La sentenza sul Porcellum
E’ arrivata la motivazione della Corte Costituzionale sul sistema elettorale. Una sentenza per alcuni versi interlocutoria che conviene leggere con attenzione fissando alcuni punti:
1- Il premio di Maggioranza: la Corte non esclude una certa premialità del sistema elettorale, ma fissa il criterio della sua “ragionevolezza”, per il quale non può esserci un meccanismo che, ad esempio, raddoppi la rappresentanza di uno schieramento rispetto alla sua consistenza proporzionale. Ed usa una espressione precisa: “foriera”, cioè la legge non può comportare il rischio, per quanto poco probabile, di un esito che stravolga la volontà popolare, con una eccessiva sovrarappresentazione del vincitore.
Cioè non è necessario che questo sia l’esito più probabile, ma è sufficiente che sia possibile per determinarne l’incostituzionalità. Si badi che questo potrebbe riguardare anche il sistema dell’uninominale maggioritario, e magari in presenza di tre o più blocchi elettorali, per cui uno di essi, con il 25% dei voti potrebbe aggiudicarsi il 60% dei seggi. Anche se non è probabile che accada, ciò è possibile, per cui la sentenza preclude la strada ad una riforma in questo senso. Sembra, invece, che la Corte ritenga ammissibili due soluzioni: o che il premio attribuisca una percentuale fissa di seggi (ad esempio il 54% come era nel Porcellum), ma a condizione che lo schieramento vincente raggiunga una determinata percentuale (che si immagina non inferiore al 35.40%) oppure che non ci sia una soglia minima, ma il premio sia costituito da un numero fisso e non troppo grande di seggi (ad esempio 40-50).
2- Le preferenze e la scelta dei singoli candidati: questo è il punto meno chiaro della sentenza, che non solleva il problema della libertà di scelta dell’elettore che, scegliendo un partito, automaticamente accetta il candidato o tutti i candidati che esso gli propone, ma di “conoscibilità” dei candidati stessi; per cui il Porcellum è illegittimo perché propone lunghe liste nelle quali l’elettore, con il suo voto, non sa quanti seggi contribuirà a far scattare e, quindi, chi sta eleggendo. Di conseguenza, la Corte ammette le candidature uninominali o piccoli listini di pochi candidati (come nel modello spagnolo, oppure nel “borsino” proporzionale come era nel Mattarellum o nel sistema elettorale tedesco) che si immagina siano più facilmente conoscibili dagli elettori. Ma si tratta di una presunzione, non di una certezza.
In primo luogo perché non si capisce chi dovrebbe stabilire se i candidati sono abbastanza conosciuti dagli elettori o no (infatti non è detto che i candidati, per quanto pochi, non possano essere degli emeriti sconosciuti, magari paracadutati da regioni lontane). In secondo luogo perché è possibilissimo che fra i 5 o 6 candidati ce ne siano due perfettamente sconosciuti ma messi al primo o secondo posto, che sono quelli che contano).
Resta del tutto irrisolto il problema dello strapotere dei vertici nazionali dei partiti che, in questo modo, perpetuano la prassi del Parlamento dei nominati.
3- Questione della governabilità: la Corte, pur senza dare indicazioni concrete, pone il problema di un sistema che garantisca la governabilità. Ma, in una repubblica parlamentare come la nostra, un sistema maggioritario non garantisce affatto la governabilità se si mantiene il bicameralismo perfetto, perché possono prodursi maggioranze differenziate fra i due rami del Parlamento. Che è esattamente quello che è accaduto a febbraio e che, con ogni probabilità, accadrà ancora, data l’attuale divisione dell’elettorato in tre blocchi. Una stoccata la Corte la dedica alla soluzione delle coalizioni, perché dice esplicitamente che il desiderio di ottenere il premio spinge a coalizioni vaste ed eterogenee, che possono sciogliersi già poco dopo il voto (come, peraltro è sempre successo, senza eccezioni, in tutte le legislature dal 1994 in poi).
Sembrerebbe quindi un’indicazione indiretta o ad assegnare il premio al singolo partito che ha ottenuto più voti, o a stabilire una regola per la quale, in caso di distacco di uno dei componenti della coalizione vincente, si vada automaticamente allo scioglimento delle Camere, in modo da scoraggiare questo tipo di comportamenti.
Da questo punto di vista, il sistema più fragile, che potrebbe andare incontro a ripetuti casi di ingovernabilità, sarebbe proprio il sistema spagnolo (che peraltro non ha funzionato neppure in Spagna) che potrebbe produrre una mappa elettorale “arlecchino” per le diverse coalizioni o liste comuni collegio per collegio.
4- Vigenza del sistema elettorale e necessità di una riforma immediata: la Corte dice chiaramente che il Porcellum, emendato come da sentenza, è un sistema perfettamente funzionante, che può essere usato immediatamente come sistema proporzionale su lista, con apparentamento ed una sola preferenza esprimibile.
Dunque:
a- è esclusa ogni ipotesi di “reviviscenza” del Mattarellum (peraltro, la categoria della “reviviscenza” da un punto di vista giuridico non esiste)
b- per quanto il Parlamento in carica abbia i titoli giuridici per operare una riforma elettorale, questa non è affatto indispensabile, perché non c’è alcuna “vacanza” da colmare.
5- Legittimità del Parlamento in carica: come prevedibile, la Corte ha confermato che, per il principio di conservazione delle istituzioni, non si ammette vacanza nelle strutture dello Stato ed il Parlamento attuale gode di piena legittimità giuridica. Il che, però, non risolve il problema della proclamazione dei parlamentari eletti con il premio di maggioranza e non ancora proclamati.
Ma, legittimazione giuridica o meno, questo Parlamento ha i titolo morali e politici per mettere mano ad una riforma del genere? Insomma chiediamo ad un Parlamento eletto con un sistema dichiarato in buona parte illegittimo di dirci come deve essere il prossimo sistema elettorale. Vi pare una cosa sensata?
Aldo Giannuli
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Ferruccio Cittadini
Caro Aldo,
grazie dell’analisi sulla sentenza della Corte Costituzionale.
Esprimo solo un dubbio su quel “foriero”. Foriero, da dizionario, significa “chi, o che, precede annunciando”. Il che per me significa “molto probabile” e non “possibile”.
Di conseguenza la deduzione sull’uninominale che sarebbe incostituzionale non l’avrei fatta. Ma il bello, o il brutto, della lingua è che non è una formula di matematica, quindi inutile che io tenti dimostrazioni.
Per me, se premio di maggioranza deve esistere, deve essere in funzione dei risultati totali e non di ogni singolo partito (p.es, un partito a 40% non dovrebbe avere lo stesso premio a seconda se il secondo è a 35% o al 10%).
Immagino tu stia lavorando alla parte didattica del discorso Legge Elettorale del M5S. Quindi ancora buon lavoro.
A presto.
leopoldo
da quello che viene detto nell’articolo, non mi sembra che la corte indichi una strada netta per superare il proporzionale (un obolo alla framentazione). nonostante l’ironica chiusura non vedo chi altri possa formare la legge elettorale?
