governare’…
Ma le vorrei chiedere: se è così, e da quel diniego non recederanno (a costo di rischiare il default e un’altra elezione senza vincitori in grado di governare), allora perché nessuno nel pd ha preso seriamente in considerazione la proposta di Emiliano di sostenere un governo del M5S?
Dopo tutto, una forza come il pd avrebbe la capacità politica di usare questa mossa sia tatticamente (per smascherare l’eventuale bluf grillino), sia (se va in porto) strategicamente, per 1) evitare (anzitutto) di farsi spingere dal M5S nelle braccia del pdl (gioco talmente scoperto che stupirebbe se funzionasse); 2) assicurarsi (‘in cambio’) un presidente della Rep. come Rodotà o Zagrebelsy (al posto dei vari Marini – o magari dei Letta – che vuole il pdl); 3) tentare di ricucire con un elettorato che esprime pur sempre idee e istanze progressiste (anche se vota un altro partito); 4) fare un governo che duri qualche anno (anxiché 6 mesi)mettendo definitivamente fuori gioco B.?
massimo
Analisi in parte condivisibile ma cosa proporrebbe lei al Movimento 5 Stelle a questo punto, dopo aver detto a chiare lettere a destra e sinistra che non si sarebbero fatte alleanze?
E con chi dovrebbe farle queste alleanze il Movimento di Grillo, con Bersani che non si sogna neppure di mettere in discussione il pareggio di bilancio e il fiscal compact, frutti avvelenati della famosa Europa con cui si riempie da tempo la bocca?
Con quegli altri che fanno le manifestazioni contro i giudici non se ne parla neppure, quindi…., non so.
Per me Grillo dovrebbe proporre un suo governo e un presidente della Repubblica di altissimo livello, poi vedremo se Bersani è responsabile per davvero.
Bisogna ribaltare il famoso tema della responsabilità su di loro.
ermanno
Come sempre una analisi puntuale dello scenario politico presente e futuro alla quale è difficile obbiettare qualcosa… Però… poniamo che il M5S accetti di dare il suo appoggio alla formazione del governo sarà poi in grado di prenderne le distanze di fronte alle future, inevitabili, legiferazioni di carattere economico che si dovranno avere e che saranno conseguenziali alle posizioni europeiste più che accettate dal pd?
richard
L’analisi è acuta, ma più perché ammiro la sua mente da scacchista, perché altrimenti mi sembra un po’ presto per fare previsioni del genere. Premetto che sono un elettore del M5S, convinto che la cosa più importante sia non ripetere quanto fanno gli altri, pronti a tradire gli impegni assunti cogli elettori appena arrivati in Parlamento dove, ci è stato detto, si fa la “politica” vera. Figuriamoci. Ma le chiedo: lei davvero prende per buoni gli appelli alla “responsabilità” di un Bersani, che già viene impallinato dai suoi? E’ un trucco per scaricare sul M5S la lotta fratricida che si sta aprendo nel PD.
