
La sconfitta del Fn.
C’è una notizia buona ed una cattiva. Quella buona è che ha perso la Le Pen, quella cattiva è che hanno vinto gli altri. Certo: è un paradosso, ma è la situazione reale ad esserlo: siamo stretti fra un presente insopportabile ed un’alternativa peggiore.
Il punto non è che il Fn sia fascista: lo è sui generis, per un richiamo genealogico e la persistenza di alcuni temi ideologici di quella origine, ma anche con molte differenze, ad iniziare dal rapporto con la violenza ed il totalitarismo (non mi risulta che il Fn abbia una prassi squadristica, né che punti a sciogliere gli altri partiti ed abolire le libere elezioni). Questa definizione si adatta meglio ad Alba dorata o Jobbik.
Dunque, quello della caratterizzazione fascista non è l’argomento di maggior peso. Quello che conta di più sono altri aspetti: il più frusto e gretto nazionalismo, la critica superficiale dei poteri finanziari, che lascia intatto l’assetto capitalistico della società, il richiamo ad una tradizione più immaginaria che reale, dietro cui si nasconde una anti-modernità reazionaria, la becera xenofobia, il populismo greve che si contrappone ad ogni dimensione culturale, la richiesta ottusa della pena di morte e via di questo passo. Dunque, non è certo una cattiva notizia che il Fn abbia perso. La cattiva notizia è che vincano quelli di sempre, le forze di sistema.
Certo i socialisti ne escono massacrati con la certificazione della loro irrilevanza politica, anche se il loro capo resta all’Eliseo (che autorità può avere un Presidente il cui partito scende sotto il 20%?), ma risorge la stella di Sarkozy. Sai che acquisto!
Come è accaduto all’Ukip, a Podemos ed al M5s (cose diversissime fra loro, ovviamente, ma accomunate dalla collocazione antisistema), il Fn è stato fermato quando sembrava stesse per spiccare il grande balzo. Personalmente penso che Ukip, Afd e Fn siano alternative peggiori all’esistente, mentre Podemos e M5s, al contrario, siano preferibili ad esso, ma lasciamo perdere questo aspetto e cerchiamo di capire perché questo accada. Sin qui l’unica forza “antisistema” a vincere è stata Syriza ma non a caso: è quella che discende più direttamente da organizzazioni della sinistra tradizionale (sinistra Pasok, comunisti dell’interno e formazioni simili), più simile alla Linke (di cui condivide l’appartenenza al Sinistra Europea) che a Podemos e, dunque, la meno nuova ed antisistema fra le forze affacciatesi con la crisi e, infatti, nelle scelte di governo si è dimostrata molto allineata alle indicazioni (o diktat) del sistema di potere europeo.
Vice versa, le forze più nuove e dichiaratamente antisistema, non riescono a sfondare, pur ottenendo risultati vistosi, che talvolta raggiungono la maggioranza relativa. E’ probabile che confluiscano diverse ragioni. Quella più evidente è che il blocco delle famiglie politiche tradizionali (socialdemocratici, democristiani, liberali e verdi) si compatta contro i “barbari” e, pure ammaccato, per ora regge. In Italia questo ha funzionato meno, perché nei ballottaggi, il polo tradizionale escluso ha preferito il M5s all’avversario di sempre, ma si è trattato di elezioni amministrative e non è detto che funzioni anche nelle politiche: dunque una eccezione relativa e tutta da confermare. Peraltro anche il M5s ha sperimentato l’effetto “blocco” nelle europee del 2014 e, comunque è ancora sotto il 30%, pertanto per nulla sicuro di arrivare neppure al ballottaggio.
In questo comportamento dell’elettorato è evidente la paura del |”salto nel buio”: ad esempio, l’uscita dall’euro è vista come una avventura pericolosissima che mette a rischio risparmi e redditi da lavoro e la risposta delle forze antisistema (a parte Podemos che non mette in discussione l’Euro o l’appartenenza alla Ue) non è apparsa tranquillizzante, perché non è stata prospettata alcuna credibile exit strategy che, quantomeno, attutisca l’eventuale urto. Più in generale, queste forze sono apparse credibili più come espressione della protesta sociale che come possibile forza di governo: proposte troppo semplicistiche e al limite del miracolismo, personale politico non adeguato al ruolo, apparato organizzativo insufficiente.