vedremo cosa proporrà m5s
Porcellum, incostituzionale, ma non troppo | NUTesla | The Informant
[…] “E’ arrivata la motivazione della Corte Costituzionale sul sistema elettorale. Una sentenza per alcuni versi interlocutoria che conviene leggere con attenzione fissando alcuni punti.Il premio di MaggioranzaLa Corte non esclude una certa premialità del sistema elettorale, ma fissa il criterio della sua “ragionevolezza”, per il quale non può esserci un meccanismo che, ad esempio, raddoppi la rappresentanza di uno schieramento rispetto alla sua consistenza proporzionale. Ed usa una espressione precisa: “foriera”, cioè la legge non può comportare il rischio, per quanto poco probabile, di un esito che stravolga la volontà popolare, con una eccessiva sovra rappresentazione del vincitore. Cioè non è necessario che questo sia l’esito più probabile, ma è sufficiente che sia possibile per determinarne l’incostituzionalità. Si badi che questo potrebbe riguardare anche il sistema dell’uninominale maggioritario, e magari in presenza di tre o più blocchi elettorali, per cui uno di essi, con il 25% dei voti potrebbe aggiudicarsi il 60% dei seggi. Anche se non è probabile che accada, ciò è possibile, per cui la sentenza preclude la strada ad una riforma in questo senso. Sembra, invece, che la Corte ritenga ammissibili due soluzioni: o che il premio attribuisca una percentuale fissa di seggi (ad esempio il 54% come era nel Porcellum), ma a condizione che lo schieramento vincente raggiunga una determinata percentuale (che si immagina non inferiore al 35.40%) oppure che non ci sia una soglia minima, ma il premio sia costituito da un numero fisso e non troppo grande di seggi (ad esempio 40-50).Le preferenze e la scelta dei singoli candidatiQuesto è il punto meno chiaro della sentenza, che non solleva il problema della libertà di scelta dell’elettore che, scegliendo un partito, automaticamente accetta il candidato o tutti i candidati che esso gli propone, ma di “conoscibilità” dei candidati stessi; per cui il Porcellum è illegittimo perché propone lunghe liste nelle quali l’elettore, con il suo voto, non sa quanti seggi contribuirà a far scattare e, quindi, chi sta eleggendo. Di conseguenza, la Corte ammette le candidature uninominali o piccoli listini di pochi candidati (come nel modello spagnolo, oppure nel “borsino” proporzionale come era nel Mattarellum o nel sistema elettorale tedesco) che si immagina siano più facilmente conoscibili dagli elettori. Ma si tratta di una presunzione, non di una certezza. In primo luogo perché non si capisce chi dovrebbe stabilire se i candidati sono abbastanza conosciuti dagli elettori o no (infatti non è detto che i candidati, per quanto pochi, non possano essere degli emeriti sconosciuti, magari paracadutati da regioni lontane). In secondo luogo perché è possibilissimo che fra i 5 o 6 candidati ce ne siano due perfettamente sconosciuti ma messi al primo o secondo posto, che sono quelli che contano). Resta del tutto irrisolto il problema dello strapotere dei vertici nazionali dei partiti che, in questo modo, perpetuano la prassi del Parlamento dei nominati.Questione della governabilitàLa Corte, pur senza dare indicazioni concrete, pone il problema di un sistema che garantisca la governabilità. Ma, in una repubblica parlamentare come la nostra, un sistema maggioritario non garantisce affatto la governabilità se si mantiene il bicameralismo perfetto, perché possono prodursi maggioranze differenziate fra i due rami del Parlamento. Che è esattamente quello che è accaduto a febbraio e che, con ogni probabilità, accadrà ancora, data l’attuale divisione dell’elettorato in tre blocchi. Una stoccata la Corte la dedica alla soluzione delle coalizioni, perché dice esplicitamente che il desiderio di ottenere il premio spinge a coalizioni vaste ed eterogenee, che possono sciogliersi già poco dopo il voto (come, peraltro è sempre successo, senza eccezioni, in tutte le legislature dal 1994 in poi). Sembrerebbe quindi un’indicazione indiretta o ad assegnare il premio al singolo partito che ha ottenuto più voti, o a stabilire una regola per la quale, in caso di distacco di uno dei componenti della coalizione vincente, si vada automaticamente allo scioglimento delle Camere, in modo da scoraggiare questo tipo di comportamenti. Da questo punto di vista, il sistema più fragile, che potrebbe andare incontro a ripetuti casi di ingovernabilità, sarebbe proprio il sistema spagnolo (che peraltro non ha funzionato neppure in Spagna) che potrebbe produrre una mappa elettorale “arlecchino” per le diverse coalizioni o liste comuni collegio per collegio.Vigenza del sistema elettorale e necessità di una riforma immediataLa Corte dice chiaramente che il Porcellum, emendato come da sentenza, è un sistema perfettamente funzionante, che può essere usato immediatamente come sistema proporzionale su lista, con apparentamento ed una sola preferenza esprimibile.Dunque è esclusa ogni ipotesi di “reviviscenza” del Mattarellum (peraltro, la categoria della “reviviscenza” da un punto di vista giuridico non esiste); per quanto il Parlamento in carica abbia i titoli giuridici per operare una riforma elettorale, questa non è affatto indispensabile, perché non c’è alcuna “vacanza” da colmare.Legittimità del Parlamento in caricaCome prevedibile, la Corte ha confermato che, per il principio di conservazione delle istituzioni, non si ammette vacanza nelle strutture dello Stato ed il Parlamento attuale gode di piena legittimità giuridica. Il che, però, non risolve il problema della proclamazione dei parlamentari eletti con il premio di maggioranza e non ancora proclamati. Ma, legittimazione giuridica o meno, questo Parlamento ha i titolo morali e politici per mettere mano ad una riforma del genere? Insomma chiediamo ad un Parlamento eletto con un sistema dichiarato in buona parte illegittimo di dirci come deve essere il prossimo sistema elettorale. Vi pare una cosa sensata?” Aldo Giannuli […]
TubeMy - Porcellum, incostituzionale, ma non troppo
[…] “E arrivata la motivazione della Corte Costituzionale sul sistema elettorale. Una sentenza per alcuni versi interlocutoria che conviene leggere con attenzione fissando alcuni punti. Il premio di Maggioranza La Corte non esclude una certa premialità del sistema elettorale, ma fissa il criterio della sua ragionevolezza, per il quale non può esserci un meccanismo che, ad esempio, raddoppi la rappresentanza di uno schieramento rispetto alla sua consistenza proporzionale. Ed usa una espressione precisa: foriera, cioè la legge non può comportare il rischio, per quanto poco probabile, di un esito che stravolga la volontà popolare, con una eccessiva sovra rappresentazione del vincitore. Cioè non è necessario che questo sia lesito più probabile, ma è sufficiente che sia possibile per determinarne lincostituzionalità. Si badi che questo potrebbe riguardare anche il sistema delluninominale maggioritario, e magari in presenza di tre o più blocchi elettorali, per cui uno di essi, con il 25% dei voti potrebbe aggiudicarsi il 60% dei seggi. Anche se non è probabile che accada, ciò è possibile, per cui la sentenza preclude la strada ad una riforma in questo senso. Sembra, invece, che la Corte ritenga ammissibili due soluzioni: o che il premio attribuisca una percentuale fissa di seggi (ad esempio il 54% come era nel Porcellum), ma a condizione che lo schieramento vincente raggiunga una determinata percentuale (che si immagina non inferiore al 35.40%) oppure che non ci sia una soglia minima, ma il premio sia costituito da un numero fisso e non troppo grande di seggi (ad esempio 40-50). Le preferenze e la scelta dei singoli candidati Questo è il punto meno chiaro della sentenza, che non solleva il problema della libertà di scelta dellelettore che, scegliendo un partito, automaticamente accetta il candidato o tutti i candidati che esso gli propone, ma di conoscibilità dei candidati stessi; per cui il Porcellum è illegittimo perché propone lunghe liste nelle quali lelettore, con il suo voto, non sa quanti seggi contribuirà a far scattare e, quindi, chi sta eleggendo. Di conseguenza, la Corte ammette le candidature uninominali o piccoli listini di pochi candidati (come nel modello spagnolo, oppure nel borsino proporzionale come era nel Mattarellum o nel sistema elettorale tedesco) che si immagina siano più facilmente conoscibili dagli elettori. Ma si tratta di una presunzione, non di una certezza. In primo luogo perché non si capisce chi dovrebbe stabilire se i candidati sono abbastanza conosciuti dagli elettori o no (infatti non è detto che i candidati, per quanto pochi, non possano essere degli emeriti sconosciuti, magari paracadutati da regioni lontane). In secondo luogo perché è possibilissimo che fra i 5 o 6 candidati ce ne siano due perfettamente sconosciuti ma messi al primo o secondo posto, che sono quelli che contano). Resta del tutto irrisolto il problema dello strapotere dei vertici nazionali dei partiti che, in questo modo, perpetuano la prassi del Parlamento dei nominati. Questione della governabilità La Corte, pur senza dare indicazioni concrete, pone il problema di un sistema che garantisca la governabilità. Ma, in una repubblica parlamentare come la nostra, un sistema maggioritario non garantisce affatto la governabilità se si mantiene il bicameralismo perfetto, perché possono prodursi maggioranze differenziate fra i due rami del Parlamento. Che è esattamente quello che è accaduto a febbraio e che, con ogni probabilità, accadrà ancora, data lattuale divisione dellelettorato in tre blocchi. Una stoccata la Corte la dedica alla soluzione delle coalizioni, perché dice esplicitamente che il desiderio di ottenere il premio spinge a coalizioni vaste ed eterogenee, che possono sciogliersi già poco dopo il voto (come, peraltro è sempre successo, senza eccezioni, in tutte le legislature dal 1994 in poi). Sembrerebbe quindi unindicazione indiretta o ad assegnare il premio al singolo partito che ha ottenuto più voti, o a stabilire una regola per la quale, in caso di distacco di uno dei componenti della coalizione vincente, si vada automaticamente allo scioglimento delle Camere, in modo da scoraggiare questo tipo di comportamenti. Da questo punto di vista, il sistema più fragile, che potrebbe andare incontro a ripetuti casi di ingovernabilità, sarebbe proprio il sistema spagnolo (che peraltro non ha funzionato neppure in Spagna) che potrebbe produrre una mappa elettorale arlecchino per le diverse coalizioni o liste comuni collegio per collegio. Vigenza del sistema elettorale e necessità di una riforma immediata La Corte dice chiaramente che il Porcellum, emendato come da sentenza, è un sistema perfettamente funzionante, che può essere usato immediatamente come sistema proporzionale su lista, con apparentamento ed una sola preferenza esprimibile. Dunque è esclusa ogni ipotesi di reviviscenza del Mattarellum (peraltro, la categoria della reviviscenza da un punto di vista giuridico non esiste); per quanto il Parlamento in carica abbia i titoli giuridici per operare una riforma elettorale, questa non è affatto indispensabile, perché non cè alcuna vacanza da colmare. Legittimità del Parlamento in carica Come prevedibile, la Corte ha confermato che, per il principio di conservazione delle istituzioni, non si ammette vacanza nelle strutture dello Stato ed il Parlamento attuale gode di piena legittimità giuridica. Il che, però, non risolve il problema della proclamazione dei parlamentari eletti con il premio di maggioranza e non ancora proclamati. Ma, legittimazione giuridica o meno, questo Parlamento ha i titolo morali e politici per mettere mano ad una riforma del genere? Insomma chiediamo ad un Parlamento eletto con un sistema dichiarato in buona parte illegittimo di dirci come deve essere il prossimo sistema elettorale. Vi pare una cosa sensata?” Aldo Giannuli […]
Agostino Marrella
Non condivido, francamente, il “possibilismo” della Consulta sulle cosiddette liste corte bloccate che, a mio avviso, riproducono, sia pure in scala ridotta (ma non per questo accettabile), il limite più grosso del soppresso “porcellum”: il “potere di mero e misto imperio” delle oligarchie partitiche di far eleggere, in buona sostanza, quelli che a esse più aggradano tramite – ad esempio – il “giochetto” dei “collegi sicuri” e delle spartizioni correntizie; in tal caso, l’elettore potenzialmente orientato a votare per il partito X, ma impossibilitato a farlo per la (ri)proposizione dei soliti “boiardi e/o “vecchi arnesi” altro non potrebbe fare che astenersi o annullare la scheda.