Voglio però integrare quanto da lei scritto richiamando l’importanza del tipo di opposizione che faranno i “grillini” ad esempio nei consigli regionali di Lazio e Lombardia. Ma si immagina, Giannulli, cosa verrà fuori nei prossimi mesi, a carico di partiti, sindacati, costruttori, ecc.? Io penso che sarà su questo terreno che si giocherà la prossima competizione elettorale, da parte del M5S, più che su una denuncia dell’inciucio, già ampiamente previsto da tutti, pur non dicendolo per non far soffrire troppo Fassina…
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[…] Con la sua strategia del ”Niet” ad oltranza, Grillo sta spingendo in direzione di una qualche forma di maggioranza Pd-Pdl (magari non un governissimo, ma un “governo di scopo” o “del Presidente”, comunque appoggiato dai due principali partiti, perché altrimenti non ci sarebbero i numeri) o verso elezioni anticipate a brevissima scadenza. In entrambi i casi, Grillo si ripromette la spallata decisiva al sistema: se si forma una maggioranza di convergenza, lui potrà gridare che i due partiti sono sostanzialmente equivalenti e sono la finta alternativa l’uno all’altro, per presentare il conto alle elezioni europee fra un anno ed incassare una ulteriore ondata di voto di protesta. Se, invece, si dovesse andare al voto già a giugno o, al massimo a settembre, sfruttando il “vento in poppa” delle recenti elezioni e denunciando l’incapacità dei partiti a formare un governo (soprattutto il Pd) potrebbe puntare ad un nuovo salto in avanti nella speranza di arrivare primo e prendere il premio di maggioranza. Insomma, Grillo sta puntando ad un collasso del sistema politico in tempi brevi, per affermare la sua egemonia. Semplice, lineare, plausibile. Ma non fa i conti con l’oste. Anzi con “gli osti”…. […]
daniele
Il problema della credibilità e della forza dei progressisti italiani non sta nelle combinazioni numeriche date dai flussi emozionali dell’elettorato che sempre ci sono stati e sempre ci saranno per un motivo o per l’altro. Il problema sta nella qualità del personale politico e nelle sue motivazioni. Finché l’apparato sbarrerà l’accesso ai non conformi e finché i giovani (pochi) arrivati nei ruoli che contano (poco) devono essere subalterni o omologhi agli uomini del vecchio apparato, non ci sarà luce in fondo al tunnel. Così è un grave handicap il fatto che proprio il PD sia il partito con il maggior numero di professionisti della politica, cioè di gente che se smette di avere incarichi non ha altra fonte di reddito o dovrebbe ridimensionare di molto il suo status: perciò si riproduce di continuo questo decrepito drago che occupa tutto e non lascia spazi al nuovo. Tornare alle urne per il PD sarà la fine del partito se non adotta subito e prima del voto una robustissima cura, immediata, profonda, dove tutta la classe dirigente si fa da parte e lascia spazio a giovani d’idee e d’onestà, non per forza rappresentabili in Renzi, selezionati attraverso primarie vere e non vinte con la forza dell’apparato e della clientela.
aldogiannuli
Mi aspettavo molte di quedste osservazioni. Risponderò a tutti in un pezzo venerdi. Per ora faccio una poiccola precisazione: io non parlo di “alleanze” che sono un concetto molto più pesante di una intesa temporanea
Mirco F.
Condivido massimamente l’analisi.
Nel caso di elezioni anticipate porrei, però, l’accento sul dramma dei centristi.
Questi non potrebbero che porsi responsabilmente il problema di dare governabilità al Paese, evitando gli avventurismi antieuropei (allearsi con qualcuno per battere Grillo). Questo significa un accordo elettorale col PD o il PDL.
A sx la via sarebbe chiusa dalla presenza di Vendola e dalla attuale strategia di Bersani che, in caso di fallimento, sarebbe considerata troppo avventuristica dai centristi. Il che spinge con forza dall’altra parte.
A dx la coalizione sarebbe la riproposizione di quella già vista in passato e avrebbe buone possibilità di concretizzarsi nel caso di un “passo indietro” di Berlusconi (non impossibile in presenza di adeguate garanzie). Il tutto agevolato dal fatto che la posizione intransigente di Grillo può resuscitare la candidatura di Monti al Quirinale.
In breve: vittoria a man bassa del centro destra (qualsiasi sia il risultato dei 5 stelle). Altri 5 anni così, aspettando che la crisi passi. E Grillo può tenersi le piazze, tanto…
Berlusconi non aspetta altro e, infatti, non ha smesso di fare campagna elettorale.