Bisogna ammettere che non si tratta solo dell’effetto delle campagne dei media: in effetti queste forze mancano (almeno per ora) della cultura politica e del personale necessari ad esercitare un ruolo di governo, per cui, anche “ad un solo miglio dalla vittoria”, non ce la fanno a dare lo scatto finale. Ad esempio è da notare che nessuna di queste forze articoli un minimo di discorso credibile di politica estera.
Il punto è che queste forze, in ragione del loro accentuato populismo, confondono la sacrosanta avversione al ceto politico ed alla “politica politicienne” con il rifiuto della politica in quanto tale e questo si traduce spesso in atteggiamenti infantili del tipo “noi contro tutti”. I partiti antisistema rifiutano ogni alleanza come dimostrazione della loro “diversità”, una forma di integralismo im-politico più ancora che anti-politico. Ma un blocco elettorale vincente non è una sommatoria di voti di anonimi cittadini, ma l’aggregazione di un blocco sociale, che spesso chiede una articolazione di diverse forze politiche in grado di coprire uno spettro di interessi abbastanza stratificato. Neppure la Dc, partito “prendi tutto” per eccellenza, ce la faceva da sola a coprire tutto il campo di interessi che gli garantisse la maggioranza ed i partiti laici (con il loro 10-12% avevano appunto la funzione di coprire i fianchi della coalizione.
E’ un punto su cui occorrerà tornare, per ora lo segnaliamo insieme ad una certa insensibilità sociale del partiti populisti. Può sembrare un paradosso che i partiti che si ergono contro il sistema, in nome degli interessi del popolo, poi non capiscano la dialettica delle forze social. Ma è appunto il loro essere populisti che li porta a concepire il popolo come una unità omogenea, priva di interessi differenziati e non attraversata da una dialettica interna. Questo immaginario –del tutto infondato- poi ha anche la conseguenza di rendere estranei i populisti (altro paradosso conseguente al primo) al conflitto sociale. Ma su questo torneremo, dato che il punto merita ben più di uno specifico articolo.
Insomma, occorre capire che la protesta è giusta ma non basta e che per il salto dalla protesta alla proposta occorre munirsi di una cultura politica di riferimento, superare le rozzezze attuali e darsi una struttura organizzativa adeguata: la tastiera di un computer non è sufficiente ad assicurare tutto questo.
Aldo Giannuli
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ilBuonPeppe
“Sin qui l’unica forza “antisistema” a vincere è stata Syriza ma non a caso”
Infatti Syriza ha dimostrato di NON essere antisistema.
Aldo Giannuli
appunto
Herr Lampe
Che Syriza non si sia dimostrata un elemento di rottura è vero col senno del poi. Se Syriza ha vinto è per una ragione semplicissima: la Grecia è stata portata alla fame, Francia Italia e Spagna no, o almeno non fino a quel punto. In ogni caso questi test prima o poi saranno obbligatori per molti, quindi si vedrà.
Il punto vero per il momento è che l’architettura europea, fin qui, ha tenuto nonostante molte scosse. Finché ciò avviene gli equilibri politici consolidati da decenni possono fibrillare ma ancora tengono.
Luigi Maria Ventola
L’autore dell’articolo ha decisamente inclinazioni sinistre e non le nascomde e di conseguenza si ritiene in diritto di criticare un partito, il FN, che si richiama a tutti quei valori che questa povera società ha perduto o le hanno fatto scientemente perdere i soliti ignoti. Buon per lui, ma il tempo è galantuomo e io spero sempre nel risveglio delle coscienze.
Marco Sparaco
Non è mia intenzione sponsorizzare il Front National francese, non lo conosco e non è mia intenzione entrare nel merito, ma a prescindere da tutto, secondo me, il fatto inquietante è che destra e sinistra si sono alleate per combattere un nemico che ormai è sempre più in maniera lapalissiana diventato comune.
Questo ci fa capire come non esistono più destra e sinistra, ma esiste solo un sistema oligarchico che gestisce il mondo globalizzato attraverso la politica ormai al servizio delle multinazionali e del sistema finanziario/mercantilistico/speculativo.
Siamo immersi ormai in una grande guerra mondiale sferrata dai mercati speculativi e la finanza contro popoli e stati.