La mia opinione è, quindi, che i “tecnicismi” che danno all’elettorato un’effettiva potestà di scelta siano soltanto due: il voto di preferenza o l’uninominale di collegio a doppio turno eventuale.
Aggiungo, infine, che – al contrario dei “proporzionalisti sic et simpliciter” (ma, per inciso, neppure nella “prima repubblica” si votava col proporzionale puro, che, in ogni caso, ha senso solo se l’intero territorio nazionale è ritenuto un unico collegio) – non ritengo la governabilità una “figlia di un dio minore; essa, però, non può essere perseguita a scapito della reale possibilità di eleggere i parlamentari.
Jorge Di Tomasso
Si evince dalla Corte Costituzionale una sentenza di parte. Come mai la Corte non si è pronunciato per tornare alle elezioni in data certa con la legge precedente?
La legge elettorale non è vera l’emergenza del paese.
Quanto mi piacerebbe denunciare tutti i membri della Corte Costituzionale!
aldogiannuli
Jorge Di Tommaso: scusi, denunciare i membrid ella Corte per cosa? Non mi pare che fra i poteri della Corte ci sia quello di indire nuove elezioni
Anna
Mi scusi Professore, ma veramente non la capisco. Chiedersi se questo Parlamento abbia il titolo morale e politico per mettere mano ad una riforma e poi concludere che sarebbe insensato lasciare “ad un Parlamento eletto con un sistema dichiarato in buona parte illegittimo di dirci come deve essere il prossimo sistema elettorale.”, cosa vuol dire? La Corte non si è sostituita al legislatore e, quindi, torniamo alle elezioni con il porcellum? Oppure? Qualsiasi modifica, anche minima, che vada nella direzione indicata dalla Corte sarebbe una modifica effettuata da quelli che, secondo Lei, non hanno legittimità. Mi scusi Professore, ma il suo punto di vista mi sembra solo finalizzato a perorare la sua “causa”, ovvero il ritorno al proporzionale e, me lo lasci dire, lo fa in modo molto contraddittorio.
aldogiannuli
anna: evidentemente non sono stato chiaro
Jorge Di Tomasso
Sono certo che chi promuove una legge elettorale basata sul modello spagnolo, non sa nemmeno come funziona di là.
Una nuova legge elettorale non è la vera emergenza del paese; in ogni modo, perché ci sono delle persone (iniziando da Renzi) che vogliono promuovere una legge elettorale basata sul modello spagnolo e non basata su modelli di altri paesi più sviluppati e responsabili dell’Italia?
Peucezio
Sarò paranoico, ma ho il sospetto che dietro le scelte della Corte ci sia una qualche forma di complicità nei confronti dell’asse Napolitano-Letta-Monti-Ue-ecc. che vuole evitare la vittoria di una coalizione forte e caratterizzata, quale che sia, che tentasse di restituire un minimo di sovranità all’Italia.
Cioè si persegue l’ingovernabilità per consentire governi del presidente della repubblica (o comunque centristi, di coalizione, di responsabilità) completamente allineati alle volontà di attori internazionali.
Il richiamo velleitario e generico alla governabilità è sintomatico: la si invoca ma si decide in un senso che la impedisce di fatto, come dire: ti sparo un colpo di pistola in fronte, ma mi auguro di cuore che tu sopravviva e stia bene in salute.
AronCoceancig
Complimenti per l’analisi. Sono un iscritto al M5S e non vedo l’ora di poter confrontarmi e decidere sulle diverse proposte di legge elettorale. Volevo chiederle delle considerazione. In quali sistemi elettorali europei esistono, o sono esistite, tre coalizioni quasi omogenee? In una situazione del genere è possibile trovare, e sarebbe costituzionale, un meccanismo che fornisse una maggioranza parlamentare alla coalizione più votata? Io, momentaneamente, propendo per un sistema a doppio turno, misto proporzionale e con collegi, come quello ungherese anche se è abbastanza complicato. Ritengo il doppio turno, in generale, ma in una situazione come la nostra particolarmente necessario. Non solo perchè concede maggiore “libertà” di scelta nel primo voto, ma anche perchè evidenzia un chiaro vincitore. Certo che in un sistema bicamerale e parlamentare come quello italiano, non so quanto possibile sarebbe.
Paolo Federico
Non sono un esperto ovviamente ma voglio comunque provare a fare una mia proposta di meccanismo elettorale:
1)Divisione rigorosa del numero dei seggi da assegnare in 51% e 49%.
2)Obbligo di apparentarsi in coalizioni prima del voto.In caso di vittoria di una coalizione, divieto di scioglimento per questa e solo per questa, pena il ritorno alle urne.
3)Doppio turno con proporzionale puro, eventualmente una soglia di sbarramento minima al 2%.
4)Ballottaggio a due.
5)Nessuna assegnazione di seggi dopo il primo turno. Assegnazione del 51% al secondo turno al vincitore e rigorosa divisione proporzionale del restante 49% fra i perdenti.
Non importa con quale percentuale il movimento o partito vince le elezioni, fosse anche il 99%, sempre il 51% dei seggi otterrebbe.
Sarebbe una legge elettorale che, garantendo la governabilità, darebbe la possibilità sia di un un premio di maggioranza, che di un premio di minoranza, garantendo quest’ultima come controllore degli abusi.
Paolo Federico
Naturalmente al primo turno possibilità di indicare le preferenze.
Obbligo per tutti i movimenti partiti e coalizioni di indire primarie o meccanismi similari, per decidere almeno i primi cinquanta nomi da inserire in cima alla propria lista.
Porcellum, incostituzionale, ma non troppo | Lista Apprendista
[…] di dirci come deve essere il prossimo sistema elettorale. Vi pare una cosa sensata?” Aldo Giannuli Condividi:EmailStampa Questo articolo è stato pubblicato in eventi da admin . Aggiungi il […]
Stefano Pepino
IN MERITO ALLA (EVENTUALE) NUOVA LEGGE ELETTORALE
Un grave errore di fondo
Anche Aldo Giannuli commette nella sua disamina un macroscopico errore di fondo: afferma cioè che il sistema maggioritario garantisce più stabilità.
In italia è esattamente il contrario, e lo è di fatto (basta guardare i governi degli ultimi anni. Vi sembrano stabili?) e in teoria.
La teoria dice una cosa molto semplice: se voglio il premio di maggioranza mi devo aggregare, se voglio superare lo sbarramento mi devo aggregare, non importa con chi.
Il difetto di democrazia rappresentato dal maggioritario ha portato a creare sotto improbabili bandiere (querce, asini, etc…) indigesti minestroni elettorali con ex democristiani, ex socialisti, ex sedicenti comunisti della più varia estradizione, centristi, tutti assieme con un unico obiettivo:
OCCUPARE LA POLTRONA.
E non parliamo dell’altra sponda, con i leghisti e gli ex fascisti che, a discapito delle mai interrotte prese di distanza, hanno abbracciato Forza Italia.
Cosa non si deve fare per uno scranno in parlamento!
Ideologie condivise?
Nessuna. Intanto lo stipendio lo prendono. I rimborsi anche. Ultimamente manco mettono nero su bianco il programma, per avere le mani libere.
Nell’ottica: più voti prendono più voci hanno.