Germano Germani
Vedo che lei a proposito del movimento di Grillo, trascura colpevolmente lo scenario internazionale. Ma lei pensa veramente che una colonia USA com’è l’Italia, le sarà consentito, di mettere in discussione le oltre cento basi statunitensi nella penisola?Lei pensa che il referendum sull’euro, sarà consentito? L’Italia è una pedina in mano agli interessi stranieri e non le sarà consentito nessuna sovranità nè monetaria, nè politica, nè internazionale di rilevo. Basta ricordare la fine che la plutocrazia cosmopolita, ha fatto fare prima a Mattei, poi a Moro, poi a Craxi e ultimo ma non per importanza a Berlusconi, dopo gli accordi con Putin e Gheddafi, senza dimenticare il fenomeno del terrorismo atlantico degli anni di piombo per rendersene conto.Concludo con una riflessione polemica: per Grillo e il suo movimento è già suonata l’ora della resa dei conti finale,gli influentissimi amici di Israele che operano in Italia, lo hanno già messo sulla graticola perché sua moglie è iraniana non ostile all’attuale Presidente Ahmanijead e ciliegina sulla torta lo hanno accusato di essere un antisemita.Grillo è politicamente finito; il suo movimento farà la fine dell’Uomo Qualunque e della Lega nord, ma non escludo per lui pure una morte cruenta come Mattei o Moro!Tutto il resto, comprese le vostre deduzioni…scusatemi sono solo seghe mentali!
Mauro
Gentile Professore, concorderei con la tesi del Sig.Germani, se non fosse che l’attuale contesto non è come quello dei tempi di Mattei (forte crescita del potere d’acquisto dei salari, nonostante i cambi fissi) o di Moro (cambi flessibili e moderata crescita). All’epoca si poteva eliminare un personaggio incomodo, senza che la gente se ne curasse molto.
Oggi siamo di fatto in un regime di cambi infraeuropei fissi e per mantenerlo ci hanno impelagato in una corsa alla deflazione (e quindi alla contrazione salariale) che non ha precedenti, se non negli anni Trenta in Germania.
I salariati, i disoccupati e le imprese medio-piccole attendevano già nel 2011 un demiurgo e credo che nel 2013 lo abbiano trovato prima che la fabbrica dei sogni imperiale gliene sfornasse uno. Penso che la fabbrica stava preparando vari demiurghi da porre a guida dei paesi della periferia europea per l’attuazione dei sospirati piani per l’occupazione, e poi ottenere da loro la spedizione di un corpo d’armata neolatino in precise aree asiatiche di rilevanza strategica. Questo processo aveva tuttavia una tempistica, che forse si rivelerà inadeguata, per due fattori: a) l’inaspettata rilevanza strategica di altre aree asiatiche, non comprese fra quelle del programma militare originario, e richiedenti per di più l’intervento NATO con maggiore priorità e urgenza; b) il livello di scolarizzazione e diffidenza dell’elettorato italiano, ormai difficilmente paragonabile a quello esistente in Germania negli anni Trenta, e capace di produrre rinnovamenti culturali repentini.
Stavolta da eliminare non c’è solo un personaggio incomodo, ma uno che ha già occupato il posto del demiurgo e ha già un patrimonio di idee a sua protezione: sostituirlo con un demiurgo di fabbrica non sarà facile, perchè proprio quelle idee resteranno d’intralcio.
Roberto Buffagni
Grazie per la sua analisi come sempre puntualissima.
A me pare che il M5S avrebbe una sola via per uscire dalla tenaglia da lei ben descritta:
impostare la sua strategia definendosi come partito antiUE (ricontrattare tutto da Maastricht in poi, senza escludere l’uscita dall’euro).
Questo è un obiettivo politico né di destra né di sinistra, che permetterebbe di erodere voti sia dalla destra berlusconiana, sia dalla sinistra del PD, sia soprattutto dal vasto partito astensionista.
Certo che precondizione per una svolta simile sarebbe la creazione di un ceto dirigente credibile e la strutturazione in partito; e un anno di tempo potrebbe non bastare.
Vincenzo Cucinotta
Sì, però in tutta questa discussione latita la politica.