Non si può assolutamente parlare di sovranità monetaria, alimentare ed energetica che si viene tacciati, sia dalla destra che dalla sinistra di populismo, fascismo, comunismo, stanilismo ecc ecc.
Secondo me dobbiamo uscire dal sistema produttivistico; è la produttività il vero cancro della società che dobbiamo mettere in discussione, è lei che tende a massificare/omologare i comportamenti delle persone e a totalizzare il pensiero in nome o con la scusa dell’ottimizzazione dei processi produttivi/industriali e il contenimento e abbassamento dei costi.
Il comunismo e il capitalismo sono due faccie della stessa medaglia … il produttivismo.
Il comunismo è finito prima perchè se vogliamo più coerente e più visibile alle persone; l’economia pianificata dello stato aveva reso le persone tutte uguali e quasi annullato le differenze anche biologiche desertificando l’economia reale, si era deciso di produrre solo la bottiglia di colore blu eliminando tutte le altre, il capitalismo più subdolo e ipocrita dà l’impressione alle persone di poter scegliere, la bottiglia è di colore diverso blu, verde, gialla ecc ma sempre di bottiglia si parla, ma attraverso l’informazione, la moda, la pubblicità e l’obsolescenza programmata “obbliga” tutti/e agli stessi comportamenti e colonizza il pensiero in un pensiero unico : la produzione.
Le persone e l’ambiente piegate e al servizio di un unico padrone: la produzione.
In nome di essa si distrugge l’ambiente, consumano risorse e si ammalano e uccidono le persone.
Tutti e due, comunismo e capitalismo, governati da oligarchie, nel caso del comunismo espressa dal partito unico comunista al potere, nel capitalismo le multinazionali e le banche legate ad esse.
In tutti e due i casi non è prevista la democrazia.
Oggi la destra e la sinistra parlano la stessa lingua e frequentano gli stessi poteri forti.
Per me quello che abbiamo visto in francia sono prove generali per il dominio dell’europa e del mondo.
Zerco
Le “larghe intese” colpiscono ancora. Il Savoia sbagliato è l’ideologo della morte della democrazia.
Gaz
Sano e lungimirante esercizio di realismo politico.
francesco cimino
La vicenda del Front national solleva una questione più generale. Ho letto che il programma economico – sociale del partito di Le Pen è ” keynesiano “, addirittura definito ” di sinistra ” dal conservatore Figaro. Il legame fra tale programma e il nazionalismo del Fronte mi sembra chiaro: la ” globalizzazione “, la libera mobilità internazionale dei capitali, se non anche l’euro e la politica dell’Unione europea, impediscono di svolgere una politica a favore del welfare state e dei lavoratori dipendenti. Di fronte a tutto ciò, si può esser tentati di restituire più potere agli Stati nazionali; un certo tono nazionalista, infatti, serpeggia anche tra i 5 stelle. Ma tale restituzione sarebbe una prospettiva fattibile e positiva? La domanda non è retorica. ” Mi vengono pensieri che non condivido “, diceva una vignetta di Altan.
Gaz
La foto postata mostra Clouseaux e Aproux mano a mano, mentre si recano al ballo del dott. veterinario Eliso, più o meno (in realtà molto meno) come Totò e Peppino che chiedono informazioni al ghisa a Piazza Duomo.
Esiste il video che li ritrae.
https://www.youtube.com/watch?v=QcfeHpwtMLs
WOW
No,professore,lei non vede un punto fondamentale e cioè l’assoluta pervicacità che una informazione addomesticata al potere dominante riesce ad esercitare sulle opinioni della gente.E’ una cosa che avevano capito Habermas e i “Cultural Studies” ma di cui sembra si sia persa traccia tra gli intellettuali odierni.Chi detiene il potere e ha in mano i media può far passare tutti i messaggi che vuole e le forze antisistema che lei ha citato hanno tutti i media contro nei loro rispettivi paesi.Avere tutti i media contro vuol dire che essi possono plasmare l’idea verso questi soggetti politici alla stragrande maggioranza della popolazione che non si informa direttamente da essi.E’ per questo che il M5S in Italia ha molte più chanches di vittoria rispetto agli altri : perchè si sta costruendo tramite il web e le piazze i propri canali di comunicazione alternativi scavalcando giornali e tv.Se io,cittadino comune, dovessi farmi una opinione leggendo i giornali principali e vedendo le trasmissioni principali non potrei arrivare che a una conclusione negativa.Quindi il segreto è crearsi i media propri cosa che solo il M5S ha capito.Su Tsipras c’è poco da commentare,ha vinto solo perchè la Grecia è uno stato fallito e in bancarotta e lui l’unico che prima ne era fuori.