Voci di spesa, s’intende. Ovviamente.
Il risultato è il rovinoso dissesto della politica cui assistiamo oggi.
Se i partigiani che ci hanno fatto da padri della patria hanno voluto 1000 deputati, non era certo per moltiplicare le occasioni di spesa (o furto), ma per garantire una rappresentanza anche alle minoranze.
Questo è l’unico obiettivo serio che ci si può porre, nel’ottica di rifare la legge elettorale, tenuto conto che non c’è nessuna fretta, perchè l’attuale legge è peggiore della precedente che a sua volta era peggiore della precedente, per cui, se lasciamo fare a PD e PDL, chissà… io non sarei così ottimista da voler accelerare i tempi…
Saluti
Stefano P
aldogiannuli
Stefano: non ho mai detto che il maggioritario di per sè assicuri più governabilità, ma che qiuesto è lo scopo che si prefigge. poi ci sono modelli molto diversi ed occorre anche vedere come si combinano non il contesto storico ambientale. Ci sono operazioni che riesscono ed altre che non riescono.
I partigiani non c’entrano moltissimo con il numero di parlamentari. In primo luogo perchè la garrioranza dei costituenti non aveva fatto la Resistenza, poi perchè il bicameralismo fu voluto in particolare dalla Dc nel cui gruppo i partigiani erano davvero pochini. Poi anche se fosse, questo nonb significa che dobbiamo tenerci in eterno una determinata norma. Io sono per il più ampio diorittoi di rappresentanza delle minoranza ma cosa c’entra questo con un Parlamento bicalerale che assomma il totale più ampio di Europa?
gios
la Corte nelle motivazioni della sentenza afferma: “Le norme censurate, pur perseguendo un obiettivo di rilievo costituzionale, qual è quello della stabilità del governo del Paese e dell’efficienza dei processi decisionali nell’ambito parlamentare dettano una disciplina che non rispetta il vincolo del minor sacrificio possibile degli altri interessi e valori costituzionalmente protetti”.
Qual è la disposizione costituzionale che attribuisce rilievo (costituzionale) alla “stabilità del governo“?
armando
caro professore l’analisi della sentenza della consulta è sicuramente fra le più puntuali che abbia letto e quindi non mi permetto di contestare alcun punto, ma vorrei comunque fare qualche considerazione .
La prima attiene al fatto che se si accetta il concetto di rappresentanza e quello di “democrazia rappresentativa” bisogna riconoscere che non esiste un sistema che sia “perfetto” neppure il proporzionale puro che quando viene applicato ha naturalmente anche alcuni esisti non previsti soprattutto se opinione di coloro che votano non è democraticamente formata e rischia di sovra o sotto rappresentare istanze sociali presenti nel corpo elettorale, gli esempi nella cosiddetta I° repubblica sono copiosi (ex. PDUP o SVP fra i più emblematici). Ma soprattutto quella legge elettorale (basata sul proporzionale) era funzionale all’architettura costituzionale e per molti versi al contesto politico mondiale e a quello conseguente dell’Italia (guerra fredda, il maggior partito comunista dell’occidente). Il sistema delle preferenze poi aveva favorito il concretizzarsi di lobbies, di cordate di potere all’interno dei partiti e dei due rami del parlamento e infine della corruzione finalizzata al finanziamento dei candidati legati a centri di potere (palesi, occulti e a volte anche legati alla devianza criminale).
La seconda considerazione porta a dire che il difetto maggiore del mattarellum e del porcellum, che così bene sono stati descritti, risiede a mio parere nel loro essere alieni all’architettura istituzionale che prevedeva e prevede ancora un regime parlamentare e non presidenziale,in toto o semi come quello francese, e neppure un cancellierato alla tedesca (per esemplificare un po’ brutalmente). In questi vent’anni si è cercato di forzare la costituzione formale per uniformarla ad una presunta costituzione materiale leaderistica costruita dai mass media e da formidabili gruppi di interessi. tutto questo ha finito per distorcere ancora di più la rappresentanza senza risolvere né i problemi della corruzione endemica del sistema parlamentare e dei partiti né dare stabilità agli esecutivi, ma creando la pretesa di ridurre la democrazia al governo senza regole di una (presupposta)maggioranza invece che a un sistema di governo che garantisca tutti.
La terza considerazione è relativa al modello spagnolo, anche qui tutta la discussione su questo sistema dimentica che la costituzione spagnola nasce dopo il franchismo e deve tenere conto di una complessa architettura istituzionale tra potere centrale e le spinte autonomiste( per ex. dei paesi baschi o della catalogna).
In questa discussione sui sistemi elettorali da parte dei soggetti politici noto una grande strumentalità, occorrebbe disegnare un sistema istituzionale più in linea con i mutamenti sociali e solo dopo disegnare un sistema elettorale coerente ad esempio è molto diverso avere il bicameralismo o invece solo una camera legislativa oppure avere un esecutivo rafforzato o mantenuto come è oggi formalmente dipendente dal parlamento. In ogni caso al di là della legittimità e competenza su cui ci sarebbe molto da discutere riguardo ai parlamentari attuali un buon sistema sarebbe quello di un sistema a doppio turno con collegi uninominali , in cui al primo turno ci sia possibilità per tutti di presentarsi e un secondo turno di ballottaggio e con una quota proporzionale che recuperi i rappresentanti non eletti di tutte le forze politiche pescando però fra i candidati del primo turno. Detto ciò toccherà ai rappresentanti eletti trovare le intese politiche per governare il paese e dare le risposte alla società senza scorciatoie elettorali che sollevino chi vuole fare politica da questa responsabilità
Armando D.
Gian Giacomo Mugoni
Caro Professor Giannulli, ri-posto qui il mio contributo già pubblicato sul blog di Grillo.
Maggioritario puro, doppio turno, collegi uninominali.
No premio di maggioranza.
In più, obbligare per legge l’indizione di referendum tramite voto elettronico a scadenza prefissata (ad esempio una volta al trimestre)
Spiegazione: maggioritario meglio che proporzionale perché lega eletti al territorio e riduce il numero di partitini.
Doppio turno. Elimina personalità indesiderate alla maggioranza. Vedi Le Pen alle presidenziali in Francia.
In alternativa Il “ballottaggio istantaneo” che eviterebbe di recarsi a votare due volte.
Collegi uninominali. Elimina listoni, permette un controllo diretto degli elettori sull’operato del proprio eletto.
No premio di maggioranza. Distorsione della democrazia. Il maggioritario è già distorto .
Problemi residui: ingovernabilità ( in un sistema bicamerale e tripartito) o incentivo all'”inciucio”.
Allo stato attuale della tecnologia, la votazione online può essere definitivamente sicura solamente attraverso voto con schede perforate in ambienti controllati (per evitare foto alla scheda e voto di scambio)
Possibili soluzioni: eliminazione Senato, elezione diretta esecutivo (doppio turno alla francese per i motivi già riportati).
Se ne parlerebbe in fase di revisione costituzionale, magari tramite referendum. Sarebbe bello.
Il voto elettronico potrebbe avvenire (sempre tramite schede perforate e senza contatto diretto da parte del votante) all’interno delle attuali cabine BANCOMAT in condizioni da impedire foto e voto di scambio ( ad esempio la scheda potrebbe essere visibile solo attraverso uno spioncino).
Questo dovrebbe evitare manipolazioni e al contempo limitare i costi.
Ps. Finalmente la mia laurea in scienze politiche serve a qualcosa!
Andrea T
Perchè nel suo intervento di oggi sul blog di Grillo ha omesso di parlare del collegio uninominale a doppio turno?
Peraltro, con questo modello, NON È VERA l’affermazione che con un sistema bicamerale emergerebbero tendenzialmente maggioranze diverse nelle due camere. I collegi sarebbero formati su base territoriale in maniera omogenea, al livello regionale. Pertanto l’eventuale scostamento sarebbe dovuto solamente alla differenza di elettorato tra la camera e il senato e a valutazioni intuitu personae sui candidati. Per il resti ci sarebbe una certa omogeneità di risultati, a mio avviso (almeno quelli determinati da scelte di natura politica)
Poi ci sono dei sistemi elettorali come quello adottato in Australia o in Irlanda che raggiungono risultati simili senza ricorrere al doppio turno e agli sporchi giochetti delle desistenza. Per comodità copio e incollo da wikipedia
“Il sistema uninominale a voto alternativo con maggioranza assoluta o instant runoff è la versione a turno unico del sistema majority. Gli elettori non votano un singolo candidato, ma possono classificare un numero a scelta di candidati secondo il proprio ordine di gradimento. Se nessun candidato raggiunge la maggioranza assoluta di “prime preferenze”, il candidato meno votato viene eliminato e i suoi voti vengono redistribuiti fra i candidati rimanenti secondo le “seconde preferenze” espresse da chi lo aveva votato come prima preferenza. Se nessun candidato raggiunge ancora la maggioranza assoluta, il meccanismo viene applicato nuovamente, finché uno dei candidati non raggiunge la maggioranza assoluta. Il sistema uninominale a voto alternativo con maggioranza assoluta è utilizzato in Australia e nella Repubblica di Irlanda.