E’ chiaro che un parlamento diviso in tre terzi quasi equivalenti, il gioco dei veti incrociati ha un effetto dirompente, impedisce qualsiasi possibilità di aver euna maggioranza.
Ciò tuttavia potrebbe avere l’effetto di nascondere dietro i meccanismi numerici delle maggioranze, il fatto che invece ci sia invece una discriminante politica forte, cioè il rischio di derubricare un problema di contenuti politici in uno di equilibri ed equilibrismi delle alleanze.
Il discrimine politico che io vedo sta nella politica economica, e cioè se seguire la pratica rigorista richiesta dall’europa o al contrario capovolgere il tavolo e rigettare in totto questa sciagurata politica.
Il PD può fare il pesce in barile col suo elettorato, ma col resto dell’elettorato no, non può predicare la lotta alla disoccupazione, l’invocazione alla crescita, il pagamento da parte del settore pubblico di debiti che ha con le aziaendde private, e dire però che la scelta dell’europa e perfino quella dell’euro è irreversibile, e rappresentare l’alternativa come un orizzonte disastroso.
Se noi taciamo su ciò che divide il M5S dal PD, allora rischiamo di non capire la sostanza dei problemi.
jacopo nardulli
Analisi lucida e impeccabile
giandavide
comunque noto che la magiorparte dei commentatori grillini sono semplicemente disinformati: il primo degli 8 punti di bersani è l’abbandono delle politiche di austerità, che sono state le vere perdenti a queste elezioni e che non rivedremo più nei programmi di sinistra. se i sondaggi ci davano l’immagine di un’italia che aveva compreso la “necessità dei sacrifici”, alle urne si è rivelato il fatto che questa era una solenne stronzata, dato che gli italiani hanno premiato le forze che facevano del rispetto dei patti con l’europa l’unico loro punto di forza. questo è anche uno dei motivi del mancato ritorno di renzi, che ha sempre presentato una linea vicina a quella dello sconfitto monti, e che dovrebbe cambiare tutta la sua linea politica per sperare di prendere qualche voto. a meno di una situazione di crisi accentuata, in cui possa ritornare l’idea che “dobbiamo fare sacrifici”.
io credo che sia come in una partita a poker: bersani ha scoperto le carte e sta tenendo la schiena dritta, rifiutando qualsiasi alleanza con il pdl (il suo partito un pò meno, ma la minaccia della conta dei voti è stata una cosa che mi è piaciuta), berlusconi pure, in quanto sta supplicando alleanze col pd, cosa che potrebbe indebolirlo dato che è difficile che alle prossime eventuali elezioni abbia una maggioranza piena al senato e che quindi non continui ad aprire ai “comunisti” del pd. grillo invece piuttosto che fare vedere le sue carte preferisce buttare all’aria il tavolo da gioco e andarsene. d’altra parte le richieste di grillo di oggi su ineleggibilità berlusconi e conflitto di interesse erano già nel programma del governo al quale grillo non vuole dare la fiducia. ma sono particolari: “bersani è un puttaniere”, questo è il livello dello scontro e l’argomento principale di questo partito nel quale il rincoglionimento è la cifra stilistica dominante
massimo
Per giandavide: dare fiducia a chi questa fiducia l’ha tradita già svariate volte negli ultimi 15 20 anni, non sarebbe solo una mossa politicamente perdente, sarebbe un errore diabolico e bene fa Grillo a non farla!
giandavide
bersani non c’è da 20 anni. e quelli che tornerebberodopo bersani sono quelli che hanno tradito gli elettori, e che come avversari per grillo sono più comodi di bersani. trovo fondamentalemnte ridicolo credere che in un partito del30% la pensino tutti allo stesso modo, specie quando si tenta di avvantaggiare la parte peggiore di esso, come sta facendo grillo, che sta usando lo stesso slogan di veltroni per fare le stesse cose.