Ercole
Esatto: chi vuole vincere deve avere propri canali di comunicazione, e scavalcare i giornali e le tv dominanti. Prova ne è la storia di Berlusconi, un personaggio senza esperienza politica, che solo perchè proprietario di un ‘impero’ massmediatico è riuscito a distruggere l’assetto di potere precedente e a governare.
La mancanza di proposte in politica estera non c’entra: infatti che politica estera hanno avuto i partiti di sistema dal dopoguerra in poi, oltre a stare nella NATO e a seguire più o meno la politica estera degli USA?
benito
@ Ercole
“… La mancanza di proposte in politica estera non c’entra: infatti che politica estera hanno avuto i partiti di sistema dal dopoguerra in poi, oltre a stare nella NATO e a seguire più o meno la politica estera degli USA?”
la risposta a questa domanda la si trova nella vicenda del caso Mattei sul quale bisognerebbe documentarsi per capire quel detto in base al quale l’Italia (attraverso i suoi servizi segreti) italiani aveva una moglie americana e allo stesso tempo un amante araba.
francesco cimino
Riguardo all’impreparazione delle forze politiche contestatrici, ricordo che lei, Giannuli, aveva invitato i 5 stelle a istruire per tempo una squadra di governo. Temo fosse un consiglio dato tanto per evitare il peggio. A meno che non si possa preparare una squadra simile in due o tre anni al massimo…ecco, confesso che quando leggo o ascolto certi esponenti pentastellati temo che, se dovessero governare prossimamente, qualsiasi alternativa sarebbe bruciata per decenni.
WOW
Puoi farci qualche esempio concreto?
Magari così,sai,per non parlare di aria fritta.
Io quando ascolto e leggo quasi tutti gli esponenti piddini,forzaitalioti e leghisti mi chiedo come un essere vivente dotato di intelligenza e anima possa anche solo immaginare di porre una X sui loro simboli.
francesco cimino
Ad esempio, Di Battista che scrive sulla sua pagina facebook ” far politica è facile, basta non scendere a compromessi ” o che propone un’improbabile alleanza del sud Europa in alternativa all’Unione europea; la deputata Tiziana Ciprini che scrive di credere al ” signoraggio ” come spiegazione del debito pubblico; Di Maio che propone d’introdurre il vincolo di mandato per i parlamentari, senza dire come si potrebbero evitare i problemi che hanno fatto introdurre quel divieto, di diritto o di fatto, in tutte le democrazie parlamentari. E così via.
Un partito che agisce in armonia con l’Unione europea, con gli industriali e i banchieri nazionali ed esteri, con l’alta burocrazia di Stato che collabora alla stesura delle leggi e deve concretamente applicarle, un partito così può aver politici mediocri. Un gruppo che vuole cambiare le cose, al governo si scontrerebbe con tali poteri e deve aver politici validissimi. Purtroppo, gente come Taverna e Dibba temo non lo sia: abbondano in emotività, come il loro pubblico, e scarseggiano nel resto.
david arboit
Definire i caratteri politici e sociali di una forza antisistema è impresa complessa dal punto di vista analitico e culturale. Ammesso non concesso che si vogli uscire dalla definizione superficiale e giornalistica di “forza antisistema”.
Per esempio: è sensato definire antisistema i soggetti politici che «rifiutano ogni alleanza come dimostrazione della loro “diversità”, una forma di integralismo im-politico più ancora che anti-politico»?
Sicuramente no perché di fatto questa posizione politica giova al sistema e quindi questi sono un potentissimo elemento di stabilizzazione del sistema, e anzi sono il principale fattore di stabilizzazione del sistema perché convogliano la rabbia e la protesta su un binario morto, verso l’impotenza. È anche per questo che sono continuamente in affanno nel voler e dover dimostrare (inutilmente quanto più si affannano) che la loro presenza, la loro esistenza, è incidente sul reale, cambia le cose.