Il sistema alternativo consente di riprodurre in maniera sincera e fedele le intenzioni degli elettori, che non sono spinti al voto strategico e che possono limitarsi a esprimere le loro preferenze in maniera sincera. Questo sistema consente di evitare i problemi di eccessivo frazionamento politico e i problemi posti dagli accordi di desistenza.” (fonte: wikipedia it)
Valerio Bianchi
Caro professore,
la leggo con piacere ed ho iniziato oggi a seguirla sul tema della proposta “pentastellata” di legge elettorale che contribuiremo insieme a definire.
Una mia considerazione iniziale la vorrei fare.
La nostra Costituzione mi sembra divida i tre poteri, esecutivo al governo, legislativo alle camere e giudiziario alla magistratura.
E’ vero che la maggioranza eletta dal popolo ed espressa nel numero dei parlamentari che si uniscono per esprimere e sostenere il Governo, ne può decidere la stabilità o no…. ma io sono convinto che, se veramente il governo si limitasse ad esercitare il suo mero potere esecutivo, cioè ad applicare al meglio le leggi esistenti,non sarebbe così instabile come ora, dove si è incaricato di spingere in prima persona praticamente tutto il lavoro legislativo.
Così facendo fa la fine di chi mette il dito, come si dice, tra moglie e marito, cioè tra la maggioranza parlamentare, che lo ha espresso e l’opposizione che, se onesta, fa il suo dovere.
Solo tirandosi fuori dalla mischia legislativa, come, ripeto, previsto dalla Costituzione, può ottenere diversi risultati positivi come:
-essere più stabile perchè meno attaccato,
-permettere in parlamento una vera discussione con la necessità di avvicinamento delle opposte fazioni( che altro non è che rispettare il fatto che non tutta la popolazione la pensa nello stesso modo,ossia quello che io chiamo la ricerca di un equilibrio, più che dire compromesso)
– utilizzare le forze dei ministeri non per formulare leggi(sotto la forma celata dei decreti)velocemente per il pericolo calzante di soccombere, ma per applicare al meglio le leggi esistenti che sono tante
– poter poi stimolare il parlamento a lavorare per modifiche a leggi che avrà verificato di scarsa efficacia o addirittura dannose.
Sono insomma convinto che la stessa legge elettorale possa essere efficace in un quadro, dove a monte siano stati rimessi al giusto posto i veri ruoli di Governo e Parlamento.
Se fosse così preferirei una legge proporzionale, per avere in parlamento la vera rappresentanza dei votanti, in quanto ciò porterebbe forse ad una maggiore lentezza nel formulare nuove leggi(quelle che passassero sarebbero però sicuramente più solide)ma in compenso non metterebbe in forse un Governo, che sarebbe giudicato solo sul’esercizio del suo potere esecutivo.
Spero di non aver detto sciocchezze
Valerio B.
Piero
Tutto troppo complicato ed’evasivo. Gli elettori devono capire mentre in generale qui non ci si capisce un corno. L’unica cosa che si capisce e che non si capisce niente.E come al solito passa il tempo e tutto resta immutato.
Piero
Elezioni alla tedesca e che si facciano in fretta. Chi ha i numeri governa e chi no niente.
antonio profico
Al punto in cui siamo credo non ci siano più dubbi: il sistema deve essere necessariamente un sistema maggioritario a turno unico con la suddivisione in collegi elettorali dove chi arriva primo prende tutto e chi si aggiudica il maggior numero di collegi governa.
La migliore soluzione è quella inglese senza ombra di dubbio perché garantisce la stabilità ed impedisce la formazione di piccoli partitini!!!
Non dimentichiamo che il proporzionale in Italia è nato dopo il fascismo e la seconda guerra mondiale ed il referendum monarchici da una parte e repubblicani dall’altra!!!
La dimostrazione lampante della paura dei costituenti che si potesse ricadere in una nuova dittatura di tipo militare sta nel fatto altrettanto anomalo di avere 3 ministeri delle forze dell’ordine. Ministero dell’interno: polizia. Ministero della difesa: carabinieri. Ministero della Finanza: guardia di finanza.
Per fortuna non esiste più il ministero della marina, il Ministero della Marina Mercantile.
Sarebbe quindi necessario l’accorpamento di tutte le forze di polizia sotto un unico ministero!!!
antonio profico
Dimenticavo : Collegi Uninominali
Antonio Campo
Che cos’è la democrazia? ALMENO 6 PARLAMENTI
Un assaggio di DEMOSINERGIA la democrazia 5.1 (versione provvisoria perché: nella vita si può sempre migliorare).
Partiamo da semplici assunti e traiamone immediate conseguenze:
La classe politica è una minoranza organizzata che sfrutta la sua posizione decisionale per accumulare enormi privilegi. Perché decide le proprie regole.
Ne deriva che se non si vuole che una minoranza si possa rendere sempre più privilegiata, (qualunque sia l’oligarchia che assume le leve di comando), essa non deve avere la possibilità di determinare autonomamente le regole alle quali si deve attenere.
La soluzione è fare un parlamento temporaneo di estratti a sorte che abbia l’unico scopo di fare le regole per la politica e per la dirigenza amministrativa. Chiamiamolo Parlamento Regolatore. Le regole che questi propone sarà un altro gruppo estratto a sorte ad, eventualmente, approvarle l’anno successivo. Sembra banale ma lo diciamo, tale gruppo di parlamentari estratti troverà, al suo costituirsi, proposte già elaborate da parti sociali che potrà far sue o lasciare le cose come stanno se le ritenesse ancora adeguate. La sua permanenza deve essere ridotta a non più di 3 mesi e non meno di 1. Per evitare decisioni prese in funzione di utili personali promessi dalla politica i suoi componenti non possono essere assunti per incarichi politici o amministrativi dirigenziali per i successivi 2 anni.
Nessun sistema elettivo può assicurare in un unico organo la rappresentatività e la governabilità. O l’una o l’altra o il peggio di entrambe.
Ne deriva che, in democrazia, il fare le leggi è legittimato solo se vi è la partecipazione diretta di coloro che ne sono regolati o che i loro rappresentanti siano sentiti come una composizione di pensieri politici rappresentativa, nella varietà e nella quantità di ogni posizione, proporzionata a quella degli elettori, mentre il governare è sentito come la prevalenza di un pensiero maggioritario che trova la possibile convergenza in una maggioranza di elettori che sia almeno il 50% più un voto e che non abbia paralisi decisionali.
La soluzione è che, per garantire il massimo di rappresentatività in un sistema elettivo, il Parlamento Legislatore sia composto con metodo proporzionale assoluto e pesato ottenuto con un doppio turno. Si intende per assoluto che tutti gli elettori devono esprimere un voto efficace alla costituzione di una rappresentanza (niente voti a candidati che poi non siano eletti) e si intende per pesato che gli eletti hanno il peso di voto equivalente ai voti ricevuti senza nessun aggiustamento. Per il Governo, il cui obiettivo è la governabilità, invece deve valere il sistema maggioritario a doppio turno tra i due i candidati più votati.
Quindi vi sono due parlamenti legislatori. Il primo “Parlamento Regolatore” legifera solo sulla classe politica ed amministrativa, il secondo “Parlamento Legislatore” legifera per tutti.
Dato che il Governo potrebbe non trovare nel Parlamento Legislatore nessuna maggioranza. Per ovviare alle paralisi decisionali sulle leggi da farsi si ricorre alla costituzione di un Parlamento Risolutore i cui componenti sono temporanei (pochi giorni) e ad estrazione. Tali estratti, in una decina di giorni, avute illustrate le scelte da fare e avuta la possibilità di dibattere e di trovare i compromessi che possano andar bene ad una sua maggioranza, deliberano. Da tale voto esce un “Voto Risolutore” che è una sorta di premio di maggioranza per la sola legge cui è stato chiamato. Tale premio ha il peso politico della percentuale del Parlamento Risolutore che supera il 50% rapportato ai voti corrispondenti, in percentuale , del Parlamento Legislatore. Il Parlamento Risolutore definisce anche il soggetto politico che utilizzerà il voto (Governo o forza politica del Parlamento Legislatore) ed i limiti entro il quale può essere utilizzato.
Per risolvere i conflitti politici che sicuramente sorgeranno si estrae a sorte un Parlamento Arbitrale i cui componenti sono qualificati da titolo di studio adeguato che dirime i contenziosi extragiuridicamente con risoluzioni in poche decine di giorni in modo da evitare una paralisi funzionale dovuta alla possibilità di avvitare le tensioni politiche in contenziosi giudiziari, ciò senza nulla ostare il ricorso degli interessati al giudice competente che può determinare solo sentenze risarcitorie e non bloccare l’attività politica.