quindi trovo che grillo sia molto vicino a veltroni e a renzi sotto questo aspetto,molto più vicino di quanto questi soggetti lo siano con bersani. ah, ma mi scordavo che per voi è un puttaniere, quindi non c’è molto da discutere. auguri, salvatori della patria
byu tech
non sono molto d’accordo con la sua analisi. in parte condivido la parte relativa ai rischi insiti nella strategia di m5s ma li reputo tali nel breve termine. nel medio lungo termine la strategia è giusta. in primo luogo perchè rispetta il patto con gli elettori, niente alleanze con i vecchi partiti. questo mantiene m5s in una posizione di grande forza. anche ammettendo uno scenario con nuove elezioni a breve e vittoria di pdl o pd andremmo incontro solo a una vittoria di pirro seguita da disastri corruzione peggioramento della situazione italiana, questo perchè i vecchi partiti non sono e non saranno mai in grado di cambiare l’italia. quindi si andrebbe nel medio termine a nuove elezioni con m5s trionfatore. il patto con gli elettori è fondamentale ed è l’unica bussola che grillo giustamente tiene ben ferma e visibile. sui parlamentari. sono inesperti certo ma il livello medio è nettamente superiore a quello dei 20 anni precedenti. forse ci si dimentica che razza di zoticoni ha portato la lega in parlamento o lo stesso pdl.per non parlare del pd. la corruzione produce sempre una quantità enorme di incapaci inetti e pd/pdl sono corrotti fino al midollo. secondo me per capire m5s bisogna inquadrarlo non in un’ottica partitica ma più come un movimento di liberazione come quelli di 70 anni fa. la situazione è simile,è in atto una vera guerra mondiale che si gioca sulle valute più che sulle armi e in italia c’è quasi una guerra civile fra il cancro partitico e i suoi milioni di protetti e il resto della nazione umiliata depredata per decenni.
Caruto
Condivido l’analisi di Giannuli.
Personalmente sono indeciso tra il considerare la situazione sotto controllo (Draghi dice che si e’ innestato il pilota automatico) o all’opposto molto piu’ grave di quella che sembra.
In ogni caso, Grillo pensa che il futuro gli sara’ radioso e io penso invece che questo e’ il risultato migliore che gli poteva capitare e se rimane fermo sulle posizioni attuali semplicemente diventera’ irrilevante.
Non si capisce se i 5 Stelle auspicano un nome diverso da quello di Bersani per poi bocciarlo, oppure per avere effettivamente un ricambio.
Se veramente Grillo si fa sfuggire l’occasione di proporre qualcosa, appoggiarla ed influire sulle scelte, fara’ la figura del peracottaio.
Dai commenti che leggo sui giornali sembra che Napolitano sia orientato a trovare un nuovo Ciampi e varare un “governo di scopo” che poi significa far approvare un po’ di cose.
Rimane da capire quando si andra’ a votare: autunno 2013 o dopo?
In ogni caso alle prossime elezioni il gruppo dirigente PD attuale sara’ spazzato via. Abbiano almeno l’intelligenza ed il pudore di far eleggere un Presidente della Repubblica come Rodota’ o Zagrebelsky.
Se il nuovo PD sara’ diretto da Renzi e compagnia sara’ una sciagura, come fu Craxi per il PSI nel 1976.
Nel frattempo, pare che il centro destra risalga molto nei sondaggi.
Il destino quindi ci potrebbe riservare un governo PD renziano o del centro destra (con o senza Berlusconi?).
Ringrazieremo tutti Grillo ed i deputati 5 stelle, che pare abbiano una cultura politica limitata alla televisione (Ballaro’ e similia): come quando agli inizi degli anni ’90 gli albanesi arrivarono in Italia e la immaginavano come quella che vedevano su RAI1: alcuni di loro se ne andarono gridando: Bugiardi! Bugiardi!