Così come non è stato certamente antisistema il terrorismo degli anni Settanta e Ottanta che ha portato la protesta sociale su un binario morto, cioè a schiantarsi contro il Codice penale offrendo al “sistema” la possibilità di fare un bel repulisti, un bel tabula rasa, anche e soprattutto culturale.
E così possiamo dire che ciò che il giornalismo definisce “forza di antisistema” è il più importante e potente stabilizzatore del sistema.
Aldo Giannuli
be un conto è l’identificazione soggettiva per cui qualcuno si pone come antisistema ed un altro è l’esito della propria azione che magari può essere compromessa da errori e bestialità che alla fine giovano al sistema rinsaldandolo. certo che ilo terrorismo anni settanta ha giovato al sistema, ma non erano quelle le intenzioni. Poi possiamo dire che sin dall’inizio era una avventura sconclusionata, va bene, ma dire che sin dal suo sorgere è stato un fenomeno di appoggio al sistema è sbagliato. Rovesciamo l’esempio: se il sistema difemndendosi avesse fatto errori molto gravi (ad esempio sospendendo la Costituzione e procedendo ad arresti indiscriminati) questo avrebbe allargato il consenso dei terroristi con esiti imponderabili, ma allora si può pensare che “Il sistema ha fatto il gioco delle Br” e quindi era filo Br? Sarebbe un po’ forte da sostenere ti pare?
Andrea T
Sacrosante parole. Per quanto mi riguarda da sottoscrivere quasi in toto.
Forse l’unica cosa che non mi sento di condividere è l’opinione che “Ukip, Afd e Fn siano alternative peggiori all’esistente”.
Da antifascista sincero devo rilevare che non può esserci peggior fascismo di quel partito unico, ben rappresentato in Francia dall’accozzaglia socialisti-gaullisti, che considera “naturali” tassi di disoccupazione a due cifre pur di difendere gli interessi costituiti dei creditori finanziari (che vogliono zero inflazione e lucrare sui fondi intermediati ancora oggi, seppur sempre meno, dallo Stato in funzione di Welfare) e tollera lo sfacciato mercantilismo del blocco dominante tedesco.
Semmai dovesse tornare il fascismo (in forma autoritaria, totalitaria simile a quella del fascismo storico) non sarebbe altro che una conseguenza naturale dell’attuale corso politico sfrenatamente liberista. Sarebbe nient’altro che “liberismo in decomposizione”.
Roberto B.
Scusi Giannuli, perchè banalizzare una questione fondamentale come i rapporti con i partiti tradizionali, affermando che “i partiti antisistema (nello specifico, immagino che si riferisca al M5S), rifiutano ogni alleanza come dimostrazione della loro -diversità-”?
Sottintendendo quindi un difetto caratteriale di fondo, un atteggiamento dovuto ad una specie di immaturità giovanile; il figlio che contesta le idee del padre non per vero convincimento, ma per affermare la propria individualità.
In realtà, Lei sa benissimo che il vero motivo è un’altro: atteso che i partiti tradizionali sono inquinati in modo pervasivo, irriformabili dall’interno e dall’esterno e, soprattutto, sono guidati da leader del tutto inaffidabili, mentitori pronti a giurare tutto al mattino e rimangiarsi tutto la sera stessa, è chiaro che se non ci si vuole intruppare nell’opportunismo nessuna alleanza programmatica importante può essere conclusa.
Si può solo navigare a vista e, ad esempio, nelle amministrazioni locali cercare di spingere quello che si può, dove si può, denunciare e cercare di porre un freno ad inciuci e illegalità, proporre e sostenere di volta in volta solo quei provvedimenti ritenuti davvero utili alla popolazione.
Purtroppo, e questo è il vero problema, ciò che è possibile fare nell’amministrazione di un piccolo comune, diventa molto più complicato e difficile farlo a livello Regionale e Nazionale: cambiano le problematiche ed aumentano in modo esponenziale i fattori esterni condizionanti.
E’ questo, forse, il motivo più importante che spinge molti italiani che volentieri metterebbero alla prova il Movimento affidandogli la limitata realtà del proprio comune, a non confermare la loro scelta quando si tratta di affidargli la propria Regione.
In questo senso Roma e Milano, città metropolitane, saranno un test importantissimo, per le loro dimensioni e complessità: vedremo se una percentuale sufficiente di persone che guardano con crescente simpatia i “ragazzi” del M5S, riusciranno a superare la loro paura del salto nel buio.