Quindi vi sono due parlamenti risolutivi: il primo che risolve gli stalli politici decisionali, il secondo che non permette il pantano dei contenziosi per la parte operativa delle istituzioni.
A tali strumenti legislativi e di governo vengono affiancati ed istituzionalizzati altri due parlamenti.
Il primo Parlamento Deliberativo che risolve il problema del NIMBY (non nel mio cortile) il problema noto di legittimazione di singoli atti di chi amministra quando parti di popolazione si oppone alla realizzazione di opere o interventi giusti in teoria ma non nel loro territorio o nei loro confronti. Si attivano Parlamenti Consultivi sul modello del deliberative polling . Il secondo Parlamento Popolare che risolve il problema delle leggi di iniziativa popolare utilizzando il web per fare forum di discussione e la produzione di leggi di iniziativa popolare che hanno ottenuto nelle mozioni e nella stesura finale un sostegno certificato sufficiente e frutto di dibattito e convergenza.
Questo è solo un assaggio di Demosinergia perché le innovazioni concettuali in essa previste si avvicinano al centinaio. Un assaggio mette appetito?
Antonio Campo
Che cos’è la democrazia? SISTEMA ELETTIVO
Un assaggio di DEMOSINERGIA la democrazia 5.1 (versione provvisoria perché: nella vita si può sempre migliorare)
Partiamo da semplici assunti e traiamone immediate conseguenze:
Viene sempre detto che non vi sono sistemi di estrazione della classe politica perfetti. Sicuramente i sistemi elettivi vigenti non sono i più efficaci a garantire governabilità ne i più giusti a garantire la rappresentatività.
Invece si dimostra che con la Demosinergia è possibile avere un sistema efficace in pratica e corretto secondo i principi di riferimento.
Le soluzioni finora immaginate sono inefficaci perché partono da una serie di domande mal poste.
In democrazia, tolta la partecipazione diretta di tutti, vi sono almeno due modi per selezionare una classe legislativa rappresentativa: delegare o estrarre a sorte.
La delega può essere fiduciaria o vincolata.
• Nella delega elettiva fiduciaria, non si ha una corrispondenza visibile tra eletto e proprio elettorato. Tale delega prevede che l’elettore si affida ad un eletto che non ha alcun vincolo di mandato per i compromessi e decisioni da prendere con altri eletti.
• Nella delega vincolata invece si richiede che vi sia corrispondenza visibile fra eletto ed elettore. L’elettore può periodicamente o continuamente ritirare la delega. Nella delega vincolata l’eletto ha un vincolo di mandato ed è di fatto un portavoce con stretti margini decisionali.
Nella Demosinergia la delega è fiduciaria senza vincolo di mandato ma l’elettore può con una certa frequenza cambiare il peso politico di ogni eletto durante il suo mandato. Questo non lo rende un portavoce ma lo rende più sensibile ai cambiamenti che avvengono nel consenso tra gli elettori.
Si può anche ottenere una delega rappresentativa estraendo a sorte in modo da ricreare un campione con lo stesso mix sociale e di provenienza geografica della società. Tale campione ha una delega fiduciaria a tempo. Tale delega si basa sulla convinzione che il campione estratto a sorte si comporterà, nel cercare i compromessi e una maggioranza utile, come sarebbe avvenuto se ci si riuniva tutti in una improponibile piazza di milioni di persone.
La prima domanda mal posta è: “come riuscire ad eleggere rappresentanti il cui valore di voto è uno?”
Se tanti sono rappresentati da pochi si hanno due casi: 1. la rappresentazione dei voti paritetici degli elettori avviene senza arrotondamenti e quindi ogni eletto vota col peso di voto di quanti l’hanno scelto; 2. nel tentativo di ridurre ad un solo voto gruppi differenti e non riducibili a sottomultipli porterà a arrotondamenti che cambieranno criminalmente uno dei cardini della democrazia “una testa un voto”.
L’errore di base è il volere ottenere eletti il cui voto vale uno. La cosa banale è che l’eletto non vale uno … vale quanti l’hanno eletto. Le distorsioni, nella cretina logica del tentare la quadratura del cerchio, iniziano dal disegno delle circoscrizioni e del numero di eletti che ad esse si collegano, dal sistema di recupero dei resti e dagli inevitabili arrotondamenti. In tutti questi passaggi il valore d’uguaglianza del peso di voto di ogni elettore è modificato quando non è annullato con voti dati a candidati poi non eleggibili. Nei sistemi in cui poi si cerca (indebitamente) di garantire la governabilità piuttosto che la rappresentatività la distorsione è aumentata ad arte portando, come nel maggioritario, una metà della popolazione potrebbe sparire. Arrivando anche all’aberrazione di assegnare ad una minoranza la maggioranza assoluta per 5 anni!
La seconda domanda mal posta è: “come riuscire a eleggere un organo che assicuri contemporaneamente rappresentatività e governabilità?”
Semplicemente non è possibile! Se si persegue l’obiettivo della governabilità la rappresentatività dovrà essere sacrificata e tale fatto sarà tanto drammatico quanto più è necessaria la governabilità perché le decisioni che chi legifera prende verranno sentite, da chi non è d’accordo, come meno legittime.
Ma allora che risposta dare alla domanda “come si può ottenere, in un sistema a democrazia indiretta, una selezione di legislatori che garantiscano rappresentatività e governabilità?” . La risposta è banale, si ottiene con due corpi legislativi differenti ed evidentemente legittimati. Tale soluzione si basa in Demosinergia nel Parlamento Legislatore e nel Parlamento Risolutore.
Concentriamoci sulla domanda di rappresentatività ovvero del Parlamento Legislatore.
Il sistema elettivo “perfetto” (per la rappresentatività) è il proporzionale assoluto con voto pesato. Proprio (perfetto perfetto) non è perché non risolve la “visibilità mediatica” delle posizioni politiche che non hanno risorse propagandistiche o che non hanno capacità comunicative al netto delle idee, non risolve l’effetto della “corsa al centro” che rende quasi indistinguibili le alternative o la “politica dei due forni” di partiti centrali che rende inutili le ali estreme, ma evita molte altre aberrazioni che modificano di fatto il valore paritetico in politica di ogni elettore. Toglie alibi a chi propugna un sacrificio della rappresentatività per la presunta governabilità senza peraltro garantirla se non in alcuni casi. Il sacrificio della rappresentatività a favore della governabilità è un crimine contro la democrazia che viene passato (…) come virtù.
Ora si propone un sistema di elezione che manda alle ortiche una quantità di paradossi legati al tentativo di ridurre ad “un solo voto” chi è eletto rappresentante di “più voti”.
Il sistema elettivo della Demosinergia è il proporzionale assoluto con voto pesato. Tale sistema è unito alla frequenza di rinnovo di un terzo del parlamento ogni due anni e contestuale rinnovo del peso politico di ogni eletto. Questo articolato meccanismo porta il sistema elettivo a risolvere parzialmente la “schiavitù in cui oggi è relegato l’elettore dopo che, come sovrano vota, decidendo così di chi diventare schiavo per un periodo di tempo”. Rieleggere i propri rappresentanti ogni 5 anni … è un tempo biblico che dovrebbe ritenersi democraticamente inaccettabile. Far durare un eletto solo due anni è un tempo troppo breve perché gli individui eletti possano mettere a frutto la loro competenza maturata e che basino le loro azioni su risultati di più lungo respiro. La soluzione quindi è di eleggere un rappresentante per 6 anni ed ogni 2 anni dare la possibilità all’elettore di variarne il peso politico in proporzione ai voti ricevuti. Ciò restituisce una capacità di controllo all’elettorato che bypassa le segreterie dei partiti e lega gli eletti agli elettori pur lasciando il bisogno, degli eletti, di appoggiarsi alle strutture di propaganda e di elaborazione politica fine dei partiti.
Questo è ottenibile se ogni 2 anni si rinnova di un terzo Il Parlamento Legislatore e si riassegna il peso di voto ai suoi tre terzi.
Il sistema elettivo, per essere “perfetto”, deve accreditare una rappresentanza collegata anche ad elementi “visibili” che prescindono dall’opinione politica espressa. Il sesso, l’età, la regionalità. Inoltre deve risultare una foto delle idee prevalenti in ogni territorio ma nel contempo deve salvaguardare anche le presenze politiche molto diffuse su tutto il territorio, pur minoritarie, in gran parte delle circoscrizioni elettorali di esso.
La votazione prevede alcune fasi: 1. il disegno delle circoscrizioni elettive; 2. Le candidature e presentazioni di liste; 3. la campagna elettorale di rinnovo; 4. Il primo turno di voto; 5. la campagna elettorale di voto pesato; 6. il secondo turno di voto; 7. l’insediamento del nuovo parlamento pesato.
Per fare un’esposizione semplice e breve do’ per scontate alcune scelte di quantità che potrebbero avere efficaci variabili e tralascio moltissimi accorgimenti ed anche parti essenziali che porterebbero troppo lontano.