Mauro
Concordo con il Sig.Massimo, la perseveranza nell’errore è diabolica. Aggiungo che la presunta durata di tale perseveranza è sottostimata: l’ultima volta che la sinistra riformista ha deplorato i cambi fissi è stato nel lontano 1978. Dopo venne la conversione al neoliberismo: dapprima accettò lo SME, anche se a chiacchere una parte di essa difendeva la scala mobile (controsenso), poi aprì al drenaggio del risparmio nazionale a favore di raccoglitori esteri e, successivamente, all’euro e all’ingresso incontrollato di capitale estero improduttivo (il mero credito al consumo, la droga dei cambi fissi). Totale a riporto: non 15-20 anni, ma più di 30 di connivenza con il maniacale dettato di Wall Street e London City, per strozzarci con ogni mezzo dell’arsenale finanziario (petrolio a parte).
Ciò non esclude che il PD possa “guarire” e il M5S “ammalarsi”, ma questi processi, caro Sig.Giandavide, non si concludono in una notte, mentre l’elettore, in quello stesso lasso di tempo, può decidere di cambiare la “squadra del cuore” e così facendo sfata il nefasto assioma del bipartitismo di stampo anglossassone: “Esisterà sempre uno zoccolo duro di tifosi per entrambe le squadre. Chi non ci sta esca pure dallo stadio!”.
Mi auguro solo che il M5S ci riporti quanto prima al sistema elettorale proporzionale, l’unico che attua il dettato dell’art.49 della Costituzione: “TUTTI i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per CONCORRERE con metodo democratico a DETERMINARE la politica nazionale”. Soglia di sbarramento, apparentamento delle liste più o meno manifesto sulla scheda, premio di maggioranza, divieto di preferenza sono perfidi accorgimenti mirati a distorcere quel CONCORSO di TUTTI ed escludere “legalmente” qualcuno, prima ancora che si mettano in atto ulteriori sforbiciate a livello di Viminale (calibrate preventivamente con exit-poll fasulli: quale “nominato” si prenderebbe la briga di ricontare i voti?).
Infine, permettetemi, le vere ricette per uscire dalla crisi occupazionale, anche se censurate da più parti, non sono molte, basta far parlare gli esperti (quelli che si rischiano la cattedra, tanto per capirci). Superare lo scoglio della fiducia al nuovo governo non è difficile, basta non pretendere che essa sia intesa dal beneficiario come un assegno in bianco. In seguito trovare un accordo su ciascun punto in un sano dibattito parlamentare che porti a un VOTO PALESE sulla manovra economica, così che ciascun parlamentare possa fregiarsi nel suo collegio di provenienza di aver votato bene, sarebbe il viatico per riportare i partiti alle prossime elezioni con la legge elettorale originaria del 1948 (aggiungendo all’Art.67 della Costituzione l’obbligo di voto palese in commissione e in aula). Questa soluzione dirompente potrebbe trasformare il possibile inciucio fra PD e PdL finalmente in qualcosa di produttivo (anziché infernale come è stato finora), Il merito di aver innescato tale virtuoso restauro della democrazia sarà comunque da attribuire al M5S e direi, senza fare personalismi, anche un po’ al suo infaticabile leader. Che dite? A uno che ha rischiato la polmonite 76 volte si può perdonare qualche parolaccia?
Luca iozzino
mi spiace ma questa volta dissento su alcuni elementi deboli del discorso.
1. il pensare che se i “sondaggi” rivelassero un testa a testa scatterebbe un copioso voto utile. Già a questo giro davano un testa a testa e si sono rivelati barzellette, l’effetto voto utile non può secondo alcuna logica avere un effetto maggiore che ha avuto a questo giro.
2. non penso che il PDL attirerebbe più voti di Giannino ( che sono comunque pochini ) di quanti ne prenderebbe Grillo , ANZI! basta frequentare un po’ il forum che rono stati vicini a giannino per capire che già a questo giro, il Flop del finto Master di Oscar contrariamente a ciò che si credeva bbia fatto affluire altri voti a Grillo, e sarà ancora così. Stesso vale per rivoluzione Civile, in cui probabilmente i leader cercherebbero 8 e questa volta otterrebbero l’accordo col PD ) ma i pochi elettori invece si travaserebbero anche a grillo, in misura che non è lecito stimare minore di quelli che andrebbero al PD.