D’altro canto non c’è alternativa: i partiti tradizionali ci danno ogni giorno la misura della loro inconsistenza, e per sapere se il M5S è davvero in grado di guidare qualcosa di più di un piccolo comune non c’è che metterlo alla prova. In caso contrario, nulla si può fare e scendere a compromessi con improbabili alleanze, oltre a snaturare le ragioni stesse del Movimento, certo non aiuterebbe l’Italia.
Alessandro
Caro Aldo,
ho l’impressione che la stella di Sarkozy non sia risorta grazie a questi scrutinio, anzi ne è uscito malconcio anche lui. I sondaggi di ieri danno Juppé come grande favorito alle primarie del centro-destra (55% di opinioni favorevoli), mentre Sarkozy arriva nettamente dietro a tutti (20%). Vedremo… Alessandro
Zerco
Le forze antisistema non hanno la “cultura di governo” allora è necessario che governi chi ce l’ha, cioè il sistema che governa, se no è il disastro. Questa è la tesi di fondo dell’articolo che, in fondo, è la stessa di… Manuel Valls (vedi articolo precedente).
io
La vera eccezione può essere Forza Italia, nel panorama europeo. Fino a questo momento non ha espresso una posizione decisa, o meglio, ha espresso posizioni diverse nel corso del tempo. Se viene fagocitata da qualche nuova struttura, allora potrà tornare utile per una collaborazione con il PD. Diversamente, nel caso di alleanza con la Lega Nord, può essere la falla che consente a movimenti antisistema, come il M5S, o la Lega Nord, di aprire un varco negli assetti politici europei. E’ evidente che in quel caso si condannerebbe all’emarginazione nel partito popolare o alla fuoriuscita dallo stesso.
Lorenzo
I problemi dell’articolo sono i soliti: l’immotivata diffamazione delle destre e la collocazione dell’analisi entro le coordinate del mainstream liberaldemocratico.
Quanto al primo punto, Giannulli si limita ad attaccare alle proposte del Front una serie di aggettivi spregiativi senza motivarli. Perché la xenofobia sarebbe più becera della xenofilia, o giustiziare i delinquenti più ottuso del lasciarli in vita? L’unica motivazione è data dalle sue predilezioni umaniste. Del resto il Nostro ha provveduto a dotarsi di un’epistemologia autogiustificativa teorizzando il diritto a commiscere, nei suoi articoli politici, giudizi di fatto e di valore, cioè scienza e religione. Col che si bypassa la discussione: quando uno rivendica, e come scontato, il diritto di confondere fatti e desiderata, si esita a criticarlo per il fatto di… confondere fatti e desiderata.
Più sensato l’accenno alla “critica superficiale dei poteri finanziari”. Già, ma poi scopriamo che Giannulli vuol bene a Podemos e ai 5stelle, il primo totalmente prono alla dittatura europea, il secondo in bilico fra accettazione e prudente ripudio. Insomma dei nemici implacabili del capitalismo finanziarizzato di cui l’EU è il secondo bastione mondiale.
Quanto al secondo punto, l’analisi di Giannulli si fa più interessante ma non vede un punto a mio avviso centrale: i movimenti antisistema (a proposito in italiano si parla di demagogia, in Basic Italian di populismo) si trovano dinanzi un sistema di potere planetario che prosegue la sua traettoria di decadenza oltre ogni speranza di ricupero. Non ci sarà rinascita senza una catastrofe (assai verosimilmente di proporzioni apocalittiche) e siccome di questo nessuno vuol prendere atto, all’inconcludenza della propaganda di regime fa riscontro l’inconcludenza delle posizioni avanzate dai suoi mezzi avversari (tutti molto borghesucci e politically correct, compreso il FN).
La disponibilità a stringere alleanze e la selezione di un miglior personale politico avrebbero il solo effetto di trasformare questi movimenti in omologhi dei partiti di regime, come è successo a Siryza nel giro di pochi mesi. Il valore di questi movimenti non sta nei loro argomenti (che il gregge è comunque del tutto inetto a valutare), ma nell’approfondire le spinte centrifughe di un sistema allo sfascio, accelerando l’avvento delle imponenti guerre mondiali che si stagliano sull’orizzonte. E in questo il Front national, con tutto il suo spregevole moderatismo, è anni luce avanti rispetto ai balbettamenti di Podemos o dei 5stelle.