Il sistema elettivo della Demosinergia descritto (per adesso) solo a livello nazionale.
Il disegno delle circoscrizioni elettive:
• lo stato viene diviso in 20 circoscrizioni.
• Ogni circoscrizione si eleggono i primi 4 risultati più alti.
Si noterà poi che la definizione delle circoscrizioni, sia per la quantità di elettori considerata che per la propensione politica della popolazione distribuita nel territorio, è poco significativa ai fini della rappresentanza finale perché anche qualora venga disegnata ad arte per avvantaggiare qualche posizione politica tale vantaggio è minimizzato dal fatto che la rappresentanza si baserà, nella prima votazione, sul recupero di 20 rappresentanti espressione delle realtà più diffuse su tutto il territorio e in seconda votazione sull’effettivo peso dei voti ricevuti da ogni posizione politica.
Vi sono due tipi di candidature:
premesso che: 1. le candidature sono esclusive per una sola circoscrizione 2. può candidarsi qualsiasi elettore esclusi coloro che non siano già politici eletti o estratti o dirigenti pubblici o lo siano stati entro i due anni precedenti il voto, siano in stato di interdizione o impedimento.
• le candidature individuali devono essere presentate almeno 6 mesi prima della prima data di voto e sostenute da almeno 3mila elettori sottoscrittori (dichiarati ed esclusivi) verificabili da chiunque;
• le candidature collettive sono sostenute da un partito riconosciuto che ha effettuato, per la formazione di ogni lista, delle selezioni con primarie certificate.
Le liste presentate:
• In ogni circoscrizione possono essere presentate liste con voto di preferenza di max 4 candidati solo per quella circoscrizione.
La campagna elettorale di rinnovo:
• ogni candidato deve avere un suo conto elettorale di cui è responsabile anche se lo affida a terzi. Questo viene alimentato da contribuzioni o da prestazioni;
• L’importo massimo stabilito per la campagna se superato verrà a decurtarsi proporzionalmente dal finanziamento giornaliero dell’eventuale eletto per i successivi 6 anni.
Il primo turno di voto:
• per ogni circoscrizione elettorale vengono eletti i candidati con più preferenze delle 4 liste che hanno preso più voti;
• raggruppando le liste a livello nazionale. Si toglie ad ogni lista 1/80 dei voti espressi complessivi nazionali per ogni nuovo eletto ad esse collegato su base circoscrizionale. I voti residui generano una graduatoria da cui viene eletto il candidato con più preferenze delle 20 liste più votate.
in tal modo si ottengono 80 eletti direttamente espressione dei territori e 20 eletti espressione delle posizioni politiche più presenti su tutto il territorio nazionale.
La campagna elettorale di voto pesato:
• si svolge con le stesse modalità della prima;
• è messa a disposizione una scheda ufficiale per ogni eletto in cui sono riportati tutti gli atti pubblici fatti durante il suo mandato, e tutte le notizie utili che questi ritiene d’inserire con relativa critica delle stesse da parte degli altri soggetti politici;
• l’elettore ha a disposizione una casella certificata elettorale in cui può ricevere la propaganda e le comunicazioni elettorali ufficiali tra i quali i codici di voto da criptare con la propria firma elettronica.
Il secondo turno di voto:
• Questo avviene in una tornata di seconda campagna elettorale distanziata da almeno una settimana;
• ogni elettore, nel secondo turno di votazioni, esprime tre voti in schede separate, rispettivamente per ognuno dei 3/3 delle componenti elette in anni differenti del Parlamento Legislatore e quindi individua in ognuna un legislatore o simbolo di appartenenza politica al quale da il voto;
• N.B. nella prima votazione contribuisce a selezionare i candidati più sostenuti mentre nella seconda tornata delega il proprio peso di voto a tre parlamentari legislatori scelti rispettivamente tra i terzi dei 300 su tutto il territorio;
• N.B. La difficoltà dell’elettore più sprovveduto si riduce nell’indicare solo il simbolo a cui intende affidare la ripartizione del proprio peso di voto lasciando libero l’elettore più informato di scegliere a chi dare maggior peso di voto individuale, nell’ambito di ogni famiglia politica rappresentata.
L’insediamento del nuovo parlamento pesato:
• il peso di voto di ogni parlamentare è dato dai voti al simbolo collegato del singolo terzo diviso i parlamentari di quel terzo collegati a quel simbolo. I resti vanno attribuiti nell’ordine di preferenze;
• ogni parlamentare aggiunge ai voti ricevuti dalla ripartizione dei voti del simbolo i voti di preferenza diretta;
• qualora i voti di un solo eletto superassero il 2% di tutti i voti validi conteggiati nel proprio terzo, l’eccedenza costituirebbe voti da ripartire fra i parlamentari collegati allo stesso simbolo o ad un simbolo da questi indicato;
• i voti espressi nell’attività legislativa di un eletto devono essere sempre palesi.
Per assicurare la massima rappresentanza delle posizioni politiche degli elettori ad i Parlamentari eletti si aggiungono 10 Parlamentari Legislatori Portavoce per ogni nuovo terzo insediato. Questi hanno tutte le prerogative dei parlamentari Legislatori tranne in poter votare. 6 sono presi dai simboli più votati al primo turno ma che non han avuto eletti e 4 accreditati ai partiti col maggior numero d’iscritti non già presenti nei Portavoce degli altri 2/3. Questi Parlamentari Portavoce hanno un rapporto di delega vincolata al soggetto politico cui sono espressione e possono essere sostituiti da questi durante tutto il mandato.
Questo è solo un assaggio di Demosinergia perché le innovazioni concettuali in essa previste si avvicinano al centinaio. Un assaggio mette appetito?
Orazio di Bella
Caro Dott. Giannuli,
Mi fa moltissimo piacere che le sia stata data l’opportunità di informare sul blog di Grillo, facendo anche da guida tra le diverse alternative conosciute e innovatrici.
Io sono quello dell’astensione (non è una fissazione. È una convinzione.)
Concordo con lei, che le leggi elettorali sono necessarie e modificabili, perché il comportamento elettorale (partiti e elettori) è quello che non solo influisce sui risultati, ma anche sul grado di interpretazione e realizzazione del beneficio ai cittadini da parte del governo.
In Italia da anni il tasso di beneficio è molto basso, cioè i governi sono stabili, ma non fanno bene all’elettore.
Solo immaginare un governo Berlusconi, dove Berlusconi è “immunizzzato” dalla sua maggioranza, e tutte le condotte egoistiche, controlegge, e il diritto vengono storpiati per creargli l’Italia che favorisce i suoi interessi … è uno scenario apocalittico.
Finisco questo inizio (parteciperò alla discussione) tornando al tema, che è quello della legge elettorale preferibile.
Lei anticipa, che dal Movimento si aspetta una maggioranza a favore del proporzionale.
Sono d’accordo, e anche io lo preferisco.
Sono anche contrario a sbarramenti alti, perché i partiti che difendono interessi di particolari gruppi sociali (pensionati) hanno ragione di esistere, e meritano possibilità di farsi rispettare.
Ma ci rimarrebbe il grossissimo problema di evitare frammentazioni, o consegnare i governi al ricatto di piccoli partiti che lo ocmpongono.
Li ci vedo campo per considerare sul serio l; introduzione dell’elettore come potere regolatore ed educativo dei partiti.
Un sistema chiuso, a doppio legame, come quello che favorisce la Casta, si può condizionare e educare, se l’elettore può rifiutarlo in blocco in modo semplice, chiaro ed efficace.
Definire il seggio come repprsentanza di X elettori (ovvero voti reali e non interpolati ignorando l’astensione) da all’elettore il potere di usare l’astensione per sanzionare i partiti, incoraggiando prima di tutto che comincino a tradurre in proposta politica quello che i loro elettori chiedono, e poi essendo altamente coerenti con le promesse e le proposte fatte.
L’incentivo sarebbe, detto in modo crudo, il potere e i soldi: Se non fate quello che vogliamo, ve li togliamo!
La prego di porre un riflettore su tale possibilità. Mi piacerebbe molto lasciare a mio figlio il ricordo di essere stato quell’ostinato che alla fine ha permesso che la democrazia facesse un passo avanti, migliorando il suo modo di funzionare, e democratizzandosi ulteriormente.
Magari sarà una pessima forma di governo, ma è migliorabile!
bruno napoli
Qualunque sistema si scelga, credo che sia comunque essenziale tenere in considerazione la governabilità. Il proporzionale puro renderebbe il parlamento un suk con continue mediazioni su ogni provvedimento. Questo paese di merda sarebbe ancora più ingovernabile di come è ora. Io sarei per l’uninominale all’inglese con piccoli collegi e competizione tra singoli candidati; in tal modo ci sarebbe un rapporto stretto tra l’elettore e l’eletto. Credo che il sistema sarebbe conforme alla costituzione poichè la valutazione andrebbe fatta in ogni singolo collegio stabilendo semplicemente che il candidato che prende più voti viene eletto. Lei cosa ne pensa ?
vinicio
Ho letto la sua proposta sul blog di grillo.