Da ex segretario di un circolo IDV constato che tutti quelli che hanno votato RC a questo giro o si asterrebbero oppure voterebbero Grillo. Chi voleva votare il PD lo ha già ampiamente fatto a questo giro.
3. A me non pare che i Grillini abbiano dato alcuna prova di imreparazione superiore a molti personaggi degli altri due schieramenti, verò è che c’è stato un fuoco mediatico volto a dimostrare questo e che magari tale fuoco avrà pure suoi effetti, ma l’affermazione stupisce. Per esempio gli eletti 5 stelle hanno avuto una notevole bravura tecnica nello smascherare l’operazione che voleva fare su monti con i cosiddetti rimborsi del debito alle imprese, che invece come al solito celavano l’ennesima regalia alle banche.
4. nonostante tutto lo scenario voto anticipato mi pare ancora il meno probabile, dovrebbe dimettersi Napolitano , non penso che PD e PDL prenderanno questo azzardo prima di mettersi in tasca un Presidente della repubblica che sia un personaggio di uno dei due schieramenti non sgradito all’altro 8 con la nota formula Gentiloni )
Luca iozzino
5 . scusate c’è un altro punto di debolezza nel discorso di Giannuli, sono del tutto trascurate le tensioni che si avrebbero nel PD in caso di nuove elezioni… Non conosco il PDL ma il PD dovrebbe affrontare un problema di tenuta non da poco, con una tenzone di coltello tra Renziani e Vecchia guardia i cui effetti in un analisi che mira a criticare una strategia dovrebbe quanto meno cercare di tenere conto.
giandavide
@mauro
mi sai dire di indicazioni riguardo la legge elettorale da parte del movimento 5 stelle? io le ho sempre trovate molto vaghe, e mi sembra improbabile che grillo sia interessato a un cambiamento del porcellum. non solo perchè proporzionale significa alleanze, mentre grillo parla di 100% e cose simili, ma anche perchè, come ha mostrato lo studioso dei media peppino ortoleva, il porcellum è la più mediatica delle leggi elettorali: si tratta di una legge in cui conta solo il leader e non il partito (e questo probabilmente è il motivo per cui i commentatori pro grillo sono così superficiali) facendo si che conti solo la comunicazione di un uomo solo (e anche sotto questo aspetto il pd risulterà sempre svantaggiato da una legge del genere che si basa sul carisma personale e su una quantità di allocchi che credono ancora ai tiranni illuminati senza far parte del grande oriente d’italia o altre logge (almeno in quel caso avrebbero un tornaconto).
@iozzino: in realtà i sondaggi davano una vittoria certa di bersani e il voto utile era contro il pd e monti. vediamo come sarà al prossimo giro, e soprattutto vedremo cosa faranno i salvatori della patria.
@caruto d’accordo su tutto
byu tech
non sottovaluterei la probabilità che nuovi scandali saltino fuori a ripetizione da aggiungere ai vari guai giudiziari (berlusconi ormai è all’ora x). e non sottovaluterei anche eventuali cambiamenti in RAI indotti da m5s e il crollo di mediaset.
più m5s si avvicinano alle sacre stanze e più si romperà il cordone omertoso che ha retto un il parlamento più corrotto e marcio della storia repubblicana.