Lorenzo
Ed ecco il “partito antisistema” (per ridere) che smette di “rifiutare alleanze come dimostrazione della propria diversità”:
http://sollevazione.blogspot.it/2015/12/m5s-poveri-fessi-di-leonardo-mazzei.html
http://www.repubblica.it/politica/2015/12/18/news/consulta_m5s-129723955/?ref=HREC1-10
david arboit
Trovo veramente paradigmatico ed esemplare il comento di Roberto B., in particolare quando dice: «In realtà, Lei sa benissimo che il vero motivo è un’altro: atteso che i partiti tradizionali sono inquinati in modo pervasivo, irriformabili dall’interno e dall’esterno e, soprattutto, sono guidati da leader del tutto inaffidabili, mentitori pronti a giurare tutto al mattino e rimangiarsi tutto la sera stessa, è chiaro che se non ci si vuole intruppare nell’opportunismo nessuna alleanza programmatica importante può essere conclusa. Si può solo navigare a vista e, ad esempio, nelle amministrazioni locali cercare di spingere quello che si può, dove si può, denunciare e cercare di porre un freno ad inciuci e illegalità, proporre e sostenere di volta in volta solo quei provvedimenti ritenuti davvero utili alla popolazione.»
Mi lascia in particolare stupefatto l’abissale distanza che separa questa visione dalla visione della realtà. Faccio politica in piccolo Comune, Conosco le Giunte dei comuni vicini, conosco personalmente quasi tutti i Sindaci e posso dire che tutte le amministrazioni stanno provando a governare seriamente, e che se commettono errori lo fanno quantomeno in buona fede. Sarà che abito fuori dal mondo in un’isola felice.
La visione che manifesta Roberto B. è quella indotta dalla martellante guerra psicologica condotta delle oligarchie finanziarie, industriali e massmediatiche che coltivano ad arte la debolezza della politica: è l’ideologia dominante oggi.
Roberto B.
Mah! Non c’ho capito molto in questo commento.
Comunque:
1) conosco abbastanza da vicino il Municipio di Roma dove risiedo: non è un comune, ma per densità abitativa si piazza più o meno al 10° posto in Italia per numero di abitanti (oltre 300.000), subito dopo Catania e prima di Venezia. Posso tranquillamente affermare che nel Consiglio a guida PD, con solo due M5S che si arrabattano a mettere toppe come e dove possono, si fanno e disfano inguacchi nel solco della migliore delle tradizioni della politica nazionale.
2) anche nella piccola realtà (si fa per dire) del mio Municipio, i leader sono inaffidabili e obbediscono solo alle regole dettate, nell’ordine, dall’interesse personale e dal Partito. Comunque, quando ho scritto dell’impossibilità di alleanze programmatiche con Partiti tradizionali, mi riferivo a quelle di cui parla Giannuli nel suo pezzo, cioè quelle fatte a livello nazionale (con Renzi, Alfano, Salvini, Berlusconi, ecc., per intenderci). Che ci azzecca il piccolo Consiglio Comunale del paese di 5.000 anime (p.e.)?
Sig Arboit mi creda, nessuno sarebbe più felice di me nel vedere bravi amministratori operare nell’interesse della popolazione che li ha eletti; accetterei anche qualche sbavatura, un piccolo inciucio tipo un favoritismo vs il proprio figlio da parte di un consigliere, o simili bazzecole. Purtroppo così non è, e pensare che non è la politica ad essere pervasa di corruzione ma sono i media che ce lo vogliono far credere, è come la famosa battuta di quel comico che diceva: “non siamo noi i razzisti, siete voi che siete napoletani!”.
david arboit
Roberto, Roma è Roma e quello che abbiamo letto sui giornali, tutti i giornali, ci fa capire quanto sia pervasiva la corruzione nella capitale.
Il mio comune cuba circa 30.000 abitanti e la giunta gestisce un bilancio che va dai 20 ai 30 milioni di euro.
Da noi l’opposizione vede gabole in ogni azione amministrativa della Giunta, mentre invece non ce ne nemmeno uno di inguacchi come dici tu.
Sara che sono sfortunato noi siamo gli unici onesti e ho che fare con paranoici con mania di persecuzione.
Roberto B.