Ho risposto :proporzionale corretto.
camera:forse 10 circoscrizioni in piu’ delle attuali.sbarramento al 4% per singola lista,8% per coalizioni.premio al 13% a livello nazionale da distribuire ai resti circoscrizionali migliori.Si alle preferenze.
Senato:2o circoscrizioni.sbarramenti come alla camera.premio, se ci sara’,ai migliori resti locali previo individuazione di una soglia base che potrebbe essere la regione piu’ piccola.
Al senato si potrebberoaavere sia le preferenze sia no.
Non so se cio’ sarebbe sufficiente a garantire la stabilita’di governo e la rappresentanza,forse ci vuole qualche correttivo, ma chi ritaglia ad esempio nuove circoscrizioni, magari a scavallo di regioni? Forse non ci sara’ il tempo.
Alcune domande.Le cicoscrizioni estere(Europa,Africa e Asia 1,Asia 2,america1e 2) attualmente sono presenti anche al Senato?Se si, mi sembra un monstrum.
Si potrebbe al senato adottare un proporzionale con sbarramenti, distribuendo tutti i seggi regione per regione.
Gaspare Mostacciuolo
La rappresentanza politica deve essere qualcosa di sostanziale, che coinvolge ogni cittadino che si reputa tale, per cui gli espedienti tecnici per sostanziare questo principio diventano ardui da escogitare. Proporrei qualcosa che non ha esempi a cui riferirsi: “elezione a doppio turno, al primo turno scelta dei rappresentanti con il metodo proporzionale con preferenza senza sbarramenti, al secondo turno i rappresentanti virtualmente eletti si costituiscano in coalizione con la formazione di un esecutivo e un programma di governo, si presentano agli elettori affinché possano scegliere, in questo caso con il sistema maggioritario e relativo premio, la coalizione di governo e garantire la cosi detta governabilità”.
Liivo Lo Verso
Grazie per aver aperto uno spazio di dibattito, che sebbene dispersivo, consente di raccogliere idee e confrontarsi. Apprezzo l’approccio ad “imbuto” tracciato sul blog di Grillo, e per questo che la prendo alla larga con quattro idee o criteri guida per approcciare il tema:
1) Non si devono mai fare leggi elettorali ricalcate sulla fotografia dell’equilibrio politico contingente, né sul risultato atteso alla prossima scadenza elettorale: le leggi elettorali, come tutte le leggi, sono norme generali e astratte, cioè destinate ad un numero indeterminato di soggetti per regolare un numero infinito di casi.
2) Non si devono mai usare le leggi elettorali per introdurre surrettiziamente riforme istituzionali: le istituzioni sono entità delicate che si basano su un accorto equilibrio definito dalla Costituzione, se quell’equilibrio si rompe (per esempio con meccanismi maggioritari talmente forzati da attribuire ad una minoranza – maggioranza relativa – il potere di eleggere gli organi di garanzia, in primis il presidente della repubblica), si scassa il sistema.
3) Non si devono prevedere nella legge elettorale premi di maggioranza che comportino una “illimitata compressione della rappresentatività dell’assemblea parlamentare” (come dice la sentenza n° 1//2014 della Corte Costituzionale), ma ancor meglio sarebbe non prevedere alcun premio, utilizzando piuttosto ai fini del miglior funzionamento del sistema – governabilità, stabilità, limiti all’eccessivo frazionamento – altri strumenti meno brutali e lesivi dei principi democratici, come ad esempio ragionevoli soglie di accesso, sfiducia costruttiva, ballottaggi, cancellierato, ecc.
4) Non si devono privare gli elettori del potere di scegliere direttamente gli eletti (come dice la sentenza n° 1//2014 della Corte Costituzionale), e dunque si deve prevedere, da un lato, in ogni caso, la regolamentazione giuridica dei partiti per assicurare meccanismi democratici nella fase di selezione delle candidature e, dall’altro, a) se le elezioni avvengono su liste, il voto di preferenza, b) se le elezioni avvengono su collegi uninominali, le primarie obbligatorie.
leopoldo
io vorrei che il sistema che verrà votato dal parlamento risolva alcuni vincoli ?-:
– che permetta la governabilità, non credo che lo Stato sia a rischio di deriva autoritaria. Questo si rischia con un eccessivo immobilismo e vesazzione delle classi sociali.
– che permetta la rappressentatività anche con meccanismi di sbarramento [ una coalizione che si scioglie automaticamente il premio di seggi decade ]
– preso atto che su molti temi le forze politiche non dialogano, e alcuni proprio non se li pongono, e giusto che venga posta una relazione tra elettori,territorio e eletto
Giovanni
Chissà se un sistema elettorale fatto in questa maniera può consentire sia la rappresentatività che la vicinanza tra elettori ed eletti e governabilità (fatti sempre salvi i cambiacasacca di professione) : http://www.file-pdf.it/2014/01/15/proposta-legge-elettorale/proposta-legge-elettorale.pdf
Anna
Per me l’unico sistema che può rispettare rappresentatività e governabilità è il doppio turno di lista.
Quanto ad uno degli aspetti della legge Tedesca, in particolare quello che non può cadere un governo se non c’è una maggioranza pronta a sostenerne un altro, ricordo solo che siamo in Italia e non in Germania: ammesso che il Governo non cada perché non ce ne è un altro pronto, ma poi quello in carica siamo certi che quando presenta un provvedimento c’è chi glielo vota? Il rischio per niente remoto è quello di una paralisi che potrebbe portare effetti ben peggiori della caduta di un governo.
La verità è che una legge elettorale perfetta non esiste. L’unica che in Italia ha funzionato e continua a funzionare è quella dei sindaci che, per non essere vincolati ai tempi biblici di una eventuale riforma costituzionale, può essere realizzata in un doppio turno di lista se al primo turno nessuno raggiunge la maggioranza assoluta.
Tiziano
Ciao grillino finalmente ti sei dichiarato
complimenti
con la sinistra non hai più nulla a che spartire
buona serata aldo
aldogiannuli
Tiziano: non ti sembra di essere un po’ ridicolo? Credi di essere il proprietario del logo “sinistra”?
E’ per quelli come te che la sinistra perde regolarmente.
Comuqnue collaborare per una iniziativa non significa dare l’adesione ad un movimento. Cerca di capirlo
Ferruccio Cittadini
Sperando di non abusare di questo spazio, ma mi è venuto un dubbio sul metodo (per quanto io non sappia se sia veramente risolvibile).
Avevo redatto un documento, molto simile a questo metodo, il 1° gennaio (http://concittadinia5stelle.altervista.org/wp-content/uploads/2014/01/Cittadinum2014.pdf) e avevo deciso di non “chiudere” le scelte.
Perché?
Perché una scelta è funzione anche delle successive (e non solo il contrario).
Mi spiego.
Fino a che non so che tipo di voto la gente sceglierà, mi sento a disagio a scegliere tra maggioritario e proporzionale. Infatti, immaginiamo che poi la gente opti per un il voto secco (chi prende più voti è considerato primo), a quel punto io sono contro il maggioritario uninominale (all’inglese per intenderci), perché 1 persona che prende il 40% potrebbe essere eletta (p. es. su 3 candidati, 40% 30% 30%), anche se il 60% non avrebbe mai votato per lui (quindi la maggioranza non lo vuole) solo che si è divisa su altri 2 candidati (è successo in Lombardia o in Piemonte alle regionali?). Mentre sarei d’accordissimo sul collegio uninominale se fosse un voto alternativo (tipo Schulze … cercate su wiki metodo Schulze).
Quindi, per evitare un sistema che non voglio, non sapendo cosa sceglieranno gli altri, sarò tentato di votare un proporzionale, anche se in fondo preferisco l’uninominale alternativo.
Ecco, avevo questo sentimento di dubbio, che volevo condividere con voi, anche se so che non è facile trovare un’alternativa.
giandavide
io dopo 20 anni che ho votato conglomerati elettorali che si contendevano uno sproporzionato premio di maggioranza, e dopo avere preso atto che questo premio di maggioranza non serve assolutamente a nulla in mancanza di una disciplina partitica, posso dire che ho perso ogni ragionevole speranza riguardo al voto maggioritario: la minore durata dei governi è la migliore salvaguardia contro le prevaricazioni e i tradimenti dei partiti, dato che la possibilità costante di ritorno al voto e quindi di dovere rendere conto all’elettore garantisce una costanza nella linea politica che oggi ci sogniamo.
roby
Per ora penso che la legge elettorale deve essere PROPORZIONALE con correzione maggioritaria, praticamente il contrario del Porcellum di adesso. Altrimenti NON tornerà mail l’onestà in sto Paese.
Questo fino ad un panorama completo delle prossime puntate.