Davide
Allora: il PD e il PDL sono chiaramente dei gangsters ai quali, del Paese, non frega nulla, se non per usarlo per proprio tornaconto. Il M5S, come giustamente dice il Professore, ha degli esponenti politici totalmente inesperti. Che facciamo ? Ci suicidiamo col DDT, ci facciamo invadere dalla Russia, emigriamo su Plutone ? La vedo molto brutta, perche’ la rabbia covata da anni dagli Italiani nei confronti dei politici e’ tanta e le rivolte non scoppiano perche’ non ci si puo’ permettere la vacanza estiva, ma quando la pancia e’ vuota, quando e’ inverno e non hai piu’ il riscaldamento, se non addiritura la casa. Chiedete agli imprenditori cosa farebbero di Equitalia. Se volete avere un’idea di questo Paese, leggete i libri del Procuratore(?) Scarpinato. Ovviamente ogni analisi politica e’ lecita e interessante ma e’ il materiale umano che manca.
Mauro
Caro Sig.Giandavide, mi pare che nel M5S il partito o movimento, insomma le teste, contino qualcosa: mi risulta che le indicazioni di voto ai parlamentari grillini siano frutto di delibere prese a maggioranza all’interno della riunione dei due gruppi, e non siano state imposte dalla segreteria, come avviene nelle altre formazioni politiche. Inoltre l’espulsione dal gruppo dei senatori grillini, che non si sono attenuti a quelle indicazioni, non mi sembra sia ancora scattata.
Ammesso che in questo contesto si possa aggiungere una notazione teologico-esoterica per indagare meglio il concetto di democrazia, sopra esposto in termini meramente costituzionali, mi verrebbe da dire che, in fondo, Grillo ha dimostrato quasi un “sacro” rispetto della volontà dei membri, qualunque essa sia. Magari tuona e si morde le mani, come nel caso dell’elezione di Grasso, ma poi rispetta quell’espressione, perché pensa, magari inconsapevolmente, che comunque tale rispetto “aprirà” a cose buone nel futuro.
Faccio notare che, invece, nelle organizzazioni di stampo massonico – cioè quelle che in un modo formale o informale si rifanno all’idea che i loro iscritti siano solo “truppa”(dx) o “massa”(sx) indistinta, e che da essa non possa venire alcunché di interessante, se non tuttalpiù come riflesso degli “illuminati” che la governano – regna l’ispirazione diabolica.
Attenzione, ciò, secondo la teologia cattolica, non avviene per caso: lo “Spirito originario” (che crea gli uomini nel tempo, ma per il senza tempo) pone nelle creature la libertà e la responsabilità del ritorno e le attende nel tempo; invece lo spirito (creato) che invidia (nella sua libertà) tale creazione, vede le creature umane come massa informe e cerca di dimostrare questo suo assunto, perseguendo con ogni più subdolo mezzo il loro disordine e perdizione. E’ sotto i nostri occhi quanto questa tesi, accanitamente perseguita, pervade tutti i giorni la vita economica, politica, sociale e culturale.
Fatta l’astrusa divagazione, torniamo ora al tema posto in oggetto. Il M5S ha, per ora, un vento ineffabile in poppa, proprio perché la logica inusuale che persegue piace al Creatore e non alla “creatura invidiosa”. Se il movimento abbandonerà questa buona logica, finirà (sarà indotto) inevitabilmente a trasformarsi in una qualsiasi organizzazione di stampo massonico, l’ennesima nefasta per tutti noi cittadini. Ciò è nell’ordine della Creazione. Dunque, più che cercare di fare previsioni (esercizio affannoso, che lascerei alla “creatura invidiosa” e ai suoi adepti), mi concentrei sull’auspicio (preghiera) che la buona logica fin qui adottata sia fedelmente perseguita in quanto viatico per le cose buone. Credo pertanto che, se tutto prosegue così, una potente risposta ne conseguirà, perché il Creatore, mentre attende, non resta immobile.
A scanso dei soliti equivoci e delle conseguenti critiche, chiarisco: restò immobile con tutti i crociati, Francesco a parte, proprio perché la logica da loro adottata non era quella posta da Lui nella Sua creazione. Ecco perché sono anche convinto che molti grillini agnostici si convertiranno.
giandavide
Va bene: prendi in giro e ci sono cascato