Beh! Se è davvero così, buon per voi; e sono anche certo che tra i gabolatori (o anche gabellatori), i consiglieri 5Stelle non ci sono, seppure sono stati eletti.
Comunque, se tenete davvero tanto alla correttezza ed agli interessi dei cittadini, vi vorrei vedere a stringere alleanze programmatiche con uno di quei personaggi di cui sopra.
andrea z.
Anche se in futuro il FN dovesse sconfiggere l’alleanza destra-sinistra moderata, non sarebbe in grado di realizzare le sue promesse elettorali, come ad esempio l’uscita dall’euro.
Gli ormai famosi “centri finanziari”, che stanno guidando il mondo occidentale verso l’obiettivo di una società dominata dalla filosofia e dalla prassi neoliberista, di cui il sistema germanocentrico a moneta unica è parte integrante, hanno un potere impossibile da contrastare.
Solo il ramo inglese di una delle più importanti dinastie bancarie possiede un patrimonio stimato in 750 trilioni di dollari, dieci volte il PIL mondiale.
Non solo la Le Pen, ma tutta la Francia è un’entità risibile di fronte ai padroni della finanza.
Sarebbe loro sufficiente buttare un pò di titoli del debito francese sul mercato oppure escludere il Paese transalpino dal sistema SWIFT di compensazione interbancaria, per metterlo in ginocchio.
La Francia ha un potere contrattuale superiore alla Grecia, ma gli strumenti di ricatto economico nelle mani di questi signori sono infiniti.
Le decisioni di certe entità economiche, in questo momento storico, non possono essere discusse, da parte di nessun organismo statuale, Stati Uniti compresi, ormai ridotti al rango di sistema militare al loro servizio.
Andrea T
Gentilissimo,
vede, Lei è il preclaro esempio di chi (tantissimi sopratttutto a sinistra, purtroppo) non capisce perché tifare Le Pen (lo dico da persona di sinistra) perché non capisce il punto debole del sistema neoliberale (che invece la Le Pen ha dimostrato di aver ben individuato e che le classi dominanti sorvegliano a vista, in maniera particolare, comprensibilmente, seppur dissimulando la loro preoccupazione per questa “falla” nelle mura del loro castello di potere).
Quando lei parla di ingentissimi patrimoni tali da consentire di “buttare un pò di titoli del debito francese sul mercato oppure escludere il Paese transalpino dal sistema SWIFT di compensazione interbancaria, per metterlo in ginocchio”, trascura che ciò sarebbe possibile solo dando per scontata l’esistenza di un MERCATO DEI TITOLI francesi. Questo mercato (e il potere di chi potrebbe fare pesare all’interno di questa arena il suo patrimonio) non deve essere dato per scontato.
Le classi politiche democraticamente espresse dalle società nazionali, di paesi come la Francia o l’Italia (che comunque ha ancora un’economia e un apparato produttivo degno di rispetto, seppur di molto indebolito rispetto all’apice degli anni ’80), sono rese impotenti proprio dall’assoggettamento volontario – lo sottolineo: VOLONTARIO – di uno stato sovrano ai mercati finanziari internazionali per il finanziamento della propria spesa pubblica a deficit (ma anche riflessi sul sistema bancario privato in qualche misura, come stiamo assitendo in questi giorni).
Il giorno in cui la Le Pen vincerà le elezioni e comincerà ad ultilizzare la Banca centrale francese per dare liquidità al sistema francese e allo Stato francese (cosa proibita PROPRIO dall’appartenenza all’UME), fottendosene dei mercati finanziari internazionali (in fondo, un’economia avanzata come la Francia dall’estero necessita soltanto le materie prime che potrebbe benissimo ottenere con accordi bilaterali o multilaterali con la Russia – la Le Pen è molto vicina a Putin, in politica internazionale – la Cina o altri Brics) queste “importanti dinastie bancarie” – come dice Lei – o chi per loro, avranno finito di fare i bulli con la Francia: non potranno “buttare” un pò di titoli del debito francese sul mercato semplicemente per il fatto che NON CI SARA’ PIU’ UN MERCATO (almeno uno aperto agli investitori stranieri) dei titoli del debito francese.
Baraonde
Questo intervento mi trova veramente in accordo. Generalmente il sito internet http://aldogiannuli.it è redattocompletamente in modo efficace, mi piace.
Ben fatto, a presto!
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